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lunedì 24 luglio 2017

2018 - Odissea in Piddinia

Tobias Piller è il corrispondente dall'Italia per la Frankfurter Allgemeine Zeitung. Sulle pagine del prestigioso quotidiano di Francoforte non perde occasione per raccontare ai tedeschi quanto la situazione italiana sia ormai irrecuperabile e il collasso del Belpaese alle porte. Per Piller, e probabilmente per molti lettori della FAZ, l'Italia resta un paese caotico ed inefficiente, un paradiso di bellezza abitato da un popolo incapace di pensare al futuro. Il giornalista si lancia poi in una profezia funesta: il 2018 sarà l'anno del collasso generale! Grazie Claudio per l'ottima traduzione. Da FAZ.net


All'Italia mancano gli strumenti per un nuovo slancio. La perenne campagna elettorale e una montagna di problemi quotidiani tengono il Paese paralizzato. Il prossimo anno si fa dura

Non è trascorsa nemmeno una settimana nella quale sui giornali italiani non siano comparse brutte notizie: banche stremate, immigrati straziati, caos politico. Il presente di questo superbo Paese è tutt'altro che roseo. Ma la nota più negativa è che l'Italia ha tutte la carte in regola per diventare l'epicentro della crisi europea nel 2018. Fra tutti i Paesi che hanno preso parte al recente G20 l'Italia è quello con le peggiori previsioni di crescita. Anche per questo il debito pubblico è il più elevato di tutti dopo quello giapponese. Eppure questi paragoni internazionali, in particolare quelli che consegnano risultati tanto amari per l'Italia, non interessano la politica romana.

A Roma ruota tutto attorno alle manovre politiche che al momento permettono ai loro protagonisti di restare tranquilli ai loro posti, l'attenzione ricade sugli spettatori nelle innumerevoli discussioni televisive o sul favore riscosso tra gli utenti internet. La stessa crisi dei migranti – con 80.000 sbarchi registrati dall'inizio dell'anno – non partorisce alcuna discussione approfondita in merito alle possibili soluzioni, bensì solo le declamazioni più incisive possibili per le telecamere: “Le ragioni di queste decisioni perverse, in seguito alle quali tutti i migranti sbarcano in Italia, vanno ricercate in oscuri accordi stipulati dal governo Renzi” dice Renato Brunetta, capogruppo del partito di Silvio Berlusconi. Il grande ammiratore della Le-Pen e leader della Lega Matteo Salvini è invece assai più coinciso: “L'Italia sta diventando un immenso campo profughi”.


Solo il 40% dell'acqua piovana

Ci sono parecchi problemi da risolvere intorno alla questione del flusso migratorio. Per anni infatti l'Italia si è abituata a dirottare i nuovi arrivati in direzione Austria e Germania. Adesso invece i profughi, una volta sbarcati, vengono registrati e devono rimanere in Italia. Però 5300 sindaci su 8000 non vogliono alcun centro d'accoglienza sul loro territorio. Perciò gran parte dei 4,5 miliardi di euro destinati all'alloggiamento dei migranti finiscono a delle cooperative non sempre limpidissime, alcune delle quali hanno come unico obiettivo quello di intascarsi il denaro. Questi problemi sono noti da tempo ma l'Italia resta ancora lontana dal poter garantire controlli efficaci e capillari. Molto più semplice lamentarsi continuamente del disinteresse dell'Europa, dal momento che Austria, Germania e gli Stati dell'Europa dell'Est non vogliono farsi carico dei migranti.

Lo stato di emergenza riguardante l'accoglienza e l'assistenza dei migranti è solo uno dei grandi problemi del Paese: vi si aggiungono altre questioni della vita di tutti i giorni. L'agenda quotidiana viene puntualmente scossa da nuovi scandali e spesso le criticità sono rappresentate da problemi ben noti. In questo momento l'Italia sta registrando un'ondata di calore straordinaria e si viene a scoprire – solo adesso – che nel 2017 le piogge ammontano solamente al 40% della media abituale. Il raccolto di riso nella Pianura Padana è minacciato, mentre una gran parte di quello del mais è già andato perduto. I Presidenti di diverse Regioni intendono proclamare lo stato di calamità in modo da ricevere degli indennizzi dallo Stato. Investimenti di lunga durata finalizzati al risparmio idrico nell'agricoltura? Quelli possono pure attendere...

