giovedì 10 novembre 2016

I danni fatti dallo Schuldenmbremse

Lo Schuldenbremse tedesco, che di fatto è il modello a cui ci si è ispirati per il pareggio di bilancio nella Costituzione italiana, in Germania ha causato solo danni. Su Makronom Gustav A. Horn, il direttore del prestigioso Instituts für Makroökonomie und Konjunkturforschung (IMK) presso la Hans-Böckler-Stiftung spiega perché ormai è arrivato il momento di rimuoverlo. Da Makronom.de


Lo Schuldembremse tedesco viene celebrato come una storia di successo. Di fatto è una misura pericolosa e inutile che impedisce la crescita del benessere e aumenta l'instabilità. Un commento di Gustav Horn e Katja Rietzler.

Qualche settimana fa il presidente DIW Marcel Fratzscher ha criticato l'ex capo economista della BCE Otmar Issing, il quale aveva chiesto più' investimenti pubblici, e allo stesso tempo aveva proposto di finanziarli con una riorganizzazione della spesa pubblica. La proposta di Issing di fatto equivale ad una difesa dello "Schwarze Null" (pareggio di bilancio) in quanto obiettivo di politica economica.

Giustamente Fratzscher evidenzia i problemi sollevati da un tale obiettivo, in particolar modo nel caso in cui la crescita potenziale di un'economia sia cosi' bassa come in Germania. Fratzcher al contrario propone di sfruttare gli spazi fiscali disponibili, per aumentare gli investimenti pubblici anche in un regime di "Schuldembremse" (legge Costituzionale introdotta nel 2009 valida sia a livello federale che nei Laender e che impone un bilancio pubblico in pareggio oppure un deficit strutturale massimo dello 0.35%). In questo modo si avrebbe un aumento della crescita potenziale, che alla fine è quella che determina la nostra prosperità. Tutto cio' sembra pragmatico, giusto e buono.

Ma alla fine del suo discorso si trova una frase che lascia sbalorditi. Fratzscher scrive.

"lo Schuldenbremse è giusto e necessario ed ha portato ad una riduzione del debito nazionale, purtroppo anche a scapito degli investimenti pubblici"

Questa frase irrita, soprattutto alla luce di quanto scritto prima. Senza dubbio la bassa crescita della produttività è attualmente uno dei problemi piu' gravi, se non il problema piu' grave dell'economia tedesca. Ed è per questa ragione che gli spazi per un aumento del potere di acquisto dei consumatori o per un aumento dei profitti aziendali sono limitati. In altre parole: la crescita del nostro benessere sta rallentando.

Una ragione fondamentale di questo processo probabilmente è la mancanza di investimenti nei settori produttivi. Questo vale sia per gli investimenti privati in macchinari e attrezzature, ma soprattutto per gli investimenti pubblici in infrastrutture. Di fatto gli investimenti pubblici sono da molti anni negativi, una lunga fase interrotta solo dai programmi congiunturali durante la crisi. Vale a dire, gli ammortamenti sono superiori alla formazione di capitale lordo. Formulato altrimenti: l'infrastruttura pubblica si sta consumando.

Che da questa situazione non possa emergere una crescita della produttività è tutt'altro che sorprendente. La vera questione da indagare è se lo Schuldenbremse impedisce una duratura ripresa degli investimenti; e se è cosi', perché allora sarebbe "giusto e necessario" come ha scritto Fratzscher? Lars Feld, membro del Consiglio dei Saggi Economici e come Fratzscher membro della commissione per la promozione degli investimenti presso il Ministero dell'Economia nega addirittura ogni connessione fra lo Schuldenbremse e la debolezza degli investimenti.

E' vero che negli anni passati, anche dopo l'introduzione dello Schuldenbremse, ci sono state notevoli possibilità di fare investimenti. Grazie alla forte congiuntura interna e al corrispondente forte aumento delle entrate fiscali, è stato relativamente facile soddisfare i requisiti previsti dallo Schuldenbremse. E' stata piuttosto una scelta ideologica della politica quella di non utilizzare gli spazi disponibili per aumentare gli investimenti. Si è scelto di dare alla crescita futura una priorità inferiore rispetto allo "Schwarze Null", che nel frattempo è diventato il feticcio del Ministero delle Finanze.

Lo Schuldenbremse è pericoloso, in quanto le sue procedure di aggiustamento ciclico eliminano rapidamente gli spazi di manovra. Gli studi sullo Schuldenbremse svizzero lo mostrano chiaramente: esiste da piu' tempo rispetto a quello tedesco e i metodi di adeguamento al ciclo economico hanno un minore effetto pro-ciclico rispetto allo Schuldenbremse tedesco. E' plausibile pensare che la sua applicazione implichi una particolare debolezza degli investimenti. Supponiamo ad esempio che il governo si aspetti che il deficit pubblico superi la soglia consentita dallo Schuldenbremse. In questo caso ha 3 opzioni:

1) il governo puo' aumentare le tasse. Si tratta di un processo legislativo lungo e impopolare. Pertanto un governo potrebbe essere riluttante nello scegliere questa opzione.

2) può ridurre la spesa corrente. Ma cio' è possibile solo in misura limitata. La parte principale della spesa corrente è costituita da spese per il personale, che al massimo potranno essere ridotte nel lungo termine. In considerazione dei fabbisogni di personale non coperti, anche questa scelta risulterebbe alquanto impopolare. Anche questa opzione non potrebbe essere esercitata in misura significativa. Resta come ultima risorsa:

3) il governo puo' ridurre la spesa per investimenti. E' la variante piu' facile da realizzare. Alla fine si tratta di risorse disponibili, la cui non-spesa nel breve periodo non ha alcun impatto negativo, e allo stesso tempo migliora rapidamente la situazione di bilancio. Non è quindi sorprendente che questo approccio sia la risposta piu' probabile alle limitazioni imposte dai bilanci pubblici.

