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sabato 13 maggio 2017

Il nuovo Eliseo 2.0

Sigmar Gabriel propone un rafforzamento della cooperazione con la Francia ed un nuovo asse franco-tedesco fondato su di un Trattato dell'Eliseo 2.0. Der Spiegel pubblica i punti piu' rilevanti del nuovo documento appena lanciato dal Ministro degli Esteri tedesco. I mezzi messi a disposizione dai tedeschi tuttavia sembrano alquanto modesti. Da Der Spiegel


Nuove condizioni per la cooperazione

In un documento di cinque pagine dal titolo "Eliseo 2.0 - nuovo slancio per la cooperazione franco-tedesca" il Ministro degli Esteri Sigmar Gabriel ha sviluppato e raccolto alcune idee per un rafforzamento della cooperazione fra Parigi e Berlino. Lo riporta Der Spiegel nel suo ultimo numero. "Non appena Macron e il suo team si saranno insediati, dovremo sviluppare passo dopo passo un nuova agenda franco-tedesca per lo sviluppo dell'Europa", scrive il politico della SPD. "Dobbiamo riflettere insieme su come poter sviluppare un proseguimento del Trattato dell'Eliseo".

Gabriel propone che Francia e Germania tornino a cooperare piu' strettamente in alcuni settori chiave, tuttavia "l'avvio di questo processo non deve escludere gli altri stati membri dell'Unione". Le priorità saranno le iniziative "che non richiedono necessariamente una modifica dei trattati UE".

Miliardi di accantonamenti dall'energia nucleare

La componente centrale della proposta sono le politiche economiche e quelle per il mercato del lavoro. "Per impostare un percorso di crescita economica ed occupazionale, potremmo avviare un'iniziativa comune per gli investimenti sul futuro", si dice nel documento. Si tratta di investimenti "nel capitale di rischio per giovani imprese in fase di crescita, potenti reti digitali per l'internet veloce, efficienza energetica, una moderna infrastruttura di trasporto oppure la ricerca e lo sviluppo".

Il Vice-Cancelliere ha pensato anche a come finanziare il progetto. Propone di utilizzare i miliardi di Euro accantonati per coprire i costi del nucleare tedesco. "Perché non pensiamo di rendere disponibile una parte del fondo tedesco per il finanziamento dei depositi nucleari e lo smaltimento delle scorie, da completare con investimenti privati e pubblici dalla Francia?", scrive Gabriel. Tuttavia i fondi dovranno essere investiti in maniera sicura e in modo da fornire un ritorno sull'investimento. "Se individuiamo dei progetti che promettono un ritorno sul capitale, in questo modo potremo attrarre capitale privato aggiuntivo e quindi rafforzare l'effetto delle risorse pubbliche", cosi' la sua proposta.

"Se fallisce, falliamo anche noi e fallisce l'Europa"

Gabriel ritiene l'elezione di Macron come una grande opportunità per l'Europa. "Se Macron fallisce, falliamo anche noi e fallisce l'Europa". Secondo Gabriel alcune reazioni della CDU e della CSU alle proposte fatte dal nuovo Presidente sarebbero "grette ed egoiste". Sarebbe un grave errore "se alcuni in Germania rispondessero declinando tutte le proposte solo perché queste non vanno d'accordo con le loro tanto amate ideologie finanziarie ed economiche", cosi' scrive il Ministro degli Esteri.

Nel documento Gabriel appoggia le richieste di Macron di avere un Ministro delle Finanze europeo, un bilancio dell'Eurozona comune sottoposto al controllo parlamentare, "e standard comuni in materia di sicurezza sociale e fiscalità". Dopo che Macron ha proposto una linea decisamente pro-europeista, anche la Germania deve avere "il coraggio di ripensare la propria posizione nell'unione monetaria ed aprire la strada ad un compromesso franco-tedesco per una architettura stabile e duratura all'interno dell'unione monetaria".

Gabriel si auspica anche di poter discutere tutte le idee "senza riserve". Cosi' propone di ridurre il numero dei commissari europei. Germania e Francia dopo le prossime elezioni parlamentari europee" potrebbero ad esempio condividere una posizione nella prossima Commissione "con un posto di commissario comune occupato in alternanza fra i due paesi". Anche nelle organizzazioni internazionali come il Fondo Moneterio Internazionale sarebbe pensabile un seggio comune franco-tedesco.

mercoledì 10 maggio 2017

Il coro di Nein

Passata l'euforia per lo scampato pericolo, i tedeschi riprendono con il consueto coro di Nein: niente eurobond, niente unione di trasferimento. Alcuni commenti comparsi fra ieri e oggi sulla stampa tedesca: Frankfurter Allgemeine Zeitung, German Foreign Policy e Deutschlandfunk.de 



Il neo-eletto Macron non puo' certo sperare di ricevere dai tedeschi come regalo di benvenuto gli eurobond. Contro una messa in comune del debito si sono pronunciati il Ministro delle Finanze della Baviera Markus Söder (CSU), il vice capogruppo dell'Unione (CDU-CSU) Ralph Brinkhaus e il vice presidente della SPD Carsten Schneider. "La Francia ha bisogno di crescita, crescita che non puo' essere ottenuta creando ulteriore debito ma solo con vere riforme", ha detto Söder alla FAZ.

La Germania non deve cambiare la propria politica finanziaria. La politica di stabilità ha salvato l'Eurozona. "Gli Eurobond, come la messa in comune del debito oppure l'unione di trasferimento sarebbero dei segnali completamente sbagliati", ha detto il politico della CSU. Ogni paese dovrà onorare il proprio debito. Il contribuente tedesco non deve essere costretto a pagare per i debiti fatti dagli altri paesi. "Non è che abbiamo abolito i trasferimenti fra i Laender tedeschi per introdurli poi in Europa". Come Ministro dell'Economia Macron si era infatti pronunciato a favore dell'emissione di Eurobond.

"Non è politicamente sostenibile in Germania"

Anche il politico della CDU Brinkhaus non ha mostrato alcuna volontà di assecondare tali desideri di Parigi o Roma. "Continuiamo a rifiutare gli eurobond", ha detto alla FAZ. La messa in comune del debito nell'UE, non solo riduce la pressione a fare le riforme nei paesi in crisi, ma "per ragioni molto valide non è politicamente sostenibile in Germania", ha sottolineato Brinkhaus. Il politico della SPD Schneider ha detto: "Non abbiamo bisogno degli eurobond e ancora meno di una garanzia comune superiore a quella messa in campo attraverso l'ESM e dalla BCE".



Gli interessi tedeschi

Il giorno dopo le elezioni cominciano ad emergere le distinzioni. "Gli squilibiri internazioniali non possono essere rimossi premendo un tasto", cosi' ha detto a "Die Zeit" Dieter Kempf, Presidente della Federazione delle Industrie tedesche (BDI, la Confindustria tedesca), e ha proseguito, l'Europa intera beneficia delle eccessive esportazioni tedesche [10]. L'UE non ha bisogno "di nuove idee per una nuova Euro-unione di trasferimento, come invece aveva chiesto Macron in campagna elettorale", spiega il Presidente dell'Associazione delle Imprese Familiari, Lutz Goebel. [11] Sulla pretesa di Macron di creare un Ministro delle Finanze europeo, il Presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker lunedi a Berlino ha detto: "sarà un'impresa alquanto impegnativa". [12] Le richieste fatte da Macron sono già state avanzate dai suoi 2 predecessori: entrambi hanno combattuto, entrambi hanno fallito - nel tentativo di convincere il governo federale tedesco. [13] Un governo economico dell'UE non corrisponde agli interessi tedeschi, ha invece spiegato Dominik Grillmayer, dirigente presso il Deutsch-Französisches Institut di Ludwigsburg: "la Germania non trascurerà i propri interessi nazionali per perseguire l'interesse generale e salvare l'Europa" [14]. Vale a dire: per Berlino è piu' importante il benessere nazionale.

