mercoledì 18 ottobre 2017

Intervista a Lindner della FDP sull'unione di trasferimento

Lindner punta dritto al Ministero delle Finanze e ribadisce i punti fermi della FDP sulla riforma dell'eurozona: nessun fondo monetario europeo, smantellamento dell'ESM, una procedura per il fallimento ordinato degli stati e uscita volontaria dall'euro. Dall'intervista della FAZ al leader liberale.


FAZ: Lei sostiene che la definizione della linea politica sui temi europei sia la questione piu' difficile da affrontare nei negoziati per la coalizione Jamaika. La sua linea rossa sono la messa in comune dei debiti e la creazione di un nuovo fondo monetario. Si tratta proprio dei temi centrali del presidente francese Emmanuel Macron. Nella FDP davvero c'è unità su questi temi? A volte ad esempio il politico europeo Graf Lambsdorff usa sull'Europa parole e toni molto diversi.

Lindner: non si preoccupi. In un partito liberale ci sono sempre delle sfumature, ma sugli obiettivi restiamo uniti. La nostra preoccupazione comune è la responsabilità individuale dei membri dell'unione monetaria. Vogliamo rafforzare il principio della responsabilità, applicare le regole di Maastricht e tornare ai principi dell'economia di mercato per quanto riguarda il finanziamento degli stati. Inoltre apprendo con interesse che il presidente Macron non accetta linee rosse nel dibattito sulle riforme, mentre in realtà è il suo governo a tracciarne una quando esclude una partecipazione automatica dei creditori privati ai futuri programmi di salvataggio. Si tratterebbe di uno strumento per disciplinare la politica attraverso la concorrenza basata sul mercato.

FAZ: anche il ministro uscente Wolfgang Schäuble chiede questa partecipazione dei creditori. Vorrebbe espandere il fondo ESM, che ha ancora riserve elevate, e trasformarlo in un fondo monetario europeo - a condizione pero' che i creditori privati partecipino ai futuri programmi di salvataggio. La FDP invece vorrebbe abolire il fondo di salvataggio. Perché?

Lindner: in una unione monetaria in cui le regole sul disavanzo fissate dal trattato di Maastricht vengono di nuovo applicate, i fondi di salvataggio permanenti non sono necessari. Non ci sottrarremo al dibattito, ma le nostre proposte restano una procedura fallimentare per gli stati e l'uscita volontaria dall'euro. Per quanto riguarda il fondo monetario europeo temo che i rappresentanti della politica di stabilità si troverebbero in minoranza e che il fondo verrebbe trasformato in una stazione di pompaggio per i trasferimenti finanziari. In passato ci sono state alcune proposte di Wolfgang Schäuble anche interessanti, ma quello che poi è stato attuato alla fine si è rivelato molto diverso. Notoriamente sul terzo pacchetto di salvataggio per la Grecia Schäuble ha votato contro la sue stesse convinzioni, perché la Cancelliera lo ha messo in minoranza. Ci sarebbero state le condizioni per dare le dimissioni.

FAZ: un problema irrisolto dell'eurozona è l'eredità in termini di crediti deteriorati, non solo nelle banche italiane. Di conseguenza Italia e Francia, ma anche la Commissione Europea spingono per creare una garanzia europea sui depositi. Anche questa è una linea rossa per la FDP?

Lindner: sono i singoli stati a dover restare responsabili per il loro settore bancario. Altrimenti si creano degli incentivi sbagliati. Per quanto riguarda la stabilità finanziaria non credo alle promesse e nemmeno agli stress test. In Italia recentemente alcune banche sono state salvate con il denaro pubblico, sebbene fossero gli azionisti e gli obbligazionisti a dover garantire. Traggo le conseguenze: una garanzia comune sui depositi in una unione bancaria in cui i rischi sono condivisi, al momento non avrebbe alcuna base.

FAZ: con tali affermazioni incoraggia le speculazioni che la vorrebbero Ministro delle Finanze. Il capogruppo  parlamentare della CDU Kauder tuttavia ha affermato che vorrebbe mantenere questo posto cosi' importante nelle mani dei cristiano-democratici. A breve il sottosegretario alla Cancelleria Peter Altmaier assumerà temporaneamente la posizione di ministro in qualità di commissario del governo, visto che Schäuble sta per essere eletto alla presidenza del Bundestag. 

