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giovedì 26 settembre 2013

La Grecia non ha truccato i conti per entrare nell'Euro

L'ex Ministro delle Finanze greco Nikos Christodoulakis, "padre fondatore" della moneta unica in Grecia, dopo le accuse infamanti lanciate dai politici tedeschi in campagna elettorale, intervistato da Der Spiegel si difende: la Grecia non ha truccato i conti, i tedeschi ci devono almeno 13 miliardi. Da Der Spiegel
La Grecia ha truccato i conti per entrare nell'Euro? L'allora Ministro delle Finanze Nikos Christodoulakis s'indigna per l'accusa. Durante i negoziati quasi tutti avrebbero mentito sui conti, ci dice - anche i tedeschi.

Sono tornati: dall'inizio di questa settimana i rappresentanti della cosiddetta Troika  (EU, BCE e FMI) sono di nuovo in Grecia per controllare se il paese rispetta le condizioni per ricevere ulteriori aiuti finanziari.

Ma i greci in passato sono mai riusciti a soddisfare i requisiti per l'ingresso nell'Euro? Questa domanda nelle scorse settimane in Grecia ha scatenato un acceso dibattito. L'occasione è stata la frase di Merkel durante una manifestazione elettorale a Rendsburg: "non avremmo dovuto far entrare la Grecia nell'Euro".

"Si vergogni Frau Merkel", era il titolo di una lettera aperta pubblicata dal giornale  "To Vima". La lettera è stata scritta dall'ex ministro delle finanze Nikos Christodoulakis, considerato il padre dell'adesione della Grecia all'Euro. In un'intervista a "Der Spiegel" l'ex ministro spiega che il governo di cui faceva parte non solo non ha truffato, ma era considerato un modello da imitare.

SPIEGEL ONLINE: Perché è arrabbiato con la Cancelliera Merkel? E' ben noto che la Grecia nel 1999, quando è entrata a far parte della zona Euro, non rispettava i criteri di deficit.

Christodoulakis: E' troppo facile dire che un singolo paese Euro è responsabile per tutti i problemi. Mi ricorda la favola di Esopo. Il leone mangia tutti i serpenti, e l'elefante calpesta ovunque. Ma alla fine si dà tutta la colpa alla formichina, perché mentre era in cerca di cibo ha osato oltrepassare una recinzione.

SPIEGEL ONLINE: La Grecia è quindi innocente, una formica laboriosa. Ma il deficit greco del 1999, rivisto in seguito, è passato dall'1,6% a oltre il 3% del PIL. Il paese non doveva far parte della moneta unica.

Christodoulakis: Il deficit era di poco superiore al 3%, fino a poco tempo prima il deficit pubblico era a due cifre. Come ex ministro delle finanze so bene quanto la sua riduzione sia stata uno sforzo titanico. Abbiamo bloccato i salari, fermato gli sprechi, soppresso centinaia di strutture pubbliche.

SPIEGEL ONLINE: Quindi non nega che il deficit è stato ridotto solo dopo l'ingresso nell'Euro?

Christodoulakis: Si trattava di spese militari causate dalle dispute di confine con la Turchia. Potevano arrivare anche al 4% del PIL. Se le avessimo calcolate nel deficit, non avremmo mai avviato i negoziati per l'ingresso. Percio' abbiamo messo queste spese nel calcolo complessivo del debito, ma solo in parte nel computo del deficit. Come facevano molti paesi con elevate spese militari. E la Germania ha fatto qualcosa di simile.

SPIEGEL ONLINE: E cioe'?

Christodoulakis: Non ha calcolato i suoi ospedali pubblici in perdita all'interno del settore pubblico. Come si puo' facilmente leggere nelle relazioni sulla convergenza, con questa misura il disavanzo è stato fatto scendere dello 0.1%.

SPIEGEL ONLINE: La vostra contabilità creativa ha creato qualche preoccupazione oppure è rimasta un segreto?

Christodoulakis: Tutti lo sapevano. I criteri di convergenza sono stati applicati in maniera flessibile per tutti i membri fondatori dell'Euro - altrimenti solo l'Olanda e il Lussemburgo si sarebbero qualificati per l'ingresso.

SPIEGEL ONLINE: Si è chiuso un occhio volutamente?

Christodoulakis: Tutti sapevano che la Grecia aveva delle difficolta a soddisfare i criteri di adesione e che la situazione poteva rimanere tale. Ma non abbiamo mai ingannato nessuno.

SPIEGEL ONLINE: Perché allora Eurostat si è ripetutamente lamentato per i vostri numeri?

Christodoulakis: Eurostat ha fatto molte domande, ma abbiamo chiarito tutto prima del 2002. Ho anche avuto un incontro con il presidente di allora, Yves Franchet, pienamente soddisfatto dei nostri progressi. Anche il FMI nel 2003 ha elogiato l'enorme miglioramento nelle nostre statistiche. All'epoca eravamo considerati perfino un modello!

SPIEGEL ONLINE: Veramente? E per chi?

Christodoulakis: Per i candidati all'ingresso. Soprattutto per i nostri progressi nel taglio del deficit, nella lotta all'inflazione e nell'attuazione di altre norme EU. Su invito dell'ex commissario alle finanze Solbes, ho tenuto numerose conferenze nei paesi dell'Europa dell'est, illustrando come sia possibile risanare le finanze senza danneggiare la crescita.

SPIEGEL ONLINE: Anche se ora assumiamo che la Grecia al momento del suo ingresso non ha manipolato i numeri: la successiva crisi debitoria è un esempio sufficiente per dire che il paese non era un candidato idoneo?

Christodoulakis: Al contrario! Un paese debole deve riformarsi. Proprio a causa dei nostri problemi era necessario entrare a far parte di un gruppo di paesi sviluppati con istituzioni piu' forti. Dopo l'ingresso il nostro deficit commerciale è sceso, perché siamo diventati piu' competitivi.

SPIEGEL ONLINE: E perché durante la sua permanenza al governo, la Grecia non ha fatto le riforme necessarie? E invece si è preferito sperperare il denaro pubblico preso in prestito a tassi molto piu' bassi.

Christodoulakis: Guardando indietro si poteva fare molto di piu'. Ma eravamo sulla buona strada. Poi al potere sono arrivati i conservatori e nel giro di pochi anni hanno raddoppiato la spesa e assunto migliaia di dipendenti pubblici. E nessuno nell'EU ha protestato.

