sabato 1 settembre 2018

Chemnitz ovvero la rivergination della stampa e della politica tedesca

Le vicende di Chemnitz degli ultimi giorni ci mostrano quanto sia divisa la società tedesca e quanto sia sottovalutato il malessere di alcune regioni. Ma soprattutto Chemnitz è il luogo in cui la politica e la stampa tedesca possono rifarsi la verginità e accusare indiscriminatamente di nazismo una città e una regione intera. Un'assurdità che sarà punita dagli elettori. Ne parla un ottimo Jens Berger sulle Nachdenkseiten.de


Divide et impera

(...) Nel corso degli anni, la lotta "contro la destre" è diventata una caratteristica comune, anzi quasi determinante, della cosiddetta sinistra politica. Le contro-dimostrazioni ai raduni di AfD oppure le marce congiunte contro la violenza di destra raccolgono il consenso di tutti: dal funzionario della destra dell'IG Metall fino al rappresentante dell'ala "antifa" del partito di sinistra. Essere "contro la destra" oggi è il minimo comune denominatore della sinistra politica, che altrimenti mancherebbe di unanimità su quasi ogni altro argomento. E naturalmente anche il centro politico almeno a parole è "contro le destre" e quindi ogni dichiarazione di appartenenza al fronte "anti-destra" oggi corre il rischio di diventare quasi universale. Anche la Bild-Zeitung fa finta di essere "contro le destre" ma nonostante ciò continua a pubblicare le sue prime pagine xenofobe. Questo ci mostra quanto valgano in realtà queste dichiarazioni puramente formali e come possano essere applicate anche al "campo della sinistra".

Perché se i fattori socio-economici sono il motivo principale per il successo elettorale di AFD e soprattutto - ma non solo - nell'est del paese hanno contribuito alla creazione di una scena di estrema destra, allora ad essere corresponsabili per la crescita dell'estremismo di destra sono proprio coloro che oggi marciano in prima fila nelle contro-manifestazioni - e cioè i sostenitori della corrente dell'Agenda 2010 nella SPD e fra i Verdi. Senza le leggi Hartz, senza i posti di lavoro precari e la povertà in vecchiaia da loro volontariamente introdotti, la divisione e lo spostamento verso destra all'interno della nostra società certamente non ci sarebbe stato.

Le persone felici non votano per i nazisti e non hanno paura degli stranieri. Le persone senza paura del futuro sono immuni ai Gauland e agli Hoecke (AfD). Così il rafforzamento delle destre è anche una conseguenza della politica di chi oggi sulle proprie bandiere dichiara la guerra "contro le destre". Ciò ha un metodo. Perché chi marcia "contro le destre" almeno dall'esterno non sembra essere sospettabile di aver creato il terreno di coltura in cui avviene lo spostamento verso destra. Divide et impera.

E persino una parte della sinistra, che nella lotta contro la "destra" vuole mettersi in evidenza, con questa dichiarazione di coesione è sospettabile di voler distogliere l'attenzione dal fatto che le loro proposte socio-economiche si muovono nelle sfere celesti. Chi vede la salvezza dell'anima solo in un'utopia post-capitalista e post-crescita con confini aperti e un reddito di base incondizionato da tempo ha abbandonato la lotta per i cuori e le menti di coloro che sono meno fortunati. E se poi la gente preferisce votare per il "passero marrone" piuttosto che per la "colomba rossa sul tetto", cio' viene interpretato come l'ordine di marciare in maniera ancora più decisa "contro la destra". Tutto sta diventando sempre piu' folle.

Tutto è cosi' tollerante qui

La vecchia canzone partigiana "Bella Ciao", nella sua versione tecno-chewing-gum, è diventata l'hit dell'estate e a quanto pare questa estate vengono pubblicati anche molti articoli di editorialisti partigiani che con un certo coraggio hanno deciso di spostarsi sulle montagne per combattere il fascismo. Che assurdità. Quando i giornalisti che probabilmente da anni non parlano con persone senza un diploma di liceo o che guadagnano meno di 5.000 euro al mese (camerieri, addetti alle pulizie o tassisti) si trasformano in coraggiosi portavoce del popolo, è davvero troppo facile. Naturalmente, le "echo chamber" berlinesi del distretto governativo popolate dagli editorialisti sono molto tolleranti. Ma a cosa serve continuare ad intrattenere la tua echo chamber? Il rischio che un redattore di Die Zeit, un deputato dei Verdi o Sascha Lobo (Der Spiegel) possano essere trattenuti dal voler trasformare domani Chemnitz in una zona libera...è trascurabile.

Ed è altrettanto trascurabile la probabilità che tali editoriali vengano letti da chi è in difficoltà economiche oppure propende verso l'estremismo di destra. La vita quotidiana di un disoccupato della di Dortmund-Nord non ha molto in comune con la vita di un hipster mediatico di Prenzlauer Berg. E ancora di piu' bisognerebbe chiedersi, se almeno conosce il giornale "Die Zeit". Non solo economicamente, ma anche culturalmente, siamo di fronte ad una società divisa in cui i punti di contatto sono sempre meno. Il redattore di "Die Zeit" ha molto più a che fare con i suoi colleghi del centro di Londra o di New York che non con i non accademici della Ruhr, della cintura del maiale della Bassa Sassonia o dei palazzi prefabbricati di Francoforte sull'Oder. Ma questo è normale in tempi di globalizzazione. Cio' diventa tuttavia problematico quando il redattore di "Die Zeit" cerca di spiegare alla sua "echo chamber" perché i "left-behind" non credono più nella nostra democrazia liberale così brillante e non si fidano più dei valori liberali occidentali.

