venerdì 28 ottobre 2016

A che punto siamo?

A che punto siamo con il riequilibrio della bilancia commerciale fra Germania ed Eurozona? Secondo i dati appena pubblicati su destatis.de, relativi ai primi 8 mesi del 2016, l'avanzo con l'unione monetaria continua a crescere e non c'è traccia di un aggiustamento dei flussi commerciali con i paesi dell'Eurozona. Alcuni dati:




Export tedesco verso Europa, UE ed Eurozona nei primi 8 mesi del 2016


Import tedesco da Europa, UE ed Eurozona nei primi 8 mesi del 2016


Solo nei primi 8 mesi del 2016 l'avanzo commerciale con l'Eurozona è pari a 54.6 miliardi di Euro, in netta crescita rispetto ai primi 8 mesi del 2015 (circa 52 miliardi). Se non ci fosse l'effetto distorsivo del porto di Rotterdam, molto probabilmente l'avanzo commerciale con l'Eurozona sarebbe ancora piu' grande.

L'avanzo con l'Italia, SOLO nei primi 8 mesi dell'anno, è di crica 6.3 miliardi di Euro, in aumento rispetto ai 5.8 miliardi del 2015. Si riduce, ma di poco, il gigantesco disavanzo francese, e gli effetti di Brexit sul saldo commerciale per ora sono contenuti.



Se dovesse esserci un'interpretazione diversa o alternativa di questi dati, fatemi pure sapere, grazie!


mercoledì 26 ottobre 2016

In Germania c'è anche un po' di Grecia

Se i contribuenti della Baviera non vogliono pagare per i debiti fatti dalla città di Brema, perché dovrebbero voler pagare le indennità dei disoccupati andalusi? In Germania, dopo lunghe discussioni e diversi ricorsi alla Corte Costituzionale da parte delle regioni piu' ricche, il governo ha deciso di abolire il Länderfinanzausgleich, e cioè' i trasferimenti dai Laender ricchi del sud a quelli poveri del nord e dell'est. Frank Schäffler su huffingtonpost.de


In Germania c'è anche un po' di Grecia. Almeno per quanto riguarda la mancanza di responsabilità sul federalismo. Ad esempio, su ogni abitante di Brema grava una quota di debito pubblico pari a 32.735 €. Un valore molto piu' alto rispetto al debito pubblico che pesa su ogni greco. Li' il debito pro-capite è di 28.500  €.

Come in Grecia anche a Brema l'onere del debito è troppo pesante e non puo' essere gestito solo con la crescita economica. E come accade in Grecia grazie all'UE e agli altri stati membri, Brema riceve trasferimenti regolari dal governo federale e dalle altre regioni tedesche.

Dal Governo Federale nel 2015 sono arrivati 563 milioni di Euro di trasferimenti straordinari e nell'ambito della perequazione fiscale (Länderfinanzausgleich) sono arrivati altri 600 milioni di Euro. Per il Länderfinanzausgleich siamo ormai alla fine, presto sarà abolito. Il governo federale e le Regioni hanno finalmente trovato un accordo sul tema. E' giusto ed è corretto che sia così! 


Modifiche di base necessarie al federalismo

E' sempre stato disincentivante, in quanto i pochi Laender donatori devono far fronte ad una lunga lista di Laender beneficiari. Al momento solo le regioni Hamburg, Hessen, Baden-Württemberg e Bayern sono fra i pagatori netti. Nel 2015 sono stati versati 9.5 miliardi di Euro. Sembra molto ma sul totale delle entrate fiscali, pari a 620 miliardi di Euro, sono appena l'1.5%.

Per questa ragione l'accordo è solo una mini-riforma. Di fatto ci sarebbe bisogno di una riforma del federalismo piu' profonda. Poichè questo modello di federalismo crea gli incentivi sbagliati: punisce la buona politica e premia quella cattiva.

Se i Laender Brema o Saarland non riescono a far fronte alle loro spese e il loro debito continua a salire, allora sarà il governo federale a dpver intervenire aiutando le regioni con dei pagamenti straordinari. Affinché i 2 Laender a partire dal 2020 possano accettare la riorganizzazione della perequazione (Länderfinanzausgleich), si è deciso che riceveranno aiuti straordinari per il risanamento delle loro finanze pari a 800 milioni di Euro. 

Negli ultimi anni non è cambiato molto nella situazione finanziaria di base delle regioni debitrici. Il vero problema non è la dimensione delle regioni. Lo si puo' vedere dal fatto che la piccola regione di Amburgo fino ad ora ha sempre pagato, mentre la grande regione Nord Rhein Westfalia ha quasi sempre incassato. 