Lindner: prima di tutto noto che le trattative a Bruxelles continuano a ritmo serrato. Per questo mi aspetto che Frau Merkel e Herr Altmaier chiariscano che il governo federale è in carica solo per l'ordinaria amministrazione. La Germania attualmente non è in grado di decidere. Penso sia da escludere che un ministro delle finanze provvisorio possa condurre delle trattative a Bruxelles come se non fosse accaduto nulla. Non possono essere presi impegni senza una legittimazione politica.

FAZ: probabilmente non vuole dirci chi vorrebbe vedere come Ministro delle Finanze...

Lindner: per me è piu' importante una diversa politica finanziaria rispetto alla discussione sulla persona che dovrà sedere al Ministero. Tuttavia è chiaro che Wolfgang Schäuble era uno dei membri piu' importanti della Cancelleria nonché uno stretto collaboratore della stessa Cancelleria. L'assegnazione temporanea della posizione ad Altmaier ci mostra che il Ministero delle Finanze non è un correttore di bozze della Cancelleria, ma il prolungamento del suto tavolo di lavoro. Per questo motivo suggerisco la separazione politica fra Cancelleria e Ministero delle Finanze. Che a fare il ministro ci sia un liberale, poi è un aspetto secondario.

martedì 17 ottobre 2017

Gli Hartz IV non possono avere risparmi

Un altro esempio chiarisce la natura vessatoria ed invasiva di Hartz IV. Il Tribunale Sociale  di Kassel con una recente sentenza ha deciso che i percettori di Hartz IV (circa 400 € al mese) non sono autorizzati a mettere da parte qualche soldo, anche se per risparmiare  decidono di privarsi del cibo. Dalla  Berliner Zeitung



I disoccupati non sono autorizzati a mettere da parte qualche soldo risparmiando una parte del sussidio Hartz IV. Lo ha deciso giovedi scorso il Tribunale Sociale Federale di Kassel, il provvedimento esclude solo i prodotti previdenziali e assicurativi ai quali il disoccupato momentaneamente non ha accesso.

E' la sentenza emessa nei confronti di un uomo di 60 anni della Sassonia-Anhalt che grazie alle prestazioni Hartz IV ricevute, nel corso degli anni era riuscito a mettere da parte un piccolo patrimonio pari a 18.540 euro.

L'uomo disponeva di un deposito azionario di 1300 €, di un libretto di deposito di 424 € e di un'assicurazione sulla vita per un valore di circa 16.800 €.

Ho risparmiato una parte del sussidio Hartz IV "privandomi del cibo"

Il Jobcenter Mansfeld-Südharz ritiene che il denaro risparmiato debba essere utilizzato. Nel suo ricorso contro il Jobcenter l'uomo ha evidenziato invece che in questo caso dovrebbe essere fatta un'eccezione visto che il denaro "è stato risparmiato privandosi del cibo".

Il Tribunale Sociale ha rigettato il ricorso. L'utilizzo dei risparmi accumulati "su prestazioni non necessarie" non rappresenta una misura di particolare durezza. La legge non prevede in questo caso nessuna esenzione. Sebbene sia possibile risparmiare una parte delle prestazioni Hartz IV, tali risparmi sono pensati in previsione di spese piu' grandi, come la sostituzione di un vecchio elettrodomestico ad esempio. Per queste spese il disoccupato puo' far valere un credito di imposta fino a 750 euro, oltre all'importo base di 9.000 euro di risparmio permesso dalla legge.

Sono previsti diritti aggiuntivi per le prestazioni previdenziali, ma solo per quelle assicurazioni sulla vita che non siano immediatamente disponibili. Nel caso specifico il tribunale sociale regionale della Sassonia-Anhalt deve tuttavia chiarire se l'assicurazione sulla vita in questione puo' essere utilizzata in ogni momento o meno.

