venerdì 27 settembre 2013

L'incredibile storia del deficit/PIL al 3%

L'incredibile storia del deficit massimo al 3% del PIL, il mantra europeo degli ultimi 20 anni, ci ricorda quanto è sottile il confine fra scienza e ciarlateneria. Da FAZ.net


30 anni fa uno sconosciuto funzionario francese ha creato il famoso limite del deficit al 3%, che ancora oggi ha un ruolo determinante nella zona Euro.


E' un numero magico, che non lascia alcun paese indifferente - in Europa, e non solo. Il limite del deficit pubblico al 3% del PIL, fissato dal trattato di Maastricht nel 1992, resta il freno all'indebitamento per i membri dell'unione monetaria. In piu' occasioni è stato superato, ma continua a far sentire i suoi effetti, anche solo come riferimento. A nessun politico è permesso di ignorarlo.



Ma perché proprio il 3%, e non il 2.5 % o il 3.5 % o il 4%? "Economicamente è difficile da giustificare", disse una volta l'ex presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer, mentre osservava da vicino la nascita del criterio. All'origine della storia c'è un funzionario di basso livello del Ministero delle Finanze francese, all'epoca non ancora assunto: il francese Guy Abeille. La famosa idea di un limite al 3% nacque nel 1981 in una stanza sul retro del ministero, che all'epoca si trovava ancora al Louvre, accanto al famoso museo. Inizialmente fu utilizzato dal governo francese per i suoi obiettivi di politica interna, dopodiché, su proposta dei francesi, è stato applicato su scala europea. Monsieur Abeille, un uomo magro con gli occhiali senza montatura e la camicia aperta, racconta in un caffè parigino come nacque il criterio del 3%. I protagonisti dell'epoca, come Tietmeyer e il futuro presidente della BCE Jean-Claude Trichet, confermano la sua versione.


Il numero fu trovato alla svelta

I socialisti nel 1981 avevano da poco vinto le elezioni presidenziali e François Mitterrand si era impegnato a mantenere le sue costose promesse elettorali. Le aspettative dei cittadini e dei ministri del suo governo erano molto alte. Il deficit pubblico (lo stato centrale senza i dipartimenti, i comune e le casse sociali) in un anno era passato da 50 a 95 miliardi di Franchi. Mitterand sapeva che non poteva andare avanti cosi', e si mise a cercare un modo per mantenere il controllo. Diede l'incarico ad un uomo che considerava affidabile: Pierre Bilger, l'allora vice direttore del dipartimento del bilancio al Ministero delle Finanze. Il Presidente avrebbe bisogno "di una sorta di regola, qualcosa di facile, che assomigli al risultato di una profonda competenza economica", diceva Bilger - e serve subito. A Bilger vengono in mente due esperti che lavorano nelle stanze sul retro del Louvre: uno era Abeille, allora non aveva nemmeno 30 anni, e Roland de Villepin, un cugino del futuro primo ministro Dominique de Villepin. Bilger dette l'incarico ai due sapendo che avevano avuto una formazione economica con molta matematica all'ENSAE. Tenne invece volutamente a distanza i colleghi usciti dalle scuole di amministrazione  dell'ENA e membri di quella élite.

I due francesi evitarono di fare dei calcoli matematici in puro stile economico. Una sera ("era già notte", ricorda Abeille) i due concordarono che come parametro di riferimento bisognava utilizzare il PIL, perché poteva essere compreso da chiunque. Anche il numero fu trovato rapidamente: "Prendemmo in considerazione i 100 miliardi del deficit pubblico di allora. Corrispondevano al 2.6 % del PIL. Ci siamo detti: un 1% di deficit sarebbe troppo difficile e irraggiungibile. Il 2% metterebbe il governo sotto troppa pressione. Siamo cosi' arrivati al 3%". Senza un fondamento scientifico, era nato un criterio di analisi economica che in seguito avrebbe fatto il giro del mondo. "Nasceva dalle circostanze, senza un'analisi teorica", ricorda Abeille. Dopo aver spedito verso l'alto la loro proposta, prima fu utilizzata dall'allora Ministro delle Finanze Laurent Fabius (oggi ministro degli esteri) e poco dopo anche da Mitterand. "Il limite massimo è il 3% del PIL - non oltre", era la linea politica annunciata dal presidente il 9 Giugno 1982.

I debiti all'inizio degli anni novanta

La diga ha retto, con l'eccezione di un piccolo sforamento nel 1986, per diversi anni; all'inizio degli anni '90 e per qualche anno l'indebitamento francese torna invece a superare la soglia del 3%.

Dopo questo risultato i francesi vorrebbero dare una carriera europea alla loro regola nazionale. Poche settimane prima dell'inizio della conferenza di Maastricht, nel dicembre 1991, i negoziati europei si trovavano ad un punto morto. L'allora Direttore del Tesoro Jean-Claude Trichet e futuro presidente della BCE mette allora sul tavolo dei negoziati la regola del 3% (che questa volta dovrebbe includere tutti gli enti locali e i fondi di previdenza). "La Francia ha avuto delle ottime esperienze, la regola è semplice e comprensibile per tutti", dichiaro' Trichet alla Frankurter Allgemeinen Zeitung. La proposta tedesca, corrispondente all'articolo 115 della costituzione, prevedeva un deficit massimo pari al livello degli investimenti pubblici effettuati. Venne ritenuta inattuabile. "In quel caso alcuni stati membri avrebbero considerato le spese militari o quelle per l'istruzione come investimenti", disse Trichet. I tedeschi si fecero convincere alla svelta dall'idea del 3% francese.

Trichet era riuscito a trovare perfino un ragionamento economico, ripreso anche dall'allora Ministro delle Finanze tedesco Theo Waigel: "Il livello di indebitamento europeo all'inzio degli anni '90 era pari a circa il 60% del PIL. La crescita nominale era circa il 5%, e l'inflazione al 2%. In questa situazione i debiti potevano crescere al massimo di un 3 % all'anno, per non superare la soglia del 60%", dice Weigel.

