domenica 17 settembre 2017

Quello che sappiamo sulla riforma dell'eurozona, secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung

Questa settimana sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung è uscito un articolo che prova a fare il punto sulla riforma dell'eurozona di cui Francia e Germania, lontano dai riflettori e dalla campagna elettorale tedesca, continuano a discutere: quello che sappiamo fino ad ora. Dalla FAZ.net


[...] Soprattutto per Macron la riforma dell'unione monetaria ha un ruolo centrale - anche se per rispetto nei confronti della campagna elettorale tedesca non ha ancora spiegato bene le sue idee. A Parigi e a Bruxelles la speranza è che venga eletto un nuovo governo federale che non faccia troppa resistenza nei confronti di un approfondimento istituzionale dell'eurozona. Per questo Macron ha scelto, almeno per ora, di non fare richieste concrete. Anche la Commissione Europea si augura un proseguimento della Grande Coalizione. Questa sarebbe sicuramente piu' disponibile a concedere nuovi poteri all'eurozona, rispetto ad un governo federale con la partecipazione della FDP.

La Cancelliera si tiene coperta

Come spesso accade la Cancelliera si tiene coperta. Da un lato, già piu' volte ha espresso una certa simpatia nei confronti di un "eurobilancio" e di un Ministro delle Finanze dell'eurozona. Nell'intervista con la Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung di domenica scorsa ha detto che gli stati della zona euro devono "inserire nei trattati cio' che all'interno dell'eurozona già oggi viene praticato. Finora abbiamo agito in buona parte attraverso accordi tra gli stati perché fino ad ora gli stati membri non hanno avuto né il tempo né la forza di modificare i trattati europei".

Cio' che in un primo momento puo' sembrare una arringa a favore dell'approfondimento dell'unione monetaria attraverso la modifica dei trattati, in realtà potrebbe significare anche il contrario. Tutto cio' che richiede una modifica dei trattati, difficilmente puo' essere reso esecutivo. Anche se la Germania e la Francia dovessero mettersi d'accordo su un approccio comune, una modifica dei trattati sarebbe possibile solo con il consenso di tutti gli stati membri dell'UE. Ci vuole un bel po' di immaginazione per ipotizzare che Polonia e Ungheria possano approvare una simile modifica.

Nonostante cio' dietro le quinte si continua a lavorare su diversi modelli di riforma. L'Ue ha già presentato le sue idee in primavera e Juncker le chiarirà ulteriormente mercoledi. C'è già un gruppo di lavoro franco-tedesco che fra qualche mese dovrebbe presentare delle proposte. La piu' probabile è la trasformazione del fondo ESM in una sorta di Fondo Moneterio Europeo (FME). La Germania e la Francia su questo punto sono sostanzialmente d'accordo - anche nel lasciare l'ESM un organo intergovernativo, cioè una istituzione gestita dagli stati membri.

In questo caso dovrebbe essere modificato all'unanimità "solo" il trattato ESM, adottato solo dagli stati dell'eurozona. Con l'istituzione di un FME in pratica non si avrebbe un grande cambiamento rispetto allo status quo. All'inizio della crisi, nel 2010, il FMI è stato fortemente coinvolte nei prestiti ai paesi euro, dal 2013 tuttavia non ha piu' erogato crediti e nel medio periodo vorrebbe ritirarsi completamente dall'unione monetaria. Anche la BCE non si trova piu' a proprio agio come membro della ex-troika. Percio' è ipotizzabile che il compito di esaminare le riforme nei "paesi oggetto di un programma", originariamente assegnato a FMI, BCE e Commissione venga completamente trasferito al Fondo ESM - cioè ad una istituzione che in nome dell'area euro ha il compito di accordare i crediti.

Piu' trasferimenti nell'eurozona?

In questo caso i prestiti dell'ESM, secondo l'esempio del FMI, sarebbero legati a condizioni piu' rigide: solo un paese minacciato dall'insolvenza potrebbe aspettarsi aiuti finanziari e per ottenere i prestiti dovrebbe promettere riforme di grande portata. Poiché i fondi ESM sono al momento in gran parte inutilizzati, c'è naturalmente un grande interesse. Perché non trasformarlo in un bilancio pubblico dell'eurozona con il quale si potrebbe finanziare un po' di tutto? Al momento un tale cambio di uso del fondo non verrebbe condiviso da alcuni paesi membri. Pertanto i compiti di un bilancio pubblico europeo dovrebbero essere limitati. I paesi membri non hanno intenzione di mettere a disposizione ulteriore denaro. Merkel ha recentemente ricordato che lei, già durante la fase piu' difficile dell'eurocrisi, aveva proposto una "capacità fiscale". Allora si trattata tuttavia di un importo in miliardi di euro ad una sola cifra.

Mentre una parte della Commissione Europea e alcuni paesi del sud ipotizzano che il bilancio dell'eurozona possa essere una leva per ulteriori trasferimenti verso il sud-Europa, Berlino vorrebbe limitare l'uso di questo strumento ad un determinato obiettivo: le risorse sarebbero messe a disposizione solo come un incentivo per fare le riforme strutturali e dovrebbero servire ad accrescere la produttività. Come compromesso potrebbe essere pensabile un fondo per "le fasi difficili" già proposto dalla Commissione, il quale avrebbe il compito di attenuare gli schock macroeconomici nei singoli paesi. La pericolosità politica di un tale fondo dipenderà dal suo volume e dalle condizioni con le quali potrà essere utilizzato.

I compiti di un Ministro delle Finanze comune

La discussione sul Ministro delle Finanze per l'eurozona resta al momento ancora molto confusa. Questo Euroministro dovrebbe controllare prima di tutto la disciplina di bilancio degli stati membri? Oppure dovrebbe gestire e spendere quanto piu' denaro europeo possibile? La domanda collegata è anche in quale luogo dovrebbero trovarsi un tale Ministro e il nuovo Tesoro Europeo? L'Eurogruppo, l'organo informale dei Ministri delle Finanze europei dovrebbe essere promosso nella misura in cui in futuro potrebbe avere un capo a tempo pieno? Oppure il Ministro delle Finanze europeo dovrebbe essere parte della Commissione Europea? Il Commissario agli Affari Monetari dell'UE dovrebbe essere il capo dell'Eurogruppo, come vorrebbe l'attuale Commissario Moscovici? Poiché le idee sul tema sono cosi' diverse, è probabile che in un primo momento non accada nulla.