SPIEGEL ONLINE: E su queste basi lei ora sta chiedendo che la Troika lasci in pace la Grecia. Ma poi la politica andrebbe avanti come prima.

Christodoulakis: Dobbiamo rifiutare gli accordi presi con la Troika, perché la loro attuazione sarà ancora peggiore. Ma è vero: il sistema politico greco non puo' pensare di tornare alle vecchie abitudini. Sarebbe peggiore delle condizioni imposte dalla Troika. Per questo abbiamo bisogno di una riforma costituzionale che imponga regole severe sull'indebitamento ed eviti regali costosi prima delle elezioni.

SPIEGEL ONLINE: Ma se già ora con la Troika non funziona, come potrebbe funzionare senza la loro pressione?

Christodoulakis: E il fallimento della Troika sta proprio qui. Si è concentrata esclusivamente sul risparmio e sugli aumenti delle tasse creando una profonda recessione, mai vista prima fra i paesi sviluppati nel ventesimo secolo. Le riforme di lungo periodo sono state invece ignorate.

SPIEGEL ONLINE: Molti greci sperano che la Germania dopo le elezioni federali allenti la sua posizione in materia di austerità. Lei personalmente si augura che la Germania rimborsi un vecchio prestito forzoso fatto ai tempi del nazismo, sebbene non vi sia ancora alcuna prova di esso. Come fa ad essere ottimista?

Christodoulakis: A questi crediti non abbiamo mai rinunciato. Ho pubblicato un libro con alcune stime: il valore attuale sarebbe fra i 13 e i 15 miliardi di Euro - all'incirca la quota tedesca nel primo pacchetto di aiuti. Come segno di buona volontà la Germania potrebbe rinunciare al rimborso di questi prestiti, e la Grecia in cambio rinunciare alla sua richiesta di rimborso del prestito forzoso.

domenica 22 settembre 2013

E se Alternative für Deutschland entrasse al Bundestag?

Cosa accadrebbe se AfD entrasse al Bundestag? Secondo FAZ.net probabilmente non molto, si renderebbe necessaria una Große Koalition e ci sarebbe comunque un'ampia maggioranza disponibile per approvare gli eurosalvataggi. Da FAZ.net

A poche ore dal voto economisti ed analisti bancari discutono le possibili conseguenze di un successo elettorale di AfD. Il presidente del DIW  (Deutschen Instituts für Wirtschaftsforschung)  di Berlino, Marcel Fratzscher, mette in guarda da un eventuale successo del partito.

"L'ingresso di AfD al Bundestag condurrebbe ad un nuovo ed intenso dibattito sull'uscita della Germania, o dei paesi in crisi, dall'Euro. E cio' finirebbe per distrarre dal dibattito fondamentale: come possiamo davvero risolvere la crisi europea?" dichiara Fratzscher alla Frankfurter Allgemeinen Zeitung. AfD probabilmente "non sposterebbe di molto le politiche del governo tedesco finalizzate a garantire la sostenibilità della moneta unica".

L'analista di Deutsche Bank Nicolaus Heinen ritiene invece che AfD possa superare la soglia del 5% ed entrare al Bundestag. "Credo che AfD disponga di una grande forza di mobilitazione, specialmente tra le famiglie, gli amici e il circolo dei conoscenti", dice Heinen alla FAZ. Ci tiene a sottolineare l'indipendenza politica della banca, e il fatto che non intende dare raccomandazioni di voto: "non mettiamo in guardia da nessun partito".

Se gli eurocritici dovessero entrare al Bundestag, assisteremmo a dei "grandi movimenti tettonici" nel panorama politico. Una grande coalizione sarebbe inevitabile, mentre la CDU e la FDP subirebbero la forte concorrenza del nuovo partito sul loro stesso terreno. "Se AfD avesse un significativo successo elettorale, data l'importanza delle prossime decisioni europee, gli investitori internazionali potrebbero innervosirsi: si renderebbero conto che anche nel paese centrale per le sorti dell'Euro c'è una forza politica di eurocontrari".

La FDP vivrebbe una guerra interna sull'europolitica

Non ci sarà un cambio di rotta della Cancelliera in materia di europolitica, secondo Heinen. "Al massimo è ipotizzabile che in qualche vertice europeo possa assumere una condotta piu' rigida". Nel complesso la CDU dovrà fare qualche sforzo in piu' per spiegare ai cittadini la propria politica europea. Sempre secondo le previsioni di Heinen, il piccolo gruppo della CDU che fino ad ora non ha votato gli eurosalvataggi, nel prossimo parlamento avrà 14 deputati. I critici verso gli eurosalvataggi della FDP, che nel voto fra gli iscritti al partito avevano ottenuto il 40% dei consensi,  invece avranno solamente 5 deputati.

"Dopo l'ingresso di AfD in parlamento, la FDP vivrebbe una forte spaccatura interna sulla direzione da assumere in materia di eurosalvataggi", secondo Heinen, "poiché dovranno riconoscere che la loro politica europea priva di identità, gli è costata la partecipazione al governo". Le posizioni politiche di AfD in molti campi sono ancora piuttosto vaghe, sottolinea Heinen. "Fino ad ora è stato un movimento civile, se AfD entrasse al Bundestag, dal punto di vista dei contenuti sarà molto debole, i loro membri sono ancora inesperti".

Commerzbank non si aspetta AfD in parlamento

Anche Commerzbank non esclude l'ingresso al Bundestag degli euroscettici, tuttavia non se lo aspetta. Nel caso di un superamento della soglia del 5%, il mercato delle valute saluterebbe l'ingresso degli euroscettici in parlamento con un indebolimento dell'Euro, si dice dalla banca. Il capo-economista Jörg Krämer ritiene invece: "una große Koalition in parlamento avrebbe comunque un'ampia maggioranza, avrebbero mano libera per attuare le loro euro-politiche, anche se la critica verso questo corso sarebbe forte e ben udibile; sempre che AfD, contrariamente alle aspettative, abbia una rappresentanza al Bundestag".

Se il nuovo partito entrasse al Bundestag, tutte le forze, non solo i partiti borghesi, sarebbero costretti a confrontarsi con i temi proposti da AfD, cioe' con la fine dell'unione monetaria nella sua forma attuale, sempre secondo Krämer. La linea politica dei partiti tradizionali non cambierebbe, almeno fino a quando la AfD avrà pochi elettori. Il partito fondato 6 mesi fa dal professore di economia Bernd Lucke propone infatti lo scioglimento ordinato della moneta unica e la creazione di una unione monetaria piu' piccola. L'uscita avverrebbe mediante l'introduzione delle monete parallele. Alcuni economisti credono che cio' sia fattibile, altri invece vedono delle difficoltà insormontabili.

