Telepolis pubblica un articolo molto interessante di Eric Bonse, giornalista esperto di temi europei e redattore del blog "Lost in EUrope": le riserve tedesche dopo l'elezione di Macron non sono dettate dall'impossibilità di modificare i trattati o dal fatto che la Francia non voglia fare i compiti casa, ancora una volta alla base di tutto c'è l'irrisolta questione tedesca e il tentativo di Merkel di difendere il comodo status quo in cui si trova la Germania dall'inizio della crisi. Ma Schäuble e Merkel devono fare molta attenzione, perché probabilmente Macron è l'ultimo amico di Berlino rimasto a Parigi. Da Telepolis
La questione tedesca è tornata. Ma questa volta a sfidare apertamente l'egemonia tedesca nell'UE non sono i ribelli greci, i britannici stanchi dell'Europa o i nazionalisti polacchi. Questa volta è un francese simpatico e giovane che ritiene fondamentale l'amicizia con la Germania e si trova in piena sintonia con il "trip neo-liberista" della Cancelliera: Emmanuel Macron, l'ottavo presidente della Quinta Repubblica Francese solleva ancora una volta la vecchia questione sul ruolo della Germania in Europa.
Più' precisamente, questa volta le domande sono due: riuscirà Macron a trasformare la Francia in un partner allo stesso livello della Germania spingendo all'estremo le riforme neo-liberiste? E la Germania tornerà a puntare sulla vecchia dialettica franco-tedesca e a cercare compromessi con Macron per far avanzare tutta l'UE? La prima domanda ce la si pone soprattutto a Berlino, la seconda a Parigi e a Bruxelles.
Non si tratta certo di far rivivere il vecchio "direttorio" con il quale Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno guidato l'UE in maniera alquanto discutibile durante l'Eurocrisi. Il motore franco-tedesco è morto e non verrà nemmeno riavviato. Ma è altrettanto obsoleto il modello con il quale Merkel è riuscita a difendere il suo potere dopo l'uscita di scena di Sarkozy. Olanda e Finlandia funzionavano da "junior partner" e insieme alla Gran Bretagna riuscivano a mettere la Francia in minoranza.
Con la Brexit la Germania perderà il partner piu' importante per attuare politiche neo-liberiste.
Non è stato certo un caso è non è accaduto per un'emergenza, come a Berlino invece si vorrebbe far credere. La Francia del successore socialista di Sarkozy, Francois Hollande, non è stata esclusa all'improvviso. La crisi politica ed economica a Parigi non è mai stata cosi' forte da permettere a Berlino di ignorare completamente il vicino. Merkel e il suo Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble hanno deliberatamente estromesso la Francia con l'obiettivo di imporre il loro corso politico all'interno dell'UE.
Dopo Brexit tuttavia non potrà continuare allo stesso modo. Con l'uscita della Gran Bretagna la Germania perderà il partner piu' importante per una politica neo-liberista, mentre la Francia guadagna peso relativo in Europa. Con Macron entra al Palazzo dell'Eliseo un uomo che non puo' essere etichettato come un presidente "Lame Duck" o come un socialista di sinistra sempre pronto alla rissa. Ciò rende la situazione per Merkel e Schäuble ancora piu' complessa.
Macron rilancia proposte vecchie e conosciute
Anche per Macron l'inizio non sarà facile. Egli stesso dovrà liberarsi dall'abbraccio troppo stretto della Cancelliera per non essere considerato una marionetta di Merkel. Per poter mettere in pratica i suoi progetti dovrà poi conquistare una maggioranza all'Assemblea Nazionale. E sulle questioni di politica europea devrà uscire da una posizione difensiva. Sotto Hollande la Francia aveva solo reagito, e mai agito.
Ora deve cambiare tutto. Macron potrà riprendere le vecchie posizioni di Hollande, che egli stesso come Ministro dell'Economia aveva contribuito a sviluppare. L'offensiva dovrebbe iniziare con dei congressi fondativi da tenersi in tutti i paesi UE. Potrebbero fertilizzare il dibattito in corso sul futuro dell'UE e dare ai cittadini una voce. In una seconda fase Macron vorrebbe promuovere una riforma dell'Eurozona. Un bilancio unico, un Ministro delle Finanze unico ed un Parlamento dell'Eurozona. Propone anche degli Eurobond, ma in maniera alquanto vaga.