Problemi abituali con l'aggiunta di qualche sgradita sorpresa

Quest'anno però l'emergenza idrica colpisce anche i cittadini che finora ne erano stati risparmiati. Che nelle zone interne della Sicilia città di anche 100.000 abitanti in estate abbiano accesso all'acqua solo ogni due o tre giorni rientra nella normalità. Ora però l'acqua viene razionata anche nell'hinterland napoletano e alcuni paesini vengono riforniti solo grazie alle autobotti. Le notizie riguardanti la penuria idrica sono anche in questo caso accompagnate dai dati circa la perdita d'acqua causata dalle condutture malfunzionanti: a Roma, secondo le statistiche, tali perdite ammontano al 43% dell'acqua trasportata, a Palermo al 45% e a Firenze al 46% (poco meno del 40% la media nazionale). Il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti tuona: “Non è più tollerabile che ogni anno per alcune città il periodo di siccità si tramuti in un problema di approvvigionamento idrico”. 

A queste emergenze “abituali” si aggiungono altre sgradite sorprese come gli incendi che d'estate colpiscono le aree boschive. Si presume che alcuni di questi vengano appiccati dai forestali “stagionali” che in questo modo hanno la possibilità di prolungare il loro periodo lavorativo (e con ciò anche i loro stipendi). Quest'anno però è emerso che intere zone siano sprovviste di velivoli antincendio. I media riferiscono che, in seguito all'accorpamento dei forestali nel Corpo dei Carabinieri, la questione circa la capacità operativa dei mezzi antincendio sia stata notevolmente trascurata.

Cumuli di macerie nei paesi degli Appennini

La lista delle emergenze e dei disguidi nazionali prosegue senza sosta. A Roma il deposito dei rifiuti è stato chiuso; in mancanza di inceneritori però una gran parte dei rifiuti viene portata all'estero con i treni. A Napoli un edificio di quattro piani è crollato. Il ponte autostradale crollato a maggio nei pressi di Ancona è solo uno dei tre casi analoghi di cedimento verificatisi in sei mesi. Sempre a Roma uno sciopero di 24 ore indetto da due minuscole sigle sindacali ha paralizzato l'intera città: la motivazione era quella di opporsi a qualunque ipotetica proposta di privatizzazione delle linee dei bus e di rivendicare il “diritto allo sciopero”. A Roma ci sono a stento due linee e mezzo di metropolitana per una copertura di 44 km, un paio di tram obsoleti e bus consumati, senza i quali però il traffico va in tilt. Inoltre resta ancora un mistero il motivo per cui un terzo dei bus cittadini sia bloccato in deposito per manutenzione, mentre i meccanici delle officine dei bus il pomeriggio lavorano altrove. Da una parte non si trova il denaro per acquistare i pezzi di ricambio, dall'altra però si incoraggia l'acquisto delle ruote dei bus in modo da alimentare i fondi neri. Si è scoperto che un sindacalista operava da intermediario e grazie ai prezzi gonfiati riusciva a mettere da parte fino a 7 milioni di euro, ufficialmente per la mensa ma certamente anche per affari privati.

Se l'organizzazione quotidiana risulta così difficoltosa, non sorprende certo che le conseguenze dei terremoti verificatisi ad agosto e ottobre 2016 non siano ancora state superate. Nei paesini degli Appennini ci sono ancora cumuli di macerie. Di recente il sindaco del Comune di Visso ha dichiarato che se non verranno intraprese delle contromisure nessuno dei vecchi abitanti tornerà in paese.

