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mercoledì 3 aprile 2013

E' la fine del mini-job?


A dieci anni di distanza dall'introduzione dell'Agenda 2010 e dopo averla votata, i Verdi fanno marcia indietro, almeno sui mini-job: sono stati un errore, è una forma di sfruttamento legalizzato. Da Süddeutsche Zeitung

Nel settore dei lavori a basso salario non è previsto l'obbligo della contribuzione sociale. Sono ormai numerose le aziende che impiegando solo minijobber fanno affari d'oro. Ma questa forma di impiego spesso non garantisce una pensione dignitosa. I Verdi vogliono cambiare le regole.

La Bundesagentur für Arbeit ufficialmente considera i Mini-job una buona idea. "Sfruttatate la possibilità di fare esperienza di lavoro e acquisite nuove conoscenze e competenze", scrivono sul loro sito web. "Potrete stringere nuovi contatti, ottenere nuove referenze e avere un nuovo punto di vista". E ancora: "Un mini-job puo' essere il punto di  partenza per un lavoro regolare".

In realtà non funziona proprio cosi'.

Anche i Verdi all'epoca votarono per l'introduzione dei mini-job, lo fece anche Katrin Göring-Eckard, la candidata del partito alla Cancelleria. I mini-job nelle intenzioni del legislatore dovevano essere l'arma perfetta contro la disoccupazione e il lavoro nero. Ma spesso non hanno soddisfatto queste aspettative. O forse peggio: l'effetto è stato esattamente quello opposto.

Ma ora i Verdi  nel medio termine vorrebbero abolire i mini-job. La loro attrattività risiede nel fatto che per il datore di lavoro non è previsto il pagamento dei contributi sociali. Pagano solo un piccolo contributo forfettario. Da gennaio 2013 in teoria per il datore di lavoro ci sarebbe l'obbligo di versare i contributi sociali. I minijobber di loro iniziativa possono tuttavia chiedere di essere esonerati da questo obbligo. E secondo le prime stime lo stanno facendo quasi tutti. Uno stipendio mensile di 450 € massimi non lascia molti margini.

Ormai da mesi quasi ogni settimana escono studi che dimostrano una cosa: i mini-job sono inflazionati. Oltre 7 milioni di individui - soprattutto donne - dipendono da questa forma di lavoro a basso salario. Per oltre 5 milioni sono la fonte principale di reddito. La maggior parte di loro non versa i contributi per la pensione statale. Semplicemente perché lo stipendio non basta. La conseguenza: crescerà la povertà in vecchiaia.

I Verdi propongono pertanto di riorganizzare il cosiddetto settore dei lavori a basso salario. Una parte di questo progetto è l'abolizione dei mini-job. Per i lavori senza assicurazione sociale obbligatoria lo stipendio massimo non dovrà superare i 100 € al mese. Lo ha annunciato Göring-Eckardt alla Rheinische Post.

I mini-job dovranno diventare poco attrattivi

La Göring-Eckardt conferma ancora una volta quello che i Verdi vogliono inserire nel programma per le elezioni federali: l'obbligo di versare i contributi assicurativi a partire dai 100 € al mese.

I mini-job non dovrannoo essere aboliti dall'oggi al domani. Al vertice nella lista delle priorità dei Verdi resta l'introduzione di un salario nazionale minimo definito dalla legge. Poi la limitazione del numero di minijobber impiegati in ogni singola azienda, e quindi la definizione di un numero massimo di ore di lavoro sul totale. In un momento successivo si dovrà stabilire che a partire dai 100 € mensili è necessario contribuire alla sicurezza sociale. Il limite oggi è a 450 €. I mini-job dovranno quindi "esssere sostituiti da forme contrattuali socialmente sostenibili", si dice nel programma.

Sono numerose le aziende che oggi impiegano quasi esclusivamente minijobber. Secondo i Verdi un abuso a spese dei contributi pensionistici dei lavoratori. I minijobber dovranno essere quindi trattati secondo il normale diritto del lavoro. Tutti passaggi che renderanno i mini-job sempre meno attrattivi.

Non è ancora chiaro se gli obblighi di contribuzione sociale dovranno essere introdotti immediatamente. Il loro ammontare è di circa il 20% del salario lordo, mentre le imposte sul reddito sono progressive e aumentano con il reddito.

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venerdì 22 marzo 2013

Il dumping salariale tedesco

Il governo Belga accusa la Germania di dumping salariale e ricorre presso la Commissione Europea. Il salario minimo non esiste e quando esiste non viene rispettato, le nostre aziende stanno chiudendo per colpa vostra: in Germania è tutto permesso. Da FAZ.net






Il governo belga solleva delle dure accuse contro i vicini tedeschi: nei settori a basso salario, i vostri lavoratori sono sottopagati. Il Belgio annuncia un ricorso alla Commissione Europea.

Il governo belga intende portare la Germania davanti alla Commissione Europea accusandola di dumping salariale. Il governo tedesco, infatti, permette che lavoratori provenienti principalmente dall'est Europa siano sfruttati e sottopagati nei cosiddetti settori a basso salario (Niedriglohnsektor), accusano il Ministro del Lavoro Monica de Coninck e il Ministro dell'Economia Johan Vande Lanotte. Poiché non esiste un salario minimo, le macellerie, le aziende di giardinaggio o le segherie tedesche possono offrire i loro servizi ad un prezzo cosi' basso che i concorrenti belgi finiscono fuori mercato.

Questa concorrenza sleale spingerebbe le imprese a delocalizzare dal Belgio alla Germania. "Non cerchiamo lo scontro", ha dichiarato De Coninck. Ma le pratiche indegne devono essere fermate. Già lo scorso anno, la Commissione nelle sue raccomandazioni specifiche per gli stati membri, aveva criticato la Germania a causa dei salari troppo bassi in rapporto alla produttività.


Tutto è permesso

La Germania deve impegnarsi affinché la situazione cambi. Anche fra i 7.5 milioni di minijobber sono ancora troppo pochi quelli che riescono a fare il salto verso un lavoro full time regolare. Indipendemente da questo, il portavoce ha chiarito che la Commissione europea da tempo spinge i diversi paesi ad introdurre per legge un salario minimo. Sarebbe un importante contributo per evitare che le persone con un posto di lavoro finiscano per vivere in povertà.

