giovedì 11 febbraio 2021

Perché l'UE e la Germania stanno perdendo la battaglia geopolitica per il controllo dell'Europa del sud-est

La débacle dell'UE sui vaccini corrisponde anche ad una grave sconfitta geopolitica di Bruxelles e Berlino nell'Europa del sud-est, una sconfitta che lascia sempre piu' spazio alla Cina, ormai la principale potenza economica dell'area. Nei palazzi del potere europeo c'è molta preoccupazione, il sempre ben informato German Foreign Policy ci racconta gli ultimi sviluppi



17+1

Da quando nel 2012 il formato è stato lanciato, la cooperazione con la Cina nell'ambito del "17+1" ha portato significativi benefici economici ai dodici Stati dell'UE e ai cinque paesi non UE dell'Europa orientale e sudorientale che vi prendono parte. Ad esempio, il volume del commercio tra questi paesi e la Repubblica Popolare da allora è aumentato in media dell'8% annuo. L'anno scorso, il commercio bilaterale è aumentato dell'8,4 % per un volume complessivo di 103,45 miliardi di dollari, nonostante la crisi da Coronavirus, che in altri ambiti invece ha causato un crollo dell'economia. Ci sono cifre variabili sugli investimenti diretti cinesi nella regione; secondo il think tank berlinese Merics (Mercator Institute for China Studies), tra il 2010 e il 2019 ammonterebbero a 8,6 miliardi di euro solo nei dodici Stati dell'Unione europea che partecipano al "17+1" [1]. Ci sono inoltre progetti finanziati e prestiti erogati anch'essi per un valore di diversi miliardi di euro. Importanti investimenti cinesi sono stati realizzati anche in Grecia e Ungheria, tra gli altri. In Grecia, da quando è stato rilevato dalla China Ocean Shipping Company (COSCO), il porto del Pireo è passato dal 17° al 4° posto tra i porti container europei; ora è il più grande porto europeo per container sul Mediterraneo. [2] In Ungheria, le imprese cinesi, invece, stanno lavorando in particolare sul tratto della linea ferroviaria ad alta velocità fra Budapest e Belgrado.

"Il terzo paese più importante"

I cinque stati non UE dell'Europa sud-orientale (Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, Macedonia settentrionale, Albania) stanno cooperando in maniera particolarmente stretta con la Cina nell'ambito del "17+1". La Serbia, ad esempio, è diventata destinataria di importanti investimenti cinesi; nel 2016, Hesteel Group, uno dei più grandi produttori di acciaio di tutto il mondo, ha acquistato l'acciaieria di lunga data di Smederevo, una delle più grandi aziende in Serbia. L'acciaieria, precedentemente di proprietà della U.S. Steel, era caduta in crisi accumulando pesanti perdite, ed era stata quindi venduta dal gruppo americano. Già ad inizio 2019, le cronache raccontavano che Hesteel non solo stava portando l'impianto fuori dalla crisi, ma la stava trasformando nell'acciaieria piu' redditizia d'Europa. [3] Senza dubbio ci sono state molte polemiche sulla presenza di Hesteel a Smederevo: da qualche tempo, infatti, i residenti locali protestano contro i danni ambientali causati dall'acciaieria. Le proteste vengono attualmente utilizzate dal deputato verde Reinhard Bütikofer e dalla sua Alleanza interparlamentare sulla Cina (IPAC) per fomentare il sentimento anti-Pechino. [4] La Repubblica Popolare sta comunque espandendo la sua influenza in Serbia e nei vicini stati non UE; un recente studio dell'European Council on Foreign Relations (ECFR) ha concluso che Pechino è "diventato il più importante paese terzo" in quella regione. [5] L'European Council on Foreign Relations (ECFR) attualmente sta lavorando su questo tema insieme alla Commissione europea.



Pressione da Bruxelles e Washington

Allo stesso tempo gli stati UE nell'ambito del "17+1" devono affrontare una massiccia pressione da parte di Bruxelles, ma anche di Washington, con l'obiettivo di far ridimensionare la loro cooperazione con Pechino e far loro abbandonare il formato della cooperazione indipendente. Berlino e Bruxelles tuttavia ripetono che l'UE non deve farsi dividere - un argomento che viene respinto dal gruppo dei "17+1" i quali fanno invece notare che gli stati più potenti dell'Europa occidentale, soprattutto la Germania, da parte loro cooperano già in maniera indipendente con la Cina; ad esempio, l'ex-ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski recentemente ha affermato: "Gli europei occidentali hanno già relazioni commerciali di lunga data con la Cina, e non permettono a noi paesi dell'Europa centrale di partecipare a queste relazioni". Se il formato "17+1" dovesse essere abbandonato, allora anche "il resto dell'UE" dovrebbe smettere di muoversi da solo. Ma questo colpirebbe soprattutto la Germania. La pressione di Bruxelles e Washington, inoltre, è diretta contro i singoli progetti cinesi in Europa orientale e sudorientale. La Croazia, ad esempio, recentemente ha dovuto annullare la gara d'appalto per l'unico porto d'acqua profonda del paese in quanto le aziende cinesi avevano buone possibilità di vincere il contratto. In Romania, invece, il governo ha deciso di escludere le imprese della Repubblica Popolare dalla costruzione di strade e collegamenti ferroviari. [7] Anche la partecipazione cinese alla costruzione di un tunnel da Helsinki alla capitale dell'Estonia Tallinn viene aspramente osteggiata. [8]



