Visualizzazione post con etichetta Marcel Fratzscher. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Marcel Fratzscher. Mostra tutti i post

sabato 16 settembre 2023

Marcel Fratzscher - La Germania può farcela

"l nostro Paese non è il malato d'Europa, e non lo sarà, a condizione che mobilitiamo tutte le nostre risorse" scrive il grande economista tedesco  Marcel Fratzscher. Secondo il direttore del DIW, la Germania ha ancora dei punti di forza inattaccabili che garantiranno al paese la forza necessaria per superare anche questa ennesima crisi economica. Marcel Fratzscher su Die Zeit


crisi economica germania


"Cosa sta andando storto nel nostro Paese? In parole semplici: stiamo perdendo dinamismo economico, la società si sta irrigidendo, e c'è una crescente malinconia diffusa - questi sono i punti cruciali della crisi."

Ciò che sembra una descrizione della situazione attuale in Germania è, in realtà, una citazione del 1997, dal famoso discorso "Ruck" del Presidente federale Roman Herzog. All'epoca, ci vollero altri cinque anni per avviare riforme coraggiose da parte del governo federale e altri tre per vedere la Germania toccare il fondo, sia dal punto di vista economico che sociale, con oltre cinque milioni di disoccupati, prima che le cose iniziassero a migliorare. La storia spesso tende a ripetersi, ma non deve succedere, se l'economia e la società - invece di cadere in una profonda malinconia - si concentrano sui propri punti di forza e, soprattutto, creano le basi per la fiducia nel futuro e la sicurezza.

Questo non significa minimizzare i problemi attuali. La perdita di dinamismo economico è lampante. La Germania attualmente ha uno dei tassi di crescita economica più bassi in Europa. Le esportazioni sono in picchiata, gli investimenti deludono, e i consumi privati subiscono una battuta d'arresto a causa dell'inflazione e delle preoccupazioni per il futuro. L'industria tedesca è rimasta indietro rispetto alla concorrenza globale, soprattutto nelle tecnologie chiave del futuro come le piattaforme digitali, l'intelligenza artificiale e le tecnologie verdi. Obiettivi importanti come la protezione del clima, l'espansione dell'infrastruttura digitale e la riforma del sistema educativo sono stati trascurati, con pochi sforzi per correggere il tiro. La mancanza di lavoratori qualificati, già significativa, è destinata ad aumentare, mettendo a rischio molte piccole e medie imprese. La burocrazia e l'incertezza normativa, insieme alla scarsità delle infrastrutture, costituiscono ostacoli significativi per i piani futuri delle aziende.

Marcel Fratzscher


Ora ci troviamo di fronte alla battaglia redistributiva

Non sorprende, quindi, che molte persone in questo Paese siano pessimiste sul futuro. La società sembra paralizzata dalla paura, come aveva già notato Roman Herzog 25 anni fa. Allo stesso tempo, c'è una profonda polarizzazione nella società, con i conflitti sociali più intensi degli ultimi 75 anni. A soffrire maggiormente sono i gruppi più vulnerabili. Bambini, adolescenti e giovani adulti continuano a subire pesantemente le conseguenze economiche e sociali della pandemia. Un giovane su tre ha bisogno di assistenza psicologica e sanitaria, ma solo uno su dieci riesce a ottenerla. Nel frattempo, il governo federale litiga su questioni come la lotta alla povertà infantile e la spesa per il clima, mentre la disuguaglianza in termini di opportunità educative in Germania è tra le più alte tra i paesi industrializzati, e questa disuguaglianza continua ad aumentare a causa della pandemia e dell'inflazione. L'accesso all'edilizia residenziale sta diventando sempre più difficile, specialmente per le giovani famiglie nelle città, portando a una società sempre più gentrificata. Le prestazioni sociali vengono tagliate, e l'opposizione della FDP a un aumento del salario minimo, a un assegno di base per i figli o a un reddito di cittadinanza sta crescendo.

Il risultato è una battaglia redistributiva in cui le persone sono sempre più concentrate su se stesse. Molte stanno cercando capri espiatori tra i migranti e i rifugiati. La dichiarazione del ministro federale delle Finanze sulla fine delle riforme sociali e i tagli alle prestazioni sociali è più controproducente che mai.

In questa situazione, non è difficile comprendere perché sia persone che aziende sono state travolte da una profonda sfiducia e guardino al futuro con pessimismo.

La Germania ha il potenziale per un cambiamento significativo.

"I tedeschi hanno la forza e la volontà di superare questa crisi con le proprie risorse - a condizione che abbiano il coraggio di farlo." Queste parole risuonano ancora oggi, pronunciate dal Presidente Herzog nel suo discorso a Berlino nel 1997. Sottolineano un punto cruciale per un cambiamento di successo: la fiducia nelle proprie capacità.

copertina economist germania sick man of europe


La Germania ha dimostrato di poter affrontare sfide eccezionali in passato. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha dovuto rinnovarsi economicamente e socialmente, affrontando sfide come l'integrazione di milioni di rifugiati, la ricostruzione dell'infrastruttura e dell'economia, la Guerra Fredda in un Paese diviso, e poi la riunificazione, con grandi turbolenze sociali, crisi finanziarie ed economiche, e infine una pandemia e una crisi energetica. Tuttavia, queste sfide non sono state in grado di scalfire il fatto che oggi la Germania sia una delle nazioni più ricche al mondo, con prosperità e stabilità invidiabili. Questo successo è stato possibile grazie a tre punti di forza fondamentali.

Innanzitutto, le istituzioni statali sono eccellenti, con un forte Stato di diritto, competenze elevate e grande indipendenza. La rigidità delle riforme e la burocrazia eccessiva non derivano dalle istituzioni stesse, ma piuttosto dalla mancanza di volontà politica, dagli interessi delle lobby e da potenti gruppi di interesse.

Il secondo grande punto di forza della Germania è la sua struttura economica, caratterizzata da un solido tessuto di piccole e medie imprese a conduzione familiare. Queste imprese guardano al lungo termine, assumendosi responsabilità verso i propri dipendenti. Questa caratteristica conferisce loro resilienza e flessibilità, consentendo loro di affrontare con successo le sfide e le crisi. Pochi paesi al mondo possono vantare tanti campioni nascosti, aziende altamente innovative che hanno un ruolo chiave nell'economia globale.

Il terzo punto di forza, forse il più importante, è la solidarietà, che è al centro dell'idea di economia sociale di mercato. Come sosteneva il filosofo e naturalista russo Pyotr Kropotkin più di 100 anni fa, e come hanno confermato numerosi studi scientifici, le società solidali hanno maggiori probabilità di superare le grandi crisi e sfide rispetto a quelle individualistiche. La solidarietà crea sicurezza e fiducia, unisce le forze e costruisce ponti, sia dal punto di vista economico che sociale.

Per contrastare il pessimismo, la fiducia è essenziale, come sottolineato dal Presidente Herzog. Questo non significa ignorare i problemi e le sfide citate. Attualmente, la Germania rischia che le paure e le preoccupazioni alimentino un circolo vizioso, peggiorando ulteriormente la situazione economica e sociale. L'economia è in gran parte una questione di percezione. Le aziende non investiranno se non hanno fiducia nella Germania come luogo in cui produrre, e le persone si ritireranno dal mercato del lavoro e investiranno di meno su se stesse se perdono la fiducia.

"Una scossa profonda deve attraversare la Germania. Dobbiamo essere pronti a rinunciare ai nostri beni piu' cari." Questo richiamo del Presidente Herzog non è meno urgente oggi di quanto lo fosse un quarto di secolo fa. Attualmente, la Germania gode di una solida posizione economica e finanziaria. Il nostro Paese non è il malato d'Europa, e non lo sarà, a condizione che mobilitiamo tutte le nostre risorse.

