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martedì 1 agosto 2023

Peter Bofinger - "C'è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nella politica del governo federale"

Anche se gli ultimi dati sull'economia tedesca sono alquanto preoccupanti, il governo federale intende restare fedele alla disciplina dello Schuldenbremse prevista dalla Costituzione e ridurre in maniera rapida il deficit di bilancio. Anche il grande economista tedesco Peter Bofinger è convinto che Christian Lindner non sia in grado di comprendere appieno le gravi implicazioni della sua politica di bilancio in un paese già in recessione. Un'intervista molto interessante del Tagesspiegel al grande economista tedesco Peter Bofinger 


Herr Bofinger, alla luce delle recenti previsioni economiche del Fondo Monetario Internazionale, lei ha recentemente posto una domanda al ministro delle Finanze tedesco via Twitter riguardo alla direzione presa dalla Germania, considerando la contemporanea prospettiva di crescita più bassa e il deficit di bilancio più basso. Ha ricevuto una risposta da Christian Lindner?

No, non ho ricevuto alcuna risposta da parte di Christian Lindner.

A differenza di lui, lei però sembra essere dell'opinione che il governo di coalizione stia seguendo la strada sbagliata in termini di politica economica e finanziaria.

In Germania ci troviamo di fronte a numerose sfide, come quelle nel campo della politica climatica, energetica e industriale, nonché nell'edilizia residenziale, solo per citarne alcune. Il nostro problema principale è che, in questa situazione, stiamo dando la priorità ai problemi minori invece di affrontare le sfide più grandi.

Cosa intende dire con ciò?

Intendo dire che la determinazione politica ad evitare l'indebitamento sta condizionando tutte le altre decisioni, eppure non è del tutto comprensibile, visto che la Germania ha il più basso rapporto di indebitamento rispetto agli altri grandi Paesi industrializzati. Questo limita inutilmente il nostro margine di manovra nel superare le sfide che ci troviamo di fronte. Abbiamo le stesse opportunità della Cina, degli Stati Uniti, della Francia o dell'Italia, ma non le stiamo sfruttando appieno perché la FDP ha impostato altre priorità nel governo di coalizione. Quindi, sì, penso che ci sia qualcosa di fondamentalmente sbagliato nel governo federale.

Conosce certamente uno dei contro-argomenti della FDP, ossia il rispetto della Costituzione. A differenza di situazioni come la crisi pandemica o il conflitto in Ucraina, non si tratta più di crisi imprevedibili che giustifichino un ulteriore allentamento del freno al debito.

Non vedo questa situazione come del tutto normale. Almeno il Partito Socialdemocratico (SPD) e i Verdi dovrebbero discutere se la nostra interpretazione restrittiva della legge sia ancora giustificata. E secondo questa interpretazione rigida, il freno al debito è un vincolo che ci priva di prospettive di politica economica.

Quale sarebbe il suo consiglio?

La SPD potrebbe proporre di creare un fondo speciale da 50 miliardi di euro per l'edilizia sociale. Questa non sarebbe stata una buona idea due o tre anni fa quando il mercato immobiliare era già surriscaldato, ma in una fase in cui il settore edilizio sta soffrendo e c'è un enorme problema abitativo nelle città, questa sarebbe un'opportunità brillante.

La FDP dovrebbe spiegare perché è contraria a questa idea. Purtroppo, la SPD e i Verdi hanno già la convinzione che un tale accordo con loro sarebbe problematico, secondo il motto: "Comunque non funzionerà". Per questo motivo, trovo positivo che la leader dei Verdi, Ricarda Lang, stia già parlando di un "programma di investimenti".

mercoledì 19 dicembre 2018

Problemi molto seri per i fondi pensione tedeschi

"Un terzo dei 137 fondi pensione che gestiscono le pensioni integrative di otto milioni di tedeschi sono già sotto la stretta sorveglianza dell'Autorità per la supervisione finanziaria Bafin. Per alcuni fondi, la situazione è drammatica". A dimostrazione del fatto che l'euro non sta facendo dei danni solo nell'Europa del sud, ma anche sul lato nord dell'unione monetaria, dove la lunga stagione dei tassi a zero sta mettendo nei guai molti fondi pensione e milioni di pensioni integrative: "la crisi finanziaria, emersa dieci anni fa con i fallimenti bancari, ora si è spostata e sta colpendo sempre di più le pensioni integrative aziendali". Ne parla il Tagesspiegel


L’incertezza è grande e c'è sempre piu' preoccupazione per le pensioni integrative aziendali. Anche presso l'Autorità per la supervisione finanziaria Bafin. "La situazione oggi è molto più seria rispetto a due anni fa. E se i tassi di interesse resteranno al livello attuale, non potrà che peggiorare", ha avvertito Frank Grund, direttore dell'autorità di controllo sulle assicurazioni. Un terzo dei 137 fondi pensione che gestiscono o pagano le pensioni integrative aziendali di otto milioni di tedeschi sono già sotto la stretta sorveglianza del Bafin. Per alcuni fondi, la situazione è drammatica. Due piccoli fondi pensione sarebbero sul punto di tagliare le prestazioni pensionistiche attuali e future. Il nome dei fondi, però il Bafin non lo rivela. 

