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giovedì 21 novembre 2013

A Bruxelles va bene solo cio' che danneggia la Germania

La stampa popolare racconta ai tedeschi un'altra versione della crisi: a Bruxelles i "germanoscettici" stanno tramando per danneggiare gli interessi tedeschi. Ai confini del trash. Da Focus.de
Il meglio dell'integrazione europea è alle nostre spalle. Nel presente assistiamo alla rinascita dell'odio dal fantasma della cooperazione fra i popoli. A Bruxelles funziona solo cio' che danneggia la Germania. 

L'idea sembrava buona, ma il mondo non era pronto: chi voleva essere un buon europeo, doveva essere un amico di lunga data dell'Unione Europea. Questa avrebbe dovuto ridare fiducia ad un continente devastato da due guerre mondiali, un futuro di pace e la sensazione di far parte della stessa comunità. Ancora oggi, nessun discorso della domenica puo' fare a meno di queste formule incantatorie. Ma il meglio dell'UE ormai è dietro di noi. Oggi assistiamo alla rinascita dell'odio dal fantasma della cooperazione fra i popoli.

I mediocri si alleano contro i migliori

Naturalmente fra gli stati europei c'è un'ampia solidarietà. I mediocri se la prendono con i piu' bravi, la periferia contro il centro, le norme contro la concorrenza, e poi tutti insieme attaccano i tedeschi. Perché i tedeschi si distinguono economicamente, sono al centro del continente, e si fanno vessare dalle regole appositamente create con l'obiettivo di creare disturbo e fargli pagare il conto finale: questa purtroppo è l'impressione che si ha osservando l'agenda politica.

In Gran Bretagna la ricorrenza della prima guerra mondiale viene utilizzata con tutti i mezzi possibili per ancorare nella memoria il ricordo dei cattivi tedeschi e dei prussiani armati. In una Francia ormai economicamente a terra, piu' passano gli anni piu' ci si inebria con la grandeur passata. L'esplosione di odio contro i tedeschi ad Atene risale a pochi mesi fa. E a Bruxelles invece, apertamente e giorno dopo giorno cresce il gruppo dei germanoscettici.

Per l'Europa è un bene solo cio' che danneggia la Germania?

La recente proposta della Commissione europea di punire la Germania con una multa per i suoi avanzi commerciali, per il suo successo economico, puo' anche essere stata comunicata in maniera maldestra. Ma offre una scuola di pensiero per i comodi burocrati di Bruxelles: per l'Europa va bene solo cio' che danneggia la Germania. Il suggeritore di questa visione del mondo è il premio Nobel per l'economia americano Paul Krugman, che dal New York Times ha lanciato il suo goffo anatema: la Germania "sta spingendo i suoi vicini sul lastrico". Gli avanzi commerciali sono la causa principale delle sofferenze dei paesi in crisi come la Spagna.

Che cosa fare? La Grosse Koalition in arrivo vuole tentare la strada di una negoziazione di basso profilo e lontano dai riflettori. Sorprendentemente nella vicenda NSA si è parlato costantemente di "interessi nazionali" da difendere, incompatibili con lo spionaggio degli Stati Uniti. E' sicuramente vero. Ma sulla vicenda di Bruxelles non c'è alcun politico tedesco che osi parlare ad alta voce di interesse nazionale, tanto meno di rappresentarlo. Inconsapevolmente la generazione politica attuale ha interiorizzato lo strumento con il quale puo' andare avanti l'integrazione europea: le briglie necessarie per tenere a freno il Gulliver tedesco. E cosi' Merkel, Gabriel e Steinmeier non hanno nulla da dire quando Bruxelles rimprovera, minaccia e pretende - e la Germania si adatta.