Le emergenze a lungo termine cadono nel dimenticatoio

È possibile far peggiorare ancor di più questo stato d'emergenza? Sì, è possibile; e le cause sono molteplici. In Italia i politici si sentono impotenti dal momento che nessuno può prendere una decisione senza prima aver consultato tutte le autorità competenti in materia. Quando qualcuno alla fine osa intraprendere un'azione, corre il rischio di violare una delle 100.000 disposizioni in vigore, di finire a processo (per un indefinito numero di anni...) per via di una quisquilia e magari di dover anche pagare un risarcimento di parecchie migliaia di euro. C'è poi anche un conflitto di potere tra i diversi livelli decisionali ma soprattutto ci sono le prassi imposte dal clientelismo politico, secondo le quali ogni occasione è buona per ricompensare i propri raccomandati con posti di lavoro, incarichi e denaro. E quando sussiste il pericolo che un avversario riesca a mettere le mani su un incarico – e sulle relative prebende – si passa al contrattacco cercando di bloccare tutto nella speranza di propizi incroci politici.

A parte questi bassi istinti, progetti a lungo termine miranti a risolvere gli annosi problemi italiani rappresentano un'ardua impresa. Molto più appetibile impiegare le risorse a disposizione in provvedimenti come “il bonus aggiornamento docenti” o “il bonus cultura ai 18enni” (in entrambi i casi del valore di 500 Euro), oppure promettere la quattordicesima per le pensioni più basse, 400 Euro mensili di sussidio per i nuclei familiari più poveri e un bonus (al cui finanziamento si provvederà solo in un secondo momento) per le pensioni minime future dei giovani italiani. In prossimità del referendum del dicembre scorso Matteo Renzi aveva annunciato un “bonus mamma” di 800 Euro una tantum, senza però prestare attenzione alle norme di attuazione. Mancano invece i fondi necessari per rinnovare anche nel 2018 le deduzioni fiscali in favore delle imprese, che nel 2017 avevano potuto usufruire di questa “misura-esca” in caso di investimenti.

Non si possono concepire le riforme come regali da elargire prima delle elezioni, anche perché misure analoghe verrebbero poi proposte anche dagli altri partiti politici. E, soprattutto, chi vuole investire a lungo termine, non si può illudere di poter raccogliere i frutti politici di tali decisioni, semplicemente perché i cambi di governo sono troppo frequenti.

Il debito pubblico è salito al 133%

Quando nel 2014 l'allora 39enne Matteo Renzi divenne Presidente del Consiglio, promise di affrontare tutte queste inefficienze. Diceva che non gli stava a cuore il potere, bensì il futuro dei propri figli. Promise tante riforme, ne portò a termine una sola – quella del mercato del lavoro (n.d.t abolizione dell'articolo 18) – per poi spostare l'attenzione sulla riforma elettorale e su quella costituzionale. Per riuscire in questo intento si avviò spedito sul percorso del populismo condito da regali elettorali e slogan antitedeschi. La sua smodata sete di potere ha finito per renderlo talmente insopportabile che per gli avversari di Renzi è stato fin troppo facile convincere gli italiani a rigettare le sue riforme in modo da porre fine alle ambizioni di quel politico sempre più detestato. Risultato: la politica e le tante riforme si sono oramai arenate.

Renzi però è nuovamente a capo del PD, tuttavia all'interno del partito è in corso un'accanita diatriba circa le possibili coalizioni. La destra avrebbe buone chance elettorali se non fosse spaccata tra moderati ed euroscettici. Da qualche parte, nella terra di nessuno, si trova Beppe Grillo, privo di qualsiasi programma concreto ma sempre prodigo di ricette populiste e pronto a scagliarsi contro gli sprechi, il Fiscal Compact e l'ondata di migranti. Per le prossime elezioni del 2018 ancora non c'è nemmeno una legge elettorale in grado quantomeno di garantire proporzioni simili tra Camera e Senato, poiché la proposta di legge è stata ogni volta rigettata dalla Corte Costituzionale in riferimento ad entrambe le Camere.

