giovedì 10 gennaio 2013

Bofinger: in Germania servono aumenti salariali del 5 %


Peter Bofinger, nemico del rigorismo merkeliano, membro del Consiglio dei saggi economici, lancia la sua proposta: aumenti salariali del 5% per salvare l'Eurozona. Prosegue il dibattito sui rinnovi contrattuali in Germania. Da Der Spiegel
"La Germania deve diventare piu' costosa": l'economista Peter Bofinger chiede forti aumenti per i salari, per le pensioni e per i sussidi Hartz IV. L'aumento significativo dovrebbe aiutare a disinnescare la crisi Euro. 

L'economista Peter Bofinger considera indispensabili forti aumenti salariali in Germania. "Dovrebbero essere del 5% in tutti i settori", ha dichiarato a "Der Spiegel" il professore di Wurzburg riferendosi alle trattative in corso. L'abbondante richiesta di Bofinger contiene anche un 2% aggiuntivo per il salvataggio dell'Euro.

Di fatto, considerando solamente l'aumento della produttività e l'inflazione, si arriverebbe ad un 3% di aumento salariale. "Ma nelle trattative contrattuali non possiamo continuare a comportarci come se vivessimo su di un isola". Gli stati dell'Europa del sud, che dall'introduzione dell'Euro hanno avuto un forte aumento retributivo, non potranno tuttavia evitare le riforme e le politiche di risparmio. Inevitabilmente anche in questi paesi i salari dovranno essere ridotti. Con un forte aumento dei salari, la Germania potrebbe assorbire una parte del necessario processo di aggiustamento nell'Eurozona.

Il motivo della richiesta: con una tale misura la Germania rinuncerebbe ad una parte della sua competitività, mentre paesi come Italia, Francia e Spagna potrebbero recuperarla. Visto che in questi paesi gli alti salari restano un serio problema per la competitività internazionale delle imprese. La differenza di competitività fra i paesi Euro è considerata la causa scatenante della crisi attuale.

Affinché il progetto di Bofinger "La germania deve diventare piu' costosa" possa funzionare, il membro del comitato dei saggi ha proposto un 5% di aumento da applicare a tutti i lavoratori. Dovrebbero aumentare nella stessa misura anche le pensioni e i sussidi Hartz IV.

In considerazione delle probabili proteste contro la sua proposta, Bofinger ha dichiarato: "Abbiamo solo la scelta fra 2 dolorose alternative: un'inflazione da noi temporaneamente un po' piu' alta della media europea, oppure una deflazione nel Sud Europa".

Nelle ultime settimane si è acceso il dibattito sugli aumenti salariali in Germania. Il presidente del Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW), Gert Wagner, si è pronunciato a favore "di aumenti in media del 4% o anche di piu'". Wolfgang Franz, al contrario, presidente del Comitato dei saggi economici, si è pronunciato a favore di aumenti piu' bassi, intorno al 2%.

Stipendi piu' alti per tutti


Prosegue il dibattito sulla dimensione degli aumenti salariali in Germania. L'istituto IMK propone un aumento degli stipendi di almeno il 4%: l'obiettivo è tenere l'Euro in vita. Da Die Welt
I ricercatori dell'IMK-Institut chiedono un forte aumento salariale in Germania. Non aumenterebbero solo i consumi, ma si aiuterebbe la stabilizzazione della zona Euro.

La Germania, secondo l'Istituto IMK, dovrebbe contribuire alla soluzione della crisi Euro aumentando i salari. Gli incrementi dei prossimi anni dovrebbero essere chiaramente al di sopra della media degli aumenti salariali nell'Eurozona, secondo i ricercatori dell'Istituto.

"Al fine di stabilizzare la Germania e l'Europa, nei prossimi 2 o 3 anni gli aumenti dovranno essere del 4%, o anche di piu'", ci dice il direttore IMK Gustav Horn. Cio' sarebbe un contributo alla stabilizzazione dell'Eurozona e non un sacrificio.

Redditi piu' alti stimolerebbero la domanda  interna. Inoltre, l'import tedesco crescerebbe e  le opportunità di export dei paesi in crisi aumenterebbero, sempre secondo Horn.

