Visualizzazione post con etichetta Merkel. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Merkel. Mostra tutti i post

martedì 19 novembre 2013

Il tentativo di Merkel di imporre l'Agenda 2010 a tutta l'Eurozona è destinato a fallire

Eric Bonse, columnist della Tageszeitung ed esperto di affari europei, ci annuncia che il primo fallimento della Grosse Koalition sarà in Europa: non riusciranno ad estendere l'Agenda 2010 all'Eurozona per mancanza di risorse, ma soprattutto per mancanza di soliderietà. Da TAZ.de


Angela Merkel sta fallendo nel suo tentativo di imporre agli altri paesi UE le riforme strutturali ispirate al modello tedesco. Senza un incentivo finanziario nessun paese imboccherà questa strada  - e i soldi semplicemente non ci sono.


La trasformazione dell'Eurozona in una "vera unione monetaria" si sta arenando. Dopo che la Grosse Koalition ha preso definitivamente le distanze dagli Euro-bond, anche un'altra iniziativa alquanto controversa portata avanti da Angela Merkel rischia di fermarsi ancora prima di partire: per i cosiddetti trattati di riforma, con i quali tutti i paesi della zona Euro dovrebbero impegnarsi in maniera formale ad introdurre riforme strutturali sul modello dell'Agenda 2010, semplicemente non ci sono i soldi.

Merkel circa un anno fa aveva tirato fuori dal cilindro i nuovi trattati per spingere sulla strada delle riforme paesi riluttanti come Italia e Francia. Dopo una lunga esitazione il presidente francese Hollande aveva accettato, chiedendo pero' in cambio la messa a disposizione di risorse finanziare per sostenere le riforme. Recentemente il presidente socialista ha chiesto un'assicurazione comune contro la disoccupazione per tutti i 17 paesi Euro. Il Parlamento europeo e la Commissione hanno messo al lavoro i gruppi di esperti per la preparazione del progetto.

Ma ora è arrivato lo stop al progetto - almeno per il momento: di una cassa comune contro la disoccupazione a Bruxelles non si parla piu', come riportano gli esperti della Commissione. Anche il "meccanismo di solidarietà" annunciato al vertice UE di ottobre, con il quale si dovrebbero sostenere finanziariamente le riforme, non fa passi avanti. Fino ad ora non si è nemmeno accennato ad una somma per finanziare il progetto.

Anche per il prossimo vertice di dicembre non possiamo aspettarci nessuna decisione, come riportano le fonti TAZ negli ambienti UE. Da un lato Merkel vorrebbe che la Francia e gli altri paesi dell'Eurozona dessero avvio alle riforme. Nel vertice di dicembre si cercherà di trovare un accordo sui punti fondamentali di questi accordi, si dice a Bruxelles. Da un altro lato molto semplicemente non c'è abbastanza denaro. Il budget UE 2014-2020, che il Parlamento europeo finalmente approverà questa settimana dopo una lunga battaglia, non lascia spazi di manovra. Finora nessun paese europeo si è dimostrato disponibile a mettere sul piatto denaro extra per finanziare un meccanismo europeo di solidarietà.

Nel frattempo gli esperti di Bruxelles cercano una soluzione creativa. In discussione c'è un mix di sovvenzioni e di crediti con il quale riempire il "meccanismo di solidarietà". Ma la solidarietà si ferma immediatamente davanti  alla fatidica domanda: chi dovrebbe finanziare i prestiti agli stati intenzionati ad avviare le riforme? Senza un budget europeo la disponibilità di Italia e Francia ad impegnarsi formalmente su di un programma di riforme potrebbe essere vicina a zero.

Cosi la Grosse Koalition conoscerà il suo primo fallimento proprio sulla politica europea. Nel capitolo dedicato all'Europa dell'accordo di coalizione attualmente in discussione, CDU/CSU e SPD si pronunciano unanimemente a favore del progetto di riforma proposto da Merkel. Al contrario, le voci che arrivano dalla società civile parlano di "un'estensione dell'Agenda 2010 a tutta l'Europa". Dopo i paesi in crisi del sud, ora saranno tutti i paesi della zona Euro a dover ridurre le garanzie sociali e ad impegnarsi in una concorrenza senza limiti.

Senza il Parlamento

Anche i Verdi prendono le distanze. Merkel con il suo tentativo di imporre una riforma a livello europeo avrebbe avviato un "corso pericoloso", scrivono in un documento comune il deputato dei Verdi al Bundestag Manuel Sarrazin e il parlamentare europeo Reinhard Bütikofer. In questo modo "la Commissione UE è stata messa in secondo piano e il Parlamento europeo completamente scavalcato". Senza considerare che un paese come la Polonia fuori dall'area Euro resterebbe completamente escluso.

La Grosse Koalition rischia il suo primo fallimento sulla politica europea.

lunedì 21 ottobre 2013

Tra lobbismo e corruzione (seconda parte)

La CDU riceve 690.000 € dalla famiglia proprietaria di BMW. Cosa c'è dietro questa donazione? Prova a raccontarlo Die Zeit mettendo insieme i tasselli della trattativa europea sulle emissioni di CO2. E' solo un capolavoro di lobbismo? Arriva da qui
Per sapere quanto sia stato ampio il cambio di direzione basta guardare indietro. Per mesi l'industria automobilistica tedesca pensava di uscirne sconfitta. Die Zeit dispone dei protocolli interni dei negoziatori tedeschi nei mesi che hanno preceduto la svolta. Documentano la posizione dei 27 stati membri, i punti di attrito, e il crescente isolamento del governo federale - ormai molto distante dagli obiettivi di difesa ambientale.

Nel protocollo dell'8 maggio si dice: "Anche il Portogallo intende appoggiare le dure richieste del Consiglio, e non quelle meno severe della Commissione". Ma in seguito alla pressione di Berlino la posizione è cambiata di 180 gradi. Come ha fatto la Gran Bretagna, che sempre secondo il protocollo inizialmente non mostrava "un grande interesse" per la posizione tedesca. Lo stesso vale per i Paesi Bassi.

Ancora una settimana prima della riunione decisiva la Germania era molto lontana dall'avere una maggioranza per la sua posizione. C'erano indicazioni date alla Presidenza del consiglio europeo che chiedevano di imporre nei negoziati con la Commissione dei valori piu' rigidi. E il compromesso era stato inizialmente trovato.

Ma i lobbisti di Berlino si sono spaventati - e hanno mandato avanti la Cancelliera. Che inizia a cercare alleati, convince gli inglesi e gli altri paesi. Il compromesso viene bloccato. E ci si chiede che cosa sarà dell'accordo quando arriverà il nuovo governo tedesco.

Che l'accordo non imponga dei valori di CO2 piu' impegnativi è sicuramente una prima vittoria per BMW e Daimler. I costi politici potrebbero essere enormi, la decisione segna la rottura di un tabu' nella politica europea.

"Lei deve immaginare", ci dice un diplomatico europeo alquanto arrabbiato, "che la Germania sta giocando la finale della coppa del mondo contro la Spagna. La Germania perde, ma pretende che si giochi di nuovo". Anche il politico CDU Thomas Ulmer, relatore del Parlamento europeo nei negoziati, è sorpreso: "E' davvero impressionante il modo in cui gli interessi in gioco all'interno del consiglio europeo sono bruscamente cambiati".