Solo una saggia politica di difesa dei propri interessi, e un sano egoismo nazionale potrebbero ovviare a questo problema. Alla lunga sarà rispettato solo colui che sarà capace di stare in piedi, e non di cadere mentre va avanti. Visto cosi', il sempre piu' forte sentimento anti-tedesco in alcuni paesi europei è il risultato di politiche sbagliate. Gli anni della troppa spavalderia, del tentativo di imporsi, del voler essere il primo della classe, ora sono diventati l'esatto opposto: una mancanza di assertività e capacità di negoziazione. Le generazioni future ne pagheranno il prezzo.

sabato 26 ottobre 2013

Intervista a Bernd Lucke di AfD

Focus.de pubblica una lunga intervista a Bernd Lucke, il leader di Alternative fuer Deutschland. I leader degli euro-contrari torna a parlare delle valute parallele e delle modalità di uscita dall'Euro dei paesi del sud. Da Focus.de
Focus: Le elezioni sono passate, AfD non è riuscita a superare la soglia del 5%. Significa che i tedeschi stanno bene con l'Euro?

Lucke: in prima luogo questo significa che i cittadini non hanno ancora riconosciuto tutti i pericoli che derivano dagli eurosalvataggi. O meglio, ci mostra che il governo è riuscito a nascondere con successo questi pericoli.

Focus: Merkel e co. si basano su studi e sostengono che la Germania beneficia enormemente dall'Euro, dicono esattamente il contrario. Che cosa la porta a fare questa valutazione?

Lucke: no, non credo l'economia tedesca stia soffrendo a causa dell'Euro. Io credo tuttavia che l'Europa e in particolare i paesi del sud stiano decisamente soffrendo a causa dell'Euro. La conseguenza è che l'unificazione europea, un successo fino al 1999, ora è a rischio. E cio' è evidente negli sviluppi economici della periferia: hanno perso la loro competitività e potranno ripristinarla solo facendo dei grandi aggiustamenti, interamente a spese dei lavoratori. Cio' significa che la Germania insieme ad altri paesi ancora solventi è finita in una rete molto confusa di garanzie, approvate senza il controllo dei parlamenti. E queste garanzie sono a carico dei cittadini. Sono una bomba a orologeria e nel medio periodo avranno degli effetti sul nostro benessere.

Focus: secondo lei, qual'è il rischio piu' grande che corre la Germania?

Lucke: il rischio piu' grande al momento è naturalmente la Grecia. Il paese ha bisogno di un taglio del debito: la sostenibilità del debito greco al massimo è di 100 miliardi di Euro - al momento il debito pubblico greco ammonta ad oltre 330 miliardi di Euro. Piu' o meno tre volte cio' che è sostenibile nel lungo periodo.

Focus: quali sono i rischi finanziari per la Repubblica federale, se oltre alla Grecia ci fossero altri paesi a finire in ginocchio?

Lucke: dipende dalla portata di cio' che accadrà. Il Ministero delle finanze parla di un rischio massimo di 310 miliardi di Euro, l'istituto IFO parla del doppio. La situazione puo' restare gestibile se c'è una svolta politica. Si potrebbe inizialmente far uscire dalla zona Euro i piccoli paesi come Cipro, la Grecia o il Portogallo e con l'esperienza maturata gestire l'uscita dei paesi piu' grandi, come Spagna e Italia. Mi preoccupa invece il fatto che il governo sul tema euro-salvataggi continui con la sua politica dell'"andiamo avanti cosi", con il rischio che un giorno all'improvviso la zona Euro crolli a causa di un evento esterno. Se fossero piu' paesi di grandi dimensioni ad uscire contemporaneamente dall'Euro, ci sarebbero degli sconvolgimenti. Per questo sarebbe necessario ridurre quanto prima il perimetro della zona Euro e consentire l'uscita degli stati che rappresentano il rischio maggiore.

Focus: quali sarebbero i costi per il contribuente tedesco in caso di un'insolvenza greca?

Lucke: la Germania garantisce il 27% dei crediti che sono stati erogati sotto i diversi pacchetti. Ma il 27% è solo il limite piu' basso, perché se ci fosse un secondo stato a dichiarare insolvenza, la Germania sarebbe costretta ad assumersi una parte dei suoi impegni. Per la Grecia nel complesso sono stati erogati 280 miliardi di crediti, in parte finanziati anche dal FMI. In caso di default completo un quarto di questi costi ricadrebbero sulla Germania, circa 70 miliardi di Euro.

Focus: ne complesso, sulla base delle garanzie assunte, quali sono i rischi finanziari per la Germania?