Il governo federale sta già compiendo molte azioni positive, spesso sottovalutate. Tuttavia, manca una bussola chiara e la determinazione necessaria per investire nel futuro e raggiungere una maggiore uguaglianza sociale. Le imprese condividono la responsabilità dei problemi tanto quanto i politici. Dovrebbero essere oneste nel riconoscere i propri errori e investire nella trasformazione ecologica e digitale, invece di puntare il dito contro i politici e chiedere a gran voce maggiori aiuti finanziari. Questo rappresenta l'unico modo per costruire fiducia e interrompere il circolo vizioso in cui la Germania sembra essere intrappolata, caratterizzato da stagnazione economica, declino della prosperità e crescente polarizzazione sociale.


Leggi gli ultimi articoli sulla crisi economica in Germania -->>

sabato 12 agosto 2023

Marcel Fratzscher - Il livello di concentrazione della ricchezza privata in Germania è intollerabile

"L'1% più ricco della popolazione tedesca possiede oltre 3.600 miliardi di euro, vale a dire il 35% della ricchezza privata totale in Germania. E questa cifra supera anche quella posseduta dal 90% della popolazione." scrive il grande economista tedesco Marcel Fratzscher. Il livello di concentrazione della ricchezza privata in Germania secondo Fratzscher ha raggiunto livelli intollerabili ed è pertanto necessario che intervenga lo Stato tedesco aumentando la tassazione sui capitali e sui redditi da capitale, che in Germania resta scandalosamente bassa. Ne scrive Marcel Fratzscher su Die Zeit


ricchezza in Germania


Un'approfondita analisi condotta dall'Economist mette in luce un notevole aumento del patrimonio dei miliardari, non solo durante la pandemia, ma in maniera costante sin dagli anni '90. In netto contrasto tuttavia con il fatto che negli ultimi duecento anni gli Stati non hanno mai raggiunto un livello di indebitamento così elevato come quello attuale. Questa situazione ha portato a una carenza di risorse fondamentali per settori vitali come l'istruzione, la sanità, la creazione di infrastrutture efficienti e la tutela dell'ambiente, e per molti altri obiettivi a lungo termine. Fino ad ora, i leader politici si sono mostrati riluttanti a risolvere questa contraddizione evidente tra l'aumento del deficit nei servizi di interesse generale, da un lato, e l'enorme concentrazione di ricchezza, dall'altro. È giunto il momento che i politici affrontino questa sfida con determinazione.

Secondo i risultati dell'analisi condotta dall'Economist, negli ultimi 25 anni si è assistito a un notevole incremento nella quota di ricchezza detenuta dai miliardari. Nel 1998, la somma totale delle fortune dei miliardari mondiali ammontava a 315 miliardi di dollari, corrispondenti all'1% del totale del PIL mondiale dell'epoca. Nel 2022, tale cifra aveva già raggiunto i 3.000 miliardi di dollari (ossia il 3% del Prodotto Interno Lordo mondiale).

Questo fenomeno è stato particolarmente evidente nei Paesi a regime autocratico e nei settori economici noti per la corruzione, come il settore bancario, le costruzioni, gli immobili e le materie prime. Tuttavia, la quota di ricchezza detenuta dai miliardari è cresciuta anche all'interno delle democrazie, passando dallo 0,5% al 2,5% del PIL. In altre parole, tale incremento è stato di cinque volte.

Il contesto tedesco: scarsa tassazione dei beni e elevata tassazione del lavoro

Rispetto ad altri Paesi democratici, la Germania si distingue per una quota di ricchezza dei super-ricchi rispetto alla produzione economica particolarmente elevata. Questa percentuale si attesta al 13% del Prodotto Interno Lordo, corrispondenti a quasi 500 miliardi di euro. È interessante notare che questa quota non proviene prevalentemente da settori soggetti a frequenti casi di corruzione, in parte grazie all'efficace stato di diritto, ma anche perché la Germania ha una minore presenza di risorse naturali, come le materie prime.

Marcel Fratzscher
Marcel Fratzscher


D'altro canto, la Germania non è altrettanto efficace nel gestire l'origine della ricchezza miliardaria: il 70% di tale ricchezza non è originata dal lavoro, ma è frutto di eredità e donazioni. L'idea che la ricchezza sia principalmente il risultato del successo economico trova fondamento solo in misura limitata, persino nelle democrazie, e tende a perdere di rilevanza nel tempo. Inoltre, questa quota è in aumento a causa di un cambiamento generazionale, in cui le generazioni successive stanno ereditando le sostanze accumulate da uomini e donne che hanno prosperato, specialmente dopo la Seconda Guerra Mondiale. Di conseguenza, ogni anno in Germania si verificano trasferimenti patrimoniali o eredità che ammontano fino a 400 miliardi di euro.

Un ulteriore motivo fondamentale dei patrimoni straordinariamente elevati in Germania risiede nel fatto che pochissimi altri Paesi applicano una tassazione così leggera sulla ricchezza e, allo stesso tempo, gravano in maniera cosi' pesante sul lavoro.

Allo stesso tempo, si è dimostrato che i miliardari traggono vantaggio dalle crisi e riescono ad accrescere ulteriormente le loro fortune, soprattutto grazie alla crescita dei mercati azionari e immobiliari. Secondo le analisi condotte da Financial Times e J.P. Morgan, il 2020 è stato uno degli anni di maggiore successo finanziario per le donne miliardarie in tutto il mondo: il loro numero è aumentato di 700 unità, raggiungendo quota 2.700 nel 2020. Tuttavia, nello stesso periodo, più di 100 milioni di persone sono cadute nella povertà assoluta, ovvero devono vivere con meno di 1,80 dollari o 1,60 euro al giorno. La Germania non fa eccezione: nel 2020, il numero di miliardari è aumentato di 29 unità, portando il totale a 136, e il loro patrimonio è cresciuto di 100 miliardi di euro.

Uno studio del 2020 condotto dal DIW di Berlino, basato sui dati SOEP relativi agli individui con patrimonio elevato (inclusi miliardari e milionari), ha rivelato che l'1% più ricco della popolazione tedesca (l'1,5% della popolazione con un patrimonio elevato) possiede oltre 3.600 miliardi di euro, equivalente al 35% della ricchezza privata totale in Germania. Questa cifra supera leggermente quella posseduta dal 90% della popolazione.

Un milionario medio ha un patrimonio netto di tre milioni di euro. Un adulto medio che si trova nel 50 percento inferiore della distribuzione della ricchezza, invece, ha un patrimonio netto di soli 3.682 euro.

È importante trattare queste cifre con cautela, in quanto alcuni individui con un elevato patrimonio netto hanno dato un contributo significativo durante la pandemia, come ad esempio i fondatori di BioNTech, che hanno contribuito a salvare vite umane mediante nuovi vaccini, farmaci e attrezzature. Tuttavia, questi casi rappresentano solo una parte dell'aumento dei patrimoni. Pertanto, la discussione non verte sulla questione dell'invidia, ma si basa su risultati, competenze ed equità.

Una contraddizione fondamentale che i politici devono affrontare oggi riguarda l'enorme debito nazionale che non ha precedenti, combinato con la qualità insoddisfacente dei servizi di interesse generale, che includono istruzione, sanità, tutela dell'ambiente e infrastrutture. La domanda cruciale che i politici devono porsi è la seguente: è opportuno continuare a tagliare nei servizi di interesse generale e far sì che lo Stato esaurisca ancora di più le proprie risorse? Oppure, è preferibile effettuare gli investimenti pubblici necessari e finanziarli attraverso una gestione oculata delle risorse e un aumento delle entrate fiscali?

La Germania attualmente tassa la ricchezza al 1% del Prodotto Interno Lordo, garantendo un introito di 40 miliardi di euro all'anno. Se il Paese adottasse una tassazione della ricchezza simile a quella di Francia, Regno Unito o Stati Uniti, potrebbe ottenere entrate aggiuntive per 120 miliardi di euro ogni anno. Un aumento della pressione fiscale sulla ricchezza può essere concepito in maniera tale da non arrecare danni all'economia e potrebbe finanziare gli essenziali investimenti pubblici, consentendo al contempo una gestione sostenibile del bilancio statale.

