Lo Schuldenbremse tedesco, che di fatto è il modello a cui ci si è ispirati per il pareggio di bilancio nella Costituzione italiana, in Germania ha causato solo danni. Su Makronom Gustav A. Horn, il direttore del prestigioso Instituts für Makroökonomie und Konjunkturforschung (IMK) presso la Hans-Böckler-Stiftung spiega perché ormai è arrivato il momento di rimuoverlo. Da Makronom.de
Lo Schuldembremse tedesco viene celebrato come una storia di successo. Di fatto è una misura pericolosa e inutile che impedisce la crescita del benessere e aumenta l'instabilità. Un commento di Gustav Horn e Katja Rietzler.
Qualche settimana fa il presidente DIW Marcel Fratzscher ha criticato l'ex capo economista della BCE Otmar Issing, il quale aveva chiesto più' investimenti pubblici, e allo stesso tempo aveva proposto di finanziarli con una riorganizzazione della spesa pubblica. La proposta di Issing di fatto equivale ad una difesa dello "Schwarze Null" (pareggio di bilancio) in quanto obiettivo di politica economica.
Giustamente Fratzscher evidenzia i problemi sollevati da un tale obiettivo, in particolar modo nel caso in cui la crescita potenziale di un'economia sia cosi' bassa come in Germania. Fratzcher al contrario propone di sfruttare gli spazi fiscali disponibili, per aumentare gli investimenti pubblici anche in un regime di "Schuldembremse" (legge Costituzionale introdotta nel 2009 valida sia a livello federale che nei Laender e che impone un bilancio pubblico in pareggio oppure un deficit strutturale massimo dello 0.35%). In questo modo si avrebbe un aumento della crescita potenziale, che alla fine è quella che determina la nostra prosperità. Tutto cio' sembra pragmatico, giusto e buono.
Ma alla fine del suo discorso si trova una frase che lascia sbalorditi. Fratzscher scrive.
"lo Schuldenbremse è giusto e necessario ed ha portato ad una riduzione del debito nazionale, purtroppo anche a scapito degli investimenti pubblici"
Questa frase irrita, soprattutto alla luce di quanto scritto prima. Senza dubbio la bassa crescita della produttività è attualmente uno dei problemi piu' gravi, se non il problema piu' grave dell'economia tedesca. Ed è per questa ragione che gli spazi per un aumento del potere di acquisto dei consumatori o per un aumento dei profitti aziendali sono limitati. In altre parole: la crescita del nostro benessere sta rallentando.
Una ragione fondamentale di questo processo probabilmente è la mancanza di investimenti nei settori produttivi. Questo vale sia per gli investimenti privati in macchinari e attrezzature, ma soprattutto per gli investimenti pubblici in infrastrutture. Di fatto gli investimenti pubblici sono da molti anni negativi, una lunga fase interrotta solo dai programmi congiunturali durante la crisi. Vale a dire, gli ammortamenti sono superiori alla formazione di capitale lordo. Formulato altrimenti: l'infrastruttura pubblica si sta consumando.
Che da questa situazione non possa emergere una crescita della produttività è tutt'altro che sorprendente. La vera questione da indagare è se lo Schuldenbremse impedisce una duratura ripresa degli investimenti; e se è cosi', perché allora sarebbe "giusto e necessario" come ha scritto Fratzscher? Lars Feld, membro del Consiglio dei Saggi Economici e come Fratzscher membro della commissione per la promozione degli investimenti presso il Ministero dell'Economia nega addirittura ogni connessione fra lo Schuldenbremse e la debolezza degli investimenti.
E' vero che negli anni passati, anche dopo l'introduzione dello Schuldenbremse, ci sono state notevoli possibilità di fare investimenti. Grazie alla forte congiuntura interna e al corrispondente forte aumento delle entrate fiscali, è stato relativamente facile soddisfare i requisiti previsti dallo Schuldenbremse. E' stata piuttosto una scelta ideologica della politica quella di non utilizzare gli spazi disponibili per aumentare gli investimenti. Si è scelto di dare alla crescita futura una priorità inferiore rispetto allo "Schwarze Null", che nel frattempo è diventato il feticcio del Ministero delle Finanze.