In questo scenario, l'affermazione secondo cui lo Schuldenbremse è allo stesso tempo "necessario e giusto" non è compatibile con l'obiettivo di aumentare in maniera sostenibile la spesa per investimenti - impossibile che accada con lo Schuldenbremse in vigore. Al massimo, nei periodi di buona congiuntura economica e con elevate entrate fiscali - come accade adesso - ci si puo' aspettare un aumento temporaneo degli investimenti. In caso contrario, soprattutto in tempi di difficoltà economiche, saranno la prima voce ad essere tagliata. E questo vale ancora di piu' se lo Schuldenbremse è progettato in maniera piu' rigida. La tanto desiderata spinta verso l'alto della produttività in queste condizioni appare improbabile.

Lo Schuldenbremse impedisce un aumento del benessere e quindi la riduzione del debito, che in realtà era il suo obiettivo - per non parlare del fatto che non ha niente a che fare con l'equità intergenerazionale. Alla fine l'infrastruttura sarà utilizzata per diverse generazioni, fatto che rende giustificabile il contributo delle generazioni future attraverso un finanziamento del debito.

Questa gestione degli investimenti ha anche un altro effetto: amplifica le fluttuazioni economiche. Se nelle fasi espansive le spese per investimenti crescono mentre nei periodi piu' difficili vengono ridotte, succede esattamente il contrario di quello che sarebbe richiesto per ragioni di stabilità. Quindi non stupitevi se in futuro le fluttazioni cicliche saranno amplificate. Non mi pare né necessario, né giusto.

Mercati finanziari ancora instabili.

L'obiettivo dichiarato dello Schuldenbremse è la riduzione del debito pubblico. Obiettivo desiderabile e giustificabile nella misura in cui tiene sotto controllo l'onere per gli interessi nei conti pubblici. Alle fine queste risorse saranno disponibili per altri usi, piu' produttivi, come ad esempio gli investimenti pubblici. Ma si tratta di una prospettiva sul debito pubblico che è possibile seguire per buone ragioni solo fino a quando il debito pubblico è relativamente alto.

Cosa accadrebbe se lo Schuldenbremse avesse il successo che i suoi sostenitori auspicano? Il debito pubblico si stabilizzerebbe probabilmente ad un livello di poco superiore al 10% del PIL. Dal punto di vista dei sostenitori sarebbe un successo - dal punto di vista del mercato dei capitali sarebbe una catastrofe. 

Perché dal punto di vista dei mercati finanziari il debito pubblico è fatto dai titoli del debito pubblico. Questi titoli sono l'investimento per tutti coloro che cercano la sicurezza sui mercati finanziari. Questa forma sicura di investimento viene di fatto ridotta dallo Schuldenbremse e costringe gli investitori ad un maggior rischio oppure alla liquidità. Le conseguenze non sarebbero solo minori investimenti, ma anche mercati finanziari piu' instabili. Anche questo non è né necessario né buono per l'economia.

L'introduzione dello Schuldenbremse in Germania nel 2009 era stata celebrato, soprattutto da CDU e SPD, come un grande successo di politica economica. Nel frattempo anche in questi partiti l'entusiasmo si è spento. Nel dibattito pubblico, soprattutto nei Laender, si tende ad attribuire le buone condizioni dei bilanci pubblici all'effetto dello Schuldenbremse. In realtà il miglioramento delle finanze pubbliche è dovuto in buona parte alla congiuntura supportata dalla situazione economica interna.

L'inutile ricerca di scappatoie

Nel frattempo dietro le quinte si lavora in  tutti i modi per aggirare lo Schuldenbremse. Questi sforzi vanno dal livello europeo (parola chiave "Piano Juncker") fino al Ministero delle Finanze con la nuova società di gestione delle autostrade che dovrà agire ed investire al di fuori del bilancio pubblico. Al Ministero dell'Economia invece c'è la commissione guidata da Marcel Fratzscher per la promozione degli investimenti il cui unico obiettivo è quello di esplorare nuovi modi per aumentare gli investimenti e sfuggire al giogo dello Schuldenbremse. Senza lo Schuldenbremse, questa commissione non ci sarebbe mai stata, perché semplicemente non sarebbe stata necessaria.

Non c'è da meravigliarsi se lo Schuldenbremse oggi sembra essere già antiquato: si basa su di un pensiero economico superato. Lo Schuldenbremse puo' funzionare solo se l'economia non va in crisi. Si basa sul presupposto che il sistema di mercato sia intrinsecamente stabile e non richieda nessun intervento stabilizzatore attraverso la politica fiscale. In verità implica molto di piu': una duratura assenza dello stato in materia di politiche di stabilità. Questo compito, considerato non necessario, viene lasciato alla politica monetaria.

Le crisi degli ultimi anni hanno mostrato chiaramente che questo punto di vista è falso. La politica monetaria è stata sovraccaricata di compiti, e ha bisogno di ulteriori interventi discrezionali di politica fiscale per poter ripristinare la stabilità. Lo Schuldenbremse è inutile e sbagliato. La sua eliminazione sarebbe una misura di politica economica sensata. Ma il coraggio politico per farlo nella Germania del 2016 è difficile da trovare.

lunedì 7 novembre 2016

Flassbeck e il problema della casalinga sveva

In una recente intervista al settimanale Kontext, Hainer Flassbeck torna ad attaccare il mantra del risparmio tedesco: la mentalità da casalinga sveva ha contagiato la Germania e sta distruggendo l'Europa. Da kontextwochenzeitung.de


Risparmiare come una casalinga sveva - se la situazione non fosse cosi' seria, Heiner Flassbeck potrebbe solo ridere del mantra della Cancelliera. Nell'intervista di Kontext l'ex sottosegretario di Oskar Lafontaine spiega chi ci sta guadagnando e chi invece no. 

Kontext: Herr Flassbeck, nel 2008 la Cancelliera ha pronunciato una frase poi diventata famosa: "Dovremmo chiedere alla casalinga sveva perché non è possibile vivere a lungo al di sopra dei propri mezzi". E' d'accordo?

Flassbeck: No, per niente. Naturalmente non si puo' vivere al di sopra dei propri mezzi, ma la Cancelliera dovrebbe anche capire che non si puo' vivere al di sotto dei propri mezzi. Chi vive al di sotto dei propri mezzi, obbliga gli altri a vivere al di sopra dei propri mezzi. E questo è esattamente l'errore tedesco.

Kontext: La mia vicina di casa probabilmente direbbe che i greci devono lavorare esattamente come facciamo noi.