Questo calcolo tuttavia non era alla base della regola del 3%, era stato fatto solo a posteriori. L'assunto di una crescita al 5% "purtroppo era troppo ottimista, come sappiamo oggi", ammette Trichet. "Avremmo dovuto fissare dei limiti all'indebitamento piu' bassi, perché la crescita è stata inferiore", dice oggi l'ex presidente della BCE.

La regola è stata applicata in diverse situazioni, anche in paesi come il Canada o l'Indonesia. Il "padre della regola" oggi ha 62 anni, e assiste agli sviluppi con un certo divertimento: "non l'avremmo mai immaginato". Tuttavia è rimasto un sostenitore della disciplina di bilancio. Nel suo ruolo di funzionario, da dietro le quinte, Abeille ha visto in piu' occasioni come i governi francesi prima delle elezioni abbiano fatto manipolare i dati. Per questo secondo lui le regole dovrebbero avere un'applicazione piu' stretta e non offrire scappatoie. Abeille considera invece alquanto utopici i calcoli sul deficit strutturale, al momento di gran moda, che ignorano l'impatto congiunturale. 

"Non ho un curriculum presentabile"

Già da tempo non lavora piu' per il governo francese. Dopo l'uscita dal Ministero delle Finanze, per un periodo ha lavorato in un'autorità ambientale ed energetica, per poi diventare uomo di casa e tentare la strada della scrittura. "Non ho un curriculum presentabile", dice scherzando Abeille, senza esserne imbarazzato. Molto piu' significativa è invece la sua eredità, perché anche se la regola del 3% non è perfetta, resta comunque un'ancora a difesa delle prossime generazioni dagli appettiti dei politici affamati di spesa pubblica. Ora tocca ai governi rispettare questi criteri...

giovedì 26 settembre 2013

La Grecia non ha truccato i conti per entrare nell'Euro

L'ex Ministro delle Finanze greco Nikos Christodoulakis, "padre fondatore" della moneta unica in Grecia, dopo le accuse infamanti lanciate dai politici tedeschi in campagna elettorale, intervistato da Der Spiegel si difende: la Grecia non ha truccato i conti, i tedeschi ci devono almeno 13 miliardi. Da Der Spiegel
La Grecia ha truccato i conti per entrare nell'Euro? L'allora Ministro delle Finanze Nikos Christodoulakis s'indigna per l'accusa. Durante i negoziati quasi tutti avrebbero mentito sui conti, ci dice - anche i tedeschi.

Sono tornati: dall'inizio di questa settimana i rappresentanti della cosiddetta Troika  (EU, BCE e FMI) sono di nuovo in Grecia per controllare se il paese rispetta le condizioni per ricevere ulteriori aiuti finanziari.

Ma i greci in passato sono mai riusciti a soddisfare i requisiti per l'ingresso nell'Euro? Questa domanda nelle scorse settimane in Grecia ha scatenato un acceso dibattito. L'occasione è stata la frase di Merkel durante una manifestazione elettorale a Rendsburg: "non avremmo dovuto far entrare la Grecia nell'Euro".

"Si vergogni Frau Merkel", era il titolo di una lettera aperta pubblicata dal giornale  "To Vima". La lettera è stata scritta dall'ex ministro delle finanze Nikos Christodoulakis, considerato il padre dell'adesione della Grecia all'Euro. In un'intervista a "Der Spiegel" l'ex ministro spiega che il governo di cui faceva parte non solo non ha truffato, ma era considerato un modello da imitare.

SPIEGEL ONLINE: Perché è arrabbiato con la Cancelliera Merkel? E' ben noto che la Grecia nel 1999, quando è entrata a far parte della zona Euro, non rispettava i criteri di deficit.

Christodoulakis: E' troppo facile dire che un singolo paese Euro è responsabile per tutti i problemi. Mi ricorda la favola di Esopo. Il leone mangia tutti i serpenti, e l'elefante calpesta ovunque. Ma alla fine si dà tutta la colpa alla formichina, perché mentre era in cerca di cibo ha osato oltrepassare una recinzione.

SPIEGEL ONLINE: La Grecia è quindi innocente, una formica laboriosa. Ma il deficit greco del 1999, rivisto in seguito, è passato dall'1,6% a oltre il 3% del PIL. Il paese non doveva far parte della moneta unica.

Christodoulakis: Il deficit era di poco superiore al 3%, fino a poco tempo prima il deficit pubblico era a due cifre. Come ex ministro delle finanze so bene quanto la sua riduzione sia stata uno sforzo titanico. Abbiamo bloccato i salari, fermato gli sprechi, soppresso centinaia di strutture pubbliche.

SPIEGEL ONLINE: Quindi non nega che il deficit è stato ridotto solo dopo l'ingresso nell'Euro?

Christodoulakis: Si trattava di spese militari causate dalle dispute di confine con la Turchia. Potevano arrivare anche al 4% del PIL. Se le avessimo calcolate nel deficit, non avremmo mai avviato i negoziati per l'ingresso. Percio' abbiamo messo queste spese nel calcolo complessivo del debito, ma solo in parte nel computo del deficit. Come facevano molti paesi con elevate spese militari. E la Germania ha fatto qualcosa di simile.

SPIEGEL ONLINE: E cioe'?

Christodoulakis: Non ha calcolato i suoi ospedali pubblici in perdita all'interno del settore pubblico. Come si puo' facilmente leggere nelle relazioni sulla convergenza, con questa misura il disavanzo è stato fatto scendere dello 0.1%.

SPIEGEL ONLINE: La vostra contabilità creativa ha creato qualche preoccupazione oppure è rimasta un segreto?

Christodoulakis: Tutti lo sapevano. I criteri di convergenza sono stati applicati in maniera flessibile per tutti i membri fondatori dell'Euro - altrimenti solo l'Olanda e il Lussemburgo si sarebbero qualificati per l'ingresso.

SPIEGEL ONLINE: Si è chiuso un occhio volutamente?

Christodoulakis: Tutti sapevano che la Grecia aveva delle difficolta a soddisfare i criteri di adesione e che la situazione poteva rimanere tale. Ma non abbiamo mai ingannato nessuno.

SPIEGEL ONLINE: Perché allora Eurostat si è ripetutamente lamentato per i vostri numeri?