Un federalismo competitivo lascia le responsabilità al rispettivo livello politico

Il problema, come in Grecia, è la separazione fra rischio e responsabilità. Se i Laender fanno scelte sbagliate, ad esempio assumono troppi funzionari oppure avviano troppi progetti ambiziosi e costosi, ad essere responsabili e a pagarne le consequenze non sono il Land Brema e i suoi abitanti, ma tutta la Germania. In Germania non è prevista l'insolvenza dei comuni o delle regioni. In caso di difficoltà deve intervenire il governo federale. 

Non dovrebbe essere cosi'. Un federalismo competitivo lascia la responsabilità delle decisioni politiche al livello politico in cui queste decisioni sono state prese. Se un paese o un comune vive al di sopra delle proprie possibilità, allora dovrà risolvere da solo il problema del consolidamento delle sue finanze. Se questo non funziona, sarà necessario negoziare con i creditori una soluzione. 

Se la California non puo' pagare i suoi funzionari, deve mandarli in vacanza obbligata. Il governo centrale di Washington non interverrebbe mai. Anche in Svizzera la responsabilità collettiva per i fallimenti locali o cantonali non è prevista.

Quando nel 1998 il comune di Leukerbad nel Cantone di Wallis dichiaro' l'insolvenza, i creditori pretendevano di essere rimborsati dal cantone e dal governo federale, i quali invece rifiutarono il pagamento. Alla fine i creditori furono costretti a rinunciare al 78% dei loro crediti. Da allora le condizioni di finanziamento dei comuni, dei cantoni e dello stato federale svizzero si differenziano in base alla solidità.

Questo federalismo competitivo funziona anche perché in Svizzera ogni livello amministrativo non solo puo' determinare le spese con un'autonomia decisamente maggiore rispetto a quella prevista nel nostro paese, ma anche le entrate. 

Cantoni e comuni hanno una vasta autonomia fiscale che lascia nelle loro casse l'80% delle entrate fiscali. In Germania è solo il 50% e a parte alcune piccole tasse minori, i Laender e i comuni non possono imporre nuove tasse. Un maggiore federalismo fiscale sarebbe un vantaggio anche per la Germania.


lunedì 24 ottobre 2016

La manovra di Schäuble

Il Ministro Schäuble vorrebbe trasferire al fondo ESM il controllo sui bilanci pubblici nazionali. Il principio di fondo secondo Schäuble sarebbe sempre lo stesso: chi mette i soldi, i tedeschi, ha il diritto di bocciare o approvare i bilanci nazionali. Tomasz Konicz su Telepolis.de
Il Ministro delle Finanze Schäuble sta lavorando per dare a Berlino il controllo sulle politiche di bilancio degli stati europei.

Ancora una volta il governo federale prova ad allargare l'egemonia tedesca in Europa ampliando le sue possibilità di intervento politico. Per dirla con le parole usate dal Wall Street Journal, Il Ministro delle Finanze tedesco Schäuble vorrebbe avere un "cane da guardia con i denti". 

Controllo tramite il Fondo ESM

A metà ottobre Schäuble ha avviato una manovra per estendere il controllo diretto su uno degli elementi centrali della sovranità statale dei membri UE: le politiche di bilancio. Secondo il Ministro tedesco in futuro dovrebbe essere il fondo di salvataggio ESM a controllare i progetti di bilancio dei paesi dell'Eurozona, come riportato anche dalla FAZ. Sempre secondo Schäuble la Commissione UE non sarebbe piu' adatta a svolgere questo compito.

Alla base della proposta ci sarebbe il rifiuto della Commissione di sottomettersi alle richieste di Schäuble. Il Ministro tedesco sarebbe infatti irritato con i burocrati di Bruxelles per la decisione di non multare Spagna e Portogallo in seguito al superamento del limite del 3% nel rapporto fra deficit e PIL.

Promemoria: dal 2013 la Commissione ha ricevuto ampi poteri in tema di controllo dei bilanci dei paesi della zona Euro e ora ha il potere di sanzionare gli stati con un deficit eccessivo. La Commissione tuttavia non è obbligata, le sanzioni rimangono a discrezione della Commissione stessa.

Ma chi era stato ad imporre queste regole non troppo tempo fà? Naturalmente questi requisiti erano stati introdotti sotto la pressione di Berlino con l'obiettivo di applicare quelle stesse misure di austerità che la Germania aveva imposto all'Eurozona. La vittoria negoziale di allora tuttavia non era stata completa. 

