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venerdì 17 agosto 2018

Sahra Wagenknecht: "le autostrade tedesche saranno la mucca da mungere per i profitti dei privati"

Qual'è il legame fra la crisi dell'euro e la futura privatizzazione delle autostrade tedesche? A causa dei bassi tassi di interesse le assicurazioni sulla vita tedesche sono alla ricerca di un business semplice e pulito con il quale garantirsi una certa redditività per far fronte agli impegni nei confronti degli assicurati. Le autostrade in Germania sono ancora pubbliche e la loro privatizzazione al momento non è politicamente sostenibile, tuttavia con la riforma costituzionale del giugno 2017 di fatto il governo della Große Koalition è andato in soccorso del settore finanziario dando avvio al processo di privatizzazione delle autostrade. Ad opporsi al progetto di riforma costituzionale al Bundestag nel giugno 2017 c'era una battagliera Sahra Wagenknecht, con un discorso di grande impatto. Ne parlava RT Deutsch


Il Bundestag ha dato luce verde alla riforma costituzionale che secondo i critici darà avvio alla privatizzazione delle autostrade. Fra gli oppositori della riforma c'è anche Sarah Wagenknecht della Linke che nel suo discorso al Bundestag non le manda a dire.

Giovedi' il Bundestag ha approvato 13 emendamenti costituzionali con la necessaria maggioranza dei due terzi. Fra gli emendamenti approvati c'è anche la riforma delle autostrade con la quale si trasferiscono le competenze dalle regioni al governo federale e che di fatto apre la strada alla privatizzazione delle autostrade. Su un totale di 603 deputati, 455 hanno votato a favore del pacchetto di leggi, ne servivano almeno 420. Mentre 61 parlamentari si sono astenuti, 87 hanno votato contro. Nei partiti di governo 47 deputati non hanno votato a favore dell'iniziativa di legge della Grosse Koalition. 

Il dibattito che ha preceduto il voto si è fatto vivace quando Sarah Wagenknecht della Linke si è presentata davanti al leggio. Invano il suo partito aveva chiesto con un emendamento di escludere la privatizzazione delle autostrade dalla modifica della legge costituzionale. Con il pacchetto dei 13 emendamenti costituzionali, secondo la Linke, il federalismo sarà minato alla base e si aprirà la strada a una "nuova privatizzazione su larga scala delle funzioni pubbliche". Wagenknecht ha definito il pacchetto legislativo come un "regalo d'addio avvelenato" della Grosse Koalition. Ha anche espresso l'augurio che quanti piu' elettori possibili "possano almeno assistere a questo gioco falsato".

Il discorso del capogruppo della Linke è stato accompagnato da interruzioni, commenti per niente qualificati e risate di derisione dalle fila dei partiti di governo - sembrava come se alcuni parlamentari avessero confuso il Parlamento con un tavolo da osteria. Queste le parole a loro indirizzate:

"Il fatto che l'aula sia cosi' rumorosa mostra quanto siete toccati dall'argomento. Lo sapete bene, state ingannando l'opinione pubblica"

Con la riforma costituzionale, la rete autostradale in futuro diventerà "la mucca da mungere per i profitti dei privati". Con l'inserimento in Costituzione dei partenariati pubblico-privati (ÖPP) le banche e le assicurazioni otterranno delle opportunità di investimento "lucrose e prive di rischio".

Con i sostenitori di questa legge di privatizzazione mascherata, la leader dell'opposizione è stata molto dura:

"Ovviamente i desideri di redditività di Allianz e degli altri gruppi finanziari sono molto piu' importanti degli interessi dei cittadini - non si puo' trarre altra conclusione. Cio' accade in un quadro in cui queste imprese nel nostro paese hanno un potere enorme. Imprese che vi fanno avere con regolarità delle generose somme di denaro a titolo di donazione e che da molto tempo fanno pressione affinché lo stato possa sovvenzionare i loro profitti".

Per questo sempre piu' cittadini ritengono che la politica sia "una manifestazione sempre piu' corrotta". Wagenknecht ha parlato di "contratti vessatori per saccheggiare i contribuenti" e di un "pantano fatto di lobby, facili truffe e inganni senza freni nei confronti dell'opinione pubblica". Ha anche accusato la SPD di volersi dedicare all'inganno con una "particolare intensità". 

Per il trasferimento delle competenze al governo federale i Laender avrebbero ricevuto "tangenti" per un valore complessivo di 9 miliardi di euro. Il gruppo parlamentare della Linke non intende partecipare "all'aggressione nei confronti del portafoglio degli automobilisti e dei contribuenti", cosi' Wagenkneckt verso la fine del suo discorso. "Per questo votiamo no alla legge".

Il Discorso completo:

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lunedì 13 agosto 2018

Fabio De Masi: "dobbiamo aiutarli a casa loro!"

Fabio De Masi è una personalità di spicco della Linke tedesca nonché uno dei promotori, insieme a Oskar Lafontaine e Sahra Wagenknecht, del nuovo raggruppamento politico "Austehen!" il cui obiettivo è contrastare l'ascesa di AfD cercando di recuperare terreno sui temi sociali cari agli ex-elettori di sinistra passati ad AfD. In una recentissima intervista a Deutschlandfunk non ha paura di dire quello che anche nella sinistra tedesca sono in molti a pensare: "aiutiamoli a casa loro!". Da deutschlandfunk.de


DLF: Sahra Wagenknecht ha scritto che dopo le elezioni politiche si è ampliata la crisi di fiducia fra i politici e il loro elettorato e addirittura le elezioni sarebbero diventate una farsa e i diritti democratici inconsistenti. Herr De Masi, la Linke prende parte al tentativo di screditare la democrazia e lo stato di diritto? Non è puro populismo?

Fabio de Masi: no, piuttosto è vero che una larga maggioranza della popolazione vuole affitti abbordabili, cure ad un prezzo accessibile, è contro la povertà in vecchiaia, a favore di una tassazione equa, contro le missioni estere della Bundeswehr ma che questa maggioranza di persone non ha una maggioranza in Parlamento. E questo la sinistra da sola non puo' cambiarlo.

DLF: se gli elettori scelgono diversamente e non danno il loro voto alla Linke, non è forse questa la democrazia?

De Masi: il problema  è che molte persone si stanno allontanando dalla democrazia perché non si aspettano piu' nulla dai partiti. Cioè non vanno piu' nemmeno a votare oppure vengono raggiunte dai demagoghi di AfD. E noi lo possiamo capire dal fatto che ad esempio subito dopo l'arrivo di Martin Schulz, nei sondaggi della SPD c'è stato un rapido picco ma poi tutti questi elettori sono di nuovo scomparsi. Anche loro non sono andati a sinistra. E cioè, sono state evidentemente risvegliate aspettative che poi subito dopo sono andate deluse quando si sono accorti che davanti a loro non c'era alcun cambiamento.

DLF: lei mette in discussione il risultato delle elezioni democratiche quindi...