Christodoulakis: Eurostat ha fatto molte domande, ma abbiamo chiarito tutto prima del 2002. Ho anche avuto un incontro con il presidente di allora, Yves Franchet, pienamente soddisfatto dei nostri progressi. Anche il FMI nel 2003 ha elogiato l'enorme miglioramento nelle nostre statistiche. All'epoca eravamo considerati perfino un modello!

SPIEGEL ONLINE: Veramente? E per chi?

Christodoulakis: Per i candidati all'ingresso. Soprattutto per i nostri progressi nel taglio del deficit, nella lotta all'inflazione e nell'attuazione di altre norme EU. Su invito dell'ex commissario alle finanze Solbes, ho tenuto numerose conferenze nei paesi dell'Europa dell'est, illustrando come sia possibile risanare le finanze senza danneggiare la crescita.

SPIEGEL ONLINE: Anche se ora assumiamo che la Grecia al momento del suo ingresso non ha manipolato i numeri: la successiva crisi debitoria è un esempio sufficiente per dire che il paese non era un candidato idoneo?

Christodoulakis: Al contrario! Un paese debole deve riformarsi. Proprio a causa dei nostri problemi era necessario entrare a far parte di un gruppo di paesi sviluppati con istituzioni piu' forti. Dopo l'ingresso il nostro deficit commerciale è sceso, perché siamo diventati piu' competitivi.

SPIEGEL ONLINE: E perché durante la sua permanenza al governo, la Grecia non ha fatto le riforme necessarie? E invece si è preferito sperperare il denaro pubblico preso in prestito a tassi molto piu' bassi.

Christodoulakis: Guardando indietro si poteva fare molto di piu'. Ma eravamo sulla buona strada. Poi al potere sono arrivati i conservatori e nel giro di pochi anni hanno raddoppiato la spesa e assunto migliaia di dipendenti pubblici. E nessuno nell'EU ha protestato.

SPIEGEL ONLINE: E su queste basi lei ora sta chiedendo che la Troika lasci in pace la Grecia. Ma poi la politica andrebbe avanti come prima.

Christodoulakis: Dobbiamo rifiutare gli accordi presi con la Troika, perché la loro attuazione sarà ancora peggiore. Ma è vero: il sistema politico greco non puo' pensare di tornare alle vecchie abitudini. Sarebbe peggiore delle condizioni imposte dalla Troika. Per questo abbiamo bisogno di una riforma costituzionale che imponga regole severe sull'indebitamento ed eviti regali costosi prima delle elezioni.

SPIEGEL ONLINE: Ma se già ora con la Troika non funziona, come potrebbe funzionare senza la loro pressione?

Christodoulakis: E il fallimento della Troika sta proprio qui. Si è concentrata esclusivamente sul risparmio e sugli aumenti delle tasse creando una profonda recessione, mai vista prima fra i paesi sviluppati nel ventesimo secolo. Le riforme di lungo periodo sono state invece ignorate.

SPIEGEL ONLINE: Molti greci sperano che la Germania dopo le elezioni federali allenti la sua posizione in materia di austerità. Lei personalmente si augura che la Germania rimborsi un vecchio prestito forzoso fatto ai tempi del nazismo, sebbene non vi sia ancora alcuna prova di esso. Come fa ad essere ottimista?

Christodoulakis: A questi crediti non abbiamo mai rinunciato. Ho pubblicato un libro con alcune stime: il valore attuale sarebbe fra i 13 e i 15 miliardi di Euro - all'incirca la quota tedesca nel primo pacchetto di aiuti. Come segno di buona volontà la Germania potrebbe rinunciare al rimborso di questi prestiti, e la Grecia in cambio rinunciare alla sua richiesta di rimborso del prestito forzoso.

mercoledì 25 settembre 2013

Il (presunto) successo elettorale di AfD e degli eurocritici

Holger Steltzner, condirettore di Frankfurter Allgemeine Zeitung, commenta il risultato elettorale di AfD e fa una previsione: a destra della CDU c'è un ampio spazio per un partito eurocritico, AfD entrerà stabilmente nel panorama politico tedesco. Da FAZ.net
Nessun'altro partito appena fondato, prima di AfD, aveva ottenuto alla prima prova elettorale un risultato di questo livello. E' accaduto perché la politica di Merkel non corrisponde all'eredità di Ludwig Ehrard. C'è spazio per un partito del buon senso economico.

L'euro-politica in campagna elettorale è stata poco tematizzata, ma ha giocato un ruolo importante nelle decisioni di voto. Mentre in Europa durante la crisi un capo di governo dopo l'altro perdeva le elezioni, Angela Merkel con la sua euro-politica è riuscita a mantenere un forte consenso elettorale. Il successo a sorpresa di "Alternative für Deutschland" non cambia molto, che poi resta una mezza vittoria, visto che gli euroscettici non sono entrati Bundestag.

Probabilmente la strategia del tirare a campare di Merkel ha avuto un riscontro positivo. I tedeschi hanno fiducia in lei, la grande maggioranza vuole pagare il meno possibile e in un terreno che resta sconosciuto preferiscono tenere premuto il tasto dell'avanzamento lento. La maggior parte degli elettori si sente a proprio agio con il suo mix prudente, fatto di solidarietà ed aiuti. A differenza di quanto spesso all'estero si ipotizza, sulle questioni europee la maggioranza dei tedeschi resta smarrita e non pretende un ruolo egemonico per il loro paese.

Tuttavia, dal postulato di Merkel, l'Eurozona non puo' diventare una unione del debito, ampiamente scavalcato dalla realtà di Bruxelles e Francoforte, il nuovo partito AfD ha ottenuto uno slancio elettorale mai visto fino ad ora per un partito appena fondato. Determinanti per il loro successo sono stati gli appelli unanimi e forti per una crescita alimentata dal debito, che durante la lunga maratona dei vertici anti-crisi, puntualmente si scontravano con la strategia di Merkel fondata sulla solidarietà e le riforme. La CDU ha ceduto molti voti ad AfD, senza pero' uscirne danneggiata. Molti piu' voti sono arrivati dalla FDP, che probabilmente per questa ragione è sparita dal Bundestag. All'Unione sarà sufficiente spiegare un po' meglio le politiche europee, come suggerito dal leader della CSU Horst Seehofer, per riconquistare la fiducia degli elettori delusi dalla maggioranza nero-gialla? La SPD, come del resto in precedenza la FDP, non è adatta ad una coalizione con la CDU. E cio' spingerà verso l'alto il prezzo per una coalizione con Merkel. Ma i soli partner a disposizione sono la SPD e i Verdi. Ed entrambi non vedono l'ora di spendere piu' denaro per l'Europa. In queste condizioni, come farà l'Unione ad evitare che alla sua destra si formi un nuovo partito?