Le Regole per il controllo dei bilanci in vigore dal 2013 sono state introdotte in seguito a forti scontri fra i paesi Euro: la Germania voleva che la Commissione nell'ambito dei suoi poteri di controllo sui bilanci pubblici potesse sanzionare automaticamente i singoli paesi, mentre la maggioranza dei paesi della zona Euro si era schierata contro ulteriori riduzioni della sovranità. Il compromesso raggiunto prevedeva che le sanzioni fossero uno strumento a discrezione della Commissione.

Tutti devono rispettare le regole

Le politiche per la gestione delle crisi si formano attraverso una lotta di potere interna fra gli stati europei - di solito la Germania riesce ad avere il sopravvento sugli altri. Nelle burocrazie europee c'è sempre una battaglia fra i funzionari tedeschi, desiderosi di affermare le loro politiche austerità, e i sud europei di orientamento keynesiano che vorrebbero rilanciare le economie dei paesi in crisi.

Non appena le autorità tedesche hanno la sensazione di aver perso il controllo sulle istituzioni europee oppure sulle regole dell'Eurozona, pretendono la creazione di nuove istituzioni oppure di nuove regole per rafforzare il controllo sulle politiche di crisi. L'Eurozona puo' funzionare "solo se ci sono delle regole e queste possono anche essere rispettate", le parole del Ministro delle Finanze tedesco riportate dal WSJ.

Tutti devono rispettare le regole, che ovviamente Schäuble stesso ogni volta definisce sulla base degli interessi tedeschi. Anche se sbagliata, è una logica perfetta per la Germania campione mondiale dell'export, la cui congiuntura si fonda sugli avanzi con l'estero e sull'esportazione di debiti - pubblicamente poi ci si indigna per i debiti prodotti all'estero da questa stessa politica. 

La Germania sarebbe insoddisfatta per il modo in cui a Bruxelles le nuove regole sono applicate, riporta la Süddeutsche Zeitung (SZ): 

"Il Governo tedesco considera sbagliato il comportamento della Commissione Europea e la sua volontà di ampliare di fatto la libertà di cui gode nel valutare i bilanci pubblici degli stati nella zona Euro. Soprattutto per quanto concerne la valutazione dei paesi finanziati con i crediti del fondo ESM. Anche il ruolo della BCE nella valutazione dei paesi in crisi, a causa dei conflitti di interessi, è stato fatto oggetto di critiche".

In altre parole: le linee guida imposte fino ad ora da Berlino, sono diventate per lo stesso governo di Berlino insufficienti, in quanto la Commissione, secondo il governo tedesco, abusa del suo potere discrezionale e non impone in maniera scrupolosa i diktat di risparmio di Schäuble. E come sarebbero le nuove regole che Schäuble, in cooperazione con l'immancabile Jens Weidmann, vorrebbe dare all'Eurozona?

Proposta della Bundesbank: l'ESM come il FMI

Mentre Schäuble criticava la Commissione Europea, la Bundesbank anticipava le modifiche che vorrebbe apportare alle regole dell'Eurozona: l'ESM dovrà essere ulteriormente rafforzato mediante il trasferimento delle competenze della Commissione e della BCE, con le quali Berlino si trova in costante disaccordo.

Le proposte di Schäuble e della Bundesbank indebolirebbero le istituzioni europee e trasformerebbero di fatto l'ESM in un fondo monetario europeo, cosi' riporta la SZ. Si tratta di una vecchia idea di Schäuble che risale al 2010 e che egli allora non era riuscito ad imporre.

Fino ad ora la Troika composta da FMI, BCE e Commissione si è fatta carico del lavoro sporco, ora il Ministro delle Finanze tedesco vorrebbe istituzionalizzare in maniera duratura questi compiti nell'ESM e portarli sotto il suo controllo. Bundesbank e Ministero delle Finanze tedesco vogliono formalmente togliere potere alle istituzioni dell'UE, che già durante la crisi si erano trasformate in mere facciate europee dietro le quali si sono scatenati difficili conflitti nazionali. 

Secondo la SZ, Schäuble e Weidmann motivano le loro proposte sostenendo che i "finanziatori dell'ESM", gli stati europei, con i loro crediti finanziano i paesi in crisi. In altre parole: chi paga ha diritto di parola. 

venerdì 21 ottobre 2016

Perché in Germania è necessario rilanciare gli investimenti

Marcel Fratzscher, presidente del prestigioso Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW Berlin), istituto di ricerca vicino agli interessi degli industriali, su Makronom.de lancia un appello al governo tedesco: il FMI ha ragione, in Germania è necessario rilanciare gli investimenti pubblici e privati. Da Makronom.de

Jobwunder, boom economico, consumi in crescita: la Germania oggi si sente la superstar europea. Tuttavia un po' piu' di modestia non farebbe male - perché i dati positivi riflettono solo una fase di recupero rispetto al passato. La politica dovrebbe piuttosto riflettere sui regali elettorali e fare di piu' per rafforzare gli investimenti pubblici  e privati. Un commento di Marcel Fratzscher.