De Masi: no, non metto in discussione il risultato delle elezioni democratiche, piuttosto, lo abbiamo sperimentato in America con il movimento intorno a Bernie Sanders, lo abbiamo vissuto con gli sviluppi del Labour party in Gran Bretagna e Jeremy Corbin: se fai un'offerta convincente, ci sono ancora migliaia di persone pronte ad entusiasmarsi per la politica. Nel complesso stiamo dando un grande contributo alla democrazia. Quello che Frau Baerbock (Verdi) afferma non è importante, e non è nemmeno decisivo quello che dice Herr Stegner (SPD) su Aufstehen! Cio' che importa è cosa ne pensano i tassisti, gli infermieri o i lavoratori interinali che incontriamo ogni giorno e che ci parlano di questo movimento. In 3 giorni abbiamo avuto piu' ingressi in questo nuovo movimento di quanti sono tutti gli iscritti ad AfD. Questo è un buon segnale per la democrazia.

DLF: ora lei sostiene che non è importante quello che Annalena Baerbock dice. Tuttavia mi piacerebbe citarla. Ha detto che la Linke dovrebbe prima chiarire se intende rinunciare ai suoi toni nazionalisti. La Linke lo vuole?

De Masi: non so cosa intenda esattamente Frau Baerbock con cio'. Io vedo invece che abbiamo una politica europea, ad esempio, che con il taglio dei salari e delle pensioni in tutta Europa ha distrutto la coesione sociale e che la politica economica tedesca nei confronti dei greci ad esempio è stata un disastro. Questo è ciò che io chiamo una forma di nazionalismo. Anche i leader dei Verdi per inciso hanno preso parte a queste decisioni sulle politiche europee. Quando però diciamo che non vogliamo pensioni da fame in Germania, o che vogliamo ad esempio che ci sia un determinato numero di infermieri negli ospedali, come accade negli altri paesi europei, questo non è nazionalismo, ma si tratta solo di difendere lo stato sociale e la democrazia. E con questa terminologia da combattimento non riesco proprio a fare nulla, e mi sembra anche un po' ridicola. Ad esempio chi conosce la storia della mia famiglia, come nipote di un combattente della resistenza italiana, saprà che non devo nessuna giustificazione a Frau Baerbock (...)

DLF: ci sono alcune dichiarazioni, ad esempio di Sahra Wagenknecht, in cui l'attentato di Ansbach viene messo in collegamento con la politica dei rifugiati della Cancelliera, dichiarazioni che hanno suscitato anche le critiche del suo stesso partito. Non si tratta di qualcosa campato in aria...

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De Masi: Frau Wagenknecht ritiene, come anche i socialdemocratici e i Verdi che attualmente si stanno unendo al nostro movimento che al centro della nostra politica dobbiamo mettere le vere cause che spingono le persone a fuggire e cioè le armi tedesche che vengono esportate in tutte le aree di tensione del mondo oppure le politiche commerciali inique. Non è certo una buona cosa quando le persone sono costrette ad abbandonare i loro rapporti sociali e la loro patria. E non è affatto giusto che alle persone che si trovano qui da noi dobbiamo garantire una buona integrazione. Bisogna anche dire che quando le persone arrivano da noi dobbiamo mettere mano al portafoglio per investire nelle scuole e negli ospedali, e questo Frau Merkel non l'ha fatto. Il risultato è che sono rimaste senza prospettive e che sono sorti dei ghetti in quanto non è stato possibile finanziare l'integrazione e fare tutti gli investimenti di cui avevamo bisogno in Germania. Tutto questo non è giusto.

DLF: e lei in questo modo non sta mettendo gli interessi dei rifugiati contro quelli della popolazione tedesca nativa?

De Masi: no al contrario, perché sia i rifugiati sia le persone che già vivono qui sono interessate ad avere buone scuole, buone università e buoni ospedali. E coloro che fanno in modo che da noi ad esempio i rifugiati vengano sfruttati per un basso salario e li usano mettendoli contro gli altri dipendenti, si stanno servendo dei rifugiati. Questo è il motivo per cui ad esempio la Confederazione delle industrie tedesche (BDI) ha chiesto che certi livelli di salario minimo non si applichino ai rifugiati. Queste sono le persone che avvelenano il clima politico, non sono i profughi o chi si preoccupa per il loro salario.


DLF: Herr de Masi, Sara Wagenknecht afferma di voler unire il campo della sinistra. Nei fatti però sta facendo il contrario, da quanto si puo' osservare o almeno interpretare, poiché come pre-condizione pretende che la SPD modifichi il suo corso politico, ad esempio rimetta in discussione l'Agenda 2010. Non si tratta proprio dell'opposto di una guida congiunta?

De Masi: la questione è: cos'è il campo della sinistra? Se fai una politica come l'Agenda 2010 che ci ha portato al lavoro interinale, ai contratti a tempo determinato senza causale, ad Hartz IV, alla distruzione della riforma delle pensioni, allora non fai piu' parte della sinistra. Altrimenti concetti come "sinistra" o "destra" sono completamente privi di senso. Ed è per questo che molte migliaia di socialdemocratici che non sono d'accordo con il corso di Olaf Scholz o Andrea Nahles ora hanno la possibilità di impegnarsi in un nuovo movimento insieme ai militanti della Linke e dei Verdi dove non si tratta di eleggere un segretario nel retro di una Kneipe, ma di un movimento in cui ci si impegna su dei temi. Perché i partiti non sono fini a se stessi. E noi vogliano convincere tutte le persone che ritengono di avere qualcosa in comune. Questo tuttavia non esclude che sull'Europa o sulla politica dei rifugiati nel dettaglio ci possano anche essere delle opinioni diverse. C'è bisogno di un elevato livello di tolleranza interna. Ma siamo d'accordo sul fatto che questi temi sociali dovranno essere rimessi al centro della politica, percio' non mi interessa se il progetto si adatta alle aspettative del signor Scholz. Fintanto che va bene all'artigiano, all'infermiera, al tassista, e questi mostrano le reazioni che abbiamo visto, io sono molto felice.

martedì 17 luglio 2018

Oskar Lafontaine sulla follia No Border

Oskar Lafontaine insieme alla moglie Sahra Wagenknecht e ad altre personalità di spicco sta cercando di costruire un nuovo raggruppamento politico in grado di superare i tradizionali confini della Linke e della sinistra tedesca. Dalla sua pagina FB il leader storico della socialdemocrazia tedesca questa volta se la prende con l'assurda ideologia dei "no-border-no-nation" e risponde per le rime a chi lo accusa di essere un nazionalista di sinistra. Dal  suo profilo FB, un ottimo Oskar Lafontaine.


C'era da aspettarselo: c'è un nuovo raggruppamento politico che sta ottenendo risonanza e molti già ne parlano male. Gli oppositori cercano di diffamarlo definendolo "nazionalismo di sinistra". Ma in un tale contesto parlare di "nazionalismo di sinistra" sarebbe come parlare di "cattolicesimo musulmano". Sinistra e nazionalismo non possono stare insieme visto che il movimento dei lavoratori cantava: "popoli ascoltate i segnali" e non "popolo ascolta i segnali" (Internazionale).