I cambiamenti rapidi sono alquanto improbabili. Non importa quale sarà il risultato delle elezioni tedesche, i negoziati per la formazione di una coalizione potrebbero durare a lungo. Anche in Austria si voterà ad ottobre, con una formazione del governo ancora piu' difficile. In Olanda va avanti già da 6 mesi. Quando a l'Aja ci sarà un nuovo governo, l'attuale Ministro delle Finanze Jeroen Dijsselbloem lascerà l'ufficio e cesserà di essere il capo dell'Eurogruppo - fatto che porterà anche in questo caso ad un piccolo vuoto di potere. Juncker vede nella prima metà del 2018 una finestra temporale per le riforme europee. Che l'eurozona in questo periodo di tempo possa essere cambiata radicalmente è molto improbabile - nonostante tutte le visioni e i piani programmatici.

sabato 16 settembre 2017

Perché non fate votare anche i greci alle elezioni tedesche del 24 settembre?

Thomas Fricke su der Spiegel con un commento dal tono ironico pone una domanda molto interessante: perché i Greci, che in tutti questi anni hanno dovuto subire le conseguenze dei diktat di risparmio di Schäuble, non possono votare alle elezioni tedesche di domenica prossima? Da Der Spiegel


I giorni che ci separano dalle elezioni sono contati e cresce il rischio che dopo una campagna elettorale noiosa, la prossima settimana molti elettori semplicemente dimentichino di andare a votare.

Cosa accadrebbe se invitassimo i greci a votare con noi? Sarebbe una settimana bella calda. Soprattutto perché i greci dopo le esperienze degli ultimi anni sarebbero perfetti per far uscire qui da noi gli istinti piu' profondi.

Beh, l'ipotesi è abbastanza inconvenzionale. Il lettore puntiglioso si chiederà se comunque è il caso. Chiaro, bisognerebbe approfondire l'argomento. L'idea di per sé, pero', è affascinante, e se ci pensate un po'  sarete sicuramente d'accordo.

Primo, sarebbe corretto far votare i greci insieme a noi. Alla fine è stato il nostro Ministro delle Finanze che insieme ad altri politici tedeschi 2 anni fa ha deciso che i greci per poter ottenere nuovo denaro dovevano continuare con la loro austerità fatta di ulteriori tagli alla spesa e aumenti delle tasse. Di fatto i greci con il referendum del luglio 2015 hanno democraticamente bocciato questa politica - il nostro Ministro delle Finanze e i suoi colleghi hanno invece voluto proseguire. E' la legge di Schäuble. Una sorta di joint-venture democratica in cui pero' i tedeschi hanno l'ultima parola.

Secondo: i greci - anche se involontariamente - hanno contribuito all'aumento di popolarità delle truppe di Merkel e al fatto che ora possano essere rielette senza troppi problemi. Almeno per quanto riguarda il grande bilancio pubblico del nostro super-ministro.

Come Schäuble ha risparmiato 100 miliardi

Secondo una diagnosi che ormai nessuno ha piu' il coraggio di mettere in dubbio, la crisi greca ha fatto si' che sempre piu' denaro sia stato investito in titoli di stato tedeschi. Fatto che a sua volta ha spinto verso il basso gli interessi su queste obbligazioni, in alcuni casi addirittura in territorio negativo, e ha permesso al Ministro delle Finanze tedesco di non dover pagare interessi sul suo debito.

Secondo i calcoli dell'IWH-Institut, Wolfgang Schäuble avrebbe cosi' risparmiato 100 miliardi di euro di interessi. La Bundesbank nel calcolare i risparmi per lo stato tedesco dovuti alla crisi finanziaria nel suo complesso, arriva ad importi anche maggiori. Il nostro tesoriere, inoltre, ha incassato anche gli interessi pagati sui prestiti fatti ai greci. Non è uno scherzo.

Basta capire anche solo un po' di aritmetica per arrivare alla conclusione: senza i greci Schäuble non avrebbe mai raggiunto il pareggio di bilancio. Chissà se sarebbe stato altrimenti cosi' popolare e se la Cancelliera potrebbe essere rieletta ancora una volta Cancelliera. Io credo che i greci abbiano un po' anche il diritto di votare insieme a noi - oppure?

La terza ragione è ancora piu' importante. Certo, abbiamo dato dei soldi ai greci. Da cio' potremmo trarre la terribile conclusione che anche noi abbiamo il diritto di decidere quello che i greci devono fare con il denaro. Dal punto di vista della democrazia teorica si potrebbe anche argomentare in senso opposto: coloro che hanno dovuto subire gli effetti di una determinata politica, prima o poi devono avere anche il diritto di farsi sentire presso coloro che hanno preso quella decisione, per far sapere se ritengono la decisione giusta o sbagliata e se pensano che sia giusto andare avanti in questo modo. I responsabili politici devono essere chiamati a renderne conto, come accade nelle democrazie mature. Per questo ci sono le elezioni.

Taglio delle spese e aumento delle tasse

E ci sono anche alcuni motivi economici fondati per dubitare che i tagli spietati e l'aumento delle imposte abbiano davvero avuto senso - oppure se sono serviti solo a peggiorare le cose. Il prodotto interno lordo doveva veramente ridursi della metà del valore nominale - fatto dovuto in gran parte ai molteplici tagli? Chi percepisce solo la metà della pensione o la metà dello stipendio, ovviamente puo' anche spendere solo la metà.