La politica anit-crisi adottata non corrisponde all'eredità di Ludwig Erhard: c'è spazio per un partito del buon senso economico

AfD mette al centro il tema europeo. Se gli euroscettici saranno capaci di superare il caos della fondazione e abbandoneranno il settarismo, già fra poco piu' di 6 mesi, alle elezioni europee, potranno fare il grande salto verso il parlamento europeo. La prevedibile battaglia che ci sarà sui nuovi aiuti alla Grecia e agli altri paesi in crisi, come i miliardi destinati ai salvataggi bancari all'interno dell'unione bancaria, porteranno nuova acqua al mulino di AfD.

L'Euro sarà salvato con l'ampliamento dell'economia pianificata e l'eliminazione dei mercati, escludendo pero' un'insolvenza dei paesi indebitati. Il consenso verso la politica europea di Merkel si scontra con molte domande ancora aperte. Come possono stare assieme la sovranità nazionale e la garanzia comune sul debito? Chi autorizza la riallocazione dei rischi attraverso la banca centrale? Dove finisce la responsabilità per i debiti degli altri? Fino a quando la politica anti-crisi dell'Unione non si avvicinerà all'eredità di Ludwig Erhard e al suo concetto di economia di mercato, capace di creare benessere e prosperità per tutti rafforzando la concorrenza e la responsabilità individuale, nel campo borghese ci sarà spazio per un partito del buon senso economico.

lunedì 23 settembre 2013

Flassbeck: ma perché non provate con un rosso-rosso-verde?

Heiner Flassbeck dal suo blog commenta le elezioni tedesche: esiste una maggioranza a sinistra della CDU, perché non tentare un rosso-rosso-verde con i temi europei al centro del programma? Ovviamente non ci crede nemmeno lui.  Da flassbeck-economics.de
Prima la cattiva notizia: ieri il 50% degli elettori votanti ha scelto un partito che secondo i nostri standard puo' essere ricondotto alla coalizione della cosiddetta "casalinga sveva". Un dato molto alto, se consideriamo che una partecipazione del 72 % equivale al 36% di tutti i cittadini con diritto di voto. E' solo grazie alla soglia del 5%, una particolarità della legge elettorale tedesca, che un 8% di questi cittadini non avrà alcuna rappresentazione, visto che la FDP e la AfD non sono riuscite ad entrare al Bundestag. Lo si puo' considerare un fatto positivo. Ma soprattutto il risultato di AfD ci mostra quale livello di mobilitazione sia possibile quando su un tema importante si assumono delle posizioni molto chiare, invece di evitarlo tenendolo fuori dalla campagna elettorale. Se i partiti meno intaccati dalla mentalità della "massaia sveva" avessero messo i temi Euro ed Europa al centro della loro campagna elettorale, sarebbero stati capaci di recuperare molti voti dall'astensione migliorando in modo signficativo il loro risultato elettorale. Il dato relativamente buono della Linke, che piu' di tutti gli altri ha messo in risalto il tema eurocrisi, lo mostra chiaramente. Cosa avrebbero potuto ottenere, se il partito, invece di perdere tempo con delle ridicole risse interne, avesse capito l'importanza di una forte distinzione dalle altre forze su questo tema?

Ed è un bene che il partito della casalinga sveva, incarnato da Herr Schäuble, non abbia una maggioranza. Potranno festeggiare la grande vittoria di Angela Merkel. Ma l'obiettivo principale alla fine resta la maggioranza in parlamento, e questa manca. Ora Merkel dovrà mettersi in cerca di un partner, perché il compagno naturale, quello che vota di tutto, tiene la bocca chiusa e si preoccupa solamente che i suoi elettori siano adeguatamente ricompensati, non c'è piu'. Addio FDP, non verseremo certo le nostre lacrime per voi. Presto questo partito resterà senza la possibilità di distribuire posti di potere e di comparire sui media main-stream nel ruolo di forza di governo.

Si', in parlamento di fatto c'è una maggioaranza a sinistra della CDU. Di conseguenza si potrebbe scegliere un cancelliere o una cancelliera che allontani la Gemania dal "weiter-so" merkeliano, affinché l'Europa possa vincere l'immensa sfida che ha dinanzi a sé. Un governo senza la CDU potrebbe apertamente e onestamante riposizionare il ruolo della Germania in Europa e nel mondo, lontano dall'ideologia della "casalinga sveva", rinunciando contemporaneamente al mercantilismo e al merkelismo. Cosi' Frau Merkel non potrebbe crogiolarsi a lungo sotto il sole della sua vittoria elettorale - nell'Uckermark (regione di provenienza di Merkel) troverebbe sicuramente dei luoghi soleggiati e piacevoli per farlo.

Ma il congiuntivo in questo caso è troppo debole per indicare quanto poco probabile sia una tale possibilità. Nella SPD e fra i Verdi, ma anche nella stessa Linke, ci sono aree politiche la cui paura piu' grande è quella di dover governare con un programma diverso da quello del main-stream economico. Si', hanno paura! Non è un'esagerazione parlare di paura. L'ho vissuto in prima persona dopo la storica vittoria dei rosso-verdi 15 anni fa. Ho visto la paura nei loro volti rosso-verdi, quando Oskar Lafontaine, Claus Noé oppure il sottoscritto prendevano anche solo in considerazione la possibilità di opporsi alla cosiddetta "posizione del mondo economico". Inorridivano quando ci schieravamo a favore di soluzioni macroeconomiche ragionevoli, che non potevano essere afferrate immediatamente dalla casalinga sveva o dal piccolo imprenditore del Baden.