Stefan Kooths, professore dell'Instituts für Weltwirtschaft (IfW) di Kiel, stima al 50%  le possibilità di un ingresso di AfD in parlamento. Se dovessero entrare, "il dibattito al Bundestag sul futuro della zona Euro raggiungerebbe un livello di specializzazione completamente diverso", secondo Kooths. "Soprattutto sarebbe possibile un dibattito sui salvataggi votati fino ad ora, ed approvati con il consenso della stragrande maggioranza del Bundestag". Durante la crisi il governo federale, con i diversi pacchetti di salvataggio, avrebbe solo comprato tempo. Le cause strutturali non sono state sufficientemente analizzate e affrontate.

sabato 21 settembre 2013

E' nelle vostre mani...

NachDenkSeiten, interessantissimo sito di analisi politica ed economica, a poche ore dal voto lancia un appello: se volete un cambiamento, allora votate un rosso-rosso-verde. Pensateci bene, è nelle vostre mani. Questo blog condivide l'appello. Da Nachdenkseiten.de

Se pensate che l'austerità imposta dal governo attuale debba proseguire e che il numero dei disoccupati in Europa continui a salire, oppure scenda molto lentamente nel corso dei prossimi anni:

Disoccupati in Europa


- che la Germania, invece di aumentare i salari e la domanda interna, prosegua con la solita dipendenza dall'export che distrugge i posti di lavoro dei nostri vicini di casa:

Quota dell'export sul PIL

- che gli avanzi commerciali e i profitti da record delle imprese orientate all'export continuino a crescere indisturbati a spese delle retribuzioni e dei consumi interni, vale a dire la prosperità generale del popolo tedesco:

Andamento dell'export (rosso), in rapporto ai consumi delle famiglie tedesche e alle retribuzioni. Fonte Querschuesse.de

- se volete che i nostri avanzi commerciali continuino a crescere affinché anche altri paesi, oltre a Grecia, Portogallo, Spagna, Italia e Francia si debbano indebitare per acquistare i beni prodotti in Germania, senza poi essere in grado di rimborsare i prestiti:

Saldo tra import ed export

- notate, i crediti tedeschi verso l'estero provenienti dai surplus delle partite correnti, corrispondono ai debiti degli altri paesi:

Crediti tedeschi verso l'estero, imprese e banche

- che si continui a fare concorrenza ai nostri vicini europei a colpi di moderazione salariale:

Costo del lavoro per unità di prodotto in Europa
- che fra i nostri vicini in Europa sia sempre piu' popolare l'immagine del "tedesco cattivo":


- che i nostri futuri "successi nell'export" siano raggiunti con una ulteriore estensione del settore a basso salario, che già oggi conta circa 8 milioni di lavoratori: 

Numero di occupati nel settore a basso salario (meno di 2/3 del salario mediano).



- che le nostre imprese possano accrescere  la loro competitività con una ulteriore diffusione del lavoro interinale (ed ora anche dei contratti d'opera):

Crescita del numero di lavoratori interinali.


- che un numero sempre maggiore di occupati che vorrebbero lavorare full time, siano relegati in lavori a tempo parziale:

Percentuale di lavoratori part-time sul totale (rosso)


- che un numero sempre maggiore persone occupate debba ricorrere ai sussidi pubblici (ALG II) per raggiungere il livello minimo di sussistenza. Mentre lo stato, dal 2007 al 2011, ha speso 53 miliardi di Euro di sussidi salariali per i datori di lavoro, invece di introdurre un salario minimo:

Numero in milioni (blu scuro) di lavoratori che ricevono un sussidio pubblico (ALG II) per raggiungere il minimo di sussistenza. In blu chiaro il numero complessivo dei destinatari di sussidi pubblici, in rosso il rapporto fra i due numeri.

- che gli alti redditi e i patrimoni paghino sempre meno tasse:

Percentuale di gettito proveniente dalla tassazione delle diverse fonti di reddito.

- che gli investimenti pubblici e le risorse finanziarie per il mantenimento dello stato sociale nel nostro paese continuino a scendere:

Investimenti pubblici  complessivi 1960-2012

- che i poveri siano sempre piu' poveri e i ricchi sempre piu' ricchi, e che in questo modo lo sviluppo economico sia sempre piu' instabile:

Aumento/riduzione del reddito disponibile delle famiglie suddivise per decili di reddito, dal 1999 al 2009

- che le possibilità di successo nell'educazione siano cosi' fortemente dipendenti dallo status dei genitori, come in nessun altro paese del mondo:

Quanti sono i giovani che accedono alle università o Fachhochschule, su 100 figli di laureati (arancioni) e non laureati (giallo). Il sistema educativo tedesco resta profondamente classista ed elitario.

Se siete rassegnati a questo stato di cose e volete che tutto continui nello stesso modo, allora domenica potrete votare Angela Merkel, la CDU/CSU oppure la FDP.

Se invece pensate che la Germania abbia bisogno di un corso economico ancora piu' liberista, allora votate „Alternative für Deutschland“ (AfD).

Se invece volete che su alcuni punti ci possano essere dei piccoli cambiamenti, ma in sostanza nulla cambi, allora potete sperare in una Grosse Koalition fra CDU/CSU e SPD, oppure un nero-verde.

Se invece sperate in un'alternativa al solito coro del "le cose da noi vanno bene" e in una maggioranza a sinistra del cosiddetto centro, dovreste segnalare con la vostra scheda elettorale che in quanto cittadino, dal nuovo governo vi aspettate qualcosa di diverso.

Un segnale veramente molto forte sarebbe votare per una coalizione rosso-rosso-verde, in modo da mettere una spina nel fianco dei poteri economici, e dare una rappresentazione politica ai milioni di cittadini che a causa della loro esperienza di vita hanno smesso ormai da tempo di votare. Forse riusciremmo ad evitare una ulteriore divisione della nostra società








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venerdì 20 settembre 2013

Der letzte Europäer

Wolfgang Schäuble, nell'ultima intervista prima delle elezioni rilasciata a Die Zeit, torna a parlare degli Eurosalvataggi e della minaccia AfD, con una consapevolezza: da lunedi' potrebbe sparire dalla cronaca e finire nei libri di storia. Da Die Zeit

ZEIT: Herr Schäuble, onestamente: la crisi Euro dura ormai da oltre 3 anni. Dal suo punto di vista, si poteva fare qualcosa di diverso?