E alla fine di ogni congresso di partito cantavano: "Brüder zur Sonne zur Freiheit“ e non "Deutsche zur Sonne zur Freiheit“.

Il modo piu' semplice è guardare dentro l'ideologia "no-border-no-nation", perché chiunque si ponga la questione di come poter costruire uno stato sociale capirà immediatamente quanto questa ideologia sia lontana dalla realtà. E i seguaci di questo pensiero, di conseguenza, vedono nello stato sociale un'aberrazione nazionalistica.

Il non-senso del "nazionalismo di sinistra" trova molti sostenitori fra chi ritiene che esprimere solidarietà verso i rifugiati significhi mantenere le frontiere aperte per tutti e garantire benefici sociali a tutti quelli che arrivano. Questo equivoco diventa piu' chiaro quando si guarda al sistema sanitario. Nei paesi anglosassoni spesso la metà dei dottori e degli infermieri arriva dai paesi in via di sviluppo. In Germania, con un certo orgoglio, si fa riferimento al fatto che qui da noi sono stati accolti migliaia di medici dalla Siria e dalla Grecia. Almeno a questo punto i seguaci dell'ideologia dei "confini aperti per tutti" dovrebbero iniziare a capire che stanno sostenendo qualcosa di irrealistico e completamente antisociale. In Siria e in Grecia, dove questi medici sarebbero molto piu' necessari che da noi, il sistema sanitario è al collasso. L'alsaziano Albert Schweitzer andò fino a Lambaréné in Gabon per fondare un ospedale e aiutare le persone malate senza assistenza sanitaria. Oggi la solidarietà viene capovolta.

Ancora negli anni '70 del secolo scorso i paesi industrializzati formavano gratuitamente persone provenienti dai paesi in via di sviluppo, i quali avevano poi l'obbligo di tornare nel loro paese una volta completato il periodo di formazione. Oggi invece un'ampia comunità neoliberista e bipartisan vorrebbe andare a reclutare lavoratori specializzati e rendere in questo modo ancora piu' poveri i paesi in via di sviluppo.

Internazionalismo significa dare asilo alle persone politicamente perseguitate, aiutare i rifugiati di guerra e permettere ai poveri di questo mondo una vita migliore, grazie agli investimenti realizzati dai paesi industrializzati in quelli in via di sviluppo con l'obiettivo appunto di migliorare la vita delle persone, invece di continuare a depredarle.

Quanto sia ormai avanzata la confusione concettuale lo si vede anche dal fatto che coloro che chiedono di spendere miliardi di euro nei campi profughi e nelle zone in cui si muore di fame vengono considerati dei nazionalisti di sinistra. Mentre coloro che vorrebbero andare a reclutare nei paesi piu' poveri la forza lavoro piu' istruita e quindi rendere omaggio al "nazionalismo occupazionale" tedesco si danno una pacca sulla spalla e si considerano erroneamente degli internazionalisti.

Bisognerebbe gridare: "Nazionalisti dell'occupazione di tutto il mondo, pensateci!"

martedì 8 maggio 2018

La nuova politica migratoria della Linke: aiutiamoli a casa loro!

Breve traduzione di alcuni passaggi significativi dal recente documento della Linke con il quale alcuni esponenti di spicco del partito di sinistra, in linea con Oskar Lafontaine Sahra Wagenknecht, prendono posizione contro le "frontiere aperte" e dicono quello che sono in molti a pensare ma che fino ad ora a sinistra non si poteva dire: aiutiamoli a casa loro! Documento completo dal sito di Fabio De Masi


Legge sull'immigrazione e diritto d'asilo

Nel dibattito attuale, l'immigrazione e l'asilo spesso sono stati confusi fra di loro, a volte involontariamente, altre volte per scopi politici. Entrambi devono tuttavia restare distinti, non solo dal punto di vista giuridico-amministrativo, ma anche dal punto di vista normativo e della teoria dell'azione. La fuga da un paese e l'immigrazione non sono solo formalmente e amministrativamente diversi fra di loro, ma sono anche azioni con diverse condizioni di scelta, diversi moventi e diversi obiettivi, che  devono percio' essere considerate e classificate differentemente dal punto di vista politico ed etico.

La protezione illimitata garantita alle persone bisognose è qualcosa di molto diverso rispetto all'immigrazione illimitata, che invece include tutti coloro che desiderano guadagnare un po' di piu' oppure migliorare il proprio tenore di vita. Nel primo caso si tratta di misure di protezione o di salvataggio indirizzate a persone in una situazione di emergenza o potenzialmente pericolosa. Nell'altro caso la migrazione è un atto motivato dal punto di vista socio-economico, che non è né senza alternative, né rappresenta l'ultima possibilità, ma che piuttosto è una scelta fatta fra le varie opzioni possibili. I paesi riceventi in questo caso hanno il diritto di regolare l'immigrazione.

Sebbene la Carta dei diritti umani delle Nazioni Unite sancisca un diritto universale all'emigrazione, tuttavia non è in alcun modo previsto un corrispondente diritto universale all'immigrazione. Non esiste di fatto un diritto alla libertà di movimento globale e alla libertà di stabilirsi ovunque e non ci sarà nulla di simile nel prossimo futuro. Mettere sullo stesso piano il diritto d'asilo con quello "all'immigrazione" è totalmente infondato dal punto di vista dei fatti, delle norme e della teoria. In definitiva cio' indebolirebbe la forza politica e morale della legge sull'asilo che verrebbe reso superfluo e svalutato da una legge sull'immigrazione illimitata.

Politica sull'immigrazione e stato

Il modello delle frontiere aperte in un mondo solidale e pacifico è una visione per il futuro a cui miriamo. Allo stato attuale tuttavia le condizioni non sono soddisfatte. Abbiamo bisogno di soluzioni realistiche intermedie e transitorie che ci avvicinino a questo obiettivo. Devono essere praticabili nelle attuali condizioni ed essere accettabili da quella parte della popolazione composta da lavoratori dipendenti e dalla parte meno privilegiata della società. In un ordine mondiale dominato dal capitalismo neoliberista globalizzato e organizzato in stati territoriali puo' farlo solo lo stato sociale, inevitabilmente organizzato su base nazionale, il quale agisce come istanza pratica per una politica migratoria umanitaria e sociale. Solo su questa base sarà realisticamente possibile costruire una posizione seria. Dovremmo pertanto orientarci alle nazioni unite in cui sono rappresentati sia i paesi di emigrazione che di immigrazione, come i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. Li' si discute dal 2016 di un "patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare". L'Onu riconosce esplicitamente la sovranità nazionale nel plasmare la politica di immigrazione, a condizione che siano rigorosamente rispettate tutte le norme e gli standard umanitari, legali e sociali.

Puntata precedente sullo stesso tema

martedì 1 maggio 2018

Voci dalla Linke: "Non esiste un diritto all'immigrazione, aiutiamoli a casa loro!"

