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sabato 3 marzo 2012

Ritorno alle origini

Der Spiegel e buona parte della stampa tedesca si trastullano con concetti vaghi come l'unione di stabilità (Stabilitätsunion) oppure con un ipotetico ritorno alle origini dell'unione monetaria. L'effetto: nascondere a se stessi e agli elettori che l'unione di trasferimento resta politicamente inaccettabile. Eppure Kohl l'aveva già detto venti anni fa...

I miliardi freschi per la Grecia sono già pronti, mentre la politica prosegue nella sua pericolosa strategia. L'Europa ha bisogno di un radicale cambiamento di prospettiva: via dai mercanteggiamenti sui salvataggi, torniamo indietro alle autonomie nazionali nella politica finanziaria e al rispetto dei trattati.

Sono passati 20 anni da quando l'allora cancelliere Helmut Kohl pronunciò al Bundestag una frase molto significativa: "la storia recente ci insegna che la pretesa di avere un'unione economica e monetaria senza una duratura unione politica è inverosimile".

Questa non era l'affermazione di un politico, che voleva motivare la sua non adesione alla moneta unica. Kohl è uno dei fondatori dell'Euro, e la citazione è in un discorso che avrebbe dovuto mostrare ai tedeschi la strada verso una moneta unica comune. 

Oggi lo sappiamo: l'unione politica con un governo centrale dell'Europa è un'illusione. Per il prossimo futuro, non avremo gli Stati Uniti d'Europa paragonabili a quelli americani. Nemmeno un'unione fiscale, di cui si parla molto di questi tempi. "Non vedo nessuna disponibilità da parte dei governi, a cedere la sovranità in materia fiscale" ha dichiarato poco tempo fa il presidente della Bundesbank Jens Weidmann.

Questo realismo fa bene in un periodo in cui gli scudi europei di salvataggio vengono sempre di piu' ampliati; nel quale i politici mettono in piedi un gigantesco pacchetto di salvataggio contro la bancarotta della Grecia; nel quale con delle garanzie di dimensioni inimmaginabili si mette in gioco il nostro stesso futuro. 

L'Europa deve subire un cambiamento di rotta radicale.

L'Euro è un esperimento nel quale 17 paesi con molte similitudini ma anche molte differenze -economiche, politiche, storiche, di stile di vita - si sono dati una moneta unica. Contrariamente alle aspettative di molti, queste differenze nel corso degli anni non si sono ridotte. Purtroppo non ci possiamo aspettare che questo avvenga in un futuro vicino.

Al contrario, la globalizzazione che nel vecchio continente dovrebbe contribuire all'avvicinamento dei popoli, suscita ovunque paure e spinge verso un ritorno ad una dimensione regionale ed un ambiente piu' ristretto. Che in un ambiente del genere i popoli europei siano pronti, ad esempio a spostare la politica fiscale dai parlamenti nazionali alla commissione di Brussel, appare abbastanza improbabile, e per questo anche l'unione fiscale resterà una chimera.

Se questo dato è vero, e vogliamo dare un futuro alla moneta unica, la via che i politici europei hanno preso per il superamento della crisi è sbagliata. Attualmente l'Europa dell'Euro sembrerebbe pronta a spostare poteri dagli stati nazionali verso le istituzioni di Brussel.
I debiti accumulati dagli stati nazionali vengono sempre più condivisi con i pacchetti di aiuto internazionali e il principio della responsabilità è abolito. I contribuenti degli stati donatori sono sempre più arrabbiati. Al contrario, agli stati indebitati vengono imposti dei programmi massicci di risparmio con tagli allo stato sociale e brutali riduzioni salariali. Questo provoca grande risentimento nei paesi che ricevono il denaro.

Con questa strategia i politici europei distruggono l'Europa e il suo tentativo storico di riavvicinamento e appacificazione, come sempre con le migliori intenzioni. L'Europa ha bisogno di un cambiamento di rotta radicale. Lontano dallo snervante e costoso mercanteggiamento sui salvataggi; indietro verso le radici del trattato di Maastricht, verso le autonomie nazionali nella politica finanziaria e indietro verso il rispetto dei trattati.
Gli stati indebitati devono proseguire sotto la loro regia l'uscita dal debito.

I governanti e le banche centrali negli anni passati non hanno rispettato i trattati europei. Alcuni esempi senza precedenti: dal superamento dei limiti di deficit, alla violazione dell'articolo 125 dee trattato EU, nel quale è espressamente indicato, che uno stato membro non può essere considerato responsabile per i debiti di un altro.

La BCE viola da quasi 2 anni in maniera alquanto avventurosa il divieto di finanziamento dei debiti pubblici. Acquista titoli del debito pubblico, apparentemente con obiettivi di politica monetaria, in verità con obiettivi indiretti di finanziamento degli stati. E in dicembre e febbraio ha messo a disposizione delle banche europee 500 miliardi di crediti molto economici, che con quel denaro acquisteranno anche titoli di stato. Questo programma ha ottenuto che i paesi in crisi del sud potranno pagare meno interessi per il loro debito.

Ritorno alle origini signfica: primo, le rigide norme sul deficit degli stati devono essere rispettate e i trasgressori dovranno essere puniti. Secondo: che la BCE interrompa l'acquisto del debito pubblico degli stati. E ultimo, ma  più importante, che la politica restituisca agli stati nazionali la responsabilità sui deficit di bilancio e delle partite correnti. Gli stati nazionali avranno quindi il compito di proseguire l'uscita dal debito sotto la loro stessa regia. Vi è abbondanza di esperienza, soprtattutto nel club di Parigi, di come paesi in crisi siano usciti da una situazione di indebitamento.

L'obiezione che questo porterebbe ad un collasso bancario non c'è più. Questo argomento è stato sapientemente utilizzato dalla lobby bancaria, per difendere dalle perdite, ovviamente a spese del contribuente, le loro banche e i loro fondi. Se le banche a causa di questi crediti cattivi dovessero trovarsi ancora in difficoltà, sarebbe molto più conveniente se il loro salvataggio avvenisse da parte dei governi nazionali, piuttosto che investire grandi somme attraverso i piani europei di salvataggio.

L'Europa non può contare sul programma di unione politica di Kohl

Ritorno alle origini significa anche ritorno alle forze del mercato. Le banche e le assicurazioni (che lavorano con il nostro denaro) hanno dolorasamente compreso, quanto è stato sbagliato prestare denaro agli stati senza una corretta valutazione del rischio. In futuro avranno quindi una pressione sugli interessi e sui prezzi tale da condurre ad una corretta gestione finanziaria; per questo non avranno più bisogno del bastone dei cattivi tedeschi.

Questa strategia non esclude la solidarietà europea. Ma questa dovrà essere delimitata. Una solidarietà che non coinvolga enormi somme per il salvataggio degli stati, ma limitata nel tempo e ai casi di emergenza.

"Chi è certo che la Grecia poi mantenga quello che oggi abbiamo concordato?", si è chiesto retoricamente il ministro delle finanze Wolgang Schäuble in un impeto di realismo prima dell'accordo sul nuovo pacchetto di salvataggio. E chi può garantire, che la Francia con il nuovo probabile presidente socialista Francois Holland rispetti le decisioni sui limiti all'indebitamento? Questa è la realtà. Le decisioni sul rispetto o meno dei trattati vengono prese alla fine dagli elettori nei singoli paesi. Di conseguenza, devono essere responsabili per gli effetti delle loro decisioni. Non ci sarà nessuna "Unione di Stabilità fiscale e politica" (fiskalpolitische Stabilitätsunion) di cui parla Angela Merkel. Ogni paese deve autonomamente conseguire le condizioni economiche e politiche che permettano una permanenza nell'unione politica. Chi non lo può fare o non lo vuole fare, deve abbandonare l'unione monetaria. La decisione sarà a sua discrezione.

