domenica 2 giugno 2013

Chi guadagna con la crisi


Der Freitag propone un'analisi del modo in cui i media tedeschi trattano la crisi Euro, e di come il governo la  stia usando per migliorare la propria immagine. Un riassunto per capire le menzogne e i cliché circolati negli ultimi anni. Da Der Freitag.
Prima di tutto ci occupiamo della loro povertà e poi li invogliamo a venire a lavorare da noi - un possibile riassunto delle politiche di crisi europee del governo federale tedesco.

"Merkel vuole attrarre lavoratori qualificati dai paesi Euro in crisi", annuncia la FAZ online il 14 maggio 2013. E a causa della crisi costano anche meno rispetto alla forza lavoro tedesca. La Germania offre buone condizioni di lavoro per i migranti, ma ha una pessima reputazione, si lamenta invece Merkel durante il "Demographiegipfel" del 14 maggio 2013.

"Se l'avventura eurista alla fine dovesse andare bene, ci sarebbe un solo vincitore: lo stato tedesco". Cosi' scriveva WirtschaftsWoche il 9 ottobre 2012. A Grecia, Spagna, Portogallo, Italia e agli altri paesi colpiti dalla crisi, l'avventura ha causato crescenti problemi sociali. A cio' contribuiscono i cosiddetti "piani anti crisi" della Troika e del governo federale tedesco, che impongono ai paesi in crisi un'austerità che li indebolisce ancora di piu'. "La Germania si è risanata a spese dei vicini di casa", titolava Cicero il 21 gennaio 2013 e scriveva: "Finanziariamente, economicamente e perfino demograficamente la Germania ha avuto vantaggi dalla crisi dell'unione monetaria".

Süddeutsche Zeitung del 27 luglio 2012 descrive cosi' le conseguenze della crisi: "In Spagna ci sarebbero oltre 5.7 milioni di persone senza un lavoro. Fra i giovani sotto i 25 anni piu' della metà non ha un lavoro, il tasso di disoccupazione complessivo è del 25%". "La disoccupazione crescente, l'impoverimento e l'esclusione sociale hanno assunto dimensioni spaventose", racconta Ignacio Sánchez-Cuenca in un articolo tradotto da Presseurop.de del 6 maggio 2013. "Ci sono ragazzi che soffrono di malnutrizione. Migliaia di famiglie sono sfrattate dalle loro abitazioni. I salari e gli stipendi scendono, mentre i prezzi per i beni e i servizi aumentano". L'autore continua: "Puo' sembrare brutale, ma sembra che per l'UE e il governo spagnolo la crisi potrà essere risolta solo quando la maggior parte degli spagnoli saranno sprofondati nella povertà".

L'8 aprile aprile 2013 arriva un avvertimento: "Secondo uno studio dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) la crisi economica e monetaria ha aumentato il rischio di disordini sociali negli stati del mediterraneo Cipro, Grecia, Spagna e Italia". Nel frattempo nell'EU ci sono 10 milioni di disoccupati in piu' rispetto a prima della crisi. "Particolarmente colpiti sono i giovani e i lavoratori scarsamente qualificati", afferma l'organizzazione. I media scrivevano il 27 marzo 2013: "Chi non vede alcuna via di uscita si suicida; i malati che che non possono piu' pagare i costi ospedalieri rischieranno la loro vita".

"Eppure gli spagnoli non salgono sulle barricate", scrive ad esempio Sánchez-Cuenca. Un articolo della Deutsche Welle del 30 novembre 2012 descrive le reali conseguenze: "Molti giovani spagnoli stanno fuggendo dal loro paese. Soprattutto agli ingegneri con piu' ambizioni la Germania sembra un El Dorado". La mancanza di prospettive spinge molti spagnoli ad andarsene dal loro paese, cosi' scrive la Süddeutsche Online del 20 aprile 2012. "Sono sempre di piu' quelli che arrivano in Germania, come Mariola e Jordi", e vengono raccontati due esempi concreti. "Nei decenni passati il Portogallo ha investito molto in università e istruzione", scrive un articolo di Euronews.de del dicembre 2011. "A causa della crisi è diventato impossibile trattenere i giovani piu' talentuosi". "Il paese lascia emigrare il proprio futuro", riassume il titolo. Gli economisti mettono in guardia dalle conseguenze: il Portogallo è sulla strada dell'abisso economico.