L'ultimo sviluppo suggerisce che le cose possono andare anche diversamente: da un paio di mesi stanno aumentando le buone notizie. L'economia greca è tornata a crescere, la dinamica nell'industria secondo le statistiche (anche se ad un livello fortemente indebolito) è vicina ai livelli di otto anni fa.

E questo non sta accadendo perché improvvisamente la Grecia ha deciso di adempiere a tutte le condizioni dettate - recentemente è stato detto che solo un terzo delle prescrizioni è stato rispettato. Oppure perché ora non sarebbe piu' uno stato fallito, come spesso nel nostro paese si ama diagnosticare. Invece accade proprio perché i consumi e gli investimenti stanno crescendo di nuovo e nel bilancio pubblico greco non vengono piu' effettuati tagli strutturali.

Far soffrire gli altri elettori

Una economia prima o poi ha bisogno anche di aria. La questione è se non avesse potuto riceverla anche molto prima, e cioè se un Ministro delle Finanze tedesco non si fosse aggrappato in maniera maniacale al mantra secondo cui il dinamismo economico puo' essere raggiunto solo attraverso delle rinunce.

Seriamente: c'è qualcosa di assurdo se il nostro Ministro delle Finanze, senza esserselo meritato, alla fine di questo periodo legislativo si fa ammirare per la sua dura battaglia contro il debito. Puo' permettersi un bilancio cosi' roseo solo perché gli altri sono in crisi. E l'immagine del duro risparmiatore ce l'ha soprattutto perché invece dei suoi elettori, ha fatto soffrire quelli degli altri paesi. Ad esempio, proprio i greci,

E' il momento giusto per un'alta partecipazione al voto. Anche se, date le circostanze, resta solo un gioco intellettuale. 

venerdì 15 settembre 2017

I paesi dell'Europa dell'est hanno una valida ragione per non ripetere l'euro-errore: il declino italiano

Juncker durante il discorso sullo stato dell'unione di mercoledi ha parlato dell'euro come destino comune per tutti i paesi UE. Holger Zschäpitz su Die Welt replica a Juncker scrivendo che i paesi dell'est avrebbero una valida ragione per non entrare nella moneta unica: l'esempio fornito dal declino dell'economia italiana iniziato con l'ingresso nell'euro. Holger Zschäpitz su Die Welt


Jean-Claude Juncker ha dei grandi progetti. "L'euro è destinato ad essere la moneta unica di tutta l'UE", ha detto il Presidente della Commissione europea nel suo discorso sullo stato dell'Unione Europea. E proprio alla moneta unica ha assegnato un ruolo centrale nell'ambito della riforma dell'Europa. Questa dovrebbe diventare qualcosa di piu' della valuta di un certo numero di paesi scelti. L'euro, secondo il messaggio di Junker, dovrebbe essere messo a disposizione di tutti.

Non ha del tutto torto. I trattati europei prevedono infatti che i paesi membri - con l'eccezione della Danimarca e della Svezia - diventino membri dell'euro-club dopo aver soddisfatto determinati criteri di convergenza. Il problema è solo uno: l'euro ha chiaramente mostrato che alcuni paesi non sono in grado di sopravvivere sotto il tetto di una moneta unica.

Gli anni passati non solo hanno disilluso i cittadini dei paesi membri, ma anche quelli dei paesi che aspiravano ad un'adesione. Cio' è emerso chiaramente anche durante la campagna elettorale tedesca. Tutti i partiti in grado di formare una coalizione si riconoscono sicuramente nell'Europa e si impegnano a trasferire ulteriori competenze all'UE. L'idea di Juncker di un euro per l'intero continente tuttavia non è in nessun programma elettorale.

Gli stati membri si sono sviluppati in direzione opposta

Per una buona ragione. Sicuramente l'euro dalla sua introduzione nel 1999 ha garantito molti vantaggi ai cittadini. Senza dubbio le transazioni transfrontaliere o i viaggi negli altri paesi dell'eurozona sono diventati piu' facili e quindi anche piu' economici. Tuttavia se l'obiettivo era quello di portare avanti l'integrazione dell'Europa attraverso l'euro, possiamo considerarlo un obiettivo fallito. Già dopo l'introduzione dell'euro le differenze fra i paesi membri hanno iniziato a crescere. E a partire dalla crisi finanziaria del 2008 i paesi membri si sono sviluppati in direzioni molto diverse.


Cio' è chiaramente visibile se si confronta il reddito pro-capite di Italia, Spagna e Germania. Prima del 1999 lo sviluppo era in parte sincronizzato. Dopo il cambio di valuta dalla Peseta all'euro la Spagna ha vissuto un boom mai conosciuto prima, mentre la Germania dopo aver abbandonato il Marco ha avuto una lunga fase di stagnazione. L'Italia a sua volta nei primi anni senza Lira ha continuato a crescere ma con discrezione. Il risveglio terribile è arrivato piu' tardi.

Senza dubbio tutti i paesi della zona euro durante la crisi finanziaria hanno subito una perdita in termini di ricchezza. Ma mentre la Germania ha rapidamente lasciato dietro di sé la crisi e ora sta vivendo una delle fasi di boom piu' lunghe della sua storia recente, l'Italia dopo diverse recessioni, sta lottando duramente per cercare di rialzarsi. La Spagna dopo una drammatica crisi causata dallo scoppio della bolla immobiliare è tornata a crescere.

L'euro come peccato

"Una moneta unica comporta inevitabilmente che le diverse economie si allontanino fra di loro: quelle piu' forti diventano sempre piu' forti, quelle piu' deboli sempre piu' deboli", dice Charles Gave, stratega presso il centro di analisi Gavekal Research. E' la classica concezione anglosassone, secondo la quale l'euro è una specie di peccato.

Secondo questa teoria, i paesi che non possono indebitarsi nella loro moneta, oppure che sono intrappolati in una valuta che non possono influenzare, sono di fatto ostacolati nel loro sviluppo e nella crescita della prosperità. Una moneta unica pertanto è adatta solamente a quei paesi che hanno cicli economici sincroni oppure che sono in condizione di adattarsi in maniera estremamente flessibile agli shock.


