martedì 15 maggio 2012

La SPD vota il Fiskalpakt? Ja, genau.

Un articolo su Zeit.de della settimana scorsa, prima del voto in Nordreno - Westfalia, ci racconta a che punto sono le trattative sul Fiskalpakt. Al di sotto delle Alpi ci si illude che una volta sconfitta Merkel, il rigorismo sarà messo in cantina: a leggere i giornali pare che le cose andranno diversamente.
La SPD vuole portare a casa qualcosa, in cambio del voto favorevole al programma di consolidamento fiscale europeo. Ma nella coalizione non sembra esserci molto spazio per la trattativa.

La SPD è disposta a votare il Fiskalpakt per l'Europa, con il quale si intende porre un limite all'indebitamento di 25 dei 27 stati europei, ma solo a certe condizioni. Il portavoce del gruppo parlamentare SPD al Bundestag, Carsten Schneider, ha chiesto ulteriori provvedimenti per stimolare l'economia. Solo in questo modo si potrà ridurre la disoccupazione nei paesi europei in crisi, ha dichiarato alla radio RBB. La SPD pretende perciò che il governo completi il provvedimento con ulteriori emendamenti. In caso contrario, i socialdemocratici non sarebbero disponibili ad approvare il provvedimento nel voto del 25 maggio.

La coalizione giallo-nera (CDU-FDP) in parlamento ha bisogno dei voti della SPD, perchè il Fiskalpakt puo' essere ratificato solo con una maggioranza dei due terzi al Bundestag e al Bundesrat. Per questo motivo la SPD può dettare le condizioni. Il leader della SPD Sigmar Gabriel ha confermato la sua richiesta di una tassa sulle transazioni finanziarie. Gli introiti attesi, pari a 50 miliardi, potrebbero essere utilizzati per "ammortizzare socialmente" le misure di consolidamento dei bilanci pubblici, ha dichiarato alla Ruhr-Nachrichten. Il segretario generale della SPD, Andrea Nahles, ha invece richiesto maggiori iniziative per la regolamentazione dei mercati finanziari.

I Grünen non mettono in dubbio il Fiskalpakt, ma la sua pianificazione. Il 25 maggio sarebbe un giorno non adatto per la votazione, dichiara il capogruppo Renate Künast. Il suo partito non intende trattare il provvedimento in fretta, prima di aver chiarito i dettagli piu' importanti.

La coalizione nero-gialla  nelle prossime settimane, dopo il voto in Nordreno - Westfalia, vuole proseguire le negoziazioni con l'opposizione sul Fiskalpakt. I politici della coalizione hanno chiarito che non intendono concedere molto: "La SPD farebbe bene a non iniziare le trattative come farebbe un commerciante di tappeti magrebini", ha dichiarato il capo della delegazione parlamentare della CDU Peter Altmaier. La ratifica del Fiskalpakt sarebbe alla fine nient'altro che il trasferimento  ad un livello europeo dei freni all'indebitamento (Schuldenbremse) concordati dalla SPD . Il patto sarebbe "di primario interesse per la SPD".

Anche il responsabile per le politiche di bilancio della CDU, Norbert Barthle, ha detto a Zeit Online: "Non mi posso immaginare, che la SPD non voti la ratifica del Fiskalpakt". Alla fine si tratta del futuro dell'Europa. Per quanto riguarda i provvedimenti per la crescita richiesti dalla SPD, Barthle rimanda ai provvedimenti europei firmati in marzo e finalizzati al rafforzamento della competitività, denominati Euro-Plus-Pakt.

Come possibile offerta alla SPD, negli ambienti dell'Unione (CDU) si è pensato ad una ridefinizione della Banca Europea per gli Investimenti. Anche il denaro dei fondi strutturali europei potrebbe essere reindirizzato ad esempio, verso la riduzione della disoccupazione giovanile. Nel fondo ci sono ancora risorse che fino ad ora non sono state utilizzate, ci dice Barthle. Tutto questo deve però essere negoziato a livello europeo, dichiara ancora Barthle. C'è bisogno di tempo. Per questa ragione i provvedimenti potrebbero non essere ancora pronti per l'approvazione nel Bundestag o nei parlamenti regionali. 

La SPD vuole di piu'.

Per la SPD molti di questi provvedimenti non vanno sufficientemente lontano. Schneider descrive i provvedimenti europei come "Peanuts". Nahles dice, che alla politica attuale non si deve solo attaccare un'etichetta di crescita. E' necessario un nuovo inizio, che possa  guadagnarsi sul serio questo nome.

La CDU esclude in linea di principio la possibilità di accettare ulteriore debito per dei programmi di crescita.  Una politica di deficit per questo scopo non sarebbe possibile: ogni paese che vuole andare in questa direzione, dovrà fare i conti con conseguenze negative sui mercati finanziari, ha dichiarato Altmaier.

