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venerdì 5 marzo 2021

Un anno di coronavirus: perché l'UE non può essere la soluzione

Dopo un anno di coronavirus, per il giornalista tedesco Eric Bonse, solo una cosa è certa: l'UE nella sua forma attuale non può essere la soluzione alla crisi causata dal coronavirus. Una riflessione semplice ma non banale del sempre interessante Eric Bonse da Bruxelles su Lost in Europe



Nella guerra contro il Coronavirus sempre più paesi dell'UE stanno facendo da soli senza Bruxelles. L'Austria e la Danimarca stanno addirittura cercando di costruire un'alleanza con Israele. Non è bello, ma è comprensibile: l'UE non è il quadro giusto all'interno del quale poter risolvere questa crisi.

Gli ultimi 12 mesi lo hanno dimostrato con chiarezza. La Commissione europea - che non ha quasi nessuna competenza in materia di politica sanitaria - quando è intervenuta, ha agito troppo lentamente o nel modo sbagliato.

Anche le autorità dell'UE responsabili per le epidemie e i medicinali, l'ECDC e l'EMA, sono irrimediabilmente sovraccariche di lavoro. Dovranno essere riformate prima di poter assegnare loro nuovi compiti.

Non è nemmeno utile che Bruxelles pretenda di coordinare l'approvvigionamento dei vaccini e di portare avanti la vaccinazione. La verità è che dietro le quinte sono i paesi dell'UE a tirare le fila.

Abbiamo a che fare con un approccio intergovernativo senza base giuridica e senza che nessuno prenda l'iniziativa e/o la responsabilità. E questo effettivamente alla fine non potrà funzionare.

Abbiamo inoltre un Parlamento europeo che non esercita nemmeno le funzioni di controllo di base. Ed è per questo che non può correggere gli errori commessi dalla Commissione e dalle autorità UE preposte.

Conclusione: la UE nella sua forma attuale non è il quadro giusto all'interno del quale poter gestire e risolvere la crisi. Non è stata creata con questo scopo e non ha né l'esperienza necessaria né le risorse.

Per fare passi in avanti nella crisi causata dal Coronavirus e recuperare il ritardo, quello che serve ora è un'avanguardia di paesi UE senza rallentatori e senza ostacoli burocratici - in altre parole senza Bruxelles.

La Germania, la Francia e l'Italia dovrebbero fare da apripista; Bruxelles potrebbe poi garantire che tutti siano considerati e che nessuno venga lasciato fuori.

Soprattutto, però, la Commissione UE dovrebbe finalmente concentrarsi sugli ambiti per i quali è effettivamente responsabile: il mercato interno, la libertà di movimento nell'area Schengen e i diritti fondamentali dei cittadini.

Tutto questo però nella crisi causata dal Coronavirus è andato perduto. La Von der Leyen deve finalmente fare il suo lavoro e far rispettare i diritti garantiti dai trattati - se necessario contro Berlino, Parigi o Roma.

Questa è la classica divisione del lavoro nell'UE - e questo è l'unico modo in cui può funzionare...

sabato 6 giugno 2020

Cosa c'è dietro la svolta europeista del governo tedesco?

A questa domanda prova a rispondere Sven Giegold, economista, eurodeputato e responsabile economia per i Verdi tedeschi, intervistato da Eric Bonse, giornalista freelance. Nell'intervista Giegold ci spiega cosa ci sarebbe dietro la recente svolta europeista del governo tedesco e perché i Verdi stanno cercando di intestarsi la paternità politica del nuovo corso di Merkel. Da Lost in Europe



Prima il "Bazooka", e ora "lo slancio": nella politica finanziaria tedesca sono stati infranti quasi tutti i tabù. Ma anche a livello europeo Berlino si è mossa nella giusta direzione, sostiene il responsabile in materia di politica economica e finanziaria dei Verdi Sven Giegold. Un'intervista.

Bonse: la Commissione UE intende finanziare a debito un programma di ricostruzione da 750 miliardi di euro. Anche la Cancelliera Angela Merkel si è espressa in favore di un debito dell'UE - anche se fino ad ora era sempre stata fortemente contraria. Cosa ne pensa di questa inversione?

Giegold: si tratta di una inversione a 180 gradi della politica europea della Germania. Per inciso, è un'eco tardiva delle elezioni europee dello scorso anno. Gli elettori allora avevano votato per avere più Europa. E ora tutta una serie di falsi tabù tedeschi sull'Europa di fatto stanno cadendo. È difficile credere che anche Wolfgang Schäuble e Friedrich Merz nel frattempo siano diventati favorevoli ad un programma europeo finanziato a debito! E' stato un successo per noi europeisti.

Bonse: a quali tabù si riferisce?

Giegold: mi riferisco alla tassazione europea, che potrebbe anche essere sotto forma di una tassa digitale europea, ai sussidi a fondo perduto invece dei prestiti e alla responsabilità condivisa. I cristiano-democratici e soprattutto la CSU fino ad ora non avevano mai voluto una tassa europea - e ora improvvisamente su questo tema c'è una grande apertura. Anche la Germania non aveva mai voluto trasferimenti - ma ora ci saranno 500 miliardi di euro di sovvenzioni a fondo perduto. E anche per quanto riguarda il debito, a Berlino fino a poco tempo fa si continuava a ripetere: non faremo mai i coronabond e in nessun caso! Ma ora stanno arrivando delle obbligazioni comuni in tempi di coronavirus. E questo rafforza l'Europa!

Bonse: ma il debito dovrebbe restare un'eccezione assoluta, Merkel parla di una misura speciale una tantum.