Ma i neo-liberisti rosso-verdi non lo diranno mai. Se scelgono di non coalizzarsi con la Linke, diranno invece che stanno mantenendo solo le promesse. Ripeteranno che la Linke ha delle posizioni irrealistiche. Diranno che con la Linke non si puo' parlare. Si rinchiuderanno nelle loro ridicole posizioni e cercheranno di rivenderle come quelle di uno statista. In tutto cio' c'è del metodo. Già dopo la storica vittoria del 1998 e la breve parentesi di un approccio alternativo, si sono messi subito a rincorrere le posizioni con le quali non si viene presi in giro dalla Bild-Zeitung oppure non si ricevono gli attacchi dei media main-stream.

E chi deciderà di avviare una coalizione con la CDU in modo rapido e senza discuterne in maniera approfondita, dovrà sopportarne le conseguenze. I Verdi non sarebbero piu' considerati un partito di centro-sinistra credibile, mentre la SPD farebbe un altro passo verso la marginalizzazione. All'interno della SPD ci sono sicuramente forze che sperano di poter giocare un ruolo governativo come accadde all'indomani delle elezioni del 2005, ma adesso le condizioni sono radicalmente diverse. Allora si poteva parlare di una Große Koalition, oggi sarebbe solo una coalizione un po' meno piccola, perché una debole SPD con solo il 25% dei voti dovrebbe confrontarsi con una CDU rafforzata con oltre il 42% dei consensi. La CDU è cosi' vicina alla maggioranza assoluta, che la SPD finirebbe per passare 4 anni sull'orlo del precipizio. I conservatotori fra le proprie fila eviteranno qualsiasi serio scontro con i partner di coalizione, perché in parlamento, come del resto anche alcuni verdi conservatori, potranno ricattare il partito in qualsiasi momento minacciando di votare con la CDU sulle questioni economiche fondamentali. 

La novità positiva di queste elezioni è che in linea di principio ora c'è un'opzione. La campagna elettorale ha prodotto due campi politici molto chiari. E' un'opportunità significativa. Tutte le parti dovrebbero prendere un po' di tempo e riflettere. Finalmente ci sarà il tempo per recuperare quello che in campagna elettorale è stato trascurato, e porre le domande strategiche che in Germania aspettano ancora una risposta. La piu' importante è il ruolo della Germania in Europa. Chi vuole evitare il patto per la competitività di Merkel e quindi salvare l'unità europea dovrà avviare un corso economico completamente diverso. Ma con la CSU purtroppo non è possibile. Anche con una larga parte della SPD e dei Verdi sarà molto difficile, ma in questo caso dobbiamo sperare piu' nella loro comprensione e nell'apprendimento, che non nei seguaci della "casalinga sveva".

La domanda decisiva in politica è: chi dovrebbe farlo? C'è una persona che all'ultimo secondo riuscirà a capire quello che è in gioco? C'è una persona che una volta compresa la situazione, prenderà la guida politica e porterà gli altri con sé? Onestamente non la vedo. Ma non dobbiamo perdere la speranza proprio ora. "Dove c'è un pericolo, crescerà anche chi ci salva", scriveva Hölderin

domenica 22 settembre 2013

E se Alternative für Deutschland entrasse al Bundestag?

Cosa accadrebbe se AfD entrasse al Bundestag? Secondo FAZ.net probabilmente non molto, si renderebbe necessaria una Große Koalition e ci sarebbe comunque un'ampia maggioranza disponibile per approvare gli eurosalvataggi. Da FAZ.net

A poche ore dal voto economisti ed analisti bancari discutono le possibili conseguenze di un successo elettorale di AfD. Il presidente del DIW  (Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung)  di Berlino, Marcel Fratzscher, mette in guarda da un eventuale successo del partito.

"L'ingresso di AfD al Bundestag condurrebbe ad un nuovo ed intenso dibattito sull'uscita della Germania, o dei paesi in crisi, dall'Euro. E cio' finirebbe per distrarre dal dibattito fondamentale: come possiamo davvero risolvere la crisi europea?" dichiara Fratzscher alla Frankfurter Allgemeinen Zeitung. AfD probabilmente "non sposterebbe di molto le politiche del governo tedesco finalizzate a garantire la sostenibilità della moneta unica".

L'analista di Deutsche Bank Nicolaus Heinen ritiene invece che AfD possa superare la soglia del 5% ed entrare al Bundestag. "Credo che AfD disponga di una grande forza di mobilitazione, specialmente tra le famiglie, gli amici e il circolo dei conoscenti", dice Heinen alla FAZ. Ci tiene a sottolineare l'indipendenza politica della banca, e il fatto che non intende dare raccomandazioni di voto: "non mettiamo in guardia da nessun partito".

Se gli eurocritici dovessero entrare al Bundestag, assisteremmo a dei "grandi movimenti tettonici" nel panorama politico. Una grande coalizione sarebbe inevitabile, mentre la CDU e la FDP subirebbero la forte concorrenza del nuovo partito sul loro stesso terreno. "Se AfD avesse un significativo successo elettorale, data l'importanza delle prossime decisioni europee, gli investitori internazionali potrebbero innervosirsi: si renderebbero conto che anche nel paese centrale per le sorti dell'Euro c'è una forza politica di eurocontrari".

La FDP vivrebbe una guerra interna sull'europolitica

Non ci sarà un cambio di rotta della Cancelliera in materia di europolitica, secondo Heinen. "Al massimo è ipotizzabile che in qualche vertice europeo possa assumere una condotta piu' rigida". Nel complesso la CDU dovrà fare qualche sforzo in piu' per spiegare ai cittadini la propria politica europea. Sempre secondo le previsioni di Heinen, il piccolo gruppo della CDU che fino ad ora non ha votato gli eurosalvataggi, nel prossimo parlamento avrà 14 deputati. I critici verso gli eurosalvataggi della FDP, che nel voto fra gli iscritti al partito avevano ottenuto il 40% dei consensi,  invece avranno solamente 5 deputati.