La richiesta della SPD di una tassa sulle transazioni finanziarie, con la quale finanziare le possibili iniziative, nella CDU la si considera come frastuono per la campagna elettorale. La SPD sa bene che una decisione a livello nazionale in questa direzione non avrebbe alcun senso. Per la tanto famosa tassa sulle transazioni finanziarie, sia nella variante debole che in quella forte, in Europa non ci sarebbe alcuna maggioranza disponibile. 

Freno ai debiti (Schuldenbremse) per i Länder già dal 2014

Anche il calendario secondo l'Unione dovrà essere molto serrato. L'approvazione del Fiskalpakt è collegata con l'approvazione del sistema di salvataggio permanente ESM. Questo dovrà essere effettivo dal primo di Luglio 2012 e per questo dovrà essere approvato dalla Germania al piu' tardi al 30 giugno. L'ultima seduta del Bundesrat prima di quella data sarà il 15 giugno. Il parlamento dovrà perciò votare prima di quella data.

Per i diversi Länder la ratifica del Fiskalpakt significa che già dal 2014 non potranno piu' fare nuovi debiti. Il provvedimento tedesco di freno al debito (Schuldenbremse) gli avrebbe dato tempo fino al 2020. Su questo argomento sono pero' in corso trattative fra il ministero e i diversi Länder. Siamo certi che riusciremo a trovare una soluzione, si dice negli ambienti dell'Unione (CDU).

lunedì 14 maggio 2012

L'inflazione è fra noi


Dopo la timida apertura della Bundesbank verso un'inflazione un po' piu' alta della media europa, la stampa conservatrice riparte con i suoi mantra antiinflazione. Dopo Bild.de, questa volta è WirtschaftsWoche, il settimanale economico piu' letto, a mettere in guardia i tedeschi. 
Malte Fischer - La Bundesbank e il governo federale preparano i tedeschi a un'inflazione piu' alta, per poter salvare l'Euro. Ma in questo modo agiscono contro gli interessi dei cittadini. E' giunto il momento di porre fine all'avventura fallita dell'Euro.

E' già passato un po' di tempo da quando la crisi del debito sembrava aver coinvolto solo i paesi del Sud Europa. Mentre le economie di Grecia, Portogallo e Italia sono in difficoltà e la disoccupazione dilaga, la Germania festeggia un record di export dopo l'altro. I lavoratori qui da noi possono perfino scegliersi il lavoro che preferiscono.

Ma ora gli effetti della crisi si avvicinano. "Allarme inflazione! La Bundesbank indebolisce l'Euro" titola la Bild. E la FAZ avverte: la Bundesbank si aspetta un'inflazione superiore alla media.

Che cosa è successo? Nel corso di un'audizione della commissione finanze del Bundestag sulla crisi Euro, la Bundesbank ha chiarito che in relazione al processo di adeguamento all'interno dell'unione monetaria, in futuro la Germania avrà un tasso di inflazione superiore alla media. E' importante che "l'inflazione aggregata della zona Euro corrisponda all'obiettivo di stabilità e che le aspettative di inflazione restino invariate".

Dietro di ciò c'è la considerazione, che la competitività di prezzo dell'area Euro si è sviluppata in maniera molto diversa fra i diversi paesi. Mentre nei paesi del sud, alimentati dai bassi tassi di interesse, si festeggiavano dei divertenti party, e il costo del lavoro saliva, la Germania grazie all'Agenda 2010 con una lunga stagione di moderazione salariale ha reso piu' efficiente la propria economia e migliorato la propria competitività di prezzo.

Ma ora le differenze economiche minacciano di lacerare l'unione monetaria. Per salvare l'Euro, secondo le ipotesi del governo e della Bundesbank, la competitività dei singoli paesi deve tornare su livelli simili. In concreto significa: i paesi in crisi devono moderare i loro salari, ridurre il costo del lavoro, rallentando così l'inflazione.

Affinché non sia solo il sud a dover sopportare il costo dell'aggiustamento, i salari, il costo del lavoro per unità di prodotto e i prezzi al consumo devono crescere piu' rapidamente di quanto non sia accaduto fino ad ora. La Germania, secondo questa ipotesi, deve, per il bene della causa europea, rinunciare a una parte della propria competitività di prezzo.

La forza trainante di questo processo di aggiustamento è la politica monetaria della BCE. Questa con un tasso dell'1% e una disponibilità illimitata di liquidità è finalizzata a evitare il collasso delle finanze statali nei paesi in crisi e a tenere in vita in maniera artificiale le banche zombie. Per la Germania la politica della BCE è troppo espansiva.

I bassi tassi di interesse stanno alimentando un boom economico, spingono i salari verso l'alto e lasciano crescere l'inflazione. Questo processo per ora è solo all'inizio. In aprile il tasso di inflazione è stato del 2.1 %. Sicuramente l'inflazione arriverà fra un po' e lo farà di corsa, quando le imprese trasferiranno gli aumenti salariali appena firmati nei prezzi dei loro prodotti. 