"Il Bafin sta facendo troppo poco per la protezione degli assicurati", ha dichiarato al Tagesspiegel Gerhard Schick, esperto finanziario del gruppo parlamentare dei Verdi al Bundestag. Il suo gruppo parlamentare ha appena presentato una richiesta al governo federale per cercare di capire quanto sia grave la situazione, quali sono le casse pensionistiche colpite e quanti sono i cittadini che dovranno preoccuparsi per i loro piani pensionistici. 


La crisi finanziaria colpisce la previdenza sociale 



Per circa il 10% dei fondi pensione tedeschi, afferma lo stesso Bafin, la situazione è "molto seria". I Verdi vorrebbero sapere quali sono i fondi coinvolti e quante sono le persone assicurate. Il governo federale, inoltre, dovrebbe fornire informazioni su quante sono le persone che dovranno fare i conti con il taglio della loro pensione integrativa o delle loro aspettative sulla pensione futura. "La situazione per molti fondi pensione è seria", afferma Schick. "La crisi finanziaria, emersa dieci anni fa con i fallimenti bancari, ora si è spostata e sta colpendo sempre più le pensioni integrative aziendali", avverte l'esperto finanziario. "Penso che gli assicurati abbiano il diritto di sapere qual'è lo stato di salute del loro fondo. Per molte persone, i versamenti per la pensione integrativa sono una parte essenziale della loro previdenza sociale". 



Problemi ce ne sono già da molto tempo 

Già due anni fa il Bafin aveva usato parole insolitamente molto chiare: bisogna mettere sotto stretto controllo un po' più di una manciata di fondi pensione tedeschi, dichiarava Grund. Recentemente l'autorità tedesca di controllo sulle assicurazioni ha usato parole ancora piu' dure: "senza capitale aggiuntivo proveniente dall'esterno, alcuni fondi pensione non saranno più in grado di erogare tutte le loro prestazioni". La situazione è ancora più seria rispetto a due anni fa. 

Da dove arrivano i problemi 

La causa dei problemi è soprattutto l'attuale situazione dei tassi di interesse. In particolare, gli assicuratori pensionistici spesso devono garantire ai vecchi clienti  dei rendimenti elevati. Attualmente i fondi pensione devono generare in media il 3,2% per poter onorare non solo i contratti recenti, con prestazioni nettamente piu' basse, ma anche i vecchi contratti con rendimenti ancora più elevati. Ma a causa della bassa redditività degli investimenti sicuri, il compito sta diventando sempre più difficile. I fondi pensione devono inoltre far fronte all'aumento dell'aspettativa di vita. Che cosa questo poi significhi per gli assicurati, dipende dal contratto e dal datore di lavoro. 

Glie effetti gli squilibri 

Sono soprattutto i lavoratori più anziani ad essere avvantaggiati, dato che gli obblighi pensionistici a tasso fisso devono essere rispettati, come previsto dalla legge sulla previdenza aziendale. Se un fondo pensione entra in difficoltà e deve ridurre i pagamenti, sarà il datore di lavoro a dover subentrare e a farsene carico, e quindi a pagare ai pensionati la differenza tra le pensioni promesse e quelle effettivamente erogate, attingendo dal patrimonio aziendale. I dipendenti più giovani, al contrario, non ricevono piu’ da parte delle assicurazioni degli impegni precisi in merito alle prestazioni future. Nelle attuali circostanze dovranno adeguarsi a ricevere prestazioni pensionistiche integrative in calo - a meno che la situazione sul mercato dei tassi d'interesse non subisca delle sostanziali modifiche. 

