Visualizzazione post con etichetta crisi fondi pensione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta crisi fondi pensione. Mostra tutti i post

giovedì 14 settembre 2023

Ecco perchè la povertà in vecchiaia sarà sempre piu' diffusa anche in Germania

 Quanto prenderanno di pensione in Germania i lavoratori a tempo pieno con 40 anni di contributi versati? Risponde il Ministero del Lavoro a un'interrogazione parlamentare della Linke fornendo dati attuali, dai quali emerge un quadro sconfortante. Da sottolineare che si tratta di stime, perché anche in Germania il quadro normativo non è stabile e da piu' parti arriva la richiesta di riformare il sistema pensionistico in senso peggiorativo (per i lavoratori). Ne scrive Junge Welt

quanto prendono i pensionati in germania

Le notizie negative per i pensionati attuali e futuri sono purtroppo un evento frequente in questo Paese. Lunedì ne abbiamo avuta un'altra: presto, quasi la metà di tutti i lavoratori a tempo pieno che oggi versano contributi previdenziali potrebbe dover accontentarsi di pensioni mensili inferiori a 1.500 euro. Come al solito, questa situazione colpirà maggiormente gli abitanti della parte orientale della Repubblica, dove la maggioranza rischia di ricevere solo 1.300 euro. I dati sono stati forniti dal Ministero federale del Lavoro (BMAS) in risposta a una richiesta del gruppo parlamentare della Linke. In un'intervista al Redaktionsnetzwerk Deutschland (RND), Dietmar Bartsch, leader della Linke, ha lanciato l'allarme su questa "bomba sociale" che dovrebbe far suonare "tutti i campanelli d'allarme" nella coalizione di governo. Ha sottolineato che non è sufficiente apportare piccoli aggiustamenti, ma sono necessari miglioramenti sostanziali.

Secondo l'indagine del BMAS, per avere una pensione pubblica di 1.500 euro, è necessario lavorare a tempo pieno per 45 anni con un salario orario di 20,78 euro, che corrisponde a un guadagno mensile lordo di 3.602 euro. Attualmente, circa 9,3 milioni di lavoratori a tempo pieno, su un totale di 22 milioni, raggiungono questo importo. Chi guadagna 18,01 euro all'ora o 3.122 euro al mese avrà diritto a una pensione di 1.300 euro. Per ottenere una pensione di 1.200 euro, è necessario un salario orario di 16,62 euro o un guadagno mensile di 2.882 euro. Il 36% dei lavoratori a tempo pieno non raggiunge questa soglia, rimanendo ufficialmente al di sotto della soglia di povertà in età pensionabile. Lo scorso anno questa soglia era di 1.250 euro. L'aumento previsto del salario minimo a 12,41 euro dal 1° gennaio 2024 non offre alcun sollievo significativo, secondo Bartsch, che ha chiesto un aumento a 14 euro.



Inoltre, poiché sempre più persone non raggiungeranno i 45 anni di lavoro, il rischio di un impoverimento in età avanzata continuerà a crescere. Bartsch ha sottolineato l'importanza di aumentare il salario minimo a 14 euro l'ora e di portare la pensione al 53% del reddito medio, oltre a un adeguamento straordinario "ad azione rapida" del 10% o di almeno 200 euro al mese. Ha avvertito che se il governo federale non agirà, il Paese si troverà di fronte al pericolo di una crisi sociale.

Al contrario, i politici al potere stanno concentrando gli sforzi sulla "pensione sociale" e sul promuovere il risparmio privato per la vecchiaia, anche se l'esperienza con la Riester-Rente dimostra che questa strategia ha fallito. Inoltre, la proposta di collegare l'età pensionabile all'aspettativa di vita, avanzata dal leader della CDU Friedrich Merz, rappresenta un ulteriore taglio alle pensioni. Reiner Heyse di "Seniors' Uprising," un gruppo di coordinamento di politici sindacalisti per gli anziani del Nord della Germania, ha suggerito misure alternative. In un'intervista rilasciata lunedì a junge Welt, ha proposto che le pensioni ammontino almeno al 75% del reddito netto medio percepito durante la vita lavorativa. Ha inoltre sottolineato la necessità di un sistema assicurativo per i lavoratori dipendenti che includa tutti i lavoratori, inclusi i dipendenti pubblici, i lavoratori autonomi e i politici. Ha anche richiesto pensioni minime che superino sempre la soglia di povertà.