Il clima a Bruxelles è avvelenato. "Fino ad ora potevamo essere sicuri che il risultato di una negoziazione doveva essere rispettato da tutti i partecipanti, ma ormai non è piu' così", teme il parlamentare europeo Groote. I diplomatici parlano di "fine dell'integrità". Altri invece stanno già pensando a come poter infastidire i tedeschi.

La prima replica c'è già stata. Parigi ha proibito la vendita dei nuovi modelli Mercedes in Francia (poi revocata), sostenendo che i climatizzatori non utilizzano un liquido conforme con le regole EU. Anche Ford all'interno della VDA ha criticato apertamente la condotta tedesca. Ford teme che nelle prossime decisioni ci siano conseguenze negative per tutti i costruttori.

100 lobbisti lavorano per Volkswagen in giro per il mondo

Ma davvero i nuovi obiettivi di CO2 danneggiano cosi' tanto le case automobilistiche tedesche? "Assolutamente no", dice Axel Friedrich, ex esperto automobilistico dell'associazione per la protezione ambientale tedesca e ora consulente internazionale in tema di regolamenti sulla CO2. La lobby automobilistica tedesca ha una certa esperienza nel mettere in guardia dalla deindustrializzazione del paese che si avrebbe se nuove regole ambientali fossero introdotte. E' successa la stessa cosa durante le negoziazioni per l'applicazione dei limiti alle emissioni di CO2 da applicare entro il 2015. Alla fine i produttori tedeschi ne hanno beneficiato - perché le regole hanno spinto verso l'innovazione. Sono stati creati addirittura posti di lavoro, dice Friedrich, e tutti i gruppi automobilistici hanno raggiunto gli obiettivi in anticipo rispetto al 2015.

Al contrario il mantra del presidente dell'associazione Wissmann recita: "con il successo globale nelle vendite dei modelli premium, i produttori tedeschi sono stati capaci di finanziare le loro innovazioni, come ad esempio lo sviluppo dell'auto elettrica, come ha fatto BMW con la sua I-series". I modelli premium sono auto di particolare valore, in particolare Audi, BMW, Mercedes e Porsche. L'80% del mercato mondiale è controllato dai tedeschi. Non vogliamo che l'Europa ci prescriva di produrre "un auto piccola", ha detto Wissman difendendo la sua posizione.

Interessante, anche fra i produttori le posizioni sono differenziate. Thomas Steg nel quartier generale di VW a Wolfsburg è molto piu' tranquillo di Wissmann. Il numero uno Martin Winterkorn due anni fa lo ha portato a Wolfsburg e l'ha messo a capo dei rapporti esterni e con il governo.

Steg ora guida le truppe lobbiste dell'intero gruppo. Ci dice, il loro compito, secondo quanto suggerito da Winterkorn, "in futuro sarà sempre piu' importante", in Germania, in Europa e in tutte le regioni del mondo in cui le dodici marche del gruppo sono presenti. Circa 40 lobbisti riportano direttamente a Steg, a questi si aggiungono 60 colleghi delle varie marche e filiali nazionali, stima il lobbista capo. Steg rappresenta quello di cui Winterkorn ha bisogno: relazioni eccellenti in campo politico. Steg è stato portavoce del governo federale per 7 anni, prima sotto Gerhard Schröder e poi per la Große Koalition.

Il fatto che Steg resti calmo durante una discussione cosi' accesa ha un semplice motivo: VW non ha alcun problema con il limite dei 95 grammi. "Volkswagen ha già dichiarato che farà di tutto per raggiungere, senza se e senza ma, il valore dei 95 grammi di CO2", aggiunge sempre Steg. 

Che il CEO Martin Winterkorn lo abbia annunciato personalmente in una dichiarazione congiunta con Greenpeace, ha causato un qualche disappunto sia nell'associazione dei costruttori che presso i concorrenti Daimler e BMW. Nella dichiarazione manca una parola. Winterkorn non ha menzionato i super-crediti. Si puo' facilmente chiarire: il gruppo VW ha in produzione molti modelli assetati di benzina, ad esempio Audi o Bentley, ma anche tanti modelli piccoli e a basso consumo di carburante, come Skoda, Seat, e VW. Non avrebbe bisogno della benevolenza di Greenpeace. Anche se il gruppo ambientalista in piu' occasioni ha denigrato il produttore e le sue auto descrivendole come il "maiale ambientale".

Dal momento della dichiarazione congiunta "da parte di Greenpeace non c'è piu' stata alcuna azione contro VW", dice Steg. Che rapidamente aggiunge: "naturalmente VW è solidale con le richieste fatte dalla VDA".

Ma sulla presunta armonia dei costruttori Steg ammette: "Gli interessi dei produttori in Europa sono sempre piu' etereogenei, è sempre piu' difficile trovare un consenso anche minimo a livello europeo".

Mentre VW aspetta con una certa tranquillità, a Stoccarda e Monaco i colleghi di Steg devono darsi da fare. Bloccare ulteriormente il compromesso costerebbe loro altro denaro. Daimler si è appena assicurata i servizi di Eckart von Klaedens in qualità capo-lobbista. A breve passerà dal ruolo di sottosegretario presso la cancelleria, a capo lobbista presso Daimler. Non sappiamo quanti saranno i lobbisti che riporteranno a lui, ma solo a Bruxelles ci sono 11 posti a tempo pieno e 2.8 milioni di Euro stanziati per quell'ufficio.

Lavorerà probabilmente insieme al capo dei lobbisti BMW Maximilian Schöberl, che per la casa bavarese si occupa di comunicazione e grazie al suo precedente ruolo di portavoce CSU sotto Theo Weigel ha acquisito una certa esperienza politica. Avrà a sua disposizione 26 lobbisti da impiegare a Berlino, Bruxelles, Washington e Pechino. Schöberl considera molto  positiva l'azione di Angela Merkel con cui è riuscita a rinviare il compromesso sulla CO2. Ma quale è stato il ruolo del primo ministro bavarese Horst Seehofer nell'attivare la cancelliera?

Schöberl sul tema dice: "abbiamo cercato di far valere la nostra opinione presso tutti i leader politici. Un paese che beneficia economicamente del segmento premium piu' di ogni altro prodotto industriale, deve fare in modo che i regolamenti siano applicabili dai produttori".

I produttori potrebbero fare molto di piu'. E lo mostra il salone dell'auto di Francoforte. Dove esattamente? Soprattutto negli stand dei produttori tedeschi di auto premium.

Ci sono diverse auto di grandi dimensioni che restano sotto il livello utopico dei 70 gm di emissioni. Una classe-S di Daimler, una Porsche Panamera quattro porte, la nuova supersportiva I8 di BMW, tutte combinano benzina ed energia elettrica. Sono tutti esempi del fatto che anche grandi auto possono cavarsela con soli 3 litri. 