Se la politica italiana dovesse risultare pressoché incapace di agire proprio nel momento della prossima scadenza elettorale, ciò si rivelerebbe un errore fatale. Perché se da un lato il Paese può tirare avanti per altri due anni con i soliti problemi, dall'altro le condizioni economiche potrebbero generare nel 2018 un collasso definitivo del sistema generale. Il debito pubblico ammonta attualmente al 133% del PIL, cui andranno sommati gli oneri per il salvataggio bancario. Non va però dimenticato che nel 2018 il periodo degli interessi tenuti artificialmente bassi sarà finito. Se l'Italia – come quest'anno – andrà nuovamente a bussare ai mercati per farsi prestare 400 miliardi di Euro, ci si porrà la domanda se un Paese tanto problematico, zavorrato da ostacoli alla crescita e da una classe politica disfunzionale, sia poi tanto degno di credito. Questo quesito ancora non aleggia nei pensieri dei politici romani. Matteo Renzi ha appena lanciato il nuovo motto: “Siamo di fronte a dieci mesi di campagna elettorale”.

[1]          Deposito di Malagrotta, chiuso ufficialmente il 1 ottobre 2013

sabato 1 luglio 2017

Di certi partner non ci si puo' fidare

Puntuale arriva il solito pistolotto della Frankfurter Allgemeine Zeitung in chiave anti-italiana, questa volta l'occasione è il salvataggio delle banche venete. Holger Steltzner, condirettore del prestigioso quotidiano di Francoforte, non ha dubbi: di Roma non ci si puo' fidare, ognuno deve garantire per sé, nessun debito comune! Dalla FAZ.net


"Faremo in modo che la responsabilità resti laddove essa appartiene. Opportunità e rischi non possono essere separati". Il contribuente non dovrà piu' garantire per le banche in difficoltà.

Questa promessa era stata fatta dal Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble (CDU) all'epoca dell'introduzione dell'unione bancaria. Ma l'Italia non sembra preoccuparsene. Roma alla prima occasione per l'applicazione della nuova normativa ha salvato con il denaro pubblico la banca degli scandali Monte dei Paschi. Ora sarà sempre il contribuente italiano, in contrasto con le regole dell'unione bancaria, a pagare i 17 miliardi di Euro necessari per le 2 banche regionali.

Ogni paese piega le leggi ai propri interessi

La motivazione è bizzarra in quanto capovolge completamente gli insegnamenti della crisi bancaria. Se in passato erano i contribuenti a dover garantire per i bonus dei banchieri, perché gli istituti avevano una rilevanza sistemica, oggi invece Roma puo' salvare le piccole banche proprio perché queste non hanno una rilevanza sistemica.

E cosa dice Schäuble? Vede delle lacune nelle regole. In realtà nell'unione monetaria ognuno piega le regole secondo i propri interessi. Roma non riconosce le regole comuni, pero' chiede una maggiore responsabilità condivisa. Si tratta di un'aberrazione. Con certi partner serve sola una cosa: la responsabilità individuale.

Steinmeier: Russia ed Europa sono sempre più distanti

Dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung il riassunto di una importante intervista al Presidente della Repubblica. Steinmeier diffida Mosca dall'intromettersi nelle prossime elezioni presidenziali e dà un consiglio all'America di Trump. L'intervista conferma quanto la Germania di Merkel e Steinmeier sia sempre piu' impegnata in una nuova politica di potenza che rinnega la tradizione della "Ostpolitik" tanto cara alla socialdemocrazia tedesca di Willy Brandt. Grazie Claudio per l'ottima traduzione! Dalla FAZ.net


ll Presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier ha messo in guardia la Russia da un eventuale tentativo di intromissione nelle elezioni presidenziali che si terranno l'autunno prossimo. “Se da parte di Mosca si dovesse verificare un tentativo di influenzare le elezioni, i rapporti diventerebbero giocoforza più tesi. Ciò sarebbe controproducente per entrambi”, ha detto Steinmeier in un'intervista alla FAZ, tracciando in questo modo un'immagine critica dei rapporti tra Europa e Russia. Ormai è una quindicina d'anni che l'estraniamento tra le due parti è in aumento. Secondo Steinmeier la Russia oggigiorno ricerca la propria identità in ciò che la differenzia dall'Europa (e in generale dalla società occidentale) piuttosto che in ciò che la accomuna. In particolare la situazione si sarebbe aggravata nel 2014 con l'annessione della Crimea e con le azioni militari russe nell'Ucraina orientale. Il Presidente della Repubblica si è anche mostrato convinto che “in considerazione di ciò andrebbero esclusi al momento improvvisi ravvicinamenti tra Europa e Russia”. 

