Hans Werner Sinn, dalle colonne di WirtschaftsWoche, torna a chiedere un'uscita di Atene e degli altri paesi in crisi dall'Euro. Un ulteriore taglio del debito greco non avrebbe alcun senso.
La richiesta del Fondo Monetario Internazionale (FMI) di un ulteriore taglio del debito greco è assurda. La politica deve finalmente prendere atto del fatto che l'Euro con i membri attuali non può sopravvivere - e che l'Eurozona deve essere ridotta ad un nucleo di stati capaci di far funzionare la moneta unica.
Vi ricordate ancora del maggio 2010? Allora il debito greco, pari a circa 310 miliardi di Euro, era prima di tutto nelle mani degli obbligazionisti privati. E si diceva: in nessun caso gli investitori privati potranno essere coinvolti da un taglio del debito, perchè questo avrebbe causato il crollo dell'economia mondiale. Cio' ha portato ai giganteschi pacchetti di salvataggio per 246 miliardi di Euro, di cui fino ad ora 149 miliardi di Euro sono stati già pagati. Poichè questo non è bastato, nel marzo 2012 è stato fatto un Haircut, con il quale il debito greco è stato ridotto di 107 miliardi di euro. E' stato uno dei piu' grandi tagli del debito della storia.
Ma non è servito a molto. Ogni analisi seria sulla sostenibilità del debito dovrebbe arrivare alla conclusione, che la Grecia non può far fronte ai restanti 280 miliardi di Euro di debito, pari al 132 % del PIL. Questo messaggio dovrebbe essere contenuto anche nell'analisi della Troika (BCE, IMF, EU) prevista in autunno.
La conseguenza logica è la seguente: la prossima tranche dei fondi autorizzati, che avrebbe portato alla Grecia (o meglio ai suoi creditiori) 33 miliardi di Euro, non dovrà essere pagata. A meno che i parlamenti dell'Eurozona non rinuncino alle loro richieste - cosa improbabile data la resistenza crescente al Bundestag.
Se si utilizzano i consueti calcoli di sostenibilità del debito, c'è solo una possibilità per arrivare ad una valutazione positiva nel caso della Grecia: i debiti devono essere ridotti, prima che il rapporto della Troika sia completato. Solo così è possibile spiegare che il FMI richieda una rinuncia ad una parte dei crediti da parte della comunità internazionale nei confronti della Grecia. L'idea del FMI: se gli stati rinunciassero al 30% dei loro crediti concessi con i pacchetti di aiuto allo stato greco - circa 45 miliardi di Euro, che per la Germania equivarrebbe ad una perdita di 14.5 miliardi di Euro - la quota del debito da qui al 2020 scenderebbe al 100 % del PIL. Allora la strada sarebbe di nuovo libera, per prestare denaro alla Grecia.
Che grande idea. I debiti sono troppo alti per il servizio del debito, allora bisogna tagliare i vecchi debiti, in modo che ne possano essere fatti di nuovi. La comunità internazionale non deve piegarsi a questa logica avventurosa. La Grecia, con o senza un'analisi sulla sostenibilità del debito, non è solvibile, e questo lo sanno tutte le parti coinvolte. La spiegazione (o meglio il trucco) per molti analisti è che assumono sempre una crescita dell'economia. Se un paese cresce, si può permettere anche dei deficit, perchè l'economia cresce insieme ai debiti.
Ma la Grecia non deve crescere, ma decrescere, per poter ridurre le eccessive importazioni e per poter generare eccedenze nelle partite correnti. Senza i surplus, non sarà mai possibile un rimborso del debito. Le analisi sulla sostenibilità del debito del FMI non sembrano proprio essere corrette.
Un paese che non cresce, può far fronte ai suoi debiti, solo se riesce a ottenere un avanzo. Questi avanzi possono essere realizzati solo dopo una contrazione, che ha inizio, quando i crediti smettono di fluire. Questa è l'amara verità. Chi vive al di sopra dei propri mezzi, può sostenere i propri debiti solo se riduce il proprio standard di vita.
Con le analisi sulla sostenibilità del debito si sono già fatti molti errori. Dedurre da queste che in Grecia è necessario un nuovo taglio del debito è grottesco.
Il problema della Grecia è e rimane: il paese è ancora troppo costoso. Lo stato ha aumentato gli stipendi dei dipendenti pubblici dall'inizio della crisi finanziaria del 30%, prima che il governo prendesse poi le note correzioni. Nonostante ciò, i suoi salari, secondo gli ultimi dati, restano ancora piu' alti che all'inizio della crisi.
I prezzi della Grecia durante la crisi sono cresciuti del 5% in piu', rispetto ai prezzi dei concorrenti nell'area Euro. Non vi è ancora nessuna traccia della necessaria svalutazione reale, che secondo le analisi sul potere di acquisto dell'OCSE dovrebbe essere del 39%, per raggiungere il livello dei prezzi turco.
Che cosa bisogna fare allora? I paesi ancora abbastanza solidi dell'Eurozona non devono piu' piegarsi ai trucchi contabili degli acrobati finanziari, ma piuttosto devono utilizzare il buonsenso. L'Euro con i membri attuali non è in grado di sopravvivere. Deve essere ridotto ad un nucleo di paesi capaci di farlo funzionare, mentre gli altri stati avranno di nuovo bisogno delle loro valute nazionali, per poter svalutare e tornare ad essere di nuovo competitivi.
La politica non puo' continuare a posticipare le necessarie decisioni, per quanto difficili queste possano essere.