L'Europa ha bisogno di una moneta comune. Il ritorno alle monete nazionali porterebbe a conseguenze paurose e getterebbe il continente nelle turbolenze della competizione globale.  Si deve accettare le realtà del qui ed ora.

giovedì 1 marzo 2012

Obiezione, Professor Sinn!


Da Zeit.de una prima autorevole risposta al professore Sinn  sul sistema TARGET: la sue tesi sono molto partigiane e piene di immagini offensive.
Mi volevo interessare di altre questioni ma dopo aver letto l'intervista al Professor Sinn sulla FAZ credo siano necessarie alcune righe sul sistema Target e la politica monetaria della BCE. Considero Sinn un brillante economista ma ritengo il suo ruolo pubblico un problema. E poiché so già che nei prossimi giorni almeno 10 deputati della CDU senza alcuna idea di macroeconomia ripeteranno le sue tesi ( nel caso non le abbiano già ricevute per posta con chiare raccomandazioni sulla prossima votazione sul pacchetto di salvataggio), ritengo la cosa di interesse pubblico e quindi meritevole di essere approfondita.

Sinn ha ricevuto dalla FAZ una pagina intera per la sua critica fondamentale all'unione monetaria. La sua intervista contiene molti pensieri intelligenti ma anche una lunga serie di mezze verità ed esagerazioni che drammatizzano la situazione e provocano risentimenti.  Cominciamo.

Sui rischi della Banca Centrale Sinn scrive:

Secondo le mie informazioni, la BCE ha accettato queste obbligazioni come garanzia ad un valore che è un multiplo del valore di mercato attuale di questi titoli.


Dal sito della BCE invece:

The Eurosystem applies “valuation haircuts” in the valuation of underlying assets. This implies that the value of the underlying asset is calculated as the market value of the asset less a certain percentage (haircut).

L'eurosistema accetta titoli del debito di stato al valore di mercato e da questi detrae ancora un margine di sicurezza (qui non stiamo parlando del programma SMP, nel quale vengono acquistati i titoli al prezzo di mercato e nel quale non vengono utilizzati come garanzia). Non bisogna credere a tutto quello che dice la BCE e forse Sinn ha informazioni in merito a truffe nella Banca Centrale. Questo sarebbe uno scandalo, ma dovrebbe rivelare la loro identità. Il punto è: nessuno afferma che la politica monetaria è priva di rischi, ma perché Sinn non si accontenta di analizzare i rischi, invece di gonfiarli?

Ci sono altri punti, ad esempio questo:

Le banche private sarebbero pronte a fare credito al sud Europa con un premio di rischio del 4 o 5%, ma dalla stampante di denaro della BCE ottengono credito al 1%.

Il sud Europa, almeno per quanto riguarda gli stati, non riceve denaro dalla stampante della BCE. La BCE presta denaro alle banche al 1% che e in alcuni casi riprestano questo denaro agli stati, ma non al 1%. Non conosco nessuna asta spagnola o italiana, presso la quale lo stato si è finanziato al 1%. Naturalmente questo facilita l'indebitamento degli stati, e questo può essere criticato. Ma Sinn enfatizza eccessivamente questo aspetto.

E con questo siamo al cuore dell'intervista. Sinn argomenta che i generosi flussi di rifinanziamento della BCE sostituiscono i movimenti di capitale verso il sud Europa. Questo lo considera negativo, perché gli attivi della Germania verso l'estero sono sempre meno crediti verso privati e sempre piu' crediti verso l'Eurosistema. 

Per comprendere questo devo fare una piccola digressione. Un paese con un un avanzo commerciale come la Germania, accumula delle attività verso l'estero. Questa cosidetta posizione netta sull'estero, - se si vuole, i risparmi cumulativi in eccesso di un paese - ammonta a circa 877 miliardi di Euro. Secondo la teoria economica neoclassica per una società tendente all'invecchiamento è sensato mantenere all'estero così tanto denaro da poter ritirare in età di pensionamento, con il quale saranno poi finanziati i propri consumi. Secondo Sinn non sono piu' le banche private ad indebitarsi direttamente con noi, ma mediante l'Eurosistema sarà la Banca Centrale italiana a intermediare il denaro.

Ad oggi la metà dei crediti tedeschi netti verso l'estero sono composti al 50% da crediti della Bundesbank verso la BCE. 

 Già oggi la metà delle attività nette sull'estero tedesche si compone di crediti della Bundesbank verso il sistema della BCE. Se gli sviluppi seguissero la volontà della BCE, anche l'altra metà potrebbe essere impiegata ben presto in questo modo...I risparmi non torneranno realmente indietro. Se l'Euro si disintegra, nessuno potrà vivere in vecchiaia dei crediti verso il sistema Target, qualsiasi trucco possa essere inventato dai nostri contabili.

Effettivamente la struttura del debito è cambiata. Ma che cosa succede con i crediti verso i privati esteri se l'Euro dovesse dissolversi? Una banca italiana ci ripagherebbe dell'intero importo indietro? Naturalmente no. La banca sarebbe esattamente fallita, e avrebbe al massimo qualche lira in cassaforte. Se l'Euro dovesse dissolversi, una larga parte dei nostri crediti verso l'estero scomparirebbe, spazzati via. Non importa se il credito era verso la Banca d'Italia o verso Banca Intesa. Sinn non argomenta in maniera controfattuale, usa invece critiche a buon mercato.

Si potrebbe arrivare alle conclusioni opposte: la politica di salvataggio ha mantenuto i nostri patner commerciali in grado di pagare le nostre esportazioni. Quando in futuro il denaro tornerà a muoversi verso il sud Europa , allora spariranno anche i saldi del sistema Target e la BCE potrà interrompere le attività di rifinanziamento.  E poi viviamo in un'unione monetaria. La BCE non è la banca centrale tedesca ma quella di tutta Europa, e non possiamo impedire alle banche italiane, se ne hanno bisogno, di ricorrere al rifinanziamento della BCE. Per questa ragione esistono le banche centrali. 

Bisognerebbe scrivere poi un paragrafo a sé sul tono usato dal Professor Sinn. Come ad esempio le stampanti sempre calde della BCE, oppure il consiglio della BCE nella mani del Club Med  etc. Conosco bene questo mestiere e so che bisogna trovare immagini a portata di mano e quelle di Sinn sono a portata di mano, ma suscitano associazioni nazionali. Quasi tutte. Ottiene così facili applausi da una delle curve che non lo fanno sentire a disagio. 

Ancora una volta: ci sono buoni argomenti pro e contro l'Euro. Questo non mi interessa. A me interessa il modo in cui si discute, che io considero importante quanto il contenuto stesso della discussione.


martedì 28 febbraio 2012

Noi, i nuovi cattivi del mondo


Jan Fleischhauer su Der Spiegel, con un nuovo commento affilato, lancia un avvertimento ai suoi connazionali: la simpatia degli europei verso di noi possiamo solo comprarla
Il Parlamento ha approvato un nuovo pacchetto di miliardi per la Grecia, ma invece di ringraziarci, il Sud Europa mostra la sua avversione nei nostri confronti. I tedeschi devono ora fare i conti con un nuovo ruolo: siamo gli americani d'Europa.