L'autorità Bafin chiede un'iniezione di capitale 

Il Bafin già da tempo sollecita i fondi previdenziali piu’ deboli a chiedere iniezioni di capitale ai loro proprietari e azionisti per cercare di stabilizzare l'attività. Le aziende tuttavia sono obbligate a coprire le prestazioni promesse e non erogate, ma non a rafforzare la posizione finanziaria dei fondi pensione. I datori di lavoro possono pagare solo se sono ancora esistenti, se non sono falliti e se sono liquidi. Ma con il sette per cento di tutti i beneficiari, il Bafin ha dei forti dubbi sul fatto che i datori di lavoro possano fornire sostegno. Secondo l'autorità di vigilanza finanziaria questo vale soprattutto per i fondi che lavorano per un grande numero di aziende. In 17 casi i fondi pensione negli ultimi quattro anni allo scopo di evitare problemi ancora maggiori hanno già tagliato il cosiddetto coefficiente di capitalizzazione della pensione a scapito dei pensionati futuri. Il coefficiente di capitalizzazione regola il rapporto fra i contributi versati e le erogazioni successive durante la fase pensionistica. Se viene ridotto, la pensione futura sarà più bassa.

Il fondo Protektor può aiutare? 

Se un fondo pensionistico dovesse andare in insolvenza, in alcuni casi può intervenire il fondo di sicurezza Protektor, al quale sono collegati circa 20 fondi pensione. I pensionati ricevono quindi la pensione integrativa direttamente da questa organizzazione di supporto. Questi fondi, come è accaduto agli assicuratori sulla vita, dal 2011 hanno dovuto accumulare anche delle riserve aggiuntive per meglio fronteggiare la stagione dei tassi a zero. Tuttavia, la maggior parte dei fondi pensione sono organizzati sotto forma di associazione e in caso di emergenza possono tagliare le loro prestazioni o richiedere contributi più elevati. In entrambi i casi, sono i datori di lavoro a dover colmare le eventuali lacune nelle prestazioni pensionistiche promesse. I fondi pensione sono una forma particolarmente popolare di previdenza integrativa professionale in Germania, oltre alle assicurazioni dirette o alle casse mutua previdenziali. 

Chi ha già tagliato 

Il fondo pensione più grande, misurato in base al patrimonio gestito di circa 27 miliardi di euro, è la BVV (Versicherungsverein für das Bankgewerbe), seguito dai fondi pensione di Allianz, Bayer, BASF e Hoechst. La BVV già nel 2016 a causa dei bassi tassi di interesse ha dovuto trarre le dovute conclusioni e a partire dal 1 gennaio 2017 ha ridotto del 24 per cento i propri impegni pensionistici - anche per i contratti in essere, ma solo per i contributi pagati dopo tale data. La maggior parte delle banche aveva immediatamente accettato di coprire eventuali lacune nelle prestazioni erogate. In totale, il fondo pensione gestisce 757 società, 352.000 assicurati e 111.000 pensionati. Anche il fondo pensionistico federale e statale, che assicura oltre 350.000 dipendenti pubblici, a metà 2016 di colpo ha tagliato i tassi di capitalizzazione. In alcuni casi ciò corrisponde ad una riduzione di due terzi. Tali calcoli tuttavia di solito restano validi solo per un breve periodo di tempo.



venerdì 17 maggio 2013

Bofinger: è l'ora degli Eurobond!


Il grande economista tedesco Peter Bofinger, intervistato da Der Tagesspiegel, rilancia la sua proposta di un fondo per messa in comune del debito oltre il 60% del PIL e propone una politica fiscale europea comune. E' arrivata l'ora delle colombe? Da tagesspiegel.de
Peter Bofinger, 58 anni, è uno dei "cinque saggi", è fra i piu importanti economisti tedeschi ed è professore all'università di Würzburg. Il suo ultimo libro è: "Zurück zur D-Mark?“

Herr Bofinger, all'Euro quanto resta ancora da vivere?

Avremo l'Euro anche fra 20 anni. E' una danza macabra sul precipizio.

Ci aveva già messo in guardia lo scorso anno: "se andiamo avanti cosi', finirà in un disastro".

Se i paesi in crisi nel pieno di una recessione continuano a tagliare la spesa pubblica, il loro declino sarà sempre piu' rapido, crescerà la disoccupazione, e presto i governi non riusciranno piu' a portare avanti i loro programmi di risparmio.

Vale a dire?

O usciranno volontariamente dall'Euro, perché preferiscono una nuova valuta deprezzata del 20 % rispetto ad un taglio dei salari di eguale misura. E cio' aumenterebbe in un colpo solo la loro competitività e reindirizzerebbe la domanda interna verso i prodotti nazionali. Oppure, se le cose andranno avanti in questo modo, dovranno uscire e scivolare verso l'insolvenza, la BCE infatti ha detto: difenderemo i paesi in crisi con l'acquisto delle loro obbligazioni, ma solo in cambio di ulteriori misure di austerità.