Flassbeck: Questo è sbagliato. Il successo tedesco non ha nulla a che fare con il fatto che noi siamo piu' efficienti, ma piuttosto con il fatto che abbiamo tirato la cinghia un po' piu' degli altri. La produttività tedesca non è più' alta che altrove. Ma i tedeschi non si sono concessi molto e in questo modo hanno costretto gli altri a vivere al di sopra dei loro mezzi.

Kontext: Allude ad Hartz IV?

Flassbeck: A tutta la politica salariale degli ultimi 15 anni. C'è stata una forte pressione sui salari, che sono cresciuti meno della produttività. Per questa ragione oggi abbiamo un enorme surplus commerciale, cioè un surplus dell'export sull'import.

Kontext: Risparmiare è molto popolare

Flassbeck: Popolare è un'espressione troppo neutra. Diciamo che nella testa di molti oltre al risparmio non c'è altro.

Kontext: Da cosa dipende il fatto che tutti in fondo stanno dando il loro contributo?

Flassbeck: Io credo che siano in molti a non comprendere la differenza fra pensiero micro e macro-economico. Quando si pensa in chiave macroeconomica, quindi all'economia nel suo complesso, le cose sono diverse rispetto alla prospettiva della casalinga sveva. Di casalinghe sveve ne abbiamo già abbastanza, ma i politici dovrebbero essere qualcosa di diverso.

Kontext: E' sbagliato risparmiare?

Flassbeck: No, in linea di principio non è sbagliato, ma quando si risparmia è necessario che qualcuno faccia anche dei debiti. Questa è pura logica, diciamo contabilità. Il mondo nel suo insieme non ha debiti, perché non c'è nessuno con cui il mondo si puo' indebitare.

Kontext: Le riforme Hartz erano state motivate con i costi eccessivi che il sistema sociale ha dovuto sostenere dopo la riunificazione.

Flassbeck: Con la riunificazione naturalmente i costi sono cresciuti. Ma non c'era alcun motivo per mettere in pericolo la moneta unica europea con un'orgia di risparmio. La domanda è se il prezzo da pagare non è stato forse troppo alto per giustificare il risparmio tedesco, che di fatto non può' cambiare molto, visto che dall'altra parte non ci sono investimenti sufficienti. Possono esserci investimenti solo quando qualcuno è disponibile ad indebitarsi. Molti si basano su di una formazione economica troppo semplice e non riescono ad emanciparsi. Questo è il nostro problema principale.

Kontext: Già 30 anni fà si è occupato dell'accordo sul commercio internazionale GATT (General Agreement on Tariffs and Trade). E' paragonabile con il TTIP?

Flassbeck: E' sicuramente diverso. Ma l'illusione di allora è la stessa di oggi: se si eliminano le tariffe doganali l'economia torna in piena espansione da sola. Questa volta è stato fatto un passo in più'. Il libero scambio di per sé è utile sotto molti punti di vista, ma non è lo strumento per migliorare il nostro benessere.

Kontext: Tornando alla Germania. I salari vengono volontariamente tenuti bassi?

Flassbeck: A differenza dei miei colleghi economisti che parlano solo di mercato, io penso sia più' che altro una questione di potere. Le grandi aziende hanno naturalmente questo potere e nelle trattative salariali cercano di imporsi a loro vantaggio. Solo che il sistema è più' complicato di quanto si pensi. Con questo sistema meraviglioso che ad esempio in Baden-Württemberg ha reso molte persone ricche, la Germania sta andando a sbattere contro il muro. I ricchi possono sempre andare alle Cayman e dire, dopo di me il diluvio. Per un singolo paese può' anche andare bene per un periodo abbastanza lungo, diciamo 15 anni. Ma per l'Europa nel suo complesso è una catastrofe.

Kontext: L'ex presidente DIHT Hans Peter Stihl (imprenditore) è sempre stato contrario alle riduzioni dell'orario lavorativo, e ora si è schierato anche contro la riforma dell'imposta di successione.

Flassbeck: Herrn Stihl lo conosciamo, è il tipico imprenditore svevo che porta avanti il suo pensiero microeconomico, ma di fatto fatto non ha alcuna idea di cosa sia necessario a livello macroeconomico. Queste sono anche le persone che hanno spinto per l'introduzione di Hartz IV durante il governo rosso-verde, con una pressione incredibile.

Kontext: Lo stato ha bisogno di piu' entrate?

Flassbeck: Lo stato al momento non ha bisogno di più' entrate, deve invece spendere di più'. Lo "schwarze Null" (pareggio di bilancio) è ridicolo. Questa mattina in radio ho sentito che a Stoccarda nelle scuole si risparmia ormai su tutto. E' assurdo. Lo stato deve spendere di più'. Puo' aumentare le tasse, e in questo momento puo' prendere a prestito dai mercati finanziari, senza pagare alcun interesse.

Kontext: E' giusto che gli interessi siano cosi' bassi?

Flassbeck: E' una conseguenza della politica sbagliata, ma Draghi non è il responsabile. L'inflazione arriva dai salari. Se si fa una politica deflattiva, si ottiene naturalmente deflazione. Se la BCE si oppone, dalla Germania arrivano solo lamentele.

Kontext: Come è possibile risolvere il problema della disoccupazione di massa?

Flassbeck: Si dice che in Germania ci sia piena occupazione. Ma in Europa c'è una disoccupazione di massa. Il dogma degli ultimi 30 anni, dobbiamo pompare il denaro nelle tasche degli imprenditori è falso. Il denaro guadagnato deve andare anche ai lavoratori. I quali lo spenderanno, e questo tornerà poi agli imprenditori. Ma sono i lavoratori a decidere cosa fare con il denaro, senza lasciare che gli imprenditori continuino ad accumularlo, come avviene in questo momento. Ma lo si vede in tutti i partiti, il dogma è saldamente radicato: fra i Verdi, nella SPD, in ogni caso nella CDU/CSU, di AfD meglio non parlarne. Anche nella Linke molti non sono sicuri di cosa sia giusto fare o non fare. Il dogma della casalinga sveva è profondamente radicato. Siamo cresciuti con questa visione del mondo ristretta. Ci sembra ovvio che sia cosi'.