Questo processo di adeguamento è la conseguenza di un progetto di unione monetaria pasticciato e incapace di sopravvivere - ed è un tradimento degli interessi della Germania. I cittadini tedeschi hanno da sempre una giustificata preferenza per i prezzi stabili e per finanze statali sane. E non vogliono nessuna inflazione.

Ma che cosa pretendono i banchieri centrali e i governi dai cittadini? Prestiti miliardari ai paesi in crisi, di cui non rivedremo un centesimo, garanzie per i debiti, che se fossero utilizzate porterebbero alla bancarotta dello stato, e ora pretendono anche piu' inflazione?

Il governo federale e la Bundesbank che stanno preparando il terreno per l'inflazione, non si dovranno poi meravigliare quando questa sfuggirà di controllo.  Una volta che le aspettative di inflazione si sono consolidate presso i cittadini, i sindacati e le imprese, la banca centrale non riuscirà piu' a tenerle sotto controllo. E questo è vero, quando la banca centrale - come fa ora la BCE - fa partire la stampante di denaro.

L'inflazione è "l'arma piu' terribile" (Ludwig von Mises), di cui dispongono il governo e la sua banca centrale. Riduce i debiti dello stato spendaccione a spese dei propri cittadini. Erode i risparmi dei cittadini, priva i lavoratori dei frutti del proprio lavoro, e prepara il terreno per gli esteremismi politici. Non c'è da stupirsi che il premio Nobel per l'economia Friederich August von Hayek ha definito la gestione del denaro da parte dello stato come "una storia di incessanti menzogne e truffe". Ma ora proprio la Bundesbank e il governo federale confermano quanto il grande economista austriaco sosteneva; è un segno inequivocabile del fatto che è arrivato il momento di uscire dall'Euro e pensare ad un nuovo sistema monetario, diverso dalla moneta cartacea dello stato.

domenica 13 maggio 2012

Il ritorno dell'inflazione al 5 o 10%

La popolarissima Bild, il quotidiano piu' letto in Germania, ma anche il tabloid del trash, lancia l'allarme inflazione: il costo della vita aumenterà del 5 o 10 % e si mangerà salari e risparmi. Da Bild.de


Con quale velocità il nostro denaro sarà eroso?  L'ufficio federale di statistica corregge verso l'alto i dati sull 'inflazione di aprile.

Milioni di tedeschi preoccupati: l'inflazione ritorna.

Nei prossimi anni i prezzi saliranno molto piu' rapidamente di quanto non sia accaduto fino ad ora. E la nostra venerabile Bundesbank, il guardiano della stabilità dei prezzi, non vuole fare nulla per contrastare questa tendenza, considera l'inflazione gestibile!

Il presidente della Bundesbank Jens Weidmann alla Bild: "L'obiettivo di stabilità per l'Eurozona è intorno al 2%. La Germania per molti anni è stata sotto la media. In considerazione delle buone prospettive economice e della bassa disoccupazione, potremmo per un periodo restare sopra la media".

Tradotto significa: invece di un aumento del 2% all'anno potremmo averne uno piu' alto. Oggi l'ufficio federale di statistica (Statistische Bundesamt) ha corretto i dati preliminari di uno 0.1% verso l'alto. Questo significa: i prezzi al consumo in aprile rispetto allo scorso anno sono cresciuti di piu' del 2%. Il tasso di inflazione da febbraio 2011 è costantemente sopra il 2%, dichiarano gli statistici.

Bild risponde alla importante domanda: perchè i prezzi crescono così alla svelta?

Perchè la BCE dall'inizio della crisi ha inondato i mercati con denaro a buon mercato, così ci dice il Prof. Stefan Homburg (Università di Hannover). Le banche prestano questo denaro ai propri clienti (ad es. aziende, consumatori) che in questo modo possono acquistare merci - facendo salire i prezzi.

Qual'è la minaccia?

Gli esperti ci mettono in guarda da una cosiddetta "inflazione Ketchup".

L'esperto Homburg: "come in una bottiglia di Ketchup, che viene agitata, all'inizio non esce nulla, ma poi tutto insieme arriva un grosso getto, che non è più possibile fermare". Significa: dopo una prima fase di calma, i prezzi salgono all'improvviso verso l'alto. Homburg avverte che la crescita dei prezzi potrebbe superare il 5%. Se la crisi Euro dovesse peggiorare, potremmo avere perfino un 10% di inflazione.

Chi ne sarà coinvolto?

I lavoratori: sono minacciati da aumenti contrattuali negativi! Un aumento salariale del 3% ad esempio sarebbe eroso completamente da un'inflazione al 5%

Pensionati: anche loro alla fine avrebbero meno in portafoglio. L'aumento previsto del 2.18% (Ovest) e del 2.26% (Est) - scomparirebbe completamente

Risparmiatori: il risparmio si restringe! Perderà valore. 

