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lunedì 26 novembre 2018

Arbeit muss sich lohnen

Mentre in Italia si parla del reddito di cittadinanza, la politica tedesca vorrebbe superare Hartz IV aumentando i sussidi ed eliminando le odiatissime sanzioni. Ora anche gli economisti finalmente ci spiegano quello che l'uomo della strada sa da sempre: tra lo stare a casa a prendere il sussidio facendo finta di cercare un impiego e lo svolgere uno dei tanti lavori malpagati o pagati al salario minimo (8.84 euro lordi l'ora), la differenza in termini di retribuzione non è poi cosi' grande. "Arbeit muss sich lohnen" significa che fino a quando non si aumenteranno i salari più bassi, mettendo in crisi interi settori dell'economia tedesca fondati sul lavoro a bassa retribuzione, sarà difficile andare oltre l'attuale Hartz IV. Ne parla su Die Zeit Marcel Fratzscher, economista e direttore del Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung di Berlino.


Hartz IV per molti è un drappo rosso. E negli ultimi tempi la discussione su come sostituire o superare Hartz IV si è riaccesa. Queste riforme spesso vengono considerate la causa dell'aumento della povertà, della crescita della disuguaglianza e della polarizzazione sociale. Hartz IV spesso viene usato come capro espiatorio per problemi la cui responsabilità risiede altrove. Invece di concentrarsi sul dibattito intorno ad Hartz IV, la politica dovrebbe riflettere su cosa fare affinché per molte persone torni ad essere conveniente andare a lavoro, e allo stesso tempo su come in questi anni di vacche grasse sia ancora possibile rendere i sistemi sociali a prova di futuro.

Il segretario dei Verdi Robert Habeck vorrebbe superare Hartz IV introducendo un sistema di garanzia con dei sussidi più elevati e senza sanzioni. Il segretario generale della SPD Lars Klingbeil propone un sussidio di disoccupazione Q, nel quale i disoccupati ricevono dei sussidi di disoccupazione fintanto che si trovano in un percorso di formazione e qualifica.

Con tali proposte lo stato sociale si mostrerebbe più generoso verso i disoccupati. Molto di cio' è certamente vero, specialmente l'abolizione delle sanzioni. Si deve rimettere al centro del sistema sociale il principio del sostegno, e non più quello della punizione. Abbiamo bisogno di un cambio di mentalità per riuscire a capire che le persone che oggi non lavorano non lo fanno per pigrizia, ma perché sono costrette da ragioni di salute, oppure per mancanza di qualifiche o perché non trovano un lavoro adatto alle loro competenze.

Una riforma intelligente dei sistemi di assistenza sociale non deve limitarsi alla riforma di Hartz IV. Sarebbe pericoloso e, nel peggiore dei casi, controproducente. Molte delle persone che oggi in Germania sono minacciate dalla povertà vivono in un nucleo familiare dove si lavora, ma in cui il reddito è insufficiente. Il settore a bassa retribuzione in Germania  negli ultimi 20 anni è cresciuto costantemente: oggi il 20 % di tutti i dipendenti lavora per un basso salario o si trova in un rapporto di lavoro precario o atipico. Soprattutto le donne, i genitori single, le persone con un background migratorio e gli anziani sono particolarmente a rischio povertà.

Anche con un lavoro a tempo pieno retribuito al salario minimo svolto per oltre 40 anni, quando il lavoratore andrà in pensione avrà comunque bisogno del sostegno dello stato. Quasi due milioni di lavoratori aventi diritto al salario minimo, in realtà non lo ricevono nemmeno perché i datori di lavoro riescono ad eludere il  minimo salariale di legge.

Molte persone in Germania lavorano solo part-time - non necessariamente perché vogliono farlo, ma perché ad esempio è quanto gli chiede di fare il datore di lavoro, oppure perché a causa della mancanza di servizi per l'infanzia non possono lavorare full-time, oppure perché per i minijob, i midijob o per via di un sistema fiscale e dei trasferimenti disfunzionale, alle persone con un reddito basso viene tolta una larga parte di quello che guadagnano.

Una riforma intelligente dei sistemi sociali dovrebbe quindi consistere di tre elementi: un miglioramento della sicurezza di base; un lavoro pagato meglio che valga la pena di essere svolto; e un rafforzamento dei sistemi sociali per renderli più sostenibili. Qualsiasi riforma del sistema della sicurezza di base sarà controproducente se renderà il lavoro sempre meno conveniente. Ancora oggi, chi lavora per un salario minimo riceve solo poco di più di quello che prenderebbe se fosse disoccupato. La stragrande maggioranza delle persone continua a lavorare perché il lavoro per loro ha un valore in sé, o perché magari trovano gratificante far parte di un team e ottenere un riconoscimento per quello che fanno. C'è il grande rischio, infatti, che molte persone possano considerare un miglioramento della sicurezza di base come una forma di svalutazione del proprio lavoro.