[10] Karin Finkenzeller: Ein Auftrag für Berlin. www.zeit.de 08.05.2017.
[11] Thomas Thieme: "Macron wird ein herausfordernder, aber konstruktiver Partner". www.stuttgarter-nachrichten-de 08.05.2017.
[12] Juncker ist skeptisch über Macrons "Euro-Finanzminister". www.bild.de 08.05.2017.
[13] S. dazu Das Spardiktat und Der Juniorpartner.
[14] Karin Finkenzeller: Ein Auftrag für Berlin. www.zeit.de 08.05.2017.



Il futuro Presidente francese Macron con le sue idee per una politica fiscale europea ha incontrato la resistenza dei tedeschi, il capogruppo dell'Unione al Bundestag Fuchs ai microfoni di DLF (Deutschlandfunk) ha escluso gli Eurobond. Il Commissiario UE Oettinger ha invece respinto la richiesta di un Ministro delle Finanze europeo.

Ai microfoni di Deutschlandfunk Fuchs ha ribadito che il governo tedesco continua ad essere contrario ai titoli di stato europei comuni, i cosiddetti eurobond. Ogni paese deve continuare ad essere responsabile per il proprio debito. Se accadesse il contrario, ogni paese inizierebbe a prendere tutto il denaro di cui ha bisogno fino a quando "non crollerebbe l'intero sistema", ha messo in guarda il politico della CDU. il Presidente delle Camere di Commercio, Schweitzer, si è espresso alle stesso modo sulla "Rheinischen Post".

Anche la proposta di Macron di dotare l'Eurozona di un proprio Ministero delle Finanze ha incontrato delle critiche. Il Commissiario UE Oettinger sulla "Rhein-Neckar-Zeitung" ha dichiarato che non considera questa proposta una buona idea. La Commissione UE ha già oggi il compito di supervisionare i bilanci europei, l'Eurogruppo decide sugli aiuti finanziari e l'ESM è disponibile a finanziarli. Al momento non ci sarebbe alcun motivo di cambiare quest'architettura.



domenica 24 febbraio 2013

Nuovi rischi tedeschi

Klaus-Peter Willsch, deputato di primo piano della CDU al Bundestag, da sempre critico verso le politiche di salvataggio, torna ad attaccare le politiche europee: la Germania non puo' assumere nuovi rischi per salvare i paesi non Euro. Solo propaganda elettorale a basso costo? Da Handelsblatt.de
L'EU intende creare un fondo di salvataggio anche per i paesi non Euro. La Germania si farebbe carico di un ulteriore rischio miliardario, senza il controllo del Bundestag. 


L'unione debitoria europea assume tratti sempre piu' pericolosi. Inosservati dai media, dalla politica e dall'opinione pubblica, vanno avanti i lavori per la creazione di un "Fondo per l'assistenza finanziaria ai paesi membri la cui moneta non è l'Euro". Dietro questo lungo nome, si nasconde un ESM-ombra per i paesi EU che hanno ancora la loro moneta nazionale. In parole povere: dopo la Grecia, l'Irlanda, il Portogallo, la Spagna e presto anche Cipro e la Slovenia, si dovranno salvare anche stati come la Romania o la Bulgaria. 

A garantire saranno chiamati tutti i paesi europei, quindi anche la Germania. La motivazione non è sorprendente: gli stati dovranno essere aiutati, secondo la proposta della Commissione Europea, "se minacciati o colpiti da una crisi della bilancia dei pagamenti". 

L'assistenza finanziaria dovrà essere fornita sotto forma di un prestito oppure una linea di credito (preventiva): in questo modo per gli stati sarà piu' facile accedere ai fondi. La Commissione avrà la possibilità "di emettere sul mercato dei capitali o presso istituti finanziari obbligazioni in nome dell'Unione Europea". "Le obbligazioni o le linee di credito che potranno essere concesse a uno stato membro sono di un massimo di 50 miliardi di Euro". Manca il respiro. Perchè qui si nasconde un rischio finanziario enorme. 

Al momento nell'UE ci sono 10 stati membri con una valuta diversa dall'Euro: Gran Bretagna, Svezia, Polonia, Rep. Ceca, Lituania, Lettonia, Ungheria, Romania e Bulgaria. Teoricamente ognuno di questi stati potrebbe chiedere 50 miliardi di Euro di aiuti. 

Quando la Croazia, la cui situazione economica è tutt'altro che rosea, dal primo luglio 2013 entrerà a far parte dell'UE, gli stati saranno 11. Si sta costruendo un ESM-ombra. 

Secondo il Governo federale tedesco l'assistenza finanziaria massima per ogni singolo stato membro non dovrebbe superare i 50 miliardi di Euro, ma senza grandi difficoltà e senza una decisione del Parlamento sarà possibile aumentarne l'importo. Nella versione tedesca è scritto testualmente: "I prestiti o le linee di credito che potranno essere accordate ad ogni singolo stato membro sono limitate a 50 miliardi di Euro". 

In una "bozza interna" la relatrice al Parlamento europeo, il deputato polacco Danuta Maria Hübner (PPE), ha aggiunto che altri 60 miliardi di Euro potrebbero provenire dal bilancio dell'Unione Europea. 

E questo è già il primo indizio che i 50 miliardi non saranno il tetto massimo assoluto. L'aumento a leva della somma esistente sarebbe un'altra possibilità. ll regolamento - come già detto - prevede anche un'opzione per l'indebitamento. 

Già nel 2002 con il regolamento Nr. 332/2002 era stata istituita una "balance of payments facility“ (BoP) europea. Sulla base di questo provvedimento si sta ora cercando di costruire un ESM-ombra. Originariamente erano previsti 12 miliardi di Euro, ma nel dicembre 2008 l'importo è stato aumentato a 25 miliardi di Euro. 

Nel maggio 2009 è stato raggiunto un accordo per il raddoppio dell'importo a 50 miliardi di Euro. Anche questo aumento permanente da 12 a 25, e poi fino a 50 miliardi, chiarisce che non è stata ancora raggiunta la somma massima. 

Il FMI si tira indietro dai salvataggi Euro 

Sarà abbastanza facile e non servirà molto tempo per cambiare il provvedimento. Inoltre, non è necessaria la partecipazione dei parlamenti. La domanda determinerà l'offerta. Se sarà necessario del denaro per attaccare gli stati alla flebo europea, allora il limite massimo sarà aumentato. Anche se io non credo che Gran Bretagna, Danimarca e Svezia chiederanno aiuti finanziari. Il recente discorso di Cameron offre pero' dei chiari segnali di tensione fra gli ideologi dell'integrazione e i sostenitori dell'autoderminazione dei popoli europei. 

La Gran Bretagna, ancora oggi il nostro quarto piu' importante partner commerciale, non assisterà senza obiezioni ad ogni ulteriore centralizzazione europea, e fortunatamente, è necessario aggiungere, si opporrà ad ogni nuovo pacchetto di aiuti. 