Perché sarebbe un evento cosi' negativo?

Una rottura incontrollata dell'unione monetaria causerebbe una enorme incertezza. Pensi alle migliaia di contratti transfrontalieri. Lo stato spagnolo potrebee decidere: dove prima c'era un Euro, adesso ci sono 10 Peseta. Ma i tedeschi, come da contratto, per i loro beni vorranno essere pagati in Euro! Come potrebbe funzionare? Nel sistema bancario sarebbe ancora peggio, perché le banche spagnole hanno una grande quantità di debiti in Euro. Che cosa succederebbe? Non c'è alcun piano.

La sua previsione: una frenata generale per l'economia?

Certo, e la Germania pagherebbe il conto piu' salato. Solo le nostre banche hanno 900 miliardi di crediti Euro verso l'Eurozona, e i tedeschi nel complesso detengono all'estero un patrimonio ancora piu' grande. Se un paese come la Spagna dovesse uscire, sarebbe la rottura di un tabu'. Si inizierebbe a speculare sull'Italia. Sarebbe una reazione a catena non controllabile.

Perchè allora non possiamo dire: hey, ragazzi, l'Euro era un esperimento. Purtroppo è andata male. Torniamo in maniera ordinata alla Lira, al Marco, alla Drachma...

Si potrebbe fare teoricamente, ma in questo modo i diversi paesi tornerebbero nelle mani dei mercati finanziari. Con il Marco, la Lira, il Franco, o la Peseta tornerebbe la speculazione valutaria, scomparsa con la creazione dell'Euro.

I tedeschi vivevano abbastanza bene anche prima dell'Euro

Ma c'erano grandi tensioni. La Francia subiva forti attacchi speculativi contro il Franco. I francesi e gli altri paesi Euro dovevano pagare un tasso d'interesse piu' alto rispetto ai tedeschi: le loro monete erano sempre a rischio svalutazione nei confronti del D-mark. Per questo motivo gli investitori chiedevano tassi superiori, e questo rallentava considerevolmente lo sviluppo dell'economia europea.

In che modo?

Dopo la riunificazione in Germania i prezzi sono cresciuti con forza e la Bundesbank ha dovuto aumentare drasticamente i tassi di interesse, sebbene questo contribuisse a soffocare l'economia. Gli speculatori hanno avuto gioco facile nello scommettere sulla svalutazione. Faremmo uscire un'altra volta dalla lampada questo fantasma. Tutta l'Europa di nuovo esposta al rischio dei mercati valutari, sarebbe davvero una conclusione sbagliata.

I fondatori di „Alternative für Deutschland“ (AfD), fra questi ci sono anche professori di macroeconomia come lei, promettono che con la dissoluzione della zona Euro staremo tutti meglio. Sono degli incompetenti?

Nessuno sa cosa succederebbe. Non c'è mai stato niente del genere. Non si puo' fare affidamento a valori empirici. Tuttavia è noto che nel momento in cui si decide di abbandonare un regime a cambi fissi, come è l'Euro per i paesi membri, potrebbero esserci forti turbolenze. Quando è venuto meno l'aggancio al dollaro durante la crisi asiatica, le valute dell'area sono letteralmente implose. La Rupia indonesiana ha perso tre quarti del suo valore.

AfD appartiene al campo conservatore, ora anche Oskar Lafontaine chiede un ritorno al D-Mark

La Linke dovrebbe riflettere attentamente sull'argomento. E poi la Bundesbank tornerebbe al vecchio splendore dettando a tutta l'Europa la politica dei tassi. Che cosa ci sia di sinistra in tutto questo, Herr Lafontaine dovrebbe chiarirlo.

La Cancelliera e il suo Ministro delle finanze dal 2010 promettono di voler salvare l'Euro. Sono andati molto in là, perché ora i contribuenti tedeschi temono di dover pagare per i debiti fatti dagli altri. Merkel e Schäuble hanno agito in senso europeo?

Senza i piani di salvataggio oggi non ci sarebbe piu 'l'Euro, questo è vero. Ai paesi in crisi sono stati forniti dei crediti a tassi convenienti, che non avrebbero mai ottenuto sui mercati. Ma le condizioni per la riduzione della spesa pubblica, dei salari e delle pensioni erano eccessive e hanno reso la crisi ancora peggiore. E tutto cio' non ha fatto saltare l'intera Eurozona solo perché il presidente BCE Mario Draghi, lo scorso luglio, ha promesso di acquistare obbligazioni in quantità illimitata e di voler salvare l'Euro "whatever it takes".

Quando uno stato è troppo indebitato e non riceve piu' credito, deve risparmiare...