"In ogni caso è chiaro che in Germania ci sono sempre piu' lavoratori provenienti dalla Spagna, dalla Grecia, dal Portogallo o dalla Slovacchia: arrivano dai paesi EU duramente colpiti dalla crisi economica", osserva la Deutsche Welle. L'economia tedesca dovrebbe essere soddisfatta, dopo essersi lamentata a lungo per la mancanza di lavoratori qualificati. Ma la presunta mancanza di forza lavoro specializzata sarebbe solo una "Fata Morgana" su cui in passato si è pronunciato piu' volte anche Karl Brenke del Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW) di Berlino, nel 2010, allo stesso modo nel 2011 e anche nel 2012. "Non c'è traccia" di una insufficiente offerta di forza lavoro, dichiara Brenke nel 2010. E descrive uno dei veri problemi: i salari dei lavoratori non sono cresciuti, e il numero dei disoccupati con una qualificazione è superiore al numero delle posizioni aperte. Lo statistico Gerd Bosbach lo ha spiegato in un articolo di Report del 10 luglio 2012 intitolato "La leggenda dei tanto ricercati ingegneri": se le aziende tedesche "avessero veramente una mancanza di ingegneri, allora tratterebbero i candidati già disponibili in maniera molto diversa. Offrirebbero loro delle posizioni stabili e dei buoni salari. Che al momento non vedo proprio". Secondo uno studio del Consiglio degli Esperti per l'Integrazione e la Migrazione del 2009, dal 2003 oltre 180.000 lavoratori specializzati avevano lasciato la Germania, scriveva Der Spiegel Online il 26 maggio 2009. Un anno dopo si annunciava un risultato molto simile. Il motivo principale per l'emigrazione della forza lavoro qualificata sarebbe il desiderio di un salario piu' alto, cosi' la Süddeutsche online del 17 maggio 2010.

Ma proprio coloro che hanno un titolo di studio piu' elevato, come i medici e gli ingegneri, si lamentano delle tasse troppo alte e della burocrazia eccessiva. E questo vale soprattutto per i professionisti affermati. Nell'articolo menzionato Hermann Biehler dell'IMU Institut di Monaco dichiara: "Dal mio punto di vista la situazione è tale per cui i giovani ingegneri devono scegliere tra un lavoro pagato male e la disoccupazione". Anche tra i lavoratori specializzati c'è il boom dei contratti a tempo determinato e del lavoro interinale. "L'ingegnere con esperienza Tanja Mett-Bialas si accontenterebbe di avere un lavoro anche a tempo determinato - e anche Helmut Rasch preferirebbe lavorare come interinale piuttosto che vivere di Hartz IV".

Un altro motivo per l'emigrazione potrebbe essere la mancanza di riconoscimento sociale e il carico di lavoro eccessivo, cosi' Tagesspiegel il 4 agosto 2010 citando Eberhard Jüttner, l'allora presidente del Paritätischen Gesamtverband. Jüttner si riferisce alla situazione del personale infiermeristico: "Ogni anno molti infermieri qualificati lasciano la Germania per andare a lavorare in Scandinavia, in Austria o in Svizzera, causando una mancanza di infermieri in Germania...se ne vanno perché in questi paesi ricevono un riconoscimento maggiore e il carico di lavoro è inferiore".

La tanto lamentata mancanza di forza lavoro secondo Brenke, ricercatore del DIW, sarebbe piuttosto una mancanza di forza lavoro a buon mercato e flessibile, intercambiabile in ogni momento, dichiara nel 2012 in un'intervista. Per questa ragione i giovani ben formati ed istruiti provenienti dai paesi in crisi sono benvenuti: rispetto ai tedeschi sono disponibili a lavorare per un salario piu' basso e a condizioni peggiori. Cosi' le aziende tedesche non dovranno preoccuparsi troppo per le richieste di un salario minimo per tutti i settori e uguale fra est e ovest. Il governo federale puo' ignorare le critiche dell'ILO: gli stati della zona Euro hanno dato troppa enfasi al risanamento dei bilanci pubblici trascurando la componente sociale. Potrà invece mostrare in maniera paternalistica quello che ha da offrire a tutti coloro che soffrono per l'austerità imposta in Europa: una prospettiva di lavoro nella Repubblica Federale - soprattutto se giovani, ben istruiti, flessibili e disponibili ad essere sfruttati.