Addirittura la Finlandia è dovuta passare attraverso questa esperienza. Dall'inizio del nuovo millennio è stata infatti colpita da almeno 3 grandi shock: il declino del produttore di telefoni cellulari Nokia, la crisi dell'industria cartaria, un tempo fondamentale, e le sanzioni contro un importante partner commerciale quale la Russia. Sono stati tutti eventi esterni che non hanno inciso sugli altri membri della moneta unica. Poiché il paese non ha potuto svalutare la propria moneta, l'economia finlandese ha vissuto una lunga fase di stagnazione ed è finita dietro alla Svezia, che ha ancora la propria valuta. Ancora negli anni '90 la Finlandia, grazie ad una radicale svalutazione del Marco finlandese, era riuscita a superare in un periodo relativamente breve il collasso della Russia ed una importante crisi bancaria.

La Rep. Ceca non è piu' interessata all'euro

Molti paesi dell'europa dell'est, considerando queste esperienze, non hanno nessuna intenzione di abbandonare la propria flessibilità di cambio. In particolare la Polonia e l'Ungheria, grazie ad un forte deprezzamento dello Zloty e del Fiorino, sono riuscite ad assorbire gli effetti della crisi finanziaria. Secondo i trattati, infatti, già da tempo entrambi i paesi avrebbero dovuto essere parte della moneta unica, visto che per quanto riguarda i tassi, l'inflazione e l'indebitamento hanno già raggiunto da tempo i criteri di convergenza.


La situazione è ancora piu' marcata nella Repubblica Ceca. Il paese è l'allievo modello tra gli aspiranti all'adesione. L'agenzia di Rating Fitch prevede che i cechi quest'anno avranno addirittura un avanzo di bilancio. E anche per quanto riguarda l'indebitamento pubblico, il vicino dei tedeschi, con un 35% in rapporto al PIL, è chiaramente al di sotto del limite del 60%.

Come primo stadio per l'adesione alla moneta unica Praga da molti anni aveva agganciato la corona all'euro. Ma in primavera i cechi hanno fatto un passo indietro sulla strada verso la moneta unica ed hanno rinunciato all'aggancio monetario. Gli esperti lo hanno interpretato come un chiaro segnale del fatto che il paese non è piu' interessato ad una rapida adesione all'euroclub. Sebbene lo sviluppo della vicina Slovacchia abbia chiarito che l'adesione - il paese è un membro dal 2009 - non è necessariamente dannosa. Il paese, un tempo la zona piu' povera della ex Cecoslovacchia, dall'adesione ha avuto uno sviluppo economico migliore della Repubblica ceca.

Juncker ha una soluzione pronta

I paesi membri UE Bulgaria, Romania e Croazia al contrario sono ancora ben lontani dai criteri di convergenza. Mentre la Romania con il deficit è alquanto indietro e la Croazia con una quota di debito dell'82% sul PIL sta lottando, dal punto di vista economico il vero fanalino di coda dell'UE è la Bulgaria. Per quanto riguarda il reddito pro-capite, che tuttavia non è un criterio formale per l'adesione all'euro, il paese resta al di sotto del 50% della media europea.

Ma anche per questo problema Juncker sembra avere una soluzione pronta. Chiede la creazione di uno strumento per l'ingresso nell'euro che preveda l'assistenza tecnica e finanziaria ai futuri membri dell'euro. Sarebbe ancora una volta la tipica soluzione europea: voler guarire tutti i problemi con la maggior quantità di denaro possibile e con dei programmi di salvataggio.

mercoledì 13 settembre 2017

Perché la guerra fra poveri nella Germania del 2017 funziona ancora molto bene

Articolo molto interessante di Susan Bonath che su RT Deutsch ci spiega perchè anche in Germania la questione dei migranti resta un tema centrale. Da un lato i cittadini arrabbiati e preoccupati, dall'altra un esercito di profughi e migranti che entra in concorrenza con la popolazione autoctona. Da RT Deutsch.

Quando i politici della Linke o dei Verdi usano il loro slogan "Refugees welcome” per bollare come "mostri" oppure come "gentaglia" chi sul tema dei rifugiati la persa diversamente da loro, di solito lo fanno da un punto di vista privilegiato. Si potrebbe dire che hanno completamente perso di vista la realtà della vita. 

Al mondo reale appartengono le madri single che lottano per portare a casa 900 euro netti al mese con un lavoro part-time. Uomini e donne che con 3 o 4 minijobs sono costretti ad integrare il loro salario con Hartz IV. O un lavoratore specializzato malpagato che deve insegnare un mestiere a un tirocinante dell'Eritrea, e non a torto, teme che presto o tardi il suo apprendista possa rubargli il posto di lavoro per una paga ancora piu' misera.

Nessuno vuol finire nella parte piu' bassa della società, dove i polacchi, i bulgari e i tedeschi competono per un posto all'ostello dei senza tetto. Dove alle mense di carità per i poveri la coda si fa sempre piu' lunga. Dove i percettori di un sussidio Hartz IV sanzionati dai Jobcenter finiscono in mezzo alla strada perché non possono piu' pagarsi un affitto. E dove alla fine le amministrazioni comunali invece di aiutarli decidono di spendere i soldi pubblici per alloggiare i profughi in un costoso hotel.

Paura di perdere il proprio status

La competizione per la sopravvivenza e la paura di perdere anche il piu' piccolo dei privilegi spingono le persone verso destra. La richiesta di avere confini sempre piu' chiusi, di creare lager di internamento per i migranti, di ridurre gli aiuti finanziari per i rifugiati o di aumentare i programmi di respingimento funzionano molto bene sia nel ceto medio che nei ceti piu' bassi.