Il ruolo dell'ESM secondo Regling

Klaus Regling è il direttore tedesco del fondo salva stati ESM, il potente fondo europeo saldamente in mano tedesca che secondo i piani di Schäuble dovrebbe trasformarsi nel nuovo fondo monetario europeo con una funzione di controllo. La FAZ ci spiega come dovrebbe funzionare il nuovo ESM secondo Regling. Dalla FAZ.net

Il fondo di salvataggio ESM dovrebbe ottenere nuovi poteri. E' la proposta avanzata dal direttore generale dell'ESM Klaus Regling in occasione della seduta autunnale del FMI e della Banca Mondiale a Washington. Secondo la proposta in futuro il fondo di salvataggio dovrebbe ricevere il compito di monitorare tutte le economie dell'unione monetaria. Cio' è necessario per poter creare rapidamente dei pacchetti di salvataggio per tutte le economie della zona euro.

Il cambiamento dovrà essere approvato da tutti i governi in quanto richiede una modifica del trattato ESM. Secondo Regling cio' dovrebbe avvenire nel 2018, dato che nel 2019 sono previste le elezioni per il parlamento europeo e la nomina di una nuova commissione europea.

Contro ogni automatismo

Il capo dell'ESM ha tuttavia sottolineato che la modifica alla fine "non sarebbe cosi' rivoluzionaria". Già ora la metà dei paesi della zona Euro viene monitorata dal fondo di salvataggio. Nel caso della Grecia, dell'Irlanda, del Portogallo, della Spagna e di Cipro cio' già avviene nell'ambito dei pacchetti di aiuto che questi paesi hanno ricevuto nel corso della crisi. Per altre ragioni vengono osservate anche le economie piu' grandi dell'Eurozona, ossia la Germania, la Francia, e l'Italia 

Per poter prendere le proprie decisioni di investimento, l'ESM deve "capire cosa sta succedendo in Europa". Regling sottolina che non si tratta di assumere le competenze di controllo della Commissione, ma di una cooperazione reciproca fra i due organi.

E' soprattutto la Germania ad insistere per dare all'ESM un ruolo piu' importante. Per questo motivo il fondo salva stati dovrà essere trasformato in un fondo monetario europeo in grado di monitorare la politica finanziaria dei governi. La proposta tedesca comprende anche un meccanismo di ristrutturazione del debito per i paesi della zona euro finiti in difficoltà finanziarie che chiedono aiuto all'ESM.

Sull'argomento Regling ha affermato che in situazioni simili avere a disposizione una procedura ordinata e trasparente è sicuramente un buon obiettivo. Resta tuttavia contrario ad un meccanismo automatico che potrebbe finire per esacerbare la crisi. "Se dovesse spargersi la voce che un paese sta per chiedere aiuto all'ESM tutti inizierebbero a ritirare i loro soldi", ha spiegato il capo tedesco dell'ESM.

Lindner ancora in modalità campagna elettorale

Lindner ancora in modalità campagna elettorale dalla FAZ.net lancia un avvertimento alla CDU: gli accordi fatti fino ad ora non valgono piu', no alla trasformazione dell'ESM in un fondo monetario europeo, come invece chiedevano Schäuble e Regling. Dalla FAZ.net


In merito al dibattito sulle riforma dell'UE, portato avanti con una certa insistenza dal presidente Macron e dalla Commissione UE, il segretario della FDP Christian Lindner mette in guardia la Cancelliera da ogni accordo vincolante: "mi aspetto che Frau Merkel ed Herr Altmaier mettano in chiaro che il governo federale è in carica solo per l'amministrazione corrente. La Germania attualmente non è in grado di prendere decisioni vincolanti", ha detto Lindner in una intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung.

Rispetta le discussioni in corso a ritmo serrato a Bruxelles. Il leader della FDP ritiene tuttavia necessario "escludere" che il "Ministro Federale delle finanze tedesco, Peter Altmaier (CDU), nel suo ruolo di commissario temporaneo, possa condurre i negoziati come se non fosse accaduto niente". "Non possono essere stipulati accordi senza una nuova legittimazione politica", ha detto Lindner alla FAZ.

Lindner ribadise inoltre la contrarietà del suo partito alla trasformazione del fondo di salvataggio ESM in un fondo monetario europeo, come proposto dal ministro uscente Schäuble: "nel caso di creazione di un fondo monetario europeo temo che i rappresentanti della politica di stabilità si troverebbero in minoranza e l'istituzione verrebbe trasformata in una stazione di pompaggio per trasferimenti finanziari".