Giegold: tutti i budget sono unici. L'importante è che ora in Germania abbiamo una narrazione completamente diversa. La coesione europea ha bisogno di una politica fiscale e di investimenti comuni e solidali in Europa. Solo la FDP e AfD non hanno ancora sentito il colpo...

Bonse: come si spiega questa svolta?

Giegold: non sappiamo quali siano stati i veri motivi. Ma credo che la sentenza della Corte costituzionale tedesca sugli acquisti di titoli di stato da parte della Banca centrale europea abbia svolto un ruolo importante. Penso che questa sentenza sia discutibile e pericolosa per il diritto europeo - ma che in Germania ha scatenato un dibattito sul fatto che non possiamo lasciare alla BCE il compito di risolvere tutte le crisi. Il signor Voßkuhle forse merita un mazzo di fiori, dopo tutto quello che ha fatto...

Bonse: che ruolo ha avuto il presidente francese Macron? Per anni, del resto, ha cercato di convincere Merkel ad adottare una politica europea diversa, ci è riuscito?

Giegold: è stato un grave errore da parte di Merkel quello di non aver dato risposte alle iniziative di Macron per così tanto tempo. Alla fine Macron ha cambiato strada e ha coinvolto altri paesi - non solo sui coronabond, ma anche sulla politica climatica. Così facendo ha messo Merkel sotto pressione. Ma probabilmente anche l'Italia ha fatto molta impressione. Il fatto che durante la crisi causata dal coronavirus il sostegno all'Ue in Italia sia crollato, a Berlino ha fatto scattare l'allarme. E poi, naturalmente, la GroKo legge anche i sondaggi d'opinione. E allora è chiaro a tutti che la maggior parte dei tedeschi non sono così avari come si potrebbe pensare. I più capiscono che l'aiuto è necessario.

Bonse: ma gli aiuti hanno anche un rovescio della medaglia: l'UE dovrà rimborsare i debiti fino al 2058, il bilancio dell'UE per gli anni a venire sarà congelato, i sussidi saranno legati alle condizioni della politica economica...

Giegold: il rimborso del debito è ripartito su 38 anni. E' così lungo che il rimborso non avrà alcun ruolo macroeconomico. Il fatto che il quadro finanziario dell'UE non venga aumentato è una concessione fatta ai "Quattro paesi frugali". Ma i 750 miliardi di euro per la ricostruzione significano in realtà un bilancio dell'UE più alto. Potrebbero esserci anche dei sacrifici sbagliati. Ad esempio, il programma di scambio Erasmus potrebbe non essere ampliato. Il Parlamento su questo tema dovrà battersi.

Bonse:  e le condizionalità? La Commissione UE vuole farle rispettare con l'aiuto del "semestre europeo", ma si tratta di un intervento massiccio sui poteri in materia di bilancio dei parlamenti nazionali, senza il controllo democratico!

Giegold: giusto, ecco perché ora si tratta di parlamentarizzare il semestre europeo. Sarebbe un bene se il semestre europeo non restasse solo un esercizio burocratico senza alcun effetto vincolante, come è stato finora. Molte raccomandazioni di Bruxelles finora hanno avuto un'impronta troppo liberista. Le raccomandazioni pertanto ora dovranno essere adottate dal Parlamento. Altrimenti si corre il rischio che le priorità d'investimento vengano fissate senza l'approvazione del Parlamento.

Bonse: cosa ne sarà dell'"European Green Deal"? In molti nei Verdi, ma anche fra i socialdemocratici e la Linke criticano il fatto che nella bozza di Bruxelles sia stato annacquato.

Giegold: il pericolo è reale, poiché solo il 25 % del prossimo bilancio dell'UE sarà esplicitamente destinato alla lotta contro il cambiamento climatico. La protezione del clima deve essere il materiale da utilizzare per la ricostruzione economica. Merkel e von der Leyen, se vogliono l'approvazione del Parlamento europeo, devono fare di più per il clima. Si tratta non solo dell'importo delle sovvenzioni, ma anche della qualità della spesa. Non siamo ancora arrivati al punto.

Bonse:  e i "Quattro parsimoniosi" e gli altri stati dell'UE? Devono ancora dare il via libera e potrebbero di nuovo annacquare il fondo per la ricostruzione e il Green new Deal.

Giegold: il cancelliere austriaco Kurz sta già dando i primi segnali in favore di un compromesso. Almeno io lo interpreto cosi' quando parla di una unione del debito - perché nessuno l'ha prevista! Ma anche se Kurz dovesse mettersi di traverso: alla fine l'Austria e i "quattro frugali" non arrivano nemmeno al 10% della popolazione. I grandi Stati dell'Unione Europea, Germania, Francia, Spagna e Italia appoggiano la proposta. Il fatto che sia stato raggiunto un accordo nonostante la rinazionalizzazione avvenuta nella crisi causata da Coronavirus è un grande passo in avanti.


domenica 19 aprile 2020

La lotta tra Francia e Germania per il potere nell'UE

"Loro sono per l'Europa quando si tratta di esportare le merci che fabbricano. Loro sono per l'Europa quando si tratta di procurarsi manodopera a basso costo. Ma non sono per l'Europa quando si tratta di condividere i debiti. Non è possibile". Non sono le parole di un blogger sovranaro qualsiasi, ma quelle usate dal presidente francese nell'intervista al FT di venerdì per descrivere l'atteggiamento dei tedeschi in Europa. La lotta per il primato nell'UE del dopo pandemia è iniziata. Ne scrive Lost in Europe


Fra Berlino e Parigi è scoppiata una dura lotta di potere per dettare il futuro dell'UE. Fondamentalmente la controversia dovrebbe riguardare la battaglia per la solidarietà finanziaria e i "corona-bonds". In verità, si tratta di più, di molto di più.