Sorge quindi spontanea la domanda se ci siano valide ragioni per opporsi a una tale riforma.


Leggi anche i precedenti articoli di Marcel Fratzscher -->>

mercoledì 10 febbraio 2021

La vera ragione dietro la profonda disuguaglianza sociale in Germania

Il grande economista tedesco Marcel Fratzscher, dati alla mano, ci spiega perché in Germania le donazioni e le eredità sono la vera ragione dietro la grande disuguaglianza in termini di patrimoni e ricchezza privata. Un articolo molto interessante di Marcel Fratzscher zu Die Zeit


In Germania una parte significativa di tutta la ricchezza privata non è stata ottenuta con il lavoro delle proprie mani, ma tramie le eredità o le donazioni. E questi patrimoni stanno crescendo significativamente, dato che le generazioni del dopoguerra sempre più speso stanno passando parte della loro ricchezza ai figli e ai nipoti, come del resto mostra un nuovo studio. Nella nostra società, tuttavia, a beneficiarne sono in pochi e di solito sono persone già molto privilegiate. Le eredità possono essere una grande fortuna, ma possono esacerbare anche le disuguaglianze in termini di ricchezza e di opportunità. Ecco perché abbiamo bisogno di una discussione fattuale su questo importante argomento e non di un dibattito fondato sull'invidia sociale.

Un nuovo studio condotto dal DIW di Berlino, in collaborazione con altri istituti e università, sottolinea la crescente importanza delle eredità e delle donazioni nella nostra società. Negli ultimi 15 anni, infatti, il 10% di tutti gli adulti ha avuto la fortuna di ricevere un'eredità oppure delle donazioni importanti. Negli ultimi anni, in particolare, la dimensione delle eredità è aumentata significativamente: mentre l'eredità media negli anni tra il 1986 e il 2001 corretta per l'inflazione era ancora di 72.000 euro, negli anni 2002-2017 è salita a 85.000 euro.

Tassa di successione iniqua

Le eredità e le donazioni sono distribuite in maniera molto ineguale, anche in termini di dimensioni. La metà delle eredità è inferiore ai 33.000 euro. Se la cosiddetta mediana è molto più bassa della media, significa che pochi ereditano grandi quantità di denaro. E in effetti, il 10% dei beneficiari riceve la metà di tutte le eredità e di tutte le donazioni. L'altro 90% condivide la metà restante.

Il quadro generale in termini di economia complessiva è sorprendente: studi precedenti del DIW di Berlino stimavano in Germania l'importo totale delle eredità e delle donazioni a 300-400 miliardi di euro ogni anno, vale a dire poco meno del 10% del PIL annuo tedesco. Non è quindi sorprendente che una gran parte degli oltre 10.000 miliardi di euro di ricchezza privata in Germania sia stato ottenuto grazie alle eredità o alle donazioni e non attraverso il lavoro delle proprie mani.



Ciò che stupisce, invece, è quanto poco di tutto ciò lo Stato abbia incassato attraverso l'imposta di successione: tra i sei e i sette miliardi di euro all'anno, cioè poco meno del due per cento della somma totale che si stima venga trasmessa attraverso le eredità e le donazioni. E ciò è dovuto principalmente alle generose esenzioni sull'imposta di successione che permettono oggi come ieri di trasmettere alla generazione successiva delle grandi eredità aziendali, spesso completamente esenti da tassazione. Uno studio precedente del DIW di Berlino, ad esempio, aveva dimostrato che i cittadini che ricevono in eredità tra i 250.000 e 500.000 euro pagano in media più del 10% di tasse di successione, mentre quelli con un'eredità di più di 20 milioni di euro devono pagare in tasse poco meno del 2% di questo importo. L'obiettivo dovrebbe essere quello di evitare di tassare il capitale delle imprese al fine di proteggerle.

Mediamente piu' anziano, tedesco occidentale e ricco

Chi sono gli eredi in Germania? La risposta breve è: per lo più persone che sotto molti aspetti sono già privilegiate. La risposta più lunga è: ad ereditare sono soprattutto persone nella seconda parte della loro vita, cioè tra i 55 e i 74 anni; della Germania ovest, che in media ricevono il doppio dell'eredità rispetto a chi vive nell'est - e quelle con i redditi piu' alti: quasi il 25 % delle eredità, infatti, vanno a persone collocate nel 10% piu' alto di coloro che hanno i redditi più elevati. E si tratta per lo più di persone che sono già molto ricche anche senza aver incassasto un'eredità: due terzi di tutte le eredità e di tutte le donazioni vanno a persone che appartengono al 20 % di coloro che hanno la maggiore ricchezza privata.

La conseguenza è che le eredità e le donazioni hanno un effetto estremo sulla distribuzione e la disuguaglianza in termini di ricchezza e di redditi. Nel dibattito sugli effetti delle eredità, si fa spesso notare che le eredità e le donazioni dopo tutto avrebbero ridotto la disuguaglianza in termini di ricchezza. Questo è vero se si guarda alla disuguaglianza relativa misurata, ad esempio, dal coefficiente di Gini, la misura della disuguaglianza più comune, ma non è nemmeno sorprendente: di solito una persona trasmette la sua eredità a più persone. E già questo di per sé porta in maniera meccanica a una migliore redistribuzione e quindi a un coefficiente di Gini più basso.

Ma in questo modo viene oscurata la distribuzione assoluta in termini di ricchezza e di reddito. Pertanto, guardare alla disuguaglianza assoluta, cioè misurata in euro, è molto più rilevante. Il divario in termini di ricchezza tra chi eredita e chi invece resta a mani vuote aumenta enormemente. E poiché le persone con redditi bassi e piccoli patrimoni hanno molte più probabilità di andarsene a mani vuote o di ricevere solo somme molto piccole, per le loro vite e le loro prospettive future cambia poco.

Nessun dibattito sull'invidia sociale

E' anche vero che un'eredità o una donazione rappresentano una grande opportunità per molte persone. Possono compensare un basso reddito mensile, possono rendere possibile l'acquisto di beni immobili o aiutare a cambiare carriera. È bello quando le persone possono cambiare la loro vita in meglio attraverso l'eredità o le donazioni e ottenere più libertà e maggiore responsabilità personale. Il dibattito quindi non dovrebbe essere in termini di invidia sociale.

La questione dovrebbe essere piuttosto come fare affinché le grandi eredità e le donazioni possano essere tassate più equamente e come è possibile fare in modo che il maggior numero possibile di persone possa beneficiare di eredità e donazioni, specialmente nelle fasi piu' critiche della loro vita, come ad esempio quando si crea una famiglia oppure all'ingresso nella vita professionale. La distribuzione più equa delle detrazioni fiscali, di cui non beneficerebbero solo i coniugi e i figli biologici, ma - in linea con la nuova diversità delle forme familiari - anche altri parenti stretti come i figliastri o i partner civili, potrebbe ridurre la disuguaglianza. Oppure l'abolizione del limite dei dieci anni, che permette in particolare agli individui ad alto patrimonio di trasmettere una parte dei loro beni esentasse ogni dieci anni.