Schäuble in passato aveva già fatto diverse proposte interessanti. Tuttavia, secondo Lindner, "quello che poi alla fine è stato implementato era molto diverso dalle proposte iniziali".

venerdì 13 ottobre 2017

Perchè l'Europa delle regioni sarebbe il proseguimento dell'egemonia tedesca con altri mezzi

Con l'esplosione della crisi catalana si parla sempre piu' spesso del superamento dello stato nazione e di una transizione verso un'Europa delle regioni. German Foreign Policy mette in guardia dai facili entusiasmi: l'Europa delle regioni non è un concetto neutro ma un altro modo per portare avanti l'egemonia economica e politica tedesca all'interno dell'UE. Avremmo nel centro d'Europa un blocco omogeneo di regioni economicamente molto forti, collegate ad altre regioni ricche semi-periferiche, e i tedeschi continuerebbero ad imporsi. Ne parla German Foreign Policy con un articolo molto interessante.


Martedì scorso sulla versione online del quotidiano Die Zeit è uscito un accorato appello per il superamento dello stato nazione. L'autore è lo scienziato politico Ulrike Guérot. Nella prima metà degli anni '90 Guérot ha lavorato come collaboratrice del parlamentare della CDU Karl Lamers partecipando alla stesura del documento “Schäuble/Lamers”, incentrato sulla creazione di un nucleo piu' stretto all'interno dell'UE. Successivamente ha lavorato per la Commissione guidata dall'allora presidente Delors, è stata poi consigliere per diversi Think Tank molto influenti (Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik, German Marshall Fund, European Council on Foreign Relations), fino alla fondazione nel 2014 di un "Laboratorio Europeo per la Democrazia" presso la European School of Governance di Berlino. In passato è stata membro della CDU, oggi è molto vicina ai Verdi .[1]

"Regione etnica"

Già da molto tempo Guérot cerca di rivendere all'opinione pubblica tedesca un concetto politico nuovo fondato sulla dissoluzione dello stato nazione. Come lei stessa scrive, "lo stato nazione...scomparirà".[2] Al suo posto in Europa entreranno in scena “tra le 50 e le 60 regioni", ciascuna "con una propria identità". [3] Nel suo piano fa riferimento al concetto di “regioni etniche"[4], cioè una comunità di popoli con una origine ben definita. Come scritto da Guérot, "fra le regioni etniche e gli stati non c’è corrispondenza", come accade ad esempio in Irlanda o a Cipro. Ulteriori esempi sono le Fiandre in Belgio, il Veneto o il Tirolo. Le Fiandre e il Veneto sono 2 regioni ricche che si definiscono in termini linguistici ed etnici ("olandese" o "veneto") e prendono le distanze dalle parti piu' povere del paese, mentre il costrutto di lingua tedesca "Tirolo" comprende una parte del territorio nazionale italiano e austriaco. Guérot indica poi la lista delle regioni da liberare dalle catene dello stato nazionale, fra queste c’è anche la Catalogna. Anche il movimento indipendentista catalano, che sta portando avanti la sua battaglia per la separazione dalla Spagna, ha una connotazione ampiamente etnica. Cosi' il movimento autonomista collabora con cittadini francesi che vivono fuori dalla Catalogna spagnola, che pero' si considerano "catalani etnici"; nelle manifestazioni si urla; "né con la Francia, né con la Spagna, ma con la Catalogna"[5] .