Il FMI pochi giorni fà ha criticato il governo federale per la sua politica finanziaria sbagliata. Il Fondo chiede al governo tedesco di utilizzare lo spazio fiscale - il cosiddetto "fiscal space" - per rilanciare gli investimenti pubblici e privati e in questo modo rafforzare la crescita in Germania e in Europa. Questo appello in Germania è caduto nel vuoto, molti lo rifiutano. Otmar Issing, - uno dei precedenti capo-economisti della BCE e uno dei piu' importanti economisti tedeschi - ha risposto sulla FAZ a queste critiche.

Issing giustamente mette in guardia dalla debolezza degli investimenti in Germania e chiede al governo di aumentarli in maniera significativa. Questi investimenti secondo Issing non dovrebbero essere finanziati facendo nuovo debito, ma con una riorganizzazione del bilancio pubblico: una spesa piu' elevata dovrebbe essere bilanciata da una riduzione dei consumi pubblici.

In un contesto di solido sviluppo economico al Ministro delle Finanze non mancano certo le entrate fiscali. Una larga parte dello spazio fiscale disponibile il governo lo ha utilizzato per regali elettorali economicamente non molto sensati, come ad esempio la riforma delle pensioni. Costo: 10 miliardi di Euro all'anno.

Otmar Issing ha ragione anche quando sottolinea che una maggiore spesa pubblica in Germania non basterebbe a rilanciare la crescita in Italia e negli altri paesi in crisi.

Ci sono tuttavia diversi buoni motivi per ripensare la politica fiscale in Germania. L'argomento secondo il quale la Germania ha già raggiunto il potenziale produttivo massimo e quindi non ha bisogno di una maggiore spesa pubblica non è corretto. Perché il problema principale dell'economia tedesca è che la crescita potenziale negli ultimi 20 anni è stata troppo bassa ed è ancora troppo bassa.

La Germania oggi si sente la superstar europea: c'è un miracolo occupazionale, l'economia è in piena espansione, i consumi crescono. Tuttavia in molti ignorano che l'andamento dell'economia del paese è, ed è stato, tutt'altro che impressionante. Due fatti lo mostrano chiaramente. L'economia tedesca da inizio 2008 è cresciuta dell'8%, solo l'% all'anno. E' molto poco, ed è chiaramente sotto l'attuale crescita potenziale, cioè fra l'1.25% e l'1.50%.

Ancora piu' deprimente è la performance economica degli ultimi 2 decenni. Dall'inizio dell'unione monetaria nel 1999 l'economia tedesca è cresciuta del 3% in meno rispetto all'economia francese e del 10% in meno rispetto a quella spagnola. Ci dimentichiamo volentieri che ancora 10 anni fà la Germania era il malato d'Europa che suscitava nei suoi vicini la stessa compassione con la quale oggi i tedeschi guardano agli altri paesi in crisi. Per questa ragione alla Germania farebbe bene un po' piu' di modestia. I buoni tassi di crescita attuali riflettono una fase di recupero rispetto agli anni perduti di inizio 2000.

Queste cifre mostrano che la piu' grande debolezza economica della Germania è un livello troppo basso di investimenti, che in ultima analisi è la causa della bassa crescita della produttività e dell'economia negli ultimi 20 anni. Gli investimenti non solo creano un aumento della domanda di breve termine - ma hanno effetti ancora piu' importanti sul lato dell'offerta con un aumento della produttività e del potenziale di crescita.

La Germania ha bisogno di una svolta nella politica fiscale. Il "freno all'indebitamento" (Schuldenbremse) è giusto e necessario ed ha contribuito alla riduzione del debito pubblico, purtroppo anche a scapito degli investimenti pubblici. Il governo federale dovrebbe ripensare i suoi regali elettorali e al loro posto rafforzare gli investimenti pubblici. In questo contesto assisto con una certa ansia  alle sempre piu' grandi promesse di riduzione delle tasse che i partiti politici attualmente stanno facendo agli elettori.

Piu' investimenti, partendo da quelli pubblici, rafforzerebbero la produttività e la crescita potenziale dell'economia tedesca, aiuterebbero a mantenere i posti di lavoro buoni nel paese, e assicurerebbero un futuro sicuro alle aziende e ai lavoratori tedeschi. 