E nel frattempo che cosa succede a Bruxelles? Il primo di luglio è iniziato il semestre di presidenza della Lituania. Su internet il governo lituano - in lituano e tedesco - ha reso noto quali saranno gli sponsor del semestre di presidenza. In cima alla lista c'è "Krasta auto", l'importatore lituano di BMW. E ancora: "per tutto il periodo della presidenza l'azienda fornirà 180  BMW nuove". Le prime 80 auto sono già state consegnate.

domenica 20 ottobre 2013

Tra lobbismo e corruzione (prima parte)

La CDU riceve 690.000 € dalla famiglia proprietaria di BMW. Cosa c'è dietro questa donazione? Prova a raccontarlo Die Zeit mettendo insieme i tasselli della trattativa europea sulle emissioni di CO2. E' solo un capolavoro di lobbismo, o c'è di piu'? Da Die Zeit
Per il Ministro degli Esteri tedesco la questione è chiara: "la contraddizione fra il nobile mondo della diplomazia e lo sporco mondo degli affari è superata. Entrambi possono stare insieme...". Guido Westerwelle ha lanciato questo messaggio durante la conferenza annuale dei diplomatici tedeschi che ogni anno si tiene presso il Ministero degli Esteri. Li', i diplomatici tedeschi di tutto il mondo si incontrano con i rappresentanti delle imprese tedesche piu' importanti. Il pranzo è pagato dalle imprese.

Il Ministro ha rangraziato dicendo: "ci consideriamo dei fornitori di servizi per le imprese tedesche".

Westerwelle viene applaudito - anche da Martin Winterkorn, il potente capo della Volkswagen che con 550.000 dipendenti è la piu' grande impresa industriale tedesca.

Il 66enne manager del settore automobilistico, che da qui al 2018 vuole fare di VW il piu' grande produttore di auto del mondo, parla dopo il Ministro. In particolare ringrazia "per l'ampio sostegno ricevuto" e per la buona collaborazione: dopo tutto la Coca Cola ci ricorda l'America, Samsung la Corea del Sud e Volkswagen ci fa venire in mente "le belle auto e la Germania".

Di fatto l'industria automobilistica nel nostro paese occupa 750.000 persone. Considerando i sub-fornitori e i rivenditori si potrebbe arrivare a diversi milioni. I costruttori di auto restano la parte piu' importante dell'industria tedesca.

E le aziende tedesche sono capaci di far valere questo peso specifico a loro favore, per poter imporre i loro interessi. Nessun'altra industria è riuscita a farlo meglio. I lobbisti tedeschi hanno spinto la Cancelliera a mettere da parte la difesa dell'ambiente e il galateo diplomatico. Portano il governo federale a negoziare con gli altri governi europei fino a minacciare una ritorsione. Convincono altri paesi a fare gli interessi del governo tedesco.

L'industria automobilistica tedesca ha spinto Angela Merkel a parlare di protezione della base industriale, quando invece stava solo difendendo gli interessi dei grandi gruppi. Il modo in cui la Cancelliera di solito si batte per questi interessi, per i funzionari di governo degli altri paesi è solo un ricatto.

Quando Matthias Groote (SPD) il 24 giugno di quest'anno, dopo una lunga maratona negoziale, esce dal palazzo del consiglio europeo a Bruxelles, questo sviluppo è ancora impensabile. Groote è molto stanco, ma anche soddisfatto. Finalmente ha raggiunto il suo piu' grande successo politico. Per giorni il deputato europeo ha trattato per conto del Parlamento europeo con i rappresentanti dei governi e della Commissione. L'argomento era la tutela del clima, e il fatto che le auto in futuro dovranno ridurre le loro emissioni di anidride carbonica.

Groote è il presidente della potente commissione ambientale, e alla luce degli equilibri di potere europei pensa di aver fatto un buon lavoro e di aver raggiunto un valido compromesso, come accade sempre a Bruxelles: entro il 2020 le nuove auto non dovranno emettere piu' di 95 grammi di CO2 per km, o consumare piu' di 4.1 litri di benzina oppure 3.6 litri di diesel ogni 100 km. Questa norma non dovrà riguardare ogni auto. Se un gruppo costruisce auto che hanno emissioni maggiori, puo' bilanciare le emissioni con auto che restano sotto questa soglia. Alla fine conta la media di tutti i veicoli che il gruppo costruisce.

Ci sono anche regole speciali: i produttori di auto piu' grandi ottengono un limite superiore, cosi' BMW e Daimler potranno raggiungere i 101 grammi, mentre il produttore di piccole auto Fiat solo 89 grammi. E' stata la Germania ad imporlo. Inoltre ci sono dei bonus per i costruttori che producono auto particolarmente amiche dell'ambiente, ad esempio le auto elettriche. BMW ad esempio puo' compensare i suoi pessimi dati per le grandi berline assetate di benzina, con quelli delle sue nuove auto elettriche.

Limiti, regole speciali, crediti, questo è l'accordo. Groote non è orgoglioso dei super-crediti, ma è comunque soddisfatto per il compromesso. I negoziatori alla fine si danno la mano. Il voto nel Consiglio viene considerato una formalità, come di solito accade con questi accordi in Europa.

Ma la Germania non rispetta la sua parola

Nei 3 giorni che seguono la stretta di mano gli emissari del governo tedesco fanno in modo che nel consiglio europeo non ci sia il voto sull'accordo. Il dossier scompare dall'ordine del giorno. 

Tutto questo è accaduto sotto la presidenza irlandese. Nel frattempo la Lituania ha assunto la presidenza dell'EU. "Siamo consapevoli dell'importanza del dossier", ha dichiarato una portavoce lituana, solo che sul compromesso non c'è piu' una maggioranza. Non è chiaro quando il provvedimento tornerà all'ordine del giorno e se prima delle elezioni del 2014 si riuscirà a trovare un accordo.

Che cosa è successo nei tre giorni dopo il compromesso?

Subito dopo l'uscita di Groote dalla riunione fiume di quel lunedi, i primi lobbisti sono arrivati a Berlino. I manager di Daimler e BMW sono particolarmente decisi. Sanno che per far raggiungere i limiti fissati alle auto prodotte nelle loro catene di montaggio servirà molto lavoro. BMW già da tempo vorrebbe darsi l'immagine di una casa automobilistica amica dell'ambiente. Se ci fossero delle sanzioni per gli eccessivi livelli di anidride carbonica "per il numero uno di BMW Norbert Reithofer sarebbe un disastro in termini di immagine", dice un lobbista dell'auto. Per potersi difendere, secondo i loro calcoli, hanno bisogno di un super-credito molto piu' alto.

I gruppi automobilistici e l'associazione dei produttori di auto tedeschi (VDA) mettono in allarme i loro contatti politici: l'accordo deve essere fermato.

Di cosa hanno bisogno: 35% della popolazione EU e almeno 4 stati membri. Il progetto di fatto puo' essere bloccato se i governi che intendono farlo rappresentano altrettanti cittadini europei. 

Hanno a disposizione 3 giorni ed una lunga lista di politici navigati, la cui vera punta di diamante è l'ex ministro dei trasporti Matthias Wissmann (CDU), attuale presidente della VDA.

Wissmann riceve nella sala del camino, nella sua prestigiosa residenza di rappresentanza a Berlino, proprio accanto al palazzo del governo. Secondo Wissman non si tratta solo di un nuovo limite alle emissioni, ma del futuro industriale della Germania, e di tutta l'Europa. Alla fine il paese è uno dei pochi ad avere ancora una forte industria, "e il cuore della forza industriale del paese è l'industria automobilistica".

Wissmann motiva la frenata tedesca con la frase: "in una decisione cosi' importante l'accuratezza è piu' importante della velocità".