Aumenti salariali del 3%

Nel lungo periodo l'IMK vede uno spazio per aumenti salariali di circa il 3% in tutti i settori. Un aumento ancora piu' forte nei prossimi anni non danneggerebbe la competitività, secondo Horn, "anche se andasse perduto qualche ordine dall'esterno dell'Eurozona". Gli imprenditori dovrebbero accettare di ridurre una parte dei loro margini di profitto.

Il nuovo presidente dell'associazione degli industriali BDI, Ulrich Grillo, al contrario ha messo in guardia da un forte aumento delle retribuzioni. Proprio l'evoluzione moderata delle retribuzioni  avrebbe reso le aziende tedesche cosi' ben preparate per la concorrenza internazionale.

"Negli ultimi anni in Germania abbiamo raggiunto un eccellente livello di competitività". Il costo del lavoro per unità di prodotto è "estremamente concorrenziale", ha dichiarato Grillo e ha messo in guardia: "dobbiamo fare attenzione a non mettere a rischio questa posizione".

Rösler è fiducioso

Il Ministro dell'economia Philipp Rösler (FDP) sul tema ha detto solo che intende rispettare l'autonomia contrattuale delle parti sociali. La politica economica del governo federale sarebbe sulla giusta strada: consolidamento del bilancio da un lato e rafforzamento della competitività dall'altro. Nonostante il debole trimestre invernale, il leader FDP si è mostrato fiducioso sull'andamento dell'economia.

"Anche quest'anno possiamo aspettarci una buona crescita", ha detto Rösler. Come segnalato dal portafoglio ordini e dai piani di investimento delle industrie. La debolezza è solo temporanea. Il governo nelle prossime settimane intende pubblicare le sue previsioni per il 2013. Secondo le informazioni di Reuters, le previsioni di crescita saranno fra lo 0.5 e lo 0.7 %.

mercoledì 9 gennaio 2013

Sinn: il 2013 sarà un buon anno per la Germania


Secondo Hans Werner Sinn il 2013 sarà un buon anno per la Germania, mentre per gli eurodeboli i problemi di competitività non potranno che crescere. Da WirtschaftsWoche
L'economia tedesca quest'anno crescerà, ma con moderazione. I vicini europei invece resteranno ancora distanti.

Dopo l'onda d'urto della crisi finanziaria e della crisi Euro, il 2013 sarà l'anno del consolidamento. I paesi industriali sovraindebitati, inclusi gli Stati Uniti e in particolare i paesi in crisi del sud Europa, dovranno fare ordine nelle loro finanze pubbliche. Questo doloroso consolidamento sarà essenziale per la ripresa dell'economia mondiale.

Naturalmente cio' peserà temporaneamente sulla congiuntura. L'economia mondiale nel 2013  nonostante gli effetti di rallentamento congiunturale non finirà tuttavia in recessione. I mercati emergenti stanno facendo molto bene. La loro dinamica aiuta anche la Germania - oggi siamo molto piu' dipendenti dall'economia mondiale che non dalla situazione dell'Eurozona. Nel 1995, anno in cui al vertice di Madrid i capi di stato e di governo europei annunciavano l'introduzione dell'Euro, l'economia tedesca vendeva il 47% del suo export nei paesi che oggi formano l'Eurozona. Nel 2011 era appena il 40%.

La recessione continua

Nel complesso la Germania non sarà troppo influenzata dagli squilibri economici nella zona Euro. Mentre i paesi orientati alla stabilità nella cosidetta "ex area del Marco" (Germania, Austria, Olanda e Finlandia) quest'anno cresceranno probabilmente dello 0.5 %, il resto d'Europa avrà una riduzione del Pil dello 0.6%. Nel complesso, l'attività economica dovrebbe crescere nella zona Euro dello 0.2 %.

La Germania continua a crescere piu' velocemente degli altri paesi della zona Euro fin dal superamento della prima ondata della crisi finanziaria, nell'estate 2009, dopo essere stata per molti anni l'ultima o la penultima della classe. Un ragione per questo andamento: prima della crisi, l'Euro aveva causato un massiccio deflusso di capitali dalla Germania. Subito dopo la crisi, al contrario, i capitali sono tornati. Solo grazie al massiccio export di capitali operato dalla Bundesbank tramite il sistema Target 2 e dai governi tramite i fondi di salvataggio europei, si è arrivati da un punto di vista contabile, durante e dopo la crisi, ad un nuovo deflusso netto di capitali dalla Repubblica Federale.