Un suggerimento: come nei rapporti della polizia, dove l'etnia del reo viene omessa, potremmo fare lo stesso nel racconto della crisi dell'Euro e rinunciare in futuro a descrivere l'identità del destinatario degli aiuti. Invece di parlare di greci o portoghesi dovremmo parlare degli abitanti di un paese del sud Europa, o meglio riferirci ai nostri concittadini europei a sud della Germania. 

Forse questo ci aiuterà a migliorare l'atmosfera in Europa.

Di questi tempi bisogna fare attenzione a ciò che si dice. Una frase imprudente, e si scatena una tempesta di emozioni. Io so di cosa sto parlando. Quando recentemente dopo la tragedia del Giglio ho fatto alcune osservazioni sugli italiani, la metà della popolazione si è sollevata. Perfino l'ambasciata italiana di Berlino è intervenuta per criticare il mio articolo. Posso solo essere felice che l'Italia sia nello spazio Schengen. Dopo aver letto quello cosa si è scritto su di me sulla stampa italiana, non so se alla frontiera mi avrebbero fatto passare tranquillamente.

A mia difesa posso dire che in questi tempi difficili non sono l'unico ad aver scatenato involontariamente dei difficili interventi diplomatici. Chi l'avrebbe mai detto che anche ad Atene si ascolta SWR 2. Quando il Ministro delle Finanze Schauble in un'intervista radio ha espresso dubbi sulla volontà di riforma dei greci, è stato detto che voleva prendere in giro i greci: "Chi è questo signor Schauble, che offende i greci?" ha tuonato il presidente Karolos Papoulias in direzione Berlino. Ma Schäuble aveva sottovalutato la capacità di offendersi dei sud europei.

La Cancelliera in uniforme Nazi

Il clima generale al momento non è molto buono per noi tedeschi. Non passa giorno in cui la cancelliera non venga messa in una uniforme nazista con la svastica al braccio. Non importa il fatto che abbiamo messo in fila un pacchetto di aiuti dietro l'altro. Se i calcoli degli esperti sono corretti, siamo ben oltre il punto in cui sono state offerte solo delle garanzie. 

Dei 130 miliardi di Euro di cui oggi il Parlamento decide, una buona parte non la vedremo mai piu' indietro. Ma se si interpretano correttamente i commenti nelle regioni in crisi, verso le quali il denaro è indirizzato, noi vogliamo solo completare quello che ai nostri nonni non è riuscito di fare 70 anni prima (senza però considerare che la storiografia su Hitler, al di fuori dei confini greci, è unanime sul fatto che il Nazionalsocialismo non ha iniziato il regno del terrore con un programma di aiuti).

Non manca molto al rogo delle bandiere tedesche. Ma fermi, lo hanno già fatto. Questo si era visto solamente nei paesi arabi, dove i giovani non perdono occasione per dare battaglia al satana USA. Ma funziona così quando agli occhi degli altri si ha troppo successo, troppa fiducia in sé stessi e troppa forza. Adesso siamo gli americani d'Europa. Il cambio di ruolo non sarà facile, lo possiamo dire già oggi. Siamo abituati ad essere ammirati per la nostra efficienza e il nostro duro lavoro, ma non ad essere odiati.

La sensazione insidiosa di inferiorità

Prima di lamentarci di tutta questa ingratitudine, dovremmo ricordarci che a questo gioco abbiamo giocato per anni. Fino a quando i cattivi del mondo erano gli americani, i tedeschi erano spesso con la parte che voleva sentirsi migliore a spese degli altri. Anche gli americani avevano qualche motivo, per aspettarsi un minimo di riconoscenza, alla fine erano loro gli uomini e le donne in uniforme, che dovevano occuparsi di ristabilire l'ordine, durante ogni crisi, mentre la comunità internazionale non andava oltre le strette di mano.
Tutti si sono affidati alla funzione di poliziotto del mondo degli USA, come adesso i nostri vicini si affidano al fatto che saranno i tedeschi a salvare l'Euro. Purtroppo la sensazione di inferiorità è pericolosa almeno quanto quella di superiorità.

Naturalmente puoi provare a diventare piu' piccolo di quanto tu non sia. E puoi vedere dove ti porta questa negazione di te. Se si usa l'esempio degli USA è facile indovinare: non molto lontano. Sotto Jimmy Carter gli USA non erano molto piu' amati di quanto non lo fossero sotto Ronald Reagan. L'uomo della Georgia era un uomo di buon cuore che governava con molti scrupoli morali. Anche l'elezione di Obama non ha aiutato molto l'immagine degli Stati Uniti. Alla fine la potenza egemone non può nascondere all'infinito la sua forza.

Acquistare la simpatia dei vicini

Si può anche tentare di comprare la simpatia dei vicini. In qualche modo è la politica che i tedeschi hanno esercitato per decenni in Europa. Non sono pochi i politici che consigliano di proseguire in questa direzione, che significa semplicemente l'acquisto di debito attraverso un piu' forte intervento della banca centrale o i largamente apprezzati Euro bonds. Ma per una pacificazione degli spiriti mediante bonifico le somme sono probabilmente troppo grosse. Non si tratta più di mari di pomodoro o montagne di patate riempite con denare tedesco, ma buchi di bilancio che sono così grossi da risucchiare intere economie.

Probabilmente dovremo abituarci al fatto che in alcuni paesi d'Europa non saremo piu' molto amati. Se necessario la destinazione della prossima vacanza potrebbe essere l'America. Oppure possiamo fingere di essere svizzeri, contro i quali al momento nessuno ha niente.

venerdì 24 febbraio 2012

La Germania e i saldi del sistema Target2

Raramente un meccanismo astratto della banca centrale in Germania ha attirato tanta attenzione quanto il sistema TARGET 2 e i saldi all'interno dell'Eurosistema. Il presidente dell'IFO Hans Werner Sinn con le sue tesi ha dato l'allarme. Ulrich Bindseil, membro della BCE, mette in discussione le posizioni del professore. Da FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung)



Il dibattito sul sistema Target 2 è stato iniziato dal professore Hans Werner Sinn, che ha sostenuto lo specifico punto di vista tedesco, criticato a ragione dagli economisti internazionali Willem Buiter e Karl Whelan. Di seguito le posizioni del professore vengono messe in discussione:

Tesi 1: “Le posizioni all'interno del Target 2 non sono necessarie e devono essere ridotte”.

Una riduzione delle posizioni Target o una loro chiusura, come proposto dal professore Sinn, metterebbe in discussione l'unione monetaria e la renderebbe a tutti gli effetti un sistema a cambi fissi. In un sistema del genere la capacità di pagamento estero di un paese sarebbe ridotta alle riserve di oro e di valuta estera. Qualsiasi regola che renda i pagamenti transfrontalieri all'interno dell'unione monetaria impossibili, sono incompatibili con una moneta unica.

Tesi 2: “I saldi del Target 2 sono politica fiscale”.

Gli sviluppi del sistema Target 2 riflettono i flussi di pagamento all'interno dell'area Euro, che sono intrapresi principalmente da banche, aziende o persone private e non costituiscono in alcun modo una misura politica. Secondo i trattati sulle modalità di funzionamento, la UE, la BCE e l'Eurosistema sono responsabili del corretto funzionamento dei sistemi di pagamento all'interno dell'area monetaria.