In altre parole, il lavoro deve essere ricompensato. Ciò richiede non solo che il settore dei bassi salari si riduca in maniera significativa, ma anche che le persone abbiano a disposizione delle opportunità di carriera migliori. Molti politici la fanno troppo facile quando pensano che un salario minimo più alto possa essere l'unica soluzione. Se si gira troppo la ruota del salario minimo, al prossimo rallentamento dell'economia un certo numero di persone finirà disoccupato. Ciò non significa tuttavia che il salario minimo sia uno strumento spuntato. Ma in aggiunta a ciò c'è una percentuale molto più alta di persone occupate nel settore dei bassi salari che deve essere garantita tramite contratti collettivi di categoria. A ciò si aggiunge la liberalizzazione di molti settori dei servizi, che servirebbe ad aumentare la concorrenza, l'efficienza e, in ultima analisi, i salari.

Altrettanto importante sarebbe un'offensiva nella formazione, perché troppi beneficiari di Hartz IV e troppi lavoratori a basso reddito non hanno qualifiche sufficienti o non ne hanno affatto. A tal fine i centri per l'impiego dovrebbero essere ridisegnati e diventare delle agenzie che si occupano dell'assistenza attiva e del supporto alle persone in stato di bisogno. Anche un mercato del lavoro come quello del modello del reddito sociale di base proposto a Berlino, che in definitiva darebbe a ogni disoccupato il diritto a lavorare e quindi la possibilità di accedere al mercato del lavoro privato, è una delle soluzioni possibili.

Per la politica è facile promettere grandi benefici sociali in questi tempi di vacche grasse. I forzieri sono ancora pieni. Ma deve essere chiaro a tutti che con il cambiamento demografico e la normalizzazione economica, le prestazioni dello stato sociale tedesco nei prossimi due decenni diminuiranno drasticamente. Ciò significa che per la politica sarà ancora più importante concentrarsi sul mercato del lavoro e sul modo in cui sempre più persone possano trovare lavoro a condizioni e salari migliori, e quindi alla fine, poter assumere una maggiore responsabilità per la propria vita. Il duplice obiettivo di un aumento delle pensioni e della spesa sociale oggi è facile da promettere, ma non potrà essere mantenuto nel lungo termine.

La politica deve dare alla riforma della sicurezza sociale un'elevata priorità. Allo stesso modo non dovrà esservi una politica del capro espiatorio che incolpa erroneamente Hartz IV dei problemi sociali e della eccessiva polarizzazione in Germania. I problemi - e con essi le soluzioni - si trovano altrove.



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venerdì 17 agosto 2018

Marcel Fratzscher: "potrebbe accadere anche in Germania"

Marcel Fratzscher è il presidente del prestigioso Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung e conosce molto bene la situazione delle infrastrutture tedesche. In un commento su Die Zeit ci spiega perché dopo anni di austerità un crollo simile a quello di Genova potrebbe accadere anche in Germania e perché non fare gli investimenti pubblici necessari per ammodernare il paese è un crimine a danni delle generazioni future: è necessario fermare la follia del pareggio di bilancio. Un ottimo Marcel Fratzscher su Die Zeit

infrastrutture tedesche necessitano di interventi

La tragedia di Genova ha scioccato molti. La triste verità è che non solo in Italia, ma anche in Germania, l'infrastruttura pubblica si trova in condizioni sempre peggiori. In nessun'altro paese industrializzato occidentale lo stato investe cosi' poco come in Germania. Per questo il crollo del ponte di Genova dovrebbe essere un campanello d'allarme affinché la politica tedesca possa finalmente prendere sul serio la questione della mancanza di investimenti pubblici e avviare una svolta politica. La debolezza degli investimenti pubblici polarizza il paese e la società ed è in definitiva responsabile per il divario crescente fra il sud e il nord e per le condizioni di vita sempre piu' disuguali. Si tratta inoltre di una minaccia per l'attrattività economica e produttiva della Germania e quindi per il lavoro, il reddito e il benessere nel nostro paese.

I fatti parlano da soli: gli investimenti pubblici netti in Germania sono negativi, pertanto i costi di ammortamento dei ponti, delle strade e di ogni altra infrastruttura sono superiori rispetto agli investimenti pubblici effettuati ogni anno. Solo per le infrastrutture di trasporto in Germania ogni anno mancano tra i 7 e i 10 miliardi di euro. E' soprattutto il 30% dei comuni finanziariamente piu' deboli a non poter fare abbastanza investimenti. Cosi' secondo i calcoli del panel comunale della KfW (Kreditanstalt für Wiederaufbau) nei comuni si è formato un collo di bottiglia di investimenti pari a 159 miliardi di euro, di cui 47 miliardi di euro per le scuole e 38 miliardi di euro per le infrastrutture di trasporto comunali.

La preoccupazione tuttavia non è solo per l'infrastruttura pubblica che in molte zone è in piena decadenza, ma anche per la ulteriore crescita del divario fra la Germania del nord e quella del sud. Cosi' i comuni della Germania meridionale, ad esempio, hanno notevoli avanzi di bilancio e in alcuni casi i loro investimenti pro-capite sono piu' di cinque volte superiori rispetto ai comuni del nord. Non si tratta di una divisione est-ovest - anche i comuni della Nordrhein-Westfalen e della Bassa Sassonia hanno problemi crescenti.