A quale velocità il risparmio sarà eroso?

Dipende, un esempio: con un 5 % di inflazione 1.000 Euro dopo 10 anni valgono solamente 614 €. Se i prezzi crescono del 10%, il valore rimanente è solamente di 386 €.

E' possibile fermare l'inflazione?

Il capo della Bundesbank Weidmann: "Il consiglio direttivo della BCE decide sulla politica monetaria. In quella sede sostengo sempre la stabilità della moneta nell'area Euro. Per questo ora è decisivo, che le autorità monetarie non si facciano trasportare dalla politica finanziaria. Se ci atteniamo ai nostri principi, non ci sarà alcun pericolo che l'inflazione possa sfuggire di mano".

Ci sono anche vincitori con l'inflazione?

Sì. Chi ha debiti (consumatori, proprietari di casa, stati) sarà felice - perchè anche i debiti con l'inflazione perdono una parte del loro valore. Homburg: "I paesi non riescono a controllare il loro debito con le sole le misure di risparmio. Con l'inflazione potranno liberarsi dalla trappola del debito".

sabato 12 maggio 2012

7 tedeschi su 10 vogliono l'uscita della Grecia dall'Euro

Un sondaggio pubblicato dalla Frankfurter Rundschau ci ricorda quanto l'unione di trasferimento sia inaccettabile. Chi continua a ripetere il mantra "piu' Europa", non ha fatto i conti con il contribuente germanico.
Il 73 % dei tedeschi sono per un'uscita della Grecia dalla moneta unica.

"Risparmiate o uscite" - questa affermazione corrisponde all'opinione della maggioranza dei cittadini. Per il bene dell'Euro, 7 tedeschi su 10 si augurano che Atene lasci la moneta unica e vada verso un'insolvenza ordinata.

Circa il 60% dei cittadini valutano i segnali contro la politica di austerità emersi dalle elezioni greche come una seria minaccia per la moneta unica. Questo è il risultato di un sondaggio rappresentativo online della società di ricerca di mercato Toluna und Thöring Heer & Partner. A 1.000 cittadini è stata chiesta la loro opinione sulle conseguenze dei risultati delle elezioni in Grecia e Francia.

I tedeschi sono in maggioranza convinti che con la sola disciplina fiscale non si possa ottenere molto. La politica di austerità deve essere accompagnata da una strategia per la crescita che possa creare posti di lavoro - di questo è convinto un cittadino su due. Solo una minoranza è convinta che il risparmio da solo sia la ricetta per il successo (25% degli intervistati).

Nonostante tutti gli obblighi di bilancio molti tedeschi mostrano comprensione per la rabbia dei greci. Molti cittadini ritengono che gli impegni di risparmio siano ormai inaccettabili per la popolazione greca. Ma i tedeschi non intendono diventare i finanziatori della Grecia: meno del 30% sono dell'opinione che gli stati europi debbano garantire il debito dei paesi piu' deboli. Al contrario il 70% auspica che la Grecia interrompa le misure di austerità, esca dalla zona Euro e vada verso un'insolvenza ordinata.

L'unione monetaria non è il paradiso terrestre

Cari latini, vi avevamo dato la straordinaria possibilità di diventare tedeschi, ma l'avete sprecata. Adesso vi aspettano le sofferenze e la crisi, ma avete ancora un'ultima possibilità: riducete prezzi e salari e tornerete alla crescita, amen. Holger Stelztner, uno dei direttori di Frankfurter Allgemeine Zeitung.

Alcuni paesi europei pensavano che l'unione europea fosse un paradiso di benessere senza alcuno sforzo. Ma senza finanze statali solide e senza riforme strutturali non può funzionare. La BCE non può risolvere tutti i problemi. Deve soprattutto fare attenzione a non preparare il terreno della prossima crisi.

La crescita a debito riporta l'Europa all'inizio della crisi, ha detto giovedi scorso Merkel in un discorso al Bundestag. Questo è vero, abbiamo già visto tutto. Con l'introduzione dell'Euro ci sono già stati in pratica 10 anni di Eurobond. Per gli investitori le obbligazioni statali erano identiche, i rendimenti dei titoli di stato dalla Grecia fino alla Finlandia erano tutti sullo stesso livello. Purtroppo i paesi debitori non hanno utilizzato gli insoliti bassi tassi di interesse per la riduzione del debito, ma hanno colto l'occasione per prendere piu' capitale a prestito: hanno consumato sempre di piu' o hanno finanziato dubbiose opere infrastrutturali. I paesi debitori hanno sprecato il regalo dell'unione monetaria (interessi bassi come in Germania) lasciando crescere troppo in fretta i salari e i prezzi.