Se fallisce il modello di business delle case automobilistiche tedesche, fallisce l'Europa, cosi' il suo messaggio. La buone relazioni fra lui, i suoi colleghi ed il governo federale riusciranno a bloccare il provvedimento.

La carriera del presidente di VDA è un esempio della vicinanza fra politica e mondo industriale: all'età di 27 anni è entrato al Bundestag per la CDU, fino a diventare ministro dei trasporti nei governi Kohl. 6 anni fa è passato alla carica di presidente della VDA.

La sua rete di contatti l'ha portata con sé. Con il commissario all'energia Günther Oettinger ha un'amicizia molto forte risalente ai primi anni di militanza politica. La lista dei desideri del mondo industriale da inviare ad Angela Merkel, viene completata a mano da Wissmann con la frase: "cara Angela...". Ma si trova molto bene anche con i socialdemocratici: Frank-Walter Steinmeier e il leader della IG-Metall Berthold Huber durante la crisi finanziaria lo hanno aiutato nell'ottenere i miliardi di Euro per la rottamazione delle vecchie auto, e per il prolungamento del Kurzarbeit. E lo appoggiano anche anche nella lotta per i super-crediti.

Grazie ai mesi di intensa attività lobbista della VDA, la Cancelliera è già sensibilizzata sui bisogni delle case automobilistiche. Sarà sufficiente per evitare il compromesso impopolare?

Preoccupati per la situazione, i vertici di BMW hanno avvisato il presidente del Land Baviera  Horst Seehofer, nel cui ufficio di presidenza hanno buoni contatti. Seehofer è intervenuto immediatamente presso la Cancelliera, cosi' raccontano gli addetti ai lavori. L'ufficio della Cancelliera ha immediatamente ripreso il dossier dal Ministero dell'ambiente. 

Il compromesso di Bruxelles ora è una questione da gestire ai vertici, e Merkel diverrà il lobbista piu' importante dell'industria automobilistica tedesca.

I diplomatici di diversi stati membri confermano che la Cancelliera e il suo staff nei giorni seguenti hanno contattato molti dei 26 capi di governo europei. Alcuni sono stati chiamati personalmente da Merkel, nel tentativo di collegare i negoziati sulle emissioni di CO2 con quelli sul budget europeo. Il premier britannico David Cameron, cosi' racconta un diplomatico, ha appoggiato la richiesta di Merkel di un rinvio della decisione sulla CO2, in cambio di un appoggio tedesco al controverso sconto per i britannici sui contributi verso la UE.

Cio' che Merkel ha promesso agli altri capi di governo non è chiaro. Sicuramente nulla le sarà concesso gratis: "una cosa è certa: ci sarà un prezzo da pagare", ci dice un altro addetto ai lavori. Di solito in tali negoziati si tratta come in un bazar: io ti concedo maggiori emissioni, tu mi dai qualcos'altro. Cosa accade realmente di solito lo si sa solo qualche mese dopo - quando i governi votano in alleanze alquanto insolite.

Oltre a barattare con gli inglesi, Merkel orchestra una pressione soft sui portoghesi e i paesi dell'est. Nelle conversazioni personali con i colleghi esteri i rappresentanti del governo ricordano che gli stabilimenti tedeschi sono situati nei loro paesi. Cosi' riportano diverse fonti. "Il Portogallo nel pieno di una profonda recessione è stato messo sotto ricatto dal governo federale. VW produce le proprie auto anche in quel paese", dice l'eurodeputato dei Verdi Rebecca Harms. Anche l'Olanda, da sempre pioniere nella difesa ambientale, si deve piegare.  BMW ha recentemente acquistato uno stabilimento nel paese. I rappresentanti del governo tedesco si sono soffermati anche su questo punto. E ora tutti sembrano appoggiare la richiesta di rinvio tedesca...(CONTINUA)

lunedì 27 maggio 2013

Dai diktat di risparmio alle campagne di PR


Secondo Lost in Europe, un interessantissimo blog di analisi politica, Merkel e Schäuble hanno iniziato una campagna di PR in vista delle elezioni di settembre: tutto a spese dei sud-europei. Da Lost in Europe
Il governo federale pianifica nuovi aiuti per i paesi Euro in crisi. Secondo N-TV il ministro delle finanze Schäuble sta considerando l'utilizzo della banca pubblica KFW in Spagna e Portogallo. La Cancelliera fa appello alle esperienze positive dopo la riunificazione - il sud Europa diventerà una nuova "amministrazione fiduciaria"?

"Considero la situazione in alcuni paesi dell'EU simile a quella della Germania di allora", scrive Schäuble, secondo Der Spiegel, in una lettera al presidente FDP  Rösler.

Nella ex DDR l'allentamento delle norme sugli aiuti di stato e l'utilizzo della KFW si sarebbero dimostrati efficaci.

Merkel usa gli stessi argomenti parlando del suo vertice per il lavoro: dopo la riunificazione tedesca, nei Lander dell'est abbiamo avuto una valida esperienza di lotta contro la disoccupazione. 

Se queste anticipazioni fossero confermate, gli Eurosalvataggi avrebbero raggiunto una nuova fase. Dopo i diktat di risparmio, Berlino passa alla fase delle campagne di PR. L'obiettivo: migliorare l'immagine del governo di Berlino.

Presumibilmente si tratta solo di manovre elettorali, come ipotizzato anche da W. Münchau. Colpisce pero' la dichiarazione secondo cui i paesi in crisi del sud Europa sarebbero paragonabili alla ex DDR.

Merkel e Schäuble vogliono veramente paragonare le economie capitaliste della Spagna e del Portogallo con i fallimenti del socialismo?

Le bolle speculative e le crisi bancarie dell'ovest sono simili alla bancarotta di stato nell'est?

E i paesi in crisi dovranno subire lo stesso trattamento radicale riservato alla ex "Ostzone" - con il sistematico acquisto delle aziende ancora profittevoli da parte delle imprese dell'ovest, e una tabula rasa "fiduciaria" per tutto cio' che resta?

Non puo' essere vero. Io spero che i capi di stato e di governo di Spagna, Portogallo e Grecia protestino contro l'uso strumentale che la Germania vorrebbe farne, a soli fini di campagna elettorale.

Se avranno bisogno di aiuto, dovranno esigerlo da Brüssel. E in verità lo hanno già fatto. Ma chi è stato a negare il denaro e a bloccare gli aiuti diretti? Il governo federale tedesco nero-giallo...

-->

martedì 26 marzo 2013

Augstein: Merkel e Schäuble stanno incatenando gli altri popoli alla schiavitu' del debito


Jakob Augstein, columnist progressista di spicco, su Der Spiegel commenta la crisi del debito cipriota alla sua maniera: il desiderio di egemonia tedesco sta distruggendo l'Europa, dei tedeschi non ci si puo' fidare. Da Der Spiegel
Il dramma del salvataggio di Cipro ci mostra: l'Euro-conflitto è sempre piu' una battaglia per l'egemonia in Europa. Superficialmente sembra una questione economica. In verità Merkel e Schäuble stanno incatenando gli altri popoli alla schiavitu' del debito.

Nella crisi di Cipro i tedeschi hanno voluto mostrare la loro forza - ma l'hanno utilizzata per un obiettivo sbagliato, e non sono stati capaci di gestirla. I ciprioti pensavano di far pagare ai piccoli risparmiatori i costi del fallimento delle loro banche, i tedeschi hanno acconsentito perché volevano imporre il loro principio del "delitto e castigo".