Heyse è particolarmente preoccupato per i dodici milioni di persone assicurate obbligatoriamente che non lavorano a tempo pieno, come i lavoratori part-time, i minijobber e i disoccupati, poiché nessuno di loro si avvicina ai 1.200 euro. La sua conclusione è che, di fronte all'aumento continuo e veloce della povertà tra gli anziani, il principio dello Stato sociale sancito dall'articolo 20 della Legge fondamentale sta diventando un mero simbolo vuoto e cinico.


Leggi l'ultimo articolo sul fallimento della Riester Rente -->>

 

lunedì 20 gennaio 2020

"Il fallimento delle assicurazioni sulla vita ormai è inevitabile"

"Il 2021 sarà l'anno del fallimento delle assicurazione sulla vita tedesche", scrive Axel Kleinlein, presidente dell'associazione per la difesa dei clienti delle assicurazioni. Anni e anni di tassi a zero, indispensabili per tenere in piedi il carrozzone della moneta unica, in Germania hanno spinto un intero settore, quello dei fondi pensione e delle assicurazioni sulla vita, ad un passo dal disastro. Ne scrive Axel Kleinlein su Manager Magazin


Il 2019 ancora una volta ha dolorosamente messo il settore delle assicurazioni sulla vita di fronte alla cruda realtà. La ripresa non è in vista. Ma almeno fino a quando l'industria potrà ancora strisciare, c'è speranza. Ma il 2019 mi fa dubitare del futuro, la speranza vacilla. La capacità di adattamento del settore delle assicurazioni sulla vita è decisamente in calo.


I portavoce e i rappresentanti del settore assicurativo cullano i clienti, la politica e i media con delle notizie confortanti su dei presunti successi. Ma da queste storie di successo non dovrebbe in alcun modo scaturire una fiducia cieca e immotivata. Gli osservatori dovrebbero piuttosto preoccuparsi per la reale situazione in cui versa il settore delle assicurazioni sulla vita. Le paure qui espresse tuttavia hanno un obiettivo: nessuno, per favore, nel 2021 potrà dire che non sapeva nulla e che non ha avuto modo di prepararsi.

L'anno che si è appena concluso ci ha fornito delle prime impressioni su quello che ci aspetta. Con Generali Deutschland, quattro milioni di contratti sono stati inviati al run-off - con un futuro alquanto incerto e ceduti ad un investitore che essenzialmente con quei contratti già stipulati intende ottenere un profitto. La soddisfazione dei clienti della previdenza integrativa ormai è di importanza secondaria. Nel 2019 abbiamo anche visto il fallimento del primo fondo pensione e l'autorità di vigilanza ne sta attualmente gestendo l'attività. Tutti cattivi presagi.

Ma l'esperienza del 2019 che più mi preoccupa è che gli assicuratori sulla vita e i loro lobbisti non hanno alcuna consapevolezza della situazione.

Siamo in condizioni catastrofiche perché gli assicuratori non sono stati in grado di effettuare dei calcoli ragionevoli. Per decenni le aziende hanno fatto dei calcoli con dei tassi di interesse garantiti molto elevati, basandosi unicamente sul principio della speranza. Cosa hanno calcolato i matematici e gli attuariali quando hanno preso in considerazione il tre, il tre e mezzo o il quattro percento? "Andrà bene", "Ci saranno sempre interessi" - con frasi simili negli anni '80 e '90 gli attuariali erano soliti confortarsi a vicenda. E l'autorità di controllo ha sempre annuito.