La storia economica conosce molti esempi di recessioni difficili dopo gli eccessi del debito. Ogni volta c'è voluto molto tempo prima che gli stati, le aziende, o i privati cittadini potessero ripagare i debiti; per anni si è investito e consumato poco. Le banche devono concedere poco credito, per poter rimettere a posto i loro bilanci: anche l'eurocrisi porterà una crescita molto bassa in questi paesi. Al contrario delle fluttuazioni congiunturali di breve periodo, al crollo economico non segue un rapido recupero, perchè le strutture economiche gonfiate devono essere corrette (ad esempio la bolla finanziaria irlandese, le costruzioni spagnole, o il settore pubblico greco). Non a caso il premio Nobel James Tobin ha definito un alto indebitamento come "il tallone di Achille del capitalismo".

La Germania è l'esempio - ma in Europa ha poco sostegno.

Poiché nel nostro paese non c'è stata nessuna bolla immobiliare e la struttura economica era pronta per la competizione mondiale, la Germania è uscita con slancio dalla crisi; per questo è ammirata e invidiata. Se il governo federale di Berlino suggerisse ai partner europei le stesse ricette - adeguamento delle tassazione e del sistema sociale, freno ai debiti, pensione ritardata, piu' lavoro allo stesso salario - il governo otterebbe un certo successo nei sondaggi in Germania, ma avrebbe poca considerazione in Europa.

Questo è dovuto agli elevati costi sociali, che adesso dovranno sostenere quei paesi che hanno scambiato l'Eurozona per il paradiso del benessere senza sforzo. La valvola usata in precedenza per recuperare la competitività perduta a causa dei prezzi e dei salari troppo alti, vale a dire la svalutazione, non esiste piu'.

Le strutture economiche devono allora essere riformate, i posti di lavoro devono essere ridotti - e di conseguenza i consumi e la performance dell'economia soffrono. I costi del risparmio si percepiscono immediatamente, a differenza degli effetti di lungo perido delle riforme strutturali. Di cui c'è grande bisogno, per far crescere l'economia in maniera duratura. Il mezzo migliore per ottenere  una crescita duratura è una politica dell'offerta con un mercato del lavoro e delle merci flessibile che permetta di allocare efficientemente il lavoro, il capitale e le idee. I programmi congiunturali di stato sono solo un fuoco di paglia, come si vede in America e in Giappone. E queste politiche anticongiunturali i paesi europei sovraindebitati non potrebbero permettersele.

Anche la banca centrale non può risolvere l'Eurocrisi, la sua potenza di fuoco non è illimitata. Con una politica monetaria espansiva e molti aiuti nei casi di emergenza, la BCE sta acquistando tempo per i pesi indebitati e per le banche in difficoltà, mettendo a rischio la propria credibilità e il proprio mandato: la stabilità dei prezzi. Con i bassi tassi di interesse non solo cerca di ridurre le sofferenze dovute agli sforzi di risanamento nei paesi in crisi, ma spiazza il normale funzionamento dei mercati e mantiene in vita banche zombie senza un modello di business credibile. La BCE deve fare attenzione con le proprie misure straordinare a non preparare il terreno per la prossima crisi.

"La politica monetaria è al 50% psicologia" diceva Ludwig Erhard, il padre del miracolo economico tedesco. "L'altro 50% lo fanno una politca orientata al mercato e alla competizione" Della seconda parte della frase di Erhards a Brussel non se ne vuol sapere, lì si scrive molto piu' volentieri il prossimo piano decennale, soprattutto quando l'ultimo è stato di così grande successo.

Alla base della crisi Euro c'è una perdita di fiducia nella volontà e capacità dei paesi Euro di soddisfare le richieste per un'unione monetaria.  All'inizio dell'unione monetaria c'erano già gli Eurobonds, e con i fondi EU, avevamo un inizio di unione di trasferimento fatta con i miliardi di sovvenzioni per i  paesi del sud. Come è possibile riconquistare la fiducia con l'istituzionalizzazione di questo esperimento? Per il proprio finanziamento l'unione monetaria ha bisogno del mercato, che garantisce finanze dello stato solide e riforme strutturali. Se Eurolandia non è pronta a questo, l'Euro sarà una moneta debole e non potrà sopravvivere. 

venerdì 11 maggio 2012

Target-two, I love you! Perché i risparmiatori tedeschi dovrebbero applaudire la BCE

Continua il dibattito sulla natura dei saldi Target 2 e Mark Schieritz su Die Zeit ribalta la prospettiva di Hans Werner Sinn: se non ci fosse stata la BCE a garantire la solvibilità delle banche del sud Europa i risparmiatori tedeschi avrebbe subito delle pesanti perdite.


I risparmiatori vengono espropriati dei loro risparmi attraverso il sistema Target?