WS: Se si confrontano i titoli dei giornali di 3 anni fa, con quello che abbiamo realizzato fino ad ora, potremmo invece porci un'altra domanda: avreste mai pensato che la Germania avrebbe attraversato la crisi Euro senza problemi?

A volte è davvero difficile spiegare ai cittadini che cosa stiamo facendo e cosa abbiamo fatto per stabilizzare la nostra moneta comune. Anche noi negli anni scorsi siamo andati avanti a tastoni, passo dopo passo. Ma in ogni momento abbiamo cercato, con la nostra conoscenza e la nostra coscienza, di raccontare gli avvenimenti nella maniera piu' realistica possibile.

ZEIT: Quindi è stato solo un problema di comunicazione? Oppure sono state le decisioni politiche e la durissima austerità a trasformare la crisi greca in un incendio di dimensioni europee?

WS: No, è sbagliato. La cosiddetta crisi Euro in verità non è una crisi della moneta unica, piuttosto una crisi di fiducia dei mercati finanziari nei confronti dei singoli stati membri della zona Euro. I mercati finanziari pensavano che questi paesi non sarebbero stati in grado di affrontare i loro problemi singolarmente. Per risolvere la crisi, dobbiamo migliorare le regole comuni, approfondire il coordinamento fra le politiche economiche dei paesi Euro, ridurre i deficit e superare i problemi di competitività.

Per questa ragione dobbiamo insistere affinché i paesi in crisi si impegnino a superare la crisi. Per dargli il tempo di farlo, li sosteniamo con i fondi di salvataggio, ma questi aiuti sono legati a condizioni molto dure. E già lo stiamo vedendo: siamo sulla strada giusta. In Grecia ad esempio, negli ultimi anni i turisti tedeschi erano scomparsi, perché il rapporto prezzo-prestazioni in Turchia era molto piu' economico.

ZEIT: Adesso siamo invece tornati...

WS: Si', esattamente. Perché la Grecia, fra le altre cose, ha ridotto il suo costo del lavoro del 13%. Naturalmente i greci stanno soffrendo, non lo nego. Meno le élite che hanno portato il paese in queste condizioni, molto di piu' la gente comune. I risanamenti sono sempre difficili. Piu' a lungo il paese resta fermo, piu' difficile sarà ripartire. Ma sta funzionando: in tutti gli stati Euro siamo sulla buona strada, anche nei paesi sotto la protezione del fondo salva stati.

ZEIT: La politica è consapevole che l'austerità nell'Europa del sud, di fatto, ha privato una intera generazione del proprio futuro?

WS: Le cause della crisi devono essere cercate nei diversi paesi e nelle decisioni sbagliate prese in passato, non nell'austerità. La crescente domanda di competitività causata da una moneta comune e l'incredibile pressione sui salari esercitata dalla globalizzazione, non sono stati presi seriamente in considerazione in tutti i paesi. Ma ora si dovranno fare le riforme che in passato non sono state fatte. Per superare questa fase è stato creato il fondo di salvataggio. Solo per la lotta contro la disoccupazione, l'UE ha messo in campo 6 miliardi di Euro, a questi si aggiungono i programmi bilaterali.

ZEIT: Con cui pero' non riuscite a tenere sotto controllo il tasso di disoccupazione nel sud Europa.

WS: Gli stati potranno tornare ad offrire ai loro cittadini lavoro e crescita, solo diventando piu' competitivi. E' necessario affrontare il problema alla radice, non solo i sintomi. Nella lotta contro la disoccupazione, aumentare la spesa non è di grande aiuto. Finiremmo per peggiorare la situazione, perché gli stati accumulerebbero piu' debito. Per questa ragione non lo facciamo.

Prenda la Spagna. Molti giovani lavoravano nelle costruzioni. Dopo lo scoppio della bolla immobiliare molti posti di lavoro sono scomparsi - per sempre. Questi giovani, in parte non sono sufficientemente qualificati e in parte non sono pronti per lasciare il loro paese di origine. Non è facile creare dei nuovi posti di lavoro per queste persone.

ZEIT: Descrive le misure di austerità come prive di alternativa. Sono in molti a pensarla diversamente.

WS: La Grecia aveva un elevato livello di debito pubblico, non era piu' competitiva, la Grecia non aveva piu' accesso ai mercati finanziari. Si doveva reagire. E quando i problemi sono cosi' difficili come in Grecia, per vedere una svolta non sono necessari pochi mesi, ma anni.

I programmi di riforma e le loro condizioni non sono definiti dal governo federale tedesco, ma dagli economisti della Troika, della BCE, del FMI e della Commissione UE. Hanno esperienza e sono incorruttibili. I greci, con le elezioni, per 2 volte hanno potuto esprimere la loro opinione e dire se erano d'accordo con la dura strada delle riforme e se volevano restare nell'Euro - e hanno deciso di tenere l'Euro.

ZEIT: Lei ha escluso una seconda ristrutturazione del debito, ma come faranno i greci a ridurre la loro enorme montagna di debiti?

WS: Abbiamo già fatto una ristrutturazione del debito nel 2011: i titoli di stato sono stati ristrutturati con il consenso di tutti i creditori....

ZEIT: Beh...

WS:...è stato tagliato del 53%. Non lo rifaremo. Non ci sarà un nuovo taglio del debito.

ZEIT: Quindi?

WS: Per ridurre il peso complessivo del debito, i debiti devono crescere piu' lentamente dell'economia. E questo potrebbe accadere già l'anno prossimo, quando il paese uscirà dalla recessione. La Grecia si lascerà il peggio alle spalle.

ZEIT: Il partito Alternative für Deutschland ha una soluzione abbastanza semplice per la crisi Euro: la dissoluzione della zona Euro.

WS: Sarebbe la ricetta migliore per recare un danno alla Germania, di dimensioni mai viste nei decenni scorsi.

ZEIT: Secondo i sondaggi sono vicini al 4 % - e potrebbero costare la maggioranza ai nero-gialli...

WS: Queste persone dicono molto semplicemente: senza l'Euro la nostra economia starebbe meglio. Ma cio' è fondamentalmente sbagliato, è poco plausibile e molto pericoloso per il nostro benessere. Noi tedeschi, come grande nazione esportatrice, abbiamo tratto i maggiori vantaggi dalla moneta unica. Su questo c'è un consenso generale. Il mondo è cambiato. L'Europa e la Germania hanno bisogno di una moneta comune stabile, per poter sopravvivere in questo mondo globale.