Sfruttamento alla tedesca

La Germania è leader mondiale nell'export di carne, un risultato ottenuto anche grazie allo sfruttamento dei lavoratori stranieri nei macelli dei grandi gruppi industriali. Huffingtonpost.de intervista Peter Kossen, monsignore, da tempo impegnato in prima linea nella lotta contro lo sfruttamento dei lavoratori nei grandi macelli del nord. Da Huffingtonpost.de


Il lavoro nell'industria della carne è uno dei più difficili. Spesso si tratta di lavoratori assunti con un contratto d'opera oppure di lavoratori interinali non sottoposti alle leggi sulla tutela dei lavoratori. Sei giorni alla settimana e quindici ore al giorno di lavoro non sono infrequenti. Si tratta di "sfruttamento" e di "schiavitù moderna".

HP: Prälat Kossen, lei ha parlato, riferendosi all'industria della carne tedesca, di "sfruttamento" e "schiavitù moderna". Ci puo' spiegare concretamente che cosa intende?

Kossen: Molte persone vivono e lavorano nell'industria della carne in Germania in condizioni estremamente difficili. Si tratta principalmente di lavoratori assunti con un contratto d'opera oppure di lavoratori interinali che spesso non sono coperti dalle leggi sulla tutela dei lavoratori. Abbiamo situazioni in cui i lavoratori sono impiegati per 6 giorni alla settimana, per 12 oppure 15 ore al giorno e alla fine prendono 1.000 Euro al mese. Mio fratello è medico e regolarmente si deve confrontare con lavoratori migranti afflitti da gravi problemi di salute causati dal troppo lavoro. Invecchiano rapidamente e soffrono per problemi di salute - per paura del licenziamento non si lasciano curare, un fenomeno diffuso.

HP: Sono storie che ricordano i primi anni dell'industrializzazione in Europa

Kossen: Esattamente. Spesso il datore di lavoro è allo stesso tempo anche il proprietario dell'appartamento; sono condizioni di vita che avevamo conosciuto solo nei libri di storia. I lavoratori sono alloggiati in stanze fatiscenti e condividono un letto in un sistema a 3 turni. E per questo pagano anche un affitto elevato sottratto dal loro già basso salario, che ad esempio a causa delle ore di straordinario non pagate è ampiamente sotto il salario minimo consentito dalla legge. Non da ultimo, i lavoratori, date le condizioni in cui vivono, spesso si trovano in una situazione di dipendenza dal loro datore di lavoro. Ci sono casi in cui hanno dovuto consegnare il passaporto al datore di lavoro. I lavoratori sono sfruttatati su larga scala da individui senza scrupoli. Si tratta di una zona grigia all'interno della nostra società.

HP: Questo sistema viene tenuto in piedi volutamente?

Kossen: Si' è cosi', intere aree della catena del valore sono esternalizzate. I subappaltatori intenzionalmente scelgono di ricorrere ai contratti d'opera, evitano i contratti di lavoro regolari e cercano di assumere lavoratori migranti dalla Romania, dalla Bulgaria, dall'Ungheria, dalla Repubblica Ceca e dalla Polonia. Spesso i lavoratori sono alloggiati in baracche separate, in modo che possano essere notati solo quando vanno a fare acquisti. E' un mondo parallelo, ed è propriamente voluto.

HP: Ci sono concentrazioni regionali oppure si tratta di un fenomeno regionale?

Kossen: Si tratta di un fenomeno a livello nazionale. E' iniziato nelle grandi aziende nel settore della macellazione della carne, ma nel frattempo si è esteso anche ad altri settori. Ha fatto scuola in senso negativo.

HP: E' diffuso anche in altre branche?

Kossen: Sì, ed è questo il pericolo. Nella logistica fra i camionisti, nelle costruzioni, fra i lavoratori addetti al riempimento degli scaffali nei discount, nel settore alberghiero, nell'industria metalmeccanica, nell'industria delle bevande. Questo modello è usato per aumentare i guadagni senza avere troppi problemi con la legge

HP: Perchè le autorità responsabili non intervengono?

Kossen: Ci provano a fare qualcosa. Ma sono le autorità competenti stesse a dire che in termini di personale e di mezzi finanziari disponibili non sono nelle condizioni di controllare. Il risultato è un pantano in cui imperversa il crimine.

HP: Quando lei parla di "palude criminale" - è un'esagerazione retorica oppure parla di reati?