"Dopo l'ingresso di AfD in parlamento, la FDP vivrebbe una forte spaccatura interna sulla direzione da assumere in materia di eurosalvataggi", secondo Heinen, "poiché dovranno riconoscere che la loro politica europea priva di identità, gli è costata la partecipazione al governo". Le posizioni politiche di AfD in molti campi sono ancora piuttosto vaghe, sottolinea Heinen. "Fino ad ora è stato un movimento civile, se AfD entrasse al Bundestag, dal punto di vista dei contenuti sarà molto debole, i loro membri sono ancora inesperti".

Commerzbank non si aspetta AfD in parlamento

Anche Commerzbank non esclude l'ingresso al Bundestag degli euroscettici, tuttavia non se lo aspetta. Nel caso di un superamento della soglia del 5%, il mercato delle valute saluterebbe l'ingresso degli euroscettici in parlamento con un indebolimento dell'Euro, si dice dalla banca. Il capo-economista Jörg Krämer ritiene invece: "una große Koalition in parlamento avrebbe comunque un'ampia maggioranza, avrebbero mano libera per attuare le loro euro-politiche, anche se la critica verso questo corso sarebbe forte e ben udibile; sempre che AfD, contrariamente alle aspettative, abbia una rappresentanza al Bundestag".

Se il nuovo partito entrasse al Bundestag, tutte le forze, non solo i partiti borghesi, sarebbero costretti a confrontarsi con i temi proposti da AfD, cioe' con la fine dell'unione monetaria nella sua forma attuale, sempre secondo Krämer. La linea politica dei partiti tradizionali non cambierebbe, almeno fino a quando la AfD avrà pochi elettori. Il partito fondato 6 mesi fa dal professore di economia Bernd Lucke propone infatti lo scioglimento ordinato della moneta unica e la creazione di una unione monetaria piu' piccola. L'uscita avverrebbe mediante l'introduzione delle monete parallele. Alcuni economisti credono che cio' sia fattibile, altri invece vedono delle difficoltà insormontabili.

Stefan Kooths, professore dell'Instituts für Weltwirtschaft (IfW) di Kiel, stima al 50%  le possibilità di un ingresso di AfD in parlamento. Se dovessero entrare, "il dibattito al Bundestag sul futuro della zona Euro raggiungerebbe un livello di specializzazione completamente diverso", secondo Kooths. "Soprattutto sarebbe possibile un dibattito sui salvataggi votati fino ad ora, ed approvati con il consenso della stragrande maggioranza del Bundestag". Durante la crisi il governo federale, con i diversi pacchetti di salvataggio, avrebbe solo comprato tempo. Le cause strutturali non sono state sufficientemente analizzate e affrontate.

sabato 21 settembre 2013

E' nelle vostre mani...

NachDenkSeiten, interessantissimo sito di analisi politica ed economica, a poche ore dal voto lancia un appello: se volete un cambiamento, allora votate un rosso-rosso-verde. Pensateci bene, è nelle vostre mani. Questo blog condivide l'appello. Da Nachdenkseiten.de

Se pensate che l'austerità imposta dal governo attuale debba proseguire e che il numero dei disoccupati in Europa continui a salire, oppure scenda molto lentamente nel corso dei prossimi anni:

Disoccupati in Europa


- che la Germania, invece di aumentare i salari e la domanda interna, prosegua con la solita dipendenza dall'export che distrugge i posti di lavoro dei nostri vicini di casa:

Quota dell'export sul PIL

- che gli avanzi commerciali e i profitti da record delle imprese orientate all'export continuino a crescere indisturbati a spese delle retribuzioni e dei consumi interni, vale a dire la prosperità generale del popolo tedesco:

Andamento dell'export (rosso), in rapporto ai consumi delle famiglie tedesche e alle retribuzioni. Fonte Querschuesse.de

- se volete che i nostri avanzi commerciali continuino a crescere affinché anche altri paesi, oltre a Grecia, Portogallo, Spagna, Italia e Francia si debbano indebitare per acquistare i beni prodotti in Germania, senza poi essere in grado di rimborsare i prestiti:

Saldo tra import ed export

- notate, i crediti tedeschi verso l'estero provenienti dai surplus delle partite correnti, corrispondono ai debiti degli altri paesi:

Crediti tedeschi verso l'estero, imprese e banche

- che si continui a fare concorrenza ai nostri vicini europei a colpi di moderazione salariale:

Costo del lavoro per unità di prodotto in Europa
- che fra i nostri vicini in Europa sia sempre piu' popolare l'immagine del "tedesco cattivo":


- che i nostri futuri "successi nell'export" siano raggiunti con una ulteriore estensione del settore a basso salario, che già oggi conta circa 8 milioni di lavoratori: 

Numero di occupati nel settore a basso salario (meno di 2/3 del salario mediano).



- che le nostre imprese possano accrescere  la loro competitività con una ulteriore diffusione del lavoro interinale (ed ora anche dei contratti d'opera):

Crescita del numero di lavoratori interinali.


- che un numero sempre maggiore di occupati che vorrebbero lavorare full time, siano relegati in lavori a tempo parziale:

Percentuale di lavoratori part-time sul totale (rosso)


- che un numero sempre maggiore persone occupate debba ricorrere ai sussidi pubblici (ALG II) per raggiungere il livello minimo di sussistenza. Mentre lo stato, dal 2007 al 2011, ha speso 53 miliardi di Euro di sussidi salariali per i datori di lavoro, invece di introdurre un salario minimo:

Numero in milioni (blu scuro) di lavoratori che ricevono un sussidio pubblico (ALG II) per raggiungere il minimo di sussistenza. In blu chiaro il numero complessivo dei destinatari di sussidi pubblici, in rosso il rapporto fra i due numeri.

- che gli alti redditi e i patrimoni paghino sempre meno tasse:

Percentuale di gettito proveniente dalla tassazione delle diverse fonti di reddito.

- che gli investimenti pubblici e le risorse finanziarie per il mantenimento dello stato sociale nel nostro paese continuino a scendere:

Investimenti pubblici  complessivi 1960-2012

- che i poveri siano sempre piu' poveri e i ricchi sempre piu' ricchi, e che in questo modo lo sviluppo economico sia sempre piu' instabile:

Aumento/riduzione del reddito disponibile delle famiglie suddivise per decili di reddito, dal 1999 al 2009

- che le possibilità di successo nell'educazione siano cosi' fortemente dipendenti dallo status dei genitori, come in nessun altro paese del mondo:

Quanti sono i giovani che accedono alle università o Fachhochschule, su 100 figli di laureati (arancioni) e non laureati (giallo). Il sistema educativo tedesco resta profondamente classista ed elitario.