La critica belga riguarda prima di tutto l'utilizzo nei macelli tedeschi di lavoratori dall'Europa dell'Est con una paga oraria di pochi Euro all'ora. Per questa ragione, invece di farla macellare in Belgio, è diventato piu' economico far lavorare la carne in Germania per poi reimportarla in Belgio, secondo il ministro Vande Lanotte. Poiché in questi settori non esiste un salario minimo, la bassa paga oraria finisce per non infrangere alcuna legge. "Tutto è permesso", ha detto il Ministro dell'Economia. Anche i sindacati europei sostengono lo stesso argomento da molto tempo.

Di fatto la situazione secondo gli esperti è un po' piu' complessa. Molti dei lavoratori dall'Europa dell'Est sono occupati illegalmente: o come pseudo-lavoratori autonomi oppure come dipendenti di società fittizie. Tuttavia anche nel settore edile, dove esistono i minimi salariali, i lavoratori vengono pagati meno di quanto previsto dai contratti.

Si tratterebbe prima di tutto di applicare meglio le regole già esistenti, si dice alla Commissione Europea. Le autorità europee già l'anno scorso hanno presentato proposte concrete, che pero' secondo il parere dei Verdi e dei Socialdemocratici al Parlamento Europeo avrebbero portato ad un indebolimento dei controlli.

Che la Commissione possa avviare un'azione legale contro la Germania per dumping salariale è abbastanza improbabile. L'introduzione di un salario minimo è una responsabilità esclusiva degli stati. Manca la base giuridica, ha detto il portavoce di Andor. Semmai, le raccomandazioni specifiche fatte per ogni paese potranno essere utilizzate come un primo passo per ulteriori azioni contro la Germania. La loro funzione è stata rafforzata all'interno delle piu' ampie riforme europee introdotte dopo lo scoppio della crisi Euro.

In questo contesto gli stati membri con un avanzo delle partite correnti saranno chiamati a fornire un contributo alla riduzione degli squilibri macroecnomici con un aumento dei salari. Se gli stati non dovessero rispettare la decisione, la Commissione potrà tuttavia infliggere solo sanzioni molto contenute.

venerdì 4 gennaio 2013

Miracolo o bluff?


L'occupazione in Germania tiene e i dati a fine 2012 restano positivi. La conservatrice FAZ propone una riflessione sulla natura del jobwunder: è un vero miracolo oppure è solo un bluff? Da FAZ.net 
Molti paesi sono in grandi difficoltà economiche. Il mercato del lavoro tedesco resta invece uno scoglio nella tempesta. Dipende solo dal fatto che sempre piu' persone sono costrette a lavorare per un salario da fame?

Che scenario: in Europa molti paesi sono in recessione, e anche in altre parti del mondo l'economia nella seconda metà dello scorso anno ha perso slancio - il mercato del lavoro tedesco al contrario sembra essere ancora tonico. In media, lo scorso anno erano ufficialmente disoccupati 2.8 milioni di individui, secondo i dati dell'agenzia federale per il lavoro (Bundesagentur für Arbeit). Erano stati così pochi solamente nel 1991. Solo un giorno prima l'ufficio federale di statistica aveva riferito che nel 2012  si è raggiunto il numero di occupati piu' alto di sempre: 41.5 milioni.

Come si è arrivati a questi dati? Negli ultimi anni sono stati creati posti di lavoro buoni e sostenibili  o - come in molti sostengono - soprattutto lavori precari, a basso reddito, la cui paga non è sufficiente a pagarsi da vivere?

Molti occupati in piu'
Tasso di disoccupazione in Germania
In entrambe le posizioni c'è del vero, almeno da quanto si puo' dedurre dalle statistiche. In Germania dal 2003 il numero degli occupati è cresciuto con forza. Alla base c'è la percentuale di individui in età lavorativa ancora occupati. Piu' sono e meglio è in questo caso: e la quota è salita dal 64% al 70% nel 2010, secondo le statistiche del Institus für Arbeitsmarkt - und Berufsforschung (IAB).  Il merito di questa crescita va anche  alle riforme del mercato del lavoro, entrate in vigore con il nome di "Hartz".
Tasso di occupazione
I dati indicano che fra i nuovi posti di lavoro ce ne sono anche di ben pagati e che la sostituzione dei posti di lavoro a tempo indeterminato con impieghi meno sicuri e con salario piu' basso non è stata su larga scala. Il numero dei minijobs ad esempio, se si guarda agli ultimi 10 anni, è rimasto costante. Se si guarda solamente alla metà dello scorso decennio, sono diminuiti.
Minjobs in milioni
L'occupazione a tempo determinato si è stabilizzata

Inoltre è vero che nel lungo periodo, fra i lavoratori dipendenti, sono sempre di piu' quelli che lavorano a tempo determinato o hanno un lavoro part time. In entrambi i casi dalla metà degli anni 2000 si è verificata una stabilizzazione. Se parliamo di lavoro part time, una analisi rapida dei dati non dice molto: non sono pochi coloro che desiderano questa forma di lavoro, e per i quali non si tratta solo di una soluzione temporanea. 
Lavoratori part-time in %

Lavoratori con contratto a tempo determinato sul totale in %
Naturalmente questi dati offrono solo un quadro generale e fra i diversi settori e le diverse regioni tedesche ci sono grandi differenze. Cio' non toglie che l'affermazione secondo cui il miracolo nel mercato del lavoro tedesco sarebbe dovuto solo allo "sfruttamento", è falsa. Il fatto che si parli sempre piu' di carenza di forza lavoro qualificata, è solo uno degli indizi

giovedì 27 dicembre 2012

E' davvero un Jobwunder?

Krisenvorsorge.com e jjahnke.net ci ricordano le dimensioni della politica di moderazione salariale tedesca e i suoi effetti sociali. Dati certificati da Eurostat.


Secondo quanto comunicato da Eurostat il 20 dicembre 2012, la Germania con il 22.2 % ha la quota piu' alta di lavoratori con un basso salario di tutta l'Europa occidentale. In Francia sono solo il 6.1 %, nei paesi scandinavi fra il 2.5 % e il 7.7 % mentre la media dell'Eurozona è del 14.8 %. 