Lucke: l'Irlanda fino ad ora ha ricevuto circa 62 miliardi di Euro, a cui la Germania contribuisce  per circa un terzo, diciamo 20 miliardi. Il Portogallo ha ricevuto 78 miliardi, di cui circa un terzo versati dalla Germania - sono altri 26 miliardi di Euro. A Cipro dei 17 miliardi erogati, abbiamo versato circa 6 miliardi di Euro. I titoli pubblici acquistati dalla BCE si sono in parte ridotti ma sono sempre circa 130 miliardi di Euro. L'Eurozona ha dato circa 40 miliardi di Euro alle banche spagnole, e abbiamo appena saputo che in quel paese ci sono sofferenze sui crediti nell'ordine dei 115 miliardi di Euro. Il conto finale dipenderà dal livello dell'hair-cut. Per la Grecia potrebbe essere fra il 50 e il 75%. Una parte importante di cio' che oggi garantiamo per la Grecia andrebbe perduta.

Focus: quando si aspetta che arrivi il taglio del debito?

Lucke: è difficile da dire. Wolfgang Schäuble ritiene necessario un nuovo piano di aiuti per la Grecia, secondo la mia interpretazione intende posticipare ulteriormente il taglio del debito e trasferire altro denaro verso la Grecia - che in parte pagheremmo anche noi. Il taglio del debito puo' essere posticipato quanto vogliamo, basta erogare sempre nuovo capitale, nonostante i mercati non siano piu' disponibili a farlo ormai da tempo. E' difficile stimare quando nel governo prevarrà la ragione economica, e si riuscirà finalmente ad ammettere: le perdite nella ristrutturazione del debito saranno sempre piu' grandi, quanto piu' a lungo si continuerà a gettare denaro.

Focus: lei ha piu' volte parlato del rischio inflazione causato dalla politica di salvataggio dell'Euro. Oggi pero' l'Euro con un'inflazione media inferiore al 2% è ancora molto stabile.

Lucke: ho solo messo in guardia da un rischio inflazione nel lungo periodo. La BCE ha acquistato titoli e ha annunciato che forse lo farà in maniera illimitata. Adesso la BCE si assicura che la massa monetaria non aumenti, perché contemporaneamente vende altri titoli. Fino ad ora non ha causato inflazione. Con un intervento illimitato della BCE - una promessa che per sua fortuna non ha ancora messo in atto - una sterilizzazione alla lunga non sarà piu' possibile. Anche la BCE ha una quantità limitata di titoli da utilizzare ai fini della sterilizzazione. A cio' si deve aggiungere che se la crisi debitoria dovesse finire fuori controllo, l'inflazione sarebbe nell'interesse degli stati Euro. L'inflazione è la via piu' comoda per ridurre il valore nominale del debito.

Focus: l'argomento principale degli euro-sostenitori è che l'economia dell'export tedesca ha avuto grandi benefici dall'Euro...

Lucke: in primo luogo dobbiamo dire che la politica del governo federale non puo' essere guidata esclusivamente dagli interessi degli esportatori, piuttosto dagli interessi di tutto il popolo tedesco. E le conseguenze di un'uscita dei paesi del sud-Europa non sono cosi' svantaggiose come si vorrebbe far credere.

Focus: e perché?

Lucke: da un lato perché i cittadini avrebbero dei vantaggi: con la nuova moneta ci sarebbe un maggior potere di acquisto. L'apprezzamento del "nuovo Euro" dopo l'uscita dei paesi del sud aumenterebbe notevolmente il potere d'acquisto delle famiglie tedesche, perché tutti i beni importati e tutti i beni prodotti nel nostro paese, che utilizzano delle materie prime importate, sarebbero nettamente piu' economici. Un aumento del potere d'acquisto delle famiglie tedesche non solo porterebbe ad un aumento dell'import di beni dall'estero, ma anche ad un aumento degli acquisti dei beni prodotti nel nostro paese, perché ci sarebbe maggior reddito disponibile. Anche le aziende tedesche ne trarrebbero un beneficio. Le perdite che potrebbero verificarsi sui mercati esteri di esportazione, sarebbero in parte compensate da una congiuntura interna piu' favorevole. Inoltre le imprese orientate all'export sul fronte dei costi avrebbero un sollievo, in quanto i fattori produttivi importati diverrebbero piu' economici. Potrebbero contrastare un apprezzamento sui mercati esteri abbassando i prezzi e ottenendo quindi dei costi di produzione piu' bassi. In terzo luogo è necessario considerare che nei paesi del sud, dopo l'uscita, la congiuntura economica sarebbe favorevole e i redditi tornerebbero a salire. La domanda di prodotti tedeschi dipende dal reddito, e un reddito piu' elevato agisce in direzione opposta rispetto all'aumento dei prezzi. Con un miglioramento della congiuntura in sud-Europa la domanda di beni tedeschi potrebbe addirittura aumentare.