Kossen: Questa palude si trova nel giro dei subappaltatori, che lavorano come "prestatori di servizi" per le grandi aziende operanti nel settore della carne. In questi settori spesso abbiamo a che fare con il traffico di esseri umani, anche la scena rock internazionale è coinvolta. Nei nostri tempi si possono fare piu' soldi con il traffico di uomini che con il traffico di droga. 

HP: Come si è arrivati a un tale sistema?

Kossen: E' stato reso possibile con l'apertura economica dell'est Europa. Da allora si importano lavoratori dai paesi dell'est con l'obiettivo deliberato di farli lavorare con il salario piu' basso possibile.

HP: Secondo lei è un dovere della politica fare qualcosa?

Kossen: Si', ci sono stati progressi come l'introduzione del salario minimo - ma una legge è valida solo nella misura in cui poi viene applicata nella realtà. Le leggi devono essere prima di tutto applicate. Senza dubbio le autorità competenti deveono anche avere le risorse necessarie per controllare le aziende e garantire il rispetto delle norme di legge. Non mi pare che le cose in questo momento stiano esattamente cosi'.

HP: Qualcuno potrebbe dire: "questi lavoratori, sono persone adulte. Se consapevolmente iniziano a fare un lavoro come questo, sono essi stessi colpevoli". Che ne pensa?

Kossen: Conosco le biografie di alcune di queste persone. Vivono in condizioni precarie nei loro paesi di origine e sperano in una vita migliore qui. Vedono questi lavori come la loro unica possibilità e percio' accettano. La mancanza di prospettive di queste persone viene sfruttata in maniera brutale nella nostra società del benessere. E' la situazione di emergenza che le porta a fare questa scelta. Molte di queste persone non hanno familiarità con gli aspetti giuridici e finanziariamente non hanno la possibilità di procurarsi un avvocato. Partecipano a questo triste gioco perché sperano che le cose prima o poi andranno meglio. Ma non andrà cosi'.

HP: Sono in molti a vedere la situazione in maniera diversa. Che cosa risponde a queste persone?

Kossen: Come ho già detto, il prodotto finale non sarebbe necessariamente piu' costoso, come spiegato in maniera credibile dalla NGG (sindacato degli alimentari, bevande e catering). In realtà, anche se poco visibili, sono in molti a guadagnare qualcosa da questa situazione di sfruttamento. Grazie a questo sistema stiamo creando in ogni caso un mare di persone che si ammalano a causa del lavoro, che dovranno essere curate, che si troveranno in una situazione di povertà in età avanzata e che nonostante il duro lavoro dovranno percepire per tutta la loro vita un sussidio sociale per poter sopravvivere.

HP: Lo Schnitzel è a buon mercato, ma la fattura piu' grande arriverà in seguito.

Kossen: Si', i trasferimenti sociali che saranno necessari li dovremo pagare noi contribuenti. Si tratta di sovvenzioni trasversali che non sono legittimate. Il sistema non danneggia solo le vittime, ma l'intera società.

mercoledì 19 ottobre 2016

Hans Werner Sinn: il difficile giugno tedesco

H. W. Sinn anticipa su Focus.de i contenuti del suo nuovo libro: giugno 2016 un mese decisivo per il futuro della Germania e dell'Europa. 

Brexit, ondata di profughi, Euro-disastro - il progetto europeo sta fallendo? Considerando il sempre maggiore numero di crisi non lo si puo' escludere.

E' accaduto intorno al solstizio del 2016. Dovrebbero essere i giorni piu' luminosi dell'anno, ma in realtà sono stati i piu' bui. Il 23 giugno la Gran Bretagna ha espresso il suo voto di sfiducia nei confronti dell'UE e ha deciso di uscirne. Invece del tanto temuto Grexit - che per il bene della Grecia e dell'Europa sarebbe stato meglio ci fosse stato - ora si sta preparando il Brexit. E questo è accaduto anche perché i britannici, in considerazione della grande ondata di profughi che ha invaso l'Europa, sono giunti alla conclusione che l'Europa ha perso il controllo della situazione.

Difficile da credere: la Cancelliera ha combattuto per tenere la Grecia nell'Euro e ha dovuto perfino fermare il suo Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, che invece era per la Grexit. L'uscita della Gran Bretagna, che in termini economici equivale all'uscita dei 20 membri piu' piccoli dell'UE, invece viene vissuta come se in fondo non riguardasse la Germania. Ora la Cancelliera è in difficoltà sui migranti e aspetta invano che gli altri paesi se ne prendano almeno una parte. La sua fortuna è stata che la recinzione macedone, almeno per ora, ha fermato l'ondata.