Il flusso di ritorno dei capitali ha alimentato un boom immobiliare e ha spinto gli investimenti in macchinari e apparecchi: nel 2010 e 2011, accanto all'export, sono stati il  principale motore della crescita. Nel 2012, con la ripresa del flusso di capitali verso il sud Europa, sotto la garanzia del fondo di salvataggio, gli investimenti in macchinari e attrezzature si sono raffreddati e in parte anche le costruzioni hanno frenato.

Il rallentamento degli investimenti in macchinari si è nel frattempo trasferito al mercato del lavoro interrompendo il trend che vedeva dal 2006 una riduzione costante della disoccupazione. L'IFO si aspetta che la disoccupazione nel 2013 si stabilizzi intorno al 6.9 %. Un po' di piu' rispetto al 6.8 % del 2012. La differenza è dovuta al fatto che l'Agenzia federale per il lavoro (Bundesagentur) ridurrà la sua attività per il sostegno dell'impiego, e cio' porterà ad un trasferimento nascosto verso la disoccupazione. 

Ancora in autunno si temeva che l'economia tedesca potesse essere colpita dalla recessione nel sud Europa. Negli ultimi tempi tuttavia si moltiplicano gli indicatori che ci spingono ad una visione piu' ottimistica della situazione. L'indicatore IFO sulla situazione economica è tornato a crescere in novembre e dicembre, dopo essere sceso per sei mesi consecutivi. Soprattutto è migliorata la componente legata alle aspettative.

La crescita nel mese di dicembre è la piu' forte dall'agosto 2009, quando l'economia tedesca si era ripresa con sorprendente rapidità dalla crisi economica globale. L'industria, grazie al recente aumento degli ordini in arrivo dai paesi non Euro, offre nuove speranze. Anche il settore delle costruzioni puo' sperare in buoni affari, visto che le licenze per la costruzione e gli ordini per nuove costruzioni nei primi 9 mesi del 2012 hanno segnato un + 6 % rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. 

Nel complesso il dipartimento economico dell'Istituto IFO prevede che il PIL tedesco nel 2013 crescerà dello 0.7 %, anche se naturalmente restano considerevoli incertezze. Il tasso di inflazione sarà dell'1.6 %, dopo il 2 % dell'anno appena concluso.

Nella zona Euro i prezzi cresceranno un po' di piu', intorno all'1.8%. Per la Germania cio' potrebbe essere positivo, molto meno positivo sarà invece per il necessario processo di aggiustamento dei prezzi relativi nella zona Euro, essenziale per la riduzione dei disavanzi delle partite correnti. E cio' purtroppo significa che i dolorosi problemi di competitività all'interno dell'Eurozona continueranno a crescere.

martedì 8 gennaio 2013

Commissione Vs. BaFin

La Commissione Europea apre un procedimento nei confronti di BaFin sul caso HypoVereinsbank: la grande banca bavarese non puo' trasferire liquidità alla capogruppo UniCredit a causa del divieto introdotto dall'autorità di controllo bancario. Da FAZ.net


La BaFin, a causa della crisi finanziaria, ha posto un limite ai trasferimenti di denaro fra le sussidiarie tedesche di banche straniere e la società madre. La Commissione EU dovrà verificare se questo comportamento si scontra con la libertà di circolazione dei capitali.

La Commissione Europea esaminerà la limitazione introdotta dall'autorità di controllo bancario tedesca riguardante gli istituti di credito stranieri. La Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht (BaFin) con sede a Bonn potrebbe aver infranto il principio base della libera circolazione dei capitali all'interno della EU, secondo quanto dichiarato a Brussel dal portavoce del commissario per il mercato interno Michel Barnier. La BaFin dopo la crisi finanziaria ha infatti proibito alle banche di altri paesi EU di prelevare troppa liquidità dalle controllate tedesche.

L'autorità tedesca di controllo bancario avrebbe tratto una lezione pratica dalle turbolenze legate al fallimento di Lehman Brothers: l'assicurazione sui depositi tedesca è infatti dovuta intervenire quando la filiale tedesca Lehman-Bank è stata coinvolta nella bancarotta. La BaFin ha percio' proibitio la prassi consolidata di parcheggiare e gestire dal centro la liquidità disponibile presso le varie società del gruppo.

