lunedì 20 febbraio 2012

Salvare la Grecia all'interno dell'Euro è un'illusione.


Der Spiegel intervista Hans Werner Sinn, presidente del prestigioso Istituto IFO di Monaco che racconta: il popolo greco è stato preso in ostaggio dalle banche creditrici.



I ministri delle finanze europei sono pronti ad autorizzare il piano di salvataggio per la Grecia. Il presidente del prestigioso Istituto IFO avverte: il denaro non aiuta il paese, ma solo le banche internazionali. Con questo denaro sarebbe piu' sensato finanziare l'uscita della Grecia dall'Euro.

SPIEGEL ONLINE: I ministri delle finanze europei questo lunedì decideranno sul prossimo pacchetto di aiuti per la Grecia. Si tratta di ulteriori 130 miliardi. Questo potrà salvare la Grecia?

SINN: No, e questo lo sanno anche i politici. Dal loro punto di vista si tratta di guadagnare tempo fino alle prossime elezioni. Dal mio punto di vista stanno solo perdendo tempo.

SO: Perchè?

SINN: Perché il debito estero della Grecia continuerà a crescere anno dopo anno fino all'uscita dall'unione monetaria. Ci allontaniamo sempre di piu' dalla soluzione del problema. Il problema di fondo è che la Grecia non è competitiva. I crediti facili arrivati con l'unione monetaria hanno fatto crescere artificialmente i prezzi e i salari - e da questi alti livelli raggiunti il paese deve scendere. 

SO: Sarebbe quindi meglio se i partner europei non concedessero ulteriori finanziamenti?

SINN: Dovrebbero concedere i finanziamenti alla Grecia, ma per rendere l'uscita dalla moneta unica piu' facile. Lo stato greco con questo denaro potrebbe nazionalizzare le banche elleniche e difendere lo stato dal collasso. Con le turbolenze finanziarie generate da un'uscita, lo Stato e le banche devono continuare a funzionare. 

SO: Queste turbolenze colpirebbero duramente anche la popolazione greca.

SINN: Sì su questo non dobbiamo ingannarci. Ma le turbolenze sarebbero solo temporanee, durerebbero fra uno e 2 anni. Questo periodo lo si potrebbe superare con il denaro della comunità internazionale. La nuova Dracma si svaluterebbe e la situazione ben presto si stabilizzerebbe. Dopo un breve e intenso temporale, il sole tornerebbe a splendere. 

SO: L'uscita dall'Euro che cosa comporterebbe concretamente per il paese?

SINN: Il paese sarebbe di nuovo competitivo. I prodotti greci tornerebbero ad essere molto economici, la domanda di prodotti importati crollerebbe, mentre sarebbe favorito il consumo dei propri prodotti. I greci smetterebbero di  importare l'olio di oliva e le patate da Italia e Olanda, ma tornerebbero a comprarli dai loro contadini. Anche i turisti, per i quali il paese era diventato troppo caro, tornerebbero a visitare il paese. I capitali riprenderebbero la via del paese. I greci ricchi, che hanno depositato in Svizzera centinaia di miliardi di euro, di fronte al prezzo molto basso degli immobili e degli stipendi, investirebbero di nuovo nel loro paese. 

SO: Un'uscita dall'Euro significherebbe anche una bancarotta del paese?

SINN: No il contrario. Il fallimento imminente costringe il paese all'uscita. I greci uscirebbero immediatamente se smettessero di ricevere i finanziamenti dai partner europei. Lo stato sarebbe insolvente, anche il sistema bancario. L'intero sistema dei pagamenti sarebbe distrutto. Il kaos può essere ragionevolmente evitato se la Grecia esce dalla moneta unica e svaluta immediatamente la nuova moneta.

SO: Questo significa che dovremmo constringere la Grecia all'uscita?

SINN: Nessuno deve obbligare nessuno. Ma la Grecia non ha il diritto ad un'alimentazione duratura attraverso gli altri stati europei, e i creditori della Grecia non hanno un diritto al rimborso dei debiti con i fondi messi a disposizione dagli stati europei. Ognuno deve guadagnarsi il proprio standard di vita, e chi vuol guadagnare dal rischio, deve anche accettare le conseguenze dei rischi.

SO: Anche con un'uscita dall'Euro, la Grecia avrebbe bisogno di misure di risparmio?

SINN: Quello che viene definito risparmio, in realtà è solo una diminuzione della crescita dell'indebitamento. Gli economisti parlano di risparmio, quando i debiti vengono abbattuti. E di questo non si può certo parlare in Grecia. É però vero che la Grecia si è abituata ad un flusso di credito dall'estero a buon mercato. Per questo è diventato politicamente inaccettabile deflazionare i prezzi attraverso un taglio dei salari, in modo da rendere il paese nuovamente competitivo. 

SO: Di quanto bisognerebbe tagliare?

SINN: Le merci greche dovrebbero diventare piu' economiche del 30% per poter raggiungere i livelli della Turchia. E questo è possibile solamente con l'uscita dalla moneta unica e la svalutazione. Senza svalutazione si dovrebbero rinegoziare milioni di listini prezzi e contratti di lavoro. Questo porterebbe alla radicalizzazione dei sindacati e il paese sull'orlo di una guerra civile. Molte aziende andrebbero verso il fallimento perché i loro guadagni e il loro fatturato crollerebbero mentre i loro debiti bancari resterebbero invariati. I debiti bancari possono essere abbattuti solo attraverso una svalutazione. L'idea di poter salvare la Grecia all'interno dell'Euro è un'illusione. 

SO: E allora perché i paesi dell'Eurozona insistono in questo modo?

SINN: Non si tratta di salvare il paese. I greci sono stati presi in ostaggio dalle banche e dagli istituti finanziari di Wall Street, Londra e Parigi, in modo che il denaro possa fluire attraverso i pacchetti di salvataggio – non verso la Grecia, piuttosto verso le loro stesse tasche.

SO : Che cosa sarebbe invece del rischio contagio che un fallimento di Atene si porterebbe con sé? 

SINN: Potrebbe esserci un effetto contagio. Ma è un argomento che considero strumentalizzato dalle persone che hanno paura di perdere il loro patrimonio. Si continua a ripetere: “il mondo potrebbe cadere se voi tedeschi non pagate”. In verità gli effetti negativi sarebbero solo sul patrimonio di questi investitori. 

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