Europa delle regioni

Secondo Guérot solo una "repubblica europea" in cui "le regioni hanno un ruolo di attore centrale e costituzionale" sarà in grado di salvare l'unione dai conflitti nazionalisti.[7] Per questo motivo le regioni dovrebbero unirsi per costituire una "seconda camera" nel Parlamento europeo - "un senato europeo". Guérot ha chiarito piu' volte che le competenze politiche dovranno essere nuovamente suddivise fra l'UE e le regioni. A tal fine sarà necessario costituire a Bruxelles un nuovo centro di potere per il controllo della politica militare ed estera, mentre le regioni avranno un proprio margine di azione economica da finanziare ad esempio attraverso la tassazione del commercio. Questo margine dipenderà in ultima istanza dalla forza economica delle rispettive regioni. Al di là della sua costituzione etnica, "un'Europa delle regioni" implica una riduzione di potere per le sue unità piu' piccole. Guérot critica ad esempio il fatto che "l'UE è da un lato è formata da grandi regioni (come il Nordrhein-Westfalen) che in Europa non possono far sentire la loro voce, e dall'altro da piccoli stati (come il Lussemburgo o Malta), che invece lo possono fare". Questa situazione dovrà cambiare. Malta ad esempio, in futuro, invece di essere uno dei 28 voti in seno al Consiglio Europeo, avrà un solo voto a disposizione fra i "50 e i 60 rappresentanti regionali" del "senato europeo"; non potrà piu' in alcun modo opporsi al centro economicamente dominante dell'UE.

Stati Uniti d'Europa

Il concetto di Guérot ha dei precursori, sponsorizzati sia dagli ambienti legati ai servizi segreti del dopoguerra che dagli ambienti economici interessati ad una evoluzione in questo senso: sempre pero' sotto il pretesto di una presunta democrazia regionale che invece serviva a coprire altri interessi. Guérot stesso prende ad esempio "i Federalisti Europei", in particolare lo svizzero Denis de Rougemont. I "Federalisti Europei" sin dalla metà degli anni '40 miravano alla costituzione degli "Stati Uniti d'Europa" in quanto spazio economico unico e baluardo di difesa dai piani di sviluppo del mondo socialista e dalle idee, all'epoca popolari, che anche in Europa occidentale proponevano un cambiamento radicale degli approcci economici. Per questa ragione i Federalisti Europei furono sostenuti economicamente e guidati prima dal precursore della CIA, allora chiamato Office of Strategic Services (OSS) e poi direttamente dalla CIA stessa.[8] Rougemont, uomo fidato della CIA e Federalista dichiarato, nel suo "messaggio agli europei" del 1948 lamentava che l'Europa "è bloccata da barriere che intralciano la circolazione dei prodotti" e a causa delle quali "c'è il rischio di un crollo dell'economia"; per questo “è necessaria una immediata unificazione” per "costituire la piu' grande entità politica e la piu' grande unità economica del nostro tempo". Rougemont dal 1952 al 1966 è stato anche presidente del "Congresso per la libertà culturale", anch’esso finanziato dalla CIA.

"Perdita di identità"

Alcuni concetti regionalisti sono stati portati avanti anche da Wolfgang Schäuble, con il quale Guérot nel 1994 ha collaborato per la stesura del documento Schäuble/Lamers. Schäuble nel 1979 è stato anche presidente della Arbeitsgemeinschaft Europäischer Grenzregionen (AGEG), una organizzazione che aveva come obiettivo quello di ridurre il ruolo dei confini in Europa. Gli interessi economici avevano in questo progetto un ruolo di primo piano, per questo motivo l'AGEG ha trovato degli importanti sostenitori nel mondo dell'industria tedesca. Nella "Carta europea delle regioni transfrontaliere", redatta nel 1981 dalla AGEG, era scritto che "è urgente l'eliminazione delle barriere economiche e infrastrutturali in Europa". Ad esempio è necessario "espandere e costruire nuovi centri di trasporto transfrontalieri combinati" e incoraggiare l'espansione delle reti energetiche transfrontaliere. Il concetto è stato esagerato con affermazioni come quella secondo cui l'Europa è emersa "da un patchwork di paesaggi storici", in cui le frontiere hanno creato delle cicatrici "e una perdita di identità tra la popolazione". L'attuale "effetto di blocco svolto dalle nazioni" deve essere ridotto se non abolito, è scritto nel documento redatto dalla AGEG sotto la presidenza di Schäuble [9].