Il punto centrale è la HVB

Al centro della disputa in Germania c'è la HypoVereinsbank (HVB). La banca appartiene al gruppo italiano UniCredit, il quale non puo' liberamente avere accesso ai fondi della controllata. Secondo BaFIn, HVB sarebbe molto importante per l'intera economia tedesca - "rilevanza sistemica nazionale" - e pertanto deve essere resistente alle intemperie. Secondo quanto riportato da Handelsblatt, la Banca Centrale italiana avrebbe cercato di esercitare pressione sulla BaFin attraverso l'autorità di controllo bancario europea EBA di Londra. "Abbiamo diverse autorità di vigilanza nazionali che possono lavorare insieme su determinate misure, e l'EBA in caso di disaccordo puo' svolgere un ruolo di mediazione", ha dichiarato il portavoce di Barnier. BaFin ed EBA non hanno voluto dichiarare niente sull'argomento.

Barnier verificherà nei prossimi mesi se la BaFin ha violato la legge. Non esiste tuttavia una base giuridica per la sua azione. Le banche devono concedere crediti - e in questo caso si tratterebbe di un trasferimento alla società madre - solo a fronte di garanzie, tuttavia all'interno di una stessa società sono ipotizzabili ampie eccezioni.

Non è prevista nessuna procedura formale

Negli ambienti della Commissione si dice che sarà presa in esame l'adeguatezza del divieto. Non è tuttavia previsto un procedimento formale. Mentre la EBA dovrebbe svolgere un ruolo di mediazione. La BaFin non è la sola autorità di controllo a procedere in questo modo. Il parlamentare europeo Burkhard Balz (CDU) non vede alcun motivo per agire contro la BaFin: la Commissione  economia del Parlamento non è arrivata a nessun risultato, ha dichiarato ad "Handelsblatt". Adesso l'intera questione dovrà passare attraverso un parere giuridico della Commissione EU. "E non si tratta di una priorità assoluta", ha aggiunto.

Anche il presidente delle banche estere in Germania, il manager UBS Stefan Winter, mostra comprensione per l' Autorità tedesca: "ogni autorità cerca di evitare nuovi rischi nelle banche del proprio paese al fine di renderle piu' sicure". Molte banche fanno pressione sul mercato tedesco per poter ottenere i depositi dei risparmiatori offrendo tassi piu' alti. La BaFin pretende che le società controllate tedesche possano trasferire alla società madre fra il 50 e il 100 % del capitale proprio, dice Winter. "Determinati modelli di business, come ad esempio la raccolta di denaro presso i risparmiatori in Germania per il trasferimento alla società madre, oggi sono difficilmente realizzabili".

La soluzione arriverà dall'unione bancaria?

A Monaco sono in molti a non avere problemi con le condizioni dettate dalla BaFin: "A causa dei limiti imposti dall'autorità di vigilanza bancaria oggi la HVB agisce come una banca in gran parte autonoma", si dice negli ambienti bancari. Anche le controllate di UniCredit in Austria e Polonia - la Bank Austria e la Bank Pekao - agiscono in maniera indipendente dalla centrale italiana. Nella crisi del debito si sono quindi rifinanziate con maggiore facilità, mentre la società madre per un periodo di tempo è rimasta fuori dai mercati. La HVB di Monaco è una delle società piu' profittevoli dell'intero gruppo: nel 2011 ha trasferito verso Milano oltre un miliardo di dividendi. Giovedi' non ha voluto commentare.

La disputa potrà essere risolta presumibilmente solo attraverso una vera unione bancaria nella EU. Non esiste ancora un sistema con il quale le banche possano essere aggregate oppure separate in maniera ordinata. Anche i sistemi di garanzia dei depositi dei clienti presentano ancora differenze nazionali. 

domenica 6 gennaio 2013

La ritirata del ceto medio tedesco


I dati recentemente pubblicati sulle diseguaglianze nel mondo del lavoro hanno rilanciato il dibattito sulla distribuzione della ricchezza in Germania.  La situazione è peggiorata, ma secondo FAZ i tedeschi, rispetto a i vicini di casa, non possono lamentarsi. Da FAZ.net
La classe media in Germania si è ristretta e la povertà è cresciuta? Le statistiche mostrano qualcosa di simile. Rispetto ad altri paesi, la situazione sembra invece ancora buona.