ZEIT: ...non tutti i cittadini accettano questi argomenti...

WS: Che non tutti possano capire o accettare, è normale in una democrazia. Non ho nulla contro queste persone, che ovviamente restano profondamente legate al passato. A loro non interessa il bene della Germania nel ventunesimo secolo. Durante il procedimento dinanzi alla Corte Costituzionale ho conosciuto alcuni rappresentanti di AfD. Non voglio fare nomi, ma in alcuni momenti ho pensato: Du mei-ne Gü-te!

ZEIT: AfD probabilmente è nata anche perché il governo, forse, non è stato capace di spiegare sufficientemente bene le politiche di salvataggio?

WS: Io credo non si possa negare il fatto che stiamo cercando di coinvolgere i cittadini con ogni mezzo. Ma naturalmente è sempre possibile migliorare le cose. Ma guardi cosa succede negli altri paesi europei: in Francia sono in molti a temere che alle prossime elezioni europee il Front National possa diventare il primo partito. In Gran Bretagna molti voti si sono spostati verso i movimenti euroscettici. Stessa situazione in Olanda, Finlandia e Austria.

Io sono felice perché qui in Germania, forse anche per la nostra storia, siamo un po' piu' prudenti quando abbiamo a che fare con idee demagogiche e di destra. Chi parte come la AfD, fomentando la paura verso l'Europa, presto inizierà ad alimentare la paura verso i migranti. Dobbiamo schierarci contro di cio'.

ZEIT: AfD è solo un episodio nella storia politica tedesca?

WS: Gruppi monotematici, orientati al passato e conservatori ci sono sempre stati, ma poi sono regolarmente scomparsi
[...]

ZEIT: Come Ministro delle Finanze anche lei ha beneficiato dei bassi tassi sui titoli di stato tedeschi. Adesso sono tornati a crescere. E' il segno di un allentamento della crisi?

WS: Si', grazie al cielo. La fiducia nell'Euro è tornata. La Spagna è tornata a pagare sui decennali poco piu' del 4%, noi paghiamo circa il 2%. Sui mercati non c'è piu' il nervosismo del passato. I tassi bassi per il Ministero delle Finanze sono stati davvero una manna, ma nel lungo periodo un tasso di interesse un po' piu' alto è preferibile, soprattutto per i risparmiatori e per chi deve gestire la previdenza.

Nessuna preoccupazione: nel nostro bilancio e nella nostra pianificazione finanziaria abbiamo preso misure adeguate per gestire un aumento dei tassi. Siamo persone prudenti. E per quanto riguarda il risparmio sugli interessi, stiamo parlando di 4 miliardi di risparmio su di un bilancio di 300 miliardi di Euro. Soprattutto, non abbiamo aumentato le spese, quello è stato molto piu' importante.

ZEIT: Per il ritorno della fiducia, dobbiamo ringraziare anche il presidente della BCE Mario Draghi. Con appena due frasi ha messo fine alla speculazione dei mercati finanziari. I tedeschi non dovrebbero essergli grati?

WS: L'ho detto davanti alla Corte Costituzionale: il governo federale è convinto che la BCE debba essere fedele al proprio mandato, il mantenimento della stabilità dei prezzi. E questo sta accadendo, con l'Euro abbiamo avuto prezzi piu' stabili rispetto ai tempi del D-Mark.

Se la BCE non dovesse rispettare il proprio mandato i governi dovrebbero rivolgersi alla Corte di giustizia europea - e sarei proprio io a farlo. Mario Draghi, dopo l'annuncio, e fino ad ora, non ha dovuto spendere un centesimo. Con l'annuncio della BCE il governo federale non ha nulla a che fare. E se dopo tutto quello che l'Eurozona negli ultimi anni ha fatto in termini di riforme e austerità, fosse stato sufficiente solo un annuncio per calmare i mercati, allora, è stato tutto davvero meraviglioso!

mercoledì 18 settembre 2013

La svolta prussiana di Alternative für Deutschland

Alternative für Deutschland ha recentemente presentato il suo programma di politica estera: al centro della proposta c'è un rapporto piu' stretto con la Russia, secondo la tradizione prussiana. Da german-foreign-policy.com
Con un "documento a tesi" il partito anti-Euro "Alternative für Deutschland" (AfD) per la prima volta ha delineato le sue posizioni in politica estera. In linea di principio AfD, che a differenza di altri partiti appena fondati ha dei rapporti molto forti con le élite tedesche, intende restare fedele al legame militare transatlantico. Sempre secondo il documento, in futuro l'esercito tedesco non dovrà essere impiegato in zone remote del mondo, ma utilizzato per la stabilizzazione delle regioni contigue all'area NATO, ad esempio in Nord Africa. L'autore del documento in piu' occasioni in passato si è distinto per il suo marcato bellicismo. Il partito sostiene inoltre una piu' stretta cooperazione con Mosca e ricorda i momenti di svolta nella storia tedesca, in cui insieme alla Russia, la Germania è riuscita a mettere la Francia sulla difensiva. 

Parte delle élite

Con un documento a tesi per la prima volta AfD ha delineato in maniera rudimentale le sue posizioni di politica estera. Il nucleo programmatico del partito resta il rifiuto dei salvataggi Euro e la volontà di arrivare ad una rottura della zona Euro; si dibatte ancora se sia meglio il ritorno ad un "Euro del nord" [1] oppure il ritorno al D-Mark. AfD è espressione di quelle élite tedesche che da un proseguimento del processo di integrazione europeo si aspettano molti piu' rischi economici che non vantaggi in termini di potere. Nel partito una presenza importante è riservata alle medie imprese e agli economisti neoliberisti. Nonostante AfD abbia ricevuto  molta attenzione dai media ed abbia goduto di un'immagine positiva - chiaramente il riflesso di un forte ancoraggio degli attivisti nell'establishment tedesco - gli elettori sembrano prendere le distanze. Le possibilità di entrare al Bundestag oggi sono molto piu' basse rispetto a quelle attribuite in primavera: la maggior parte dei sondaggi li danno intorno al 2%. [2]

"La guerra di per sé non è sbagliata"

