mercoledì 9 gennaio 2013

Sinn: il 2013 sarà un buon anno per la Germania


Secondo Hans Werner Sinn il 2013 sarà un buon anno per la Germania, mentre per gli eurodeboli i problemi di competitività non potranno che crescere. Da WirtschaftsWoche
L'economia tedesca quest'anno crescerà, ma con moderazione. I vicini europei invece resteranno ancora distanti.

Dopo l'onda d'urto della crisi finanziaria e della crisi Euro, il 2013 sarà l'anno del consolidamento. I paesi industriali sovraindebitati, inclusi gli Stati Uniti e in particolare i paesi in crisi del sud Europa, dovranno fare ordine nelle loro finanze pubbliche. Questo doloroso consolidamento sarà essenziale per la ripresa dell'economia mondiale.

Naturalmente cio' peserà temporaneamente sulla congiuntura. L'economia mondiale nel 2013  nonostante gli effetti di rallentamento congiunturale non finirà tuttavia in recessione. I mercati emergenti stanno facendo molto bene. La loro dinamica aiuta anche la Germania - oggi siamo molto piu' dipendenti dall'economia mondiale che non dalla situazione dell'Eurozona. Nel 1995, anno in cui al vertice di Madrid i capi di stato e di governo europei annunciavano l'introduzione dell'Euro, l'economia tedesca vendeva il 47% del suo export nei paesi che oggi formano l'Eurozona. Nel 2011 era appena il 40%.

La recessione continua

Nel complesso la Germania non sarà troppo influenzata dagli squilibri economici nella zona Euro. Mentre i paesi orientati alla stabilità nella cosidetta "ex area del Marco" (Germania, Austria, Olanda e Finlandia) quest'anno cresceranno probabilmente dello 0.5 %, il resto d'Europa avrà una riduzione del Pil dello 0.6%. Nel complesso, l'attività economica dovrebbe crescere nella zona Euro dello 0.2 %.

La Germania continua a crescere piu' velocemente degli altri paesi della zona Euro fin dal superamento della prima ondata della crisi finanziaria, nell'estate 2009, dopo essere stata per molti anni l'ultima o la penultima della classe. Un ragione per questo andamento: prima della crisi, l'Euro aveva causato un massiccio deflusso di capitali dalla Germania. Subito dopo la crisi, al contrario, i capitali sono tornati. Solo grazie al massiccio export di capitali operato dalla Bundesbank tramite il sistema Target 2 e dai governi tramite i fondi di salvataggio europei, si è arrivati da un punto di vista contabile, durante e dopo la crisi, ad un nuovo deflusso netto di capitali dalla Repubblica Federale.

Il flusso di ritorno dei capitali ha alimentato un boom immobiliare e ha spinto gli investimenti in macchinari e apparecchi: nel 2010 e 2011, accanto all'export, sono stati il  principale motore della crescita. Nel 2012, con la ripresa del flusso di capitali verso il sud Europa, sotto la garanzia del fondo di salvataggio, gli investimenti in macchinari e attrezzature si sono raffreddati e in parte anche le costruzioni hanno frenato.

Il rallentamento degli investimenti in macchinari si è nel frattempo trasferito al mercato del lavoro interrompendo il trend che vedeva dal 2006 una riduzione costante della disoccupazione. L'IFO si aspetta che la disoccupazione nel 2013 si stabilizzi intorno al 6.9 %. Un po' di piu' rispetto al 6.8 % del 2012. La differenza è dovuta al fatto che l'Agenzia federale per il lavoro (Bundesagentur) ridurrà la sua attività per il sostegno dell'impiego, e cio' porterà ad un trasferimento nascosto verso la disoccupazione. 

Ancora in autunno si temeva che l'economia tedesca potesse essere colpita dalla recessione nel sud Europa. Negli ultimi tempi tuttavia si moltiplicano gli indicatori che ci spingono ad una visione piu' ottimistica della situazione. L'indicatore IFO sulla situazione economica è tornato a crescere in novembre e dicembre, dopo essere sceso per sei mesi consecutivi. Soprattutto è migliorata la componente legata alle aspettative.

La crescita nel mese di dicembre è la piu' forte dall'agosto 2009, quando l'economia tedesca si era ripresa con sorprendente rapidità dalla crisi economica globale. L'industria, grazie al recente aumento degli ordini in arrivo dai paesi non Euro, offre nuove speranze. Anche il settore delle costruzioni puo' sperare in buoni affari, visto che le licenze per la costruzione e gli ordini per nuove costruzioni nei primi 9 mesi del 2012 hanno segnato un + 6 % rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. 

Nel complesso il dipartimento economico dell'Istituto IFO prevede che il PIL tedesco nel 2013 crescerà dello 0.7 %, anche se naturalmente restano considerevoli incertezze. Il tasso di inflazione sarà dell'1.6 %, dopo il 2 % dell'anno appena concluso.