Tesi 3: “I saldi del sistema Target 2 riducono la concessione di credito in Germania”

E' un fatto: le banche tedesche hanno a disposizione in questo momento, grazie ai saldi riflessi dal sistema Target 2, un eccesso di liquidità. Grazie all'ampia disponibilità di liquidità, le banche hanno un incentivo a concedere credito alle famiglie o alle aziende. Il contrario avviene in quei paesi che registrano dei deflussi di liquidità e che hanno un ridotto accesso ai mercati di capitali e quindi sono preoccupati per l'assenza di liquidità. C'è il rischio che queste banche riducano la loro capacità di erogare prestiti, causando una contrazione dell'economia. Un'analisi disincantata porta alle conclusioni che non è la Germania, e gli altri paesi ritenuti sicuri dal mercato dei capitali, a dover temere una crisi del credito, ma piuttosto i paesi colpiti negativamente dai movimenti di capitali, quei paesi che hanno sviluppato verso il sistema Target 2 delle passività.




Tesi 4. “Il finanziamento mediante il sistema Target 2 conduce i paesi che vi fanno ricorso a vivere al di sopra dei propri mezzi”

Gli squilibri del conto corrente non sono sufficienti né necessari per far emergere i saldi all'interno del Target 2. I movimenti di capitale transfrontalieri hanno lo stesso effetto dei disavanzi delle partite correnti. E' possibile confrontare empiricamente i saldi del sistema Target con i dati trimestrali delle partite correnti. Il risultato: non c'è nessuna correlazione trimestrale, e la forte crescita dei saldi negli ultimi 18 mesi può essere spiegata per la maggior parte con i movimenti di capitale. E' pertanto inopportuno continuare a sostenere questo aumento come una prova del fatto che i paesi della periferia stiano vivendo a spese della Germania e che non hanno intrapreso alcuno sforzo di consolidamento. 

Tesi 5 “L'Eurosistema non può far fronte ad un eccesso di liquidità delle banche tedesche”

Sinn ha pronosticato che nel 2013 le banche tedesche avranno a disposizione un eccesso di liquidità che potrebbe diventare un problema e portare la BCE ad esercitare una enorme pressione. Tuttavia, già alla fine del 2011 abbiamo avuto un eccesso di liquidità delle banche tedesche senza che la provvista di munizioni della BCE terminasse. Questo non è sorprendente poiché nel mondo la maggior parte delle banche centrali opera in un sistema dove le banche depositano la liquidità in eccesso presso la banca centrale. L'Eurosistema dispone, come le altre banche centrali, degli strumenti necessari a condurre una politica monetaria orientata alla stabilità, indipendente dalla situazione di liquidità delle banche e capace di assorbire liquidità attraverso i depositi al tasso di interesse definito.

Tesi 6 “Maggiore è il denaro che scorre attraverso il sistema Target, più a lungo i paesi indebitati vivranno al di sopra delle loro possibilità, e perciò maggiori saranno le perdite per il contribuente tedesco”

La proposta di Sinn di limitare i saldi del sistema Target è incompatibile con l'esistenza di una moneta unica e di un'area monetaria comune. I necessari adattamenti nella politica fiscale e nella competitività devono essere condotti dai governi nazionali. Una limitazione dei saldi è improponibile e renderebbe i mercati dei capitali ancora piu' incerti causando una ulteriore fuga di capitali. I rischi finanziari possono essere minimizzati solo se i programmi di EU e IMF, e gli sforzi di tutti gli stati membri rendono possibile un ritorno alla crescita, alla competitività e alla solidità delle finanze. Solo un apporto elastico di liquidità da parte della banca centrale e un forte impegno verso l'unione monetaria, possono portare ad un superamento della crisi di fiducia e di liquidità




mercoledì 22 febbraio 2012

La Germania è in trappola


Un'altra lunga e appassionata intervista all'economista tedesco piu' ascoltato, Hans Werner Sinn, che alla FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung) dice: la Germania è sotto ricatto e l'unione di trasferimento è  già iniziata.
Per l'economista Hans Werner Sinn il treno verso l'unione di trasferimento è già partito. “I pacchetti di salvataggio si esauriranno presto” dice in un'intervista alla FAZ. L'effetto finale sarà la condivisione della responsabilità sui 3.500 miliardi di Euro di debito del sud Europa.

FAZ: Professore Sinn, Atene riceverà presto un ulteriore pacchetto di aiuti da 130 miliardi di Euro. Lei crede che questo sarà l'ultimo pagamento?

SINN: No, questo basterà solo per un breve periodo di tempo. E' solo un ulteriore aiuto ai possessori di titoli, che in questo modo potranno liberarsi di una parte delle obbligazioni greche. Se avessimo voluto veramente essere utili ai greci, avremmo dovuto dargli questo denaro come aiuto per l'uscita dall'Euro. Non hanno nessuna possibilità di tornare competitivi nella zona Euro. Devono abbassare del 31% i loro prezzi, solo per poter raggiungere il livello turco.

FAZ: La Grecia dovrebbe abbandonare l'unione monetaria nel proprio interesse?

SINN: Sì, perché se pretendiamo che la Grecia possa tornare competitiva attraverso un piano di risparmi, il paese andrà verso il Kaos. I politici europei potranno ripetere per decine di volte che le cose andranno diversamente ma certe cose da un punto di vista economico non sono possibili.

FAZ: 31 %? Che cosa hanno raggiunto allora i greci nei 2 anni precedenti con i loro sforzi di risparmio?

SINN: Niente. Questo è il grosso problema, non solo in Grecia. Prima della crisi i prezzi nei paesi periferici e in Italia erano esplosi grazie al credito a buon mercato, portato dalla moneta unica. Il rialzo dei salari è stato finanziato con il credito, e il deficit delle partite correnti è cresciuto. Il denaro per finanziare le importazioni è stato preso a prestito all'estero. La cosa ha funzionato fino a quando la crisi americana non è arrivata in Europa. I prezzi di oggi sono ancora i prezzi del momento in cui la bolla speculativa è scoppiata. Non si tratta di prezzi di equilibrio ma di prezzi che devono scendere. Avremmo bisogno in condizioni normali di un adattamento dei tassi di cambio. Ma questo non è possibile nell'Euro. Si dovrebbe fare allora lo stesso attraverso un abbassamento dei prezzi in rapporto ai paesi piu' competitivi nell'unione monetaria.

FAZ: Da due anni sentiamo quanto difficili siano le misure di risparmio. Di fatto non c'è stata una svalutazione interna?

SINN: No, nonostante fosse necessaria una riduzione a 2 cifre, il livello dei prezzi spagnoli durante la crisi è diminuito di appena l'1% rispetto ai paesi piu' competitivi. Italia e Portogallo sono diventate addirittura ancora piu' costose durante la crisi, di quanto non fossero prima. La persistenza di prezzi sbagliati è il problema principale dell'Eurozona. Per questa ragione potrebbe arrivare alla sua rottura. Il problema dei debiti al confronto sparisce. I paesi del sud Europa non si sono avvicinati in nessun modo alla soluzione dei loro problemi. Dovrebbero prendere l'Irlanda come un esempio. L'Irlanda, negli ultimi 5 anni ha ridotto i propri prezzi del 16%, in rapporto ai partner europei.

Il paese aveva un disavanzo delle partite correnti di quasi il 4% del PIL, ora ha addirittura un avanzo. Per questo i mercati gli danno nuovamente fiducia. Affinché la Grecia possa raggiungere il successo irlandese, dovrebbe svalutare internamente di almeno il 50%, perché le partite correnti greche erano in negativo per il triplo di quelle irlandesi. In questo modo diventa troppo pesante. In Grecia non riusciranno mai a raggiungere questo obiettivo, hanno dei sindacati ancora molto forti. In Grecia manca una lobby delle esportazioni che potrebbe pretendere ed ottenere una svalutazione per tornare competitivi. Al contrario hanno solamente una lobby delle importazioni, che contrasta una svalutazione reale, perché in questo modo i suoi affari sarebbero rovinati.