Le ragioni di questa situazione spesso non risiedono nel potere decisionale dei comuni, ma nel fatto che questi spesso devono far fronte a delle spese sociali elevate per le quali non vengono adeguatamente compensati. Perciò' questi comuni diventano sempre meno attraenti per le imprese e per i giovani altamente qualificati e disposti a spostarsi che spesso preferiscono migrare verso sud, mettendo in moto un circolo vizioso, con comunità deboli che diventano sempre piu' deboli e comunità forti che diventano economicamente sempre piu' forti.

In questo modo lo stato fallisce in uno dei suoi compiti centrali, e cioè garantire condizioni di vita uguali per tutti in Germania. Il risultato sarà una ulteriore polarizzazione politica, economica e sociale.

La politica dovrebbe affrontare la mancanza di investimenti pubblici attraverso 3 misure. Da un lato dovrebbe avviare una nuova riforma della perequazione finanziaria fra governo centrale e regioni (Bund-Länder-Finanzausgleich), in modo che i comuni finanziariamente più' deboli possano essere meglio equipaggiati e assumersi maggiori responsabilità. Se vogliamo che il federalismo tedesco funzioni è necessaria una maggiore solidarietà fra le regioni e i comuni.

Lo Schuldenbremse (pareggio di bilancio) ha una parte importante della colpa nella difficile situazione di mancanza di investimenti in cui si sono trovati molti comuni e molte regioni. Perché nei momenti difficili molti enti hanno dovuto fare dei tagli finanziari cosi' forti che ora negli uffici di costruzione e pianificazione manca il personale per poter colmare le lacune. Per questo lo Schuldenbremse deve essere integrato da una norma sugli investimenti che garantisca a ciascun comune e regione almeno la possibilità di pareggiare il calo del valore dell'infrastruttura.

I comuni sovra-indebitati devono essere alleggeriti

Come terzo punto il governo centrale e le regioni dovrebbero alleggerire le condizioni dei comuni sovra-indebitati con un taglio del debito, affinché questi possano di nuovo avere la possibilità di investire nelle loro infrastrutture e tornare ad essere attrattivi per le persone e le imprese. Recentemente alla Grecia è stato accordato un taglio del debito. Perché non farlo anche con i comuni tedeschi affinché questi possano rimettersi in piedi e tornare ad agire sotto la propria responsabilità?

Lo stato tedesco vive della sua sostanza. Il deterioramento delle infrastrutture pubbliche è soprattutto un crimine ai danni delle generazioni future. Perché un'infrastruttura forte ed efficiente è essenziale per l'attrattività del territorio tedesco come luogo di insediamento economico e in definitiva per la competitività e la prosperità del nostro paese. Cio' richiede tuttavia un ripensamento fondamentale della dotazione finanziaria dei comuni, della legge sul pareggio di bilancio (Schuldenbremse) e della perequazione finanziaria fra stato e regioni. E' il momento di invertire la rotta nella politica di investimento del governo federale.

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Se ne era parlato anche qui:

L'incubo dello Schwarze Null

Lo Schwarze Null e il fallimento della democrazia

Tutti i danni fatti dallo Schuldenbremse

lunedì 2 ottobre 2017

Il paese della disuguaglianza

Il prof. Marcel Fratzscher è uno stimato economista nonché il direttore del prestigioso Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW). Nel suo ultimo libro analizza la distribuzione dei redditi e dei patrimoni in Germania e giunge ad una conclusione netta: la Germania del 2017 è il paese della disuguaglianza sociale in cui il sogno del "benessere per tutti" di Ludwig Erhard ormai è solo uno slogan vuoto e privo di senso. L'economia sociale di mercato tedesca ormai da tempo non è piu' sociale. Dall'Huffington Post


Il motto di Ludwig Erhard, creare "benessere per tutti", oggi puo' essere considerato solo un'illusione. L'economia sociale di mercato tedesca, almeno per come l'abbiamo conosciuta nei decenni durante i quali era garantita la protezione di tutti i gruppi sociali, oggi non esiste piu'.

Nell'economia tedesca si gioca con le carte truccate - di concorrenza e di mercato nell'economia reale ce n'é sempre meno. 

La nuova economia di mercato tedesca mostra il suo vero volto in una disuguaglianza sociale sempre piu' forte. In nessun'altro paese industrializzato le opportunità, ma anche i patrimoni e i redditi, sono distribuiti in maniera cosi' disuguale.

Questa disuguaglianza non è solo un problema sociale ma anche economico: rallenta la crescita economica, impedisce l'aumento degli investimenti e la creazione di posti di lavoro migliori. Si tratta di danni reali, che pongono la Germania davanti a una grande sfida.

La Germania è il paese della disuguaglianza

Nel mondo industrializzato la Germania di oggi è uno dei paesi con le piu' grandi disuguaglianze sociali. Le ragioni non sono immediatamente evidenti. I fatti sono come le tessere di un puzzle che ad un primo sguardo non sembrano incastrarsi.


Il primo esempio è il "puzzle patrimoniale": la Germania è un paese ricco con un reddito pro-capite che è fra i piu' elevati al mondo. Ed è anche un campione di risparmio - in nessun'altro paese industriale i cittadini e le imprese risparmiano una quota cosi' elevata del loro reddito.

