Eric Bonse, columnist della Tageszeitung ed esperto di affari europei, ci annuncia che il primo fallimento della Grosse Koalition sarà in Europa: non riusciranno ad estendere l'Agenda 2010 all'Eurozona per mancanza di risorse, ma soprattutto per mancanza di soliderietà. Da TAZ.de
Angela Merkel sta fallendo nel suo tentativo di imporre agli altri paesi UE le riforme strutturali ispirate al modello tedesco. Senza un incentivo finanziario nessun paese imboccherà questa strada - e i soldi semplicemente non ci sono.
La trasformazione dell'Eurozona in una "vera unione monetaria" si sta arenando. Dopo che la Grosse Koalition ha preso definitivamente le distanze dagli Euro-bond, anche un'altra iniziativa alquanto controversa portata avanti da Angela Merkel rischia di fermarsi ancora prima di partire: per i cosiddetti trattati di riforma, con i quali tutti i paesi della zona Euro dovrebbero impegnarsi in maniera formale ad introdurre riforme strutturali sul modello dell'Agenda 2010, semplicemente non ci sono i soldi.
Merkel circa un anno fa aveva tirato fuori dal cilindro i nuovi trattati per spingere sulla strada delle riforme paesi riluttanti come Italia e Francia. Dopo una lunga esitazione il presidente francese Hollande aveva accettato, chiedendo pero' in cambio la messa a disposizione di risorse finanziare per sostenere le riforme. Recentemente il presidente socialista ha chiesto un'assicurazione comune contro la disoccupazione per tutti i 17 paesi Euro. Il Parlamento europeo e la Commissione hanno messo al lavoro i gruppi di esperti per la preparazione del progetto.
Ma ora è arrivato lo stop al progetto - almeno per il momento: di una cassa comune contro la disoccupazione a Bruxelles non si parla piu', come riportano gli esperti della Commissione. Anche il "meccanismo di solidarietà" annunciato al vertice UE di ottobre, con il quale si dovrebbero sostenere finanziariamente le riforme, non fa passi avanti. Fino ad ora non si è nemmeno accennato ad una somma per finanziare il progetto.
Anche per il prossimo vertice di dicembre non possiamo aspettarci nessuna decisione, come riportano le fonti TAZ negli ambienti UE. Da un lato Merkel vorrebbe che la Francia e gli altri paesi dell'Eurozona dessero avvio alle riforme. Nel vertice di dicembre si cercherà di trovare un accordo sui punti fondamentali di questi accordi, si dice a Bruxelles. Da un altro lato molto semplicemente non c'è abbastanza denaro. Il budget UE 2014-2020, che il Parlamento europeo finalmente approverà questa settimana dopo una lunga battaglia, non lascia spazi di manovra. Finora nessun paese europeo si è dimostrato disponibile a mettere sul piatto denaro extra per finanziare un meccanismo europeo di solidarietà.
Nel frattempo gli esperti di Bruxelles cercano una soluzione creativa. In discussione c'è un mix di sovvenzioni e di crediti con il quale riempire il "meccanismo di solidarietà". Ma la solidarietà si ferma immediatamente davanti alla fatidica domanda: chi dovrebbe finanziare i prestiti agli stati intenzionati ad avviare le riforme? Senza un budget europeo la disponibilità di Italia e Francia ad impegnarsi formalmente su di un programma di riforme potrebbe essere vicina a zero.
Cosi la Grosse Koalition conoscerà il suo primo fallimento proprio sulla politica europea. Nel capitolo dedicato all'Europa dell'accordo di coalizione attualmente in discussione, CDU/CSU e SPD si pronunciano unanimemente a favore del progetto di riforma proposto da Merkel. Al contrario, le voci che arrivano dalla società civile parlano di "un'estensione dell'Agenda 2010 a tutta l'Europa". Dopo i paesi in crisi del sud, ora saranno tutti i paesi della zona Euro a dover ridurre le garanzie sociali e ad impegnarsi in una concorrenza senza limiti.
Senza il Parlamento
Anche i Verdi prendono le distanze. Merkel con il suo tentativo di imporre una riforma a livello europeo avrebbe avviato un "corso pericoloso", scrivono in un documento comune il deputato dei Verdi al Bundestag Manuel Sarrazin e il parlamentare europeo Reinhard Bütikofer. In questo modo "la Commissione UE è stata messa in secondo piano e il Parlamento europeo completamente scavalcato". Senza considerare che un paese come la Polonia fuori dall'area Euro resterebbe completamente escluso.
La Grosse Koalition rischia il suo primo fallimento sulla politica europea.
L'articolo evidenzia una verità fondamentale: il nemico non è (sol)tanto l'euro quanto la globalizzazione. La Germania ha accumulato vantaggi strutturali perché ha avviato, colla determinazione e la disciplina che l'hanno sempre contraddistinta, il macello sociale implicito nel far west globalizzatore prima e in modo più radicale degli altri Paesi, che hanno invece cercato di ammortizzare/nascondere la falcidia dei diritti dei lavoratori permettendo loro di comprare a debito.
RispondiEliminaE quindi una logica l'azione della Merkel ce l'ha: vuole che anche i Paesi latini si adeguino alle regole del capitalismo di rapina iniziando la regressione dei diritti e dei salari del lavoro verso livelli cinesi. Ecco perché Monti indicava la Grecia come un esempio del successo dell'euro: lì la terzomondizzazione del lavoro procede a pieno ritmo.
Siccome però:
1) aggredire la globalizzazione vuol dire aggredire le fondamenta del sistema
2) globalizzazione è anche l'inondazione extracomunitaria tabuizzata dal regime antirazzista e cara alla ex-sinistra
3) la globalizzazione porta seco la trasvalutazione dei vecchi pregiudizi nazionali nel pregiudizio umanista, esso pure dogma fondativo della ex-sinistra che ha bisogno di una foglia di fico per nascondere la propria integrale omologazione con il sistema...
... ecco che si preferisce pudicamente criticare l'euro e la dittatura europea, che sono certamente da combattere, ma solo in quanto espressione del capitalismo anglosassone mondializzato e predatorio.
Agli effetti pratici non fa tanta differenza: il capitalismo sega l'albero su cui siede, il sistema opera su margini sempre più ridotti, e la rovina dell'euro e meglio ancora dell'UE costituirebbe un passo gigantesco sulla via della destabilizzazione del sistema economico mondiale.
"I’m starting to grow tired of living, and I’d like to see the world plunged into chaos. [...] Blow, wind! Come, ruin! At least we’ll die with our armor on" (Macbeth, V, 5)