Le associazioni sociali (Sozialverband) e i sindacati lanciano l'allarme: in Germania c'è "una povertà record". Frank Bsirske, leader del sindacato dei servizi Ver.di, usa parole drastiche: "Il divario fra ricchi e poveri non è mai stato cosi' ampio, la classe media non si è mai sentita cosi' minacciata", ha dichiarato di recente alla Bild-Zeitung. La "Paritätische Wohlfahrtsverband" ha parlato di un 15.1 % della popolazione "a rischio povertà". Poche settime fa l'Ufficio federale di statistica in un comunicato stampa scriveva che in Germania una persona su cinque si trova in una situazione di povertà o di esclusione sociale.  In una tabella del rapporto si poteva leggere che di fatto il 5.3 % della popolazione - circa un ventesimo - sarebbe povero ("materialmente deprivato"). Il gran numero di statistiche causa confusione e incertezza. Il politologo Klaus Schroeder in una recente intervista alla FAZ ha criticato: "la ricerca sulla povertà viene orientata politicamente".

I sempre piu' frequenti studi su una presunta erosione del ceto medio sono di grande attualità politica. Soprattutto in Germania, dove il ceto medio è considerato la spina dorsale del paese. Fino ad ora, nel confronto internazionale, il ceto medio tedesco è sempre stato considerato ampio e stabile. Tuttavia alcuni recenti studi fanno emergere dei dubbi. Uno studio della "Bertelsmann-Stiftung" è recentemente arrivato alla conclusione: il ceto medio da almeno 15 anni si restringe, e si e' ridotto di 5.5 milioni di unità. La sua quota sulla popolazione complessiva in rapporto al 1997 è scesa di 7 punti percentuali raggiungendo il 58 %. Lo studio considerava ceto medio chi ha un reddito disponibile fra il 70 e il 150 % del reddito mediano, ponderato in base alla dimensione della famiglia. Il reddito mediano nel 2009 era di circa 1.600 € mensili.
Effetto distorsivo della riunificazione

Una persona su quattro nella classe media teme di poter perdere il proprio status, sempre secondo lo studio  della Bertelsmann-Stiftung. In una precedente ricerca del Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW), si parlava addirittura di "panico da status". Olaf Groh-Samberg, professore di sociologia all'università di Brema, che ha contribuito allo studio Bertelsmann dice: "Non c'è stato un crollo di massa nella classe media". Si tratta piuttosto di un avvitamento delle classi di reddito inferiori: la risalita verso la classe media è diventata piu' difficile.

Se il ceto medio si sia ristretto o meno, è un punto su cui discutono da tempo economisti e scienziati sociali. "Il ceto medio tedesco è stabile", secondo l'Institut der deutschen Wirtschaft (IW). L'economista IW Judith Nieheus ammette: "Anche noi nel nostro studio riteniamo che il ceto medio dalla fine degli anni '90 si sia ristretto. Ma parlare di un ceto medio in caduta costante, non è coerente con lo sviluppo stabile a partire dal 2005 mostrato dai dati". In una prospettiva di lungo termine, si puo' dire che il ceto medio è solo di poco al di sotto dei valori di inizio anni '90. 

Altri ricercatori considerano invece l'effetto distorsivo della riunificazione. Nel 1990 si sono aggiunti 17 milioni di cittadini della ex DDR, il cui reddito era meno della metà del livello occidentale, ma distribuito in maniera piu' uniforme. La riunificazione ha abbassato il reddito medio tedesco complessivo, in questo modo  anche all'ovest si è ridotta la soglia fra reddito medio e reddito basso. "Statisticamente la conseguenza è stata un aumento del ceto medio, dopo aver aggiunto un gran numero di redditi bassi: un risultato paradossale", chiarisce Groh-Samberg. Negli anni '90 i redditi dei nuovi Bundesländer hanno recuperato terreno. Nel 1997 - il punto di inizio dello studio Bertelsmann - il ceto medio calcolato statisticamente ha raggiunto il picco del 65%. Secondo i ricercatori DIW, negli ultimi anni le diseguaglianze si sono ridotte dopo il picco del 2005. Da allora si assiste infatti ad una "inversione di tendenza statisticamente significativa".