La precaria situazione dei lavoratori tedeschi è confermata anche dai dati sui lavoratori a basso salario con un'istruzione media. E' evidente che non si tratta solo di un fenomeno legato alla bassa istruzione.


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Il rifiuto da parte del governo di introdurre un salario minimo, presente in altri paesi occidentali, la crescita del settore del lavoro in affitto, caratterizzato da precarietà e bassi salari, lo sfruttamento del lavoro femminile, grazie alla piu' grande differenza in europa occidentale fra il salario femminile e maschile, la disponibilità del governo a sovvenzionare i bassi salari con i sussidi Hartz IV, sono tutte parti di uno sandalo sociale che non ha eguali in altri paesi europei. 

In questo scenario non c'è da meravigliarsi, se il costo del lavoro per unità di prodotto, decisivo per la competitività, ha avuto uno sviluppo decisamente migliore rispetto ai nostri vicini europei. La Germania non ha alcun motivo di esserne orgogliosa, come il governo vorrebbe dare ad intendere. 


La Germania si è allontanata da cio' che un tempo si definiva economia sociale di mercato. Insieme alla Cina è diventata il Pariah dell'economia mondiale: compete in maniera sleale con i suoi partner, rubando posti di lavoro fino a quando questi non saranno costretti a elemosinare gli aiuti finanziari tedeschi. Fino a 20 anni fa una simile situazione sarebbe stata impensabile. La divisione della Germania e la paura del comunismo costringevano il capitalismo tedesco ad avere un maggiore orientamento sociale.

mercoledì 12 dicembre 2012

Lavoro nero legalizzato?

Una ricerca IAB conferma che i lavori a tempo pieno vengono smontati in tanti piccoli minijob da 400 € senza tasse e contributi sociali. Lavoro nero legalizzato o reale opportunità di inserimento? Da Der Spiegel


Costano poco e il loro numero cresce di anno in anno: molti minijobber, secondo un recente studio, rimpiazzano i lavoratori regolari a tempo pieno, soprattutto nel commercio e nel turismo. A trarne vantaggio sono le piccole imprese - ma non si creano nuovi posti.

Il governo federale continua a celebrare i suoi successi nel mercato del lavoro. Un esame piu' attento dei dati mostra pero' che non tutti gli sviluppi sono sostenibili. Cresce il numero dei minijobber, ma ad ogni nuovo lavoro a basso salario non corrisponde un posto di lavoro aggiuntivo. Secondo uno studio, i minijob sono una minaccia concreta per i lavoratori a tempo pieno con un'assicurazione sociale.

Secondo una ricerca del "Instituts für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung" (IAB), il fenomeno è maggiormente visibile nei servizi. Qui molti minijobber svolgono lavori in precedenza assegnati ad occupati a tempo pieno - ma lo fanno con una paga piu' bassa.


Le prove della sostituzione sono visibili prima di tutto nel commercio al dettaglio, nel turismo, nella sanità e nel sociale, scrive lo IAB, istituto di ricerca interno all'Agenzia federale per il lavoro. In questi settori i lunghi orari di apertura e la domanda fluttuante hanno un ruolo molto importante. "Il fattore lavoro puo' essere utilizzato in maniera ottimale, se suddiviso in piu' minijobs", scrivono i ricercatori IAB Christian Hohendanner e Jens Stegmaier.

Le aziende in questo modo possono reagire in maniera flessibile ai bisogni dei clienti e ai flussi di lavoro. "Se ad esempio ci sono orari di apertura piu' lunghi o un volume piu' elevato di clienti, la situazione puo' essere gestita con numerosi posti di lavoro a basso salario". 

Soprattutto nelle piccole aziende con meno di 10 dipendenti i ricercatori hanno potuto confermare che la creazione di nuovi minijobs va di pari passo con l'eliminazione degli occupati a tempo pieno con regolare contratto. "Possiamo tuttavia pensare che queste aziende non sarebbero state comunque in grado di creare nuovi posti di lavoro a tempo pieno", scrivono i ricercatori. "Sia perché i lavoratori potrebbero preferire i minijobs, sia perché il volume di lavoro è limitato".

Nelle grandi aziende con oltre 100 lavoratori al contrario entrambe le forme di occupazione sembrerebbero complementari. Qui la crescita dei minijob va di pari passo con la crescita dei lavoratori a tempo pieno.

Secondo IAB in Germania ci sono al momento 7.4 miliondi di minijobber - 2.5 milioni di questi svolti come secondo lavoro. Dalla riforma del 2003 i minijobber possono guadagnare 400 € al mese, senza tasse e contributi sociali. Dal gennaio 2013 la maggioranza nero-gialla ha aumentato la soglia massima fino a 450 € al mese.

Rischi per la previdenza sociale

I ricercatori di IAB ritengono un pericolo la sostituzione dei lavoratori regolari nelle piccole  imprese: indeboliscono le casse sociali e quindi il sistema sociale tedesco. In particolare, i lavoratori che per un lungo periodo hanno svolto un minijob, rischiano la trappola della povertà in vecchiaia a causa di una pensione troppo bassa. I minijobber non hanno inoltre diritto alle ferie e non hanno accesso ai bonus e alle indennità aziendali.

Lo IAB scrive tuttavia che i lavori a basso salario possono diventare un'opportunità per i disoccupati. Le ricerche mostrano infatti che i minijob rendono piu' facile il ritorno nel mondo del lavoro dopo un lungo periodo di disoccupazione.

domenica 28 ottobre 2012

Ma non guadagnavano tutti il doppio?


I media italiani ci ricordano spesso che nell'industria automobilistica tedesca gli stipendi sono quasi il doppio di quelli Fiat.  Peccato si parli molto poco dei 7.5 milioni di minijobber. L'aumento di 50 € diventa legge. Dumping salariale o reale possibilità di ingresso nel mondo del lavoro? Da Die Welt 
Il Bundestag ha approvato un nuovo provvedimento: i minijobber in futuro potranno guadagnare 450 €, dai 400 € attuali. SPD, Verdi e Linke criticano duramente il provvedimento. Temono la sostituzione dei lavoratori con un contratto regolare.