Alla fine del 2008 è stato distribuito il primo denaro dal fondo BOP: il fondo ha messo a disposizione dell'Ungheria 20 miliardi di Euro. 6.5 miliardi sono arrivati dal bilancio EU, il resto l'hanno portato il FMI (12.5 miliardi di Euro) e la Banca Mondiale (1 miliardo di Euro). 

Poco tempo dopo la Lettonia è stata salvata dal fallimento con 7.5 miliardi di Euro; 3.1 miliardi di Euro sono arrivati dal bilancio dell'Unione Europea, 1.7 miliardi dal FMI; i vicini del nord Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia ed Estonia hanno contribuito con 1.9 miliardi di Euro; la Banca Mondiale con 0.4 miliardi di Euro; altri 0.4 miliardi sono arrivati dalla BERS. 

Nel 2009 è stato accordato un programma di salvataggio di 20 miliardi di Euro per la Romania. Anche in questo caso sono arrivati 5 miliardi di Euro dal "Fondo di assistenza per la bilancia dei pagamenti" dell'Unione Europea; il FMI ha contribuito con quasi 13 miliardi di Euro, a Bucarest un miliardo è arrivato dalla Banca Mondiale, altre risorse sono state messe a disposizione dalla BEI e dalla BERS. 

Un secondo programma di aiuti per la Romania è già stato approvato in via preventiva, ma non ancora attivato. In questo caso è prevista una partecipazione del bilancio EU per 1.4 miliardi di Euro. 

Con l'aiuto di una scappatoia nel regolamento europeo Nr. 332/2002, sono stati messi a disposizione di Ungheria,  Lettonia e Romania, 16 miliardi di Euro dal bilancio EU. Ora i salvataggi potranno andare avanti in grande stile. Se 4 anni fa una richiesta di aiuto poteva essere ancora vissuta come una vergogna, oggi a causa dell'effetto abitudine, nel quarto anno degli "eurosalvataggi" non è piu' così. 

Sotto la copertura del processo di convergenza della competitività, i paesi ancora in salute vengono chiamati a pagare per colmare i deficit degli stati indebitati all'interno e all'esterno dell'Eurozona. E il FMI, che fino ad ora ha sostenuto la parte piu' importante dei 3 pacchetti di salvataggio BOP, parteciperà ai prossimi pacchetti solo "ove possibile". 

La formulazione è stata scelta attentamente, perché il FMI già da tempo si sta ritirando dagli "Eurosalvataggi". Il FMI non sarà piu' disponibile a sostenere per i due terzi un pacchetto di aiuti, come ha fatto con Ungheria e Romania. 

"Dobbiamo ottenere una partecipazione parlamentare" 

Per poter accordare un prestito, la Commissione Europea avrà il potere di emettere obbligazioni sul mercato dei capitali oppure presso istituti finanziari. L'EU si è data un regolamento con il quale potrà scavalcare il suo divieto di indebitamento. Il fondo ESM-ombra si basa sull'articolo 143 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (AEUV - Vertrags über die Arbeitsweise der Europäischen Union). Dove all'articolo 2 C si dice: 

"Il consiglio concede l'assistenza reciproca (...) L'assistenza reciproca puo' avvenire (...) attraverso la messa a disposizione di crediti in misura limitata da parte degli altri stati membri; per fare questo è necessario il loro accordo". 

Si puo' ammettere che l'art. 143 dell'AEUV contempli la concessione di crediti ai singoli stati membri. Ma anche se si interpreta in questo modo l'art 143 dell'AEUV, e quindi si considera legittima la concessione di aiuti reciproci fra gli stati, resta chiaramente proibito alla EU l'emissione di obbligazioni con questo scopo. Su questo punto ci sono molti studi. Cosi' scrveva nel 2009 il rinomato Centrum für Europäische Politik (Cep): 

"Nel caso in cui l'Unione Europea dovesse sostenere la bilancia dei pagamenti dei paesi membri o di stati terzi attraverso l'emissione di debito, andrebbe oltre le proprie competenze (...) ancora piu' grave è che la UE abbia recentemente aumentato il limite per tali prestiti a 50 miliardi di Euro". 

Il regolamento è contrario al divieto di indebitamento dell'UE ed è chiaramente contrario al diritto. Ma quale scappatoia sarà utilizzata? Si utilizzerà semplicemente l'articolo 352 dell'AEUV. Dove proprio all'inizio è scritto: 

"Nel caso in cui fosse necessaria un'azione dell'Unione in uno degli ambiti definiti dai trattati, per rendere effettivo uno degli obiettivi, e se i poteri necessari non fossero ancora definiti, il Consiglio su proposta della Commissione e dopo un voto del Parlamento Europeo puo' approvare all'unanimità le decisioni del caso". 

Con l'aiuto di un'autorizzazione cosi' generica si puo' naturalmente introdurre di tutto. Una discussione presso la Corte di Giustizia Europea sarebbe opportuna. 

La violazione continua della legge è stata istituzionalizzata. Dopo aver aperto per i paesi Euro con l'ESM la strada verso la messa in comune del debito, adesso anche sugli altri paesi UE si dovrà aprire un ombrello di protezione. Non appena il fondo ESM sarà autorizzato a intervenire direttamente sulle banche, con l'ESM-ombra sarà possibile ricapitalizzare anche le banche bulgare o romene. Tutto questo accade lontano dall'attenzione dell'opinione pubblica europea. 

Sulla Germania graverà un ulteriore e ben nascosto rischio miliardario. La nostra quota di partecipazione all'ESM ombra corrisponde alla nostra quota nel bilancio europeo, pari a circa il 20%. Il fondo ESM-ombra non potrà essere controllato: avrà sede nella scatola nera di Bruessel. Sull'ESM e l'EFSF abbiamo almeno la possibilità di dibattere in Parlamento o in Commissione bilancio, ma con il fondo ESM-ombra non ci sarà permesso. Non solo per motivi di rispetto verso di noi, ma anche in considerazione della posizione della Corte Costituzionale sull'argomento, noi deputati del Bundestag dovremo ottenere un coinvolgimento parlamentare come nell'ESM.

giovedì 21 febbraio 2013

Miliardi tedeschi per l'Europa?


Un gruppo di economisti tedeschi lancia una nuova proposta di unione di trasferimento: senza il denaro dei tedeschi non riusciremo a salvare l'Europa. L'incubo della Transferunion torna a materializzarsi. Da Die Welt.
Basta con i miliardi per i salvataggi Euro? Niente affatto, dicono gli economisti. E lanciano una proposta per trasferire verso Bruessel diversi miliardi di Euro ogni anno. Forse l'ultima via di uscita dalla crisi.

Piu' trasferimenti in Europa attraverso un'imposta sul reddito e un'assicurazione comune contro la disoccupazione - con questa proposta la società di revisione PWC e l'Hamburger Weltwirtschaftsinsitut (HWWI) intendono risolvere i problemi strutturali dell'Eurozona.

"Se vogliamo mantenere l'Europa in vita, dobbiamo mettere mano al portafoglio", ha detto il direttore dell'HWWI Thomas Straubhaar. E' necessario redistribuire ricchezza dai paesi piu' ricchi a quelli piu' poveri, e nel caso di una crisi  dai paesi meno colpiti a quelli piu' colpiti, ha aggiunto il presidente di PWC Deutschland Norbert Winkeljohann.

Secondo le analisi dei ricercatori e dei revisori, le differenze strutturali fra i paesi Euro sono il motivo centrale per cui l'Unione monetaria non riesce a far fronte agli schock economici. Invece di provvedimenti ad-hoc per il salvataggio degli stati in crisi, sarebbe piu' ragionevole costruire un sistema di "redistribuzione graduale".