Lo Schuldenbremse è pericoloso, in quanto le sue procedure di aggiustamento ciclico eliminano rapidamente gli spazi di manovra. Gli studi sullo Schuldenbremse svizzero lo mostrano chiaramente: esiste da piu' tempo rispetto a quello tedesco e i metodi di adeguamento al ciclo economico hanno un minore effetto pro-ciclico rispetto allo Schuldenbremse tedesco. E' plausibile pensare che la sua applicazione implichi una particolare debolezza degli investimenti. Supponiamo ad esempio che il governo si aspetti che il deficit pubblico superi la soglia consentita dallo Schuldenbremse. In questo caso ha 3 opzioni:
1) il governo puo' aumentare le tasse. Si tratta di un processo legislativo lungo e impopolare. Pertanto un governo potrebbe essere riluttante nello scegliere questa opzione.
2) può ridurre la spesa corrente. Ma cio' è possibile solo in misura limitata. La parte principale della spesa corrente è costituita da spese per il personale, che al massimo potranno essere ridotte nel lungo termine. In considerazione dei fabbisogni di personale non coperti, anche questa scelta risulterebbe alquanto impopolare. Anche questa opzione non potrebbe essere esercitata in misura significativa. Resta come ultima risorsa:
3) il governo puo' ridurre la spesa per investimenti. E' la variante piu' facile da realizzare. Alla fine si tratta di risorse disponibili, la cui non-spesa nel breve periodo non ha alcun impatto negativo, e allo stesso tempo migliora rapidamente la situazione di bilancio. Non è quindi sorprendente che questo approccio sia la risposta piu' probabile alle limitazioni imposte dai bilanci pubblici.
In questo scenario, l'affermazione secondo cui lo Schuldenbremse è allo stesso tempo "necessario e giusto" non è compatibile con l'obiettivo di aumentare in maniera sostenibile la spesa per investimenti - impossibile che accada con lo Schuldenbremse in vigore. Al massimo, nei periodi di buona congiuntura economica e con elevate entrate fiscali - come accade adesso - ci si puo' aspettare un aumento temporaneo degli investimenti. In caso contrario, soprattutto in tempi di difficoltà economiche, saranno la prima voce ad essere tagliata. E questo vale ancora di piu' se lo Schuldenbremse è progettato in maniera piu' rigida. La tanto desiderata spinta verso l'alto della produttività in queste condizioni appare improbabile.
Lo Schuldenbremse impedisce un aumento del benessere e quindi la riduzione del debito, che in realtà era il suo obiettivo - per non parlare del fatto che non ha niente a che fare con l'equità intergenerazionale. Alla fine l'infrastruttura sarà utilizzata per diverse generazioni, fatto che rende giustificabile il contributo delle generazioni future attraverso un finanziamento del debito.
Questa gestione degli investimenti ha anche un altro effetto: amplifica le fluttuazioni economiche. Se nelle fasi espansive le spese per investimenti crescono mentre nei periodi piu' difficili vengono ridotte, succede esattamente il contrario di quello che sarebbe richiesto per ragioni di stabilità. Quindi non stupitevi se in futuro le fluttazioni cicliche saranno amplificate. Non mi pare né necessario, né giusto.
Mercati finanziari ancora instabili.
L'obiettivo dichiarato dello Schuldenbremse è la riduzione del debito pubblico. Obiettivo desiderabile e giustificabile nella misura in cui tiene sotto controllo l'onere per gli interessi nei conti pubblici. Alle fine queste risorse saranno disponibili per altri usi, piu' produttivi, come ad esempio gli investimenti pubblici. Ma si tratta di una prospettiva sul debito pubblico che è possibile seguire per buone ragioni solo fino a quando il debito pubblico è relativamente alto.
Cosa accadrebbe se lo Schuldenbremse avesse il successo che i suoi sostenitori auspicano? Il debito pubblico si stabilizzerebbe probabilmente ad un livello di poco superiore al 10% del PIL. Dal punto di vista dei sostenitori sarebbe un successo - dal punto di vista del mercato dei capitali sarebbe una catastrofe.
Perché dal punto di vista dei mercati finanziari il debito pubblico è fatto dai titoli del debito pubblico. Questi titoli sono l'investimento per tutti coloro che cercano la sicurezza sui mercati finanziari. Questa forma sicura di investimento viene di fatto ridotta dallo Schuldenbremse e costringe gli investitori ad un maggior rischio oppure alla liquidità. Le conseguenze non sarebbero solo minori investimenti, ma anche mercati finanziari piu' instabili. Anche questo non è né necessario né buono per l'economia.