Per la prima volta  Alexander Gauland, uno dei fondatori e portavoce di AfD, si è pronunciato sulle posizioni di politica estera del partito. Gauland ha ricoperto a lungo posizioni importanti nella CDU dell'Assia, apparteneva alla corrrente "elmo d'acciaio" (Stahlhelm), mentre oggi è attivo come  giornalista pubblicista. Nel documento di politica estera conferma l'impegno verso l'alleanza transatlantica, e chiarisce: "AfD intende mantenere l'architettura dei sistemi di sicurezza occidentali" e considera "gli Stati Uniti come il pilastro fondamentale di questa struttura". Gli scenari possibili di azione dovrebbero essere quelli ai margini dell'area NATO: invece dell'Afghanistan, l'esercito tedesco dovrebbe essere impiegato per "difendere Bengasi o Tunisi" [3]. Gauland aveva già esternato le sue posizioni belliciste lo scorso anno: "I tedeschi hanno un rapporto distorto con la forza militare", dichiarava in un articolo da lui scritto, e continuava, "non la considerano il proseguimento della politica con altri mezzi, nel senso di Von Clausewitz, ma piuttosto un male assoluto". Invece di "cantare ogni volta la melodia pacifista, sarebbe piu' intelligente intonarne una politica, poiché la forza militare non è un male in sé, ma lo è solo nella misura in cui è conseguenza di una politica sbagliata". [4]

Con la Russia contro la Francia

Il punto centrale nel documento programmatico è l'impegno di AfD per una piu' stretta cooperazione con Mosca. "La relazione con Mosca dovrà essere curata con la massima attenzione", scrive Gauland; "la Germania e l'Europa non avrebbero alcun interesse ad un ulteriore indebolimento della Russa e di tutto lo spazio euro-asiatico".[5] Gauland riprende le antiche tradizioni filo-russe della politica estera tedesca, che ancora oggi negli ambienti industriali tedeschi mantengono un solido ancoraggio. La cooperazione con la Russia resta inoltre una possibilità per creare un contrappeso politico nei confronti degli Stati Uniti. [6] Il documento di AfD va oltre, e rifiuta espressamente gli sforzi di Berlino per far entrare l'Ucraina nella sfera d'influenza politica occidentale [7]: la EU dovrebbe gestire l'integrazione del paese "con estrema cautela, agendo nel rispetto della sensibilità russa". La Russia "nei momenti decisivi della storia tedesca ha assunto un un importante ruolo di guida", si dice ancora nel documento, i punti di riferimento piu' importanti sono: "il 1813, poi l'unificazione tedesca del 1866/70 sotto Bismarck, e la riunificazione tedesca del 1990/91". Questi tre momenti storici hanno garantito alla Germania, alleata della Russia, un indiscutibile vantaggio nella lotta con la Francia per la leadership europea.

[1] s. dazu Wirtschaftskulturen
[2] zur "Alternative für Deutschland" s. auch Brüche im Establishment
[3] Thesenpapier Außenpolitik; www.alternativefuer.de
[4] Alexander Gauland: Warum sich die Deutschen mit Gewalt so schwer tun; www.tagesspiegel.de 23.07.2012
[5] Thesenpapier Außenpolitik; www.alternativefuer.de
[6] s. dazu Eine Phase der Kooperation, Partnerland Russland und Szenarien für die Russland-Politik

[7] s. dazu Der Schlag des Boxers (II), Kampf um die Pipelines und Kampf um die Ukraine

venerdì 13 settembre 2013

E' difficile fare previsioni, soprattutto quando c'è di mezzo il futuro.

FAZ.net intervista 12 economisti di spicco per sapere quale sarà il futuro della moneta unica. Tra questi Hans Werner Sinn, Jürgen Stark, Thomas Mayer e altri, le risposte sono soprendenti...

Hans-Werner Sinn

Quanto durerà ancora la crisi?

La causa è stata la bolla inflazionistica generata dall'Euro, e la conseguente perdita di competitività del sud Europa. L'unica soluzione è una svalutazione interna da realizzarsi mediante il contenimento dei prezzi. Solo l'Irlanda ci è riuscita, perché la bolla irlandese è esplosa prima delle altre e perché nessuno ha aiutato l'Irlanda. I salvataggi hanno al contrario ridotto la pressione verso l'aggiustamento, e ritardato il recupero di competitività

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Non avrebbe dovuto violare il trattato d Maastricht e non avrebbe dovuto approvare i salvataggi fiscali, piuttosto lasciare che i paesi in crisi uscissero dall'Euro. La Grecia avrebbe già superato la fase peggiore se nel 2010 la si fosse fatta uscire con il supporto della comunità internazionale. E gli altri paesi si sarebbero dati da fare molto di piu'.

Siamo finiti in una unione debitoria?

La BCE ha iniziato con i prestiti per il rifinanziamento e con l'acquisto di titoli governativi, poi saranno gli stati a dover salvare la BCE. I Parlamenti sono stati degradati al ruolo di assistente del board BCE.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

E' stato un errore introdurre l'Euro, ma dal momento che esiste, si dovrebbe trovare il modo di ripararne i difetti. Per fare cio' si dovrebbe limitare il ruolo della BCE e rafforzare l'unione politica.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Non so se l'Euro sopravviverà. Se dovesse sopravvivere, l'Eurozona sarà trasformata in una unione di trasferimento. Che ci possano essere ancora tutti i paesi, mi pare abbastanza improbabile.


Kenneth Rogoff


Quanto durerà ancora la crisi?

Ci sono stati progressi in alcune aree, ma resta il problema fondamentale della mancanza di una significativa integrazione politica. Quanto durerà ancora la crisi? Restano aperti troppi problemi per poter fare una previsione ragionevole.

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

I veri grandi errori sono stati fatti negli anni '90. L'idea che le cose durante la crisi si sarebbero sviluppate in maniera positiva, se solo i tedeschi avessero tollerato dei deficit maggiori, di fatto ignorava i rischi di un eccesso di indebitamento nel lungo periodo.

Siamo finiti in una unione debitoria?

L'eccesso di debito frena la crescita nella periferia dell'Euro. Una parte del debito probabilmente non sarà mai ripagato. Sarebbe meglio riconoscere quanto prima questo fatto inevitabile.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

E' stato un grande errore introdurre l'Euro prima di aver completato una unione fiscale, l'unione bancaria e un notevole livello di integrazione politica. Non c'era alcuna necessità di introdurre l'Euro per godere dei benefici del mercato unico. E se i politici europei avessero proprio voluto introdurre l'Euro, allora iniziare con un gruppo piu' piccolo e piu' integrato sarebbe stato decisamente meglio.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Alcuni dei membri attuali dell'Euro saranno fatti uscire dall'unione monetaria e messi in una sorta di orbita esterna. Saranno protetti da controlli severi sui movimenti di capitali, fatto che renderà il valore dell'Euro greco inferiore a quello dei paesi centrali.