10 % del reddito imponibile per Bruessel

L'elemento centrale dovrebbe essere un sistema per il trasferimento di diversi miliardi di Euro di imposte sul reddito: ogni paese Euro dovrebbe concettualmente versare il 10% dei redditi imponibili in questo meccanismo. Il denaro ottenuto sarebbe poi redistribuito agli stati in base al numero di abitanti.

La Germania dovrebbe versare circa 200 miliardi di Euro nel sistema e riceverebbe indietro 170 milliardi di Euro, resterebbe un carico netto di 30 miliardi di Euro. La Spagna riceverebbe dal fondo comune 18 miliardi di Euro netti, l'Italia 17 miliardi.

Come trovare i mezzi per finanziare il contributo al meccanismo di trasferimento e come potranno essere utilizzati i fondi ricevuti, resterebbe una decisione dei singoli stati. 

2% per un'assicurazione sulla disoccupazione

Unica eccezione: se un paese viola le regole sul deficit fissate dal Fiskalpakt, dovrà lasciare che il suo bilancio venga approvato da un commissario europeo per gli affari monetari il quale avrà  su di esso un diritto di veto.

Inoltre, per ammortizzare le differenze congiunturali fra i diversi paesi, un'assicurazione europea contro la disoccupazione dovrebbe pagare a tutti i disoccupati dell'Eurozona per almeno un anno il 30 % del reddito medio nazionale.

L'assicurazione dovrebbe essere finanziata con un ulteriore contributo del 2 % del reddito imponibile di ciascun paese. In questo caso la Germania dovrebbe pagare 10 miliardi di Euro netti ogni anno.

Gli autori dello studio sono pienamente consapevoli che un tale sistema di trasferimenti sarebbe altamente impopolare. Ma le alternative alla stabilizzazione dell'Euro sarebbero decisamente peggiori, secondo Straubhaar. "Non bisogna paragonare il paradiso con la realtà, ma la realtà con la realtà".

mercoledì 13 febbraio 2013

Mucca da latte europea?


Ancora una volta lo spettro della temuta unione di trasferimento terrorizza i tedeschi. La Germania è solo il maggiore contribuente netto, oppure è diventata una "mucca da latte"? Da FAZ.net
Dalla riunificazione ad oggi la Germania ha contribuito al bilancio EU con oltre 200 miliardi di pagamenti netti. Vale a dire il 45 % degli importi complessivi versati da tutti gli altri contribuenti netti - cifra piu' che proporzionale rispetto alle dimensioni dell'economia tedesca.

 
I capi di stato e di governo si sono battuti a lungo, e dopo un primo tentativo fallito hanno finalmente raggiunto un accordo sul quadro finanziario dell'Unione Europea dal 2014 al 2020. Dopo il compromesso di venerdi' a Bruessel, la dotazione finanziaria sarà limitata a 960 miliardi di Euro. Considerando anche i "bilanci ombra", il limite massimo di spesa arriverà a un trilione di Euro. Il Presidente del Parlamento EU Schulz ha inveito: "l'accordo è una manovra ingannevole", i limiti di spesa non saranno pienamente sfruttati e di fatto la spesa sarà inferiore. Se i parlamentari europei dovessero mettere il veto, il vecchio quadro finanziario verrebbe prolungato e aumentato automaticamente del 2% di anno in anno.

 
Colpisce il fatto che a Bruessel si mercanteggi sui pagamenti, come si potrebbe fare in un bazar. Della provenienza di questo denaro pero' si parla molto poco. Il sistema dei contributi non è stato intaccato, ci sono stati solo ritocchi marginali agli sconti per i grandi pagatori netti come la Germania, l'Olanda, l'Austria, la Svezia e ora anche la Danimarca. Lo sconto di gran lunga piu' grande lo hanno avuto i britannici - da quando Margaeret Thatcher ("I want my money back")  ha sbattuto la borsa sul tavolo. La riduzione è pari al 66% dei contributi netti, 3.5 miliardi di Euro nel 2011. Gli inglesi in questo modo sono diventati i campioni dello sconto.

Monti: l'Italia è il piu' grande contribuente netto

Ma chi puo' adornarsi del discutibile titolo di "ufficiale pagatore"? La politica non ha il coraggio di creare un bilancio di lungo periodo che comprenda tutti i pagamenti nazionali, gli sconti e il denaro restituito. La Germania senza dubbio è uno dei piu' grandi pagatori, ma è veramente il piu' grande? Recentemente il primo ministro italiano Mario Monti ha reclamato il titolo: il suo paese l'anno precedente ha sostenuto i pagamenti netti piu' alti - 0.38 % del PIL. Gli olandesi e i belgi per diversi anni hanno trasferito a Bruessel una quota simile del loro PIL.

Ma allora non è la Germania ad essere l'ufficiale pagatore? Da un calcolo empirico fatto dal professore emerito di economia di Heidelberg Franz-Ulrich Willeke, nel periodo fra il 1991 e il 2011, la Germania sia in termini assoluti che relativi è stata di gran lunga il maggiore contribuente netto. In questi 21 anni i contributi nazionali aggiustati (dopo gli sconti) sono stati di 383.6 miliardi di Euro. Da Bruessel sono fluiti di nuovo verso la Germania, attraverso le diverse sovvenzioni e i fondi regionali e strutturali, circa 213 miliardi di Euro. I maggiori beneficiari del denaro EU sono stati i paesi periferici e i paesi oggi in crisi; in questo momento è la Polonia, con il suo ampio settore agricolo, il beneficiario principale del denaro EU. 

 
I pagamenti netti tedeschi dall'inizio degli anni '90 ammontano a 170.6 miliardi di Euro - circa il 45% del totale dei contributi netti di tutti i 10 paesi pagatori netti. Questa percentuale è chiaramente sovraproporzionata rispetto alle dimensioni dell'economia tedesca, che nel periodo preso in considerazione è passata da un quarto a un quinto del PIL aggregato dell'intera EU. Se si considerano gli altri pagamenti aggiuntivi, come le entrate doganali e le altre imposte che vengono trasferite a Bruessel,  gli oneri netti sostenuti dalla Germania sono ancora piu' alti: oltre 200 miliardi di Euro. Per conoscere quale sarebbe il valore attuale di questa somma, Willeke ha aggiornato gli importi con l'inflazione. Al valore attuale i contributi netti tedeschi dal 1991 in poi ammontano a quasi 250 miliardi di Euro.
 
Già da molto tempo, secondo Willeke, l'EU è diventata una importante unione di trasferimento e di redistribuzione, e non soltanto in seguito agli Eurosalvataggi miliardari verso la periferia. Nei prossimi anni il contributo netto tedesco al bilancio EU aumenterà: le sovvenzioni per molte regioni nella Germania dell'est saranno ridotte, mentre aumenteranno i flussi verso l'Europa dell'est e quella del sud.
 
Sicuramente la Germania trae grandi benefici dall'esistenza di un mercato interno comune. Per le economie orientate all'export il mercato comune è un grande vantaggio, come per i consumatori. Sul fatto che ci siano trasferimenti fra le regioni piu' forti e quelle piu' deboli come espressione della solidarietà europea e come forma di aiuto allo sviluppo, Willeke non ha alcuna obiezione. Solo che il carico per i pagatori netti dovrebbe essere proporzionalmente uguale, secondo Willeke. Una tale parità di trattamento dei contribuenti netti in relazione alla loro economia sarebbe giusta e solidale.
 