Sarebbe quindi logico aspettarsi che i tedeschi grazie ad un alto reddito e ad una elevata quota di risparmi possano accumulare dei grandi patrimoni privati per potersi assicurare una certa prosperità in vecchiaia e fare quindi della previdenza pensionistica. La realtà tuttavia sembra essere diversa: la ricchezza di molti tedeschi è notevolmente inferiore rispetto a quella dei loro vicini. E' fra le piu' basse in Europa ed è meno della metà rispetto a quella di molti europei.

Fanno parte della ricchezza le attività finanziarie e monetarie, gli immobili, gli oggetti di valore, le assicurazioni e le immobilizzazioni. Il loro valore nel portafoglio di molti tedeschi negli ultimi 15 anni è chiaramente sceso. Come è possibile che questi fatti possano andare d'accordo? Come è possibile che in un paese economicamente cosi' di successo e forte le persone abbiano cosi' poca ricchezza privata?

Come è possibile che le persone in Germania guadagnino e risparmino piu' dei loro vicini e tuttavia abbiano dei patrimoni inferiori? Allo stesso tempo la ricchezza è suddivisa in maniera profondamente diseguale. In nessun'altro paese della zona Euro la disuguaglianza dei redditi è superiore. La metà piu' povera della nostra popolazione praticamente non ha alcun patrimonio netto. Se le persone hanno dei beni, i loro debiti hanno un valore almeno uguale o superiore.

Nel 20% piu' povero, i debiti sono superiori ai patrimoni. Questi cittadini hanno una posizione debitoria netta. Ma anche al vertice della piramide della ricchezza la situazione tedesca è piu' estrema rispetto a quella dei suoi vicini: in nessun'altro paese in Europa il 10% piu' ricco della popolazione dispone di patrimoni maggiori.


Lo stato cerca di bilanciare l'elevata disuguaglianza attraverso la fiscalità e la redistribuzione finanziaria

La disuguaglianza nella distribuzione dei patrimoni in Germania è simile al livello registrato negli Stati uniti. Il secondo puzzle è il "puzzle del reddito": non solo per quanto riguarda i patrimoni, ma anche per quanto riguarda i salari e i redditi, l'aggettivo "sociale" nell'economia tedesca da tempo è stato messo in secondo piano.

Il divario fra i redditi piu' alti e quelli piu' bassi nel nostro paese continua ad ampliarsi. Quasi la metà dei lavoratori tedeschi negli ultimi 15 anni ha dovuto fare i conti con salari che hanno perso un parte del loro potere d'acquisto. La perdita di potere d'acquisto è stata accusata soprattutto dai lavoratori con i salari piu' bassi. 


Solo chi aveva salari piu' alti ha potuto approfittare di un aumento reale delle retribuzioni. A scendere non è stato solo il potere d'acquisto, anche i redditi per la maggior parte dei lavoratori sono cresciuti lentamente; soprattutto perché in Germania c'è un numero insolitamente elevato di persone con un'occupazione precaria o che - spesso involontariamente - hanno un lavoro a tempo. La Germania è uno dei paesi industrializzati con le piu' alte disparità di reddito.

Lo stato tedesco cerca di compensare questo elevato livello di disuguaglianza attraverso la fiscalità e la redistribuzione finanziaria - anche se i suoi sforzi hanno un successo molto limitato. La disuguaglianza dei salari e dei redditi disponibili negli ultimi anni è aumentata notevolmente. Dopo il 2005 questo aumento è stato in parte rallentato dal forte incremento dell'occupazione.


E cosi' la disuguaglianza crescente si riflette anche in un forte aumento del tasso di povertà - soprattutto i piu' anziani e i piu' giovani sono sempre piu' minacciati dalla povertà - così come accade per la diminuzione della giustizia sociale intergenerazionale. Proprio all'ingresso nel mondo del lavoro la disuguaglianza nelle attuali giovani generazioni, per quanto riguarda i patrimoni e i redditi, è chiaramente piu' alta rispetto a quanto accadeva in passato.


La mobilità sociale in Germania resta molto bassa

Il terzo puzzle è il "puzzle della mobilità". Le persone con un basso reddito e una bassa ricchezza raramente sono in grado di migliorare significativamente la loro situazione ed avere quindi "un'ascesa sociale". Una simile situazione di immobilità la si puo' riscontrare anche fra i redditi piu' alti e fra i patrimoni piu' grandi: chi ce l'ha fatta ad ottenere un buon reddito e ad accumulare un buon patrimonio, in Germania ha molte piu' opportunità di mantenere questa posizione rispetto a quanto accade in molti altri paesi.

Il rischio di un declino sociale è molto inferiore rispetto alla media dei paesi OCSE. La ridotta mobilità delle condizioni sociali è particolarmente evidente nel 10% piu' alto e nel 10% piu' basso, cioè nel decile piu' ricco e in quello piu' povero della popolazione. Nel confronto internazionale risulta eccezionale anche la forte interazione fra i valori del reddito e del patrimonio: i cittadini piu' ricchi sono anche quelli con un reddito piu' elevato. Chi ha già molto, riceve anche di piu'. 