C’è qualcosa che invece sembra essere scomparso dalla percezione della maggioranza: mentre "l'invito di Merkel" e la sua "politica dei confini aperti" restano il bersaglio di ogni critica, la coalizione CDU/CSU-SPD ha già messo in pratica alcuni dei punti programmatici di AfD, NPD & co. Le carceri per i migranti respinti sono già presenti in tutta la Germania, i centri di detenzione preventiva per i richiedenti asilo sospettati in Baviera sono già una realtà e presto saranno estesi a livello nazionale. Il “Refugees welcome - wir schaffen das“ di Merkel già da tempo si è trasformato in una frase vuota che nasconde dietro di sé una realpolitik opposta.

"Gli danno tutto"

La voce secondo cui i profughi riceverebbero piu' denaro dei destinatari di Hartz IV autoctoni è ancora molto diffusa. In realtà i mezzi di sussistenza per i richiedenti asilo, a seconda dell'età, sono fra i 23 e i 55 euro piu' bassi. Per quanto riguarda le cure mediche hanno accesso solo alle prestazioni d'emergenza. Per ogni visita dal medico hanno bisogno di un certificato rilasciato dall'ufficio per gli stranieri.

Se non rispettano le regole oppure non partecipano in maniera adeguata, i rifugiati possono essere sanzionati come accade con i destinatari di Hartz IV. In realtà quelli che stanno facendo soldi con i migranti sono altri: locatori di immobili, gestori di ostelli per migranti, aziende private, organizzatori di misure di integrazione.

Gli ostelli per i rifugiati non sono hotel a tre stelle. Spesso persone di diversa lingua e religione vengono messe insieme in piccole stanze. I gestori degli ostelli incassano i rimborsi un tanto a migrante - e fanno guadagni impensabili.

Affari con le persone in stato di necessità

Come riportato dalla Potsdamer Neuesten Nachrichten la scorsa settimana l’amministrazione della città ha accordato ai gestori degli ostelli 295 € a persona al mese - per un letto, un armadio e l'uso di una cucina e un bagno comune. Per una stanza di 20 metri quadrati con 3 letti in totale si arriva a quasi 900 euro al mese. Per fare un confronto: ad una famiglia di 3 persone la città di Potsdam concede fino a 712 euro di affitto, spese comprese, per 80 metri quadrati.

Anche i programmi per l’inserimento lavorativo dei profughi stanno creando forme di competizione. Lo stabilimento Hermes a Haldensleben (Sachsen-Anhalt), una società appartenente al gruppo del multimilionario Michael Otto, impiega i richiedenti asilo come tirocinanti da inserire poi in azienda con un contratto a tempo determinato. Per fare cio' l'azienda percepisce il contributo per l'integrazione del Land Sachsen-Anhalt.

Cio' che volentieri non viene raccontato: da Hermes ci sono centinaia di lavoratori interinali che preparano pacchetti per la spedizione impiegati al minimo salariale. In produzione gli unici dipendenti fissi sono donne con un contratto part-time da 100 ore al mese. "Con 10 euro lordi di salario orario e i premi per il lavoro a turni si puo' arrivare a circa un migliaio di euro netti al mese", dice la dipendente Katrin P. Lei in realtà non ha paura per il suo lavoro visto che è li' da oltre 15 anni. Per i lavoratori interinali e gli occupati a tempo determinato la situazione però è molto diversa.

Ottimismo a tutti i costi contro l’allarmismo

Che il mondo del lavoro salariato sia sempre meno sicuro, piu' precario e piu' flessibile non è certo un segreto. Le previsioni da campagna elettorale della CDU sul presunto raggiungimento del pieno impiego nei prossimi anni non cambiano lo stato delle cose. Anche i piani per la riduzione delle tasse per i piu’ abbienti lanciati da AfD e FDP sono il progetto di un lupo ricoperto con il pelo di pecora: può funzionare solo a spese dello stato sociale. 

Il gruppo degli estremisti umanitari che vorrebbe ridurre i crescenti divari sociali attraverso "una maggiore compassione" risulta alquanto ingenuo. Si tratta di un atteggiamento cinico nei confronti degli autoctoni, che in parte a ragione - soprattutto grazie ad Hartz IV - devono temere per la sussistenza che fra mille difficoltà sono riusciti a conquistarsi. Chiunque sostenga che il mondo dell’economia non guarda ai profughi come a una futura riserva di manodopera a basso costo è proprio un ingenuo.

Ma anche chi crede che il governo federale garantirebbe ai lavoratori tedeschi maggiori diritti e un salario piu' elevato se non ci fossero i rifugiati si trova probabilmente sul terreno scivoloso della fantasia. E' stata l'Agenda 2010 che con una dura rappresaglia nei confronti di coloro "che non volevano lavorare" dal 2005 ha spinto 8 milioni di occupati in un settore a basso salario in continua crescita.

Il gioco con la paura non colpisce solo il mondo del lavoro. Anche la sicurezza è in pericolo. Ora non è esattamente chiaro se la BKA (Bundeskriminalitatamt) sta distribuendo pillole sedative quando ci informa che ormai da molti anni la criminalità non sta aumentando. Quello che sappiamo: lo scorso anno in Germania ogni giorno ci sono stati dieci attacchi violenti contro i rifugiati. Dall'altro lato: i media parlano molto piu’ frequentemente dei crimini sessuali commessi dai rifugiati.

La maggior parte delle donne tuttavia deve sapere che cio’ non significa che gli uomini tedeschi non fanno cose simili. Abusi nella propria famiglia, vacanze sessuali in Thailanda o altrove, oppure pedopornografia, non sono solo un privilegio dei rifugiati. La violenza sessuale è da sempre un problema delle società in cui ci sono un ceto alto e uno ceto basso. E' troppo facile cercare di dare la colpa agli altri. 

Le guerre economiche producono rifugiati economici

Quando si tratta dei respingimenti di profughi, tutti i partiti, dalla destra fino all'Unione ma anche una parte della SPD, fanno volentieri distinzione fra i profughi politici e i migranti economici. Lo fanno come se l'economia non avesse nulla a che fare con la politica, come se la miseria e la fame fossero piu' piacevoli della paura di un bombardamento. Le persone fuggono quando non hanno piu’ alcuna prospettiva di vivere oppure sopravvivere. Funziona cosi' da diversi secoli.