Nella Linke tedesca, dopo le recenti prese di posizione di Oskar Lafontaine e della moglie Sahra Wagenknecht, alcuni membri di spicco del partito, fra loro anche Fabio De Masi, hanno fatto uscire un documento con il quale prendono una posizione molto chiara sul tema dell'immigrazione e delle politiche per i rifiugiati: non è scritto da nessuna parte che esiste un diritto all'immigrazione, aiutiamoli a casa loro! Ne parla la TAZ.de


Nel dibattito sui profughi e sui migranti interno alla Linke diversi esponenti di spicco del partito hanno preso posizione con un documento comune "per una politica di immigrazione di sinistra, umana e socialmente regolata". Si tratta probabilmente del documento piu' dettagliato che fino ad ora abbia provato a tracciare un punto di contatto nell'attuale situazione di polarizzazione fra la leadership del partito rappresentata da Katja Kipping, schierata a favore dell'apertura delle frontiere e il capogruppo al Bundestag Sahra Wagenknecht, che invece sostiene una politica sull'immigrazione piu' restrittiva. Fra i firmatari ci sono i membri del Bundestag Fabio De Masi, Jutta Krell, Michael Leutert, Sabine Zimmermann e il membro del consiglio federale Ralf Krämer.

I firmatari si allontanano decisamente dal concetto delle "frontiere aperte". Il documento recita: "i controlli alle frontiere non sono di per sé né violenti né disumani". Senza la gestione delle frontiere gli stati resterebbero "indifesi contro la criminalità organizzata e il terrorismo".

Gli autori si schierano a favore di una distinzione fra le politiche di immigrazione e quelle sui rifugiati. "La protezione per le persone in stato di necessità è qualcosa di diverso dall'immigrazione illimitata, che riguarderebbe tutti coloro che desiderano guadagnare di piu' oppure sono alla ricerca di un tenore di vita migliore". Nel secondo caso "i paesi riceventi hanno il diritto di regolare l'immigrazione". Dopotutto anche nella carta delle Nazioni Unite non viene sancito alcun diritto universale all'immigrazione. "Non esiste di fatto alcun diritto riguardante la libertà globale di movimento o la libertà di insediamento e non ci sarà nulla di simile anche nel prossimo futuro".

Il modello delle frontiere aperte è solo una "visione per il futuro": "al momento le condizioni non ci sono. Abbiamo bisogno di soluzioni realistiche e transitorie che ci possano avvicinare a questo obiettivo". Queste dovranno "essere accettabili per i lavoratori dipendenti e per la parte meno privilegiata della società".

"Privilegio per le piccole minoranze mobili"

Degno di nota in particolare è il sesto punto del documento, intitolato "Sinistra politica e solidarietà internazionale". Mentre il dibattito di sinistra in Germania ruota attorno alla possibilità che chiunque voglia farlo possa entrare nel paese, gli autori fanno riferimento alla sinistra latinoamericana che invece discute del diritto a non dover emigrare. "Con lo stesso sforzo finanziario, spesso è possibile ottenere nei paesi di origine un multiplo di cio' che in termini di miglioramento delle condizioni di vita puo' essere raggiunto in questo paese", scrivono gli autori.

"La migrazione non regolamentata di lavoratori non offre alcuna prospettiva di alleviare la miseria del mondo, ma si rivolge direttamente a una piccola minoranza di privilegiati che si possono spostare". La migrazione di lavoratori deve essere regolata. Gli autori menzionano proposte come gli accordi speciali con i paesi non-UE per l'arrivo di lavoratori non qualificati, ma anche una lista di lavori con un'eccedenza di manodopera, per i quali non potrà essere concessa nessuna autorizzazione all'ingresso. "I processi di migrazione dovrebbero avere effetti positivi ed evitare quelli piu' negativi per tutti gli interessati, senza quindi mettere in pericolo le persone nei paesi di origine e in quelli di destinazione, ma promuovendone il benessere".

Sulla questione dei rifugiati gli autori sostengono "una politica che aiuti tutti". A cio' appartiene anche il sostegno nei confronti dei paesi fuori dall'UE che accolgono i rifugiati, sia con il denaro, sia "con l'ammissione contingentata di rifugiati" direttamente da questi stati.

Il documento evita una questione controversa all'interno del partito, come quella di indicare i casi in cui i migranti dovranno essere espulsi. Il documento serve ad alimentare il dibattito interno al partito. Al congresso del partito previsto a giugno a Lipsia, infatti, la richiesta di avere "frontiere aperte" sarà messa ai voti nella mozione presentata dai vertici del partito.

lunedì 12 marzo 2018

Oskar Lafontaine: aiutiamoli a casa loro!

Questo blog continua a seguire la battaglia della famiglia Lafontaine (Oskar e Sahra Wagenknecht) per definire la linea politica della Linke sul tema dei rifugiati. Lo storico leader della socialdemocrazia attacca i vertici del partito e rilancia: aiutiamoli a casa loro! Dal profilo FB di Oskar Lafontaine.


Io faccio parte di coloro che ritengono sbagliate e irrealistiche le politiche per l'immigrazione dei leader di partito Kipping e Riexinger - frontiere aperte e diritto di permanenza per tutti (programma elettorale per il Bundestag). Il 90% dei rifugiati non raggiunge i paesi industrializzati. La comunità cosmopolita non si occupa affatto di queste persone. La loro attenzione è rivolta prima di tutto a quel 10% che riesce ad arrivare in Europa. Spesso sono i ceti medi dei paesi di origine a potersi permettere di pagare i trafficanti. Una volta ho definito questo atteggiamento come "umanesimo nazionale". Io sostengo invece un  significativo aumento della spesa per migliorare le condizioni di vita nei paesi poveri e nei campi profughi. E' un principio fondamentale per una politica di sinistra, aiutare laddove il bisogno è maggiore

Katja Kipping recentemente in una conferenza regionale a Monaco ha detto: "Non dobbiamo rappresentare la nostra politica sui rifugiati come una caricatura. La triade della nostra politica resta: combattere le cause della fuga; in secondo luogo, solidarietà verso coloro che arrivano qui e impegno per i diritti dei rifugiati e per la loro libertà di movimento; terzo, noi ovviamente sappiamo che un numero maggiore di persone in arrivo rappresenta un'offensiva sociale per tutti..."

Seguo volentieri questo ragionamento. I vertici del partito già da tempo hanno cessato di rappresentare il programma elettorale e le decisioni del partito. Non c'è stata una singola intervista negli ultimi tempi in cui non abbiano ripetuto la richiesta irrealistica di avere frontiere aperte e garantire a tutti il diritto alla permanenza. Se tutti potessero restare il diritto di asilo diventerebbe del tutto superfluo. Ora la Kipping chiede una legge sull'immigrazione, senza pero' dire chi può' e chi non può' entrare in Germania. Invece di ammettere che la richiesta di avere frontiere aperte e il diritto di residenza per tutti è irrealistico e insostenibile, si continua a parlare di "permanenza per tutti" e di libertà di movimento. Per il sociologo Colin Crouch il cosmopolitismo è l'elemento centrale del neoliberismo. E cos'è la libertà di movimento? Bisogna immaginarsi un politico di sinistra che in fila presso una Tafel inizia a parlare di "cosmopolitismo" e di "libertà di movimento". Sarebbe in realtà la "caricatura" di una politica per i rifugiati.