Se siete rassegnati a questo stato di cose e volete che tutto continui nello stesso modo, allora domenica potrete votare Angela Merkel, la CDU/CSU oppure la FDP.

Se invece pensate che la Germania abbia bisogno di un corso economico ancora piu' liberista, allora votate „Alternative für Deutschland“ (AfD).

Se invece volete che su alcuni punti ci possano essere dei piccoli cambiamenti, ma in sostanza nulla cambi, allora potete sperare in una Grosse Koalition fra CDU/CSU e SPD, oppure un nero-verde.

Se invece sperate in un'alternativa al solito coro del "le cose da noi vanno bene" e in una maggioranza a sinistra del cosiddetto centro, dovreste segnalare con la vostra scheda elettorale che in quanto cittadino, dal nuovo governo vi aspettate qualcosa di diverso.

Un segnale veramente molto forte sarebbe votare per una coalizione rosso-rosso-verde, in modo da mettere una spina nel fianco dei poteri economici, e dare una rappresentazione politica ai milioni di cittadini che a causa della loro esperienza di vita hanno smesso ormai da tempo di votare. Forse riusciremmo ad evitare una ulteriore divisione della nostra società








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venerdì 20 settembre 2013

Der letzte Europäer

Wolfgang Schäuble, nell'ultima intervista prima delle elezioni rilasciata a Die Zeit, torna a parlare degli Eurosalvataggi e della minaccia AfD, con una consapevolezza: da lunedi' potrebbe sparire dalla cronaca e finire nei libri di storia. Da Die Zeit

ZEIT: Herr Schäuble, onestamente: la crisi Euro dura ormai da oltre 3 anni. Dal suo punto di vista, si poteva fare qualcosa di diverso?

WS: Se si confrontano i titoli dei giornali di 3 anni fa, con quello che abbiamo realizzato fino ad ora, potremmo invece porci un'altra domanda: avreste mai pensato che la Germania avrebbe attraversato la crisi Euro senza problemi?

A volte è davvero difficile spiegare ai cittadini che cosa stiamo facendo e cosa abbiamo fatto per stabilizzare la nostra moneta comune. Anche noi negli anni scorsi siamo andati avanti a tastoni, passo dopo passo. Ma in ogni momento abbiamo cercato, con la nostra conoscenza e la nostra coscienza, di raccontare gli avvenimenti nella maniera piu' realistica possibile.

ZEIT: Quindi è stato solo un problema di comunicazione? Oppure sono state le decisioni politiche e la durissima austerità a trasformare la crisi greca in un incendio di dimensioni europee?

WS: No, è sbagliato. La cosiddetta crisi Euro in verità non è una crisi della moneta unica, piuttosto una crisi di fiducia dei mercati finanziari nei confronti dei singoli stati membri della zona Euro. I mercati finanziari pensavano che questi paesi non sarebbero stati in grado di affrontare i loro problemi singolarmente. Per risolvere la crisi, dobbiamo migliorare le regole comuni, approfondire il coordinamento fra le politiche economiche dei paesi Euro, ridurre i deficit e superare i problemi di competitività.

Per questa ragione dobbiamo insistere affinché i paesi in crisi si impegnino a superare la crisi. Per dargli il tempo di farlo, li sosteniamo con i fondi di salvataggio, ma questi aiuti sono legati a condizioni molto dure. E già lo stiamo vedendo: siamo sulla strada giusta. In Grecia ad esempio, negli ultimi anni i turisti tedeschi erano scomparsi, perché il rapporto prezzo-prestazioni in Turchia era molto piu' economico.

ZEIT: Adesso siamo invece tornati...

WS: Si', esattamente. Perché la Grecia, fra le altre cose, ha ridotto il suo costo del lavoro del 13%. Naturalmente i greci stanno soffrendo, non lo nego. Meno le élite che hanno portato il paese in queste condizioni, molto di piu' la gente comune. I risanamenti sono sempre difficili. Piu' a lungo il paese resta fermo, piu' difficile sarà ripartire. Ma sta funzionando: in tutti gli stati Euro siamo sulla buona strada, anche nei paesi sotto la protezione del fondo salva stati.

ZEIT: La politica è consapevole che l'austerità nell'Europa del sud, di fatto, ha privato una intera generazione del proprio futuro?

WS: Le cause della crisi devono essere cercate nei diversi paesi e nelle decisioni sbagliate prese in passato, non nell'austerità. La crescente domanda di competitività causata da una moneta comune e l'incredibile pressione sui salari esercitata dalla globalizzazione, non sono stati presi seriamente in considerazione in tutti i paesi. Ma ora si dovranno fare le riforme che in passato non sono state fatte. Per superare questa fase è stato creato il fondo di salvataggio. Solo per la lotta contro la disoccupazione, l'UE ha messo in campo 6 miliardi di Euro, a questi si aggiungono i programmi bilaterali.

ZEIT: Con cui pero' non riuscite a tenere sotto controllo il tasso di disoccupazione nel sud Europa.

WS: Gli stati potranno tornare ad offrire ai loro cittadini lavoro e crescita, solo diventando piu' competitivi. E' necessario affrontare il problema alla radice, non solo i sintomi. Nella lotta contro la disoccupazione, aumentare la spesa non è di grande aiuto. Finiremmo per peggiorare la situazione, perché gli stati accumulerebbero piu' debito. Per questa ragione non lo facciamo.

Prenda la Spagna. Molti giovani lavoravano nelle costruzioni. Dopo lo scoppio della bolla immobiliare molti posti di lavoro sono scomparsi - per sempre. Questi giovani, in parte non sono sufficientemente qualificati e in parte non sono pronti per lasciare il loro paese di origine. Non è facile creare dei nuovi posti di lavoro per queste persone.

ZEIT: Descrive le misure di austerità come prive di alternativa. Sono in molti a pensarla diversamente.