Ormai da molti anni gli stati non conducono solo delle guerre militari. Gli accordi di libero scambio, l'export di capitali, l'appropriazione di risorse pubbliche da parte di aziende private sottopongono milioni di persone alla dura disciplina dei mercati. Si tratta degli interessi privati dei grandi gruppi che in tutto il mondo si intrecciano fra di loro.

L'attuale fusione fra Bayer e Monsanto, fra Linde e Praxair (Germania-Usa) oppure fra Thyssenkrupp e Tata (Germania-India) ci mostrano la direzione. I grandi gruppi industriali dirigono i prezzi e i mercati. Comprano, si espandono e continuano a crescere. Non si fermano ai confini nazionali. Laddove l’energia, il cibo e gli ospedali vengono privatizzati e dove gli eserciti vengono riarmati, finisce lo stato sociale. E laddove c'è bisogno di sempre meno lavoro umano, cresce il numero delle persone bisognose. Chi su questi temi cerca delle soluzioni nazionali è arrivato troppo tardi.


martedì 12 settembre 2017

Come i partiti tedeschi vorrebbero stabilizzare la moneta unica

Cosa propongono i partiti tedeschi per stabilizzare l'euro? Tutti ad eccezione di AfD, che propone la fine della moneta unica, hanno (in teoria) una ricetta per risolvere la crisi dell'euro. Dalla Frankfurter Rundschau. 


AfD: ritorno al passato

Alternative für Deutschland (AfD) nasce dalla critica ai programmi di salvataggio per la Grecia e per gli altri stati in crisi dell'Eurozona. Per questa ragione l'atteggiamento del partito è molto chiaro: "l'euro è fallito". Innanzitutto gli stati euro hanno ignorato le regole del patto di stabilità e crescita e in secondo luogo hanno violato la clausola di non bail-out, secondo la quale nessun stato avrebbe dovuto garantire per gli altri. AfD pertanto chiede lo scioglimento dell'euro e un tempestivo ritorno al D-Mark. AfD è consapevole che il ritorno alle monete nazionali "sarà finanziariamente molto difficile. Tali costi tuttavia saranno inferiori rispetto alla permanenza nell'Eurosistema".

Linke: debito in comune

Per la Linke la "crisi dell'UE è prima di tutto una crisi sociale". Per questo si rifà a due punti fondamentali: da un lato propone un programma di investimenti pubblici europei per una riconversione dell'economia in chiave ecologico-sociale da finanziare attraverso una tassa patrimoniale una-tantum sui patrimoni superiori al milione di euro. La Linke inoltre appoggia l'emissione di titoli di debito comuni fra gli stati della zona euro "per evitare che si possa speculare sul debito degli stati". Sull'altro lato la Linke vorrebbe fermare la corsa al ribasso in materia di salari e tassazione, ad esempio attraverso "una tassazione coordinata dei super-ricchi" oppure imponendo degli standard sociali minimi con delle clausole tariffarie e un salario minimo europeo.

SPD: governo economico

Per la SPD la Germania è senza dubbio un contribuente netto ma anche il paese che maggiormente ha tratto vantaggio dall'UE. Per superare la fase di debole crescita è pertanto necessario un ampio programma di investimenti a livello europeo. La SPD vorrebbe superare "gli squilibri eccessivi" come ad esempio gli avanzi e i disavanzi commerciali tramite una politica economica coordinata. In futuro dovrà essere creato un governo economico della zona Euro accanto ad un bilancio comune dell'Eurozona. Il fondo di salvataggio ESM dovrà assumere le funzioni di un fondo monetario europeo mentre il patto di stabilità e crescita dovrebbe essere modificato in modo da ridurre il "debito in eccesso".

Verdi: fondo per il futuro

Nel programma dei Verdi ha un ruolo centrale il cosiddetto "fondo per il futuro" che tramite investimenti pubblici "dovrà sviluppare la modernizzazione sociale ed ecologica in Europa, oltre a sostenere gli stati membri in situazione di emergenza e combattere le crisi economiche". A questo fondo dovrebbero partecipare tutti gli stati europei. In cambio sarà necessario prendere delle misure piu' forti contro l'evasione e l'elusione fiscale. Anche i Verdi appoggiano la trasformazione del fondo di salvataggio ESM in una sorta di fondo monetario europeo controllato dal Parlamento europeo. Il divario sociale in Europa dovrà essere combattuto con l'introduzione di norme salariali minime. 

CDU/CSU: più controllo

La CDU nel suo programma elettorale si pronuncia in maniera vaga sui temi europei e parla solo di una limitata necessità di cambiamento. Non è certo una sorpresa visto che la trasformazione dell'Eurozona negli anni scorsi si è fondamentalmente basata sulle idee del Ministero delle Finanze tedesco. La CDU insiste sul rispetto del patto di stabilità ed esclude una messa in comune del debito. Allo stesso tempo si dice disponibile "a sviluppare ulteriormente l'Eurozona insieme al nuovo governo francese, ad esempio con la creazione di un fondo monetario europeo". La CDU pero' considera questo fondo non uno strumento per la pianificazione degli investimenti o per la gestione delle crisi, ma piuttosto come un modo per controllare le finanze statali.