Questo basso livello di mobilità sociale interessa anche le generazioni successive: in nessun'altro paese l'origine sociale influenza il proprio reddito come in Germania. In nessun'altro paese il povero resta cosi' spesso povero e il ricco cosi' spesso ricco - per generazioni.

In Germania la metà del reddito di un lavoratore è determinata dal reddito e dal livello di istruzione dei genitori. I figli di genitori ricchi non solo possono sperare in una grande eredità o in donazioni, ma hanno significativamente anche maggiori possibilità di raggiungere un reddito superiore alla media.

I bambini provenienti da famiglie a basso reddito e con un basso patrimonio raramente riescono a raggiungere una posizione sociale migliore rispetto a quella dei genitori. Questa ridotta mobilità negli ultimi decenni è persino diminuita. La classe media tedesca è sicuramente fra i grandi perdenti di questo sviluppo. Si tratta delle persone al centro della società, il cui lavoro spesso è a rischio, i cui salari stanno diminuendo e che hanno poche possibilità di fare della previdenza per la vecchiaia e di costruirsi un patrimonio.

Proprio le persone che fino ad ora sono state la spina dorsale di ogni economia e società - anche della nostra. La disuguaglianza in Germania ha molti volti. Le donne, gli abitanti delle regioni rurali, i tedeschi dell'est, i migranti, le persone appartenenti a famiglie socialmente deboli con un basso livello di istruzione, i genitori single, gli anziani e i bambini - tutti si trovano in una posizione chiaramente peggiore.

E' soprattutto lo stato tedesco ad avere sul lavoro un carico fiscale decisamente piu' forte rispetto a quello che ha sul capitale - il confronto internazionale lo mostra chiaramente. Già da tempo ormai la Germania non è piu' il paese che offre "benessere per tutti". Il "benessere per tutti" si è trasformato in benessere per pochi.



mercoledì 1 febbraio 2017

Il risparmio privato dei tedeschi è fra i più bassi d'Europa

Marcel Fratzscher, economista e direttore del prestigioso Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung, su Die Zeit ci spiega perché nella Germania del grande boom economico, la ricchezza privata resta nelle mani di poche fortunate famiglie. Alla favola della Germania ricca e felice, in piena occupazione e con alti stipendi non crede piu' nessuno. Ne scrive Marcel Fratzscher su Die Zeit




La Germania è il Paese europeo dove si registra la maggiore disparità nella ripartizione del patrimonio privato e nemmeno lo stato sociale riesce a compensare questa stortura: è giunta l'ora di politiche più eque.

A Natale la BCE ha portato ai Tedeschi una cattiva notizia: secondo un recentissimo censimento la Germania possiede il triste primato della disparità più accentuata dell'Eurozona per ciò che riguarda la ripartizione del patrimonio privato. Il problema non è tanto che in nessun altro Paese il 10% più ricco possiede quanto in Germania; il vero dato scioccante è che circa il 40% dei Tedeschi non possiede praticamente nulla: dispone a malapena di qualche risparmio su cui fare affidamento in vecchiaia, con cui stipulare un'assicurazione sanitaria o da investire nell'educazione dei propri figli. L'ingente sproporzione del patrimonio privato è già in questo momento alla base di conflitti sociali che negli anni a venire si acuiranno ulteriormente. 


Le cifre provenienti dalla BCE non sono certe confortanti. Nonostante il reddito medio dei Tedeschi risulti tra i più alti d'Europa, il patrimonio medio risulta decisamente modesto. Il patrimonio mediano tedesco – ossia che si situa in posizione esattamente intermedia tra una metà più ricca e un'altra più povera – consiste di 60.000 € di patrimonio netto (depositi, azioni, immobili, polizze assicurative ma anche auto e masserizie, al netto dei debiti) contro gli oltre 100.000 € di molti altri Paesi europei, tra cui Spagna e Italia dove è addirittura più del doppio.

Il 40% più povero non possiede praticamente nulla

Ciò non significa che in Germania ci sia meno risparmio privato in assoluto, bensì che questo è ripartito in modo sproporzionato. Il 10% più ricco ne possiede il 60% mentre il 40% più povero deve accontentarsi di meno dell'1% del patrimonio privato totale. Dal 2010, ossia da quando la BCE ha effettuato per la prima volta tali rilevamenti, questa disparità è perfino aumentata e, di conseguenza, il patrimonio delle fasce più deboli ha registrato una contrazione.



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Alcuni politici e alcuni economisti affermano che il livello di armonia sociale in Germania è molto alto, che questa disparità è normale e che non rappresenta affatto un problema. Facendo ricorso a tre argomenti provano a liquidare come apparentemente irrilevante la questione della disuguaglianza: il più diffuso di questi fa leva sul presupposto che i Tedeschi non avrebbero bisogno del risparmio privato dal momento che dispongono già di un generoso Stato sociale, il quale, oltre a garantire loro una sicura pensione, li tutela in caso di difficoltà.

Lo Stato sociale non può compensare la disuguaglianza

Lo Stato sociale non può però supplire completamente alla mancanza di risparmio, né potrà mai farlo. La promessa di una cospicua pensione non è di alcun aiuto ad una madre di 35 anni che si vede costretta a crescere i figli da sola, nel momento in cui bisogna provvedere alle spese per l'educazione o è necessario comprare una nuova auto. 