I leader di partito Kipping e Riexinger nelle conferenze regionali dovrebbero attenersi alla verità e ammettere che non sostengono più' la loro richiesta di frontiere aperte e il diritto di permanenza per tutti. La verità è sempre concreta.

domenica 25 febbraio 2018

Sahra Wagenknecht:"aiutiamoli a casa loro"

Le Tafel sono associazioni di volontariato che distribuiscono ai bisognosi i generi alimentari ricevuti in dono dai supermercati o dalle aziende. Nei giorni scorsi la Tafel di Essen ha deciso di dare la precedenza ai tedeschi nella distribuzione degli alimenti. Ne è nato un dibattito politico che sembra fatto apposta per portare acqua al mulino di AfD. Sahra Wagenknecht, leader della Linke, con un'intervista coraggiosa a DLF dice quello che anche a sinistra sono in molti a pensare: "aiutiamoli a casa loro!". Da deutschlandfunk.de


DLF: Lei ha detto che non bisogna consentire le strumentalizzazioni.Tuttavia lei stessa viene accusata nel suo partito, nella Linke, di voler favorire la gente del posto o che almeno si è espressa in questa direzione. Non è stata anche lei in passato a favorire proprio questo conflitto?

Wagenknecht: non si tratta solo di favorire, si tratta piuttosto di fare in modo che non siano proprio coloro a cui già ora le cose vanno male ad essere ulteriormente gravati dal peso dell'immigrazione. E queste sono le conseguenze della politica del governo federale. La responsabilità non è dei rifugiati ma della politica che ha creato le condizioni affinché potessero arrivare in massa e che ora non si preoccupa affatto del modo in cui i problemi connessi devono essere risolti. Le Tafel sono solo una parte della storia, ma ce ne sono certamente altre, ci sono le scuole sovraffollate e i problemi abitativi. Ci sono molti problemi che si sono aggravati a causa della crisi dei migranti. E il governo federale continua come se non fosse successo niente, lascia i comuni da soli, lascia le Tafel da sole. E ora fanno finta di arrabbiarsi quando da qualche parte si accende un conflitto come questo, io lo trovo ipocrita.

DLF: il governo federale la vede in maniera diversa. Nel vostro stesso partito i vertici dicono chiaramente che stanno perseguendo un corso politico favorevole ai profughi, vogliono le frontiere aperte, vogliono proteggere le persone in difficoltà, anche se poi ci saranno sempre piu' persone che arrivano in Germania. E questo significa anche che le Tafel saranno frequentate sempre piu'  da una maggioranza di stranieri che hanno bisogno di aiuto. Qual'è allora la posizione della Linke?

Wagenknecht: riteniamo che le persone perseguitate politicamente abbiano diritto all'asilo. Ma riteniamo che né per la Germania né per i paesi di origine sia opportuno promuovere e favorire la migrazione di manodopera. Da un lato nei paesi di origine è soprattutto la classe media istruita a migrare, e questo avviene a spese dei piu' poveri, che non vengono perché non possono. E non abbiamo interesse a creare ulteriore concorrenza in Germania nel settore a basso salario dando alle  imprese ancora di piu' la possibilità di giocare mettendo l'uno contro l'altro, perché tanto avranno sempre qualcuno che a causa della situazione personale è disposto a lavorare per un salario peggiore. Tutto cio' non ha senso e noi non lo appoggiamo.

DLF: chi sono allora gli elettori della Linke? La gente del posto oppure gli immigrati bisognosi?

Wagenknecht: ci impegniamo per le persone a cui le cose non  vanno bene, che sono anche i perdenti delle politiche degli ultimi anni. E vorremmo anche un ordine economico globale che impedisca alle persone di essere cacciate dalle loro case. Ad esempio quando parliamo di rifugiati vediamo che solo il 10% di tutti i rifugiati ce la fa ad arrivare nei paesi sviluppati, il 90% vive vicino alla propria terra di origine, la maggior parte di loro viene lasciata da sola e senza aiuto. Dobbiamo aiutarli in quei paesi, a casa loro.

DLF: è una tipica posizione della CDU quella da lei rappresentata.

Wagenknecht: quella che le ho appena descritto non è una posizione della CDU ma è la realtà. Il 90% delle persone vive in quei paesi. E se anche questa fosse la posizione della CDU allora mi chiedo perché la signora Merkel ha tagliato i trasferimenti tedeschi all'UNHCR, ad esempio, durante la grande ondata di rifugiati. Questo è stato uno dei motivi per cui così tante persone sono arrivate in Europa dai paesi confinanti con la Siria. Perché in quei paesi hanno condizioni miserabili. E ora assistiamo ad una escalation nella guerra in Siria a causa dell'intervento della Turchia. La Turchia è un nostro alleato, i carri armati tedeschi vengono usati per uccidere e, naturalmente, causano la fuga delle persone, creano rifugiati e i flussi di rifugiati. E penso che se vuoi davvero fare qualcosa affinché non ci sia cosi' tanta gente che fugge in Europa, dovresti finalmente smettere di vendere armi in tali conflitti e anche impegnarti chiaramente nei confronti dei nostri alleati in modo da fermare la guerra.

DLF: Bernd Riexinger, il vostro collega di partito, ha detto che i rifugiati di oggi sono gli operai di domani. La sinistra può davvero permettersi di perdere la futura clientela di migranti?

Wagenknecht: questa è una posizione troppo semplice. Prima di tutto, ci auguriamo che tutti coloro che vivono in Germania abbiano anche la possibilità di trovare un lavoro, cosa che attualmente resta un grosso problema. Dopo tutto, la maggior parte delle persone arrivate in Germania nell'ultima ondata migratoria non ha ancora un lavoro, e hanno grandi difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro. E non è nemmeno la nostra posizione, quella di portare più gente possibile in Germania, questo deve essere molto chiaro, non può essere una posizione di sinistra. Puoi aiutare solo le persone che le tue infrastrutture e le tue capacità ti permettono di aiutare.

DLF: ma questo non faceva parte del vostro programma di partito

Wagenknecht: beh, questo è solo normale e ragionevole buon senso, vale a dire che non si possono aiutare le persone quando le risorse non sono disponibili, non serve a nessuno in verità...

DLF: quindi è il resto del suo partito a comportarsi in maniera irragionevole?