Secondo Steinmeier la situazione politica americana può essere cambiata solo dall'interno. “Una cosa è chiara: se ci sarà un'inversione di rotta rispetto rispetto all'evoluzione cui noi stiamo assistendo in questo momento sarà esclusivamente ad opera dei cittadini americani”. Il Presidente della Repubblica ha anche esternato la propria convinzione che non tutto dipenda dal Presidente americano. “Posso solo suggerire di non concentrarsi esclusivamente su Donald Trump quando si vanno a guardare gli Stati Uniti”. Steinmeier ha anche detto di aver recentemente parlato con alcuni deputati del Congresso americano. “La mia impressione è che a lungo andare gli Americani faranno fatica ad accettare che nel loro Paese le decisioni vengano prese per decreto e che le istituzioni democratiche non siano più interpellate”. 

Il Presidente della Repubblica ha preso ostentatamente le difese delle forze armate. “Io ho fiducia nei loro confronti, e anche l'80% dei Tedeschi la pensa come me”. Dopo l'arresto di un ufficiale che aveva con tutta evidenza progettato un attentato terroristico e che conduceva una doppia vita come profugo, il Ministro della Difesa Ursula von der Leyen (CDU) ha sollevato un “problema di condotta” all'interno dell'esercito. Steinmeier ha dunque detto che nel caso concreto del tenente Franco A. si ha a che fare con l'accusa di un reato grave. “Non c'è nulla da minimizzare o edulcorare. I comportamenti perseguibili dalla legge vanno sanzionati dentro e all'infuori delle forze armate”. I recenti episodi sono inquietanti “ma secondo la mia opinione non sono sintomatici dell'intero corpo armato”.

Steinmeier ha anche fatto intendere che il cambio di carica dopo decenni trascorsi in funzioni ben differenti si è rivelato “ancor più grande di quanto inizialmente atteso”. Ha però anche aggiunto che dopo circa cento giorni si è “ben ambientato” a Palazzo Bellevue.

1- Residenza del Presidente della Repubblica sita nel quartiere Tiergarten a Berlino

lunedì 29 maggio 2017

La Cancelliera d'Europa (ovvero il piano segreto di Merkel per l'Europa)

Dopo l'insuccesso del G7, gli spin doctor di Merkel, ormai in piena campagna elettorale, per cercare di trasformare il passo falso di Taormina in un successo da rivendere in politica interna consegnano alla Frankfurter Allgemeine Zeitung un presunto piano segreto per ridefinire l'Europa, ovviamente secondo gli interessi tedeschi. Dalla Faz.net. 


La politica sui profughi ha la priorità

I piani europei di Merkel, secondo le informazioni di questo giornale, riguardano diversi aspetti. La vera priorità è anche il tema piu' difficile da risolvere: la questione dei profughi, sulla quale a Taormina non si è riuscito a trovare un accordo con Trump. Negli uffici della Cancelleria si ritiene centrale per il futuro dell'Unione Europea riuscire a fermare la via di fuga attraverso il Mediterraneo. Quando Merkel in marzo è volata al Cairo e a Tunisi, probabilmente ha potuto osservare dal finestrino dell'aero quanto siano vicini la Sicilia e l'Etna al continente africano. Ma la soluzione è strettamente legata alla stabilizzazione della Libia, il paese da cui provengono gli attentatori di Manchester. E qui la prospettiva è piuttosto triste.