Il controverso impatto dell'immigrazione

Circa le cause del sopra menzionato ampliamento delle diseguaglianze di reddito, le impressioni sono abbastanza diverse. L'OCSE ha indicato una serie di fattori: prima di tutto il progresso tecnologico: sono favoriti i lavoratori altamente qualificati, mentre quelli scarsamente qualificati finiscono sotto pressione a causa delle razionalizzazione e dell'automazione. In molti paesi la disoccupazione ha contribuito ad una crescente diseguaglianza - ma in Germania il trend degli ultimi 7 anni è andato in direzione opposta. Da quando il mercato del lavoro è stato liberalizzato è diminuita fortemente non solo la disoccupazione di breve periodo ma anche quella di lungo periodo. Cio' è stato accompagnato da un allargamento del settore a basso salario (Niedriglohnsektor), dal declino della contrattazione collettiva e da un minore potere contrattuale dei sindacati. A cio' si è aggiunta una riforma della tassazione che ha ridotto il carico fiscale su tutte le fasce di reddito, ma che ha portato vantaggi ai redditi piu' alti.

Infine l'OCSE menziona anche i cambiamenti demografici, i quali possono portare ad una polarizzazione dei redditi. Ad esempio il trend spinge verso nuclei familiari sempre piu' spesso composti da una sola persona. Cio' porta ad un numero crescente di persone considerate statisticamente a basso reddito, in quanto il loro reddito richiede una ponderazione a seconda delle dimensioni della famiglia. Se il frigo e la televisione non vengono condivisi, ma devono essere acquistati da una sola persona, il reddito si restringe. I critici, come il presidente dell'istituto IFO Hans Werner Sinn, considerano questi calcoli un "artefatto statistico"; di fatto con questo metodo statistico lavorano tutti gli studiosi della distribuzione.

Controverso è anche l'impatto dell'immigrazione, anche se molti studi la considerano marginale. In larga parte i redditi bassi sono aumentati grazie agli immigrati poco qualificati: tra il 1996 e il 2006, fra i 4.1 milioni di cittadini che si sono aggiunti alle fasce di reddito piu' basse, 2.9 erano immigrati, secondo i dati proposti dal sociologo Meinhard Miegel. Il vero problema è che da allora questo strato sociale sembra consolidarsi. La disoccupazione fra gli immigrati è ancora il doppio della media tedesca.

Per i tedeschi è ricco chi guadagna almeno 9100 Euro al mese.

Dove inizia e dove finisce esattamente il ceto medio, i ricercatori non lo calcolano unicamente sulla base dei dati sul reddito. Il ceto medio si definisce anche sulla base della  formazione e di una forte autocoscienza. In precedenza, ci ricorda il sociologo Groh-Samberg,  si poteva parlare di "differenza di colletto": l'impiegato con camicia bianca si differenziava dai ceti piu' bassi, che invece a lavoro dovevano sporcarsi. Questa differenziazione nella Repubblica federale è andata scomparendo. Lavoratori manuali, lavoratori specializzati e capisquadra oggi appartengono al ceto medio. Operai qualificati e non, impiegati semplici come i dipendenti pubblici ai livelli piu' bassi, appartengono al ceto piu' basso. Nelle fasce di reddito medio si trovano molti lavori, "dal lavoratore specializzato fino al professore di liceo", secondo l'economista IW Judith Niehues.

La classe superiore di reddito riguarda i dirigenti o gli alti funzionari, il medico capo, i professori e gli imprenditori con almeno 10 dipendenti. Anche chi vive di rendita e gli ereditieri appartengono a questo gruppo. Agli occhi dei tedeschi la soglia di reddito per i "ricchi" viene posizionata in generale piu' in alto rispetto al limite di 2400 € netti al mese, che rappresentano il 150 % del reddito mediano. Secondo un'indagine rappresentativa, per i tedeschi è ricco colui che guadagna piu' di 9100 € al mese - questa la risposta media. Per i ricercatori della distribuzione la classe di reddito superiore inizia di solito fra i 3000 e i 5000 € mensili. 