Nelle colonne precedenti, avevo anche proposto un'eredità come opportunità per la vita, grazie alla quale tutti i giovani avrebbero ricevuto una donazione di 30.000 euro dallo Stato dopo aver ottenuto la loro prima qualifica professionale, soldi che avrebbero potuto usare per investire nel loro futuro professionale e privato. Sarebbe anche auspicabile arrivare ad avere una aliquota unica sulle eredità, cioè una tassazione uguale, diciamo, al 10 %, senza eccezioni per i grandi patrimoni, ma con generose indennità per le piccole eredità e le donazioni (che già esistono oggi). Questo significherebbe maggiore equità e aiuterebbe gli eredi a partecipare di più al bene comune.


lunedì 27 luglio 2020

Il vero motivo della profonda disuguaglianza sociale in Germania

"In Germania ci sono poco meno di un milione di milionari, vale a dire circa l'1,5% di tutti gli adulti del paese. All'altro estremo, ci sono invece circa 16 milioni di cittadini che non hanno risparmi netti o sono addirittura indebitati. È giusto?", si chiede il grande economista tedesco Marcel Fratzscher, direttore del prestigioso DIW di Berlino, che su Die Zeit ci spiega perché la disuguaglianza sociale in Germania è così estrema. Da Die Zeit

disuguaglianza sociale in Germania

La distribuzione dei patrimoni privati in Germania è molto piu' disomogenea rispetto a quanto accade negli altri paesi europei. Nel commento precedente ho parlato di alcuni dati recenti, i quali ci mostrano come in Germania la ricchezza reale dei milionari sia molto più alta di quanto si pensasse e che di conseguenza, anche la disuguaglianza complessiva nella distribuzione dei patrimoni è molto più alta di quanto ipotizzato finora. Ciò che in Germania rende così insolita la distribuzione della ricchezza è il fatto che moltissime persone hanno pochi o nessun risparmio, oppure si trovano addirittura in una situazione di indebitamento netto. E per questa ragione devono necessariamente fare affidamento sullo Stato sociale. Hanno relativamente poca responsabilità personale e poco spazio di manovra per se stessi e per le loro famiglie - soprattutto ora, nella crisi causata dal coronavirus. Ma questa elevata disuguaglianza in termini di patrimonio è un problema? E per chi? Per rispondere, abbiamo bisogno di saperne di più sulla distribuzione e sulla natura di questa ricchezza. 

In Germania ci sono poco meno di un milione di milionari, vale a dire circa l'1,5% di tutti gli adulti del paese. All'altro estremo, ci sono invece circa 16 milioni di cittadini che non hanno risparmi netti o sono addirittura indebitati. È giusto? Molti studi dimostrano che noi tedeschi associamo la giustizia sociale principalmente con i risultati raggiunti e con un adeguato soddisfacimento dei bisogni. Per contro, la stragrande maggioranza dei tedeschi non considererebbe equa una distribuzione uniforme degli asset o del reddito. Ciò significa che molti considerano equo un elevato livello di ricchezza, se questo è dovuto essenzialmente alle prestazioni e al merito dell'individuo.

Un nuovo studio del DIW di Berlino ci mostra che i milionari in Germania hanno sei caratteristiche comuni: sono insolitamente molto spesso maschi, di mezza età o più anziani, non hanno un background migratorio, provengono dalla Germania occidentale, sono ben istruiti e spesso lavorano in proprio. Tre di queste caratteristiche sono molto compatibili con il principio del merito: se le persone si impegnano per raggiungere un buon livello di istruzione e formazione e corrono il rischio di mettersi in proprio (la maggior parte di coloro che ci provano poi fallisce, spesso anche più di una volta), allora il patrimonio sarà il risultato di una prestazione individuale. Inoltre, il fatto che le persone possano accumulare una fortuna solo nella mezza età o in vecchiaia sembrerebbe logico e di per sé non è ingiusto.

Ad essere problematiche sono invece altre 3 caratteristiche. Perché non c'è assolutamente nessuna buona ragione perché il genere, la provenienza geografica o il background migratorio di per sé - se si tralasciano tutti gli altri fattori di influenza rilevanti come l'istruzione - debbano influenzare il patrimonio o il reddito. Ci sono molti studi scientifici a dimostrare che queste tre caratteristiche giocano un ruolo determinante anche nel mercato del lavoro. Ma la ragione più importante delle grandi differenze patrimoniali in Germania è un'altra: la ricchezza ereditata.

ricchezza e povertà in Germania
Ricchezza e povertà in Germania



Le eredità in contraddizione con il principio del merito

Più della metà di tutta la ricchezza privata nella Germania di oggi, non è stata guadagnata o creata con le proprie mani, ma è frutto di eredità e donazioni. E questo contraddice con il principio del merito (e naturalmente con il principio della necessità). Infatti, solo poco più di una persona su tre eredita un patrimonio.

Sono soprattutto i milionari ad aver ereditato gran parte del loro patrimonio, di solito sotto forma di beni aziendali e immobili. Due terzi delle eredità fatte di società trasferite in esenzione d'imposta vanno agli eredi maschi, solo un terzo agli eredi di sesso femminile. Il 41 % del patrimonio dei milionari è costituito da immobili, il 43 % da attività commerciali. Al contrario, le persone con pochi beni di solito non possiedono una casa di proprietà, hanno pochi risparmi sul loro conto e forse neanche un'auto. Gli adulti nella metà inferiore della distribuzione della ricchezza, in Germania hanno in media una ricchezza netta di circa 3.600 euro.

Per molti un'eredità è una grande fortuna. Significa sicurezza, apre nuove opportunità professionali oppure la possibilità di continuare le vecchie tradizioni familiari. Soprattutto per le famiglie piu' giovani nelle grandi città, un'eredità a volte è l'unica possibilità per potersi permettere un buon appartamento in una buona posizione. Non deve quindi sorprendere che i sondaggi mostrano chiaramente che molti tedeschi sono contrari ad un aumento dell'imposta di successione.

Qui sorgono tuttavia due problemi fondamentali. Da un lato, le grandi eredità pagano un'imposta di successione notevolmente inferiore rispetto a quelle relativamente più piccole. In caso di successione, inoltre, i beni aziendali per lo più non vengono tassati. Questo spiega anche perché, prima della riforma dell'imposta sulle successioni, i tedeschi con più di 20 milioni di euro di eredità pagavano meno del 2% di imposta di successione, mentre le persone con una eredità fino a 500.000 euro pagavano più del 10%.

La riforma delle successioni può aver ridotto un po' questo problema, che tuttavia è ben lungi dall'essere risolto. Prima o poi la questione dell'imposta di successione diventerà il pomo della discordia nel dibattito politico tedesco. Una radicale semplificazione dell'imposta di successione, ad esempio un'imposta del 10% su tutti i patrimoni, dopo le necessarie esenzioni, e senza eccezioni, sarebbe una soluzione saggia che verrebbe probabilmente percepita dalla società come equa.

Il secondo problema fondamentale è che molte persone con un basso reddito, poca istruzione e poche opportunità non hanno la fortuna di poter incassare un'eredità, ma dipendono completamente dal sistema della sicurezza sociale dello Stato. Lo Stato sociale tuttavia è una polizza assicurativa che protegge le persone dai rischi come la malattia o la disoccupazione, non uno strumento per lo sviluppo delle persone.

Il problema centrale: la mancanza di pari opportunità

Se le eredità sono così importanti, perché allora non dovrebbero essere tutte le persone ad avere la fortuna di ricevere un'eredità? L'idea di un'eredità come opportunità per la vita, che ho ripreso qualche tempo fa in questa rubrica, darebbe a ogni giovane un'eredità di 30.000 euro al completamento della propria formazione. Questi soldi potrebbero poi essere utilizzati liberamente da chiunque, ad esempio per un cambio di carriera, per un periodo di congedo dal lavoro per occuaparsi dei parenti o per altri compiti socialmente importanti.

La mancanza di giustizia sociale percepita da molti in Germania, non riguarda tanto il fatto che in pochi possiedono molti beni, ma che molti abbiano così poco. Il problema centrale è e rimane che non ci sono pari opportunità: durante la loro vita lavorativa, molte persone non hanno neanche la possibilità di costruirsi un piccolo patrimonio e di poter programmare la propria vita al di là degli aiuti dello stato sociale. Eppure il denaro e l'indipendenza, come mostrerò nel prossimo commento, rendono le persone senza dubbio piu' felici.



domenica 19 luglio 2020

Il paese della disuguaglianza

Secondo i dati appena pubblicati dal prestigioso DIW (Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung) di Berlino, la disuguaglianza sociale in Germania sarebbe estrema. Dati alla mano, secondo il DIW, in Germania il 10% piu' ricco della popolazione detiene il 67 % della ricchezza privata, mentre il 50 % piu' povero della popolazione possiede solo l'1% della ricchezza privata. Ne scrive su Die Zeit il direttore del DIW Marcel Fratzscher



Finora non si sapeva con esattezza quanto noi tedeschi fossimo realmente ricchi, oppure poveri. Lo Stato tedesco non raccoglie statistiche pubbliche sulla ricchezza dei cittadini - e poiché i tedeschi benestanti raramente partecipano a dei sondaggi rappresentativi, era anche impossibile sapere quale fosse in Germania la ricchezza privata effettivamente disponibile. Una nuova e piu' specifica indagine del Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung, condotta fra i milionari di questo paese, sta cambiando però la situazione: lo studio dimostra che la ricchezza dei tedeschi piu' facoltosi finora è stata grossolanamente sottovalutata.