Al giorno d'oggi bisogna leggere i giornali per avere il polso di quello che succede nell'UE. Ai tempi del corona-virus e delle videoconferenze, la politica europea si fa con le interviste, sempre che si continui a farla. Il presidente del Consiglio dell'UE Michel ha rilasciato a tal proposito un' intervista alla FAZ. L'introduzione dei cosiddetti corona-bonds non è piu' in programma. "Ci sono sensibilità diverse all'interno del Consiglio", ha detto Michel alla "FAZ".

In questo modo il belga ha mostrato una strana concezione del suo ufficio. Come presidente del Consiglio non dovrebbe andare in cerca delle "sensibilità", ma piuttosto guidare l'organo più importante dell'UE. Dovrebbe fare in modo che la struttura continui a funzionare, non correre dietro ad essa.

Come si fa ad accendere l'UE, tuttavia, è un arte che nessuno conosce meglio del presidente francese Macron. "Ora è il momento della verità, in cui si tratta di stabilire se l'Unione Europea è un progetto politico o solo un mercato", ha detto al "FT".

A differenza di Michel, Macron ancora una volta si è pronunciato in favore di trasferimenti finanziari e di nuovi prestiti. E allo stesso tempo, si è espresso energicamente contro la cancelliera Merkel e contro la politica europea dei tedeschi e degli olandesi, ha detto infatti in un'intervista al FT:

"Loro sono per l'Europa quando si tratta di esportare le merci che fabbricano. Loro sono per l'Europa quando si tratta di procurarsi manodopera a basso costo", ha detto Macron. “Ma non sono per l'Europa quando si tratta di condividere i debiti. Non è possibile"

Macron in passato si era già espresso con toni simili. Ma questa volta, nel bel mezzo della peggiore crisi economica degli ultimi cento anni (secono l'ex presidente Von Rompuy), le sue parole sembrano quasi minacciose.

Macron ha anche messo in guarda dai danni ingenti al mercato interno causati dalle misure di sostegno nazionali - anche in questo caso si riferiva alla Germania. Dopo questa crisi non potrà esserci un semplice "proseguiamo così".

La ragione di fondo apparentemente è la preoccupazione che la Germania e la sua economia possano emergere ancora più forti dalla pandemia, mentre la Francia ancora piu' indebolita. Il mercato interno allora diventerebbe solo un mercato tedesco, e l'UE sarebbe sicuramente una "Europa tedesca".

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mercoledì 14 marzo 2018

Non è rimasto molto dei piani altisonanti di Macron

Ottima sintesi di Eric Bonse da Lost in Europe sullo stallo delle trattative franco-tedesche in merito al progetto di riforma della zona euro. Oettinger e Altmaier stanno lavorando dietro le quinte per affondare il piano Macron e ci sono quasi riusciti, ormai non resta molto del progetto di riforma del presidente francese. Ancora una volta i primi della klasse non ne vogliono sapere di cooperare. Da Lost in Europe


L'euro avrà un proprio budget, un proprio parlamento e un ministro delle finanze – cosi’ auspicava il capo di stato francese Macron. In verità non resta molto delle altisonanti visioni per una unione monetaria completa e sovrana. Due politici tedeschi si oppongono.

La Große Koalition a Berlino ha promesso "una nuova partenza per l'Europa". Il governo federale tedesco vorrebbe soprattutto andare incontro alle richieste di Macron.

Sull’agenda delle riforme ci sarebbe "un alto grado di accordo con il presidente francese", cosi' aveva rassicurato la Cancelliera in un recente Video-Podcast.

A Bruxelles tuttavia non pare proprio che le cose stiano in questo modo - anzi sembra esattamente il contrario. Il Commissario al Bilancio Oettinger e il Ministro alle Finanze ad interim Altmaier (entrambi CDU) continuano a frenare sistematicamente i piani di Macron.

Le aspettative sul futuro dell'eurozona divergono pero' radicalmente. Macron chiede un Ministro delle Finanze della zona euro che abbia a disposizione un proprio budget miliardario.

Con queste risorse sarebbe possibile ammortizzare gli shock economici e stimolare nuovi investimenti, cosi' secondo Macron. L'obiettivo sarebbe una "unione monetaria sovrana", aggiunge il Ministro delle Finanze Le Maire.

Entrambi nelle scorse settimane sono stati sostenuti dal Presidente del FMI Lagarde. Un bilancio della zona euro renderebbe possibile "una politica finanziaria anti-ciclica, se necessaria", aveva detto la francese a Parigi.

"Sappiamo fin troppo bene che c'è resistenza da parte della Germania", ha aggiunto Lagarde. Ma si tratterebbe di avere anche una maggiore solidarietà in Europa.

Ma Lagarde ha fatto i conti senza Oettinger. L'uomo di Merkel a Bruxelles - come la Cancelliera, e' decisamente contrario ad un bilancio della zona euro.

"Nuove crisi debitorie"

Oettinger vorrebbe invece mettere a disposizione non piu' di 25 miliardi di euro dall'attuale bilancio dell'UE - ma solo a partire dal 2021, e suddivisi in 7 anni.

E' una somma ridicola, critica l'esperto finanziario della Linke De Masi. Perché in questo modo si riuscirebbe a mettere insieme solo lo 0.03 % del PIL dell'eurozona - troppo poco per muovere qualcosa.

"Se la domanda interna della zona euro si indebolisse e si creassero nuovi disavanzi delle partite correnti, avremmo una nuova crisi debitoria", avverte l'ex deputato.