Fin dall'inizio del dibattito, gli appassionati del sistema Target sono alla ricerca di una possibile  vittima dei saldi crescenti della bilancia dei pagamenti. All'inizio la cercavano fra le banche tedesche, a cui sarebbe stato negato il credito - e dopo aver notato che questa vittima non era credibile, adesso ipotizzano che siano i risparmiatori tedeschi a soffrire le conseguenze della crescita di questi saldi

"Secondo l'istituto IFO le vittime sarebbero i risparmiatori dei paesi europei piu' solidi, i cui investimenti sarebbero stati reindirizzati dalla BCE. I titoli negoziabili delle casse di risparmio, delle banche e delle assicurazioni, che sono normalmente coperti dai risparmi di questi paesi, senza il consenso dei risparmiatori, sono stati trasformati in crediti verso la propria banca centrale nazionale, che a sua volta ha dei crediti verso la BCE e che quindi detiene in maniera indiretta dei crediti verso le banche centrali nazionali di Spagna e Italia."

Insieme a Sebastian Dullien ho mostrato in un articolo su VOX, che questa interpretazione non ha molto senso. Al contrario: i risparmiatori traggono vantaggio da questa situazione, soprattutto in considerazione del fatto che le banche tedesche tramite il sistema Target 2 possono riportare a casa i capitali tedeschi, e quindi metterli al sicuro. Se non ci fosse stata questa possibilità, il risparmio tedesco già da molto tempo avrebbe subito delle grosse perdite. La nostra conclusione:

Thus, the liquidity provided by the ECB which is reflected in the TARGET system has made it possible for German banks to bring their money back home. Without the ECB’s intervention, the attempt to shed assets in the periphery would most likely have led to defaults in the banking sector and the wider economy, which would have eroded the value of these assets. German savers – whose money the banks ultimately manage – should therefore applaud the increase in the Bundesbank’s TARGET balance.

Potremo discutere a lungo se questa è una buona soluzione o meno, ma è chiaro: i risparmiatori non sono le vittime  - come non lo sono le banche.

lunedì 7 maggio 2012

Chi comanda davvero?

Su Die Zeit, il popolare economista Mark Schieritz, ci racconta che ad un anno dall'insediamento di Weidmann, è la Bundesbank a dettare le linee di politica economica al governo di Berlino. La banca centrale tedesca può contare sull'appoggio dell'opinione pubblica e il governo è appiattito sulle posizioni della BuBa.
La politica della Germania in tempo di crisi, si decide sempre di piu' a Francoforte. Che cosa vogliono le autorità monetarie di Francoforte?

Il 4 novembre dello scorso anno rimarrà a lungo nella memoria della cancelliera. In quel giorno, era un venerdì, Angela Merkel siedeva con i suoi omologhi del club G20. Si parla della crisi, e i francesi hanno fatto una proposta insolita: le banche centrali nazionali devono cedere una parte delle loro riserve in valuta estera al FMI, che con questo denaro dovrebbe calmare i mercati.

Un accordo sulla proposta viene raggiunto rapidamente, manca solo l'approvazione di Weidmann, che è rimasto in Germania. Viene informato - ma dice no alla proposta. Nella riunione ci si agita. "Chi è quest'uomo, chi ha il suo numero?" sbuffa Barack Obama. Il telefono di Weidmann continua a squillare, ma la sua posizione non cambia. Per lui il piano del G-20 resta un finanziamento agli stati da parte della banca centrale. I capi di stato se ne vanno senza avere ottenuto nulla.

Un banchiere centrale tedesco che si immischia nella politica internazionale? Non accadeva da tempo, ma ora dovremo abituarci. Nei mesi scorsi in Germania è emerso un nuovo centro di potere: la Bundesbank a Francoforte sul Meno. Un anno dopo l'avvio della presidenza di Weidmann la Bundesbank è sempre piu' protagonista sulla scena.

Da quando in Europa si sta cercando una via di uscita alla crisi, la Bundesbank ha un ruolo decisivo. Per le autorità monetarie è un esercizio di equilibrismo: devono lottare per difendere i loro principi, ma riconoscere quando questi minacciano di diventare un dogma. 

Con l'introduzione dell'Euro il potere della Bundesbank si era ridotto. Da allora infatti la BCE è responsabile per la politica monetaria. La Bundesbank era stata trasformata in un organo esecutivo, con pochissima voce in capitolo. La banca centrale tedesca aveva dovuto ridurre il personale, e i lavoratori rimasti ricordavano con piacere i bei tempi in cui una parola della Bundesbank faceva tremare i mercati mondiali e Jacques Delors, il presidente della Commissione EU, diceva: "non tutti i tedeschi credono in Dio, ma tutti credono nella Bundesbank".