Buone prospettive per la difesa

Nella difesa comune ci sono invece le prospettive migliori. Per la difesa Merkel vuole spendere piu' soldi e lascia al suo ministro Ursula von der Leyen la possibilità di portare avanti con la massima tranquillità i programmi di cooperazione fra gli eserciti. Alle unità comuni con l'Olanda, la Francia e la Polonia, si sono aggiunte quelle con la Repubblica Ceca e la Romania. A Bruxelles si sta realizzando un comando comune per le operazioni militari. Con l'uscita dei britannici sono stati rimossi tutti i freni, e la doppia minaccia di Trump e della Russia ha causato una nuova apertura negli est-europei. Da quando  non si puo' piu' fare affidamento sullo scudo americano, l'uomo forte della Polonia, Jaroslaw Kaczynski, ha già incontrato 2 volte personalmente Merkel.

La terza parte della riflessione riguarda il futuro dell'economia e dell'unione monetaria. 

Il dibattito sugli Eurobond aiuta Merkel

Il dibattito sugli Eurobond puo' tornare molto utile per i piani di Merkel, anche se il tema continua a causarle molti pensieri. L'idea che gli stati membri possano essere reciprocamente responsabili per i debiti comuni, da tempo è stata sepolta sotto una pietra. "Sono contrario alla messa in comune dei debiti pregressi", ha detto il nuovo presidente francese Emmanuel Macron durante la sua prima visita a Berlino. Già ora la Francia paga sul suo debito dei tassi molto bassi, e con gli Eurobond dovrebbe accollarsi la seconda piu' grande quota di garanzia. I riflessi difensivi scatenati dal tema, potrebbero invece tornare utili alla Cancelliera per le negoziazioni future: cio' che i capi di governo e di stato decideranno e che in termini di condivisione del debito si collocherà al di sotto della soglia di allarme degli Eurobond, ai critici sembrerà come un'opzione meno dannosa.

In sostanza si tratta di un bilancio comune per la zona Euro collegato ad un Ministro delle Finanze comune. E' un desiderio di Macron, e anche il Ministro Schäuble lo aveva già proposto. Non è ancora chiaro tuttavia come sarà speso il denaro e da dove dovrebbe arrivare: si parla  di un premio per quei paesi che intraprendono le riforme strutturali, oppure per ammortizzare gli shock economici. Un Gerhard Schröder che durante una crisi volesse riformare il mercato del lavoro del suo paese, probabilmente non dovrebbe piu' elemosinare un ammorbidimento dei criteri di Maastricht. Il denaro arriverebbe da Bruxelles.

Per quanto riguarda il finanziamento, si parla di una quota dell'IVA, della non ancora adottata tassa sulle transazioni finanziarie o della velenosa proposta di Schäuble di tassare gli automobilisti. L'altra variante è: per finanziare gli investimenti il governo economico dell'Eurozona potrebbe anche emettere titoli di debito. A garantire sarebbero tutti i paesi membri, non solo la Germania. La Cancelliera, da quanto si sente dire, ha una certa simpatia per queste proposte. Una tale costruzione sarebbe alquanto diversa, cosi' assicurano i suoi collaboratori, dai classici Eurobond, che Merkel rifiuta ("finché vivo"). Anche il suo Ministro delle Finanze tiene la porta aperta. Non saremo noi a "far fallire un aumento degli investimenti", ha detto il ministro.

E' possibile una modifica dei trattati

La Cancelliera prende addirittura in considerazione una modifica dei trattati europei - una novità, da quando circa dieci anni fà dalle ceneri della Costituzione Europea è stato messo insieme il Trattato di Lisbona. "Dal punto di vista tedesco è possibile una modifica dei trattati". E questo è l'obiettivo: utilizzare i tempi tranquilli per rendere l'unione monetaria piu' resistente alle crisi. Se questo potrà essere raggiunto senza una crisi acuta, è un altro discorso. Tanto piu' che Merkel sa che dietro gli stessi termini si nascondono idee alquanto diverse: piu' controllo di bilancio da un lato, piu' investimenti dall'altro.