Pillole amare

Anche l'obiettivo di Macron, quello di stabilizzare l'euro, non sembra convincere Oettinger. La nuova linea di bilancio è pensata per altri scopi: Oettinger vorrebbe portare nell'euro paesi come la Bulgaria e promuovere riforme strutturali in quel paese. 

In particolare fa riferimento ad una riforma neoliberista delle pensioni e del mercato del lavoro; Oettinger vorrebbe addolcire queste pillole amare con i soldi dell'UE.

Il politico della CDU a Bruxelles porta avanti un'idea controversa di Merkel. Al culmine della crisi euro infatti la Cancelliera voleva spingere paesi come l'Italia o la Spagna a fare le riforme strutturali mediante dei "contratti di riforma".

Dalla porta di servizio

Ma la proposta ha incontrato una massiccia resistenza nel Consiglio Europeo. E ora ritorna dalla porta di servizio della Commissione UE - Oettinger ringrazia.

Anche il Fiskalpakt, con il quale tutti i paesi della zona euro dovrebbero impegnarsi a raggiungere lo "Schwarze Null" (pareggio di bilancio) è tornato sull'agenda dei funzionari di Bruxelles.

L'ex presidente francese Hollande avrebbe voluto affondare il patto; il suo successore Macron ora dovrà mandarlo giu'. E secondo i desideri di Oettinger dovrebbe addirittura essere inserito nei trattati UE...

Anche il ministro delle finanze ad interim Altmaier cerca di fermare le richieste francesi. "Ho avuto l'onorevole compito di frenare alcune aspettative esagerate", aveva detto il braccio destro di Merkel dopo la riunione dell'eurogruppo di gennaio.

In quell'occasione si era parlato dell'unione bancaria. Sono anni che la Germania continua a bloccare l'introduzione di un'assicurazione congiunta sui depositi bancari della zona euro.

La Francia ora chiede che sia la Germania a spianare definitivamente la strada. Al piu' tardi entro il vertice UE di giugno l'unione bancaria dovrà essere completata, ha detto il ministro delle finanze Le Maire.

Ma Altmaier non ha fretta. Fino alla piena attuazione potrebbero essere necessari altri 10 anni, aveva detto. Le banche devono prima ridurre i loro crediti deteriorati.

Anche nel recente incontro dei ministri della zona euro le varie posizioni si sono scontrate duramente. La discussione deve essere stata veramente accesa, come ha ammesso lo stesso Altmaier.

Aria pesante nell'eurogruppo

"Non parlerei di una tempesta purificatrice, ma era chiaro che non ci saremmo allontanati dai nostri principi". In parole semplici: nulla si muove, Berlino continua a bloccare.

La disputa riguarda anche il fondo di salvataggio della zona euro, l'ESM. La Germania vorrebbe trasformarlo in un Fondo Monetario Europeo, ma anche questa riforma è bloccata nel singhiozzo franco-tedesco.

Berlino non vuole rinunciare al diritto di veto tedesco per i prestiti ai paesi euro in crisi. Al contrario Parigi chiede di passare al voto a maggioranza per poter essere piu' rapidi nella concessione degli aiuti finanziari.

Stabilità Vs Solidarietà

Dietro ci sono visioni diverse per l'Europa: Parigi chiede maggiore solidarietà, Berlino sottolinea invece la stabilità. Nelle regole di voto non cambierà nulla, insiste Altmaier.

Su una questione importante come questa un accordo non sembra essere in vista. Dopotutto la riforma dell'ESM è ufficialmente inserita nell'agenda dell'UE. E' una proposta che risale all'ex Ministro delle Finanze Schäuble. Non è rimasto molto dei piani altisonanti di Macron. Di un Ministro delle Finanze per la zona Euro non se ne parla nemmeno piu'...

sabato 1 luglio 2017

Stanno celebrando l'Europa tedesca

Secondo Eric Bonse a Strasburgo si sta solo celebrando l'Europa tedesca, proprio quella che Helmut Kohl non avrebbe mai voluto. Dal blog Lost in Europe 


L'Ue vorrebbe far dimenticare la sua crisi permanente. E la cerimonia di stato per il funerale dell'ex Cancelliere Kohl alla fine è arrivata come previsto. Viene celebrato come una messa solenne per l'Europa tedesca - proprio quella che Kohl non voleva.

L'ex Cancelliere Kohl è morto - i nostri piccoli politici europei lo celebrano come un "grande europeo". Anche la Cancelliera Merkel si unisce al coro. Ma Kohl avrebbe voluto un'Europa completamente diversa da quella poi realizzata da Angela Merkel.

"Sta distruggendo la mia Europa", diceva Kohl nel 2011. E lo diceva in uno dei tanti momenti difficili durante la crisi dell'Euro. Merkel all'epoca si faceva dettare la linea dalle agenzie di rating e dagli speculatori.

"La mia Europa" - era per Kohl molto importante. Sicuramente con la riunificazione ha reso piu' forte la Germania e ha rafforzato il nazionalismo - soprattutto nei Balcani, con conseguenze fatali.

Ma l'ex Cancelliere aveva capito che l'annessione della DDR non poteva essere fatta gratuitamente. Ha cercato di ignorare le potenze occidentali ma poi è dovuto andare incontro alle richieste della Russia e soprattutto a quelle della Francia. 

Se l'introduzione dell'Euro sia stata il "prezzo da pagare" per la riunificazione, ancora oggi non ci è chiaro. L'ex presidente francese Mitterand ha tuttavia sfruttato l'opportunità, e Kohl ha colpito. 

Sicuramente l'Euro fu introdotto alle condizioni tedesche, "3.0 ist 3.0", tuonava il ministro delle Finanze Waigel. Ma Kohl sapeva bene che la nuova moneta non poteva funzionare senza una unione politica. 