Kontext: C'è la minaccia costante di spostare le aziende

Flassbeck: Il problema è di facile soluzione. Se nell'Ue volessimo agire seriamente si potrebbe dire: andatevene pure, ma chi si sposta non potrà piu' vendere i suoi prodotti qui. Non ho mai ascoltato un politico - o comunque non negli ultimi tempi- che abbia detto che è scandaloso che gli imprenditori ci minaccino. 

Kontext: Perché la politica sta fallendo?

Flassbeck: E' una domanda chiave che dobbiamo porci: perchè non è possibile nella politica fare un discorso ragionevole su questi temi? Accettiamo che da parte dell'economia sia esercitata una incredibile pressione sulla politica. Io stesso l'ho sperimentato come Sottosegretario al Ministero delle Finanze nel 1998: è incredibile con quale forza le lobby facciano pressione sul governo.

Kontext: Tre anni fà lei ha pubblicato un Manifesto dal titolo "Handelt jetzt!", ha funzionato?

Flassbeck: In Europa no. Il governo americano ha reagito molto meglio ed in maniera diversa - non a causa del libro - alle sfide della crisi finanziaria. L'Europa ha fallito completamente. Gli Stati Uniti hanno abbassato i tassi molto prima dell'Europa, hanno creato domanda pubblica e introdotto una regolamentazione piu' forte. Dove sono state multate le banche  Non in Europa, ma negli Stati Uniti, recentemente Deutsche bank. Perchè? Nessuno se lo chiede in Germania: ma perché una banca non viene punita per gli errori che ha fatto?

domenica 6 novembre 2016

La Germania è una vittima?

Marcel Fratzscher, economista e presidente del DIW (Deutsche Institut für Wirtschaftsforschung ) su Die Zeit attacca la recente relazione del Consiglio dei Saggi Economici: la Germania non puo' essere considerata una vittima delle politiche altrui, ma il principale responsabile della situazione europea. Da Die Zeit


Secondo il Consiglio dei Saggi Economici (Sachverständigenrat), i veri responsabili dei grandi avanzi commerciali tedeschi sarebbero la BCE e gli altri membri dell'UE. Dovrebbe essere invece la Germania ad investire di piu'.

Il Consiglio dei Saggi Economici nella sua relazione annuale del 2016 scrive che è arrivato il momento di fare le riforme - soprattutto per gli altri, i sudeuropei, la BCE, l'UE; sempre secondo i Saggi sarebbe necessaria una limitazione della libertà di movimento delle persone in Europa. Il Consiglio dei Saggi è un importante organo consultivo della politica economica tedesca. La sua relazione annuale, tuttavia, rappresenta la Germania come una vittima di errori commessi da altri, senza perlaltro ammettere le responsabilità tedesche sulla questione europea e senza mettere al centro della discussione le riforme di cui la Germania ha attualmente bisogno.

Secondo il Sachverständigenrat, la responsabilità per gli enormi avanzi commerciali tedeschi di oltre 270 miliardi di Euro all'anno, quasi il 9% del PIL tedesco, sono da imputare alla debolezza dell'Euro e al basso costo delle materie prime. In verità i nostri avanzi commerciali c'entrano poco con entrambi: gli avanzi con l'estero erano già enormi quando il petrolio costava il doppio e l'Euro era a 1.60 sul dollaro. Invece di dare la colpa a fattori esterni, la relazione avrebbe dovuto affrontare il basso livello di investimenti privati e pubblici in Germania. Visto che sarebbe nell'interesse della Germania stessa investire una parte importante delle sue risorse in Germania. 

La crisi è tutt'altro che finita

Il Sachverständigenrat critica la politica monetaria della BCE definendola "non piu' adeguata". L'Europa si trova ancora in una profonda crisi: il PIL dell'Eurozona oggi è ancora inferiore rispetto al 2008, la stabilità dei prezzi non è garantita, la disoccupazione supera il 10%, la disoccupazione giovanile in Spagna e in Grecia supera il 40%, la sopravvivenza di molte piccole imprese familiari nell'Europa del Sud è a rischio, in gioco c'è il futuro di un'intera generazione. E il Sachverständigenrat chiede alla BCE di tirare le briglia della politica monetaria? Veramente? Il problema dell'Europa non è che la BCE sta facendo troppo, piuttosto che la politica in tutta Europa, Germania compresa, fa troppo poco per far uscire l'Europa dalla crisi e alleggerire il ruolo della BCE.

Questa critica alla BCE si scontra con due obiezioni di fondo. Da un lato la politica monetaria della BCE non è solo per la Germania, ma per tutta l'Eurozona. Ed è nel migliore interesse dei tedeschi e della loro economia che l'Europa esca finalmente dalla crisi. La seconda obiezione risiede nell'affermazione secondo cui una politica monetaria espansiva non sarebbe piu' adatta per la Germania, in quanto l'economia sarebbe ormai vicina al suo limite strutturale ed una politica monetaria espansiva potrebbe portare il paese verso un aumento dei prezzi. E invece proprio un aumento dei prezzi sarebbe auspicabile perché permetterebbe alla BCE di assolvere con successo al suo mandato e quindi di uscire in anticipo dalla politica monetaria espansiva.

Nessun miracolo lavorativo senza libera circolazione

Il Sachverständigenrat consiglia anche di limitare la libertà di circolazione nell'UE, ed auspica una "integrazione ritardata dei migranti nei sistemi sociali". In questo modo il Consiglio non riconosce che il miracolo occupazionale degli ultimi anni, la crescita sostenuta dell'economia e la buona situazione dei bilanci pubblici, senza la massiccia immigrazione, soprattutto dall'UE, con un saldo netto di circa 400.000 persone all'anno dal 2012, non sarebbero stati possibili. Con il declino demografico l'economia tedesca in futuro dovrà sempre di piu' fare affidamento sull'immigrazione europea. Per questo, rappresentare l'immigrazione europea come un problema, che invece non è, equivale a giocare col fuoco.