Il punto piu basso è stato raggiunto in una sera di autunno di cinque anni fa, quando la Bundesbank ha festeggiato il suo 50 esimo anniversario allo Zoopalais di Francoforte. Il presidente della BCE vi ha partecipato, e la Cancelliera ha tenuto il suo discorso. Ha parlato dei successi del passato, del mito fondatore della Bundesbank, l'inflazione della Repubblica di Weimar, e del suo compito attuale: occuparsi della stabilità dei prezzi. Ma è un viaggio nel passato. Le notizie sui giornali suonano come necrologi.

Ancora oggi la banca centrale si trova in un complesso di edifici degli anni '70 alla periferia di Francoforte. L'interno è dominato da tappeti spessi e pareti rivestite in legno, su cui le opere della propria collezione d'arte sono un po' fuori luogo.

Già il predecessore di Weidman, Axel Weber, aveva portato nella banca centrale degli economisti giovani e intelligenti. Con l'aiuto della sua squadra finanziaria ha tenuto sotto controllo la crisi finanziaria. Quando Weidmann lo scorso anno dalla cancelleria di Berlino si è spostato alla Bundesbank, il rinnovamento è andato ancora avanti.

Ma il presidente della Bundesbank è tornato di nuovo potente. I disturbatori come Thilo Sarrazin sono stati fatti fuori e numerosi nuovi specialisti sono subentrati. Nel frattempo la banca centrale ha assunto di nuovo personale: dal 2010 sono stati assunti piu' di 100 esperti in materia di vigilanza bancaria e stabilità finanziaria.

Avranno sicuramente molto da fare. Secondo i piani del governo, al ministero delle finanze di Berlino a breve dovrà  essere operativo un comitato di specialisti per controllare i mercati finanziari. Sembra banale, ma è una piccola rivoluzione. Il gruppo potrà in questo modo obbligare le banche a ridurre la concessione di prestiti immobiliari, nel caso in cui i prezzi delle case dovessero crescere eccessivamente. In seno al comitato la Bundesbank si è aggiudicata un diritto di veto - e in questo modo un'ampia possibilità di influenzare i flussi di credito in Germania.

Weidmann nelle trattative politiche usa la sua buona relazione con la cancelliera, con cui ha lavorato per 5 anni come consulente economico. Nei mesi scorsi ha incontrato piu' volte a Berlino il suo precedente capo per dei lunghi colloqui . E in diverse occasioni, dopo questi incontri la Merkel ha pronunciato frasi, che la Bundesbank aveva utilizzato in precedenza come un motto. Il concetto di un'unione fiscale europea lo aveva accennato Weidmann per la prima volta in settembre in un discorso davanti all'associazione delle imprese familiari a Colonia. In un discorso di fronte al Bundestag, poche settimane, dopo la Cancelliera ha fatto proprio il concetto.

Anche la negoziazione di Cannes al G20 non è rimasta senza conseguenze. A Francoforte accusano l'ufficio della cancelliera di non aver bloccato per tempo le proposte francesi Dopo il vertice la Bundesbank ha inviato un proprio rappresentante a Berlino. E' rimasto piu' settimane ed ha lavorato in collaborazione con il successore di Weidmann alla cancelleria, Lars Hendrik Roeller. Il compito dell'inviato era di rafforzare le competenze monetarie del dipartimento di economia. Nella CDU è stata interpretata così: deve mettere il governo in linea con la banca centrale. 

La consulenza alla politica è uno dei compiti della Bundesbank - e Weidmann non si limita certo al governo in carica. Ha già incontrato Sigmar Gabriel, Frank-Walter Steinmeier e Jürgen Trittin e ha scambiato opinioni con i vertici della IG Metall. I socialdemocratici, come ha osservato la Bundesbank, da allora sono piu' cauti con le loro richieste di Eurobond. 

Alla Bundesbank non sono mai stati entusiasti della moneta unica. Una moneta unica doveva essere introdotta solo al termine di un lungo processo di integrazione politica ed economica; così argomentavano negli anni '90, quando sono state gettate le fondamenta dell'Euro. E di quell'analisi oggi sono un po' anche orgogliosi - ora che i governi vorrebbero creare una unione politica come reazione a questa crisi. 

Come questa dovrebbe essere, è stato l'oggetto di molte riflessioni - con a volte dei risultati sorprendenti. Così la Bundesbank ritiene una messa in comune dei debiti come realizzabile, solo se prima la politica di bilancio è stata messa in comune: altrimenti i viziosi potrebbero vivere a spese dei risparmiatori. E' anche a favore di un fondo di salvataggio per le banche europee, a patto che vi sia un'autorita di controllo bancaria europea, perché diversamente l'uso dei fondi di salvataggio non potrebbe essere controllato. 

Gli Stati Uniti d'Europa, questo sarebbe secondo la visione della Bundesbank un quadro coerente per l'Europa. Un federalismo leggero, nel quale ognuno è responsabile per il proprio destino, è all'incirca il concetto. Una via di mezzo, dove l'Europa è responsabile in solido, ma dove gli stati non rinunciano alla propria sovranità, non sembra essere gradito alla banca centrale.