Voleva una unione anche politica - al contrario di Merkel, che ha completamente dimenticato questo obiettivo. La Francia per lui era il partner indispensabile - e non un'opzione fastidiosa come invece sembra essere per Merkel.

A Kohl non sarebbe mai venuto in mente di usare i paesi piu' piccoli come la Finlandia o l'Olanda per schierarli contro la Francia, come Merkel e il suo fedele assistente Schäuble hanno fatto durante tutta l'Eurocrisi.

Non avrebbe mai capito perché Merkel si è dovuta appoggiare ai britannici per costruire il suo potere all'interno dell'UE. Non voleva un'Europa tedesca, ma una Germania europea. 

Oggi abbiamo già dimenticato quale sia la differenza...

mercoledì 24 maggio 2017

La farsa di Schäuble

Telepolis pubblica un articolo molto interessante di Eric Bonse sui negoziati per gli aiuti finanziari alla Grecia. Siamo in una situazione peggiore rispetto all'estate del 2015, perché in Germania è iniziata la campagna elettorale e Schäuble non vuole perdere la faccia con gli elettori tedeschi: quanto piu' duro sarà con i greci, tanto piu' probabile sarà una vittoria della CDU alle elezioni di settembre. La farsa andrà avanti ancora un po'. Da Telepolis.


Si sta ripetendo lo stesso dramma del debito greco del 2015 - questa volta pero' solo come una farsa? Nel corso del vertice dell'Eurogruppo di lunedi' il Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha fatto di tutto per dare questa impressione. L'uomo della linea dura della CDU non solo ha frenato sulla possibilità di concedere nuovi aiuti e sulla necessità di accordare un taglio del debito.

Ma ha anche scherzato sul FMI e sul Ministro degli Esteri Sigmar Gabriel. Con i suoi modi unici. 

Il FMI è troppo pessimista sulla Grecia e vorrebbe fare previsioni sulla crescita per i prossimi 40 anni, ha scherzato il Ministro della CDU. Al contrario di Sigmar Gabriel, che come il FMI chiede una riduzione del debito, lui non avrebbe un'idea precisa. "Non posso negoziare misure ulteriori, perché non ho un mandato su questo tema", ha detto Schäuble durante la conferenza. "Questo a volte viene dimenticato, anche da parte dei membri del governo federale".

Gli altri ministri tuttavia non erano in vena di battute. Desideravano solo chiudere una volta per tutte il difficile dossier: dopo mesi di discussioni fra i creditori - tra Schäuble e il FMI - ora si sta cercando una soluzione per far partecipare il FMI al terzo programma di aiuti, possibilmente senza far arrabbiare Schäuble.

"E' arrivato il momento per il FMI di salire a bordo", ha sollecitato il capo dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Le condizioni per una partecipazione del FMI devono essere decise nelle prossime settimane. Ma non sarà una discussione facile. Perché proprio il FMI ha posto come condizione per una sua partecipazione la proroga delle scadenze e la riduzione dei tassi di interesse sul debito greco, condizioni che Schäuble nega con veemenza. Dall'altro lato, la Germania non vuole pagare ulteriori aiuti alla Grecia se il FMI non viene coinvolto nel programma di aiuti. 

Chi sarà in grado di sciogliere questo nodo gordiano, anche dopo lunghe ore di discussioni, ai ministri lunedi' sera non era ancora chiaro. La sola cosa chiara è che la Grecia è a corto di tempo: nel mese di luglio Atene dovrà rimborsare piu' di 7 miliardi di prestiti in scadenza. Senza una nuova iniezione di denaro non sarà possibile.

La crisi ricorda il 2015, quando il paese rimase per mesi sull'orlo del fallimento. In un certo senso la situazione oggi è ancora piu' complicata. Perchè in Germania è appena iniziata la campagna elettorale; per questa ragione Schäuble e Gabriel hanno trasferito il loro scontro nello spazio pubblico. Per il momento Angela Merkel si tiene fuori.

Ad essere considerato imprevedibile questa volta è il FMI. Perché nessuno sa se e quando gli Stati Uniti, che a Washington dettano la linea del fondo, daranno il via libera alla partecipazione al programma di aiuti in corso. Il presidente americano Trump potrebbe essere tentato di far rimbalzare il problema sugli europei, temono gli insider di Bruxelles.

La speranza al contrario sembra essere il nuovo Presidente francese Macron. Lunedi ha spedito a Berlino il suo nuovo Ministro delle Finanze Bruno Le Maire per un colloquio amichevole con Schäuble. Ha telefonato anche al primo ministro greco Alexis Tsipras - e gli ha assicurato il suo sostegno nel negoziato sul debito.

Tuttavia questa "offensiva del charme" non sembra aver avuto particolarmente successo. Anche il commissario per gli affari monetari Pierre Moscovici, come La Maire un francese, non ha ottenuto grandi risultati. L'Eurogruppo si trova in fase di "avvicinamento alla pista di atterraggio", ha detto lunedì' con tono ottimista. Alla fine della giornata sembrava piu' che altro una atterraggio di fortuna.

Eurogruppo: un comitato disfunzionale che serve solo a posticipare gli aiuti

La responsabilità è di Schäuble, che da mesi inganna l'Eurogruppo. Ma nel fare cio' ha diversi complici volenterosi. Oltre al presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloem, che discute il suo approccio con Schäuble fin nel piu' piccolo dettaglio, c'è il Ministro delle Finanze slovacco Peter Kazimir. Anch'egli spinge per posticipare nel tempo ogni taglio del debito per Atene.