Se tutti i contribuenti netti avessero contribuito con la stessa percentuale in rapporto al PIL al finanziamento del bilancio europeo, vale a dire lo 0.2 % del Pil annuale, la Germania a partire dagli anni '90 avrebbe pagato 60 miliardi di Euro in meno. Questa sarebbe la differenza fra quanto effettivamente pagato e quanto sarebbe stato corretto trasferire, secondo i calcoli di Willeke. Di fronte a certe somme, secondo il professore la Germania non è piu' solo l'ufficiale pagatore, piuttosto si è trasformata nella "mucca da latte" dell'EU.

venerdì 21 dicembre 2012

La Transferunion e i socialisti di Brüssel


La Transferunion agita il sonno della stampa conservatrice: il contribuente tedesco è sotto assedio, stiamo andando verso una nuova forma di socialismo. Da WirstschaftsWoche

Brüssel vuole estendere l'unione di trasferimento. Il piano è eclatante. Gli oneri per la Germania nei prossimi anni cresceranno ulteriormente.

E' difficile da capire. Dopo lunghe trattative il bilancio EU non è ancora operativo e già a Brüssel si lavora a un nuovo programma di redistribuzione. Questa volta pero' in ballo c'è molto di piu' e il presidente Van Rompuy ha già un piano per il contribuente tedesco.

La parola chiave è "capacità fiscale" (Fiskalkapazität). Sotto questo pseudonimo a Brüssel si discute sull'ampliamento della già ben avviata unione di trasferimento europea. E si procede alla svelta. Uno per tutti, tutti per uno. Ovviamente Brüssel non è ancora soddisfatta degli enormi effetti redistributivi di lungo periodo dell'unione di trasferimento. Un'altra parte del gettito fiscale tedesco dovrà essere redistribuito in Europa.

Secondo un documento preparato da Van Rompuy sulla trasformazione dell'unione monetaria, dal 2014 la cosiddetta "capacità fiscale" dovrà funzionare come ammortizzatore per gli shock economici. Le somme in discussione sono ancora modeste. Ma potrebbero crescere in futuro a seconda delle necessità. Per la capacità fiscale sono in discussione due modelli di base. In un modello i trasferimenti dipendono dalla rispettiva posizione nel ciclo economico. Uno stato in boom paga, uno in recessione riceve denaro.

I criteri di trasferimento sono decisi a Brüssel. Anche all'ultimo eurofilo dovrebbe essere chiaro come ragionano i burocrati di Brüssel. Gli unici capaci di trasformare l'europa in un parco giochi per la creazione di una società socialista. Gli imprenditori in questo modello diverrebbero una specie in via di estinzione.

Ma c'è ancora di piu'. Nel secondo modello i pagamenti in entrata e in uscita dipendono dal mercato del lavoro. La capacità fiscale funziona come integrazione alle assicurazioni nazionali contro la disoccupazione. In altre parole: chi si trova in crisi a causa di una politica economica sbagliata, riceve denaro. Chi invece applica politiche economiche di successo, dovrà pagare. Un sistema simile l'abbiamo visto all'opera una volta soltanto, fino ad ora.

Evidentemente a Brüssel nessuno ha intenzione di imparare dalla Eurocrisi. E perchè il contribuente tedesco dovrebbe essere arrabbiato e lamentarsi con Brussel?  E' Berlino stessa  ad essere responsabile. Anche se ora la Cancelliera impaurita cerca di fare marcia indietro. E' stata proprio lei ad aver sostenuto in ottobre il concetto di capacità fiscale, dopo la  presentazione della prima relazione. Il suo principio di "solidarietà europea e controllo" a Brüssel è stato solo reinterpretato in maniera nuova. 

Van Rompuy troverà sicuramente nel 2013 un numero sufficiente di sostenitori per i suoi piani. I vantaggi sono cosi' evidenti. La Germania pagherà per la solidarietà europea, mentre le decisioni sull'utilizzo del denaro saranno prese nella socialista Brüssel. Ebbene: Fröhliche Weihnachten und ein gutes neues Jahr!

sabato 15 dicembre 2012

Lo spettro dell'unione di trasferimento

La Transferunion sin dall'inizio della crisi agita il sonno dei tedeschi. Un commento di FAZ ci illustra il punto di vista della stampa conservatrice. Werner Mussler, da FAZ.net
Un nuovo termine si aggira per l'Europa: "capacità fiscale" (Fiskalkapazität). Già dalla scelta delle parole è chiara la volontà di essere poco chiari. Ma il presidente EU Herman Van Rompuy ha in programma qualcosa di ancora piu' grande.

Che cos'è la "capacità fiscale"? Da un po' di tempo il concetto aleggia sul processo di riforma dell'UE, e nessuno sa bene cosa si intenda. Una sola cosa è chiara: l'unione monetaria in futuro avrà a disposizione, in maniera ben definita, dei mezzi propri. Alle domande ovvie - perché, quanto, da chi, per chi, per quale scopo, quando - nessuno ha voluto ancora rispondere.

Con la relazione sulla riforma dell'unione monetaria del presidente del consiglio EU Van Rompuy, dei presidenti della commissione europea, della BCE e dell'Eurogruppo, la nebbia sembra essersi almeno un po' diradata. Il punto centrale del rapporto avrà certamente sorpreso il governo federale tedesco: a partire dal 2014 dovrà "essere istituita una determinata e limitata capacità fiscale", per "poter ammortizzare gli specifici shock economici nei diversi paesi". Fondo da realizzare con "un sistema di assicurazione a livello centrale". 

Il problema di Berlino, riferito prima di tutto all'idea di assicurazione, è comprensibile solo in parte. La cancelliera ha sempre sostenuto la "capacità fiscale": in futuro "solidarietà e controllo" in Europa dovranno andare mano nella mano, aveva detto Angela Merkel in ottobre, mentre i capi di governo discutevano sulla prima relazione di Van Rompuy. La cancelliera vorrebbe premiare con i fondi della "capacità fiscale" i paesi che si impegnano e lasciano che i loro sforzi siano controllati. Non ha ancora chiarito, tuttavia, secondo quali criteri valuterà la buona condotta degli stati e se lei si presenterà come il controllore degli stati. La sua strategia è davvero costruttiva come lei crede? Un piano e un controllo europeo sono davvero promettenti? E pensa veramente che tutti gli stati europei si lascino costringere a una "via tedesca"?  Già in ottobre e' emersa una nuova interpretazione maggioritaria: la "capacità" dovrà servire per assorbire gli shock economici.

Dietro c'è un pensiero corretto. Ammortizzare immediatamente gli shock nei singoli paesi prevenendo il contagio agli altri stati, se funzionasse, sarebbe molto piu' economico di ogni "savataggio definitivo" dell'Euro.

E' poco piu' di un pensiero corretto. A posteriori, le bolle immobiliari e le conseguenti crisi bancarie, come in Spagna o Irlanda, sono facilmente identificabili come uno schock. Appunto, a posteriori. Gli shock sono riconoscibili, quando ormai è troppo tardi per evitare il contagio.

Van Rompuy in verità ha in programma ancora di piu'. L'opzione da lui denominata "capacità fiscale" arriva fino ad una nuova macchina di redistribuzione europea.

L'approccio macroeconomico: guidare la congiuntura economica EU

In termini macroeconomici i flussi di pagamento in entrata e in uscita dalla "capacità" (Kapazität) dovranno dipendere dalla situazione economica del paese. Chiaramente e seriamente: uno stato in boom paga, uno in recessione riceve denaro.