La politica monetaria è positiva solo se gli incentivi sono giusti, da sempre questa è la visione della Bundesbank - e la continuità è un valore importante. I quasi 4000 dipendenti della banca centrale si danno molto da fare su ogni materia, prima che la banca centrale prenda una decisione. Una volta presa, raramente viene rivista. Il potere degli apparati è piu' grande che in ogni altra autorità tedesca.

Weidmann riesce a gestire l'intero sistema. Molto prima di entrare nella banca, ha lavorato come segretario generale del comitato di esperti per la definizione dell'Agenda 2010. Al dibattito sulle nuove misure di sostegno alla crescita, del resto, crede molto poco. L'allentamento delle misure di austerità in Europa sarebbe "controproduttivo", sostiene Weidmann. Proprio in tempi di  grande incertezza è importante che la politica resti credibile e che a questi principi si attenga. Il consolidamento fiscale e le riforme strutturali sono la migliore politica della crescita, perchè attraverso di queste le aziende riacquistano la fiducia perduta e la performance dell'economia migliora. 

Le riforme sono piu' importanti delle politiche anticongiunturali - ma non tutti la pensano così, e soprattutto di questi tempi, in cui è in gioco il futuro dell'unione monetaria. Weidmann per le sue convinzioni deve fare campagna. Come ad esempio un lunedi di 2 settimane fa. Il prestigioso Economic Club di New York l'ha invitato. L'associazione esiste già dal 1907, prima di lui solo 2 presidenti Bundesbank vi avevano tenuto un discorso: Karl Otto Pöhl e Hans Tietmeyer.

E' un territorio ostile per un uomo della Bundesbank: boss di Wall Street ed economisti amiericani - tutti in sala pensano che le grosse crisi si possono risolvere solo con grandi quantità di denaro e i tedeschi con le loro politiche rigoriste non fanno altro che peggiorare la situazione. La loro convinzione: senza il sostegno dei governi le economie in crisi collasseranno, e dopo non rimarrà nulla da poter riformare.

Weidmann tiene il suo discorso. Mette in guarda dagli effetti collaterali del denaro a buon mercato e dall'eccesso di compiti delegati alle banche centrali, che sempre di piu' sono chiamate a sostituire i governi nazionali. Poi è il turno delle domande. Lo sguardo esigente di Weidmann si rivolge verso il pubblico e risponde alle domande con una voce calma e un sorriso. Ai margini della sala si avvicina a lui John Paulson, uno dei piu' scaltri gestori di fondi del mondo. Gli confida le sue preoccupazioni: i sussurri del gigante finanziario al banchiere centrale.

Alla BCE le cose non vanno sempre così bene. Spesso la Bundesbank viene messa in minoranza - una delle ultime volte è stato in dicembre, quando il presidente Mario Draghi, contro la volontà dei tedeschi ha abbassato i tassi. Il presidente della Bundesbank nel consiglio direttivo della BCE ha solo un voto come tutti gli altri membri. E soprattutto le autorità monetarie del sud Europa, di fronte alla necessità economica, spingono la BCE ad agire rapidamente.

E Weidmann nel dibattito economico all'interno del circolo dei banchieri centrali può ancora guadagnare punti a suo favore. Ha una comprensione profonda e una posizione chiara - e nell'ufficio della cancelleria ha imparato come si stringono alleanze. Soprattutto ha un potente alleato: l'opinione pubblica tedesca che nel dubbio è quasi sempre a fianco della Bundesbank. E la banca centrale sa come usare questa stima.

Ciò ha conseguenze sugli equilibri di potere nel consiglio BCE. Mario Draghi non può  rischiare di perdere l'appoggio della popolazione tedesca alla BCE. Per questo si sforza di evitare uno scontro aperto con Weidmann. "Dobbiamo trovare delle soluzioni, con cui la Bundesbank può andare daccordo" ha dichiarato un membro del consiglio. Così Weidmann ha evivato che il fondo di salvataggio si rifornisse di denaro dalle banche centrali - ed è riuscito ad imporre che le banche centrali non debbano piu acquistare obbligazioni statali.

Quando la BCE ha messo a disposizione delle banche un trilione di Euro, Weidmann ha manifestato delle riserve. Ma alla fine ha deciso di evitare di mobilitare l'opinione pubblica tedesca. Forse perchè la decisione è stata presa in un momento in cui l'unione monetaria era sull'orlo di un precipizio. Una controversia nel consiglio della BCE sarebbe stato un colpo mortale per la moneta unica. 

Con la crescita di potere, cresce anche la responsabilità e la necessità di trovare compromessi. Per la Bundesbank questa è una sfida - che appartiene ugualmente alla sua identità: ai tempi del D-Mark le autorità monetarie hanno permesso in piu' occasioni che entrasse in circolo piu' denaro di quanto non suggerissero le sue stesse regole.