E solo 2 giorni prima del voto sul Brexit, il 21 di giugno, è successo qualcosa che per il futuro della Germania sarà molto problematico: la Corte Costituzionale tedesca con il suo cosiddetto "giudizio OMT" si è sottomessa alle politiche di salvataggio della BCE e al pieno sostegno che queste hanno ricevuto dalla Corte di Giustizia europea.

Anche su questo voto la politica tedesca ha preferito non commentare. Sembra che preferiscano mantenere il silenzio sul tema. I giudici di Karlsruhe con la loro sentenza hanno di fatto dato il via libera ad una politica di messa in comune delle garanzie sui debiti, perché è proprio questo il significato del "whatever it takes" che la BCE sotto la guida di Mario Draghi nel 2012 ha annunciato con il nome tecnico di Outright Monetary Transaction (OMT). I beneficiari di questa politica sono prima di tutto i paesi del sud in crisi e la Francia,  gli ufficiali pagatori sono i paesi del nord ancora economicamente in salute, prima fra tutti la Germania. 

La Corte Costituzionale tedesca, 2 anni dopo la decisione sull'OMT, aveva accusato le autorità monetarie europee di aver oltrepassato il loro mandato e in questo contesto aveva parlato di "usurpazione di potere". In una svolta senza precedenti tuttavia ora la Corte Costituzionale scrive nel suo giudizio che è possibile accettare la sentenza della Corte di Giustizia secondo la quale il programma OMT della BCE è compatibile con il diritto europeo.

Entrambe le decisioni di mezza estate sono di importanza epocale per il futuro d'Europa e della Germania. Rappresentano una svolta. Soprattutto dal punto di vista tedesco hanno trasformato giugno in un mese molto buio.

La Brexit imminente significa che la Germania perderà nell'UE il suo principale alleato da sempre orientato verso una politica commerciale aperta e fondata sul libero scambio, senza la quale l'economia dell'export tedesca non sarebbe piu' in grado di funzionare. Molto piu' concretamente la Germania perderà, come gli altri paesi orientati al libero scambio, la minoranza di blocco sulle decisioni del Consiglio Europeo.

Insieme alla Gran Bretagna e agli altri paesi della cosiddetta area del Marco, Olanda, Austria e Finlandia, aveva potuto difendere i suoi interessi ed imporre una politica commerciale europea aperta al mondo e al libero scambio. Ora invece è finita. I paesi del Mediterraneo, prima fra tutti la Francia, seguono una politica commerciale protezionista, credono piu nell'intervento dello stato che nel libero gioco delle forze di mercato e faranno di tutto affinché l'Europa cambi direzione sui temi dell'economia e del commercio internazionale. Se i protezionisti riusciranno ad imporsi, il modello di sviluppo tedesco basato sull'export subirà gravi danni.

Inoltre, l'Eurozona, senza il contrappeso britannico, si trasformerà ancora piu' rapidamente in una unione fiscale, come vorrebbero i paesi del sud-Europa e la Francia che in questo modo potrebbero compensare la loro perdita di competitività con i trasferimenti dal Nord. Una unione fiscale non significa solamente che ci sarà un budget europeo comune ed eventualmente un ministro delle finanze unico. Significa anche che dovranno essere definiti dei meccanismi di redistribuzione - da un'assicurazione sui depositi bancari per le banche in difficoltà fino ad un'assicurazione contro la disoccupazione a livello europeo - e cioe' istituzionalizzare, sotto forma di diritto garantito, un meccanismo di compensazione dei redditi e di aiuti per i paesi del sud-Europa che hanno perso la loro competitività.

Trasformare l'Eurozona in una unione fiscale per la Germania non sarà solo costoso. Questo passo è anche problematico perché implicitamente significa che sarà sempre piu' improbabile che i paesi dell'Est, oppure la Svezia, decidano di adottare l'Euro come valuta.

In questo contesto la decisione sull'OMT della Corte Europea e della Corte Costituzionale tedesca è disastrosa, perché una volta per tutte fa chiarezza su quello che la BCE non era riuscita ad ottenere con mezzi legali. La BCE di fatto potrà d'ora in poi acquistare senza limiti i titoli di stato dei paesi in crisi e in questo modo proteggere i loro creditori, come se ci si fosse indebitati con una garanzia comune attraverso gli Eurobond. Gli acquisti spingono verso il basso i tassi di interesse e privano i risparmiatori dei loro guadagni, sebbene gli stessi risparmiatori in qualità di contribuenti e proprietari impliciti della BCE continuino a garantire per le perdite. Cosi' molti paesi della zona Euro sprofonderanno sempre di piu' nel pantano del debito, senza che sia possibile offrire giuridicamente un limite al loro indebitamento.