La direzione a quanto pare dovrebbe essere assunta da Brussel. Poiché questa assurdità non puo' funzionare, la seconda opzione di Van Rompuy - l'approccio microeconomico - contiene molto piu' materiale esplosivo.

L'approccio microeconomico: integrazione delle assicurazioni nazionali contro la disoccupazione.

In questa variante i pagamenti in entrata e in uscita "dovrebbero dipendere direttamente dagli sviluppi del mercato del lavoro". La "capacità" dovrebbe servire come "integrazione parziale all'assicurazione nazionale contro la disoccupazione". Piu' avanti sarà chiaro che si tratta di una grande forma di redistribuzione. Quella che eufemisticamente viene definita "assicurazione", sarebbe l'ingresso in una grande unione sociale europea, in contrasto con ogni idea di sussidiarietà.

Ma l'assicurazione ci porta fuori strada anche per un altro motivo. Si basa sull'idea che una volta questo una volta quello stato Euro, senza colpa alcuna, venga colpito da difficoltà economiche e che i rischi corrispondenti siano assicurabili. Ma la premessa è falsa. Molto spesso le crisi economiche sono riconducibili ad una politica economica nazionale sbagliata. E sicuramente è sbagliata la conclusione. Un'assicurazione avrebbe senso, se i rischi ex ante fossero distribuiti equamente. Uno sguardo alla attuale Euro crisi ci dice che questo non era proprio il caso.  

Van Rompuy potrà comunque affermare di aver seguito il mandato ricevuto: piu' "solidarietà e controllo". L'insoddisfazione di Berlino sulla sua relazione sarà solo poco credibile. La creazione di una massiccia unione di trasferimento europea ipotizzata nel documento, dipenderà in ultima istanza dai fondi di cui disporrà la "capacità". In che modo il governo federale dovrà applicare la proposta, non è ancora chiaro. Van Rompuy sta aprendo cosi' tante porte che difficilmente la Cancelliera riuscirà a chiuderle tutte.

mercoledì 28 novembre 2012

Appello alla cancelliera

Il deputato ribelle FDP Frank Schäffler scrive un appello alla cancelliera per fermare l'ennesimo salvataggio greco: stiamo andando verso una costosa unione di trasferimento. La maggioranza nero-gialla sempre piu' inquieta. Da Die Welt
Le politiche di salvataggio in Europa hanno portato ad una sfiducia reciproca. Se pensiamo che prestando denaro diventeremo dei benefattori, ci stiamo ingannando. Accadrà il contrario.


Sehr geehrte Frau Bundeskanzlerin,

ancora una volta noi membri del Parlamento ci troviamo a votare sugli aiuti alla Grecia. Molte cose sono successe dal primo salvataggio del maggio 2010. Nel frattempo le decisioni del Bundestag non sono piu' solo una prassi, ma sono diventate costituzionali. La Grecia sotto la guida della Troika ha  fatto progressi nel risanamento del bilancio, questo è innegabile. 

Ancora nel 2009 aveva uscite per quasi 125 miliardi di Euro. Per quest'anno sono previsti 98.5 miliardi di Euro, molto meno. Innegabile è anche il fatto che il programma di salvataggio è fallito: nel risanamento del bilancio pubblico greco non c'è stato alcun successo. 

Il deficit di bilancio era al 15.6 % nel 2009 e nel 2012 dovrebbe scendere intorno al 7%. La Grecia non è nemmeno vicina ai criteri di Maastricht. Quasi nulla è stato privatizzato. L'economia sta crollando, il tasso di disoccupazione cresce di un punto percentuale al mese. 

Nonostante il taglio del debito di marzo, il denaro promesso alla Grecia non basterà. Ci sarà bisogno di molti piu' soldi. Con la decisione sui nuovi prestiti alla Grecia, diamo una valutazione anche su cosa nei salvataggi è andato bene e cosa invece no.

La crisi suscita diffidenza

La politica di salvataggio ipotizzava di superare le crisi di finanziamento con dei prestiti, in modo da poter sfruttare il tempo guadagnato per fare le riforme richieste dall'esterno. Questo approccio soffre di un errore fondamentale: voler sostituire attraverso un accordo politico l'incentivo al consolidamento determinato dagli alti tassi.

L'applicazione di questi accordi politici dà ad una parte il ruolo del supervisore e all'altra quello dello scolaro svogliato. Il denaro prestato ci trasforma da buoni vicini di casa in creditori e debitori. Questo conduce ad una sfiducia reciproca. Mai dalla fine della seconda guerra mondiale ci si era offesi in questo modo l'uno con l'altro come dall'inizio della missione della Troika.

E questo dovrebbe preoccupare soprattutto noi tedeschi. Non siamo percepiti come dei salvatori accorsi in aiuto, ma come una forza che vuole danneggiare gli stati indebitati a proprio vantaggio. 

Una politica di umiliazione

Stiamo mentendo a noi stessi se con i prestiti crediamo di diventare dei benefattori. E' vero il contrario: sullo zuccherino dei crediti a tassi agevolati sbatte la frusta della Troika, con la quale stiamo spingendo per l'attuazione dei programmi di adeguamento. Questa è una politica di umiliazione.

Come ci sentiremmo noi tedeschi, se fossimo costretti a votare un governo, fino a quando questo non è in grado di implementare determinate condizioni? E in quanto parlamentari come ci sentiremmo, se non potessimo definire il contenuto delle leggi da noi votate?

I parlamenti dei paesi in crisi sono stati privati dei loro diritti. Non è un errore pensare ad una minaccia alle istituzioni democratiche. In Grecia l'estrema destra è il terzo partito, l'estrema sinistra il secondo partito.

La strada verso una unione di trasferimento illimitata

Sarebbe necessaria l'onestà anche nelle premesse non scritte della politica di salvataggio: se l'Euro è irreversibile, allora la presunta condizionalità degli aiuti non è vera.  Se gli aiuti si fermassero, la Grecia uscirebbe immediatamente dall'Euro. Chi considera l'Euro irreversibile, allora sarebbe disposto a finanziare in maniera illimitata la Grecia, e gli altri paesi in crisi.

Sotto le premesse dell'irreversibilità dell'Euro, non ci sarà fine ai trasferimenti verso la Grecia o verso ogni altro paese - non importa se i requisiti siano soddisfatti o meno. Onestà significa anche affermare chiaramente che questa è la strada verso una unione di trasferimento illimitata.

Grandi rischi per la stabilità monetaria

Si dovrebbe allora spiegare all'elettore che la presunta politica di salvataggio in ultima analisi ci porterà ad una unione di trasferimento e del debito. E' molto piu' vicina ai desideri socialdemocratici che non ai nostri ideali di politica economica. Dobbiamo denunciare pubblicamente anche la strumentalizzazione della politica monetaria ai fini fiscali.

Le dimensioni dei fondi di salvataggio non saranno sufficienti per garantire i debiti dei paesi sotto copertura e della Spagna. E' solo una questione di tempo: il Bundestag sarà chiamato a decidere sull'acquisto di titoli sul mercato primario, affinché la BCE possa agire sul mercato secondario.

Dovremmo pero' dire all'elettore: ogni economista onesto vede nell'acquisto di titoli da parte della BCE un grande pericolo per la stabilità monetaria. I nostri risparmi oggi sono messi in pericolo! Anche le pensioni non sono al sicuro!