In Germania ad esempio la ricchezza totale a disposizione dei cittadini non è di 8,2 trilioni di euro, come precedentemente ipotizzato, ma di oltre 10,3 trilioni di euro. La differenza di circa 2.1 trilioni di euro equivale a circa due terzi del PIL annuo tedesco.

Non sorprende poi che le persone con un patrimonio netto molto elevato siano anche riluttanti a farsi intervistare in merito alla loro ricchezza, tanto più che in Germania essere ricchi di solito viene visto come qualcosa di negativo. I ricchi pertanto sono molto riluttanti nel rivelare la loro ricchezza effettiva. E sono ancora meno inclini nel partecipare a dei sondaggi sull'argomento. A causa di ciò, la nostra indagine socio-economica sulle famiglie, abitualmente molto rappresentativa, vale a dire il Panel socio-economico del DIW di Berlino - per il quale dal 1984 ogni anno vengono intervistate quasi 30.000 persone in oltre 20.000 famiglie - ha sempre avuto il difetto di poter individuare troppi pochi soggetti con un elevato patrimonio netto e quindi di rilevarne la loro ricchezza.



I miei colleghi Carsten Schröder, Charlotte Bartels, Markus Grabka, Johannes König e Konstantin Göbler sono invece riusciti a correggere questa situazione. Utilizzando un database contenente informazioni sugli assetti proprietari delle aziende, hanno identificato persone residenti in Germania che detengono quote significative di almeno una società nel mondo e gli hanno chiesto se potevano intervistarle. Non tutti i soggetti titolari di un patrmonio elevato sono stati d'accordo nel farsi intervistare. Ma sono stati un numero sufficientemente elevato per riuscire ad avere per la prima volta un quadro rappresentativo della ricchezza privata in Germania. Il nuovo set di dati, infatti, comprende anche 700 tedeschi con un patrimonio di oltre 250 milioni di euro, secondo quanto riportato dalla lista dei ricchi di Manager Magazin.

Due terzi della ricchezza apartien al 10% più ricco

I risultati sono decisamente interessenti: il patrimonio netto privato complessivo - composto da beni immobili, attività finanziarie, assicurazioni sulla vita, beni aziendali e beni di consumo durevoli come le automobili, detratte le passività - non solo è di almeno un quarto superiore rispetto a quanto era noto fino ad ora, ma è anche distribuito in modo molto più diseguale: il 10% più ricco non possiede il 59 % del patrimonio netto totale, come precedentemente ipotizzato, ma ne detiene il 67 %. Soprattutto l'1 % al top della distribuzione è notevolmente più ricco di quanto si pensasse: invece della precedente stima di poco inferiore al 22%, questi pochi individui, con poco più del 35%, possiedono più di un terzo del patrimonio netto privato complessivo.

In confronto, il 50 % più povero della popolazione possiede solo l'1 % circa del patrimonio netto privato. Espresso in numeri concreti, ciò significa che un milionario medio ha un patrimonio netto di circa tre milioni di euro. Per contro, un cittadino medio che si trova nella metà inferiore della distribuzione ha un patrimonio netto medio di 3.682 euro. Più di una persona su quattro non ha praticamente alcun patrimonio netto o è addirittura indebitata.

Nel confronto internazionale la disuguaglianza nella distribuzione dei patrimoni privati è quindi insolitamente elevata. In Europa, la Germania è uno dei paesi con la distribuzione degli attivi piu' disuguale. Il coefficiente di Gini, una misura comunemente usata per misuare la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza (un valore pari a zero significa una distribuzione uniforme della ricchezza, un valore di 1 una disuguaglianza massima), con i dati aggiuntivi arriva a 0,83, ed è comunque ancora più alto di quanto non lo fosse prima (0,78).

È giusto?

Ora si aprirà un acceso dibattito sul fatto che questa disuguaglianza sia giusta o ingiusta, economicamente vantaggiosa o dannosa, socialmente equilibrata o socialmente sbilanciata - e questo sarà il punto centrale del prossimo commento. Ciò che è preoccupante, tuttavia, è che così tante persone in Germania abbiano così pochi attivi e siano quindi esposte a dei grandi rischi, soprattutto nell'attuale crisi causata dal coronavirus. Già oggi, molte persone con un reddito e un patrimonio basso hanno dovuto attingere ad una parte significativa dei loro risparmi. Le persone a basso reddito e con pochi risparmi sono state particolarmente colpite dalla crisi. La loro percentuale fra i quasi dieci milioni di uomini e donne che hanno perso il lavoro o hanno dovuto lavorare a orario ridotto è sproporzionatamente alta.

Non deve quindi sorprenderci il fatto che in molti non stiano spendendo il bonus per i figli (Kinderbonus) ma preferiscano risparmiare, e  scelgano di non consumare nonostante i possibili risparmi derivanti dalla riduzione dell'IVA. Per le persone con una ricchezza e un reddito molto elevati, invece, questi trasferimenti aggiuntivi da parte dello Stato non fanno alcuna differenza nei loro comportamenti di consumo, in quanto avrebbero potuto finanziarli anche senza i trasferimenti. Ciò dimostra ancora una volta che un'elevata disuguaglianza in termini di reddito e di ricchezza è un ulteriore ostacolo alla ripresa economica, soprattutto in tempi di crisi come questi.


domenica 24 maggio 2020

Marcel Fratzscher - Perché la sentenza della Corte di Karlsruhe è sbagliata

Il grande economista tedesco Marcel Fratzscher, direttore del prestigioso Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung di Berlino, su Handelsblatt risponde a H. W. Sinn e ci spiega perché c'è bisogno di un chiarimento profondo e definitivo fra la Corte di Karlsruhe e la BCE e perché a questo punto l'unico modo per uscire dallo scontro istituzionale è una modifica dei trattati europei. Auguri! Marcel Fratzscher risponde a Sinn su Handelsblatt

-->

Dopo la sentenza della Corte costituzionale tedesca sull'operato della BCE, la Commissione europea sta esaminando la possibilità di aprire una procedura di infrazione contro la Germania. Ciò dimostra ancora una volta quanto sia stata esplosiva questa sentenza. Oltre a tre gravi errori economici, la sentenza contiene anche dei punti critici legittimi che devono essere affrontati quanto prima per poter disinnescare questo conflitto strisciante che rischia di esplodere da un momento all'altro, senza tuttavia indebolire ulteriormente l'euro.

Il punto critico di fondo sollevato dalla Corte costituzionale federale è che il programma per l'acquisto di obbligazioni PSPP della BCE non soddisfa il requisito della proporzionalità. La Corte lamenta il fatto che il programma della BCE comporterebbe dei costi sproporzionati per i risparmiatori, per alcune aziende e per altri gruppi e aiuterebbe in maniera eccessiva i governi nel rifinanziamento del loro debito pubblico.

Questa accusa mostra una comprensione dell'economia decisamente insufficiente. Una banca centrale può adempiere al proprio mandato di perseguire la stabilità dei prezzi in maniera sostenibile solo se l'occupazione è elevata, la crescita è solida e il sistema finanziario è stabile. In altre parole, una banca centrale non sarà mai in grado di adempiere al proprio mandato se dovessero prosperare le aziende zombie, i risparmiatori vengono espropriati e il sistema bancario crolla.