I fondi pensione sono stati i primi ad essere colpiti

Solo con un grande sforzo e  grazie a leggi e regolamenti sempre nuovi, a partire dal 2011 è stato possibile aiutare le compagnie assicurative. Il solo cambiamento della legge sulla riserva degli interessi aggiuntivi poco più di un anno fa ha salvato dalla bancarotta almeno sei compagnie di assicurazioni sulla vita. Ma il settore non è riuscito a utilizzare il 2019 per agire e preparare i clienti ai futuri tagli delle garanzie e al fallimento delle stesse compagnie assicurative.

In ogni caso, gli assicurati da anni sono costretti a subire delle gravi perdite.

Non solo a causa degli scarsi risultati commerciali che quasi ovunque affossano i ritorni. Gli assicurati vengono privati anche ​​dei ritorni che dovrebbero essere trasferiti ai clienti nell'ambito della cosiddetta "assegnazione minima". Miliardi di euro, che in realtà dovrebbero essere una importante componente della previdenza integrativa, restano fermi nelle riserve speciali per sostituire il capitale proprio e i fondi propri. Quello che sembra complicato, tuttavia, ha una conseguenza fatale per le società per azioni: i dividendi degli azionisti sono più alti.

Molti assicuratori hanno optato per gli azionisti

Nella battaglia fra gli interessi degli azionisti e quelli degli assicurati, le compagnie assicurative hanno scelto gli azionisti. Nel 2020 probabilmente vedremo ancora una volta il pagamento di dividendi ad un livello molto elevato, mentre il ritorno dagli interessi continuerà a diminuire e verranno usati sempre più fondi per coprire le garanzie previste.

In sintesi: nel 2020 saranno ancore di piu' i fondi pensione a ritrovarsi in ginocchio, molti assicuratori sulla vita chiuderanno la loro attività ai nuovi clienti, andranno in ristrutturazione o cederanno tutti i loro clienti insieme ai contratti. L'industria non riuscirà a evitare gravi squilibri, il 2021 quindi sarà l'anno del fallimento delle assicurazioni sulla vita tedesche. E anche nel 2020 il settore assicurativo non sarà in grado di ammettere i propri errori, imparare dagli errori e ripensare la propria attività.

Il settore non sarà in grado di evitare gravi squilibri

Cosa ci si può quindi aspettare da questo anno: il settore assicurativo e i politici della GroKo probabilmente impediranno un limite massimo alle commissioni. Anche se il collasso di alcune aree del settore delle assicurazioni sulla vita è imminente, probabilmente si continueranno a pagare delle commissioni molto salate, in particolare ai distributori e alle strutture di distribuzione, fino all'ultimo minuto.

È un peccato che, ancora una volta, sia un'associazione di consumatori a dover dare delle cattive notizie. Sfortunatamente l'industria stessa non sembra essere in grado di farlo. Si tratta di una domanda cruciale per il futuro: oltre alla pensione statale, vogliamo anche dei piani pensionistici coperti dal capitale versato? Ora dovrebbe essere finalmente chiaro che se vogliamo continuare a fare affidamento su un po 'di copertura del capitale, ciò non dovrà accadere con un'assicurazione sulla vita, in nessun modo con una simile frode legalizzata.


Axel Kleinlein è a capo del Bundes der Versicherten (BdV) Deutschlands, la principale associazione per la difesa dei clienti delle assicurazioni. 


mercoledì 19 dicembre 2018

Problemi molto seri per i fondi pensione tedeschi

"Un terzo dei 137 fondi pensione che gestiscono le pensioni integrative di otto milioni di tedeschi sono già sotto la stretta sorveglianza dell'Autorità per la supervisione finanziaria Bafin. Per alcuni fondi, la situazione è drammatica". A dimostrazione del fatto che l'euro non sta facendo dei danni solo nell'Europa del sud, ma anche sul lato nord dell'unione monetaria, dove la lunga stagione dei tassi a zero sta mettendo nei guai molti fondi pensione e milioni di pensioni integrative: "la crisi finanziaria, emersa dieci anni fa con i fallimenti bancari, ora si è spostata e sta colpendo sempre di più le pensioni integrative aziendali". Ne parla il Tagesspiegel