Se aggiungiamo poi anche gli indecisi che si nascondono dietro Schäuble, allora è chiaro che l'Eurogruppo è un organo disfunzionale, che non riesce ad organizzare agli aiuti, ma che serve solo a ritardarli. Anche il FMI è sul banco degli accusati, perché non riesce a trarre le conclusioni dalle sue analisi. E queste mostrano chiaramente che la politica dell'austerità in Grecia ha fallito.

Ma invece di correggere la caduta libera, l'Eurogruppo vuole sempre di piu'. Le discussioni di lunedì ruotavano principalmente intorno a un tema: per quanto tempo ancora sarà possibile imporre ad Atene una politica di austerità? Quanto piu' a lungo si pretende un avanzo primario (budget prima del servizio del debito) del 3.5% del PIL, tanto piu' bassa sarà la quota di debiti che i creditori dovranno condonare ai greci - questa è la dura logica.

E quanto piu' la crescita futura sarà giudicata in maniera generosa, tanto piu' facile sarà convincere il FMI della "sostenibilità" dell'insostenibile debito greco. 

Se il presidente del FMI Christine Lagarde si farà convincere da questi trucchi contabili è tutto da vedere. Certo è che la tattica attendista di Schäuble rende piu' difficile la ripresa economica in Grecia, mentre aumenta le possibilità di un successo elettorale della CDU/CSU. Per questo la farsa probabilmente andrà avanti ancora un po'.

lunedì 15 maggio 2017

Macron e l'Europa tedesca

Telepolis pubblica un articolo molto interessante di Eric Bonse, giornalista esperto di temi europei e redattore del blog "Lost in EUrope": le riserve tedesche dopo l'elezione di Macron non sono dettate dall'impossibilità di modificare i trattati o dal fatto che la Francia non voglia fare i compiti casa, ancora una volta alla base di tutto c'è l'irrisolta questione tedesca e il tentativo di Merkel di difendere il comodo status quo in cui si trova la Germania dall'inizio della crisi. Ma Schäuble e Merkel devono fare molta attenzione, perché probabilmente Macron è l'ultimo amico di Berlino rimasto a Parigi. Da Telepolis


La questione tedesca è tornata. Ma questa volta a sfidare apertamente l'egemonia tedesca nell'UE non sono i ribelli greci, i britannici stanchi dell'Europa o i nazionalisti polacchi. Questa volta è un francese simpatico e giovane che ritiene fondamentale l'amicizia con la Germania e si trova in piena sintonia con il "trip neo-liberista" della Cancelliera: Emmanuel Macron, l'ottavo presidente della Quinta Repubblica Francese solleva ancora una volta la vecchia questione sul ruolo della Germania in Europa.

Più' precisamente, questa volta le domande sono due: riuscirà Macron a trasformare la Francia in un partner allo stesso livello della Germania spingendo all'estremo le riforme neo-liberiste? E la Germania tornerà a puntare sulla vecchia dialettica franco-tedesca e a cercare compromessi con Macron per far avanzare tutta l'UE? La prima domanda ce la si pone soprattutto a Berlino, la seconda a Parigi e a Bruxelles.

Non si tratta certo di far rivivere il vecchio "direttorio" con il quale Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno guidato l'UE in maniera alquanto discutibile durante l'Eurocrisi. Il motore franco-tedesco è morto e non verrà nemmeno riavviato. Ma è altrettanto obsoleto il modello con il quale Merkel è riuscita a difendere il suo potere dopo l'uscita di scena di Sarkozy. Olanda e Finlandia funzionavano da "junior partner" e insieme alla Gran Bretagna riuscivano a mettere la Francia in minoranza.

Con la Brexit la Germania perderà il partner piu' importante per attuare politiche neo-liberiste.

Non è stato certo un caso è non è accaduto per un'emergenza, come a Berlino invece si vorrebbe far credere. La Francia del successore socialista di Sarkozy, Francois Hollande, non è stata esclusa all'improvviso. La crisi politica ed economica a Parigi non è mai stata cosi' forte da permettere a Berlino di ignorare completamente il vicino. Merkel e il suo Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble hanno deliberatamente estromesso la Francia con l'obiettivo di imporre il loro corso politico all'interno dell'UE.

Dopo Brexit tuttavia non potrà continuare allo stesso modo. Con l'uscita della Gran Bretagna la Germania perderà il partner piu' importante per una politica neo-liberista, mentre la Francia guadagna peso relativo in Europa. Con Macron entra al Palazzo dell'Eliseo un uomo che non puo' essere etichettato come un presidente "Lame Duck" o come un socialista di sinistra sempre pronto alla rissa. Ciò rende la situazione per Merkel e Schäuble ancora piu' complessa.

Macron rilancia proposte vecchie e conosciute

Anche per Macron l'inizio non sarà facile. Egli stesso dovrà liberarsi dall'abbraccio troppo stretto della Cancelliera per non essere considerato una marionetta di Merkel. Per poter mettere in pratica i suoi progetti dovrà poi conquistare una maggioranza all'Assemblea Nazionale. E sulle questioni di politica europea devrà uscire da una posizione difensiva. Sotto Hollande la Francia aveva solo reagito, e mai agito.

Ora deve cambiare tutto. Macron potrà riprendere le vecchie posizioni di Hollande, che egli stesso come Ministro dell'Economia aveva contribuito a sviluppare. L'offensiva dovrebbe iniziare con dei congressi fondativi da tenersi in tutti i paesi UE. Potrebbero fertilizzare il dibattito in corso sul futuro dell'UE e dare ai cittadini una voce. In una seconda fase Macron vorrebbe promuovere una riforma dell'Eurozona. Un bilancio unico, un Ministro delle Finanze unico ed un Parlamento dell'Eurozona. Propone anche degli Eurobond, ma in maniera alquanto vaga.