FAZ: I paesi del sud Europa non si sono ancora avvicinati alla soluzione dei loro problemi. Che cosa succederebbe se venisse reintrodotta nuovamente la Drachma?

SINN: Assisteremmo ad una corsa gli sportelli. La banche sarebbero insolventi e avrebbero bisogno di sostegno. Per questo sarebbe molto meglio utilizzare i 130 miliardi per sostenere il passaggio alla Drachma.

FAZ. Di quanto tempo avrebbe bisogno il paese per tornare a camminare sulle proprie gambe?

SINN: In Argentina ci sono voluti 2 anni, prima che il paese tornasse a camminare sulle proprie gambe.

FAZ: Anche gli abitanti inizierebbero a scappare o a emigrare, oppure?

SINN: Questo è un grosso problema, ma l'emigrazione dal paese sarebbe molto piu' grande se il paese rimanesse senza trasferimenti nella zona Euro. Ci sono solo 3 possibilità: continuiamo a finanziare le partite correnti in negativo del 10% con crediti, che presto si trasformerebbero in regali. Secondo: la Grecia esce dall'Euro e svaluta. Terzo: la Grecia all'interno dell'Euro diventa molto piu' economica. Ma la terza strada porta i sindacati sulle barricate. Porterebbe a fallimenti di massa nell'economia reale, poiché i debiti delle aziende con le banche rimarrebbero immutati, mentre il valore degli investimenti e degli immobili crollerebbe ancora. Le aziende diverrebbero poi sovraindebitate.

FAZ: Quali vantaggi avrebbe per il paese il ritorno alla Drachma?

SINN: Con l'uscita e la svalutazione i debiti verso le banche sarebbero svalutati automaticamente. In questo modo i bilanci delle aziende sarebbero salvi. Questo è un grosso vantaggio. I debiti esteri rimarrebbero e crescerebbero in rapporto al PIL misurato con la nuova moneta svalutata. Ma sarebbe successo lo stesso con una svalutazione interna. Con l'uscita si può tuttavia usare la Lex Monetae e convertire i debiti esteri in Drachme. Questo è un ulteriore vantaggio.

FAZ: I debiti sono già stati ridotti con il taglio del debito...

SINN: Con l'uscita il problema si risolve in maniera molto piu' elegante. Il debito viene emesso e gestito secondo le leggi greche. La Grecia potrebbe convertire facilmente attraverso delle leggi i debiti in Drachme.

FAZ: Oltre ai debitori privati, lei ritiene che anche i debitori pubblici dovrebbero rinunciare a una parte considerevole dei loro crediti?

SINN: Alla BCE è proibito adottare i debiti degli stati. Ma cosa dovrebbe fare se la Grecia è fallita? In ogni caso la rinuncia sarebbe molto piu' piccola, se la Grecia uscisse dall'unione monetaria, perché solo un'uscita e una svalutazione potrebbero mettere il paese nelle condizioni di ottenere nuovamente degli attivi nelle partite correnti, e in questo modo di ridurre il debito estero. Anche per i creditori sarebbe molto piu' vantaggiosa un'uscita del paese dalla moneta unica. Di fatto il calcolo che viene fatto è diverso: si aspettano che il contribuente tedesco si accolli una grossa parte dei costi necessari a mantenere la Grecia nell'Euro. Questo è un calcolo molto scorretto fatto sulle spalle della popolazione greca.

FAZ: La volontà politica di uscita della Grecia è cresciuta?

SINN: La Grecia uscirebbe immediatamente, se non avesse più nessun accesso alla stampa di denaro della BCE e ai pacchetti di salvataggio dei paesi europei. L'unico motivo per cui i greci rimangono nell'Euro, è la speranza di poter trattenere per sé un po' del denaro che sta affluendo per rimborsare i creditori.

FAZ: Quanto è grande il rischio di contagio per il Portogallo e gli altri paesi?

SINN: Questo è presente. Ma viene strumentalizzato dai creditori di Wall Street, Londra e Parigi. Ci dicono: se non salvate la Grecia, il mondo rischia di crollare. In verità la sola cosa che rischia di crollare è il loro portafoglio titoli, non il mondo. Se sappiamo questo, non dobbiamo avere così tanta paura. Personalmente credo che il mercato dei capitali sappia distinguere molto bene fra i diversi paesi. Così io escludo un contagio per l'Irlanda, perché i mercati vedono, che il paese ha nuovamente una bilancia delle partite correnti attiva.

FAZ: Lei vede dei progressi in Italia e Spagna?

SINN: Onestamente no. Né per quanto riguarda i deficit né per quanto riguarda i prezzi. Per ora si parla solo di intenzioni, fino ad ora solo l'Irlanda ha agito.

FAZ. Il governo federale assicura, la garanzia tedesca per i paesi in crisi sarebbe di 211 miliardi di Euro.

SINN: Manca qualcosa da questa cifra. Primo, si tratta di 253 miliardi, perché con lettere piccole c'è scritto che possono diventare un 20% in piu'. Inoltre, l'acquisto di titoli pubblici, i crediti esorbitanti verso la BCE e il denaro messo a disposizione tramite l'UE e la BCE non sono calcolati. In questo momento garantiamo per circa 643 miliardi. A questi devono essere aggiunti gli interessi per i crediti concessi.

FAZ: Fino ad ora il salvataggio non ci è costato nulla, si sente dire spesso.

SINN: Già ora abbiamo delle perdite. E poi stiamo accettando il rischio che ha ogni prezzo espresso dal mercato. Ci si può assicurare contro il fallimento di un paese. E questo costa una certa quantità di denaro. Ma questa assicurazione la sta offrendo la Germania. Il conto è però sbagliato. Nei prezzi di mercato bisognerebbe calcolare anche il costo dell'assicurazione contro l'insolvenza. Se le cose dovessero andare male, la perdita sarebbe molto grande.

FAZ: Arriviamo dunque alla parola magica Eurobonds, obbligazioni comuni per tutta la zona Euro. Richiesti dal sud Europa per ridurre il costo del loro indebitamento.

SINN: La Germania dovrebbe considerare un aumento del tasso di interesse necessario per l'indebitamento pari al 2,3 %, se i debiti europei dovessero essere messi in comune. Se tutto l'indebitamento pubblico fosse convertito in Eurobond, questo significherebbe per il nostro paese un costo annuo aggiuntivo per interessi pari a 50 miliardi di Euro.

FAZ: Una delle opzioni è quella di continuare a sostenere la Grecia come un mezzogiorno. Molti sostengono che la Germania ha tratto un grande vantaggio dall'Euro, lei è daccordo?

SINN: La Germania cresce da 2 anni piu' velocemente della media. Questo è chiaro. Traiamo vantaggio dal fatto che i risparmi tedeschi restano in Germania e cercano un investimento sicuro nel nostro paese. Questo genera un boom degli investimenti. In questo momento questo è il principale motore di crescita, non il commercio estero. Fino alla crisi finanziaria del 2008 avevamo la nostra Euro-crisi. Questo non lo dobbiamo dimenticare. Avevamo la quota di investimenti piu' bassa di tutta la OCSE, avevamo una crescita molto bassa, due terzi dei capitali risparmiati ogni anno fuggivano all'esterno. C'era un'alta disoccupazione che ha costretto Schröder a fare delle dolorose riforme per il mercato del lavoro. Le riforme hanno avviato una fase di riduzione dei salari e posto la società di fronte ad una prova molto difficile. Non è stata certo una passeggiata.