Le riforme di politica economica nel nostro paese sono urgenti - per rafforzare gli investimenti nell'istruzione, nelle infrastruttura e nell'innovazione, per riformare le finanze pubbliche, rendere le pensioni sostenibili, garantire maggiori opportunità, promuovere le parti opportunità e migliorare l'integrazione dei profughi. Peccato che il Sachverständigenrat preferisca rappresentare la Germania come una vittima e non come un attore in grado di assumersi le proprie responsabilità - nell'interesse della Germania stessa e dell'Europa.

sabato 5 novembre 2016

Povertà per legge, Hartz IV

Le leggi Hartz IV recentemente sono state aggiornate e sono diventate ancora piu' severe e vessatorie nei confronti dei percettori di un sussidio. Le NachDenkSeiten.de pubblicano un'intervista alla giornalista e attivista sindacale Susan Bonath, da sempre molto critica verso Hartz IV: è un sistema nato per istituzionalizzare la povertà e dal carattere vessatorio. Dalle nachdenkseiten.de


Per alcuni Hartz IV è l'istituzionalizzazione della povertà per legge. E' vero, ma c'è molto di piu'. E' anche un programma per la moderazione salariale e per l'abbassamento degli standard dello stato sociale. Un'aggressione alle istituzioni dello stato sociale previste dalla Costituzione. Un insieme di leggi per l'impoverimento e la riduzione dei diritti. E non meno importante: uno strumento di "mobilitazione ideologica" che grazie all'ideologia Hartz trasforma le vittime in colpevoli. Persone che nella loro condizione di necessità non solo vengono lasciate da sole, ma che si fa di tutto per farle sentire in colpa. 

NDS: Frau Bonath, lei è un'avversaria del sistema Hartz-IV, da sempre è molto attiva sui media con le sue critiche alle leggi Hartz. Al momento sono in discussione alcune riforme, che cosa dobbiamo aspettarci?

Bonath: da diversi anni per „Junge Welt“ racconto gli eccessi del sistema Hartz-IV. Questo mi ha permesso di capire fino a che punto queste leggi siano ormai penetrate nella nostra società. Un esempio: sin dal 2005 i criteri di calcolo previsti dalle leggi Hartz erano stati applicati in maniera non corretta, come ammesso in seguito anche dai membri della Commissione Hartz. Già dal 2005 l'importo avrebbe dovuto essere di 500 € al mese per ogni adulto, ma invece è stato calcolato in 345 € nell'Ovest e in 331 € nell'Est.

Le persone che dipendono da questo sussidio minimo di sussistenza sono molte di piu' dei 4,4 milioni di adulti che da oltre un anno sono senza lavoro oppure di coloro che devono integrare il loro basso salario o Minijob (aufstocker). Con questi soldi vivono anche un milione di persone con un'invalidità, malati o disabili, o i pensionati la cui pensione è insufficiente per vivere. A questi si aggiungono 1.6 milioni di bambini. I miseri benefici previsti per circa un milione di richiedenti asilo sono del 10% inferiori rispetto alle tariffe Hartz IV.

NDS: Cosa prevedono esattamente le tariffe?

Bonath: Attualmente una persona celibe che vive da sola riceve 404 €, se c'è un partner 364 € - piu' il contributo per un affitto "ragionevole". Che cosa sia "ragionevole" lo decide il comune. Spesso i comuni sono in una difficile situazione finanziaria e possono offrire solo delle vecchie stamberghe, piccole e malsane. Chi opta per una casa più' costosa, deve pagare un extra dal sussidio. 

I giovani dai 18 ai 24 anni ricevono 324 €, dai 14 ai 17 anni solo 306 €, da 6 a 10 anni 270 € mentre i bambini piccoli 237 €. Tuttavia è necessario tenere conto che l'assegno per i figli viene sottratto da questa somma. Se un bambino riceve ancora un mantenimento da uno dei genitori separati e con il reddito supera i limiti previsti dalle leggi Hartz, il denaro in eccesso sarà sottratto dai sussidi percepiti dal genitore single.

NDS: e che cosa c'è di nuovo per i soggetti interessati?

Bonath: Dal primo di agosto sono entrate in vigore ulteriori leggi peggiorative per i percettori di Hartz IV. Non sono grandi cose, ma piccole cattiverie ben nascoste. Ad esempio il sistema di sanzioni è stato allargato e alle attuali vessazioni se ne sono aggiunte altre. Come se quelle attuali non fossero state già abbastanza dure.

Prendiamo ad esempio i ragazzi fra i 15 e i 24 anni: per loro le regole erano già state rese piu' difficili nel 2007, di fatto gli impiegati del Jobcenter possono obbligarli ad iniziare ogni tipo di tirocinio, ma anche i lavori ad 1 Euro (Ein-Euro-Job), ogni stage non retribuito oppure ogni lavoro interinale. Se ad esempio un diciassettenne che ha abbandonato la scuola non segue gli obblighi previsti dal jobcenter, l'impiegato puo' bloccargli per 3 mesi l'erogazione di ogni sussidio. Per non morire di fame il diciassettenne dovrà elemosinare qualche buono pasto. Per chi ha piu' di 25 anni è ancora peggio: il 30 % in meno per un anno dopo la prima infrazione, poi il 60% e alla fine non ricevono piu' nulla, restano anche senza affitto.

Una delle novità, ad esempio, è che l'impiegato puo' interpretare come "cattiva condotta sociale" ogni rifiuto di un lavoro, oppure la perdita di un lavoro se ritiene che il lavoratore sia in parte colpevole. Gli possono chiedere fino a 4 anni di risarcimento. Vale a dire: l'ufficio trattiene al disoccupato, oppure all'Aufstocker, per tutta la durata di questo periodo un reddito ipotetico che avrebbe potuto guadagnare, indipendentemente dal fatto che il sussidiato sia finanziariamente bisognoso oppure no. Si arriva al punto in cui alle madri single viene sottratto un importo fittizio nel caso in cui non vogliano (o magari non possano) rivelare il nome del padre del bambino. O almeno cosi' prescrive la Bundesagentur für Arbeit nelle indicazioni specialistiche.

NDS: Hartz IV e l'espansione dei bassi salari sono collegati fra loro?

Bonath: certo, Hartz IV è una spada di Damocle anche per gli occupati. Sull'argomento una piccola storia di cui sono venuta a conoscenza: un 56enne tecnico di Telekom mi ha raccontato di essere rimasto uno degli ultimi nella sua professione ad avere un "vecchio" contratto di lavoro. Vale a dire: è pagato secondo il contratto collettivo ed ha 30 giorni di ferie. Inoltre, ha la possibilità di andare in pensione con 58 o 60 anni. I giovani lavoratori, condizioni come queste, le  possono solo sognarle.