L'iniziativa dei tre mari

Nella lotta per l'influenza sull'Europa orientale e sud-orientale, le grandi potenze occidentali restano fra loro divise. Berlino considera la regione come una sua sfera d'influenza esclusiva, e ha cercato di allineare l'intera UE - tuttavia con poco successo finora - nell'ambito di un blocco coeso anche in termini di politica estera, cercando quindi di mantenere la sua influenza primaria sui cinque stati non UE dell'Europa sudorientale. Washington, da parte sua, negli ultimi anni invece ha cercato di rafforzare la sua influenza nell'est e nel sud-est dell'UE attraverso l'"Iniziativa dei tre mari" - a spese della Germania. L'iniziativa risale a un'offensiva di Washington nata durante l'amministrazione Obama; lanciata nel 2015 dal presidente polacco Andrzej Duda e dall'allora presidente croato Kolinda Grabar-Kitarović, l'iniziativa è stata formalmente fondata durante un summit del 25-26 agosto 2016 a Dubrovnik, in Croazia [9]. L'obiettivo, tra l'altro, era anche quello di migliorare i collegamenti fra i paesi partecipanti attraverso la costruzione di infrastrutture. Come del resto gli sforzi di cooperazione del "17+1" della Cina, la cosiddetta "iniziativa dei tre mari" si basa sul fatto che negli ultimi 30 anni, l'est e il sud-est dell'Europa sono stati ampiamente trascurati dai paesi piu' ricchi dell'Europa occidentale, specialmente la Germania, in quanto questi paesi erano concentrati sul perseguimento dei loro interessi economici. Questa condotta ha offerto alle potenze esterne, grazie alla cooperazione economica, la possibilità di assicurarsi un'influenza sulla regione.

La Cina come fornitore di vaccini

Anche nell'ambito della lotta contro la pandemia da Covid-19, la situazione non è cambiata di molto. Già nella primavera del 2020, infatti, l'UE aveva in pratica tagliato il sostegno ai cinque paesi non UE dell'Europa sud-orientale, vietando l'esportazione di attrezzature mediche di protezione. La Cina è poi intervenuta, almeno parzialmente, fornendo alla Serbia gli aiuti necessari. Berlino e Bruxelles hanno quindi reagito a questa mossa accusando Pechino di essere impegnata in una "diplomazia mascherata". [10] Lo sviluppo è stato simile anche per quanto riguarda i vaccini contro il Covid-19. Anche se l'UE pomposamente ha annunciato la sua intenzione di rifornire il mondo con i suoi vaccini, in realtà non è stata nemmeno in grado di fornire le dosi di vaccino necessarie ai propri Stati membri [11]. Per la seconda volta, la Cina è venuta in aiuto della Serbia ed ha fornito al paese un milione di dosi di vaccino; la Serbia ha così potuto effettuare otto vaccinazioni ogni cento abitanti e si trova al terzo posto in Europa dopo Gran Bretagna (18,86 vaccinazioni ogni cento abitanti) e Malta (8,89) (Germania: 3,91 vaccinazioni ogni cento abitanti). Recentemente, l'Ungheria è diventata il primo paese dell'UE a ordinare i vaccini anche dalla Cina e già questo mese ci si aspetta l'arrivo della prima parte di cinque milioni di dosi, sufficienti per immunizzare circa un quarto della sua popolazione. Al vertice del "17+1" di ieri, il presidente cinese Xi Jinping ha promesso ulteriori spedizioni. [12]




[1] Grzegorz Stec: Central and Eastern Europe and Joint European China Policy: Threat or Opportunity? merics.org 01.10.2020.
[2] Beth Maundrill: Piraeus becomes top Mediterranean port. porttechnology.org 21.05.2020.
[3] Vedran Obućina: Incredible rise of Serbian steel industry. obserwatorfinansowy.pl 19.03.2019.
[4] MEPs concerned over increasing Chinese influence in Serbia. emerging-europe.com 20.01.2021. Zur IPAC s. auch Der grüne Kalte Krieg.
[5] Vladimir Shopov: Decade of Patience: How China Became a Power in the Western Balkans. ECFR Policy Brief. February 2021.
[6] Grzegorz Stec: Central and Eastern Europe and Joint European China Policy: Threat or Opportunity? merics.org 01.10.2020.
[7] Andreas Mihm: Chinas Charme-Offensive im Osten. Frankfurter Allgemeine Zeitung 08.02.2021.
[8] Mette Larsen: Chinese-backed Finnish venture of world's longest undersea rail tunnel back on agenda. scandasia.com 27.01.2021.
[9] S. dazu Osteuropas geostrategische Drift.
[10] S. dazu Die "Politik der Großzügigkeit".
[11] S. dazu Das Impfdesaster der EU.
[12] China bietet Osteuropa Impfstoff an. n-tv.de 09.02.2021.



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