FAZ: Allora in questo momento siamo i vincitori della crisi.

SINN: Sì, ma questa è sostanzialmente un'autocorrezione del mercato dei capitali. I mercati per alcuni anni sono stati cechi verso i rischi della periferia. Attraverso i piani di salvataggio offriamo una garanzia ai capitali tedeschi nel sud Europa, dove il capitale non vuole andare, e spostiamo la capacità di crescita della Germania verso il Sud Europa. Questa è una politica contraria agli interessi della Germania.

FAZ: Tutto questo non viene pubblicamente notato, sostenuto dai trasferimenti all'interno del sistema Target della Bundesbank. Lei ha portato alla luce i rischi connessi ai pagamenti nel cosiddetto sistema Target fra le banche centrali della zona Euro. La Bundesbank dall'inizio della crisi Euro ha accumulato 500 miliardi di Euro di crediti verso le banche centrali dei paesi Euro traballanti. Come potrebbe spiegare il problema del sistema Target ai profani?

SINN: Abbiamo degli avanzi commerciali con i paesi del Sud Europa, e questi sono pagati con denaro stampato o creato dal nulla. Negli ultimi quattro anni i nostri clienti del sud Europa hanno pagato le importazioni con del denaro semplicemente creato dal nulla. Nel sud Europa questa creazione di denaro sta correndo molto veloce e ha sostituito completamente i prestiti delle banche tedesche. Le quali hanno depositato il loro denaro presso la Bundesbank, e la nostra banca centrale ha ora un credito all'interno del sistema Target nei confronti della BCE. I crediti nei confronti del sistema Target vengono remunerati al 1% di interesse, e questo è meno del tasso di inflazione.

FAZ: Dove sono i rischi?

SINN: Non potremo mai incassare i nostri crediti. Quando saremo vecchi e vorremo avere il rimborso delle nostre polizze assicurative, la Bundesbank non potrà ripagare indietro il denaro, perché essa stessa non potrà riscuotere i propri crediti. Se l'Euro dovesse dissolversi, avremmo dei crediti verso un sistema che non esiste piu'. I crediti all'interno del sistema Target hanno reso la Germania ricattabile, perché chiunque sa, che potremmo perdere 500 miliardi se l'Euro dovesse dissolversi. Quindi dobbiamo salvarlo a tutti i costi. L'importo potrebbe crescere ancora notevolmente, perché la BCE vuole estendere la somma disponibile per il rifinanziamento attraverso questo sistema oltre i 500 miliardi. Questi prestiti vengono utilizzati quasi esclusivamente per la creazione di denaro dal nulla, (stampa di denaro) nei paesi del sud Europa. Già oggi la metà delle attività nette sull'estero tedesche si compone di crediti della Bundesbank verso il sistema della BCE. Se gli sviluppi seguissero la volontà della BCE, anche l'altra metà potrebbe essere impiegata ben presto in queesto modo.

FAZ: Il membro della Bundesbank Thiele sostiene che questi crediti siano garantiti, è vero?

SINN: Ma in che modo? In Grecia sono garantiti per due terzi con obbligazioni statali o con obbligazioni private garantite dallo stato greco. Se la Grecia dovesse fallire, questi titoli non avrebbero piu' alcun valore. Secondo le mie informazioni, la BCE ha accettato queste obbligazioni come garanzia ad un valore che è un multiplo del valore di mercato attuale di questi titoli.

FAZ: Non è questa una perdita nei libri della Bundesbank, di cui il cittadino non è a conoscenza?

SINN: Certo. Se l'Euro sopravvive ma la Grecia fallisce, ci sono delle perdite in conto capitale che dovremmo condividere fraternamente fra i paesi restanti. Se l'Eurosistema si disintegra i 500 miliardi sono completamente a rischio. Questo significa piu' di 3 volte il capitale proprio della Bundesbank. Che a quel punto sarebbe insolvente.

FAZ: Ma le banche centrali non possono fallire.

SINN: Dietro i crediti della Bundesbank verso la BCE ci sono i nostri risparmi. Che nessuno ci restituirà indietro. E quando la Bundesbank dovrà soddisfare le richieste delle banche e delle assicurazioni con del denaro appena stampato, cosa che può certamente fare, allora si creerà inflazione. I risparmi non torneranno realmente indietro. Se l'Euro si disintegra, nessuno potrà vivere in vecchiaia dei crediti verso il sistema Target, qualsiasi trucco possa essere inventato dai nostri contabili.

FAZ: Come se ne esce?

SINN: Dobbiamo almeno impedire la crescita dei saldi. Non è possibile che i paesi del sud Europa sostituiscano i normali crediti bancari con prestiti a buon mercato della banca centrale, che loro stessi all'interno del consiglio direttivo della BCE si sono autorizzati. Le banche private sarebbero pronte a dare credito ai paesi del sud Europa con un premio di rischio del 4 o 5 %, ma dalla stampante di denaro della BCE possono ottenere denaro al tasso del 1%. In questo modo la BCE non ci deruba solamente dei nostri risparmi, ma rovina il mercato interbancario del credito.

FAZ: E la BCE imposta i tassi fuori dal mercato...

SINN: E' così. L'autocorrettura dei mercati è minacciata dalle azioni di salvataggio che non prevedono nessun tasso aggiuntivo. La BCE sovvenziona il flusso di capitali verso la periferia. Nel sud gli investimenti vengono finanziati ad un tasso di interesse piu' basso, di quanto non si potrebbe ottenere nel nord.

FAZ: Come si potrebbe evitare la crescita del Target saldo nei confronti della BCE?

SINN: Come in America. Ogni anno la media dei debiti creati all'interno del sistema Target viene pareggiato attraverso la consegna di titoli di debito sicuri, ad esempio attraverso obbligazioni ipotecarie con una sicurezza molto elevata.

FAZ: Cosa resta nella BCE dell'ideale di stabilità originario della Bundesbank?

SINN: La BCE doveva essere costruita secondo l'ideale di stabilità della Bundesbank. Questo purtroppo non è accaduto. Altrimenti la Bundesbank non si sarebbe trovata in ogni decisione all'angolo e in minoranza, come ad esempio sull'acquisto di titoli del debito pubblico, o sulla qualità delle obbligazioni accettate per il rifinanziamento. Il consiglio della BCE è al 70 % nelle mani del Club Med e dei francesi. Gli altri possono dire molto poco.

FAZ: La BCE concede credito economico a tre anni, in modo che le banche possano comprare titoli del debito pubblico. Si tratta di finanziamento del debito pubblico?

SINN: Sì. La strada non è vietata, ma aggira il divieto del finanziamento diretto degli stati.

FAZ: Merkel pone ai paesi in deficit un limite all'indebitamento attraverso il nuovo patto fiscale, questo sarà di aiuto?

SINN: Ci sono due modelli per l'Europa: libero ricorso alla stampa di denaro, quindi crediti tramite il sistema Target, Eurobonds e limitazioni all'indebitamento poste dalla politica. L'Europa ha già in parte accettato questo modello. Un altro è quello americano: gli stati possono fallire e non ricevono aiuti. Per questa ragione gli interessi pagati dagli stati sul debito sono diversi. I saldi del sistema Target devono essere estinti annualmente. Il modello si basa sul controllo del mercato. Per questo i limiti politici, che peraltro esistono, non vengono mai utilizzati.