Oggi Telekom non assume piu' tecnici con le stesse condizioni, per ridurre i costi infatti vengono ingaggiate aziende esterne. Queste ovviamente pagano i loro dipendenti meno e non sono legate a contratti collettivi. Sicuramente i lavoratori di queste aziende non faranno sciopero per un salario piu' alto perché nei Jobcenter ci sono milioni di disoccupati che possono essere privati di ogni mezzo di sussistenza da parte degli impiegati dei Jobcenter, e quindi essere obbligati a lavorare anche a meno. E questo era esattamente l'obiettivo delle leggi Hartz IV

NDS: Voluto? Da chi e perché?

Bonath: Si trattava di creare un enorme settore a basso salario per attività che presumibilmente sono poco produttive, lo aveva già detto apertamente l'ex Cancelliere Gerhard Schröder prima dell'introduzione di Hartz IV. Per farlo si appoggiò al "dibattito sulla pigrizia" iniziato dopo la riunificazione e che ha portato ad incolpare i disoccupati del loro insuccesso sul mercato del lavoro.

C'era del metodo, perché la nuova Germania riunificata aveva ricevuto improvvisamente un'eredità di 6 milioni di disoccupati, che non riusciva a far scendere. In alcune città dell'Est, all'inizio degli anni '90, si arrivava a punte del 50% di disoccupazione. Alcune qualificazioni professionali da un giorno all'altro avevano perso completamente ogni valore. 

La Germania doveva trovare una soluzione e trasformare il paese nel campione dell'export europeo. Vale a dire, se ai disoccupati tolgo i sussidi di disoccupazione e allo stesso tempo lascio che milioni di persone lavorino con un salario minimo, faccio in modo che il potere d'acquisto nel paese diminuisca. Cosi' l'economia avrà bisogno di esportare e quindi dovrà espandersi verso altri mercati. Altrimenti i profitti sarebbero crollati. E ci sono riusciti.

Questa riforma ha avuto effetti anche in politica estera che non possono essere sottovalutati. La Germania si è affermata come una delle economie piu' forti a livello europeo a scapito di milioni di suoi cittadini e a vantaggio dell'export. Sull'altro lato, nei paesi importatori, sono stati tagliati posti di lavoro, ed è cresciuta la precarietà e la povertà.

E' stato alquanto onesto l'ex Cancelliere Schröder quando nel 2005 al World Economic Forum di Davos senza troppi giri di parole ha chiaramente detto che l'obiettivo principale dell'Agenda 2010, la realizzazione di un ampio settore a basso salario, è stato raggiunto grazie alle leggi Hartz IV. Ha dovuto pertanto riconoscere che anche la povertà di massa e i tagli allo stato sociale facevano parte di quel piano.


martedì 1 novembre 2016

Il mercato immobilare tedesco in bolla?

Fra gli effetti dei tassi a zero c'è anche la bolla immobiliare che si sta formando nelle principali città tedesche. Il governo di Berlino è preoccupato e propone una legge che dia a Bundesbank e Bafin (Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht)  la possibilità di intervenire per ridurre l'erogazione di credito. Handelsbatt.de intervista sul tema Stefan Bielmeier, capo economista di DZ Bank ed esperto di mercato immobiliare. Da Handelsblatt.de


I prezzi delle abitazioni nelle grandi città continuano a salire senza sosta. Secondo alcuni si sta formando una nuova bolla. Stefan Bielmeier, capo economista di DZ Bank, non è del tutto d'accordo.

HB: Herr Bielmeier, secondo una recente proposta di legge, l'autorità finanziaria di controllo Bafin e la Bundesbank in caso di formazione di una bolla immobiliare potranno intervenire per ridurre l'erogazione di credito. Come possiamo riconoscere una bolla?

Bielmeier: Non esiste una misura precisa, ed è proprio questa la difficoltà. L'aumento dei prezzi di per sé non dice nulla sul fatto che il mercato immobiliare sia sita surriscaldando. Per poter parlare di surriscaldamento è necessario ad esempio un aumento significativo dell'indebitamento delle famiglie.


HB: Un aumento per ora non c'è stato, tipicamente i tedeschi finanziano i loro appartamenti o le loro case con un 20% di capitale proprio. 

Bielmeier: Sul mercato anche i bassi tassi di interesse hanno un ruolo importante. E questo rende il finanziamento degli immobili più' accessibile. Ma tanto più' crescono i prezzi, minore sarà la quota di capitale proprio disponibile. Allo stesso tempo alcuni istituti di credito a causa della forte concorrenza potrebbero essere tentati di chiedere minori garanzie in termini di capitale ai mutuatari. Dobbiamo fare attenzione a non cadere in una spirale che poi finirà con un aumento dei rischi nel settore privato e in un surriscaldamento del mercato immobiliare.

HB: La Bafin in futuro potrebbe aumentare i requisiti necessari per l'erogazione di nuovi prestiti.

Bielmeier: E' bene che ci sia uno strumento con il quale in caso di necessità si possa bloccare una tale spirale negativa. Sebbene le misure proposte siano efficaci solo nel caso di erogazione di nuovi finanziamenti.

HB: Vede già oggi sul mercato immobiliare tedesco dei paralleli con altre bolle speculative come ad esempio in Spagna o negli Stati Uniti?

Bielmeier: Non proprio. Fino ad ora le banche si sono comportate in maniera ragionevole. Ma a causa della crescente pressione competitiva in alcune parti del mercato assistiamo già ad una certa erosione degli standard del credito. Una delle ragioni è certamente il forte aumento dei prezzi in alcune grandi città.


HB: A Francoforte i prezzi per un appartamento solo lo scorso anno sono cresciuti del 20%. A Monaco dal 2004 i prezzi sono raddoppiati. Non vede i segnali di un surriscaldamento?

Bielmeier: Monaco, Francoforte e Amburgo sono i classici esempi di città in cui i prezzi sono aumentati notevolmente. Possiamo dire che questa pressione sui prezzi al momento si estende anche alle zone circostanti - fino a dove arriva la rete di trasporto locale. Nel dibattito non dobbiamo tuttavia dimenticare: fino ad ora non abbiamo assistito ad un surriscaldamento generalizzato. Ci sono anche regioni economicamente deboli, per lo piu' rurali, dove i prezzi scendono.