Continuità tedesche

Fra i membri della AGEG e nei suoi immediati dintorni ci sono stati anche ex-funzionari nazionalsocialisti che hanno preso parte al piano di "razionalizzazione" delle aree di confine europee, fra questi Gerd Jans, ex-membro delle Waffen-SS in Olanda, il responsabile del "piano generale per l'est" (Generalplan Ost) Konrad Meyer, Hermann Josef Abs della Deutsche Bank, oppure come scrive il pubblicista Hans-Rüdiger, "Alfred Toepfer noto per i suoi tentativi di sovversione dei confini nazionali in Alsazia". Minow in uno studio molto dettagliato ha descritto la continuità del progetto con i concetti nazionalsocialisti.[10]


Supremazia tedesca

Guérot fa campagna per il suo concetto di regionalizzazione sostenendo che con lo smantellamento dello stato nazione "sarebbe finalmente possibile superare l'egemonia tedesca". In realtà accadrebbe proprio il contrario. I grafici di Eurostat sulla distribuzione della ricchezza in Europa mostrano chiaramente in quali regioni si trova la ricchezza e quindi il potere economico. Si tratta di un blocco che ha il suo centro nella Germania meridionale e centrale, ad ovest si estende fino alle Fiandre e a una parte dell'Olanda, verso sud ad una parte dell'Austria e dell'Italia del Nord come ad alcune singole regioni nell'Europa del nord e dell'ovest. Un certo numero di queste regioni ha forti legami con la Repubblica Federale Tedesca o con altre regioni tedesche. Questo blocco chiaramente dominato dai tedeschi non avrebbe nessuna difficoltà a controllare una "Europa delle regioni".



[1] Ulrike Guérot: Adorno liest man nicht am Schwimmingpool. blogs.faz.net 17.03.2015.
[2] Steffen Dobbert, Benjamin Breitegger: "Der Nationalstaat wird verschwinden". www.zeit.de 03.01.2017.
[3] Ulrike Guérot: Europa einfach machen - einfach Europa machen. agora42.de 25.09.2017.
[4] Ulrike Guérot: In Spaniens Krise offenbart sich eine neue EU. www.zeit.de 10.10.2017.
[5] Morten Freidel: Die Brüder im Süden haben es besser. www.faz.net 08.10.2017.
[6] Hunderttausende kontern Unabhängigkeitspläne in Katalonien. www.zeit.de 08.10.2017.
[7] Ulrike Guérot: In Spaniens Krise offenbart sich eine neue EU. www.zeit.de 10.10.2017.
[8], [9], [10] Hans-Rüdiger Minow: Zwei Wege - Eine Katastrophe. Flugschrift No. 1. Aachen 2016

[11] S. dazu Die Ökonomie der Sezession (II).

mercoledì 11 ottobre 2017

Il compagno Oskar Lafontaine: aiutiamoli a casa loro!

Oskar Lafontaine, leader storico della sinistra tedesca, nella sua analisi del voto tedesco evidenzia il modesto risultato della Linke fra i lavoratori e ne individua le cause in una politica sui rifugiati sbagliata. Per Oskar Lafontaine "giustizia sociale" significa soprattutto garantire condizioni di vita migliori nei paesi di origine dei migranti: una presa di posizione che nella sinistra tedesca ha scatenato un acceso dibattito  e una riflessione sull'emorragia di voti verso AfD. Dal profilo FB di Oskar Lafontaine


La Linke con il 9.2 % dei consensi e circa 4.3 milioni di voti ha ottenuto il suo secondo miglior risultato elettorale di sempre in una elezione per il Bundestag. E questo in un contesto che a causa della forte crescita di AfD e dell’elevata partecipazione elettorale era sicuramente piu' complesso rispetto al 2013, quando la Linke ottenne l'8.6% e circa 3.75 milioni di voti. Il partito avrebbe quindi tutte le ragioni per essere soddisfatto di questo risultato.

[...] Nonostante il risultato positivo, la Linke ha dei buoni motivi per riflettere sul voto: solo l'11% dei disoccupati l'ha sostenuta - meno della SPD (23%), di AfD (22%) e dell’Unione (20%) e poco piu' della FDP e dei Verdi - e solo il 10% fra i lavoratori l’ha votata (Unione il 25%, SPD il 24% e AfD il 21%). Solo il 2% in piu' della FDP, che è stata votata dall'8% dei lavoratori.