Dopo le elezioni federali di settembre la Cancelliera sarà disponibile per compromessi che invece potrebbero ostacolarla durante la campagna elettorale. Una parte di questo pacchetto potrebbe essere anche la presidenza della BCE: se vuole che il tedesco Jens Weidmann sia il successore di Mario Draghi, cosa che Merkel desidera, dovrà fare concessioni altrove. Al contrario, la candidatura di Weidmann è probabilmente utile per placare quei critici che non approvano il nuovo euro-entusiasmo di Merkel.

Ma il piano di Merkel ha anche un secondo obiettivo: aiutare il nuovo presidente francese ad avere successo - non ad ogni costo, ma fino al punto in cui sarà compatibile con gli interessi tedeschi. Nessuno vuole che fra cinque anni la nazionalista Marine Le Pen governi il paese vicino, si dice negli ambienti di Merkel. Questo significa prima di tutto: molte parole amichevoli, affinché fra 3 settimane Macron possa ottenere anche una maggioranza parlamentare. Poi stare a guardare i passi del presidente, senza eccedere con le lezioncine dall'esterno. E alla fine mettere nero su bianco un piano comune.

Qui ho capito il fascino che può' avere l'Europa

In questo quadro si è aggiunta la prima visita fatta dal nuovo Ministro dell'Economia e delle Finanze francese, Bruno Le Maire, al suo collega Schäuble. Le Maire, un amico dichiarato della Germania, era già stato Ministro durante il primo picco della crisi Euro ai tempi di Nicolas Sarkozy, sul tema ha anche scritto un libro, in cui Merkel ha un ruolo importante. Ora con Schäuble ha messo in piedi un gruppo di lavoro, che già da luglio inizierà a scrivere proposte di riforma della zona Euro - compresi i primi passi per un sistema di tassazione e riscossione unitario.

Mentre i due capi di dipartimento si presentavano alla stampa in maniera congiunta, Merkel discuteva di Europa con gli studenti a Berlin-Pankov. Anche in questa occasione ha dato libero sfogo al suo nuovo euro-entusiasmo. "Qui ho capito veramente il fascino che l'Europa puo' esercitare", ha detto - e ha promesso, "di voler tenere in considerazione sempre di piu' i desideri e i sogni dei giovani nelle sue politiche".

Per il candidato della SPD Martin Schulz la situazione è sempre piu' difficile. Come ex-presidente del Parlamento UE non voleva portare il tema al centro della sua campagna elettorale. Ora invece ha deciso di riprendere l'argomento e la prossima settimana terrà al Ministero degli Esteri un discorso programmatico sull'Europa. Ma probabilmente Schulz arriva troppo tardi. Con la sua nuova retorica Merkel è già riuscita a radunare intorno a sé gli europeisti moderati, e Schulz probabilmente non riuscirà ad ottenere il voto degli euro-scettici. E non potrà certo presentarsi ai vertici internazionali come il domatore di Donald Trump, un nemico comune è molto utile per l'unità in Europa, visto che al candidato della SPD manca una carica pubblica.

sabato 20 maggio 2017

Il candidato di Merkel e Schäuble

Per ora probabilmente è solo una manovra in chiave elettorale della CDU, ma se Merkel dovesse vincere le elezioni di settembre (probabile), allora il governo tedesco punterebbe con decisione sulla candidatura di Weidmann al vertice della BCE. Der Spiegel e quasi tutta la stampa tedesca scrivono oggi che la Cancelliera e il Ministro Schäuble stanno già lavorando per imporre in Europa la candidatura di Weidmann alla presidenza della BCE, carica che scade nell'ottobre 2019. Da Der Spiegel e  Frankfurter Allgemeine Zeitung


Da Der Spiegel

Da quando è stata creata la moneta unica non c'è mai stato un tedesco ai vertici dell'autorità monetaria europea. Ma cio' deve cambiare. La Cancelliera Angela Merkel e il Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble vogliono imporre in Europa le pretese tedesche per la nomina del successore dell'italiano Mario Draghi alla presidenza della BCE.