L’incertezza è grande e c'è sempre piu' preoccupazione per le pensioni integrative aziendali. Anche presso l'Autorità per la supervisione finanziaria Bafin. "La situazione oggi è molto più seria rispetto a due anni fa. E se i tassi di interesse resteranno al livello attuale, non potrà che peggiorare", ha avvertito Frank Grund, direttore dell'autorità di controllo sulle assicurazioni. Un terzo dei 137 fondi pensione che gestiscono o pagano le pensioni integrative aziendali di otto milioni di tedeschi sono già sotto la stretta sorveglianza del Bafin. Per alcuni fondi, la situazione è drammatica. Due piccoli fondi pensione sarebbero sul punto di tagliare le prestazioni pensionistiche attuali e future. Il nome dei fondi, però il Bafin non lo rivela. 

"Il Bafin sta facendo troppo poco per la protezione degli assicurati", ha dichiarato al Tagesspiegel Gerhard Schick, esperto finanziario del gruppo parlamentare dei Verdi al Bundestag. Il suo gruppo parlamentare ha appena presentato una richiesta al governo federale per cercare di capire quanto sia grave la situazione, quali sono le casse pensionistiche colpite e quanti sono i cittadini che dovranno preoccuparsi per i loro piani pensionistici. 


La crisi finanziaria colpisce la previdenza sociale 



Per circa il 10% dei fondi pensione tedeschi, afferma lo stesso Bafin, la situazione è "molto seria". I Verdi vorrebbero sapere quali sono i fondi coinvolti e quante sono le persone assicurate. Il governo federale, inoltre, dovrebbe fornire informazioni su quante sono le persone che dovranno fare i conti con il taglio della loro pensione integrativa o delle loro aspettative sulla pensione futura. "La situazione per molti fondi pensione è seria", afferma Schick. "La crisi finanziaria, emersa dieci anni fa con i fallimenti bancari, ora si è spostata e sta colpendo sempre più le pensioni integrative aziendali", avverte l'esperto finanziario. "Penso che gli assicurati abbiano il diritto di sapere qual'è lo stato di salute del loro fondo. Per molte persone, i versamenti per la pensione integrativa sono una parte essenziale della loro previdenza sociale". 



Problemi ce ne sono già da molto tempo 

Già due anni fa il Bafin aveva usato parole insolitamente molto chiare: bisogna mettere sotto stretto controllo un po' più di una manciata di fondi pensione tedeschi, dichiarava Grund. Recentemente l'autorità tedesca di controllo sulle assicurazioni ha usato parole ancora piu' dure: "senza capitale aggiuntivo proveniente dall'esterno, alcuni fondi pensione non saranno più in grado di erogare tutte le loro prestazioni". La situazione è ancora più seria rispetto a due anni fa. 

Da dove arrivano i problemi 

La causa dei problemi è soprattutto l'attuale situazione dei tassi di interesse. In particolare, gli assicuratori pensionistici spesso devono garantire ai vecchi clienti  dei rendimenti elevati. Attualmente i fondi pensione devono generare in media il 3,2% per poter onorare non solo i contratti recenti, con prestazioni nettamente piu' basse, ma anche i vecchi contratti con rendimenti ancora più elevati. Ma a causa della bassa redditività degli investimenti sicuri, il compito sta diventando sempre più difficile. I fondi pensione devono inoltre far fronte all'aumento dell'aspettativa di vita. Che cosa questo poi significhi per gli assicurati, dipende dal contratto e dal datore di lavoro. 