La chiave per capire questa mancanza di sostegno da parte di coloro che si trovano nella parte piu' bassa della scala dei redditi deve essere cercata senza dubbio in una "politica dei rifugiati" sbagliata. E‘ un’accusa che non riguarda solo la Linke, ma tutti i partiti finora rappresentati al Bundestag, perché con le loro risposte al problema globale dei rifugiati, nei fatti hanno trascurato le istanze di giustizia sociale.

E questo in due modi: il principio della giustizia sociale ci chiede di aiutare coloro che maggiormente hanno bisogno. Non si puo' scaricare tutto il peso dell'immigrazione, come  ad esempio la maggiore concorrenza nel settore a basso salario, l’aumento degli affitti nei quartieri piu' popolari e le crescenti difficoltà nelle scuole con una quota sempre maggiore di studenti con scarse competenze linguistiche, proprio su coloro che già ora sono i perdenti a causa della crescente disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e della ricchezza. L'esperienza in Europa ci insegna che quando questi elettori non si sentono piu' rappresentati dai partiti di sinistra, votano sempre di piu' per i partiti di destra.

La violazione del principio della giustizia sociale è ancora piu' grave se si tiene conto di quali sono le persone che fuggono dalla guerra, dalla fame e dalla malattia. Solo una minoranza riesce a mettere insieme diverse migliaia di euro con i quali poter pagare i trafficanti di uomini per poter arrivare in Europa e soprattutto in Germania. Milioni di rifugiati di guerra vegetano nei campi profughi, milioni di persone non hanno alcuna possibilità di lasciare la propria patria a causa della fame e delle malattie. Senza alcun dubbio si potrebbero aiutare molte piu' persone se i miliardi spesi dallo stato per migliorare il destino dei piu' poveri al mondo fossero utilizzati per rendere piu' facile la vita nei campi profughi e per combattere la fame e le malattie nelle regioni piu' difficili. E se i miliardi spesi per gli interventi militari e il riarmo venissero utilizzati per aiutare le persone piu' povere del mondo, allora avremmo la possibilità di fare delle cose davvero buone. 

La "politica dei rifugiati" della "Cancelliera dei rifugiati" Merkel, giustamente punita dagli elettori, era completamente inverosimile, perché la sua presunta empatia verso i profughi di guerra non le ha impedito di consegnare armi ai Jihadisti tramite gli emirati del golfo e di partecipare a quegli stessi bombardamenti in Siria che hanno poi obbligato molte persone a fuggire all'estero.

Un partito di sinistra quando aiuta le persone in difficoltà non puo' ignorare il principio della giustizia sociale. E per quanto riguarda le controversie interne al partito basta dare uno sguardo ai risultati delle elezioni: chi trova cosi' poco sostegno fra i lavoratori e i disoccupati (nel 2009 le cose erano messe diversamente) deve iniziare a riflettere sulle cause. E non serve a molto il continuo riferimento ai ceti urbani - ai quali per quanto ne so io appartengono anche i lavoratori e i disoccupati - che stranamente viene sempre utilizzato come alibi da coloro che durante la campagna elettorale nei centri urbani finiscono per parlare tutt'al piu' davanti ad una manciata di persone. 

martedì 10 ottobre 2017

AfD è il partito del precariato

Una recente analisi sul voto del 24 settembre condotta dalla prestigiosa fondazione Bertelsmann (disponibile qui) conferma quello che in parte già sapevamo: AfD è il partito del precariato e del ceto medio piu' basso minacciato dalla globalizzazione e diffidente nei confronti del progetto europeo. Gli elettori di AfD non sono dei pericolosi razzisti o xenofobi ma dei cittadini alquanto arrabbiati per le loro condizioni economiche e sociali. Un articolo sui risultati dello studio da Junge Welt


La Fondazione Bertelsmann in una sua recente pubblicazione propone una possibile spiegazione del risultato elettorale del 24 settembre. Invece delle tradizionali distinzioni fra destra e sinistra, in Germania “la nuova linea di conflitto sarebbe fra gli scettici e i sostenitori della modernizzazione", scrive la Fondazione in uno studio pubblicato venerdì scorso. Il documento dal titolo "Elezioni popolari - mobilitazione e contro-mobilitazione dei ceti sociali alle elezioni federali del 2017" è sicuramente degno di nota. L'indagine post-elettorale è stata condotta dall‘istituto di ricerca sociale YouGov per conto della Fondazione Bertelsmann su un campione rappresentativo di 10.000 cittadini. Lo studio si basa anche sui dati delle circoscrizioni elettorali di Infratest-dimap.