Il Bundestag ha approvato con i voti della maggioranza di governo il controverso aumento della soglia massima di reddito per i minijob: in futuro i minijobber potranno guadagnare fino a 450 €  al mese, senza tasse e contributi sociali.

Per i cosiddetti midi-jobs dal primo gennaio 2013 entrerà in vigore un limite massimo di 850 €, anche in questo caso 50 € in piu'. Inoltre, i Minijobber in futuro dovranno obbligatoriamente essere coperti dal sistema pubblico di previdenza. Su richiesta, potranno tuttavia essere esentati.

Il salario massimo era rimasto invariato a 400 € al mese dal 2003. Questi contratti furono introdotti dalla allora maggioranza rosso-verde sulla scia delle riforme Hartz. Questa volta SPD e Verdi, come la Linke, hanno votato contro il provvedimento del governo.

Piu' di 7 milioni di occupati.

In Germania al momento piu' di 7 milioni di occupati hanno un minijob. Per circa 2.5 milioni è un secondo lavoro.  I minijobber sono particolarmente richiesti nella gastronomia e nel commercio al dettaglio. Due terzi degli occupati a basso salario sono donne.

Ad utilizzare i minijob come reddito aggiuntivo sono soprattutto casalinghe, pensionati, studenti e disoccupati. Il datore di lavoro paga un 30% fisso di tasse e contributi previdenziali. Il voto sul provvedimento è stato preceduto da un dibattito molto acceso. L'opposizione ha criticato sostenendo che con l'aumento della soglia di reddito, il settore dei lavori a basso stipendio si sarebbe ampliato ulteriormente e la frammentazione nel mercato del lavoro sarebbe proseguita.

I relatori della coalizione di governo hanno invece messo in guardia l'opposizione da una demonizzazione dei minijob. Con l'aumento del limite di reddito, si avrà una compensazione dell'inflazione e un po' piu' di giustizia, ha sottolineato l'esperto di lavoro CDU, Karl Schiewerling.

Occupati di seconda classe

I minijobber sono "lavoratori di seconda classe", ha accusato il deputato della Linke Diana Golze. Ha parlato di un "mercato del lavoro parallelo e sovvenzionato" e di "dumping salariale organizzato". La Linke propone l'abolizione  dei Minijob.

Secondo l'esperta di mercato del lavoro SPD, Annette Kramme, con l'aumento della soglia di reddito nessun minijobber riceverà una paga migliore. La gran parte dei minijobber, infatti, non raggiunge la soglia dei 400 € al mese. Il salario medio di un minijobber sarebbe intorno ai 220 €, secondo il deputato SPD. Al contrario, per i datori di lavoro sarà piu' facile smontare un posto di lavoro regolare  in piu' minijob.

"I minijob non sono diventati un ponte verso il mondo del lavoro", ha detto l'esperta di politica del lavoro dei Verdi Brigitte Pothmer. Nel suo intervento ha criticato i minijob in quanto disastrosi per la biografia lavorativa delle donne, costrette a restare dipendenti dai trasferimenti dello stato oppure da quelli del coniuge: "Le donne vogliono piu' di un minijob".

La FDP ha difeso i minijob

I relatori del governo hanno difeso i minijob. "Sono molto richiesti e sono necessari", ha detto l'esperto di lavoro FDP, Johannes Vogel. E' stata infatti la FDP nella coalizione nero-gialla a fare pressione per l'aumento della soglia massima.

I minijob offrono a cittadini di ogni età l'opportunità di guadagnare qualcosa in maniera abbastanza semplice, ha detto Vogel. In questo modo si combatte anche il lavoro nero. Vogel ha poi respinto l'accusa secondo cui i minijob andrebbero a sostituire i lavori a tempo pieno coperti da un'assicurazione sociale: i lavori full time con contratto regolare hanno avuta una crescita maggiore dei minijob.

Per questa ragione la quota dei minijobbers sul totale degli occupati non sarebbe cresciuta. Un terzo dei minijobber, secondo Vogel, è impiegata con un regolare contratto.

Contributi pensionistici automatici

Anche la nuova regolamentazione per i contributi pensionistici dei minijobber resta controversa. In futuro i minijobber avranno accesso automaticamente ad un'assicurazione pensionistica, a meno che non presentino una domanda di esenzione. Con il sistema attuale accade l'inverso: gli occupati con basso salario non pagano contributi, a meno che non lo chiedano volontariamente.

Solo il 5% dei minijobber attualmente usa questa possibilità. La nuova normativa aumenterà fra i minijobber la consapevolezza che anche per loro la pensione è accessibile, spera Schiewerling. 

Per l'opposizione invece i minijob conducono direttamente verso la povertà in vecchiaia. Con uno stipendio di 450 € al mese un minijobber dopo 45 anni di lavoro riceverà solamente 205,7 € di pensione al mese. "La diffusione dei minijobs equivale all'estensione della povertà in vecchiaia. L'equazione è molto semplice", secondo il deputato dei Verdi  Brigitte Pothmer.

Datori di lavoro: strumento di flessibilità irrinunciabile

I minijobs sono già da tempo un argomento di discordia fra datori di lavoro e sindacati. Per la Bundesvereinigung der Deutschen Arbeitgeberverbände (BDA) restano "un irrinunciabile strumento di flessibilità e uno sfogo necessario nell'iperregolato mercato del lavoro tedesco". Senza le esenzioni fiscali per il lavoratore, non sarebbe possibile trovare un numero sufficiente di lavoratori nei picchi di domanda, nelle ore di punta e nel fine settimana, sostengono i datori di lavoro.

I sindacati considerano i minijob come una trappola di povertà e insistono per una loro abolizione. "Alcuni datori di lavoro abusano dello strumento, tanto che molti  minijobber devono ricorrere ai sussidi pubblici per la garanzia di un reddito minimo di sussistenza", ci dice il leader di IG-Bau Klaus Wiesehügel.

"Non garantiscono nessun diritto ad una retribuzione secondo i contratti collettivi, nessun diritto alle ferie, nessuna malattia pagata o salario maggiorato per i giorni lavorativi" I minijobber hanno gli stessi diritti, ma solo in teoria.

domenica 23 settembre 2012

Un po' piu' uguale degli altri?