Senza dubbio l'Europa si trova nella sua piu' grande crisi dalla seconda guerra mondiale. Le sfide che deve affrontare sono enormi, soprattutto l'Euro-disastro, l'ondata di profughi e la Brexit. Il disagio, il risentimento, l'aggressività e la paura crescono in tutta Europa. E naturalmente non sono buoni consiglieri. La rapida crescita dei partiti estremisti con i loro programmi massimalisti fanno intuire ovunque sul continente, con quale velocità cose normali a cui ci siamo abituati come il benessere e la pace possano scomparire rapidamente. La rifondazione dell'Europa deve avere successo. Non abbiamo altra scelta.

lunedì 17 ottobre 2016

Il patto segreto tra Francia e Commissione UE

L'importanza di essere francesi, ovvero, un "accordo segreto" fra Francia e Commissione UE per far finta di ridurre il deficit, e non far perdere la faccia alle parti. Da Frankfurter Allgemeine Zeitung  
La Commissione UE è da tempo indulgente con il deficit di bilancio francese. Secondo il libro appena uscito, alla base ci sarebbe un accordo segreto.

Era la promessa numero 9 del suo programma elettorale, fra i 60 "Engagements": "il rapporto debito/PIL nel 2013 sarà al 3%", scriveva François Hollande nel programma con cui nel 2012 ha vinto le elezioni. Al termine del suo mandato il bilancio pubblico avrebbe dovuto essere addirittura in pareggio, per farlo intendeva tagliare i regali fiscali che "da 10 anni erano stati concessi alle famiglie più' ricche e alle imprese più' grandi". Cosi' prometteva l'Hollande battagliero della campagna elettorale.

Che il presidente Hollande abbia ridotto il deficit molto piu' lentamente di quanto promesso allora, era noto. Prima nel 2013 e poi nel 2015 il governo francese ha dovuto chiedere alla Commissione uno slittamento di 2 anni dei termini per il raggiungimento della soglia del 3%. E fino ad oggi la Francia non è mai scesa al di sotto del 3%.

La novità è che il presidente francese ha evidentemente trovato nella Commissione Europea un complice. Cosi' scrivono i giornalisti di "Le Monde"  Gérard Davet e Fabrice Lhomme, che dal 2012 in 61 interviste hanno collezionato oltre 100 ore di conversazione con Hollande, raccolte in un libro appena uscito. In esso il Presidente racconta di un accordo segreto con la Commissione UE raggiunto nel 2013 quando la Francia ha ottenuto un prolungamento di 2 anni per il superamento del limite del 3%: "la verità è che noi abbiamo un deficit più' alto, e loro sanno molto bene che non raggiungeremo il 3% nel 2015", ha detto il Presidente in un'intervista. La Commissione ha quindi fatto ad Hollande una promessa: "noi preferiamo che voi continuiate a perseguire pubblicamente l'obiettivo del 3%, perché in questo modo potremo gestire meglio la situazione con gli altri paesi...vi veniamo incontro concedendovi piu' tempo e un ritmo piu' blando, compatibile con i vostri obiettivi di bilancio pubblico. E se il 3% non sara raggiunto, comunque non ve ne daremo la colpa".

I privilegi dei grandi paesi

E' Hollande stesso a parlare di un "accordo segreto" che la Francia avrebbe concluso con la Commissione: "diciamo così, facciamo un accordo segreto, noi accettiamo il 3% come obiettivo, ma voi sapete molto bene che noi non lo raggiungeremo. E ci siamo messi d'accordo". Leggendo le 661 pagine del libro si è stupidi dalla schiettezza delle parole di Hollande. I giornalisti dicono che le citazioni non sono state rilette e confermate. Per Hollande, nonostante le promesse di riduzione del deficit fatte in campagna elettorale, era chiaro che la Francia non avrebbe raggiunto gli obiettivi di deficit: "sapevamo che non avremmo raggiunto il 3%. Ma se lo avessimo detto fin dall'inizio, non saremmo stati considerati affidabili". E ha aggiunto: "tutti lo sapevano fin dall'inizio".

Il loquace presidente fornisce anche una spiegazione per l'indulgenza della Commissione con la Francia: "è il privilegio dei grandi paesi". "Noi siamo la Francia, vi proteggiamo, abbiamo un esercito, una capacità di deterrenza, una diplomazia". Gli europei lo sanno "che hanno bisogno di noi. E questo ha un prezzo, che deve essere pagato".