L'autore dello studio Robert Vehrkamp spiega che il successo elettorale di AfD non puo' essere essere considerato solo come un fenomeno del'est. Invece della tradizionale suddivisione regionale, in Germania ci sarebbe una nuova linea di conflitto fra i diversi ambienti sociali, cosi' scrivono il responsabile del programma di ricerca della Fondazione Bertelsmann e gli scienziati del Wissenschaftszentrum Berlin (WZB).


I ricercatori hanno analizzato il comportamento elettorale dei diversi ambienti sociali. Questi sono stati suddivisi in diversi gruppi, ad esempio "l‘ambiente precario", "l’ambiente tradizionale" oppure "l’ambiente liberal-intellettuale". Nel precariato, caratterizzato da condizioni di lavoro e di vita insicure, il 28% dei voti è finito ad AfD. In questo ceto sociale AfD ha registrato un incremento del 18% attestandosi come il partito piu' forte. A perdere voti in questo ambiente sociale sono stati soprattutto la Linke e i socialdemocratici. La Linke ha ottenuto il 14% delle preferenze (-6%) mentre la SPD è riuscita a conquistare per sé solo il 18% dei precari subendo una perdita di 7 punti percentuali.

Anche nel cosiddetto "centro della società" AfD ha guadagnato molti consensi registrando una crescita del 15%. In totale in questa fascia di elettori ha raggiunto il 20%. Fra questi elettori, caratterizzati da un reddito medio, sembrerebbe essere molto diffusa la paura del declino sociale. L'Unione (CDU-CSU) in questo ambiente sociale ha invece perso 15 punti percentuali.

Nel complesso si puo' constatare, secondo lo studio, che fra gli elettori dell'Unione, della SPD, della FDP, della Linke e dei Verdi c'è una maggioranza di sostenitori che si pongono in maniera positiva nei confronti della "modernizzazione" della società. Gli "scettici della modernizzazione", secondo Verkhamp, guardano alla globalizzazione con una certa preoccupazione. Inoltre vedono nell'integrazione europea piu' rischi che opportunità e temono una perdita di sicurezza causata dall’atomizzazione della società e della dissoluzione delle forme di vita tradizionali.

Non è privo di implicazioni il fatto che questa fondazione, di orientamento neoliberista, con le sue definizioni consideri alcuni processi "moderni" oppure "progressisti", quando in realtà si tratta di fenomeni che potrebbero essere considerati come un passo indietro per lo sviluppo sociale. Fra questi ci sono sicuramente gli accordi di libero scambio TTIP e CETA, riconducibili al concetto di globalizzazione. AfD respinge questi accordi come del resto fanno molti elettori della SPD, dei Verdi e della Linke. Per gli elettori di destra tuttavia ad essere decisiva non è stata l'erosione degli standard sociali e ambientali, piuttosto la loro fondamentale avversione al partner commerciale americano.

Le conclusioni dello studio affermano che AfD si è inserita negli spazi sociali lasciati vuoti dai partiti tradizionali, sia nelle classi meno abbienti che nel ceto medio inferiore. I grandi partiti negli anni passati si sono occupati troppo poco di questi elettori. AfD tuttavia non è stata in grado di mettere in campo un programma politico e sociale "che possa adattarsi alle preoccupazioni di questi elettori, piuttosto si è affidata ad una campagna populista e di destra contro i rifugiati e i migranti".

Guardando allo studio è possibile ipotizzare che AfD in futuro potrebbe addirittura rafforzarsi, soprattutto se non facesse affidamento solo sui temi piu' razzisti ma se ad esempio promettesse di redistribuire anche un po' di risorse. Ci sono già esempi simili in altri paesi dell'UE. Ad esempio il Front National francese non solo si batte contro gli immigrati, ma chiede anche una riduzione dell'età pensionabile e un aumento di alcuni benefici sociali. Per AfD, data la forte influenza esercitata dell'ala neoliberista, al momento richieste simili sono difficili da immaginare.