Cionondimeno è piuttosto spiacevole che sempre più Tedeschi in vecchiaia dipendano finanziariamente quasi esclusivamente dallo Stato. Un tasso di sostituzione del 48% dello stipendio medio comporta già oggi una considerevole riduzione degli standard di vita di un pensionato. Considerando che il livello delle pensioni è destinato a diminuire, molti guardano come un successo se fino al 2030 l'abbassamento si arresterà ai 45 punti percentuali (rispetto ai 43 finora previsti).

In breve, per quasi metà dei Tedeschi lo Stato sociale non può sopperire nemmeno lontanamente al mancato risparmio privato.

Chi non ha nulla non può trarre giovamento dai bassi tassi d'interesse

Altrettanto errata è la recriminazione di quanti vedono nei bassi tassi d'interesse la causa fondamentale dell'esiguo risparmio privato in Germania. Il 40% dei Tedeschi non è assolutamente nella condizione di accantonare risparmi dallo stipendio mensile. Per chi non possiede delle riserve sul proprio conto è del tutto indifferente se gli interessi sono del 10% o dello 0%.

La terza argomentazione con cui si prova a relativizzare la questione della disuguaglianza è rappresentata dalla constatazione che il risparmio privato più alto negli altri Paesi europei dipenderebbe sostanzialmente dal maggiore tasso di case di proprietà (85%) che in Germania, il “Paese degli affittuari”, è fermo al 44%. In effetti il patrimonio immobiliare ammonta a circa la metà del patrimonio privato complessivo in Europa. Attualmente i Tedeschi stanno sperimentando sulla propria pelle quanto sia faticoso far fronte ai continui rincari degli affitti. Inoltre viene a mancare una forma di assicurazione per la vecchiaia: l'acquisto di una casa di proprietà rappresenterebbe per molti, se non per tutti, un modo assennato per cautelarsi e per iniziare a disporre di un proprio capitale privato.


Chi ha guadagnato poco ora non ottiene nulla in più

Com'è possibile che in un Paese ricco come la Germania così tante persone possiedono così poco? Il motivo principale risiede nella disparità dei redditi, la cui forbice negli ultimi 30 anni si è notevolmente ampliata. Negli ultimi due decenni il 40% dei lavoratori a basso reddito ha dovuto perfino sopportare una diminuzione del proprio salario reale. Quando i redditi ristagnano o addirittura si riducono la prima cosa che generalmente si fa è salvaguardare il proprio standard di vita, limitando però le possibilità di risparmio o di accumulazione di capitale. 

Altrettanto importante è il sistema fiscale tedesco. In quasi nessun altro Paese industrializzato lo Stato tassa così poco i patrimoni e, al contrario, in modo così gravoso i redditi da lavoro. E quando i patrimoni vengono tassati i ricchi spesso la fanno franca. Un esempio calzante è rappresentato dalla tassa di successione: chi eredita più di 20 milioni di Euro paga all'incirca l'1%; coloro che invece ereditano un patrimonio ben più modesto pagano il 10% o anche di più.

I ricchi sono più istruiti ed ereditano molto

Un terzo motivo che spiega la forte disuguaglianza dei patrimoni privati in Germania è l'esiguo livello di pari opportunità e la ristretta mobilità sociale. I bambini che provengono da famiglie socialmente ed economicamente disagiate conseguono il più delle volte un diploma di basso livello, dispongono di un reddito limitato ed ereditano poco o niente. Al contrario i bambini che provengono da famiglie benestanti ricevono di norma un livello di istruzione elevato, hanno stipendi alti ed inoltre ereditano molto; i beni ereditati costituiscono quasi la metà del patrimonio complessivo di coloro che hanno accesso ad un'eredità. 


Ciò significa che i ricchi diventano sempre più ricchi e che per i poveri si fa sempre più difficile raggiungere l'ascensore sociale tramite una buona istruzione e un robusto salario. La forte disuguaglianza dei patrimoni privati non comporta unicamente che quasi la metà dei Tedeschi è fortemente dipendente dallo Stato sociale, bensì riduce anche l'uguaglianza di prospettive e la mobilità sociale, congelando con ciò le strutture vigenti.

È finalmente giunta l'ora di tenere conto dei più deboli

La grande sproporzione del patrimonio privato in Germania non è il frutto di un'economia sociale di mercato funzionante, bensì rappresenta innanzitutto il fallimento della politica tedesca dal punto di vista sociale ed economico. Alcuni politici provano a strumentalizzare il tema della disuguaglianza, sostenendo il principio secondo cui è possibile aiutare i poveri soltanto a patto di sottrarre qualcosa ai ricchi. Questo è un errore fatale. Non si può rimediare alla mancanza di pari opportunità evocando più ridistribuzione.