L'accusa quindi è una contraddizione in termini. In breve: per la Bundesbank o la BCE sarà abbastanza facile dimostrare la proporzionalità della politica monetaria, come del resto già fanno nelle loro previsioni trimestrali.

Il secondo punto debole nel verdetto della Corte di Karlsruhe è la richiesta fatta alla BCE di non perseguire ad ogni costo l'obiettivo della stabilità dei prezzi previsto dai trattati UE, ma di considerare se in ogni singolo caso vale davvero la pena tentare di raggiungere questo obiettivo. Si tratta alla fine di un invito a violare il mandato della banca centrale. Dopotutto, secondo i trattati europei, la stabilità dei prezzi è l'unico mandato primario della BCE.

Ci sono anche altre banche centrali, come ad esempio la banca centrale americana, che oltre alla stabilità dei prezzi, hanno l'obiettivo di perseguire la piena occupazione. La revisione della sua strategia, prevista per quest'anno, offrirà sicuramente alla BCE la possibilità di affrontare alcune delle critiche formulate da Karlsruhe. Ma un cambiamento fondamentale del suo mandato richiederebbe un adeguamento dei trattati europei.

Il terzo punto debole è la richiesta che la BCE giudichi gli effetti redistribuivi della sua politica monetaria, non solo all'interno dei singoli paesi, ma anche fra i paesi dell'eurozona. Questa sentenza non è la prima sentenza con la quale la Corte costituzionale federale si lamenta del fatto che la BCE sta assumendo dei rischi quasi fiscali e che implicitamente sta mettendo in carico alla Germania dei rischi relativi ad altri paesi. Una tale condivisione del rischio è un elemento necessario in qualsiasi unione economica e monetaria, dalla quale alla fine traggono vantaggio tutti i partecipanti, poiché ciò riduce i rischi per tutti i membri.

La Corte costituzionale federale ha ragione quando dice che attraverso la sua politica monetaria la BCE si sta facendo carico di molti di questi rischi, acquistando titoli di Stato e offrendo molta liquidità alle banche, in particolare dei paesi più deboli. In effetti, se l'area dell'euro avesse un'unione fiscale adeguata e un mercato dei capitali unico, la BCE dovrebbe assumersi minori rischi.

La più grande contraddizione dei molti critici della BCE tedeschi è che vorrebbero ridurre la capacità di agire della BCE, ma allo stesso tempo rifiutano le misure necessarie per creare una unione fiscale e un mercato dei capitali. Molti dei critici della BCE, sono anche fra coloro che ora stanno attaccando il programma di ricostruzione europeo proposto dalla cancelliera Merkel e dal presidente francese Macron per alleviare il peso che grava sulla BCE.

L'UE e il governo federale devono affrontare con urgenza questo conflitto con la Corte costituzionale federale. Questo conflitto strisciante ha causato enormi danni alla BCE. Perché in Germania la critica della Corte costituzionale viene condivisa da una larga parte dell'opinione pubblica, dei media e anche da alcuni economisti.

Il risultato è che in Germania a soffrirne enormemente è la fiducia nella BCE e in definitiva ne soffre anche la sua capacità di perseguire con successo una politica monetaria di lungo periodo. Gran parte delle critiche alla BCE possono essere considerate fondamentalmente sbagliate - e anche io la penso così - ma il conflitto alla fine dovrà essere chiarito per non causare ulteriori danni alla BCE e all'euro.

La giusta conclusione dopo la sentenza di Karlsruhe non dovrebbe essere l'abbandono da parte della BCE della sua posizione in materia di politica monetaria. Sarà invece necessario modificare i trattati europei che definiscono esplicitamente il mandato, gli strumenti politici consentiti e il quadro delle azioni della BCE.

Altrettanto importante è una riforma dell'unione economica e monetaria, attraverso strumenti fiscali comuni a livello europeo e il completamento del mercato interno. Entrambi i passaggi sono estremamente difficili da implementare. Il fallimento sarebbe catastrofico e potrebbe mettere in pericolo l'euro stesso.

lunedì 16 settembre 2019

Marcel Fratzscher - Perché bisogna fermare il vittimismo e il nazionalismo della stampa popolare

Per Marcel Fratzscher il vittimismo della Bild Zeitung e gli attacchi alla BCE da parte della stampa tedesca sono piu' che altro una forma di nazionalismo miope che ignora gli enormi benefici che la Germania sta avendo dalla lunga stagione dei tassi a zero. Ne scrive la colomba Marcel Fratzscher su Handelsblatt


Il grido di indignazione levatosi dalla Germania giovedì scorso quando la BCE ha annunciato un nuovo pacchetto di misure è stato molto forte. Raramente fin ad ora l'argomento era stato trattato dalla maggior parte dei media tedeschi in maniera cosi' emotiva - i quali hanno attaccato la BCE in maniera cosi' dura.

La "Bild Zeitung" ha mostrato il presidente della BCE Mario Draghi come se fosse un vampiro che succhia il sangue dai conti dei piccoli risparmiatori e costringe le persone a fare debiti. È arrivato il momento di rimuovere dal dibattito il nazionalismo e l'ideologia, e di fondarlo su fatti ed elementi concreti. Un simile dibattito, nel nostro paese, servirebbe a smascherare molti falsi miti.

Il primo mito è quello del risparmiatore tedesco vittima della politica monetaria della BCE. È vero che i tassi di interesse a zero rendono estremamente difficili le forme di previdenza integrativa privata, soprattutto per i piccoli risparmiatori che non possiedono una abitazione propria, oppure che non hanno azioni. Ma è anche vero che la responsabilità dei bassi tassi di interesse non è della BCE, ma della politica.

L'interesse è il prezzo del denaro e poiché ogni anno in Germania risparmiamo il 7% del PIL, i tassi di interesse devono per forza restare bassi. Il problema non è tanto l'elevato livello di risparmio dei cittadini, piuttosto gli elevati risparmi e i bassi investimenti delle imprese e dello stato.

Soprattutto in questi periodi economici difficili, è urgente che il governo tedesco stabilizzi l'economia con un programma di investimenti e crescita di lungo periodo al fine di far risalire i tassi di interesse.

Lo stato tedesco è anche il principale beneficiario dei bassi tassi di interesse, grazie ai quali ogni anno risparmia 45 miliardi di euro di interessi sul debito. Il governo federale avrebbe potuto trasferire ai contribuenti questi risparmi attraverso la riduzione delle tasse, come l'abbassamento dell'IVA o la riduzione dei contributi sociali, ma invece ha preferito abolire in parte o del tutto il "Soli", non a beneficio dei piccoli risparmiatori, ma dell'alta borghesia.

Il secondo mito individua nelle banche le vittime della politica monetaria: è puro cinismo quello dei dirigenti delle banche tedesche che accusano la BCE di aver distrutto il sistema finanziario. Il fatto è che le banche con i loro comportamenti sono responsabili della crisi finanziaria globale del 2008/09, senza la quale oggi non ci sarebbero tassi di interesse a zero.

Invece di lamentarsi della BCE, le banche dovrebbero assumersi la responsabilità dei loro comportamenti. Il problema maggiore della BCE - e la ragione dei tassi negativi sui depositi - è che le banche non stanno adempiendo al loro compito di prestare denaro e in questo modo rallentano la ripresa economica dell'Europa. Senza le necessarie riforme del sistema bancario, i tassi di interesse non aumenteranno.

Il terzo mito è quello della Germania vittima della BCE. Non malgrado, ma grazie alla politica monetaria della BCE, l'economia tedesca sta andando cosi' bene.

Proprio l'economia tedesca, a causa della sua elevata dipendenza dalle esportazioni, ha notevolmente beneficiato dei bassi tassi di interesse, dell'abbondanza di credito, della salvaguardia della stabilità economica dell'Europa e di un euro relativamente debole 

Le lamentele di alcuni tedeschi secondo le quali la BCE starebbe assumendo dei rischi troppo elevati all'interno del sistema di pagamento Target oppure con i suoi prestiti è cinica: la Germania vuole trarre profitto dall'euro, ma essa stessa dovrebbe contribuire il meno possibile al successo della valuta comune.