HB: In un suo recente articolo scrive che i prezzi degli immobili si allontanano sempre piu' " dal livello giustificato dai fondamentali". Che cosa è giustificato dai fondamentali?

Bielmeier: Soprattutto nelle grandi città gli immobili sono ormai molto cari. Questo puo' essere spiegato con la forte domanda attuale. In alcune zone oggi si vendono appartamenti ad un prezzo che a volte equivale 30 anni di affitti, o anche di piu'. In questi casi io penso siamo già ampiamente oltre i prezzi giustificati dai fondamentali. (per un affitto mensile di 1000 Euro, un prezzo di acquisto di circa 360.000).

HB: Il disegno di legge dovrebbe aiutare a prevenire lo scoppio di una nuova bolla immobiliare - e quindi anche le conseguenze per l'economia intera. Il mercato immobiliare rappresenta ancora oggi un rischio sistemico?

Bielmeier: La storia ci mostra che lo scoppio di bolle immobiliari ha sempre pesanti ricadute sull'economia reale. La nuova legge dovrà evitare esattamente questo, o per lo meno attenuare il fenomeno. I problemi di una crisi immobiliare sono duplici: da un lato un eccesso di indebitamento delle famiglie porta ad un crollo dei consumi, dall'altro il settore bancario puo' finire sotto pressione se i prestiti non vengono rimborsati.

HB: Qual'è il rischio attuale?

Bielmeier: Al momento non c'è il rischio di una crisi sistemica sul mercato tedesco, ma è bene essere preparati ed avere a disposizione strumenti adeguati. 

Flassbeck sui danni causati dall'attività preferita dai tedeschi: risparmiare

Hainer Flassbeck su Makroskop.de torna a parlare dell'eccesso di risparmio tedesco e della narrazione che la stampa tedesca mainstream fa su questo tema: l'eccesso di risparmio tedesco sta causando problemi in tutto il mondo. Da Makroskop.de


L'attività preferita dai tedeschi è "fare previdenza". Purtroppo non riflettono mai abbastanza su quali possano essere gli effetti. In altre parti del mondo, infatti, quello che i tedeschi amano fare sopra ogni cosa, risparmiare, viene visto con grande sospetto.

A volte parlare una lingua straniera aiuta immensamente, intendo anche la lingua inglese, ancora cosi' estranea per noi. Sarebbe molto piu' facile per tutti capire a cosa ci si riferisce esattamente quando in Germania si parla di "previdenza". Con il termine "previdenza" sulle pagine economiche dei giornali tedeschi si fa riferimento di solito al tentativo di mettere da parte una parte del reddito che si è scelto di non spendere oggi. Se veramente padroneggiassimo la lingua inglese, potremmo veramente capire cosa accade in realtà con la "previdenza" tedesca.

Per capire cosa potrebbe accadere alla "previdenza" tedesca, aiuta dare uno sguardo al New York Times di lunedi' di questa settimana. Sempre in merito alla famosa "previdenza" tedesca si puo' leggere:

"..gli economisti temono che si stia formando un eccesso di liquidità in Europa e Asia che potrebbe rallentare le prospettive di crescita mondiali. Questo perché il denaro invece di essere utilizzato per la costruzione di ponti ad es. in Germania o Cina, oppure in spesa per consumi in Cina e Giappone, è accumulato e riciclato nel mercato dei capitali globali, mantenendo gli interessi artificialmente bassi mentre gli investitori vanno a caccia di rendimenti. E ancora, gli economisti dicono che il peso è tutto sugli Stati Uniti, che con la sua economia fragile deve farsi carico di essere il motore del mondo. "L'Asia e l'Europa continuano ad esportare i loro risparmi in tutto il mondo", ha dichiarato Brad W. Setser, un esperto di flussi finanziari mondiali che ha lavorato al tesoro americano dal 2011 al 2015. "Tutto questo denaro in giro in cerca di una possibile allocazione non è un segnale di salute - mostra una chiara mancanza di domanda in altre parti dell'economia globale".

Non è comico? Quello che da noi viene considerata sana "previdenza", in altre parti del mondo viene vista con grande preoccupazione. I risparmi tedeschi causano tracimazioni e inondazioni. Si parla nuovamente di un eccesso di risparmio, come aveva già fatto Ben Bernanke, l'allora presidente della FED degli Stati Uniti.

Si teme che la "previdenza" tedesca ed asiatica aumenti il valore di alcuni titoli negli Stati Uniti gonfiandone il valore, tanto da non riflettere piu' in maniera corretta il valore sottostante delle imprese, in altre parole una bolla speculativa. E questa bolla è alimentata in maniera considerevole dalla "previdenza" tedesca. Ma se la bolla dovesse esplodere, non ci sarebbe piu' alcuna "previdenza".

Quello che la FAZ non capisce - e dobbiamo purtroppo dire anche nei prossimi 1.000 anni non capirà - è la stretta relazione fra il semplice atto di mettere da parte del denaro e il fatto che sia necessario trovare qualcuno disponibile ad indebitarsi per la stessa somma. Investire si diceva prima, ma la parola è deteriorata, da quando viene utilizzata per descrivere l'attività che si limita ad utilizzare i risparmi per andare a caccia di rendimenti in giro per il mondo.