Glie effetti gli squilibri 

Sono soprattutto i lavoratori più anziani ad essere avvantaggiati, dato che gli obblighi pensionistici a tasso fisso devono essere rispettati, come previsto dalla legge sulla previdenza aziendale. Se un fondo pensione entra in difficoltà e deve ridurre i pagamenti, sarà il datore di lavoro a dover subentrare e a farsene carico, e quindi a pagare ai pensionati la differenza tra le pensioni promesse e quelle effettivamente erogate, attingendo dal patrimonio aziendale. I dipendenti più giovani, al contrario, non ricevono piu’ da parte delle assicurazioni degli impegni precisi in merito alle prestazioni future. Nelle attuali circostanze dovranno adeguarsi a ricevere prestazioni pensionistiche integrative in calo - a meno che la situazione sul mercato dei tassi d'interesse non subisca delle sostanziali modifiche. 

L'autorità Bafin chiede un'iniezione di capitale 

Il Bafin già da tempo sollecita i fondi previdenziali piu’ deboli a chiedere iniezioni di capitale ai loro proprietari e azionisti per cercare di stabilizzare l'attività. Le aziende tuttavia sono obbligate a coprire le prestazioni promesse e non erogate, ma non a rafforzare la posizione finanziaria dei fondi pensione. I datori di lavoro possono pagare solo se sono ancora esistenti, se non sono falliti e se sono liquidi. Ma con il sette per cento di tutti i beneficiari, il Bafin ha dei forti dubbi sul fatto che i datori di lavoro possano fornire sostegno. Secondo l'autorità di vigilanza finanziaria questo vale soprattutto per i fondi che lavorano per un grande numero di aziende. In 17 casi i fondi pensione negli ultimi quattro anni allo scopo di evitare problemi ancora maggiori hanno già tagliato il cosiddetto coefficiente di capitalizzazione della pensione a scapito dei pensionati futuri. Il coefficiente di capitalizzazione regola il rapporto fra i contributi versati e le erogazioni successive durante la fase pensionistica. Se viene ridotto, la pensione futura sarà più bassa.

Il fondo Protektor può aiutare? 

Se un fondo pensionistico dovesse andare in insolvenza, in alcuni casi può intervenire il fondo di sicurezza Protektor, al quale sono collegati circa 20 fondi pensione. I pensionati ricevono quindi la pensione integrativa direttamente da questa organizzazione di supporto. Questi fondi, come è accaduto agli assicuratori sulla vita, dal 2011 hanno dovuto accumulare anche delle riserve aggiuntive per meglio fronteggiare la stagione dei tassi a zero. Tuttavia, la maggior parte dei fondi pensione sono organizzati sotto forma di associazione e in caso di emergenza possono tagliare le loro prestazioni o richiedere contributi più elevati. In entrambi i casi, sono i datori di lavoro a dover colmare le eventuali lacune nelle prestazioni pensionistiche promesse. I fondi pensione sono una forma particolarmente popolare di previdenza integrativa professionale in Germania, oltre alle assicurazioni dirette o alle casse mutua previdenziali. 

Chi ha già tagliato 

Il fondo pensione più grande, misurato in base al patrimonio gestito di circa 27 miliardi di euro, è la BVV (Versicherungsverein für das Bankgewerbe), seguito dai fondi pensione di Allianz, Bayer, BASF e Hoechst. La BVV già nel 2016 a causa dei bassi tassi di interesse ha dovuto trarre le dovute conclusioni e a partire dal 1 gennaio 2017 ha ridotto del 24 per cento i propri impegni pensionistici - anche per i contratti in essere, ma solo per i contributi pagati dopo tale data. La maggior parte delle banche aveva immediatamente accettato di coprire eventuali lacune nelle prestazioni erogate. In totale, il fondo pensione gestisce 757 società, 352.000 assicurati e 111.000 pensionati. Anche il fondo pensionistico federale e statale, che assicura oltre 350.000 dipendenti pubblici, a metà 2016 di colpo ha tagliato i tassi di capitalizzazione. In alcuni casi ciò corrisponde ad una riduzione di due terzi. Tali calcoli tuttavia di solito restano validi solo per un breve periodo di tempo.