Tutto il mondo era in ascolto. La garanzia sui depositi scompare, arrivano le promesse di Merkel: nel dubbio saranno i piccoli risparmiatori a dover pagare? Il piano è stato ritirato. Ora saranno i russi facoltosi a dover pagare il conto. Ma il danno è stato fatto, la fiducia minata: che valore ha la parola della Cancelliera? Il caso Cipro mostra ancora una volta: dei tedeschi in Europa non ci si puo' fidare.

Fortunatamente l'Eurogruppo si è deciso a fare il passo giusto: i piccoli risparmiatori sono garantiti, una banca fallirà, un'altra sarà ridimensionata. Ma lo spettacolo delle scorse settimane si poteva descrivere in questo modo: banchieri irresponsabili giocano e perdono il denaro dei ricchi riciclatori e i politici aiutano entrambi a salvarsi, a spese della gente comune che non ha i mezzi e le risorse per mettere in sicurezza i risparmi. E tutto questo sotto la gestione tedesca.

E' stato un segnale. La Cancelliera ha concesso a se stessa e ai tedeschi il lusso dell'ostentazione. Le esperienze storiche sono state cancellate. Sono buone solo per le tranquille serate davanti al televisore quando avvolti dalle coperte assistiamo a bocca aperta a "Unsere Mütter, unsere Väter" (serie tv sulla guerra) e al loro fallimento morale. Ma non sono importanti per il presente. Come è già accaduto due volte nella storia recente i tedeschi stanno sprofondando in un nuovo conflitto con i loro vicini. Indipendentemente dai costi e con un solo obiettivo, che fa paura: l'egemonia politica tedesca sul continente.

L'idea di Merkel di integrazione europea è la seguente: l'Europa deve piegarsi alla visione politica tedesca.

Chi crede di essere circondato da idioti, è un idiota

Nell'aggravarsi della crisi, per un momento la politica tedesca si è rivelata per quello che è:  caratterizzata da testardaggine, rietichettata fedeltà ai principi, ma che in verità è solo prepotenza. Nella politica europea Merkel ha rotto con ogni tradizione della Germania occidentale.  Non è andata diversamente con le tradizioni del suo stesso partito. Il consigliere di Merkel sulle questioni europee Nikolaus Meyer-Landrut nell'estate 2011 scriveva: tutto cio' di cui è responsabile Bruessel funziona. Cio di cui sono responsabili gli stati nazionali non funziona. Sarebbe stato logico trasferire a Bruessel piu' poteri. Merkel ha deciso diversamente. Il giornalista Stefan Kornelius ha descritto questo momento decisivo nella politica europea di Merkel.

Sotto la guida di Angela Merkel è tornata in vita l'Europa degli stati nazionali. L'ex cancelliere Schmidt ha avvisato: "La Corte costituzionale, la Bundesbank e ancora prima la Cancelliera Merkel, con grande dispiacere dei nostri vicini, si comportano come se fossero il centro d'Europa". Una parte dell'opinione pubblica tedesca si fonda su di una "prospettiva nazional-egoista". Il vecchio leader, che ha vissuto la guerra, non ha usato queste parole con leggerezza: nazional-egoista.

Nikolaus Blome sulla Bild-Zeitung ha rinominato i parlamentari di Nicosia "Zypr-Idioten" (Cipridioti) perché hanno votato contro il piano di esproprio dei risparmi degli Euro-salvatori. Ma dalla lettura del best-seller per bambini "il diario di Greg" sappiamo: chi crede di essere circondato da idioti, di solito è un'idiota. Questo Euro-conflitto si delinea sempre piu' come un conflitto per l'egemonia tedesca in Europa. Sembrerebbe una questione economica. In verità è solo lotta per il potere. I tedeschi stanno incatenando i popoli europei alla schiavitu' del debito. "Se la storia ci mostra qualcosa, è che il metodo migliore per difendere relazioni fondate sulla violenza e dargli una giustificazione morale, è usare lo strumento del debito - soprattutto perché si ha l'impressione che sia la vittima ad avere torto", cosi' scrive l'etnologo americano e attivista di Occupy  David Graeber.

Sono i piu' deboli a pagare il prezzo piu' alto

Come sempre in passato, anche oggi i perdenti vengono insultati. Chi ha debiti, è necessariamente colpevole.

E cio' offre spazio per le accuse e per l'autocommiserazione: "Senza garanzie tedesche non ci sarebbero fondi di salvataggio. Ma è proprio contro noi tedeschi che si rivolgono le critiche dei paesi in crisi, piu' spesso l'odio aperto. La Cancelliera viene denigrata con i baffi alla Hitler, le bandiere tedesche abbattute, noi tedeschi siamo i cattivi, i colpevoli di tutta la miseria", ha scritto recentemente il commentatore conservatore Hugo-Müller Vogg. E nei circoli piu' popolari come in quelli degli intellettuali si discute del partito populista di destra "Alternative für Deutschland" e della sua possibilità di ottenere un brillante successo alle elezioni federali di settembre.

Ma è tutta una bugia. Fino ad ora i tedeschi non hanno solo pagato, ma anche guadagnato. Ad esempio i risparmi sugli interessi che la Germania ha potuto realizzare dall'inizio della crisi, solo nell'ultimo anno 10 miliardi di Euro. E poi c'è il pagamento degli interessi da parte degli stati debitori. Questa è la realtà dell'Eurocrisi: i poveri di Atene stanno pagando per i ricchi in Germania.

Tutti questi tentativi in passato sono falliti. E falliranno anche in futuro. Perché gli europei non lo permetteranno. I tedeschi stanno ancora festeggiando la loro cancelliera.  Dovrebbero invece pensare alle parole dell'ex ministro lussemburghese Jean-Claude Juncker: "Chi pensa che l'eterna questione della pace e  della guerra in Europa non sia piu' attuale, potrebbe sbagliarsi. I potenti demoni non sono scomparsi, stanno solo dormendo".
-->

giovedì 24 gennaio 2013

Il vero discorso di Cameron


Hans-Olaf Henkel, euroscettico della prima ora, ex presidente della BDI (Confindustria tedesca), si diverte a riscrivere il discorso di Cameron sull'Unione Europea. Da Handelsblatt.de
Sotto la pressione di Merkel e Hollande il premier britannico Cameron ha dovuto rinviare il suo tanto atteso discorso sull'Europa - niente doveva interferire con le celebrazioni per il Trattato dell'Eliseo. Che cosa avrebbe potuto dire?

Quando i circa 1.000 deputati del Bundestag e dell'Assemblea nazionale francese festeggeranno al Reichstag il cinquantesimo anniversario del Trattato dell'Eliseo, non mancherà certo il Pathos. Il caso ha voluto che il premier britannico David Cameron abbia rinunciato a tenere lo stesso giorno il suo tanto atteso discorso sull'Europa. L'ha dovuto rimandare su pressione di Angela Merkel e Francois Hollande. Sarebbe stato meglio se l'avessero anche invitato. Forse avrebbe potuto dire qualcosa:

"Madame Chancellor, Mr. President, Deputies of the German and French Parliament!

Vi ringrazio per questo invito che mi dà non solo la possibilità di congratularmi per le vostre nozze d'oro, ma anche l'opportunità di descrivere lo stato della nostra famiglia europea, dal punto di vista di un lontano parente.