Non si tratta tuttavia di rivendicazioni rivoluzionarie, al contrario. Macron riprende proposte ben note alle istituzioni europee, proposte che erano incluse nel cosiddetto "Rapporto dei 5 presidenti" per una "unione monetaria completa". Questo rapporto era stato redatto fra gli altri dal Presidente della BCE Mario Draghi, dall'ex Presidente del Parlamento Martin Schulz (SPD) e dal Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Dovrebbe far ripartire tutte quelle riforme che durante l'Eurocrisi erano state lasciate a metà e che restano necessarie per scongiurare nuovi shock.
La Germania di Merkel dice Nein
La Germania dice Nein. Già un anno fà Merkel aveva fatto in modo che il "Rapporto dei 5 presidenti" non entrasse come previsto nel processo legislativo dell'UE, ma finisse direttamente nel cestino. Oggi le proposte di Macron vengono rappresentate come se arrivassero da un paese dei balocchi socialista oppure come se fossero del tutto irrealistiche. I piani non avrebbero una maggioranza e possono essere attuati solo con modifiche ai trattati che nessuno vuole, almeno cosi' si sosteneva in maniera difensiva a Berlino.
Tutto ciò' è falso. Dietro ai piani di Macron c'è tutta Bruxelles, il Parlamento europeo vorrebbe addirittura andare molto piu' in là. E' dalla Brexit che chiede una rifondazione dell'UE e naturalmente anche una riforma dell'Eurozona. Non è Macron ad essere isolato ma Merkel, che si nasconde dietro argomenti giuridici fasulli.
La seconda linea difensiva tedesca è ancora piu' ridicola: Macron dovrebbe prima di tutto fare i suoi "compiti a casa" e avviare le riforme strutturali, prima di poter discutere alla pari con Merkel. In altre parole: senza un'Agenda 2010 francese ed un budget pubblico vicino al pareggio di bilancio non se ne parla proprio. Questo argomento è alquanto fallace. Perché da un lato Macron è proprio l'uomo che si è battuto per quelle riforme cosi' controverse. Con la legge Macron, una riforma del mercato del lavoro, nel 2016 ha scatenato una rivolta in Francia. Dall'altro lato anche la Germania non ha fatto i propri "compiti a casa", come gli esorbitanti e incontrollabili avanzi commerciali testimoniano. Recentemente è stato segnato un nuovo record storico.
Se si dovesse aspettare fino a quando la Francia non ha azzerato il suo deficit di bilancio e la Germania non ha ridotto il suo avanzo con l'estero, allora nei prossimi anni non si potrebbe avviare nessuna politica europea comune.
Le riserve ufficiali di Berlino non dovrebbero essere prese come oro colato. Alla fine per Merkel e Schäuble si tratta piu' che altro di difendere il comodo status quo in cui si trova la Germania all'intero dell'UE e la tanto contrastata "europa tedesca" (Ulrich Beck).
Che ora ci si schieri non solo contro i politici europei di Bruxelles, ma anche contro l'ultimo amico di Berlino a Parigi, non sembra disturbare i seguaci e i consiglieri di Merkel. Con una buona dose di "Merkeliavellismo" (Beck) stanno cercando di mettere l'uno contro l'altro, Macron, Juncker, la Francia e l'UE.
Ma se la Francia fallisce, fallisce l'Europa. E questo dovrebbe essere chiaro a tutti dopo le elezioni presidenziali, anche a Berlino. La crisi ancora in corso, durante la quale la Germania ha guidato l'Europa non è finita con l'elezione di Macron. Al contrario: ha raggiunto anche i rapporti franco-tedeschi e rischia di scuotere le fondamenta stesse della costruzione europea. Dietro la crisi francese si nasconde la questione tedesca - ancora una volta.
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