L'obiettivo primario per la politica dovrebbero essere un miglior sistema educativo e un corretto sistema fiscale in cui le famiglie in difficoltà, invece di essere penalizzate, possano ricevere un supporto maggiore. Ciò richiede delle politiche che, sia nell'ambito del mercato del lavoro quanto in quello della formazione, tengano conto degli interessi dei più deboli, in modo da ridurre anche il divario nelle retribuzioni. È anche necessario che la politica aiuti più di quanto fatto finora le persone prive di averi a risparmiare per crearsi un proprio patrimonio. Solo in questo modo sarà possibile disinnescare stabilmente la miccia sociale rappresentata dalla disuguaglianza economica.




domenica 6 novembre 2016

La Germania è una vittima?

Marcel Fratzscher, economista e presidente del DIW (Deutsche Institut für Wirtschaftsforschung ) su Die Zeit attacca la recente relazione del Consiglio dei Saggi Economici: la Germania non puo' essere considerata una vittima delle politiche altrui, ma il principale responsabile della situazione europea. Da Die Zeit


Secondo il Consiglio dei Saggi Economici (Sachverständigenrat), i veri responsabili dei grandi avanzi commerciali tedeschi sarebbero la BCE e gli altri membri dell'UE. Dovrebbe essere invece la Germania ad investire di piu'.

Il Consiglio dei Saggi Economici nella sua relazione annuale del 2016 scrive che è arrivato il momento di fare le riforme - soprattutto per gli altri, i sudeuropei, la BCE, l'UE; sempre secondo i Saggi sarebbe necessaria una limitazione della libertà di movimento delle persone in Europa. Il Consiglio dei Saggi è un importante organo consultivo della politica economica tedesca. La sua relazione annuale, tuttavia, rappresenta la Germania come una vittima di errori commessi da altri, senza perlaltro ammettere le responsabilità tedesche sulla questione europea e senza mettere al centro della discussione le riforme di cui la Germania ha attualmente bisogno.

Secondo il Sachverständigenrat, la responsabilità per gli enormi avanzi commerciali tedeschi di oltre 270 miliardi di Euro all'anno, quasi il 9% del PIL tedesco, sono da imputare alla debolezza dell'Euro e al basso costo delle materie prime. In verità i nostri avanzi commerciali c'entrano poco con entrambi: gli avanzi con l'estero erano già enormi quando il petrolio costava il doppio e l'Euro era a 1.60 sul dollaro. Invece di dare la colpa a fattori esterni, la relazione avrebbe dovuto affrontare il basso livello di investimenti privati e pubblici in Germania. Visto che sarebbe nell'interesse della Germania stessa investire una parte importante delle sue risorse in Germania. 

La crisi è tutt'altro che finita

Il Sachverständigenrat critica la politica monetaria della BCE definendola "non piu' adeguata". L'Europa si trova ancora in una profonda crisi: il PIL dell'Eurozona oggi è ancora inferiore rispetto al 2008, la stabilità dei prezzi non è garantita, la disoccupazione supera il 10%, la disoccupazione giovanile in Spagna e in Grecia supera il 40%, la sopravvivenza di molte piccole imprese familiari nell'Europa del Sud è a rischio, in gioco c'è il futuro di un'intera generazione. E il Sachverständigenrat chiede alla BCE di tirare le briglia della politica monetaria? Veramente? Il problema dell'Europa non è che la BCE sta facendo troppo, piuttosto che la politica in tutta Europa, Germania compresa, fa troppo poco per far uscire l'Europa dalla crisi e alleggerire il ruolo della BCE.

Questa critica alla BCE si scontra con due obiezioni di fondo. Da un lato la politica monetaria della BCE non è solo per la Germania, ma per tutta l'Eurozona. Ed è nel migliore interesse dei tedeschi e della loro economia che l'Europa esca finalmente dalla crisi. La seconda obiezione risiede nell'affermazione secondo cui una politica monetaria espansiva non sarebbe piu' adatta per la Germania, in quanto l'economia sarebbe ormai vicina al suo limite strutturale ed una politica monetaria espansiva potrebbe portare il paese verso un aumento dei prezzi. E invece proprio un aumento dei prezzi sarebbe auspicabile perché permetterebbe alla BCE di assolvere con successo al suo mandato e quindi di uscire in anticipo dalla politica monetaria espansiva.

Nessun miracolo lavorativo senza libera circolazione

Il Sachverständigenrat consiglia anche di limitare la libertà di circolazione nell'UE, ed auspica una "integrazione ritardata dei migranti nei sistemi sociali". In questo modo il Consiglio non riconosce che il miracolo occupazionale degli ultimi anni, la crescita sostenuta dell'economia e la buona situazione dei bilanci pubblici, senza la massiccia immigrazione, soprattutto dall'UE, con un saldo netto di circa 400.000 persone all'anno dal 2012, non sarebbero stati possibili. Con il declino demografico l'economia tedesca in futuro dovrà sempre di piu' fare affidamento sull'immigrazione europea. Per questo, rappresentare l'immigrazione europea come un problema, che invece non è, equivale a giocare col fuoco.