Onestamente, a parte i patetici giuramenti di fedeltà che vi siete appena fatti, sono molto sorpreso, perché né a me né alla mia parentela europea è sfuggito il fatto che voi due sempre piu' spesso litigate. Ovviamente le ragioni sono dovute ai diversi punti di vista dei genitori sull'educazione del bambino avuto insieme, a cui avete dato il nome Euro. La madre vuole insegnare al bambino la disciplina tedesca, il padre invece è piu' per il lassez-faire francese.

La parentela del nord Europa è sempre piu' preoccupata perché lei signor Presidente, ogni volta sembra avere la meglio. L'ingresso della Grecia nell'Eurozona fu accettato dal genitore tedesco solo sotto pressione di quello francese. La clausola di "no bail-out", che doveva essere un muro di difesa fra il contribuente tedesco e i politici spendaccioni del sud Europa, è stata rimossa per la pressione francese. L'indipendenza della banca centrale, combattuta dai francesi, si è dissolta dopo le dimissioni dei rappresentanti tedeschi Axel Weber e Jürgen Stark. I meccanismi automatici di sanzione per la mancanza di una disciplina di bilancio, richiesti dalla madre tedesca dopo la passeggiata a due sulla spiaggia di Deauville, sono stati bocciati dal padre francese. Uno ama risparmiare, mentre l'altro preferisce gettare il denaro dalla finestra, e per questo ci si puo' aspettare un ulteriore logoramento del vostro matrimonio. A meno che i risparmi messi da parte durante il matrimonio non siano ridistribuiti sulla base dell'unione bancaria, tanto desiderata dai francesi.

L'Euro tuttavia non porta solo ad uno scontro fra di voi. Quando lei, sig.ra Cancelliera, ha visitato poco tempo fa il nostro zio comune di Atene, ha avuto bisogno della protezione di 7000 poliziotti. E l'Euro sta spaccando a metà la nostra famiglia: paesi Euro e non Euro. Al di fuori dell'Eurozona, solo la Romania vuole  ancora avere a che fare con la moneta unica. Ma c'è una cosa che mi rattrista: noi, i britannici, siamo cosi' stanchi delle continue discussioni alle vostre feste di famiglia chiamate "Euro vertici", che io ora sono totalmente impegnato ad impedire che una maggioranza dei miei concittadini decida di lasciare la famiglia EU. Alcuni di noi vorrebbero addirittura farsi adottare dai parenti sull'altra sponda dell'Atlantico. 

Sebbene lei con la Gran Bretagna, la Polonia e altri alleati non vi troviate in guerra con la Germania, continua a sostenere che l'Euro assicura la pace. Ma proprio oggi qualcuno le deve dire che l'effetto dell'Euro è esattamente il contrario. Sta danneggiando pesantemente l'Europa, e la sta dividendo politicamente.

Vi ringrazio per l'attenzione".

sabato 30 giugno 2012

Trappole francesi per la cancelliera


Holger Steltzner, vicedirettore di Frankfurter Allgemeine Zeitung, ci regala una riflessione post vertice: la cancelliera ha commesso un errore, colpa dei ricatti italiani e spagnoli e delle trappole francesi. Siamo nei guai.
I leader di governo hanno trasformato il meccanismo di stabilità europeo in uno strumento di garanzia comune per le banche dell'Eurozona. E' incredbile. Se la Spagna e l'Italia non sono pronte per le riforme, perché il Nord deve pagare con i trasferimenti?

Il Bundestag si è preparato a votare un fondo di salvataggio permanente, che tuttavia nella forma approvata già non esiste piu'. La notte precedente, i capi di governo europei in un memorabile vertice hanno trasformato il fondo ESM in uno strumento per la condivisione delle garanzie verso le banche dell'Eurozona. E' incredibile. Forse i capi di governo pensano che se con il fondo ESM hanno potuto violare le clausole di no bail-out, allora possono anche ignorare le regole di un trattato, prima che questo sia approvato.

Con una manovra politica ricattatoria, il presidente italiano Monti e quello spagnolo Rajoy hanno posto come condizione per l'approvazione del patto di crescita proposto da Hollande, la possibilità per il fondo ESM di finanziare direttamente le banche. Italia e Spagna hanno minacciato di non accettare il patto per la crescita, se si fosse resa obbligatoria l'accettazione di dure condizioni per l'utilizzo dei fondi e se ai salvataggi avesse preso parte anche il FMI.

Nella trappola di Hollande

Ma perchè la cancelliera ha accettato che questo accadesse? Prima di tutto, le è stato strappato (con il forte aiuto dell'opposizione tedesca) il consenso per qualcosa che lei non voleva affatto (patto di crescita). La signora Merkel è finita nella trappola di Hollande: e per questo è diventata ricattabile a livello europeo. Monti e Rajoy hanno saputo usare la situazione e hanno costretto la signora Merkel a fare il contrario di quello che nel discorso al Bundestag prima del vertice EU aveva affermato: una messa in comune dei debiti nella zona euro non ci sarebbe mai stata, per ragioni costituzionali, ma anche, perchè la ritiene economicamente sbagliata e controproducente.

Il circolo vizioso fra banche e debito pubblico deve essere rotto, si dice nella prima fase della dichiarazione. Per questo l'ESM sarà autorizzato a ricapitalizzare direttamente le banche.   Questo significa che non saranno piu' solo gli stati a ricevere i fondi per salvare le banche, come si puo' leggere nella legge sull'ESM approvata dal Bundestag. Ma in futuro, il fondo di bail-out diventerà azionista delle barcollanti casse di risparmio spagnole.

Strumento di responsabilità comune

Cosi l'ESM è diventato un potente strumento per la messa in comune del debito: potenzialmente per tutti i depositi bancari e tutti i rischi bancari della zona Euro, oltre ogni frontiera. La responsabilità limitata del fondo di bail-out ci inganna. Se il fondo ESM diventa un fondo di garanzia dei depositi delle banche Euro, non potrà limitare il suo rischio come co-proprietario di banche in difficoltà. Se la banca A ricapitalizza, non potrà negare il suo aiuto alla banca B. E dove i rischi sono maggiori di quelli ipotizzati, dovrà versare di piu'. Significativamente, quello che si legge nella dichiarazione sulle condizioni per gli aiuti bancari è ("nel rispetto delle norme sugli aiuti di stato"). Da quando è una condizione, attenersi alle leggi e al diritto?

La signora Merkel ha evitato (ancora) l'introduzione degli Euro-bonds. Ma ha accettato che il fondo ESM diventi la bad bank europea. E questo alla fine potrebbe essere piu' costoso degli Euro-bonds, perché i depositi bancari nella zona euro sono maggiori dei debiti pubblici. L'aumento dei fondi di salvataggio sarà piu' facile politicamente, perchè a causa della progressiva condivisione della responsabilità, il numero sempre maggiore dei riceventi potrà facilmente ricattare il sempre piu' ristretto numero di donatori.

Secondo le conclusioni del vertice, la BCE avrà anche la responsabilità della sorveglianza bancaria. Il classico conflitto di interessi fra politica monetaria e controllo bancario verrà messo da parte, come del resto i fondi di bail-out hanno scardinato un principio costitutivo dell'economia di mercato: l'unità fra la decisione e sue conseguenze. La BCE dovrebbe in futuro prendere in considerazione un po' piu' di inflazione per stabilizzare il sistema bancario? Chiuderà un occhio sui livelli di capitalizzazione di una banca traballante, per evitare una tempesta sulla banca? Oppure la BCE si precipiterà in soccorso, laddove manca capitale?