E se alcuni continuano a lamentarsi del fatto che nelle decisioni della BCE la Bundesbank è stata messa in minoranza, bisogna dire che anche il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, si è pronuncato in favore di una riduzione dei tassi sui depositi.

Il quarto mito riguarda il ruolo della BCE. Molti in questo paese desiderano che la BCE costringa i governi a risparmiare e a fare le riforme, proteggendo al contempo i piccoli risparmiatori e le banche. In Italia e in Spagna, molti invece chiedono che la BCE riduca in maniera permanente il debito pubblico o riformi le banche.

Niente di tutto ciò è compito della BCE, e fallirebbe miseramente se solo tentasse di farlo. La politica ha affidato un compito centrale alla BCE: mantenere la stabilità dei prezzi. La BCE non è riuscita a farlo e quindi non ha altra scelta che continuare la sua politica monetaria espansiva fino a quando i prezzi non saranno nuovamente stabili. Tutto il resto è compito della politica.

In Germania abbiamo bisogno di un dibattito onesto sui tassi di interesse e sulla politica monetaria, e non di un dibattito guidato dall'ideologia o dal nazionalismo. Invece di abusare della BCE come capro espiatorio per gli errori della politica economica e finanziaria - e quindi danneggiarla - i politici, i media e gli economisti dovrebbero avviare un discorso responsabile su ciò che dovrebbe essere fatto per determinare la fine della stagione dei tassi di interesse a zero, che tutti noi del resto desideriamo.



-->

mercoledì 11 settembre 2019

Marcel Fratzscher - Perché il risparmiatore tedesco in realtà dovrebbe solo ringraziare la BCE

Alla vigilia del probabile annuncio da parte della BCE di un nuovo QE e di una ulteriore riduzione dei tassi, vale la pena andare a rileggere quello che l'ottimo Marcel Fratzscher, economista e direttore del prestigioso Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung, scriveva qualche settimana fa su Die Zeit: i tedeschi dovrebbero solo ringraziare la BCE a guida italiana perché senza i tassi a zero non avrebbero mai avuto un mercato del lavoro cosi' florido e non avrebbero mai avuto la riduzione della pressione fiscale degli ultimi anni. Ne scrive Marcel Fratzscher  su  Die Zeit


Sembra che la storia del piccolo risparmiatore tedesco espropriato dei suoi risparmi a causa dei bassi tassi di interesse e dalla cattiva politica monetaria della BCE, ormai sia riuscita ad entrare nella nostra testa come se fosse una forma di antica saggezza popolare. Non incassa piu' alcun interesse per il suo denaro faticosamente risparmiato, e per questo deve risparmiare ancora di più. E nonostante ciò quando andrà in pensione non avrà un reddito pensionistico sufficiente per la vecchiaia. Questo esproprio porterà alla miseria e ad una vecchiaia in povertà e punirà duramente i tedeschi per il loro comportamento virtuoso. Peggio ancora, la politica monetaria finisce per aumentare le disuguaglianze, poiché colpisce i deboli e aiuta i ricchi, almeno secondo la percezione comune.

Ma il mito del risparmiatore quale vittima della politica monetaria e dei bassi tassi di interesse, corrisponde davvero alla realtà?

I critici della politica monetaria della BCE spesso e volentieri evitano di menzionare il fatto che il 40 % dei tedeschi adulti non dispone di alcun patrimonio. In quasi nessun'altra economia sviluppata esiste una percentuale così elevata di persone che non risparmiano e che quindi non mettono soldi da parte, nemmeno sotto forma di previdenza pensionistica integrativa. Può anche darsi che molti scelgano di risparmiare poco o nulla perché nel nostro paese abbiamo ancora uno stato sociale forte che garantisce una buona copertura dei bisogni, almeno rispetto alla maggior parte degli altri paesi occidentali.

La maggior parte, tuttavia, non riesce a risparmiare perché i salari sono bassi e le tasse e i contributi sociali alti e quindi devono utilizzare l'intero reddito disponibile per le esigenze quotidiane. A queste persone non importa molto se i tassi di interesse sono pari a zero o sono al 10%. Perché chi non ha nulla da parte, non può beneficiare dei tassi di interesse.

I prezzi sono stabili

È strano che quando si inizia a parlare di politica monetaria, i politici e i media pensino ai tedeschi soprattutto come a dei risparmiatori. I tedeschi non sono solo dei risparmiatori, ma sono molto più spesso dei lavoratori e quindi dipendono dal fatto che esista un mercato del lavoro forte e sicuro. La politica monetaria, grazie ai bassi tassi di interesse, ha decisamente aiutato le aziende ad espandersi, ad assumere personale e a farle lavorare.

Negli ultimi anni pertanto molti milioni di posti di lavoro in Europa e in Germania sono stati creati grazie alla politica monetaria espansiva della BCE. La forte crescita economica del nostro paese, dovuta anche alla politica monetaria della BCE, in Germania ha garantito aumenti salariali in quasi tutte le fasce di reddito. Molti tedeschi sono anche genitori o nonni e desiderano che anche tra dieci o venti anni i loro figli e nipoti possano trovare un posto di lavoro degno di questo nome .

Ogni tedesco è anche un consumatore e vuole essere sicuro che anche in futuro le sue esigenze di base possano essere coperte dalle entrate. La politica monetaria della BCE ha svolto un ruolo chiave nel mantenere l'euro stabile, e quindi nel mantenere i prezzi stabili per i consumatori.

Molti tedeschi sono anche dei contribuenti. Coloro che si lamentano dei bassi tassi di interesse preferiscono ignorare un fatto molto semplice: ogni anno lo stato tedesco può risparmiare 45 miliardi di euro grazie a minori spese per interessi sul debito. Ciò ha alleviato il carico per il contribuente tedesco e negli ultimi dieci anni ha permesso allo stato di aumentare significativamente la spesa sociale. L'abolizione del "Soli", che costerà quasi dieci miliardi di euro all'anno, non sarebbe mai stato possibile senza i bassi tassi di interesse.

E ogni tedesco è anche un europeo. È vero che i paesi in crisi come l'Italia o la Spagna hanno beneficiato della politica monetaria espansiva ancora di più di quanto abbia fatto la Germania. Ma è davvero un male se a beneficiarne sono anche gli altri, cioè i paesi in crisi? Non si tratta forse di solidarietà, non solo all'interno della Germania, ma all'interno dell'Europa? Soprattutto perché non sarà mai possibile sottolineare a sufficienza che la Germania è fra i paesi vincitori che beneficiano dei bassi tassi di interesse

Chi ancora non si è convinto del fatto che la politica monetaria sia nell'interesse di tutti i tedeschi, forse potrà essere convinto da questo argomento: i bassi tassi di interesse non sono esclusivamente il risultato della politica monetaria della BCE, ma la conseguenza di un eccesso di risparmio, soprattutto da parte dei tedeschi. Come per tutti i beni, il prezzo del denaro è il risultato dell'incontro fra domanda e offerta.

Spendere di più, risparmiare di meno

Diamo un'occhiata al surplus delle partite correnti tedesche: l'economia tedesca ha un risparmio netto di oltre il 7% del PIL. Sono circa 240 miliardi di euro, vale a dire in media circa 3.000 euro pro capite o 12.000 euro all'anno per una famiglia di quattro persone. Se noi cittadini e le nostre imprese non spendiamo il denaro e se l'offerta di risparmio aumenta, allora il prezzo del denaro, cioè l'interesse, deve necessariamente scendere.

La BCE con la sua politica monetaria cerca di facilitare l'incontro fra domanda e offerta e di porre rimedio a un malfunzionamento del mercato. Al contrario, ciò significa anche che i tassi di interesse in Germania riprenderanno ad aumentare solo quando le persone e le aziende investiranno di più, spenderanno piu' soldi e risparmieranno di meno.