Non dobbiamo sottovalutare gli elettori

Non dovremmo fare l'errore di credere che l'elettore non conosca questi pericoli. Come politici, non dovremmo sottovalutare i nostri elettori, oppure considerarli naive. Molti hanno già percepito il livello di pericolo per le istituzioni democratiche, la nostra reputazione e il nostro denaro.

Il successo elettorale non deve essere basato sul calmare queste preoccupazioni in maniera paternalistica o sull'occultamento delle informazioni. Gli elettori vogliono parole chiare. Pertanto dovremmo ammettere: 

non esiste piu' una soluzione facile per la crisi. Abbiamo solo la scelta fra una soluzione dolorosa e costosa e un'altra catastrofale.

Dovremmo consentire alla Grecia di uscire

Il tentativo di superare una crisi di debito sistemica, creando nuovo debito, finirà con una catastrofe. Questo è il passo verso un socialismo del debito. Una economia sana non puo' essere basata sul debito, piuttosto ha bisogno di un rapporto sano fra debiti e capitale proprio.

Dovranno percio' essere possibili i fallimenti - di stati e banche. Dovremmo consentire alla Grecia di uscire, affinché si possa ottenere una Eurozona in grado di respirare, dove il divieto di bail-out viene applicato.

Per l'Europa abbiamo bisogno di un ritorno ad una responsabilità dei singoli paesi sul bilancio. Cio' è doloroso, ma almeno non catastrofico. In caso contrario, il downgrade del rating non minaccerà solamente la Francia, ma anche la Germania.

Abbiamo bisogno di una cultura del risparmio

Signora Cancelliera, se questa è una crisi di debito, la nostra risposta dovrebbe essere una cultura del risparmio. Se andiamo avanti così, avremo solo ricchezza apparente costruita sulla sabbia. Il castello di carte crollerà. Dovrebbe prendere ad esempio il suo predecessore Ludwig Erhard, il padre del nostro sistema di mercato. 

Nel 1963 a Stoccolma disse :" Guai a chi crede che l'Europa possa diventare un governo centralizzato, o che la si possa mettere sotto un'autorità piu' o meno centrale. No - questa Europa ha il suo valore anche per il resto del mondo nella sua diversità, nella varietà e nella raffinatezza della vita".

venerdì 19 ottobre 2012

Il piano di Schäuble è destinato a fallire

Wolfgang Münchau su Der Spiegel attacca il piano di Schäuble: la politica fiscale da sola non risolverà la crisi.  I tedeschi ancora una volta restano prigionieri dei loro dogmi.
Wolfgang Schäuble presenta un piano per l'Euro, destinato probabilmente a fallire. Il ministro delle finanze ritiene che il debito pubblico nel sud Europa sia la causa della crisi - di fatto il problema è nella costruzione dell'unione monetaria. Ci sono solo 2 vie di uscita.

Come un atleta professionista che invecchia, ma che alla fine della carriera si trova di nuovo al massimo della forma, Wolfgang Schäuble in questi giorni ha lanciato un'offensiva politica.

E' stato come quasi 20 anni fa, quando con il suo collega di partito Karl Lamers (CDU), aveva pubblicato una lettera a favore di un nucleo europeo unito. Il documento Schäuble-Lamers allora non era stato preso sul serio. Il loro consiglio non fu seguito. Ma la teoria alla fine si è dimostrata vera, la crisi Euro è arrivata, e il club nel club si è reso sempre piu' indipendente. La EU fuori dalla zona Euro perde sempre piu' importanza. I britannici ad esempio, sono vicini ad andarsene. 

Viviamo già nell'Europa del nucleo di Schäuble e Lamers, tuttavia in una variante patologica.

La nuova proposta di Schäuble per una unione fiscale piu' integrata, con ampi poteri per la Commissione e il Parlamento europeo è coraggiosa e lungimirante come il paper del 1994. Schäuble è fra i pochi politici ancora attivi a comprendere che anche una unione monetaria decentrata come la nostra, ha bisogno di un nucleo politico solido. Sono d'accordo con lui, soprattutto quando sostiene che l'Europa è vicina a perdere l'unica opportunità nata dalla crisi:  la possibilità di una ristrutturazione istituzionale della zona Euro e della stessa EU.

Mentre nel 1994 appartenevo a coloro che celebravano il paper di Schäuble e Lamers, oggi sono scettico per due ragioni.

La politica fiscale da sola non può risolvere la crisi

In primo luogo, la proposta concreta è basata su una diagnosi sbagliata. Schäuble spreca il suo intero capitale politico per una riorganizzazione della politica fiscale in Europa. Che un ministro delle finanze si occupi di politica fiscale, non è una novita. Ma la politica fiscale non può risolvere da sola la crisi, né un super commissario avrebbe potuto evitare la crisi - la greca forse, ma non quella spagnola, portoghese o irlandese. Ci dovremmo ricordare che la Spagna e l'Irlanda durante l'ultimo decennio hanno raggiunto anche degli avanzi di bilancio. L'allora commissario per gli affari economici aveva addirittura lodato entrambi i paesi. Al di fuori della Grecia, la mancanza di disciplina di bilancio non era mai stato un problema.

La proposta di Schäuble si basa su una falsa narrativa, peraltro molto popolare in Germania, secondo cui tutto si riduce alla politica fiscale. Ignora il fatto, che la crisi di bilancio pubblico nella periferia è la conseguenza, e non la causa della stessa crisi - una crisi dovuta agli squilibri economici, cresciuti per effetto dello stesso Euro. E' quindi una crisi dell'Euro in se stesso, piu' che una crisi dei suoi paesi membri. Spagna e Irlanda potrebbero essere aiutate con una unione bancaria. Ma la proposta di Schäuble non affronta questo problema.

Il mio secondo problema con la proposta di Schäuble è il netto contrasto fra le sue ambizioni e la sua politica. La politica tedesca dei piccoli passi non è compatibile con un mantenimento dell'Euro. Dopo la breve fase di euforia di questa estate, adesso fra gli esperti regna una certa delusione. La congiuntura europea sta peggiorando. La Spagna sta temporeggiando prima di richiedere l'applicazione del programma di salvataggio. La Germania frena sull'unione bancaria.

Due scenari realistici per il futuro dell'Euro.

Nonostante il rapporto critico della troika (FMI, commissione EU e BCE) ancora una volta si ripianerà il deficit greco - ma i problemi del paese restano immutati. In considerazione della catastrofica situazione finanziaria non possiamo allo stesso tempo insistere sul fatto che la Grecia resti nell'Euro, continui a pagare gli interessi, rimborsi il debito e non riceva ulteriori aiuti. A una di queste rivendicazioni dovremo rinunciare. Senza l'accettazione dei trasferimenti e di un taglio del debito non sarà possibile mantenere la periferia nell'Euro.

Per l'Euro vedo 2 scenari futuri realistici. Una separazione fra un Euro del nord e uno del sud. Anche la proposta di una uscita unilaterale tedesca rientra in questa categoria. Sarebbe la presa di coscienza del fatto che una unione monetaria senza una unione politica non può funzionare nel lungo periodo, e allo stesso tempo l'ammissione che una unione politica non è realizzabile.

L'alternativa sarebbe una unione politica, in cui la politica fiscale e la politica bancaria si trovano al centro. La proposta di Schäuble affronta solo una piccola parte di una tale unione. La questione piu' importante non è il potere di cui dispongono i commissari, piuttosto come si gestisce politicamente, istituzionalmente, giuridicamente ed economicamente una tale unione di trasferimento.