La gestione della crisi Euro mette in discussione anche l'UE come comunità giuridica. Perché non si pretendono da Spagna e Italia le stesse riforme strutturali come dagli altri paesi? Perché i progressi di Irlanda e Portogallo non vengono riconosciuti? Se Italia e Spagna non sono pronte per delle vere riforme, come si potranno convincere i contribuenti del nord Europa dei presunti benefici della responsabilità comune e dei conseguenti trasferimenti? Una messa in comune dei debiti non ci sarebbe stata, fino a quando vivrà, aveva detto questa settimana la cancelliera. E ora, prima del fine settimana, la Germania ci è andata molto vicina.

martedì 26 giugno 2012

Lunga vita alla cancelliera?


Merkel lascia intendere che di Euro-bonds, fino a quando ci sarà lei, non se ne parla proprio. Stroncati i sogni di Monti e Hollande? Da Der Spiegel
La cancelliera non si era mai pronunciata così chiaramente contro gli Euro-bonds o simili. Non ci sarà una messa in comune dei debiti, almeno fino a quando resto in vita, ha detto Angela Merkel davanti al gruppo FDP. Con questa dichiarazione i piani degli strateghi EU sono stati bocciati.

Prima del vertice EU, Merkel ha chiaramente bocciato la proposta di condivisione dei debiti europei. Una responsabilità comune sui debiti - ad esempio con gli Euro-bonds - non ci sarà, "fino a quando resto in vita", ha detto la cancelliera martedi in una riunione del gruppo parlamentare FDP. I partecipanti confermano questa dichiarazione secondo i racconti di molte agenzie. Anche Spiegel Online ha avuto una conferma della citazione. Alcuni deputati liberali avrebbero poi esclamato ad  alta voce verso la cancelliera: "Le auguriamo una lunga vita!".

Merkel ha poi detto chiaramente davanti ai deputati FDP che dopo 60 anni non abbiamo ancora in Germania una responsabilità comune sui debiti - e quindi non la vedremo neanche in Europa.

La frase della cancelliera giunge come una sorpresa. Merkel e i suoi ministri si sono sempre espressi contro gli Euro-bonds, e fino ad oggi la linea ufficiale era: una messa in comune del debito "al momento" non sarebbe la soluzione migliore per risolvere la crisi. In maniera categorica come oggi, gli Euro-bonds non erano mai stati esclusi.

Durante la riunione del gruppo CDU, invece, secondo i racconti dei partecipanti, Merkel non avrebbe pronunciato la frase "fino a quando sarò in vita". Ma anche in quell'occasione ha parlato dei suoi dubbi sui piani degli strateghi UE per una responsabilità comune sui debiti. 

In concreto la critica del governo si dirige verso il documento del presidente Van Rompuy. Nel documento, Van Rompuy insieme a Mario Draghi, al presidente della commissione Barroso, e al presidente dell'Eurogruppo Juncker, propongono una condivisione dei debiti nell'Eurozona. Oltre a questo, il piano prevede una unione bancaria con dei fondi di garanzia comuni ed una garanzia europea sui depositi. Le proposte dovranno essere discusse al vertice UE che avrà inizio giovedì.

Il governo federale ha già detto martedi in maniera chiara che il piano dei 4 strateghi sarà respinto. Non ci sarebbe un equilibrio sufficiente fra una gestione comune necessariamente piu' forte e una responsabilità condivisa sui debiti. Il documento è formulato in modo che la messa in comune dei debiti possa arrivare in tempi rapidi. Di questo la cancelliera non è soddisfatta, avrebbe detto Merkel davanti ai deputati dell'Unione.

Merkel al vertice sarà messa sotto pressione

Ci si aspetta che al vertice di Brussel, Merkel venga messa sotto pressione dal presidente francese Hollande e dal primo ministro italiano Monti. Soprattutto Monti sta facendo pressione sul governo federale con sempre nuove richieste in materia di Euro-salvataggio.

Martedi anche il responsabile per la politica europea nel governo nero-giallo, Michael Georg Link, ha criticato duramente il piano EU. "Siamo impegnati per garantire la coesione della zona Euro, ma contro una messa in comune dei debiti, perché questo non crea alcuna fiducia", ha detto Link. Il rapporto " io lo leggo come un libro dei desideri", ha continuato Link. Ma "iniziare dalla messa in comune dei debiti, la consideriamo una strada sbagliata".

giovedì 14 giugno 2012

La cancelliera è pronta ad andare lontano?


Die Zeit commenta il discorso della cancelliera al Bundestag: è finalmente pronta a collaborare con gli altri paesi per la soluzione della crisi? Karsten Polke-Majewski da Zeit.de
La metà del mondo accusa Merkel di condurre la moneta unica verso il baratro. La sua risposta è un'offerta: se il sud Europa risparmia, la Germania rinuncia alla sovranità.

La cancelliera non ci libererà dalla crisi con la velocità di un fulmine. La sua risposta a tutte le richieste di trovare in fretta una soluzione alla crisi è tiepida: la forza della Germania non è infinita e non può essere sopravvalutata. Crescita e consolidamento fiscale devono andare mano nella mano. L'Europa deve rivedere le scelte non fatte 20 anni fa: costruire una unione politica come fondamento dell'unione monetaria. Come si può fare tutto questo? Passo dopo passo.

Queste parole pronunciate durante il suo intervento prima dell'incontro del G20, il prossimo lunedi, non sono la risposta che il mondo voleva sentire. Soprattutto di fronte alle nuove minacciose notizie in arrivo da Spagna, Italia, Cipro e poco prima delle decisive elezioni in Grecia.

La parole di Merkel hanno 2 destinatari. Il primo è l'America, e il suo messaggio è: la pressione produce contropressione. Se voi pretendete che la Germania apra i cordoni della borsa, allora io vi ricordo del vostro gigantesco disavanzo di bilancio pubblico o del fatto che gli Stati Uniti non sono stati capaci di regolamentare i mercati finanziari dopo la crisi bancaria del 2008.

Il secondo destinatario è l'Europa.  E qui le cose si fanno difficili. Perché l'Europa non vive solamente una crisi finanziaria ma anche una crisi di fiducia. Per Merkel la situazione si presenta in questo modo: in Italia le riforme sono ferme, in Francia è stata abbassata l'età pensionabile, in Grecia i politici vogliono rinegoziare il pacchetto di salvataggio. Di nuovo l'Europa non è in grado di mantenere le regole che si è data, ha detto la cancelliera. Perché la Germania dovrebbe dare piu' denaro, se non si può contare sulle promesse fatte?

Per i paesi del Sud il problema è in Germania: perchè un paese forte approfitta della debolezza degli altri e cerca di imporre la propria visione politica ed economia in tutta la zona Euro. Allo stesso tempo con la sua avidità spinge gli altri paesi verso la rovina, come accade ora con il pacchetto di salvataggio per la Spagna.