Il sassone è uno stupido nazista

Poche persone diventano estremisti di destra per ragioni socio-economiche. Le risposte concrete a tali problemi comunque le destre non le hanno. Tuttavia, lo squilibrio socioeconomico spesso è la ragione per la quale le persone si allontanano dal sistema e scelgono la xenofobia come sfogo per l'insoddisfazione diffusa. "Perché devi essere contro qualcuno, ed essere contro di loro è facile" - così ha detto una Chemnitzerin  in maniera libera e franca. Queste sono persone che raramente leggono gli editoriali dei nostri buoni giornali di qualità, ma percepiscono tuttavia in maniera indiretta un po' dell'umore del paese. Se ora ti metti a pontificare in maniera indifferenziata contro gli stupidi sassoni, che sarebbero tutti in qualche modo di destra, sicuramente non stai facendo nulla di utile per impedire a un singolo sassone di votare AfD. In generale poi la fissazione sulla Sassonia è stupida. Nel Baden-Württemberg e nella Renania-Palatinato AfD ha ottenuto risultati elettorali a due cifre e gli attacchi xenofobi purtroppo avvengono in tutto il territorio federale. Dortmund come "hotspot" delle destre non è meglio o peggio della Dresda capitale dei Pegida.



Nel quartiere governativo di Berlino, tuttavia, tali differenziazioni non vengono fatte volentieri. Lì si preoccupano piu' che altro per le sorti della democrazia liberale. Questa preoccupazione pero' molto probabilmente viene accolta favorevolmente dagli stessi considerati come "il pericolo". L'elettorato di AfD che non appartiene alla borghesia facoltosa e benestante, si considera piu' che altro come un "oppositore del sistema" e vorrebbe gettare una chiave negli ingranaggi della classe politica di Berlino percepita come elitaria. Tanto piu' forte sarà l'agitazione dei rappresentanti di queste élite, tanto maggiore sarà la soddisfazione con cui questi "avversari del sistema" potranno fregarsi le mani.

Chiunque si preoccupi per le sorti della "democrazia liberale" senza affrontare lo squilibrio socioeconomico sta parlando in primo luogo alla propria camera di risonanza. Argomenti sui quali il professore, il caporedattore e il capo d'azienda sono devotamente concordi. Ma quali sono i "danni collaterali" di una tale politica di comunicazione?

Viene generalizzato tutto cio' che è possibile: "tutti Nazi tranne Mutti". Ma cosa succede in una Chemnitz in cui ci si preoccupa per la mancanza di sicurezza nel centro città e in cui molti cittadini in maniera apolitica hanno partecipato alle manifestazioni poi prese in ostaggio a proprio uso e consumo da una piccola, ma molto "fotogenica", banda di radicali di destra? Se mettiamo tutti gli insoddisfatti nel "cassetto di destra" allora un giorno potrebbero avere la sensazione di trovarsi a casa loro. E poi avremo esattamente la profezia autoavverante che nelle urne ci porta direttamente ad una svolta a destra. Se tutti continuano a considerare come dei nazisti queste persone insoddisfatte senza offrire loro un'alternativa seria, saranno in molti ad accettare questo verdetto e si comporteranno come nazisti votando da nazisti. Almeno il resto pero' potrà finalmente marciare unito "contro la destra". È davvero quello che vogliamo?

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2 commenti:

  1. Il problema attuale, ma per niente nuovo, non e' la presunta elite in quanto tale, questa infatti da sempre esiste e sempre esistera', ma della gestione di quest'ultima. Il problema del crescente antieruopeismo non e' la gestione tedesca dell'UE in quanto tale, ma in quanto fallimentare, che poi sembra la stessa fotografata all'interno della stessa Germania. I tedeschi, gli Europei ed il resto dei popoli del mondo non si ribellano a chi gestisce se hanno la percezione che tale gestione e' decente e sempre mirata all'interesse generalizzato, ma inevitabilmente cerca un'alternativa quando all'opposto risulta fallimentare. Quest'articolo descrive bene il contesto e sopratutto mette in risalto una tragica aggravante risultante dalla reazione isterica della stessa deludente elite, quella di rifiutarsi una qualunque assunzione di responsabilita' negando un'alternativa valida a fargli da contrapposizione e preferendo il crearsi di una divisione estrema tra 2 fazioni, la presunta moderata contro quella estremista. Questa narrativa non tiene a bada gli oppositori, ma al contrario estremizza il confronto, quel confronto che proprio i moderati presunti responsabili dovrebbero aver caro che resti nei limiti della moderazione. E' molto preoccupante quello a cui assistiamo quotidianamente perche' mina seriamente la fiducia verso chi dovrebbe tutelare i cittadini dall'estremismo invece di contribuire a crearlo. Un gioco pericoloso che ricorda gli anni di piombo e la strategia della tensione, una strategia tutt'altro che responsabile di chi sembra alla reicerca volontaria del caos come miglior soluzione per conservare lo status quo. Attenzione perche' la reazione del popolo non si sta identificando in piccoli gruppi terroristici, ma in crescenti malumori di massa, quelli che vengono riversati nelle urne piuttosto che nelle piazze. Per fortuna al di la di come vengono dipinti e di alcuni casi minoritari che vengono stumentalizzati a regola d'arte direi che al momento ad avanzare non sono fascismi e razzismi, ma genuini nazionalismi, una reazione logica e scontata verso una politica che per anni ha lavorato allo smantellamento dei diritti fondamentali delle societa' nostrane in nome di un interesse particolare che nonostante sia spacciato per superiore risulta chiaramente poco allineato per non dire opposto a quello generale

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  2. La Sassonia è in Land dove il partito neonazista NPD ha i consensi più alti, intorno al 5%. AfD ha raggiunto quasi un terzo dei voti alle recenti elezioni per il Bundestag. Questo denota un sottofondo di ideologia estremista, in particolare di destra.

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