WS: La Grecia aveva un elevato livello di debito pubblico, non era piu' competitiva, la Grecia non aveva piu' accesso ai mercati finanziari. Si doveva reagire. E quando i problemi sono cosi' difficili come in Grecia, per vedere una svolta non sono necessari pochi mesi, ma anni.

I programmi di riforma e le loro condizioni non sono definiti dal governo federale tedesco, ma dagli economisti della Troika, della BCE, del FMI e della Commissione UE. Hanno esperienza e sono incorruttibili. I greci, con le elezioni, per 2 volte hanno potuto esprimere la loro opinione e dire se erano d'accordo con la dura strada delle riforme e se volevano restare nell'Euro - e hanno deciso di tenere l'Euro.

ZEIT: Lei ha escluso una seconda ristrutturazione del debito, ma come faranno i greci a ridurre la loro enorme montagna di debiti?

WS: Abbiamo già fatto una ristrutturazione del debito nel 2011: i titoli di stato sono stati ristrutturati con il consenso di tutti i creditori....

ZEIT: Beh...

WS:...è stato tagliato del 53%. Non lo rifaremo. Non ci sarà un nuovo taglio del debito.

ZEIT: Quindi?

WS: Per ridurre il peso complessivo del debito, i debiti devono crescere piu' lentamente dell'economia. E questo potrebbe accadere già l'anno prossimo, quando il paese uscirà dalla recessione. La Grecia si lascerà il peggio alle spalle.

ZEIT: Il partito Alternative für Deutschland ha una soluzione abbastanza semplice per la crisi Euro: la dissoluzione della zona Euro.

WS: Sarebbe la ricetta migliore per recare un danno alla Germania, di dimensioni mai viste nei decenni scorsi.

ZEIT: Secondo i sondaggi sono vicini al 4 % - e potrebbero costare la maggioranza ai nero-gialli...

WS: Queste persone dicono molto semplicemente: senza l'Euro la nostra economia starebbe meglio. Ma cio' è fondamentalmente sbagliato, è poco plausibile e molto pericoloso per il nostro benessere. Noi tedeschi, come grande nazione esportatrice, abbiamo tratto i maggiori vantaggi dalla moneta unica. Su questo c'è un consenso generale. Il mondo è cambiato. L'Europa e la Germania hanno bisogno di una moneta comune stabile, per poter sopravvivere in questo mondo globale.

ZEIT: ...non tutti i cittadini accettano questi argomenti...

WS: Che non tutti possano capire o accettare, è normale in una democrazia. Non ho nulla contro queste persone, che ovviamente restano profondamente legate al passato. A loro non interessa il bene della Germania nel ventunesimo secolo. Durante il procedimento dinanzi alla Corte Costituzionale ho conosciuto alcuni rappresentanti di AfD. Non voglio fare nomi, ma in alcuni momenti ho pensato: Du mei-ne Gü-te!

ZEIT: AfD probabilmente è nata anche perché il governo, forse, non è stato capace di spiegare sufficientemente bene le politiche di salvataggio?

WS: Io credo non si possa negare il fatto che stiamo cercando di coinvolgere i cittadini con ogni mezzo. Ma naturalmente è sempre possibile migliorare le cose. Ma guardi cosa succede negli altri paesi europei: in Francia sono in molti a temere che alle prossime elezioni europee il Front National possa diventare il primo partito. In Gran Bretagna molti voti si sono spostati verso i movimenti euroscettici. Stessa situazione in Olanda, Finlandia e Austria.

Io sono felice perché qui in Germania, forse anche per la nostra storia, siamo un po' piu' prudenti quando abbiamo a che fare con idee demagogiche e di destra. Chi parte come la AfD, fomentando la paura verso l'Europa, presto inizierà ad alimentare la paura verso i migranti. Dobbiamo schierarci contro di cio'.

ZEIT: AfD è solo un episodio nella storia politica tedesca?

WS: Gruppi monotematici, orientati al passato e conservatori ci sono sempre stati, ma poi sono regolarmente scomparsi
[...]

ZEIT: Come Ministro delle Finanze anche lei ha beneficiato dei bassi tassi sui titoli di stato tedeschi. Adesso sono tornati a crescere. E' il segno di un allentamento della crisi?

WS: Si', grazie al cielo. La fiducia nell'Euro è tornata. La Spagna è tornata a pagare sui decennali poco piu' del 4%, noi paghiamo circa il 2%. Sui mercati non c'è piu' il nervosismo del passato. I tassi bassi per il Ministero delle Finanze sono stati davvero una manna, ma nel lungo periodo un tasso di interesse un po' piu' alto è preferibile, soprattutto per i risparmiatori e per chi deve gestire la previdenza.

Nessuna preoccupazione: nel nostro bilancio e nella nostra pianificazione finanziaria abbiamo preso misure adeguate per gestire un aumento dei tassi. Siamo persone prudenti. E per quanto riguarda il risparmio sugli interessi, stiamo parlando di 4 miliardi di risparmio su di un bilancio di 300 miliardi di Euro. Soprattutto, non abbiamo aumentato le spese, quello è stato molto piu' importante.

ZEIT: Per il ritorno della fiducia, dobbiamo ringraziare anche il presidente della BCE Mario Draghi. Con appena due frasi ha messo fine alla speculazione dei mercati finanziari. I tedeschi non dovrebbero essergli grati?

WS: L'ho detto davanti alla Corte Costituzionale: il governo federale è convinto che la BCE debba essere fedele al proprio mandato, il mantenimento della stabilità dei prezzi. E questo sta accadendo, con l'Euro abbiamo avuto prezzi piu' stabili rispetto ai tempi del D-Mark.

Se la BCE non dovesse rispettare il proprio mandato i governi dovrebbero rivolgersi alla Corte di giustizia europea - e sarei proprio io a farlo. Mario Draghi, dopo l'annuncio, e fino ad ora, non ha dovuto spendere un centesimo. Con l'annuncio della BCE il governo federale non ha nulla a che fare. E se dopo tutto quello che l'Eurozona negli ultimi anni ha fatto in termini di riforme e austerità, fosse stato sufficiente solo un annuncio per calmare i mercati, allora, è stato tutto davvero meraviglioso!