Cio' che la FAZ non ha ancora capito è che deve liberarsi quanto prima del suo editorialista Thomas Mayer, che pochi giorni fà ha scritto qualcosa di terribile e imperdonabile, e cioè che nel frattempo anche le aziende tedesche sono diventate risparmiatrici. Ma se le imprese non possono fare la "previdenza" (evidente dato il saldo settoriale), e per ogni buon economista è chiaro che lo stato non potrà occuparsi della "previdenza" data la sua inefficienza cronica, di fatto solo l'estero potrà garantire la "previdenza" tedesca. Ma se l'estero considera la "previdenza" tedesca come denaro in eccesso e quindi causa di pericolose bolle e di altre allocazioni errate, anche l'ultimo dei tedeschi "previdenti" dovrà ammettere prima o poi che il piccolo e incantato mondo in cui il risparmiatore al mattino porta alla cassa di risparmio locale il denaro guadagnato con il suo duro lavoro e il pomeriggio dello stesso giorno l'imprenditore locale lo prende a prestito per investire in capannoni e nuove attrezzature ormai non esiste piu' da molto tempo.

sabato 29 ottobre 2016

Il retroterra economico tedesco

German Foreign Policy, osservatorio sulla politica estera tedesca, analizza l'egemonia delle imprese tedesche nei paesi dell'Europa dell'Est: sempre piu' fabbriche cacciavite, poche prospettive di sviluppo autonomo locale, di fatto un retroterra economico tedesco. Da german-foreign-policy.com

Uno studio recentemente pubblicato dalla società di consulenza Deloitte conferma la forte egemonia delle imprese tedesche nell'economia dell'Europa orientale. Al primo posto in termini di influenza economica nella regione ci sono le case automobilistiche tedesche. Polonia, Ungheria e altri paesi dell'Europa dell'est sono ormai incorporati nella catena del valore globale dei costruttori tedeschi, che tuttavia lasciano a questi paesi uno spazio molto limitato per uno sviluppo indipendente. Anche per questa ragione i paesi dell'Europa orientale restano bloccati in quella che gli economisti chiamano "Middle-Income Trap": già da diversi anni, infatti, l'avvicinamento di questi paesi al reddito medio europeo procede a rilento.

Posizioni di vertice

Nel report annuale pubblicato dalla società di consulenza Deloitte, relativo alle 500 maggiori aziende in termini di fatturato operanti nell'Europa dell'Est, le filiali regionali delle grandi multinazionali tedesche hanno una posizione di primo piano. La controllata di VW Škoda è al terzo posto, Audi Hungaria Motor al sesto, Volkswagen Slovakia all'ottavo. Fra i primi 50 posti ci sono anche RWE, Mercedes Benz Mfg Hungary, Lidl Polska e Metro AG. Le aziende genuinamente dell'Europa dell'Est non si piazzano in buona posizione, e se lo fanno si tratta principalmente di società completamente o parzialmente sotto il controllo dello stato operanti nel settore dell'energia e delle materie prime oppure società appartenenti ad oligarchi. Fra le aziende private dell'est nel Consumer Business, solo 2 (Agrokor e Eurocash), operanti nel settore agroalimentare quindi a minore intensità di capitale, riescono ad entrare fra le prime 50.

Go east

Le case automobilistiche tedesche, che oggi occupano posizioni di vertice nell'Europa dell'est, già dagli anni '90 avevano iniziato a costruire le loro fabbriche nella regione. Hanno poi intensificato le loro attività dopo l'allargamento verso est dell'UE del 2004. Per la realizzazione di questi investimenti hanno approfittato massicciamente delle sovvenzioni pubbliche e dei mezzi messi a disposizione dai fondi strutturali dell'UE. Secondo i calcoli di un istituto di ricerca polacco, il fatturato di VW, Lidl, Siemens e altre aziende tedesche derivante dall'export verso questi paesi, fra il 2004 e il 2015 è cresciuto, grazie ai soldi provenienti dai fondi UE, per un valore pari a 31.5 miliardi di Euro. [2] 

La posizione dominante dell'industria automobilistica

I produttori di auto tedeschi hanno in totale nell'Europa orientale 33 fabbriche dove si producono circa 3.6 milioni di veicoli all'anno. Il settore ha pertano un'importanza fondamentale per i singoli paesi. Lo stabilimento VW, da poco inaugurato a Września, è per la Polonia il piu' grande investimento estero di tutti i tempi. Si prevede che aumenterà notevolmente l'export polacco di auto e pezzi di ricambio verso la Germania, che già nel 2015 rappresentava il 13% sul totale dell'export. Sitauzione simile in Slovacchia, dove le fabbriche VW, Peugeot e Kia garantiscono il 44% di tutta la produzione industriale e il 35% di tutto l'export.

Nessun trasferimento di conoscenza

Mentre le aziende automobilistiche considerano i nuovi stabilimenti in Polonia, Ungheria, e Slovacchia come un'estensione delle loro catene di montaggio, in alcuni casi le aziende tedesche hanno trasferito nei paesi dell'est anche i propri reparti di ricerca e sviluppo. La ricerca di punta, tuttavia, sia nel settore auomobilistico che in altri settori, è rimasta in Germania. Alle succursali locali non è stata lasciata alcuna libertà. "Le aziende tedesche, a differenza di molte aziende austriache, ad esempio, hanno portato con sé nelle succursali locali i loro manager e le loro culture aziendali. In questo modo hanno mantenuto un maggiore controllo sui processi innovativi locali", constata l'economista Dalia Marin. [3] Cio' ha permesso alle aziende tedesche, sempre secondo l'economista, a differenza ad esempio delle società austriache, di mantenere il controllo sulle parti piu' redditizie della catena del valore ed evitare una fuoriuscita dei profitti verso l'Europa dell'Est.

La "Middle-Income Trap"

Uno studio del Thinktank polacco OSW (Ośrodek Studiów Wschodnich), che ha analizzato le relazioni economiche fra la Germania e il gruppo Visegrad ("V4"), mette in guardia: "La cooperazione fra i paesi V4 e la Germania implica, per i paesi del V4, il rischio di restare bloccati ad un livello medio di sviluppo". [5] Secondo l'autore dello studio Konrad Popławski, gli stati Visegrad negli ultimi decenni sono diventati una parte importante nella catena del valore delle imprese tedesche, senza peraltro aver raggiunto la forza necessaria per uno sviluppo autonomo. Polonia, Ungheria, Rep. Ceca e Slovacchia non dispongono ad esempio di aziende hi-tech nazionali oppure di marchi propri altamente redditizi. Per questa ragione, al momento questi paesi non possono essere considerati niente piu' che un retroterra economico della Germania. 

[2] Evaluation of benefits to the EU-15 countries resulting from the implementation of the Cohesion Policy in the Visegrad Group countries. www.ibs.org.pl.
[3] Dalia Marin: Schwächer als Bratislava. Die Zeit 28.07.2016.
[5] Konrad Popławski: The Role of Central Europe in the German Economy. www.osw.waw.pl