Marcel Fratzscher


Quanto durerà ancora la crisi?

In Europa siamo sulla strada giusta, anche se questa via è molto lunga e pietrosa. Sono state realizzate molte piu' riforme di quanto l'opinione pubblica non abbia percepito. Altre riforme centrali come l'uione bancaria e il Fiskalpakt hanno ancora delle carenze, oppure sono inadeguate.

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

La Germania ha superato la crisi economica in buone condizioni. Il nuovo governo federale dovrebbe assumersi maggiori responsabilità nei confronti dell'Europa: non assumendo nuovi rischi, piuttosto progettando una visione dell'Europa di lungo periodo e cercando di svilupparla con i partner europei.

Siamo finiti in una unione debitoria?

E' chiaro che qualsiasi unione monetaria, per definizione, prevede anche una messa in comune dei rischi e delle garanzie, che portano con sé anche dei costi. Importante è cio' che si ottiene - e per la Germania i vantaggi economici sono chiari. Nella crisi attuale non dobbiamo perdere di vista il quadro generale e la prospettiva di lungo periodo.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

Sono stati fatti grandi errori nell'introduzione dell'Euro. Tuttavia non dobbiamo cadere in una forma di nostalgia per il D-Mark e sperare che il tempo torni indietro. Piuttosto dovremmo guardare al futuro e cercare di compensare le mancanze strutturali per rendere l'Euro sostenibile nel lungo periodo.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

L'Europa uscirà rafforzata dalla crisi. Molti investitori e governi se lo aspettano già oggi - l'Euro è rimasto sorprendentemente stabile, e paesi come la Lettonia e la Lituania vogliono introdurre l'Euro. Altri seguiranno.


Jürgen Stark


Quanto durerà ancora la crisi?

Ci sono stati progressi nel consolidamento di bilancio e nelle riforme strutturali. Ma il tempo che la BCE è riuscita a guadagnare, è stato utilizzato in maniera insoddisfacente. Solo in pochi paesi è stata realizzata una massa critica di riforme. Autocompiacimento e mancanza di volontà riformatrice minacciano quanto è stato raggiunto. Meno della metà della strada è ancora da fare

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Già nel 2003 il governo federale tedesco aveva violato le regole di bilancio europee. Nella gestione della crisi la Germania ha sacrificato importanti principi e regole del trattato di Maastricht.Tutte le decisioni successive sono l'applicazione di questo cambio di paradigma.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Si', oggi abbiamo una unione monetaria diversa da quella prevista dal Trattato di Maastricht. Si', dall'unione di stabilità si è passati ad una garanzia comune sul debito e ad una unione di trasferimento. Ma anche altri paesi volevano questo.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

Introdurre l'Euro è stata la cosa giusta. Tuttavia, con l'introduzione dell'Euro, era chiaro che ad alcuni paesi stavamo chiedendo troppo.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Dobbiamo fermare l'espansione fino a quando non si avrà una chiara prospettiva per lo sviluppo europeo. E' ancora probabile che alcuni paesi lascino l'unione monetaria, i paesi che non riescono a rispettare i requisiti e che non potranno contare per sempre sul sostegno esterno. Cio' rafforzerebbe la credibilità dell'Euro.


Barry Eichengreen


Quanto durerà ancora la crisi?

La fase acuta della crisi è superata, la crisi in sé pero' no. Io credo che sintomi come l'elevata disoccupazione, l'assenza di crescita e l'insicurezza continueranno ancora per molti anni

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Sarebbe stato meglio sfruttare l'occasione per fare delle riforme: porre fine alla crisi bancaria (ricapitalizzazione degli istituti bancari), alla crisi di debito pubblico (con la sua ristrutturazione), e alla crisi di crescita (con una politica fiscale piu' favorevole).

Siamo finiti in una unione debitoria?

No, i crediti che le banche francesi e tedesche, con molta leggerezza, hanno concesso ai paesi del sud-Europa, dovranno essere ristrutturati - anche adesso, che sono finiti sul bilancio BCE. Ma c'è una grande differenza con un'unione debitoria

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

E' stata prematura. Oggi sappiamo che una unione monetaria ha bisogno di una unione bancaria. E l'Europa nel 1999 non era pronta per una unione bancaria.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Dipende dalla strategia che la politica deciderà di seguire - non da ultimo in Germania


Walter Krämer


Quanto durerà ancora la crisi?

La terapia applicata fino ad ora ha smorzato solamente il dolore, ma non ha combattuto la malattia. La vera malattia è la mancanza di competitività dei paesi in crisi. Fino a quando non sarà risolta, quei paesi resteranno in crisi.

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Non si dovrebbero salvare le banche già fallite e si dovrebbero rispettare le regole, vale a dire: lasciare che la Grecia fallisca.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Naturalmente ci troviamo in una unione del debito

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

L'Euro soffre prima di tutto per gli errori di progettazione e realizzazione. E naturalamente ci sono 3 o 4 paesi che non hanno ragione di essere nell'unione monetaria.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Temo lo stesso numero di oggi. A meno che il big bang non arrivi prima del previsto


Nouriel Roubini


Quanto durerà ancora la crisi?

Alcuni sintomi sono stati trattati, come ad esempio la riduzione dei deficit delle partite correnti della periferia. Purtroppo questi cambiamenti sono in gran parte ciclici e dovuti alla forte recessione. La maggior parte dei problemi strutturali resta irrisolta: la mobilità del lavoro è ancora bassa, i passi verso l'unione bancaria, l'unione fiscale e l'unione politica sono troppo lenti e timidi. Solo nel caso di una nuova crisi potenzialmente letale, il processo di integrazione potrà accelerare

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Il governo tedesco ha due facce: da un lato ha finanziato i paesi in crisi e ha comprato tempo per l'aggiustamento strutturale. Dall'altro c'è invece un lato molto piu' duro che ha vincolato gli aiuti all'austerità. Ma il tentativo di riguadagnare la fiducia degli investitori in questo modo è stato auto-distruttivo.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Ci sono elementi di una unione di trasferimento, ma solo in parte

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

La decisione di introdurre l'Euro non è stata né buona, né cattiva. Era parte di un progetto politico. L'idea era: se uniamo gli europei con una moneta comune e un destino economico comune, saranno costretti ad andare verso l'unione politica. Naturalmente era rischioso. Ma col senno di poi probabilmente era la sola strada possibile per arrivare ad un'area valutaria ottimale

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Nessun paese, né della periferia né del centro, ha alcun incentivo ad uscire dall'unione monetaria


Jagdish Bhagwati


Quanto durerà ancora la crisi?