Wagenknecht: non serve a nessuno un'integrazione che non funziona. Dobbiamo evitare che emergano mondi paralleli, dobbiamo prevenire, anche nell'interesse di coloro che vengono in Germania, che la xenofobia si intensifichi. Ed è altrettanto vero che se parli oggi con persone immigrate in passato, ti accorgi che non sono affatto d'accordo sul fatto che ci sia bisogno di più' immigrazione. Perché in molti casi anche loro lavorano nel settore a basso salario e anche loro sono colpiti quando la pressione salariale aumenta, e sono proprio loro a vivere in quelle zone residenziali e vogliono che gli affitti non continuino a salire. Non è difficile capire che si tratta di una posizione che viene sostenuta proprio nelle zone ad elevata immigrazione.

venerdì 18 agosto 2017

Anche la sinistra tedesca contro la BCE

Siamo ormai in piena campagna elettorale e Sahra Wagenknecht, il candidato della Linke alla Cancelleria, in un'intervista a Deutschlandfunk non risparmia critiche alla BCE a guida italiana e al suo programma di acquisto titoli. Per Wagenknecht la BCE è direttamente responsabile della silenziosa espropriazione ai danni del risparmiatore tedesco e l'unica soluzione possibile resta una tassa patrimoniale europea. Da deutschlandfunk.de
DF: Frau Wagenknecht, lei è sempre stata molto critica nei confronti del programma di acquisto titoli della BCE. Si sente confermata nelle sue opinioni dopo la decisione della Corte Costituzionale? 

Wagenknecht: si', il verdetto è di fatto una condanna nei confronti del governo federale e della sua linea politica che negli anni ha sempre implicitamente approvato questo corso. Trovo inoltre molto importante che nella decisione della Corte Costituzionale sia stato ribadito in maniera chiara il fatto che la BCE ha oltrepassato il proprio mandato e si è intromessa nella politica economica dei singoli paesi. E questo non è il suo compito. Vorrei tuttavia mettere l'accento su un altro punto rispetto a quanto fatto da chi ha presentato il ricorso: il problema, dal mio punto di vista, è che non si tratta tanto di finanziamento statale, ma soprattutto di finanziamento delle banche.

DF: ancora non abbiamo una sentenza della Corte Costituzionale, ma la questione è stata inoltrata ai giudici europei. La Corte Europea dovrà decidere se nei fatti cio' è corretto. La Corte Europea, e ora arrivo al punto, si è già pronunciata una volta sul programma di acquisto della BCE. Lo ha giudicato, in determinate circostanze, perfettamente legittimo. Perché questa volta dovrebbe andare diversamente?

Wagenknecht: io non ho detto che mi aspetto che la Corte Europea decida di fermare gli acquisti della BCE. Non credo accadrà e non credo che la Corte Europea intenda bloccare il programma di acquisto. La Corte Costituzionale tedesca puo' effettivamente dettare le regole alla Bundesbank, ma non puo' farlo nei confronti della BCE. Io trovo tuttavia importante che la discussione possa ricominciare e che finalmente si parli della sensatezza della politica della BCE e del livello di appoggio che i governi europei, compreso quello tedesco, hanno sempre garantito. Non dovremmo far finta che sia solo Draghi a volere gli acquisti, se la BCE adotta queste politiche è perché ci sono la benevolenza e il sostegno del governo tedesco. Anche la Germania alla fine ne trae vantaggio. Anche i Bund tedeschi sono oggetto degli acquisti. Per questo i tassi sono cosi' bassi, e se Schäuble ogni anno puo' presentare il suo bilancio pubblico in pareggio, dovrebbe scrivere una lettera di ringraziamento a Herr Draghi: questo è il motivo principale per cui i tassi di interesse sono cosi' bassi. Il risparmiatore tedesco, ma il problema riguarda soprattutto i piccoli risparmiatori tedeschi, di fatto viene espropriato, perché i tassi di interesse sono ampiamente al di sotto dell'inflazione attualmente registrata in Germania. Ma il problema principale è che non stiamo risolvendo nulla. Questo programma ha causato un flusso incredibile di denaro. Ci sono bolle in molti mercati, in particolare sul mercato immobiliare. La BCE non compra solo titoli di stato, ma anche obbligazioni societarie. Compra praticamente tutto, e questo significa che una incredibile quantità di denaro viene pompata nel ciclo finanziario, senza che vi sia una creazione di valore corrispondente. Cosi' facendo ci stiamo avviando verso il prossimo crash e verso la prossima crisi finanziaria. Questa è la diretta conseguenza.

DF: Frau Wagenknecht, se guardiamo ai dati di Eurostat, la crescita del PIL europeo nel trimestre passato è stata dello 0.6%, e se guardiamo alla crescita economica in Europa, nel 2016 era all'1,9% - non sono numeri positivi?

Wagenknecht: bisogna guardare a qual'è stata la dimensione del crollo economico precedente, soprattutto per i paesi in crisi. In teoria questo programma dovrebbe stimolare gli investimenti abbassando i tassi di interesse, ma in un clima di crisi, in molti paesi, non si fanno investimenti. Il livello degli investimenti, tra l'altro anche in Germania, molto peggio in Italia e nei classici paesi in crisi dell'Europa meridionale, resta estremamente basso. La disoccupazione in parte diminuisce anche perché le persone scelgono di emigrare. Bisognerebbe guardare al numero di persone giovani e qualificate che negli ultimi anni hanno lasciato la Grecia, la Spagna e il Portogallo. In questo modo si puo' ridurre la disoccupazione dal punto di vista formale, ma non è possibile rianimare un'economia. E resta soprattutto una enorme montagna di debito, e questo è cio' che Draghi in realtà ha ottenuto. Grazie ai bassi tassi di interesse è stato possibile rifinanziare piu' e piu' volte un enorme quantità di debito. Anche le banche si sono potute rifinanziare ad un tasso molto basso, sebbene abbiano dei portafogli crediti disastrosi, ma non è una politica sostenibile. Il problema è che la BCE da sola non puo' risolvere il problema. Se si vuole risolvere il problema del debito, e se non lo si vuol fare a scapito del ceto medio, ed è cio' che invece sta accadendo, bisognerebbe allora avere il coraggio di ridurre l'eccesso di debito con una tassa patrimoniale da applicare ai super-ricchi. La politica non ha il coraggio di farlo, per questo si continua a rimandare il problema, ma un giorno tornerà a manifestarsi in forma estrema, perché con questo fiume di denaro viene solo amplificato.

DF: se ho capito bene, i contribuenti tedeschi con un patrimonio elevato dovrebbero pagare per la ricostruzione in Portogallo, Italia e Grecia.

Wagenknecht: i percettori di un reddito, nel senso di ceto medio, stanno già pagando, perchè di fatto con i tassi a zero vengono semplicemente espropriati dei loro risparmi.

DF: quindi lei si riferisce ai redditi piu' alti?