FDP: insolvenza di stato

La FDP vorrebbe spingere i paesi membri dell'euro a conformarsi al patto di stabilità attraverso delle sanzioni automatiche. Ogni altra forma di redistribuzione viene completamente bocciata, come ad esempio la proposta della Commissione UE di introdurre un pilastro sociale all'interno dell'UE. La FDP è contraria alla possibilità che i singoli membri della zona euro possano garantire per gli altri stati. L'obiettivo è fare in modo che "gli stati membri siano responsabilizzati sulle conseguenze delle loro politiche economiche e quindi garantiscano una certa disciplina di bilancio". Per quanto riguarda il fondo di salvataggio ESM, disponibile come strumento di emergenza per prevenire l'insolvenza degli stati, la FDP vorrebbe diminuirne l'importo e nel lungo periodo liquidarlo. Invece di sostenere gli stati con del credito aggiuntivo, la FDP propone una "insolvenza di stato ordinata", che in caso di emergenza puo' significare anche ristrutturazione del debito.

lunedì 11 settembre 2017

Storia di una giovane Hartz IV

Dall'Huffington Post la testimonianza di una giovane ragazza che per diversi anni è stata destinataria di un sussidio Hartz IV e che grazie al tanto odiato sussidio pubblico è riuscita a studiare e ad uscire dalla spirale della povertà. Da huffingtonpost.de


Alcuni per il diciottesimo compleanno ricevono in regalo la loro prima auto. Io invece ho avuto solo uno frase molto stupida da parte di un impiegato del Bafög (ufficio per il sostegno economico agli studenti).

Ho 18 anni e mi trovo presso il Bafög di Düsseldorf davanti all'impiegato responsabile per l’assegnazione dei sussidi agli studenti. L'elaborazione della mia pratica dura da mesi. Di solito gli studenti ottengono una borsa di studio Bafög quando i genitori per qualche ragione non possono piu' occuparsi del figlio oppure non possono piu' sostenerlo finanziariamente. Se ad esempio sono finiti in prigione.

Mia madre non ha trovato particolarmente brillante la mia proposta di farsi carcerare in modo da velocizzare il disbrigo della mia pratica. Allora ho deciso di fare un'altra visita all'impiegato per accelerare le cose.

L'impiegato, un uomo simpatico sulla trentina, sfoglia i miei documenti – l’estratto conto dei miei genitori, i moduli di domanda, il mio certificato di nascita, le copie del mio passaporto polacco.

"Beh, se suo padre fosse morto un anno prima, ora lei riceverebbe piu' soldi"

La mia reazione è stata un'alzata di spalle e un sorriso storto. Considerando la mia giovane età mi ritengo abbastanza dinamica, visto che riesco a seguire tutta la burocrazia senza l'aiuto di mia madre. Confesso pero' che nella mia piu' tenera età adolescenziale non mi era mai capitato di arrivare a pensare alla scomparsa prematura di mio padre per riuscire a portare a casa magari 50 euro in piu' al mese qualche anno piu' tardi, a questo non ero davvero preparata. Alla fine resto una studentessa vicina alla maturità e ho altri progetti per la mente.

Se il Bafög ha bisogno di cosi’ tanto tempo per la pratica, allora che sia Hartz IV. Come per i miei genitori

Istruzione non riconosciuta in Germania

Dei destinatari di Hartz IV di solito abbiamo un'idea abbastanza chiara. Si tratta ad esempio degli alcolizzati asociali che si appostano fin dal primo mattino davanti al discount piu' economico e bevono birra tutto il giorno. Oppure si tratta delle madri single sui 20 anni che al supermercato vediamo correre e gridare dietro ai loro figli. Oppure della famiglia del ceto basso che dalla televisione ogni giorno ti ripete che tutte le vitamine buone si possono trovare solo in una certa salsiccia. 

Nella mia famiglia è andata diversamente. I miei genitori sono arrivati in Germania dalla Polonia negli anni 80. Entrambi avevano frequentato l’Università (sebbene mio padre non avesse completato gli studi). In Germania il suo diploma non è stato riconosciuto e quindi per molti anni è stato costretto a passare da un lavoro precario all'altro - distribuzione di giornali, consegna del cibo, vendita di panini, pulizie.

A volte dovevo accompagnare mia madre a fare le pulizie - trovavo i grandi spazi degli uffici cosi' emozionanti. Oppure la notte quando non riuscivo a dormire potevo restare nel sedile posteriore dell’auto mentre mia madre distribuiva giornali sotto la pioggia battente.

Il giorno successivo ero di nuovo sui banchi di un ginnasio a Düsseldorf a studiare vocaboli per la nostra lezione di storia in inglese.

Hartz IV e la sua interminabile burocrazia

A un certo punto i giri notturni in qualche modo sono finiti. Anche gli altri lavoretti. E quindi è arrivata l'indennità di disoccupazione e poi Hartz IV. Ignoravo i commenti fastidiosi dei miei compagni di classe sui destinatari di Hartz IV - e cio' aveva anche i suoi aspetti positivi: 

quando accompagnavo i miei genitori all'ufficio del lavoro (non so bene perché - forse come prova vivente del fatto che avevano un bambino?), potevo saltare la scuola.

Quando i miei genitori si sono dovuti trasferire ad Essen e poco dopo mio padre è venuto a mancare, si è deciso che io sarei dovuta restare da sola a Düsseldorf per terminare la scuola. 

Poiché mia madre con il suo stipendio da 900 € al mese difficilmente avrebbe potuto aiutarmi ed io con i miei lavoretti difficilmente sarei riuscita a mantenermi da sola a galla, mi sono messa alla ricerca di altre fonti di denaro. E cosi' una studentessa di scuola superiore di 18 anni è diventata una destinataria di Hartz IV.

In verità lo ero già stata in precedenza - ma ora me lo sentivo addosso, perché questa volta dovevo occuparmi da sola di tutta la burocrazia e perché nel frattempo mia madre era impegnata a consegnare pacchetti ad Essen.

Con Hartz IV sei considerato uno stupido

Mi sembra una grande cosa che in Germania ci sia un sistema che aiuta le persone in stato di necessità: ti pagano l'abitazione, offrono dei progetti di formazione e ti permettono di studiare. Ma ho sempre trovato assurdo che una studentessa che stava preparando l'esame di maturità e che aveva ottimi voti dovesse essere etichettata come una ragazza stupida e povera.