Germania meno diseguale rispetto ad altri paesi

La società tedesca in un confronto internazionale è caratterizzata da una minore diseguaglianza materiale. Lo mostra ad esempio il coefficiente di Gini. Un valore di 0 significa assoluta uguaglianza, un valore di 1 estrema diseguaglianza. Il coefficiente di Gini tedesco è salito lievemente a 0.3, resta pero' inferiore al coefficiente medio dei paesi OCSE, pari a 0.31. Chiaramente piu' diseguali sono i redditi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti (coefficiente di Gini dello 0.34 e 0.38), anche nel sud Europa e nell'Europa dell'est c'è piu' diseguaglianza. Solo nella egualitaria Scandinavia i redditi sono distribuiti piu' equamente. "In un confronto con il resto d'Europa, alla classe media tedesca va abbastanza bene", deve ammettere anche Groh-Samberg, sebbene il suo studio ipotizzi una forte erosione della classe media.

Nonostante i numerosi allarmi, i tedeschi sembrano non agitarsi. Un'indagine rappresentativa ha rilevato come la grande maggioranza degli intervistati collochi se stessa nella classe media: nel 1990 a considerarsi classe media erano il 60 % degli abitanti dell'ovest e il 37 % degli ex cittadini della DDR. Questi valori nel 2010 sono addirittura cresciuti. Oggi a considerasi classe media nell'ovest sono il 62 % e nell'est il 51%, sempre meno si considerano classe operaia, ancora meno come classe superiore. L'attrattività della classe media è piu' forte che mai.

sabato 5 gennaio 2013

Rischi tedeschi


Frank Wiebe, redattore di Handelsblatt, con un commento sul principale quotidiano economico, ci ricorda che anche al di sopra delle alpi qualcuno conosce i principi della Goofynomics. Da Handelsblatt.de
La Germania, almeno così pare, non ha perso slancio. Lo stato tedesco riceve dagli investitori denaro quasi gratis, le aziende tedesche prendono a prestito ad un tasso piu' basso di alcuni stati e mettono all'angolo i loro concorrenti, soprattutto in Europa. I tentativi degli stati in crisi di recuperare competitività sono in pericolo, e rischiano di fallire sotto la supremazia dell'economia tedesca.  Gli ingegneri tedeschi, cosi' sembra, sono imbattibili, e i manager tedeschi sono sempre capaci di vendere in tutto il mondo la tecnica prodotta dai loro ingegneri.

Lasciamo per un attimo da parte la domanda morale: "i tedeschi" con la loro politica di competitività senza rispetto spingono gli altri paesi verso l'abisso - o invece hanno solo fatto qualche errore in meno degli spagnoli, dei francesi e degli italani? Poniamoci piuttosto la domanda: dove risiedono i pericoli per il nostro modello economico? Abbiamo per caso trovato la pietra filosofale e sappiamo come crescere in maniera equilibrata, mentre gli americani, i britannici e gli europei del sud si nutrono di bolle nate sui mercati finanziari, che inevitabilmente finiranno per scoppiare? Oppure anche noi stiamo finendo, senza saperlo, in una bolla?

L'economista americano William White in un paper uscito in agosto, centrato sulle conseguenze di lungo periodo di una politica monetaria espansiva, ha fatto una annotazione istruttiva sulla Germania. Ha citato il governatore della banca centrale giapponese, il quale ha ripetuto in piu' occasioni: il Giappone non ha risolto i suoi problemi poiché non è riuscito ad orientare la sua economia verso i bisogni di una popolazione in rapido invecchiamento e a difendersi dalla concorrenza dei paesi in via di sviluppo.

Vi ricorda qualcosa? Anche noi abbiamo una popolazione in rapido invecchiamento e in alcuni settori, come l'industria solare, subiamo chiaramente la concorrenza dell'estremo oriente. White teme che la Germania, dopo la crisi finanziaria, abbia sovvenzionato una struttura economica obsoleta, troppo orientata all'export, e quindi dipendente dagli squilibri economici, che prima o poi dovranno necessariamente essere colmati.