Non si tratta tuttavia di rivendicazioni rivoluzionarie, al contrario. Macron riprende proposte ben note alle istituzioni europee, proposte che erano incluse nel cosiddetto "Rapporto dei 5 presidenti" per una "unione monetaria completa". Questo rapporto era stato redatto fra gli altri dal Presidente della BCE Mario Draghi, dall'ex Presidente del Parlamento Martin Schulz (SPD) e dal Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Dovrebbe far ripartire tutte quelle riforme che durante l'Eurocrisi erano state lasciate a metà e che restano necessarie per scongiurare nuovi shock.

La Germania di Merkel dice Nein

La Germania dice Nein. Già un anno fà Merkel aveva fatto in modo che il "Rapporto dei 5 presidenti" non entrasse come previsto nel processo legislativo dell'UE, ma finisse direttamente nel cestino. Oggi le proposte di Macron vengono rappresentate come se arrivassero da un paese dei balocchi socialista oppure come se fossero del tutto irrealistiche. I piani non avrebbero una maggioranza e possono essere attuati solo con modifiche ai trattati che nessuno vuole, almeno cosi' si sosteneva in maniera difensiva a Berlino.

Tutto ciò' è falso. Dietro ai piani di Macron c'è tutta Bruxelles, il Parlamento europeo vorrebbe addirittura andare molto piu' in là. E' dalla Brexit che chiede una rifondazione dell'UE e naturalmente anche una riforma dell'Eurozona. Non è Macron ad essere isolato ma Merkel, che si nasconde dietro argomenti giuridici fasulli.

La seconda linea difensiva tedesca è ancora piu' ridicola: Macron dovrebbe prima di tutto fare i suoi "compiti a casa" e avviare le riforme strutturali, prima di poter discutere alla pari con Merkel. In altre parole: senza un'Agenda 2010 francese ed un budget pubblico vicino al pareggio di bilancio non se ne parla proprio. Questo argomento è alquanto fallace. Perché da un lato Macron è proprio l'uomo che si è battuto per quelle riforme cosi' controverse. Con la legge Macron, una riforma del mercato del lavoro, nel 2016 ha scatenato una rivolta in Francia. Dall'altro lato anche la Germania non ha fatto i propri "compiti a casa", come gli esorbitanti e incontrollabili avanzi commerciali testimoniano. Recentemente è stato segnato un nuovo record storico. 

Se si dovesse aspettare fino a quando la Francia non ha azzerato il suo deficit di bilancio e la Germania non ha ridotto il suo avanzo con l'estero, allora nei prossimi anni non si potrebbe avviare nessuna politica europea comune.

Le riserve ufficiali di Berlino non dovrebbero essere prese come oro colato. Alla fine per Merkel e Schäuble si tratta piu' che altro di difendere il comodo status quo in cui si trova la Germania all'intero dell'UE e la tanto contrastata "europa tedesca" (Ulrich Beck).

Che ora ci si schieri non solo contro i politici europei di Bruxelles, ma anche contro l'ultimo amico di Berlino a Parigi, non sembra disturbare i seguaci e i consiglieri di Merkel. Con una buona dose di "Merkeliavellismo" (Beck) stanno cercando di mettere l'uno contro l'altro, Macron, Juncker, la Francia e l'UE.

Ma se la Francia fallisce, fallisce l'Europa. E questo dovrebbe essere chiaro a tutti dopo le elezioni presidenziali, anche a Berlino. La crisi ancora in corso, durante la quale la Germania ha guidato l'Europa non è finita con l'elezione di Macron. Al contrario: ha raggiunto anche i rapporti franco-tedeschi e rischia di scuotere le fondamenta stesse della costruzione europea. Dietro la crisi francese si nasconde la questione tedesca - ancora una volta. 

domenica 25 settembre 2016

Il tramonto di Merkel

Eric Bonse, dal blog Lost in Europe, analizza il tramonto della Cancelliera: debolezze interne ed europee si sommano, è iniziata la fine di una lunga stagione politica. Da Lost in Europe, un blog indipendente da Bruxelles.

Dove sta andando l'Europa? Dopo la Brexit non è accaduto nulla, la riforma dell'Euro è stata rinviata, il vertice di Bratislava è stato un flop. Una sola cosa è chiara: la Germania non è più' il paese guida. Ormai sa solo frenare.

Un anno fà l'Europa tedesca era sulla bocca di tutti. La Cancelliera Merkel imponeva alla Grecia le richieste del ministro Schäuble e si rifiutava di applicare il trattato di Dublino.

Tutta Europa, con stupore e incredulità, osservava la gestione della crisi dei profughi da parte di Merkel. Oggi tutta la stessa Europa è sgomenta e soffre per le conseguenze delle sue decisioni unilaterali.

Non solo la rapida ascesa di AfD segna il declino del suo potere. Nella politica europea la Brexit è stata molto piu' importante - perché la politica europea di Merkel si appoggiava prima di tutto su Londra.

Dopo il NO di Downing Street la Cancelliera sta solo cercando di difendere lo Status Quo e di mantenere il controllo sugli stati del sud. Ma non sta piu' guidando, non puo' piu' guidare.

Il vertice di Bratislava lo ha dimostrato chiaramente. Sebbene in precedenza avesse fatto il giro di mezza Europa, da Merkel non è arrivata alcuna strategia, nessun piano, nessun obiettivo. E' lei che si sta intralciando la strada da sola.

Renzi si è "fatto beffa" del giro in barca, che oltre alle belle parole sulla sicurezza non ha portato molto altro. Non è emerso nemmeno un nuovo trio; e' rimasto solo Hollande a dare man forte a Merkel.