E' possibile risolvere questa contrapposizione? La chiave della soluzione potrebbe essere in quello che Merkel chiama unione politica. Sul tema a Brussel circolano molte idee: un'unione bancaria con un controllo indipendente; una unione fiscale con regole comuni per i bilanci pubblici; si discute perfino di una nuova organizzazione dei controlli democratici all'interno dell'EU. Il messaggio di Merkel all'Europa suona perciò: sono pronta ad andare lontano, e a rinunciare alla sovranità. Solo se, anche gli altri lavorano per un sistema affidabile e non agiscono a breve termine seguendo solo gli egoismi nazionali.

martedì 5 giugno 2012

Raus!

Continua la campagna per l'uscita di Atene dall'Euro. Questa volta Bild.de, il quotidiano popolare piu' letto, tira fuori una lettera ad Angela Merkel di Tzimeros, leader politico greco.
Bild.de - PAUL RONZHEIMER - Il politico liberale e imprenditore greco Thanos Tzimeros (51), segretario del partito "Rinascita greca", che nei sondaggi pre-elezioni viene dato al 4%, ha scritto alla cancelliera Angela Merkel una lettera molto chiara.

Tzimeros alla cancelliera: " Se fossi in lei, direi: lasciate questo paese andare all'inferno..."

Nella lettera che Tzimeros ha scritto pochi mesi fa a Merkel, prosegue in questo modo: "La ringraziamo per gli sforzi fatti per aiutare la Grecia ad uscire dalla crisi, ma come si può notare ogni giorno, gli sforzi non porteranno ad alcun risultato fino a quando le cause di fondo non saranno affrontate: la corruzione, lo sperpero di denaro e uno stato che ostacola ogni sviluppo economico ...nella Grecia di oggi non c'è un ambito che ricordi un paese dell'Europa occidentale". 

Tzimeros ha fatto appello a Merkel: "obbligate questi politici a cambiare qualcosa. Non date loro piu' un Euro - ve lo ruberanno". La Grecia ha un grosso potenziale di uomini giovani e intelligenti, ma il "partito della mafia", la corruzione e lo stato hanno distrutto il paese.

Tzimeros nella sua lettera ha descritto numerosi casi di corruzione: ha raccontato dei cittadini che non pagano le tasse, e scritto di funzionari pubblici che pretendono sempre la bustarella.

Tzimeros nella lettera a Merkel: "Cosa direbbe se la finanza arrivasse nelle vostre aziende, trovasse tutto in ordine, ma le dicesse che non può tornare nel suo ufficio con le mani vuote, e quindi le facesse una multa, in modo da avere la sua tangente?"

Il politico greco ha concluso: "Vorrei assicurarle che ci sono 2 Grecia - non ci sono solo i politici e i burocrati truffatori che ci hanno portato nella condizione in cui siamo oggi, quella di vergognarci del nostro paese. La Grecia ha un grosso potenziale di cittadini intelligenti, produttivi, laboriosi che ogni giorno vengono strangolati dalla mafia dei partiti. Se la mafia in Italia ha un collegamento con lo stato, in Grecia la mafia corrisponde con lo stato"

domenica 3 giugno 2012

Come Merkel intende salvare l'Europa


Deutsches Mittelstands Nachrichten ci ricorda il piano della cancelliera per salvare l'Europa dalla crisi del debito: strategia vincente oppure ennesimo fallimento?
La cancelliera Angela Merkel vuole far approvare l'ESM in maniera rapida: si aspetta un accordo con le opposizioni prima della pausa estiva. Se fosse così, il Bundestag potrebbe approvare in poche settimane l'ESM. Merkel considera l'ESM lo strumento principale per i salvataggi Euro, per questo ha rifiutato la proposta degli Eurobond. Una strategia rischiosa - che potrebbe essere superata dalla realtà.

In una conferenza stampa a Berlino, la cancelliera Merkel ha dichiarato che prima della pausa estiva si aspetta un accordo con l'opposizione sull'ESM e il Fiskalpakt. Per questa ragione la cancelliera vuole che l'ESM al Bundestag sia approvato piu' in fretta possibile. In parlamento il provvedimento non troverà tuttavia una grande opposizione: secondo le nostre informazioni, i membri del Bundestag osserveranno una rigida disciplina di partito. I pochi dissidenti non avranno un peso rilevante.

Durante la conferenza Merkel ha confermato la bocciatura  degli Eurobond: gli stati devono risparmiare, è stato un errore portare gli interessi in Europa sugli stessi livelli. Il Sud Europa ha consumato troppo a debito e ha trascurato le riforme. Merkel ha poi richiesto una maggiore integrazione. In un certo senso vorrebbe modificare il Fiskalpakt: vuole un diritto di azione contro i paesi debitori; una richiesta che era già presente in altre versioni del Fiskalpakt, ma che per la pressione dei francesi era stata eliminata.

La strategia della Merkel sull'ESM, sembra andare verso una centralizzazione delle politiche fiscali. La decisione su chi in Europa dovrà essere salvato e chi no, Merkel non intende lasciarla ai mercati. La separazione dei titoli del debito pubblico, la considera come una frusta che i mercati continueranno ad usare.  Ma se necessario, gli stati saranno salvati attraverso il fondo ESM. Allo stesso tempo, è necessario aumentare la pressione sugli stati, per fare in modo che le loro finanze siano portate in sicurezza.

Questa strategia è ovviamente piena di rischi. Le necessità di finanziamento in Europa sono  un multiplo  della potenza di fuoco del fondo ESM. Se la Spagna dovesse essere salvata, secondo le stime di JP Morgan, servirebbero 350 miliardi - piu della metà del fondo ESM. Di Italia e Francia non è nemmeno il caso di parlarne.

A parte la mancanza di legittimità democratica dell'ESM, Merkel ignora il fatto che la Germania nell'ESM potrà essere messa in minoranza. Allo stesso tempo l'idea di portare gli stati alla disciplina di bilancio con delle azioni legali è alquanto stravagante. Le formulazioni nel Fiskalpakt mostrano come sulla stessa definizione di deficit possano nascere delle differenze di interpretazione. Il risultato di queste azioni resta tuttavia sconosciuto. E tali azioni di regola durano meno della reazione dei mercati. E soprattutto se si ritiene che la Germania ha il compito di garantire i debiti di tutta Europa, il fondo ESM non potrà funzionare: le dimensioni dell'economia tedesca non sono sufficienti per far fronte a tutti i debiti accumulati in Europa. Il nuovo indebitamento dovrà comunque essere fatto sul mercato - un compito che sta diventando sempre piu' difficile, come i tassi per l'Italia e la Spagna mostrano.

Decisivo sarà il fattore tempo: tutte le idee di Merkel hanno bisogno di mesi, prima che la corrispondente modifica dei trattati sia ratificata. In alcuni stati è necessario chiedere al popolo di ratificare il trattato. Ma la crisi del debito, a causa dello sviluppo esponenziale dei tassi di interesse, ha assunto le dimensioni di uno Tsunami. E uno tsunami non lo si può fermare con dei raffinati meccanismi politici. Uno sguardo alla drammatica fine dell'Unione Sovietica e della DDR può aiutare molto, anche se non lo si vuole ammettere. Uno sguardo illuminato alla storia può aiutare a comprendere. Una visione naive del futuro, data l'entità del debito, è politicamente sciocca. A proposito dei rischi e degli effetti collaterali, Michael Gorbatschow ed Egon Krenz potrebbero aiutarci molto.