FAZ: Ma il Fiskalpakt impone più pressione?

SINN: Il tentativo di ancorare il livello di debito pubblico al trattato UE, è già fallito. Poiché il Regno Unito non ha collaborato, abbiamo un accordo fra diversi stati. Che non potrà andare contro il vecchio diritto UE. Una procedura di infrazione deve essere sempre aperta dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata. Se questo accade, la multa deve essere dello 0,1 % del PIL. Questo è un affare unico. I paesi in crisi che attraverso gli Eurobond sperano in un risparmio per interessi di diversi punti di PIL, scrolleranno le spalle, pagheranno la multa e continueranno ad indebitarsi. I limiti politici all'indebitamento servono solo a calmare i tedeschi, in modo da far loro accettare la costruzione degli Eurobond. Abbiamo già avuto lo stesso gioco, quando ci hanno calmato con il pacchetto di stabilità e crescita. Che non è stato preso seriamente da nessuno dei paesi sovraindebitati.

FAZ: Come potrà funzionare tutto questo?

SINN: Il treno in direzione “Transferunion” è già partito. I fondi per il salvataggio a breve saranno già esauriti. Allora si inizierà a fare pressione sulla Germania per aumentare la somma, per poter difendere e rimborsare i vecchi crediti. Si continuerà a gettare sempre nuovo denaro per coprire i vecchi crediti, per potersi salvare fino alle prossime elezioni. L'effetto finale sarà la condivisione di 3,5 trilioni di debito dei paesi del sud Europa. La Germania perderà una parte cospicua delle sue attività estere – o attraverso i fallimenti degli stati, o per causa dell'inflazione, o piu' probabilmente, attraverso l'innalzamento delle tasse necessarie al finanziamento dell'unione di trasferimento.

FAZ: Qual'è la sua opinione riguardo le tattiche negoziali della cancelliera?

SINN: La Signora Merkel è sotto pressione da Wall Street, Obama, la City di Londra, Sarkozy, Barroso, e da tutti i capi di stato del sud Europa. Fanno pressione anche gli investitori della Bad Bank in Lussemburgo, fondata lo scorso anno, affinché acquistasse i titoli di stato tossici. Per questa ragione ha sviluppato la strategia di cavarsela sempre. Apre la sua borsetta, quando la pressione diventa troppo alta, ma non dà tutto quello che ha, perché sa che poi i suoi amici non sarebbero piu' interessati a lei. Prova a fare del suo meglio. Ma nonostante ciò, siamo in trappola.

martedì 21 febbraio 2012

Fermate il bonifico da 130 miliardi!


Un altro commento da Der Spiegel  contro il piano di salvataggio appena approvato. Invece del folle piano di rimborso, si dovrebbe finanziare un nuovo piano Marshall.

La Grecia è fallita. Il paese non ha bisogno di un taglio del debito del 50 o 70%, ma del 100%, se vuole tornare a vivere senza bisogno di aiuti dall'esterno. Il pacchetto di aiuti che i ministri delle finanze della zona Euro hanno appena firmato non aiuterà i greci, ma i loro creditori. 

Lo dico in anticipo: questo commento non è contro la Grecia. Non riguarda tutte le cose di cui si parla oggi nei media o nelle conversazioni tedesche: i cittadini greci che non pagano le tasse, i dipendenti pubblici fannulloni, i politici  di Atene che non rispettano le loro promesse.

Non si tratta di tutto questo, nonostante ciò il commento ha un messaggio chiaro: il pacchetto di aiuti da 130 miliardi di Euro che i ministri delle finanze oggi probabilmente firmeranno, non deve in alcun modo essere pagato. Sicuramente per anni o forse per decenni la Grecia avrà bisogno della solidarietà degli altri membri dell'UE – e la Germania non potrà negare questa solidarietà. Probabilmente il resto d'Europa nel corso dei prossimi anni invierà ad Atene ancora piu' denaro dei 130 miliardi di Euro a basso tasso di interesse, di cui si discute oggi a Brussel.

L'errore non è nelle dimensioni del pacchetto di salvataggio, ma nella sua costruzione. Non è indirizzato ai bisogni del popolo greco, ma alle regole dei mercati finanziari internazionali. Questo in pratica significa: i suggerimenti delle lobby bancarie. 

Come si potrebbe spiegare altrimenti, il fatto che circa un quarto del pacchetto non arriverà ad Atene, ma andrà direttamente ai creditori internazionali del paese? Con circa 30 miliardi di Euro, i titolari del debito pubblico greco dovrebbero essere incentivati a cambiare i vecchi titoli di Atene con dei nuovi titoli del debito. In questo modo si mantiene in vita l'illusione che la Grecia non sia ancora fallita – alla fine i creditori rinunciano volontariamente ad una parte dei loro crediti. Il mondo finanziario ha sapientemente alimentato la convinzione che un fallimento della Grecia avrebbe scatenato una catastrofica reazione a catena.

Rimangono ancora 100 miliardi di Euro. Anche questa somma non sarà orientata a ciò di cui la Grecia ha veramente bisogno, per poter tornare a vivere con le proprie forze. Ma alla sua capacità di ripagare il debito. Un concetto alquanto spaventoso: con un rapporto debito/PIL al 120%, secondo l'opinione delle tecnocrazie, il paese sarebbe in grado di sostenere il costo del debito e di rimborsarlo ai creditori. La mucca continuerebbe a dare latte, senza cadere morta a terra per la stanchezza. Il 120% sarebbe così il marchio dell'obiettivo.

Ma la mucca malata non darà piu' latte per anni.

Sembra ancora piu' surreale il dibattito degli ultimi giorni, dove si discuteva seriamente se la Grecia sarebbe riuscita a raggiungere il 120% di debito/PIL oppure sarebbe arrivata solamente al 129% del PIL – nel 2020, si intende. Prevedere con precisione e con 8 anni di anticipo il livello di debito raggiunto da un'economia:  non succede nemmeno per la Germania. In Grecia con la sua economia al collasso e la sua innaffidabilità statistica, con certe previsioni si abbandona l'economia e si entra nel campo della magia nera. 

Suona molto simile la richiesta europea: aumentare i risparmi nel bilancio greco da 3 miliardi di Euro a 3,3 miliardi. Solo allora si potrebbe giustificare il piano di salvataggio europeo. Come sarebbe bello se la soluzione del problema greco riguardasse solamente 300 milioni di Euro in piu' o in meno. Di fronte alle speranze di cui si compone il pacchetto di risparmio, i 300 milioni di Euro non sono che “peanuts”, ma di noccioline qui non vogliamo parlare. Comunque non molto di piu' di un arrotondamento.

In verità la Grecia è da molto tempo già fallita. Il paese non ha bisogno di un taglio del debito del 70% ma del 100 %, se vuole tornare a vivere economicamente con le proprie forze. La mucca malata nei prossimi anni non darà nessun latte.

 Piano Marshall invece dei deliri sul rimborso del debito.

Molti degli innumerevoli alti burocrati che si sono confrontati con la questione della Grecia, conoscono questa semplice verità. Alcuni lo ammettono a porte chiuse: i 130 miliardi non possono risolvere il problema. Si tratta solo di comprare tempo. Tempo necessario a far stabilizzare i mercati finanziari, in modo da permettere loro di sopportare il fallimento senza reazioni a catena. Senza fallimenti bancari, senza effetti domino generati dalle perdite sulle assicurazioni del credito  e senza esplosione del tasso di interesse per gli altri stati europei con problemi di debito e di bilancio.