Ci dobbiamo pertanto preoccupare? In teoria no, perché in ogni caso non dovrebbe essere la Germania a guidare, soprattutto non da sola. L'iniziativa dovrebbe essere presa dalla Commissione UE a Bruxelles.

Ma qui arriva il problema successivo. Da Juncker e dal suo team non arriva più' nulla, nessuno ormai prende sul serio la Commissione. Bruxelles è diventata irrilevante - e non da ultimo, proprio perché era Berlino a volerlo.

Che si trattasse della Grecia, della crisi dei profughi o dell'accordo con la Turchia, Merkel ha fatto tutto sempre da sola, tenendo la Commissione ai margini della discussione. Il cui compito era solo quello di legittimare il risultato.

Ma ora la legittimazione sta svanendo contemporaneamente sia a Berlino che a Bruxelles. Il trucco di Merkel, quello di far passare la sua agenda come un'agenda europea ricadrà su entrambi: sulla Germania e sull'UE.

Lo si potrebbe chiamare circolo vizioso.

martedì 19 novembre 2013

Il tentativo di Merkel di imporre l'Agenda 2010 a tutta l'Eurozona è destinato a fallire

Eric Bonse, columnist della Tageszeitung ed esperto di affari europei, ci annuncia che il primo fallimento della Grosse Koalition sarà in Europa: non riusciranno ad estendere l'Agenda 2010 all'Eurozona per mancanza di risorse, ma soprattutto per mancanza di soliderietà. Da TAZ.de


Angela Merkel sta fallendo nel suo tentativo di imporre agli altri paesi UE le riforme strutturali ispirate al modello tedesco. Senza un incentivo finanziario nessun paese imboccherà questa strada  - e i soldi semplicemente non ci sono.


La trasformazione dell'Eurozona in una "vera unione monetaria" si sta arenando. Dopo che la Grosse Koalition ha preso definitivamente le distanze dagli Euro-bond, anche un'altra iniziativa alquanto controversa portata avanti da Angela Merkel rischia di fermarsi ancora prima di partire: per i cosiddetti trattati di riforma, con i quali tutti i paesi della zona Euro dovrebbero impegnarsi in maniera formale ad introdurre riforme strutturali sul modello dell'Agenda 2010, semplicemente non ci sono i soldi.

Merkel circa un anno fa aveva tirato fuori dal cilindro i nuovi trattati per spingere sulla strada delle riforme paesi riluttanti come Italia e Francia. Dopo una lunga esitazione il presidente francese Hollande aveva accettato, chiedendo pero' in cambio la messa a disposizione di risorse finanziare per sostenere le riforme. Recentemente il presidente socialista ha chiesto un'assicurazione comune contro la disoccupazione per tutti i 17 paesi Euro. Il Parlamento europeo e la Commissione hanno messo al lavoro i gruppi di esperti per la preparazione del progetto.

Ma ora è arrivato lo stop al progetto - almeno per il momento: di una cassa comune contro la disoccupazione a Bruxelles non si parla piu', come riportano gli esperti della Commissione. Anche il "meccanismo di solidarietà" annunciato al vertice UE di ottobre, con il quale si dovrebbero sostenere finanziariamente le riforme, non fa passi avanti. Fino ad ora non si è nemmeno accennato ad una somma per finanziare il progetto.

Anche per il prossimo vertice di dicembre non possiamo aspettarci nessuna decisione, come riportano le fonti TAZ negli ambienti UE. Da un lato Merkel vorrebbe che la Francia e gli altri paesi dell'Eurozona dessero avvio alle riforme. Nel vertice di dicembre si cercherà di trovare un accordo sui punti fondamentali di questi accordi, si dice a Bruxelles. Da un altro lato molto semplicemente non c'è abbastanza denaro. Il budget UE 2014-2020, che il Parlamento europeo finalmente approverà questa settimana dopo una lunga battaglia, non lascia spazi di manovra. Finora nessun paese europeo si è dimostrato disponibile a mettere sul piatto denaro extra per finanziare un meccanismo europeo di solidarietà.

Nel frattempo gli esperti di Bruxelles cercano una soluzione creativa. In discussione c'è un mix di sovvenzioni e di crediti con il quale riempire il "meccanismo di solidarietà". Ma la solidarietà si ferma immediatamente davanti  alla fatidica domanda: chi dovrebbe finanziare i prestiti agli stati intenzionati ad avviare le riforme? Senza un budget europeo la disponibilità di Italia e Francia ad impegnarsi formalmente su di un programma di riforme potrebbe essere vicina a zero.

Cosi la Grosse Koalition conoscerà il suo primo fallimento proprio sulla politica europea. Nel capitolo dedicato all'Europa dell'accordo di coalizione attualmente in discussione, CDU/CSU e SPD si pronunciano unanimemente a favore del progetto di riforma proposto da Merkel. Al contrario, le voci che arrivano dalla società civile parlano di "un'estensione dell'Agenda 2010 a tutta l'Europa". Dopo i paesi in crisi del sud, ora saranno tutti i paesi della zona Euro a dover ridurre le garanzie sociali e ad impegnarsi in una concorrenza senza limiti.

Senza il Parlamento

Anche i Verdi prendono le distanze. Merkel con il suo tentativo di imporre una riforma a livello europeo avrebbe avviato un "corso pericoloso", scrivono in un documento comune il deputato dei Verdi al Bundestag Manuel Sarrazin e il parlamentare europeo Reinhard Bütikofer. In questo modo "la Commissione UE è stata messa in secondo piano e il Parlamento europeo completamente scavalcato". Senza considerare che un paese come la Polonia fuori dall'area Euro resterebbe completamente escluso.

La Grosse Koalition rischia il suo primo fallimento sulla politica europea.