Wagenknecht: la mia soluzione per l'Europa sarebbe quella di far passare dalla cassa tutti i possessori di un patrimonio consistente. Basta guardare alla Grecia: i multimilionari in Grecia oggi sono piu' ricchi che all'inizio della crisi. Anche nei paesi in crisi, anche in Italia, anche in Spagna c'è un ceto superiore che è ancora estremamente ricco. Ha fatto profitti prima e durante la crisi e continua a trarre vantaggio dal programma di acquisto delle obbligazioni. Si tratta di patrimoni investiti principalmente nel mercato dei capitali, i cui valori sono stati spinti verso l'alto. C'è un chiaro effetto redistribuivo. Il piccolo risparmiatore invece con il suo deposito bancario continua a perdere soldi. Chi pero' ha dei grossi investimenti sul mercato dei capitali, sta facendo dei profitti elevati. Le grandi aziende stanno guadagnando molto piu' delle piccole imprese, perché ottengono condizioni di finanziamento migliori. La BCE non sta comprando titoli emessi da medie o piccole aziende. Compra i titoli emessi dalle grandi società, che in questo modo ottengono dei tassi di finanziamento molto molto bassi, e quindi un enorme vantaggio competitivo. Ci sono distorsioni in moltissimi settori. Le disuguaglianze si allargano. Io non sto dicendo che il risparmiatore tedesco, oppure il ceto medio italiano o greco devono pagare per il disastro, piuttosto sostengo che a pagare devono essere coloro che prima e durante la crisi hanno continuato a fare profitti. La politica non vuole che accada, non ha il coraggio di farlo, e per questo tutto viene rimandato, e proprio per questa ragione è importante che proprio ora ci sia questo campanello d'allarme e questo colpo d'avvertimento. Purtroppo non si tratta di molto di piu'. La Corte Costituzionale non puo' fare molto, ma almeno è una sveglia, un colpo d'avvertimento e dovrebbe far capire che non si puo' piu andare avanti in questo modo, e che ci saranno delle conseguenze.

martedì 16 maggio 2017

Oskar Lafontaine: l'export-nazionalismo tedesco distrugge l'Europa

Ottima traduzione appena ricevuta da Claudio. Oskar Lafontaine su The European partecipa al dibattito sul futuro dell'UE e in occasione del discorso tenuto pochi giorni prima da Sahra Wagenknecht al Bundestag attacca il governo di coalizione e chiede un cambio di paradigma economico. Da theeuropean.de


L'auto-elogio della stupidità


La sciocchezze a volte costano care. Soprattutto quando accompagnate dai sorrisetti e dai sogghigni. Un dibattito in Parlamento ci offre un esempio calzante. Che si tratti di Merkel, Gabriel, Oppermann, Kauder o Göring-Eckardt, non vuole proprio entrare in testa che l'export-nazionalismo distrugge l'Europa. Costoro non conoscono la differenza tra competizione leale e sleale.


La prima è il sale dell'economia di mercato. Richiede produttività più alta, procedure più efficienti, prodotti migliori, maggiore eco-compatibilità e invenzioni innovative. Tale tipo di competitività è l'elisir di lunga vita del nostro benessere.

La concorrenza sleale poggia invece sul dumping salariale, fiscale, sociale e monetario. E attraverso una politica economica così sbagliata il governo Merkel distrugge l'Europa.

Dumping salariale

Rispetto ai vicini europei i salari tedeschi sono cresciuti di meno, subendo una forte pressione attraverso la creazione di un vasto settore sottopagato, il lavoro interinale, lavori in appalto mal pagati e contratti a tempo determinato e procurando all'export tedesco dei vantaggi sleali.

Dumping fiscale

Tramite l'abbassamento delle aliquote d'imposta più alte e delle tasse a carico delle imprese, grazie a una tassa di successione che rende esentasse patrimoni del valore di diversi miliardi, attraverso l'abrogazione dell'imposta patrimoniale e tramite il sodalizio con i paradisi fiscali tipo il Lussemburgo (Juncker) la Germania ha innescato una concorrenza fiscale all'interno dell'Europa, indebolendo le casse statali a discapito degli investimenti e dei contributi sociali. 

Dumping sociale

L'Agenda 2010 ha comportato il più radicale smantellamento dello stato sociale a partire dal Dopoguerra (FAZ). Attraverso le famose “riforme” Merkel e Schäuble hanno provato innanzitutto a sottoporre anche gli altri Paesi europei – Grecia in primis – a questo modello che favorisce l'aumento dei profitti per le aziende.

Dumping monetario

Il surplus dell'export tedesco cresce sempre più anche per via dell'Euro che è una moneta troppo debole per l'economia tedesca e troppo forte per molti Paesi europei. La Germania esporta disoccupazione e costringe i vicini europei ad indebitarsi. 

(L'auto-elogio della stupidità sghignazzante lo si può osservare in una foto recente scattata in Parlamento e anche nel seguente video - il banco del governo viene inquadrato due volte – in cui Sarah Wagenknecht prova a spiegare gli effetti deleteri per l'Europa dell'export-nazionalismo tedesco)








domenica 20 gennaio 2013

Lafontaine: SPD e Verdi corresponsabili per i suicidi nel sud Europa


Le cronache parlamentari ci raccontano che fra i partiti della sinistra tedesca si alza il livello dello scontro sugli Eurosalvataggi. Sullo sfondo la campagna elettorale per la Bassa Sassonia. Da Der Tagesspiegel 
La Linke accusa la SPD e i Verdi di essere corresponsabili per i sucidi nel Sud Europa - l'accusa innervosisce anche alcuni compagni di partito.

Stava andando abbastanza bene con la nuova strategia di  leadership della Linke: SPD e Verdi hanno fatto numerose proposte per una cooperazione politica nel governo federale. E anche se entrambe le parti non erano andate molto lontano, i presidenti Katja Kipping (Linke) e Bernd Riexinger (Linke) avevano tenuto sempre aperte le porte del dialogo. Da giovedi' sembra pero' che questa strategia sia stata spazzata via. Il capo economista della Linke, Michael Schlecht, nel dibattito al Bundestag sulla relazione economica annuale, ha accusato SPD e Verdi: con le vostre politiche di salvataggio state spingendo i sud Europei verso la morte.

"La politica tedesca sta tracciando un vasto solco di sangue nel sud Europa".

"E' uno scandalo", ha detto Schlecht, e sullo stesso tema ha lanciato un'altra dura critica l'ex leader del partito Oskar Lafontaine durante un'intervista alla ARD.  Lunedi al "Morgenmagazin" ha dichiarato che SPD e Verdi si sono allontanati dal concetto di giustizia sociale e hanno esteso l'Agenda 2010 a tutta l'Europa. Si sono resi "corresponsabili" per "i suicidi nel sud Europa. Questo per noi è un tema importante, che mi rende davvero molto triste".

Ad un primo sguardo queste accuse non sono coerenti con cio' che Lafontaine solo domenica scorsa aveva detto davanti ai membri del partito. In occasione dell'avvio dell'anno politico della Linke aveva assicurato di sostenere con forza il corso di Kipping e Riexinger: "SPD e Verdi non possono governare da soli, farebbero solo stupidaggini".E la compagna di Lafontaine, Sahra Wagenknecht, dovrebbe avere un ruolo centrale in Niedersachsen, avviare trattative di coalizione dopo una vittoria dei rosso-verdi o addirittura accettare un ministero?