Secondo le informazioni di Der Spiegel, entrambi hanno deciso di impegnarsi per sostenere la candidatura del presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Il loro argomento: dopo un olandese, un francese e un italiano è  arrivato il momento di mettere un tedesco ai vertici della BCE. Weidmann dalla sua avrebbe fatto sapere di essere disponibile ad accettare la posizione nel caso in cui gli fosse offerta. Il mandato di Draghi scade nel 2019.

Già una volta c'era stato un tedesco in ballo per la presidenza della BCE: Axel Weber, il predecessore di Weidmann alla presidenza della Bundesbank. Poco prima della candidatura ufficiale tuttavia aveva scelto di rinunciare alla posizione e di passare alla banca svizzera UBS come presidente del consiglio di amministrazione. Il suo ragionamento di allora: come tedesco non sarebbe stato in grado di applicare la sua politica nel consiglio della BCE contro la maggioranza dei rappresentanti del sud-Europa, i quali sono tradizionalmente a favore di una politica monetaria più' espansiva. Queste preoccupazioni non sembrano agitare piu' di tanto Weidmann. 


Dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung

Sebbene la carica di Presidente della BCE scada fra piu' di due anni, è già oggetto di ogni tipo di speculazione. Fra i favoriti per la successione a Mario Draghi c'è sicuramente il presidente di Bundesbank Jens Weidmann. Sarebbe il primo tedesco al vertice della BCE dalla sua fondazione avvenuta nel 1998. Dopo l'olandese Wim Duisenberg, in carica fino al 2003, ai vertici dell'autorità monetaria europea c'è stato il francese Jean-Claude Trichet. Dal novembre 2011 è in carica l'italiano Mario Draghi. Con la sua politica monetaria ultra-espansiva e la famosa promessa del "Whatever it takes“ viene considerato il vero salvatore dell'Euro. In Germania tuttavia la sua politica dei tassi zero ha causato molta insoddisfazione. Il mandato di Draghi scade alle fine di ottobre 2019.

Nella Berlino della politica cresce il sostegno per la candidatura di Weidmann. Secondo il governo federale è giunto il momento di avere un tedesco ai vertici della BCE. La piu' grande economia della zona Euro fino ad ora non ha avuto un rappresentante nella posizione più' alta della Banca centrale Europea. Il Ministro delle Finanze Schäuble in questo scenario, pensa di poter mettere in campo un'offerta attraente.

Weidmann non si pronuncia

Le posizioni di vertice da assegnare sono 2 in realtà. Quella di vicepresidente della BCE sarà libera da maggio 2018, quando Vítor Constâncio si ritirerà. Inoltre è necessario un nuovo presidente dell'Eurogruppo come successore del Ministro delle Finanze olandese Jeroen Dijsselbloem, il cui partito socialdemocratico ha perso le elezioni e che quindi non farà parte del prossimo governo. 

Come riportato da "Der Spiegel", Weidmann, se dovesse essergli offerta, è pronto ad accettare la posizione di vertice della BCE. Fra i possibili successori di Draghi c'è anche il presidente della banca centrale francese François Villeroy de Galhau. Le posizioni di Weidmann nel consiglio della BCE, con la sua critica aperta al programma di acquisto delle obbligazioni, sono agli antipodi di quelle di Mario Draghi. Nel sud-Europa viene considerato un sostenitore della linea dura. In Germania invece sono in molti a riporre in lui le speranze di una energica svolta nella politica monetaria.

Weidmann stesso non vuole esprimersi sul successore di Draghi. "Non ho intenzione di partecipare a queste speculazioni", ha detto recentemente in un'intervista. La discussione "oggi è completamente inutile e sleale nei confronti di Mario Draghi. Il suo mandato dura altri 2 anni". La Spagna invece rivendica la posizione attualmente occupata da Constâncio alla vice-presidenza della BCE. Per la successione del portoghese si parla infatti del conservatore Luis de Guindos, Ministro dell'Economia spagnolo, che in Europa ha una buona reputazione e che era stato anche candidato alla presidenza dell'Eurogruppo, ma nel 2015 gli era stato preferito Dijsselbloem.