Ma quando dovrebbe essere questo momento se non adessso? Dallo scorso autunno la BCE inonda con la liquidità le banche europee. Spagna e Italia, i 2 giganti vacillanti d'Europa, hanno nuovi capi di governo, che si sono impegnati credibilmente in un programma di risparmio. Allo stesso modo come i principali stati dell'EU con il pacchetto fiscale. E il problema con le assicurazioni sul credito non è così grave come ci racconta la lobby finanziaria. 

Se i politici europei avessero un po' di fiducia nel lavoro che hanno fatto nei 2 anni dal debutto della crisi, adesso dovrebbero chiarire quello che ognuno sa già: la Grecia è fallita. Tutti i debiti del paese saranno cancellati. 

Il paese dovrebbe ricevere nonostante questo i 130 miliardi di Euro. Ma in un'altra forma. Invece di rimborsare gli speculatori finanziari ripagandoli dei rischi che hanno assunto, il denaro dovrebbe fluire completamente nell'economia greca e finanziare la sua ricostruzione. Piano Marshall invece del folle piano per il rimborso!





lunedì 20 febbraio 2012

Salvare la Grecia all'interno dell'Euro è un'illusione.


Der Spiegel intervista Hans Werner Sinn, presidente del prestigioso Istituto IFO di Monaco che racconta: il popolo greco è stato preso in ostaggio dalle banche creditrici.



I ministri delle finanze europei sono pronti ad autorizzare il piano di salvataggio per la Grecia. Il presidente del prestigioso Istituto IFO avverte: il denaro non aiuta il paese, ma solo le banche internazionali. Con questo denaro sarebbe piu' sensato finanziare l'uscita della Grecia dall'Euro.

SPIEGEL ONLINE: I ministri delle finanze europei questo lunedì decideranno sul prossimo pacchetto di aiuti per la Grecia. Si tratta di ulteriori 130 miliardi. Questo potrà salvare la Grecia?

SINN: No, e questo lo sanno anche i politici. Dal loro punto di vista si tratta di guadagnare tempo fino alle prossime elezioni. Dal mio punto di vista stanno solo perdendo tempo.

SO: Perchè?

SINN: Perché il debito estero della Grecia continuerà a crescere anno dopo anno fino all'uscita dall'unione monetaria. Ci allontaniamo sempre di piu' dalla soluzione del problema. Il problema di fondo è che la Grecia non è competitiva. I crediti facili arrivati con l'unione monetaria hanno fatto crescere artificialmente i prezzi e i salari - e da questi alti livelli raggiunti il paese deve scendere. 

SO: Sarebbe quindi meglio se i partner europei non concedessero ulteriori finanziamenti?

SINN: Dovrebbero concedere i finanziamenti alla Grecia, ma per rendere l'uscita dalla moneta unica piu' facile. Lo stato greco con questo denaro potrebbe nazionalizzare le banche elleniche e difendere lo stato dal collasso. Con le turbolenze finanziarie generate da un'uscita, lo Stato e le banche devono continuare a funzionare. 

SO: Queste turbolenze colpirebbero duramente anche la popolazione greca.

SINN: Sì su questo non dobbiamo ingannarci. Ma le turbolenze sarebbero solo temporanee, durerebbero fra uno e 2 anni. Questo periodo lo si potrebbe superare con il denaro della comunità internazionale. La nuova Dracma si svaluterebbe e la situazione ben presto si stabilizzerebbe. Dopo un breve e intenso temporale, il sole tornerebbe a splendere. 

SO: L'uscita dall'Euro che cosa comporterebbe concretamente per il paese?

SINN: Il paese sarebbe di nuovo competitivo. I prodotti greci tornerebbero ad essere molto economici, la domanda di prodotti importati crollerebbe, mentre sarebbe favorito il consumo dei propri prodotti. I greci smetterebbero di  importare l'olio di oliva e le patate da Italia e Olanda, ma tornerebbero a comprarli dai loro contadini. Anche i turisti, per i quali il paese era diventato troppo caro, tornerebbero a visitare il paese. I capitali riprenderebbero la via del paese. I greci ricchi, che hanno depositato in Svizzera centinaia di miliardi di euro, di fronte al prezzo molto basso degli immobili e degli stipendi, investirebbero di nuovo nel loro paese. 

SO: Un'uscita dall'Euro significherebbe anche una bancarotta del paese?

SINN: No il contrario. Il fallimento imminente costringe il paese all'uscita. I greci uscirebbero immediatamente se smettessero di ricevere i finanziamenti dai partner europei. Lo stato sarebbe insolvente, anche il sistema bancario. L'intero sistema dei pagamenti sarebbe distrutto. Il kaos può essere ragionevolmente evitato se la Grecia esce dalla moneta unica e svaluta immediatamente la nuova moneta.

SO: Questo significa che dovremmo constringere la Grecia all'uscita?

SINN: Nessuno deve obbligare nessuno. Ma la Grecia non ha il diritto ad un'alimentazione duratura attraverso gli altri stati europei, e i creditori della Grecia non hanno un diritto al rimborso dei debiti con i fondi messi a disposizione dagli stati europei. Ognuno deve guadagnarsi il proprio standard di vita, e chi vuol guadagnare dal rischio, deve anche accettare le conseguenze dei rischi.

SO: Anche con un'uscita dall'Euro, la Grecia avrebbe bisogno di misure di risparmio?

SINN: Quello che viene definito risparmio, in realtà è solo una diminuzione della crescita dell'indebitamento. Gli economisti parlano di risparmio, quando i debiti vengono abbattuti. E di questo non si può certo parlare in Grecia. É però vero che la Grecia si è abituata ad un flusso di credito dall'estero a buon mercato. Per questo è diventato politicamente inaccettabile deflazionare i prezzi attraverso un taglio dei salari, in modo da rendere il paese nuovamente competitivo. 

SO: Di quanto bisognerebbe tagliare?

SINN: Le merci greche dovrebbero diventare piu' economiche del 30% per poter raggiungere i livelli della Turchia. E questo è possibile solamente con l'uscita dalla moneta unica e la svalutazione. Senza svalutazione si dovrebbero rinegoziare milioni di listini prezzi e contratti di lavoro. Questo porterebbe alla radicalizzazione dei sindacati e il paese sull'orlo di una guerra civile. Molte aziende andrebbero verso il fallimento perché i loro guadagni e il loro fatturato crollerebbero mentre i loro debiti bancari resterebbero invariati. I debiti bancari possono essere abbattuti solo attraverso una svalutazione. L'idea di poter salvare la Grecia all'interno dell'Euro è un'illusione. 

SO: E allora perché i paesi dell'Eurozona insistono in questo modo?

SINN: Non si tratta di salvare il paese. I greci sono stati presi in ostaggio dalle banche e dagli istituti finanziari di Wall Street, Londra e Parigi, in modo che il denaro possa fluire attraverso i pacchetti di salvataggio – non verso la Grecia, piuttosto verso le loro stesse tasche.

SO : Che cosa sarebbe invece del rischio contagio che un fallimento di Atene si porterebbe con sé? 

SINN: Potrebbe esserci un effetto contagio. Ma è un argomento che considero strumentalizzato dalle persone che hanno paura di perdere il loro patrimonio. Si continua a ripetere: “il mondo potrebbe cadere se voi tedeschi non pagate”. In verità gli effetti negativi sarebbero solo sul patrimonio di questi investitori.