Accolgo con favore l'entusiasmo di Schäuble per l'Europa, ma le sue proposte sono inefficaci a causa di una analisi superficiale sulle cause della crisi. La proposta di Schäuble è destinata a fallire, non perché va troppo lontano, piuttosto perché in un certo senso non va sufficientemente lontano. Il problema piu' grande per il politico europeo Schäuble, non sono gli euroscettici. E' Schäuble ministro delle finanze.

giovedì 16 agosto 2012

Non siamo né Malta né Cipro


Gli euroscettici di CDU e FDP tornano ad attaccare la BCE: è in corso un finanziamento diretto degli stati e la Germania deve avere un diritto di veto. La caccia al voto euroscettico continua. Da Handelsblatt.de
La crisi dell'Euro tiene occupata la BCE. I critici la accusano di aver trasformato le operazioni per il contenimento della crisi in un vero e proprio finanziamento degli stati. E chiedono una revisione delle istituzioni UE.

Il mantenimento della stabilità dei prezzi è il compito principale della BCE. Ma la crisi Euro ha cambiato radicalmente il ruolo delle autorità monetarie. Negli ultimi mesi infatti la BCE è stata costretta ad intervenire in maniera massiccia 2 volte. La prima, per assicurare la liquidità al sistema bancario, la seconda, per ridurre i costi di finanziamento degli stati. A causa delle sue operazioni per il contenimento della crisi, il costo del denaro è ai minimi storici e le banche in difficoltà sono state inondate dalla liquidità - ma non basta, la crisi va avanti. Ed è  molto probabile che la banca centrale torni ad essere attiva, visto che il presidente Mario Draghi ha recentemente spiegato di voler difendere l'Euro a tutti i costi.

In questo quadro sorge la domanda: il ruolo che la BCE ha assunto, è ancora coperto dal proprio mandato? La Bundesbank lo ha recentemente messo in dubbio. Questo hanno lasciato intendere le parole del capo della Bundesbank Jens Weidmann, che recentemente a Berlino ha affermato: "l'obiettivo di un Euro stabile e di una Stabilitätsunion non potrà essere raggiunto, se la politica monetaria sarà sempre piu' utilizzata per scopi che non corrispondono con il mandato originario".

Anche a Berlino l'attività della BCE viene valutata in maniera sempre piu' critica. I politici della CDU e della FDP ritengono addirittura necessaria una riforma della BCE. "E' necessario, in tutti gli organi della BCE, un riequilibrio del diritto di voto basato sulla quota di responsabilità assunta", ha dichiarato ad Handelsblatt Online il deputato CDU ed esperto di bilancio Klaus-Peter Willsch. "La Germania in qualità di creditore principale, su ogni decisione deve avere un diritto di veto". Willsch motiva la sua richiesta sostenendo che la BCE sotto la presidenza di Mario Draghi si è allontanata dal suo mandato: garantire la stabilità monetaria nell'area Euro. "La BCE sotto Draghi, contrariamente ai trattati europei, si è trasformata in un finanziatore degli stati e in una bad bank".

Allo stesso modo si è espresso l'esperto finanziariao della FDP al Bundestag, Frank Schäffler.  Ad inizio 2010 nel corso del primo pacchetto di salvataggio per la Grecia, "ha avuto luogo una riforma monetaria silenziosa", da cui è emersa una diversa politica monetaria della BCE. "Le regole formali ancora non sono presenti, ma in pratica sono state alterate in maniera irrecuperabile", ha detto Schäffler ad Handelsblatt Online. La Germania dovrebbe pertanto denunciare la continua violazione delle leggi istitutive della BCE. "Allo stesso tempo è necessaria una riforma delle procedure di voto nel consiglio BCE", ha sottolineato il membro del consiglio nazionale della FDP. "Che Malta e Cipro abbiano gli stessi voti della Germania, è un grave errore di costruzione".

Anche l'esperto di politiche di bilancio SPD Carsten Schneider ha chiesto un ritorno della BCE al suo compito centrale di difesa della stabilità dei prezzi nella zona Euro. "In nessun modo dovrà farsi carico del finanziamento degli stati, come già ora accade indirettamente con l'acquisto di obbligazioni", ha detto Schneider ad Handelsblatt Online. "Nei casi di emergenza, quando i mercati non funzionano, dovranno essere disponibili dei meccanismi di salvataggio". Schneider ha inoltre escluso che la BCE possa assumere anche il compito della vigilanza bancaria. "A causa della sua attivtà di concessione di credito alle banche, non è un soggetto indipendente".

giovedì 14 giugno 2012

La cancelliera è pronta ad andare lontano?


Die Zeit commenta il discorso della cancelliera al Bundestag: è finalmente pronta a collaborare con gli altri paesi per la soluzione della crisi? Karsten Polke-Majewski da Zeit.de
La metà del mondo accusa Merkel di condurre la moneta unica verso il baratro. La sua risposta è un'offerta: se il sud Europa risparmia, la Germania rinuncia alla sovranità.

La cancelliera non ci libererà dalla crisi con la velocità di un fulmine. La sua risposta a tutte le richieste di trovare in fretta una soluzione alla crisi è tiepida: la forza della Germania non è infinita e non può essere sopravvalutata. Crescita e consolidamento fiscale devono andare mano nella mano. L'Europa deve rivedere le scelte non fatte 20 anni fa: costruire una unione politica come fondamento dell'unione monetaria. Come si può fare tutto questo? Passo dopo passo.

Queste parole pronunciate durante il suo intervento prima dell'incontro del G20, il prossimo lunedi, non sono la risposta che il mondo voleva sentire. Soprattutto di fronte alle nuove minacciose notizie in arrivo da Spagna, Italia, Cipro e poco prima delle decisive elezioni in Grecia.

La parole di Merkel hanno 2 destinatari. Il primo è l'America, e il suo messaggio è: la pressione produce contropressione. Se voi pretendete che la Germania apra i cordoni della borsa, allora io vi ricordo del vostro gigantesco disavanzo di bilancio pubblico o del fatto che gli Stati Uniti non sono stati capaci di regolamentare i mercati finanziari dopo la crisi bancaria del 2008.

Il secondo destinatario è l'Europa.  E qui le cose si fanno difficili. Perché l'Europa non vive solamente una crisi finanziaria ma anche una crisi di fiducia. Per Merkel la situazione si presenta in questo modo: in Italia le riforme sono ferme, in Francia è stata abbassata l'età pensionabile, in Grecia i politici vogliono rinegoziare il pacchetto di salvataggio. Di nuovo l'Europa non è in grado di mantenere le regole che si è data, ha detto la cancelliera. Perché la Germania dovrebbe dare piu' denaro, se non si può contare sulle promesse fatte?

Per i paesi del Sud il problema è in Germania: perchè un paese forte approfitta della debolezza degli altri e cerca di imporre la propria visione politica ed economia in tutta la zona Euro. Allo stesso tempo con la sua avidità spinge gli altri paesi verso la rovina, come accade ora con il pacchetto di salvataggio per la Spagna.

E' possibile risolvere questa contrapposizione? La chiave della soluzione potrebbe essere in quello che Merkel chiama unione politica. Sul tema a Brussel circolano molte idee: un'unione bancaria con un controllo indipendente; una unione fiscale con regole comuni per i bilanci pubblici; si discute perfino di una nuova organizzazione dei controlli democratici all'interno dell'EU. Il messaggio di Merkel all'Europa suona perciò: sono pronta ad andare lontano, e a rinunciare alla sovranità. Solo se, anche gli altri lavorano per un sistema affidabile e non agiscono a breve termine seguendo solo gli egoismi nazionali.