László Andor, commissario europeo per gli affari sociali, intervistato da FAZ.net ha il coraggio di raccontare ai tedeschi una dura verità: le vostre politiche di dumping salariale hanno contribuito alla crisi Euro, non è tutta colpa dei latini. Riuscirà questa narrazione della crisi a scalfire i pregiudizi anti-PIIGS? 

La Germania deve fare la sua parte nel ribilanciamento degli squilibri europei, chiede László Andor, commissario EU per gli affari sociali. I salari devono crescere e dovrà essere introdotta una paga oraria minima per tutti i lavoratori. 

FAZ: Herr Andor, lunedi a Berlino ha tenuto un discorso su come la EU può aiutare la Germania a creare nuovi posti di lavoro. In questo momento la disoccupazione in Germania è piu' bassa che negli altri paesi europei. La Germania ha veramente bisogno di ripetizioni?

LA: E' vero, l'economia tedesca non solo si è ripresa velocemente dalla crisi, ma ha anche creato nuovi posti di lavoro. Ma il mercato del lavoro in Germania è sempre piu' segmentato. Un gran numero di occupati ha solo un Minijob. Se continua così, il divario fra lavori regolari e Minijobs crescerà rapidamente. I minijobber rischiano di restare in questa situazione e di cadere nella trappola della povertà.

FAZ: Detto in parolo chiare, la EU sta facendo pressione per l'introduzione di salari minimi in Germania? 

LA: La commissione EU nel documento di aprile sul mercato del lavoro si è pronunciata chiaramente per l'introduzione dei salari minimi (Mindestlöhne). Un'altra questione è quale dovrà essere il loro livello.

FAZ: E a suo parere quale dovrebbe essere il loro livello in Germania?

LA: Questo dovrà essere negoziato dalle parti sociali. Sarà decisivo qualcos'altro però: i salari in Germania dovranno tornare a seguire lo sviluppo della produttività. La Germania negli ultimi 10 anni ha esercitato una enorme moderazione salariale per poter diventare piu' competitivita - e questo ha avuto conseguenze per gli altri stati EU.

FAZ: Il vero problema non è stato invece il fatto che i paesi in crisi hanno vissuto per molti anni al di sopra delle proprie possibilità?

LA: Gli squilibri nell'Eurozona non sono solo il risultato di politiche sbagliate nei paesi in crisi. La Germania ha avuto un ruolo importante, con la sua politica mercantilista ha rafforzato gli squilibri in Europa e causato la crisi. In futuro dovremo seguire da vicino lo sviluppo dei salari a livello europeo e fare in modo che all'interno dell'area monetaria non divergano in maniera così forte, come è accaduto negli anni precedenti.

FAZ: In Germania l'idea di ridurre la propria competitività per aiutare i paesi in crisi, non incontrerebbe l'entusiasmo della maggioranza.

LA: In Germania non ha causato grande entusiasmo anche la decisione del Presidente della Banca Centrale di acquistare obbligazioni degli stati in crisi. E tuttavia, è necessario da una prospettiva europea.

FAZ: Considera giusto l'acquisto di titoli del debito pubblico da parte della BCE?

LA: E' solo una soluzione di ripiego. Ma fino a quando la politica non mette a disposizione i mezzi necessari per affrontare la crisi, abbiamo bisogno della BCE, per potercela cavare in qualche modo. 

FAZ: Se il fondo di salvataggio ESM resta in funzione...

LA: Con il fondo ESM, e quando avremo gli Eurobond, la situazione sarà completamente diversa.

FAZ: Tornando alle dinamiche salariali e alla riduzione negli squilibri nella bilancia delle partite correnti. Se la Germania non dovesse seguire le indicazioni della Commissione, intende sul serio costringere il paese?

LA: La commissione intende verificare la politica economica degli stati e per fare questo ha in mano i mezzi necessari per procedere contro gli stati che non fanno nulla contro gli squilibri nella zona Euro. La Germania tuttavia deve porre a se stessa la domanda, se nell'Unione Europea intende procedere secondo il motto : "in Europa non sono tutti uguali".

FAZ: Nessun stato ha davvero preso sul serio le raccomandazioni economiche della Commissione. Questo mostra almeno l'analisi delle cosiddette raccomandazioni specifiche per ogni paese dello scorso anno.

LA: Ma quello era anche il primo anno in cui abbiamo operato seriamente. Quest'anno andrà in maniera molto diversa, ne sono sicuro.

giovedì 20 settembre 2012

Da 400 € a 450 € al mese


Dopo 10 anni senza recupero dell'inflazione, lo stipendio degli oltre 7 milioni di occupati con un minijob passa da 400 € a 450 €: vicolo cieco che porta alla povertà oppure trampolino per un vero lavoro? Da FAZ.net



Circa 7 milioni di cittadini hanno un'occupazione senza assicurazione sociale: guadagnano al massimo 400 € al mese, lordo e netto coincidono. Questo limite superiore  sarà ora aumentato a 450 €. La DGB (confederazione sindacale) critica la proposta.

Il limite massimo di reddito per i Minijobs il prossimo anno dovrebbe passare dagli attuali 400 € ai 450 € mensili. E' quanto prevede un disegno di legge approvato mercoledi dal governo. Il progetto, nato dall'iniziativa dei gruppi di maggioranza, dovrà essere approvato la prossima settimana dai gruppi parlamentari. L'unione e la FDP giustificano l'innalzamento sostenendo che il tetto previsto per questi contratti non veniva ritoccato dal 2003. Il limite per i cosidetti midijobs dovrebbe invece passare da 800 a 850 € al mese. Oltre all'incremento, in futuro è prevista un'assicurazione obbligatoria per la pensione statale, da cui tuttavia i minijobber avranno la possibilità di essere esentati. Al settore pubblico e alla previdenza sociale questa nuova regolamentazione costerà 370 milioni all'anno.