Io credo che Mario Draghi, mio studente al MIT, abbia preso esempio da Ben Bernanke salvando la moneta unica. Troppa austerità non è positiva, come abbiamo visto in Europa. Mi aspetto che in Europa la normalità sia ripristinata in 3 anni

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

La Cancelliera ha fatto bene a non promettere alla Grecia e ad altri paesi in crisi un salvataggio incondizionato. A parte il fatto che senza condizionalità difficilmente avrebbero tirato la cinghia, senza considerare che il governo deve considerare l'opinione pubblica tedesca. Non dobbiamo trascurare il fatto che il governo tedesco ha già dato ai paesi in crisi piu' denaro di quanto abbiano fatto gli Stati Uniti con il piano Marshall.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Una unione debitoria? Non per sempre..

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

E' chiaro che l'introduzione dell'Euro non era una decisione economica - i criteri per un'area monetaria comune indicati da Robert Mundell non erano stati soddisfatti - ma politica. Io credo sia stato un errore credere che l'integrazione politica dipendeva dalla moneta comune.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Si puo' solo provare ad indovinare. Nell'Eurozona per poter andare avanti, gli stati dovranno rinunciare alla loro autonomia fiscale. L'Eurozona è diventata poco attrattiva per i nuovi membri. Molti resteranno solo nell'EU, invece di di lottare per entrare nell'Euro.


Joachim Starbatty


Quanto durerà ancora la crisi?

Fino ad ora abbiamo curato solo i sintomi. Non si aiuta un debitore insolvente dandogli il denaro per ripagare i suoi creditori. La crisi è una storia infinita

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Wolfgang Schäuble e Angela Merkel all'inizio del 2010 erano d'accordo con l'uscita della Grecia dalla zona Euro. Sarebbero dovuti restare di questa opinione.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Si', passo dopo passo.  Peer Steinbrück accusa la Cancelliera di voler nascondere all'opinione pubblica tedesca che la Germania è finita nella palude del debito. Se fosse stato per lui, nella palude saremmo sprofondati fino al collo

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

L'introduzione dell'Euro è stata un errore. Helmut Kohl diceva che una unione monetaria senza unione politica è un'illusione. La garanzia politica nel trattato di Maastricht non è stata voluta - e senza la clausola di "No-bail-out" Maastricht è morto.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

O ci sarà una unione monetaria consolidata con membri che saranno in grado di sopportare un Euro forte, oppure non ci sarà alcun Euro.


Beatrice Weder di Mauro


Quanto durerà ancora la crisi?

I paesi in crisi sono nel mezzo dell'aggiustamento. Le loro partite correnti, il loro costo del lavoro per unità di prodotto e i deficit di bilancio stanno migliorando rapidamente. Ma la strada per restaurare la loro competitività è ancora lunga

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

La Germania ha garantito la coesione dell'Eurozona e cio' è stato giusto. Il tema centrale resta sempre quello di creare le condizioni per la stabilità di lungo periodo della moneta unica e dell'Europa.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Non ancora. Ma per evitarla sarà necessario rafforzare le istituzioni europee. I grandi cantieri sono: un procedimento per una gestione credibile delle ristrutturazioni e delle insolvenze bancarie, e dall'altro lato le crisi debitorie degli stati.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

Lamentarsi del passato è inutile, e Maastricht non è stato ancora superato. Si dovrebbe prendere atto che un sostanziale rafforzamento delle regole di bilancio e di monitoraggio c'è già stato. Il Six-Pack, il Two-Pack, l'ESRB e gli altri nuovi strumenti funzioneranno? Ad oggi restano domande aperte

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Mi auguro quelli di oggi o anche di piu'. In caso contrario l'Europa si troverebbe bloccata in una crisi ancora maggiore

Christoph Schmidt


Quanto durerà ancora la crisi?

L'attuale tentativo di costruire un'architettura stabile, cercando di portare sotto lo stesso tetto responsabilità e controllo, affronta le cause della crisi. Una previsione accurata sulla durata della crisi è improbabile, dal momento che alcuni stati in crisi sono bloccati nel tentativo di recuperare il terreno perduto

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

La linea del governo federale, collegare la solidarietà con condizioni severe, è stata corretta. Per poter finalmente uscire dalla crisi, sarebbe necessario un passo ancora piu' coraggioso, ad esempio il fondo per il riscatto del debito proposto dai saggi economici.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Anche senza le politiche di salvataggio la Germania non avrebbe potuto evitare dei costi molto alti, anche a causa della politica monetaria comune in Europa. Adesso si tratta di limitare i danni, mantenendo la necessaria pressione sui partner europei, affinché le riforme siano portate a termine.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

No, l'errore non è stato nell'introdurre l'Euro, ma nella fragile architettura dell'unione monetaria. Per il futuro ritengo necessario far applicare della clausola di "no-bail-out" ed introdurre un procedimento per il fallimento degli stati in maniera ordinata all'interno dell'unione monetaria, una "Maastricht 2.0

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Un numero esatto non posso darlo, perché non sappiamo quali stati EU in futuro intenderanno adottare l'Euro. La politica non ha pero' lasciato alcun dubbio: intende difendere la permanenza dei membri attuali e terminare le speculazioni sull'eventuale fine della moneta unica. Non accadrà.


Thomas Mayer


Quanto durerà ancora la crisi?

La lotta contro le cause - strutture economiche rigide e mancanza di disciplina fiscale - è appena iniziata e durerà ancora molti anni, come la crisi.

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Si dovevano limitare nel tempo gli aiuti finanziari, e in caso di insolvenza si doveva lasciar fallire gli stati e farli uscire dalla moneta unica. Invece, si è preferito costruire un governo ombra non democratico, per poter mantenere tutti gli stati

Siamo finiti in una unione debitoria?

Una responsabilità comune sul debito? Ufficialmente no, segretamente si'. In seguito i debiti saranno trasferiti sul bilancio BCE e finiranno per indebolire il potere d'acquisto dell'Euro

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

Il trattato di Maastricht voleva un Euro come moneta merce, simile all'oro. Durante la crisi l'Euro segretamente è stato trasformato in una moneta legale (fiat). Questo è stato un errore.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

L'unione monetaria sarà ridotta ad una unione per il denaro contante. Sui conti avremo delle valute parallele.