Nella zona Euro i prezzi cresceranno un po' di piu', intorno all'1.8%. Per la Germania cio' potrebbe essere positivo, molto meno positivo sarà invece per il necessario processo di aggiustamento dei prezzi relativi nella zona Euro, essenziale per la riduzione dei disavanzi delle partite correnti. E cio' purtroppo significa che i dolorosi problemi di competitività all'interno dell'Eurozona continueranno a crescere.

8 commenti:

  1. Criminali. Non c'è altro modo per definire questo tipo di politiche.
    Purtroppo ho l'impressione che gli stessi tedeschi si facciano abbindolare dalla favola sui "pigri meridionali", invece di chiedersi perchè i loro stipendi non crescano, perchè lo stato sociale si ritiri, nonostante il loro export continui a far guadagnare alle loro aziende gran soldi...

    RispondiElimina
  2. Complimenti per il blog, prima di tutto! Ma vorrei rivolgere una domanda a chiunque possa rispondermi! Le posizioni espresse da Sinn, quanto sono condivise all'interno dell'opinione pubblica tedesca, ed anche a livello di elite politica nazionale? Quanti, invece, all'interno dell'opinione pubblica e/o di bundestag e bundesbank ritengono che debba affermarsi un'identità, nella responsabilità, tra debitori e creditori, ed insomma, tutti o parte dei discorsi (giusti!)"alla goofynomics"?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. grazie per l'incoraggiamento anonimo! la Germania è un paese con oltre 80 milioni di abitanti e quindi è normale che le posizioni in campo nel dibattito siano molte e diverse fra loro. Diciamo che i centri di potere restano germanocentrici e hanno in mente un'idea di unione monetaria dove il compito della Germania non è tanto quello di cooperare ma di guidare e dettare una linea che difenda i propri interessi. Le testate conservatrici come FAZ, die Welt, Handelsblatt, WirtschaftsWoche restano velatamente euroscettiche, critiche verso la BCE e profondamente contrarie alla famosa unione di trasferimento. La posizione Bundesbank la conosciamo. Il mondo finanziario e industriale tifa Euro e resta europeista, perchè con la fine della moneta unica resterebbe con il famoso cerino in mano. CDU + FDP, partiti di governo, fino a pochi mesi fa bulleggiavano gli eurodeboli, adesso hanno cambiato strategia perchè hanno bisogno di un po' di calma fino alle elezioni di settembre per potersi presentare agli elettori come i salvatori dell'Euro. Dall'altro lato ci sono i sindacati contrari all'austerità, la SPD che ha votato il Fiskalpakt ma propone di allentare un po' il rigorismo merkeliano. C'è poi la stampa progressista, Der Spiegel, Die Zeit, Sueddeutsche Zeitung, etc. che in modi diversi tifa piu' Europa. Il dibattito è ricco (per questo esiste il blog) e parlare genericamente di tedeschi è una semplificazione eccessiva...

      Elimina
    2. Molto esauriente, grazie della risposta!

      Elimina
  3. se posso permettermi di rispondere @anonimo.
    La politica dominante è quella di Hans Werner Sinn perchè la Germania non ha nessuna intenzione di cedere sulla sua posizione positiva delle entrate correnti, per far ciò dovrebbe rilanciare il mercato interno aumentando la domanda e rispettivi salari, non mi sembra che che si viaggi su questa direttiva anzi la via intrapresa è quella di scaricare sui paesi in disavanzo corrente il deficit di bilancio statale e quindi ulteriore austerità con tutto quello che consegue.
    Vado avanti nel ragionamento, confermo che l'ipotesi di Alberto Bagnai, Sergio Cesaratto ed Emiliano Brancazccio, è quella di prendere in considerazione l'uscita dall'Euro come unica soluzione alla crisi dal momento che la Germania non vuole sentire.
    Con Emiliano Brancaccio, ... e poi si possono dimenticare la libertà di circolazione della merci e capitali.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ok. Non è che mi stupisca! Del resto pure qua in Italia, l'opinione comune di cui è succube la maggior parte della gente mi sembra ancora saldamente legata a quella narrativa che propone l'associazione immediata e ovvia: "debito=dannazione"... Ci sarebbe da capire se l'utilizzo di tutti 'sti termini: "rigore", "austerità", "virtù", "sacrificio", dedotti dalla sfera morale/religiosa e utilizzati dal discorso mediatico dominante, non abbiano il preciso intento di produrre nel popolo austerizzato ( e un domani, magari, a tutti i popoli europei ) la convinzione d'essere un colpevole che merita di percorrere la strada della redenzione sacrificale.

      Elimina
  4. Che film ha visto questo personaggio? E' ovvio che se la crisi continuerà nella zona Euro questa si sentirà anche in Germania, che fino a prova contraria , non è uno staterello sperduto nel sud del Pacifico. L'Oolanda sta attraversando una recessione con numeri mediterranei (e poco ci manca per l'Austria)...in effetti questo economista finora non ci ha mai preso un granché.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La Banca centrale olandese prevede una recessione dello 0,6 (altro che ripresa!)per cento nel 2013 con un deficit superiore al 3 per cento. Senza dimenticare che è il paese col debito privato più alto d'Europa (250% PIL) ed uno dei più alti del mondo.

      Elimina