Ma non in questo modo, perchè le entrate fiscali scendono piu' rapidamente di quanto lo stato non riesca a risparmiare, di fatto l'economia crolla.

Come si potrebbe fare allora?

Gli Usa ci mostrano la via. Dopo la crisi finanziaria la situazione era la stessa dell'Europa: entrambi avevano una bolla immobiliare esplosa e una crisi bancaria, ed entrambi avevano una disoccupazione al 10%. Da allora pero' gli americani hanno fatto il doppio del deficit pubblico fatto dall'Eurozona. Come risultato negli Stati Uniti la disoccupazione è scesa di nuovo sotto l'8%, nella zona Euro è salita oltre il 12%.

Ma in questo modo l'America ha accumulato una montagna di debiti.

E allora? Da noi si dice sempre: non si possono pagare i debiti con nuovi debiti. E' sbagliato. Il problema è l'eccessivo risparmio di denaro dei privati, che comprime la domanda privata e rallenta l'economia. Gli americani giustamente lo combattono con un livello maggiore di indebitamento pubblico. Se il settore privato normalizza la sua spesa, lo stato potrà ridurre il deficit.

L'America sta facendo meglio?

Chiaramente, e noi ne traiamo un grande vantaggio. Gli Stati Uniti sono il solo grande paese dove il nostro export sta andando molto bene. Ogni giorno dovremmo accendere una candela agli americani, stanno facendo la politica che il nostro governo considera sbagliata.

Anche se volessero, i paesi in crisi dell'Eurozona non potrebbero seguire l'esempio degli Stati Uniti. E' difficile ricevere denaro aggiuntivo, e se riescono a farlo è a tassi molto alti.

Si', dobbiamo finalmente avere il coraggio di correggere gli errori di progettazione dell'Euro, vale a dire una politica fiscale nazionale in ognuno dei 17 paesi. Già molto tempo fa avremmo dovuto dire: se volete l'Euro, allora dovremo avere un certo livello di integrazione, in modo da rendere stabile il sistema.

Come potrebbe funzionare?

Abbiamo bisogno di una garanzia comune sui debiti. Insieme i paesi della zona Euro hanno la stessa forza economica degli Stati Uniti. Su questo tema, come comitato dei saggi (Sachverständigenrat), alla fine del 2011 abbiamo proposto un patto per la messa in comune dei debiti: il debito pubblico oltre il 60% del PIL dovrà essere trasferito ad un fondo per il rimborso, sul quale ci sarà una garanzia comune. In questo modo il rischio insolvenza per i singoli stati verrebbe meno. 

Ma una responsabilità comune sui debiti non farà diminuire il livello di indebitamento!

Ma riduce i tassi per i paesi in crisi. Se l'Italia deve pagare il 3% di interessi, non è un problema. Ma il 6 o il 7% metterebbe in difficoltà le casse dello stato. Non ci sono limiti oggettivi per il debito pubblico.

Ma se le garanzie sono comuni, allora i paesi in crisi potrebbero fare nuovo debito scaricando il rischio sugli altri.

Se vogliamo mantenere l'Euro in vita, dovremmo introdurre un processo decisionale a livello europeo. E' necessario un ministro delle finanze per tutti gli stati. Allora potremmo dire ad un paese come l'Italia: non accettiamo il vostro budget, o ne fate uno nuovo oppure decidiamo che da voi l'IVA sarà aumentata di 3 punti percentuali.

Sarebbe una sorta di governo centrale europeo. Dovrebbe essere eletto e controllato dal Parlamento, come lei ha proposto insieme al filosofo Jürgen Habermas. Ma per farlo si dovrebbero modificare anche i trattati europei e indire dei referendum in tutti i paesi - con risultati molto incerti.

Forse, ma qual'è l'alternativa? Rimane solo il ritorno alle vecchie valute. Dovremmo smetterla con tutte queste discussioni inutili. La zona Euro è già nel secondo anno di recessione, che ora sta arrivano con forza anche in Germania.

Recentemente anche il Fondo monetario internazionale ha stabilito che l'austerità non funziona, e che l'unico effetto è la crescita del rapporto debito/pil. Perchè allora continuiamo in questa direzione?

Lo si puo' spiegare con il rapporto nevrotico fra i tedeschi e l'indebitamento pubblico. Viene sempre spiegato con l'iperinflazione del 1923 e con le riforme valutarie del 1948. Il danno peggiore è stato pero' fatto dalle politiche di austerità del cancelliere Brüning negli anni '30. La politica attuale segue lo stesso corso, ma con una certa dose di follia.

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