Il Deutsche Gewerkschaftsbund (DGB) - confederazione sindacale - ha messo in guarda da un allargamento del settore del lavoro a basso salario. Il membro del consiglio direttivo DGB Annelie Buntenbach ha criticato la proposta, dichiarando che i Minijobs "non sono un trampolino di lancio per un buon lavoro, piuttosto un vicolo cieco, che soprattutto per le donne si conclude con la povertà in vecchiaia". Gli occupati con un minijob ricevono in media un salario orario di meno di 8 €. Un aumento del limite massimo per i minijobs, farebbe aumentare in futuro il numero di lavoratori che ricevono un basso salario (meno di 10 € lordi all'ora).

L'esperto di mercato del lavoro Johannes Vogel (FDP) non è daccordo. L'accusa secondo cui i minijobs servirebbero a rimpiazzare i lavori regolari con obbligo assicurativo, non si dimostra vera alla prova dei fatti, ha dichiarato alla FAZ. Da qualche tempo è in crescita il numero degli occupati, mentre la quota dei minijobs non cresce affatto. Anche nel settore del commercio e della gastronomia, preso sempre come esempio, un tale sviluppo non è stato notato. "Anche i minijobs sono parte del boom nel mercato del lavoro tedesco. Offrono una facile possibilità di guadagnarsi qualcosa. In questo modo contribuiscono a combattere efficacemente il lavoro nero" ha dichiarato sempre Vogel. Un aumento salariale dopo 10 anni senza recupero dell'inflazione sarebbe "solamente equo". In Germania al momento ci sono circa 7 milioni di occupati con un minijobs.

martedì 14 agosto 2012

10 anni di Hartz IV


La Süddeutsche Zeitung, il quotidiano progressista di Monaco, ci ricorda che le riforme Hartz IV compiono 10 anni: grande successo socialdemocratico oppure responsabili della grave precarizzazione sul mercato del lavoro? Un commento di Guido Bohsem




Il vincitore della crisi si chiama Gerhard Schröder. Dieci anni fa l'allora cancelliere ha dato avvio alla cura drastica per la nostra Repubblica un po' arrugginita. Oggi il numero degli occupati in Germania è il piu' alto di sempre. Le riforme di Schröder restano molto ammirate all'estero, ma odiate dai tedeschi.


Volendo, il vero vincitore della crisi è Gerhard Schröder. Piu' la crisi finanziaria mette in ginocchio le altre economie europee, ad eccezione di quella tedesca, piu' cresce il prestigio del precedente cancelliere. L'uomo della SPD viene richiesto in tutto il mondo per fare consigliere. Tutti vogliono sapere da Schröder come ha fatto a somministrare una cura da cavallo ad un paese un po' incrostato. I suoi interlocutori vogliono conoscere il segreto del successo che ha reso cosi' brillante la Germania, mentre agli altri le cose vanno decisamente male. 

Il nucleo del pacchetto di riforme di Schröder giovedi' festeggia i 10 anni. Dieci anni fa, l'allora direttore del personale di VW, Peter Hartz, per conto del governo Schröder, presentò il suo programma di riforme del mercato del lavoro. Con molto pathos e grande risonanza, Hartz illustrò l'essenza di quelle idee, che poi dal 2005 sarebbero entrate in vigore come "Hartz IV".

Mentre all'estero la riforma viene ammirata, i tedeschi continuano ad odiarla. Nel nostro paese le riforme Hartz, infatti, restano legate ad un'immagine di devastazione sociale organizzata dallo stato. A torto, perché nonostante molti errori ed equivoci le riforme hanno cambiato in meglio e in maniera duratura il mercato del lavoro tedesco.

Era un programma molto consistente, che ha introdotto un insieme di strumenti completamente nuovi e arricchito la lingua tedesca di nuovi concetti poco comprensibili: Minijob, Ich-AG, Ein-Euro Job, comunità di bisogno (Bedarfgemeinschaft), Aufstocker (integrazione salariale), Midjob, anche Hartz IV e la fusione fra sussidi per la disoccupazione e aiuti sociali.

Hartz-IV ha terrorizzato milioni di persone con il rischio di poter diventare destinatario degli aiuti sociali entro un anno dalla perdita di un lavoro regolare. Ha mobilitato le masse che il lunedi si riunivano per dimostrare contro i provvedimenti. Hartz IV ha reso possibile la riunificazione dei socialisti dell'est e dell'ovest nel nuovo partito della Linke, ha spinto al ritorno l'ex presidente della SPD Oskar Lafontaine, e ha causato una spaccatura fra socialdemocratici e sindacati, che ancora oggi non si è del tutto sanata.

Nessun'altra riforma nella storia della Repubblica federale ha causato un'ondata di ricorsi al tribunale sociale tedesco come Hartz IV. Anche dopo sette anni dalla sua introduzione, ogni giorno vengono pronunciate nuove sentenze.

E' anche vero: molti lavoratori guadagnano meno di prima, e molti lavoratori interinali si augurano di avere presto un posto fisso e lo stesso salario per lo stesso lavoro. I disoccupati di lungo periodo non ricevono il sostegno necessario per avere un accesso al mercato del lavoro. Ma Hartz IV ha anche sancito il principio che è decisamente meglio lavorare per poco denaro, che tirare avanti in un perenne stato di dipendenza dagli aiuti pubblici. Questo è un successo che anche i lavoratori coinvolti sarebbero pronti a confermare.

Resta la difficile questione, qual'è il ruolo giocato delle riforme Hartz IV nell'attuale situazione positiva del mercato del lavoro tedesco? La risposta è: sicuramente ha avuto un ruolo, ma non così grande, come si è creduto fino ad ora. Che la Germania sia di nuovo la locomotiva economica della congiuntura europea, ha molto piu' a che fare con altri due fatti. Economicamente piu' importante delle riforme, è stata la moderazione salariale dei lavoratori. Se confrontati con i vicini europei, i prodotti tedeschi sono tornati di nuovo competitivi.

Hartz IV è solo la controparte statale della moderazione salariale. E poi c'è la politica dei tassi della banca centrale. Dieci anni fa ha impostato alti tassi di interesse, che hanno limitato lo sviluppo dell'economia tedesca ad alta intensità di capitali. Mentre per gli altri stati europei i tassi erano troppo bassi ed hanno causato un boom. Oggi la situazione è inversa, e il pericolo nel nostro paese è l'inflazione, non la stagnazione.