Nella Linke non tutti sono rimasti sorpresi dalle esternazioni di Lafontaine e Schlechts. "Non tutti gli inasprimenti verbali rafforzano l'argomento", ha dichiarato il politico Stefan Liebich (Linke) al Tagesspiel. Secondo il vice presidente del partito Jan van Aken, Lafontaine "ha chiaramente definito la sua posizione, come io non sarei stato capace di fare". Su Schlecht non ha invece voluto dire niente. Riexinger (Linke) ha constatato: "dichiarazioni molto dure sono a volte necessarie per portare l'attenzione sui problemi. Ma una discussione politica molto forte e una riflessione su un'opzione politica a sinistra non sono in contraddizione". Anche il presidente del gruppo parlamentare Gregor Gysi non ha voluto attaccare pubblicamente i suoi compagni di partito. Con il suo discorso di 11 minuti al Bundestag ha già detto tutto il necessario sul tema, ha spiegato un portavoce. Un altro membro di spicco del partito ha definito il  tema "un reale problema strategico", il fatto che tra SPD e Linke "ci sia una notevole sovrapposizione dell'elettorato potenziale ".

Gli aggrediti sono invece indignati. "Campagna elettorale a basso costo", replicano i Verdi. Il parlamentare dei Verdi Volker Beck ha twittato: la polemica della Linke è "incredibile" e "antidemocratica". Il segratrario generale SPD Andrea Nahles ha parlato di uno "stato di disperazione e odio". "Per Lafontaine in campagna elettorale ogni mezzo sembra legittimo". Posizione confermata anche dal leader SPD Sigmar Gabriel. In un'intervista alla ARD ha escluso ogni coalizione rosso-rosso nel governo federale. La Linke è "un partito diviso al proprio interno", con cui "non sarà possibile guidare insieme la piu' grande economia d'Europa".

sabato 29 dicembre 2012

Wagenknecht contro Weidmann

Sahra Wagenknecht, capogruppo della Linke al Bundestag, compagna di Oscar Lafontaine, con un commento su Handelsblatt, quotidiano del mondo economico, attacca le posizioni Bundesbank e lancia una proposta alternativa: patrimoniale europea per abbattere i debiti degli stati. Da Handelsblatt.de
Il presidente Bundesbank Weidmann si lamenta per il denaro prestato ai paesi in crisi. Dovrebbe invece criticare la discutibile finanza derivata, i bilanci truccati e una regolamentazione bancaria eccessivamente permissiva.

Il presidente della Bundesbank Weidmann critica le banche. La massima autorità monetaria - oppure un attivista di "Occupy" mascherato? No, non sta criticando i pericolosi strumenti di finanza derivata che nel bilancio di Deutsche Bank sono centinaia di volte superiori al capitale proprio e ticchettano come una bomba a orologeria. Non sta parlando della contabilità creativa con cui molti istituti di credito hanno mentito su "Basilea III" - fatica inutile, visto che le nuove regole per il momento non entreranno in vigore. Non si lamenta affatto della troppo permissiva "Basilea III" e della ulteriore integrazione fra il sistema bancario ombra e le normali attività delle banche commerciali. Herr Weidmann non è mosso da tutto questo. Si lamenta per la concessione di credito agli stati in crisi. 

Le banche hanno in portafoglio titoli pubblici per un valore di 1.6 trilioni di Euro. Ed è vero: ci sarebbe un rischio concreto se gli stati Euro dichiarassero insolvenza. Weidmann, nel quadro delle riforme Basilea, vorrebbe obbligare le banche a garantire i titoli di stato con il capitale proprio. Il credito concesso agli stati diverrebbe in questo modo ancora piu' costoso. 

Weidmann tocca in questo modo dei punti importanti: il "patto diabolico tra banche e stati" (Spiegel) e la possibilità di una bancarotta dello stato. Le banche prendono a prestito   dalla BCE allo 0.75 % e prestano agli stati a quasi l'8%. E' un ottimo affare e una polizza assicurativa sulla vita delle banche in difficoltà: le obbligazioni emesse dagli stati iper-indebitati, infatti, restano nel campo delle garanzie accettate per i prestiti di emergenza. 

In questo modo le disastrate banche greche si assicurano un accesso alla liquidità. Nel mondo finanziario gira la battuta: la banca centrale greca in caso di necessità accetterebbe come garanzia anche le sedie d'ufficio. La BCE ha inoltre annunciato l'acquisto illimitato di obbligazioni in caso di sottoscrizione da parte degli stati delle condizioni dettate dal fondo ESM. I paesi coinvolti, con ulteriori misure di taglio, saranno spinti in depressione e sprofonderanno sotto il peso dell'alto indebitamento. 

Le misure necessarie. 

Invece di liberare gli stati dalla loro dipendenza dalle banche, Weidmann vuole esonerare le banche dalla concessione di credito agli stati. La sua proposta avrebbe il "vantaggio" di ridurre il tempo necessario per arrivare alla bancarotta di Spagna, Italia e di altri stati. C'è tuttavia una via piu' sensata. E dovrebbe contenere le seguenti misure: 

1. Un taglio del debito almeno pari all'importo dei debiti pubblici causati dai salvataggi bancari, prima che i crediti inesigibili finiscano nel bilancio BCE oppure siano scaricati sul contribuente europeo. Il settore finanziario ha volontariamente finanziato l'indebitamento degli stati e in parte - basta vedere Spagna e Irlanda - ne è la causa stessa. Dovrebbe pertanto subirne le conseguenze. 

2. Saranno prima di tutto gli azionisti e i creditori a dover garantire per le banche in difficoltà a causa del taglio del debito. Il denaro dei contribuenti dovrà essere utilizzato esclusivamente per garantire i depositi dei piccoli risparmiatori e per la concessione responsabile di credito. Nel bilancio di Deutsche Bank è solo il 4%, il resto è casino'. 

3. Deve fermarsi la speculazione con il debito pubblico. La BCE dovrebbe concedere credito agli stati in maniera limitata e al tasso ufficiale di sconto: la sola condizione è la tassazione ordinaria dei patrimoni e dei redditi piu' alti nei paesi coinvolti. Il rischio inflazione generato dal finanziamento diretto della BCE è decisamente inferiore rispetto all'acquisto di titoli sul mercato secondario o dalla concessione di credito al settore finanziario. In questo modo gli stati potrebbero rilanciare importanti investimenti, mentre le banche cesserebbero di speculare con le materie prime o con le bolle immobiliari. Entrambi portano i prezzi verso l'alto, senza nessuna crescita reale. 

Non esistono pasti gratis! Piu' della metà dei patrimoni finanziari europei è posseduto da circa l'1% della popolazione. Se fossero considerate le attività off-shore, saremmo all'80% dei patrimoni finanziari. Il patrimonio dei miliardari europei è superiore all'indebitamento pubblico europeo di oltre 11 trilioni di Euro. Chi vuole ridurre i debiti, alla fine dovrà ridurre anche i patrimoni. Dalla politica europea degli ultimi 15 anni, dai regali fiscali e dai salvataggi bancari, i ceti medi non hanno avuto alcun vantaggio, a differenza delle poche migliaia ai vertici. E' legittimo che ora siano proprio gli stessi a dover garantire per i danni causati. Una tassa europea sui patrimoni dei miliardari ridurrebbe sensibilmente l'indebitamento pubblico. Allora anche Herr Weidmann potrebbe dormire sonni tranquilli.