L'introduzione dello Schuldenbremse in Germania nel 2009 era stata celebrato, soprattutto da CDU e SPD, come un grande successo di politica economica. Nel frattempo anche in questi partiti l'entusiasmo si è spento. Nel dibattito pubblico, soprattutto nei Laender, si tende ad attribuire le buone condizioni dei bilanci pubblici all'effetto dello Schuldenbremse. In realtà il miglioramento delle finanze pubbliche è dovuto in buona parte alla congiuntura supportata dalla situazione economica interna.
L'inutile ricerca di scappatoie
Nel frattempo dietro le quinte si lavora in tutti i modi per aggirare lo Schuldenbremse. Questi sforzi vanno dal livello europeo (parola chiave "Piano Juncker") fino al Ministero delle Finanze con la nuova società di gestione delle autostrade che dovrà agire ed investire al di fuori del bilancio pubblico. Al Ministero dell'Economia invece c'è la commissione guidata da Marcel Fratzscher per la promozione degli investimenti il cui unico obiettivo è quello di esplorare nuovi modi per aumentare gli investimenti e sfuggire al giogo dello Schuldenbremse. Senza lo Schuldenbremse, questa commissione non ci sarebbe mai stata, perché semplicemente non sarebbe stata necessaria.
Non c'è da meravigliarsi se lo Schuldenbremse oggi sembra essere già antiquato: si basa su di un pensiero economico superato. Lo Schuldenbremse puo' funzionare solo se l'economia non va in crisi. Si basa sul presupposto che il sistema di mercato sia intrinsecamente stabile e non richieda nessun intervento stabilizzatore attraverso la politica fiscale. In verità implica molto di piu': una duratura assenza dello stato in materia di politiche di stabilità. Questo compito, considerato non necessario, viene lasciato alla politica monetaria.
Le crisi degli ultimi anni hanno mostrato chiaramente che questo punto di vista è falso. La politica monetaria è stata sovraccaricata di compiti, e ha bisogno di ulteriori interventi discrezionali di politica fiscale per poter ripristinare la stabilità. Lo Schuldenbremse è inutile e sbagliato. La sua eliminazione sarebbe una misura di politica economica sensata. Ma il coraggio politico per farlo nella Germania del 2016 è difficile da trovare.
Domanda estemporanea: C'e' qualcuno che puoi darmi qualche informazione, gentilmente, sulle Förderklassen? Sono quelle scuole da cui, una volta entrati, non si esce se non per fare il manovale?
RispondiEliminaGrazie per qualunque commento riguardo
complimenti per questo sito. Molto interessante. Mancano i link per FB,TW, ecc.
RispondiEliminaScusate, non mi ero accorto che i link esistono. Buon lavoro!
EliminaArticolo illuminante di RT. Deutsch sulla Germania.
RispondiEliminaPurtroppo non sono un tradutore.
https://deutsch.rt.com/meinung/43209-trump-uber-erschutterungen-im-deutschen-mainstream/
Non ho da obiettare nemmeno una virgola a questo ottimo articolo. Per cui, mi limito ad aggiungere solo due piccole postille.
RispondiEliminaIn questo "momento" (che dura da diversi anni), la Germania è teoricamente obbligata ad aumentare gli investimenti o quantomeno a favorire politiche di reflazione perché, avendo un surplus di bilancio con l'estero che supera di slancio il 6% del PIL, le regole europee le impongono di reinvestire l'eccedenza per evitare che gli altri partner europei perdano troppa competitività (senza contare ulteriori dilatazioni degli squilibri nella bilancia dei pagamenti). Come noto, non solo ciò non è stato fatto ma, addirittura, Merkel replicò a Renzi dicendo che la Germania è orgogliosa del suo surplus a cui non vuole rinunciare.
Quanto alla concezione secondo cui il mercato sarebbe per definizione stabile non è affatto nuova: l'ordoliberismo, purtroppo, è assai radicato in Germania e, per questioni evidentemente politiche (dovrebbero rimangiarsi tutto ammettendo di aver propalato menzogne), non vi si rinuncerà facilmente. Il che spiega, ad esempio, perché l'unico partito che critica tale modello, Die Linke, non va a livello nazionale mai oltre il 9-10% dei suffragi.