No, il piu' grande successo della riforma Hartz, se si vuole, è la riforma stessa. La Germania era il malato d'Europa. Nessuno credeva che la Repubblica federale fosse capace di un tale sforzo. Oggi nel nostro paese il numero degli occupati è il piu' alto di sempre. La riforma soprattutto ci ha mostrato una cosa: è possibile. La Repubblica può cambiare, se deve e se lo vuole.

martedì 26 giugno 2012

Quando un lavoro non basta


Su Die Welt, leggiamo che un numero sempre maggiore di occupati, per sbarcare il lunario ha bisogno di un sussidio statale: è l'effetto delle riforme Hartz IV, realizzate dai socialdemocratici, apprezzate dai conservatori, e artefici del Jobwunder.
Un destinatario su 3 dei sussidi Hartz-IV ha un lavoro ed un "Kombilohn" (salario integrato da un sussidio pubblico). L'introduzione di un salario minimo potrebbe essere una soluzione e ridurre le spese a carico dello stato.

Il numero dei lavoratori che non possono vivere con il proprio lavoro e che quindi ricevono un sussidio dallo stato è cresciuto.

Il numero delle famiglie con almeno un lavoratore destinatario di un sussidio Hartz IV - cosiddetti Aufstocker - secondo i calcoli della confederazione sindacale (DGB), anticipati a Die Welt, dal 2007 al 2010 sono cresciuti dell'11% nei Laender orientali e del 14% nei Laender occidentali. 

Hartz IV non sarebbe "solamente un sistema di sostegno per i disoccupati, ma sempre di piu' anche per gli occupati che non possono vivere solo del loro salario", ci dice Wilhelm Adamy, esperto di mercato del lavoro nella DGB.

In tutto il paese nel dicembre 2011, gli occupati che ricevevano sussidi Hartz IV erano 1.35 milioni, nel 2007 erano 1.22 milioni. Circa il 30% dei sussidiati Hartz IV in grado di lavorare secondo i calcoli DGB nel 2011,  sono Aufstocker (ricevono cioè un'integrazione dallo stato), nel 2007 erano il 23.1 %.

L'ufficio del lavoro (Arbeitsagentur) non è preoccupato

Secondo Adamy, sempre piu' lavoratori diventano degli Aufstocker all'interno del sistema Hartz IV. Lavoratori che fino ad allora non ne avevano ancora avuto bisogno, e che dal sistema di integrazione non riescono piu' ad uscire. "C'è il rischio che sotto l'apparenza degli Aufstocker si nasconda una disoccupazione sedimentata. La mia vera preoccupazione è che ci sia un gruppo di persone che non riuscirà piu' ad entrare nel mercato del lavoro".

L'agenzia per il lavoro federale vede le cifre in maniera meno drammatica: è da valutare positivamente il fatto che sempre piu' disoccupati che ricevono un sussidio inizino a lavorare, ci dice una portavoce. Molti di loro sono costretti ad integrare il salario; ciò è dovuto al fatto che molti di questi impieghi sono creati nel settore del lavoro temporaneo e nel settore dei servizi, dove notoriamente non vengono pagati salari elevati.

I centri per l'impiego tuttavia si impegnano per far trovare a questo gruppo di sussidiati Hartz IV un'occupazione con cui possano vivere. "Il sussidio integrativo può essere la carta di ingresso", ci dice la portavoce. Che sottolinea come l'occupazione in generale sia cresciuta.

Il numero di coloro che con un lavoro regolare ricevono un salario integrativo - secondo Adamy circa la metà dei riceventi un sussidio Hartz IV - è cresciuto di pari passo con la crescita dell'occupazione in generale. La quota era pari al 2.6 % nel 2007 e nel settembre 2001 era al 2.5 %.

Integrazione salariale nonostante un lavoro a tempo pieno

Adamy vede la stagnazione in maniera critica: "E' sorprendente: nonostante il positivo sviluppo congiunturale, non si è riusciti a ridurre il numero degli occupati con un'assicurazione sociale che ricevono un'integrazione salariale", ci dice Adamy. Se fossero state fatte riforme importanti come i contributi familiari per i nuclei a basso reddito, i contributi per gli affitti, l'introduzione dei salari minimi in tutti i settori, molti lavoratori non avrebbero avuto bisogno di un salario integrativo. La DGB vorrebbe estendere ulteriormente queste riforme.

L'esperto di mercato del lavoro Hilmar Schneider, del "Institut zur Zukunft der Arbeit" è tuttavia scettico. Il suo sospetto si basa sul fatto che molti Aufstocker hanno un lavoro a tempo pieno. Secondo Adamy 331.000 Aufstocker hanno un regolare lavoro a tempo pieno.

"In qualche modo si dovrà uscire dal sistema - a meno che non si continuino a pagare stipendi immorali", ci dice Schneider. Il numero elevato di Aufstocker con un lavoro a tempo pieno, puo' essere un segnale del fatto che le agenzie per il lavoro esercitano una grande pressione affinché i destinatari degli aiuti Hartz IV accettino anche lavori mal pagati.

I datori di lavoro potrebbero essere tentati di pagare salari al di sotto della produttività perchè gli interessati dovranno accettare comunque. Le agenzie federali per il lavoro causerebbero distorsioni di mercato, che alla fine rendono per molti occupati la condizione di sussidiato una condizione permanente.

Bassi salari e lavoro part-time sempre piu' diffusi

Il numero degli Aufstocker è cresciuto negli ultimi anni soprattutto nel sud e nell'ovest del paese. Adamy attribuisce questa tendenza a tre cause: il lavoro temporaneo si espande, salari generalmente stagnanti negli ultimi anni e affitti costantemente in crescita. "Sempre piu' persone non qualificate anche ad ovest non possono piu' vivere del loro salario".

Molti lavorano part-time e ricevono un basso salario. Prima di tutto nel commercio al dettaglio, dove i datori di lavoro fanno affidamento per ragioni di flessibilità sui contratti a tempo parziale. Così anche fra gli Aufstocker il lavoro part-time si è diffuso: durante il 2007 solo il 32% dei lavoratori assicurati lavoravano part-time, nel 2010 erano il 40%.