E qui si arriva a un tema, che i critici della Germania come l'economista Heiner Flassbeck propongono già da anni: grandi avanzi commerciali non sono possibili senza l'accumulo di crediti verso l'estero - sia che si nascondano in investimenti privati, nei portafogli delle Landesbank tedesche o nei saldi Target della banca centrale. Detto altrimenti: se VW ora mette all'angolo Fiat anche in Italia, come potrà pretendere la Germania il rimborso dei suoi crediti verso l'Italia? Tali squilibri alla lunga non sono sostenibili, e questo è il pericolo per il modello economico tedesco. Anche la dipendenza di molte industrie dalla Cina come motore di crescita, potrebbe costarci cara. In Cina regna ancora un'economia di mercato controllata dallo stato, vale a dire: una allocazione delle risorse scorretta potrebbe restare nascosta a lungo, ed avere effetti per un tempo anche maggiore. 

Molte aziende tedesche sono consapevoli di questi rischi e agiscono con prudenza. E' molto difficile per la politica avere influenza su cosa l'economia produce e per chi. Ma discutere se abbiamo il giusto modello economico per una società in rapido invecchiamento in un ambiente incerto, tormentato da crisi continue, potrebbe anche tornarci utile.   

venerdì 4 gennaio 2013

Miracolo o bluff?


L'occupazione in Germania tiene e i dati a fine 2012 restano positivi. La conservatrice FAZ propone una riflessione sulla natura del jobwunder: è un vero miracolo oppure è solo un bluff? Da FAZ.net 
Molti paesi sono in grandi difficoltà economiche. Il mercato del lavoro tedesco resta invece uno scoglio nella tempesta. Dipende solo dal fatto che sempre piu' persone sono costrette a lavorare per un salario da fame?

Che scenario: in Europa molti paesi sono in recessione, e anche in altre parti del mondo l'economia nella seconda metà dello scorso anno ha perso slancio - il mercato del lavoro tedesco al contrario sembra essere ancora tonico. In media, lo scorso anno erano ufficialmente disoccupati 2.8 milioni di individui, secondo i dati dell'agenzia federale per il lavoro (Bundesagentur für Arbeit). Erano stati così pochi solamente nel 1991. Solo un giorno prima l'ufficio federale di statistica aveva riferito che nel 2012  si è raggiunto il numero di occupati piu' alto di sempre: 41.5 milioni.

Come si è arrivati a questi dati? Negli ultimi anni sono stati creati posti di lavoro buoni e sostenibili  o - come in molti sostengono - soprattutto lavori precari, a basso reddito, la cui paga non è sufficiente a pagarsi da vivere?

Molti occupati in piu'
Tasso di disoccupazione in Germania
In entrambe le posizioni c'è del vero, almeno da quanto si puo' dedurre dalle statistiche. In Germania dal 2003 il numero degli occupati è cresciuto con forza. Alla base c'è la percentuale di individui in età lavorativa ancora occupati. Piu' sono e meglio è in questo caso: e la quota è salita dal 64% al 70% nel 2010, secondo le statistiche del Institus für Arbeitsmarkt - und Berufsforschung (IAB).  Il merito di questa crescita va anche  alle riforme del mercato del lavoro, entrate in vigore con il nome di "Hartz".
Tasso di occupazione
I dati indicano che fra i nuovi posti di lavoro ce ne sono anche di ben pagati e che la sostituzione dei posti di lavoro a tempo indeterminato con impieghi meno sicuri e con salario piu' basso non è stata su larga scala. Il numero dei minijobs ad esempio, se si guarda agli ultimi 10 anni, è rimasto costante. Se si guarda solamente alla metà dello scorso decennio, sono diminuiti.
Minjobs in milioni
L'occupazione a tempo determinato si è stabilizzata

Inoltre è vero che nel lungo periodo, fra i lavoratori dipendenti, sono sempre di piu' quelli che lavorano a tempo determinato o hanno un lavoro part time. In entrambi i casi dalla metà degli anni 2000 si è verificata una stabilizzazione. Se parliamo di lavoro part time, una analisi rapida dei dati non dice molto: non sono pochi coloro che desiderano questa forma di lavoro, e per i quali non si tratta solo di una soluzione temporanea. 
Lavoratori part-time in %

Lavoratori con contratto a tempo determinato sul totale in %
Naturalmente questi dati offrono solo un quadro generale e fra i diversi settori e le diverse regioni tedesche ci sono grandi differenze. Cio' non toglie che l'affermazione secondo cui il miracolo nel mercato del lavoro tedesco sarebbe dovuto solo allo "sfruttamento", è falsa. Il fatto che si parli sempre piu' di carenza di forza lavoro qualificata, è solo uno degli indizi