I tedeschi non sono solo dei risparmiatori, ma anche dei padri o delle madri, dei lavoratori, dei consumatori, dei contribuenti e parte di una comunità solidale. La Germania non è fra le fila dei perdenti della politica dei bassi tassi di interesse della BCE, al contrario, il nostro paese è fra i vincitori. E non solo il nostro paese, ma ognuno di noi in un modo o nell'altro ha tratto vantaggio dalla politica monetaria e dall'euro.
-->

mercoledì 22 maggio 2019

La trappola dei bassi salari

Otto milioni di persone in Germania si guadagnano da vivere con un lavoro a basso salario, cioè per meno di 10.80 € lordi l'ora. Ad attenderli c'è una vecchiaia in povertà. Ne scrive su Die Zeit Marcel Fratzscher, il direttore del prestigioso DIW di Berlino.


La Germania ha uno dei più grandi settori a basso salario in Europa. Nonostante il boom dell'occupazione e la forte crescita economica, in questo paese un dipendente su quattro - circa otto milioni di persone - guadagna meno di € 10,80 lordi l'ora, vale a dire la soglia al di sotto della quale si percepisce un basso salario. A livello europeo la proporzione è di uno a sei. In Germania ad essere colpiti sono soprattutto i genitori single, i tedeschi dell'est, le donne e i migranti.

Ancora più deprimente è il fatto che per queste persone la mobilità sociale sia insolitamente bassa e che la stragrande maggioranza abbia poche possibilità di uscire dal settore a basso salario e di migliorare la propria condizione. Si tratta del risultato centrale di uno studio condotto da due dei miei colleghi del DIW di Berlino.


La politica da tempo discute di come si possa riformare e migliorare il welfare state tedesco. Il governo federale sta mettendo mano al portafoglio per aumentare le pensioni dei redditi piu' bassi e per ampliare le prestazioni sociali - dai sussidi per l'alloggio, al miglioramento delle prestazioni per i genitori single.

Il lavoro deve essere retribuito in maniera adeguata

Ma la politica spesso si trova ad affrontare solo i sintomi di un problema che ha le sue radici da qualche altra parte, vale a dire nel mercato del lavoro e nel fatto che stranamente in Germania molti lavoratori percepiscono un basso salario orario. Chi percepisce un basso stipendio ha difficoltà a pagare l'affitto e dipenderà quindi dai sussidi per l'alloggio. Salari bassi implicano anche delle pensioni basse in età avanzata. A ciò bisogna aggiungere che molti in Germania lavorano part-time e hanno delle carriere lavorative discontinue.

Se non si riesce a vivere del proprio lavoro, allora non bisogna sorprendersi se sempre più persone dipendono dai sussidi dello stato sociale. Ma allo stesso tempo lo stato sociale per il singolo individuo è sempre meno efficiente. Il lavoro deve essere adeguatamente remunerato sia per poter fornire alle persone una maggiore sicurezza e autosufficienza, che per alleggerire il peso che grava sullo stato sociale.

I dati relativi al settore a basso salario tedesco sono preoccupanti: ci sono nove milioni di posti di lavoro a bassa retribuzione, di cui circa otto milioni sono lavori principali. In altre parole, otto milioni di persone devono guadagnarsi da vivere con questi bassi salari. L'argomento secondo il quale il fenomeno del basso salario colpirebbe principalmente i lavoratori part-time o gli studenti non corrisponde alla verità.

La percentuale di coloro che a metà degli anni '90 lavoravano nel settore a bassa retribuzione era del 16% sul totale dei dipendenti, oggi è del 24%. Ciò non è dovuto al fatto che la mediana, cioè il valore di riferimento per i salari orari, sia cresciuta e le persone con un basso salario siano rimaste indietro. È vero il contrario: il salario orario reale della mediana degli anni '90 è cresciuto a malapena. La forte espansione del settore a basso reddito è  dovuta piuttosto ad una riduzione dei salari reali in quel terzo dei dipendenti con i salari orari più bassi. Dal 1995 ad oggi i salari reali del 10% dei dipendenti con i salari orari più bassi sono diminuiti del 10%. Al contrario, i salari reali del 50% superiore sono cresciuti in maniera significativa.



Non bisogna dimenticare che l'introduzione del salario minimo nel 2015 ha contribuito a ridurre, almeno temporaneamente, il settore a basso salario. Anche per molti di coloro che all'epoca guadagnavano piu' del salario minimo iniziale di 8,50 euro lordi l'ora, il salario orario di fatto è aumentato. Questo miglioramento tuttavia sembra essere stato solo temporaneo, nel 2017 il settore a basso salario ha ripreso a crescere.

Chi percepisce un basso salario? Sono soprattutto donne - il 28 % delle donne lavoratrici, il 17 % degli uomini. Inoltre, nel settore a basso salario si possono facilmente trovare il 40% di tutti i genitori single, il 30% dei dipendenti con un background di immigrazione, un terzo dei lavoratori dipendenti della Germania dell'est e le persone con un basso livello di istruzione.

Lo studio mostra anche che fra i lavoratori con un basso salario, due su tre rimangono in questo settore a basso reddito anche nel medio termine. Ciò confuta la tesi di coloro i quali sostengono che molte persone riceverebbero un basso salario solo transitoriamente e che in seguito riuscirebbero ad uscirne. Basso salario come trampolino di lancio, per così dire. È vero il contrario, dal momento che sono pochissimi quelli che grazie ad una qualifica professionale riescono ad uscire dal settore a basso salario o a migliorare la propria situazione finanziaria. E per la maggior parte delle persone l'impiego a basso salario non è un secondo lavoro.

Per la società e lo stato sociale questa mancanza di mobilità è un boomerang. Le persone che per un lungo periodo di tempo lavorano per un basso salario finiscono in una situazione di dipendenza permanente dallo stato sociale. Nel corso della loro vita lavorativa dipendono fortemente dai servizi sociali e in età avanzata dovranno subire un ulteriore taglio al loro tenore di vita, perché difficilmente potranno permettersi di fare della previdenza sociale integrativa e nel corso della vita lavorativa hanno acquisito solo i requisiti pensionistici minimi.

Nessun contratto collettivo

Perché così tante persone in Germania lavorano così a lungo per degli stipendi così bassi? Un motivo importante sono i minijob, che da un lato sono prevedono una paga insolitamente bassa e dall'altro, tengono imprigionati molti lavoratori dipendenti in un rapporto lavorativo minore. In termini di reddito lordo i lavoratori coinvolti dovrebbero fare un grande balzo in avanti, affinché per loro possa diventare finanziariamente vantaggioso.

Anche l'importanza decrescente delle parti sociali gioca un ruolo importante. Nel settore a basso reddito quasi nessun rapporto di lavoro ha un contratto collettivo alle spalle e molti dipendenti di fatto hanno poco potere contrattuale nei confronti dei loro datori di lavoro. A ciò bisogna aggiungere la scarsa qualificazione di molte persone che lavorano per un basso salario. Troppe persone non hanno alcuna qualifica professionale o lavorano in occupazioni per le quali non sono previste qualifiche.

Anche se la qualificazione e la formazione sono misure essenziali, non bisogna comunque aspettarsi dei miracoli. Il successo registrato con l'introduzione del salario minimo - tre milioni di lavoratori hanno sperimentato un aumento sostanziale del loro stipendio, e contro tutti gli allarmismi non è stato distrutto quasi nessun posto di lavoro - ci mostra che per far uscire le persone dal cosiddetto settore a basso salario sono necessarie delle parti sociali forti.

L'ampio settore a basso salario è sicuramente uno dei punti deboli più problematici per la nostra economia sociale di mercato. Sociale non è ciò che crea lavoro, sociale è ciò che crea un buon lavoro. L'aspirazione ad un buon lavoro dovrebbe includere sia il salario con il quale le persone possono guadagnarsi da vivere, che l'opportunità di un avanzamento professionale e sociale. Diversamente la nostra economia di mercato non merita piu' il titolo di economia sociale di mercato.