Le "buone condizioni" di cui parla Merkel, ad esempio per i lavoratori specializzati spagnoli, sono descritte in un reportage di Johannes Kulms sulla Deutschland Radio Kultur dell'11 aprile 2013. Viene presentato Sebastian Gonzales, uno dei 14 spagnoli che da febbraio vivono nella Turingia del sud e che lavorano per un periodo di prova di 6 mesi nell'industria o nella gastronomia. Il cosiddetto progetto Spagna è stato messo in piedi dalla Industrie - und Handelskammer di Suhl. "Il progetto prevede uno stipendio di almeno 1000 € lordi". Gonzales in Spagna prima della crisi guadagnava circa 4.000 € lordi, in Turingia guadagna circa 1400 € lordi mensili. Il suo nuovo capo nell'azienda della Turingia sembra generoso: "Lo abbiamo inquadrato come ogni altro nuovo arrivato. Con un salario lordo di 8.5 € per ora. E io credo che se farà bene potrà anche salire. Ma sicuramente non nei primi 6 mesi". Lo spagnolo sembra felice: "In Spagna è già qualcosa avere un lavoro. Di quanto si guadagna poi, neanche a parlarne. Ai miei ex colleghi di Barcellona nel giro di pochi anni è stato ridotto il salario del 25 %"

Nereida Ruiz, che come Gonzales è arrivata dalla Spagna fino in Turingia, lavora in un hotel nei pressi di Suhl. Dice: "Non sono certo l'unica spagnola ad essere andata in Germania. Trovo naturale che in una unione monetaria il paese piu' forte aiuti quello piu' debole. Chi dice che domani non possa accadere il contrario?". E cosi' sembra che tutti abbiano avuto qualcosa dalla crisi...



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7 commenti:

  1. ma com'è che siamo arrivati a questo punto ? com'è possibile che la democrazia si sia trasformata in questa tirannia dei mercanti e delle corporazioni ? oppure è sempre stato così ? la democrazia è l'illusione dello schiavo di essere amato e tenuto in considerazione dal padrone ?

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  2. Ogni tanto mi chiedo cosa aspetta il popolo europeo, compreso quello tedesco a fare la Rivoluzione
    E mi rispondo da solo; evidentemente il punto critico non è ancora stato raggiunto.
    I popoli hanno la capacità di accontentarsi di poco e considerare una vita ai limiti della sopravvivenza, uno stato quasi naturale,pur vivendo in una civiltà altamente tecnologica potenzialmente capace di soddisfare i bisogni primari dell' essere umano

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  3. Grazie. Non mi è del tutto chiara la collocazione politica di Jakob Augstein. Così, a braccio, mi sembra un eclettico. Forse non ne ha una nel senso tradizionale del termine?

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  4. alla fine la Germania, puntando sul contenimento salariale, caccia via i suoi talenti che non sono disposti a sottostare al contenimento salariale e li sostituisce con altri di importazione disposti ad essere pagati poco perchè per loro è essere disoccupati nei paesi di origine. Grande politica! Grande visione del futuro! La Germania rincorre la Cina senza comunque riuscire a competere.

    Hanno il debole per le campagne ad est, prima la Russia e ora la Cina, con il solito esito scontato.

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  5. Pero' sostituendo i tedeschi con altrimenti European , questo in arbeitslohns cioe' in disoccupazione percepiscono il 90 x Centro dello stipendio non vedo il vantaggio!

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  6. Anonimo, non ho capito il suo commento, sa?

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  7. Ce chi guadagna e chi muore
    http://griechenwitz.bloog.it/vittime-della-crisi-economica-imposta-dagli-usurai-internazionali-atene-grecia.html

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