Le riforme di politica economica nel nostro paese sono urgenti - per rafforzare gli investimenti nell'istruzione, nelle infrastruttura e nell'innovazione, per riformare le finanze pubbliche, rendere le pensioni sostenibili, garantire maggiori opportunità, promuovere le parti opportunità e migliorare l'integrazione dei profughi. Peccato che il Sachverständigenrat preferisca rappresentare la Germania come una vittima e non come un attore in grado di assumersi le proprie responsabilità - nell'interesse della Germania stessa e dell'Europa.

venerdì 21 ottobre 2016

Perché in Germania è necessario rilanciare gli investimenti

Marcel Fratzscher, presidente del prestigioso Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW Berlin), istituto di ricerca vicino agli interessi degli industriali, su Makronom.de lancia un appello al governo tedesco: il FMI ha ragione, in Germania è necessario rilanciare gli investimenti pubblici e privati. Da Makronom.de

Jobwunder, boom economico, consumi in crescita: la Germania oggi si sente la superstar europea. Tuttavia un po' piu' di modestia non farebbe male - perché i dati positivi riflettono solo una fase di recupero rispetto al passato. La politica dovrebbe piuttosto riflettere sui regali elettorali e fare di piu' per rafforzare gli investimenti pubblici  e privati. Un commento di Marcel Fratzscher.

Il FMI pochi giorni fà ha criticato il governo federale per la sua politica finanziaria sbagliata. Il Fondo chiede al governo tedesco di utilizzare lo spazio fiscale - il cosiddetto "fiscal space" - per rilanciare gli investimenti pubblici e privati e in questo modo rafforzare la crescita in Germania e in Europa. Questo appello in Germania è caduto nel vuoto, molti lo rifiutano. Otmar Issing, - uno dei precedenti capo-economisti della BCE e uno dei piu' importanti economisti tedeschi - ha risposto sulla FAZ a queste critiche.

Issing giustamente mette in guardia dalla debolezza degli investimenti in Germania e chiede al governo di aumentarli in maniera significativa. Questi investimenti secondo Issing non dovrebbero essere finanziati facendo nuovo debito, ma con una riorganizzazione del bilancio pubblico: una spesa piu' elevata dovrebbe essere bilanciata da una riduzione dei consumi pubblici.

In un contesto di solido sviluppo economico al Ministro delle Finanze non mancano certo le entrate fiscali. Una larga parte dello spazio fiscale disponibile il governo lo ha utilizzato per regali elettorali economicamente non molto sensati, come ad esempio la riforma delle pensioni. Costo: 10 miliardi di Euro all'anno.

Otmar Issing ha ragione anche quando sottolinea che una maggiore spesa pubblica in Germania non basterebbe a rilanciare la crescita in Italia e negli altri paesi in crisi.

Ci sono tuttavia diversi buoni motivi per ripensare la politica fiscale in Germania. L'argomento secondo il quale la Germania ha già raggiunto il potenziale produttivo massimo e quindi non ha bisogno di una maggiore spesa pubblica non è corretto. Perché il problema principale dell'economia tedesca è che la crescita potenziale negli ultimi 20 anni è stata troppo bassa ed è ancora troppo bassa.

La Germania oggi si sente la superstar europea: c'è un miracolo occupazionale, l'economia è in piena espansione, i consumi crescono. Tuttavia in molti ignorano che l'andamento dell'economia del paese è, ed è stato, tutt'altro che impressionante. Due fatti lo mostrano chiaramente. L'economia tedesca da inizio 2008 è cresciuta dell'8%, solo l'% all'anno. E' molto poco, ed è chiaramente sotto l'attuale crescita potenziale, cioè fra l'1.25% e l'1.50%.

Ancora piu' deprimente è la performance economica degli ultimi 2 decenni. Dall'inizio dell'unione monetaria nel 1999 l'economia tedesca è cresciuta del 3% in meno rispetto all'economia francese e del 10% in meno rispetto a quella spagnola. Ci dimentichiamo volentieri che ancora 10 anni fà la Germania era il malato d'Europa che suscitava nei suoi vicini la stessa compassione con la quale oggi i tedeschi guardano agli altri paesi in crisi. Per questa ragione alla Germania farebbe bene un po' piu' di modestia. I buoni tassi di crescita attuali riflettono una fase di recupero rispetto agli anni perduti di inizio 2000.

Queste cifre mostrano che la piu' grande debolezza economica della Germania è un livello troppo basso di investimenti, che in ultima analisi è la causa della bassa crescita della produttività e dell'economia negli ultimi 20 anni. Gli investimenti non solo creano un aumento della domanda di breve termine - ma hanno effetti ancora piu' importanti sul lato dell'offerta con un aumento della produttività e del potenziale di crescita.

La Germania ha bisogno di una svolta nella politica fiscale. Il "freno all'indebitamento" (Schuldenbremse) è giusto e necessario ed ha contribuito alla riduzione del debito pubblico, purtroppo anche a scapito degli investimenti pubblici. Il governo federale dovrebbe ripensare i suoi regali elettorali e al loro posto rafforzare gli investimenti pubblici. In questo contesto assisto con una certa ansia  alle sempre piu' grandi promesse di riduzione delle tasse che i partiti politici attualmente stanno facendo agli elettori.

Piu' investimenti, partendo da quelli pubblici, rafforzerebbero la produttività e la crescita potenziale dell'economia tedesca, aiuterebbero a mantenere i posti di lavoro buoni nel paese, e assicurerebbero un futuro sicuro alle aziende e ai lavoratori tedeschi.