Trovavo assurdo che a causa di qualche errore burocratico mi venisse ritirato il sussidio e che per riaverlo ero costretta a spiegare ad un impiegato del Jobcenter alquanto annoiato che non avevo tempo per fermarmi e che non mi interessavano le sue Ausbildung, visto che dovevo tornare a scuola. 

Trovavo stupido che alcuni dei miei amici non mostrassero alcuna comprensione per le mie difficoltà economiche - e altrettanto stupido che altri amici invece condividessero le mie preoccupazioni e mi portassero qualche sacchetto di cibo.

Trovavo stupido dover spiegare al Jobcenter ogni volta: "Si' mio padre è veramente morto - sì questo è il certificato. No sicuramente non tornerà mai piu' in questo ufficio. Per favore cancellatelo dal vostro sistema".

Trovo ancora oggi alquanto stupido che una madre single sia etichettata come una cretina appartenente al ceto basso. Quando tutti si rivolgono a te come se tu fossi cretina, alla fine non imparerai mai nulla.

Sono stata senza dubbio una bambina povera - ma questo non era il problema principale. Sicuramente non è mai stato un granché. Tuttavia sono riuscita a fare la maturità, ho studiato, e ora lavoro. Tutto ok. Il mio unico punto di contatto con Hartz IV al momento è solo mia madre che occasionalmente mette a posto la merce negli scaffali del supermercato e spesso deve ancora ascoltare dei commenti offensivi.

Lo voglio dire a tutti: a noi che ci troviamo in una situazione precaria, per favore, non cuciteci addosso un'immagine negativa. Sicuramente fra gli Hartz IV ci sono degli scrocconi e degli asociali. Ma non state certo motivando tutti gli altri, che sono la grande maggioranza, ad andare avanti.


domenica 10 settembre 2017

Il tramonto del sindacato tedesco

Come si puo' spiegare l'avanzata dei minijob, del lavoro interinale, dei contratti d'opera e il trionfo di Hartz IV in un clima di relativa pace sociale? Un rivoluzionario del passato scriveva che se si chiedesse ai tedeschi di assaltare una stazione questi correrebbero a comprare il biglietto per poter accedere ai binari. Probabilmente non aveva torto. Der Spiegel analizza i dati.

Copertura della contrattazione collettiva
I contratti collettivi di lavoro si applicano ormai solo alla metà dei lavoratori dipendenti - includendo i contratti nazionali e quelli aziendali. Si tratta tuttavia di un fenomeno alquanto recente. Nei decenni scorsi infatti la regola prevedeva che gli accordi negoziati fra i sindacati e le associazioni dei datori di lavoro fossero validi per un'ampia maggioranza di lavoratori - quasi sempre si applicavano in maniera uniforme ad un intero settore. Da diversi anni tuttavia l'area di copertura dei contratti collettivi continua a restringersi.

Una delle ragioni probabilmente è il fatto che molti dei nuovi posti di lavoro vengono creati in settori in cui i sindacati sono tradizionalmente deboli: commercio, gastronomia, salute, assistenza e altre prestazioni di servizi. La copertura dei contratti collettivi in Germania è ampiamente al di sotto della media UE. Una percentuale inferiore la si puo' trovare solo nei paesi a forte orientamento liberista nell'Europa dell'est oppure in Gran Bretagna e Irlanda.


Molti lavoratori continuano tuttavia a beneficiare della contrattazione collettiva sebbene in senso stretto questa non dovrebbe valere per tutti i lavoratori - gli accordi salariali negoziati dal sindacato in teoria dovrebbero valere solo per i suoi membri. Il fatto che i contratti collettivi siano applicati anche ai lavoratori non iscritti al sindacato ha molto a che fare con la volontà degli imprenditori di non dare ai sindacati una spinta per far aumentare il numero dei loro iscritti. Da diversi anni anche la quota dei lavoratori iscritti al sindacato resta particolarmente bassa. Il cosiddetto livello di organizzazione è sceso dal 27% del 1994 al 20% verso la metà del decennio scorso, è rimasto per un periodo stabile e oggi ha raggiunto un nuovo minimo al 17%.

Mentre i sindacati rappresentano soprattutto gli interessi dei dipendenti al di là dei confini aziendali - cioè per un intero settore oppure per interi gruppi professionali, i Betriebsrat (consigli di fabbrica) rappresentano i dipendenti all'interno di una determinata azienda. I loro diritti sono definiti dalla legge sul lavoro. Già da molti anni ormai solo una minoranza dei lavoratori tedeschi viene rappresentata da un Betriebsrat. Se nel 2000 erano ancora il 50% nella Germania dell'ovest e il 41% nella Germania dell'est, nel 2016 la quota è scesa al 43% nell'ovest e al 34% nell'est. In linea di principio è sempre valido: quanto piu' grande è l'azienda, tanto piu' probabile è che ci sia un Betriebsrat. In molte piccole aziende tuttavia non vi è alcun Betriebsrat. Calcolato sul numero complessivo delle aziende in Germania, il Betriebsrat è presente solo nel 10% di queste.

Per quanto riguarda gli scioperi, come è noto i tedeschi restano estremamente ostili al conflitto sociale - il che spiega perché nel 2015 la lotta sindacale dei piloti, dei ferrovieri e degli insegnanti di scuola ha fatto cosi' tanto scalpore: solo cio' che è insolito puo' fare notizia. I giorni lavorativi persi a causa di uno sciopero quell'anno hanno raggiunto una media insolitamente elevata pari a 31 ogni mille lavoratori. 

La media degli ultimi decenni è di circa 5 giorni di sciopero all'anno ogni 1000 lavoratori - il che significa nient'altro che il lavoratore medio in Germania perde un giorno di lavoro per scioperare ogni 200 anni. Se si assume una vita lavorativa media di 40 anni, statisticamente solo un dipendente su cinque nella propria vita ha perso una giornata di lavoro per fare uno sciopero. Perché cio' accada  il lavoratore non deve necessariamente scioperare personalmente - se ad esempio i piloti d'aereo scioperano, il resto dell'equipaggio non puo' lavorare.