Sebbene ci siano anche nell'ovest sempre piu' Aufstocker, nei lander orientali la percentuale degli occupati che riceve un sussidio integrativo, fra i destinatari Hartz IV in grado di lavorare, è chiaramente piu' alta che nei vecchi Bundeslander; la percentuale piu' alta è in Sachsen e Thüringen, con il 35%. La percentuale piu' bassa con il 26.8 % è in Nord Reno Wesfalia e nelle città stato Amburgo e Brema.

Un prodotto delle riforme Hartz IV

I sussidi di integrazione al salario (Aufstocken) sono possibili dall'introduzione della riforma Hartz IV. Gli architetti dell'agenda 2010 erano convinti che è sempre meglio lavorare, anche quando lo stipendio non basta per vivere. Chi a un certo punto smette di lavorare, vede calare rapidamente le sue possibilità di trovare un nuovo lavoro .

Pertanto nell'ambito delle riforme Hartz IV è prevista la possibilità di ricevere un sostegno dallo stato. Con un sistema combinato salario piu' integrazione, lo stato spende meno di quanto spenderebbe se la persona fosse disoccupata e quindi avesse diritto ad un sussidio completo.

I sindacati ed altri critici ritengono che molti datori di lavoro sfruttano il sistema e in considerazione dei sussidi statali abbassano i salari.

Il salario minimo potrebbe ridurre i costi per lo stato

Un salario minimo generale, secondo i sindacati, potrebbe ridurre il numero degli occupati con un basso salario e far diminuire i costi per lo stato. La DGB pone la sua attenzione sui lavoratori che oltre a svolgere un regolare lavoro con assicurazione sociale, ricevono un sussidio di integrazione. Una metà degli Aufstocker, secondo DGB, sarebbero soprattutto Minijobber e altri lavoratori con condizioni precarie oppure lavoratori autonomi.

Per i lavori con regolare assicurazione sociale, la DGB ritiene le aziende responsabili: i lavoratori devono essere retribuiti in modo da non dover piu' ricevere aiuti dallo stato.

In tutta la Repubblica Federale gli Aufstocker nel 2010 sono costati circa 4 miliardi di Euro - 2.186 milardi sono arrivati dallo stato, 1.746 miliardi dai comuni. In media ricevevano circa 600 € di prestazioni passive, di cui 330 per le spese di alloggio.

venerdì 30 marzo 2012

45 anni di lavoro, 140 € di pensione


La Sueddeutsche Zeitung pubblica uno studio del governo sulle pensioni dei minijobber. Le cifre sono allarmanti e milioni di lavoratori di fatto senza pensione, in età avanzata dovranno fare ricorso ai sussidi statali contro la povertà per poter sopravvivere.


Milioni di donne devono temere di diventare povere in età avanzata - sebbene lavorino. Questo fenomeno riguarda prima di tutto le occupate con un minijob ( lavori da 15 ore settimanali per 400 € nette al mese).  La loro pensione sarà, al valore attuale, meno di 200 €.  Queste cifre compaiono in una risposta che il governo federale ha dato ad una interrogazione presentata da Die Linke e che la Sueddeutsche Zeitung pubblica. Senza altri redditi, le donne con un basso salario saranno interamente dipendenti dai sussidi statali.

In Germania ci sono 7.4 milioni di occupati che hanno un'occupazione a 400 € di base, sui quali non pagano imposte e contributi sociali.  Nel 2011, 4.65 milioni di loro erano donne. Il fatto che per questi lavori vengano pagati solo dei piccoli contributi pensionistici avrà delle enormi conseguenze sull'importo della loro futura pensione. I contributi per questi lavoratori, dovuti dal 1999, vengono pagati quasi esclusivametne dal datore di lavoro.

Il ministero del lavoro ha calcolato l'importo della loro pensione. Dopo un anno di attività, un minijobber acquisisce il diritto ad una pensione di 3.11 €. Dopo aver versato per 45 anni, l'importo a cui avrà diritto, ai valori attuali, sarà di 139.95 €.

Le cose vanno un po' meglio se il contributo pensionistico del datore di lavoro passa dal 15% alla percentuale attualmente in vigore del 19.6%. Dopo 45 anni di attività l'importo della pensione arriva a 182.7 €, oltre 4 € per anno. Gli occupati prendono in considerazione questa possibilità solo raramente, sebbene attraverso di essa ricevano anche un'assicurazione contro gli infortuni. Fra le donne con uno stipendio base di 400 € (Minijobberin), solo il 6.9 % passa all'aliquota superiore.

Questo problema è noto anche alla coalizione di governo. Secondo i piani del governo, per i minijobber in futuro ci sarà un aumento dei contributi del datore di lavoro - a meno che il lavoratore non vi rinunci autonomamente.

Il ministro del lavoro Ursula Von der Leyen (CDU) dal 2013 in poi intende aiutare i lavoratori a basso stipendio con una sovvenzione per la pensione: secondo i calcoli del governo la pensione dei minijobber raggiungerebbe in questo modo i 365 €. Senza altri redditi i minijobber restano comunque legati al sussidio minimo statale di base per l'età avanzata che al momento è di 688 €.

La portavoce della Linke, Yvonne Ploetz, ha dichiarato in merito a queste cifre: "la previdenza sociale delle donne  resta allarmante". Il sussidio statale non garantisce alcun miglioramento.

Sempre di più contro i minijob.

Le critiche ai minijob recentemente si sono fatte più forti. I sindacati sollecitano una riforma, tanto più che questi mini impieghi non si sono sviluppati come un possibile ingresso ad un normale lavoro a tempo pieno. 

Una commissione di esperti in uno studio sulla condizioni del lavoro,  si è pronunciata a favore della eliminazione dello status speciale dei Minijobs. Il governo ha rigettato questa proposta ma  intende invece aumentare il tetto dello stipendio dei minijobs dai 400 ai 450 €. 

Il ministero del lavoro avverte di non sopravvalutare le cifre: "pensioni basse non sono un indice di redditi bassi in futuro" scrivono i funzionari del governo e aggiungono delle cifre: di fatto la pensione delle donne in media è di 535 €. Ma poichè esse hanno spesso altri redditi aggiuntivi, il reditto complessivo delle donne single in età avanzata è in media di 1.188 €. Le coppie di pensionati, secondo il ministero, dispongono di un reddito di 2.248 €.