Focus: quale è stato l'andamento dell'export tedesco verso il sud-Europa negli ultimi anni?

Lucke: è diminuito del 25%. Con l'Eurocrisi abbiamo subito una forte riduzione. La situazione potrebbe migliorare se i paesi del sud riuscissero a far ripartire la loro economia.

Focus: qual'è la quota di esportazioni verso i paesi del sud sul totale delle esportazioni tedesche?

Lucke: la quota è del 12.5%. Il danno causato dall'uscita dei paesi del sud sarebbe molto limitato e facilmente sopportabile dall'economia tedesca. Soprattutto le variazioni nei tassi di cambio - svalutazione dei paesi del sud e rivalutazione dei paesi del nord - potrebbero essere guidate ed estese nel tempo dall'intervento della banca centrale.

Focus: uno studio della Fondazione Bertelsmann mostra che senza l'Euro la crescita in Germania sarebbe di uno 0.5% inferiore, e fino al 2025 equivarrebbe ad una perdita di 1.200 miliardi di Euro.

Lucke: questo studio si basa su di un modello che la fondazione Bertelmann, vicina al governo, non pubblica. Scientificamente è molto inusuale. Si sparano delle cifre senza sapere come abbiano fatto gli autori ad arrivarci. E' solo propaganda.

Focus: e il mercato del lavoro? L'Euro ha portato molti posti di lavoro alla Germania. Senza la moneta unica non sarebbero a rischio?

Lucke: l'Euro ci ha portato dei posti di lavoro? Nei primi anni dell'Euro abbiamo avuto il tasso di crescita piu' basso dell'Eurozona. Il recupero che sul mercato del lavoro abbiamo avuto a partire dal 2005 è da ricondurre principalmente alla moderazione salariale. I salari tedeschi sono cresciuti molto poco. L'Agenda 2010, grazie alla flessibilizzazione del mercato del lavoro, probabilmente ha avuto un ruolo positivo. Mentre in Germania vivevamo una fase di moderazione salariale, i salari nel sud-Europa sono cresciuti e hanno ridotto la competitività di quei paesi. La Germania ha cosi' ottenuto  un vantaggio competitivo, pagato con uno svantaggio competitivo nei paesi del sud-Europa. Potremmo anche dirci: che cosa ci importa della disoccupazione generale e della scandalosamente alta disoccupazione giovanile? Ma per i politici che ci parlano ogni giorno del bene dell'Europa, non si tratterebbe di una condotta responsabile.

Focus: la BCE continua con una politica del denaro a buon mercato e tiene i tassi bassi. Quali potrebbero essere le conseguenze sul lungo periodo?

Lucke: la BCE ha inondato il mercato con il denaro facile, e i bassi tassi hanno naturalmente delle conseguenze negative per i risparmiatori, che spesso non riescono a coprire nemmeno l'inflazione. Una parte del loro patrimonio in pratica viene espropriata. Questa repressione finanziaria tuttavia è un fenomeno che recentemente abbiamo visto all'opera in tutto l'emisfero occidentale. Nella zona Euro, in Svizzera, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Giappone - ovunque le banche centrali tengono i tassi ai minimi storici. Cio' è da ricondurre alla crisi finanziaria globale e conduce ad una forte redistribuzione a scapito dei risparmiatori e a favore dei debitori.

Focus: dovrebbe essere la Germania ad uscire o i paesi del sud?

Lucke: mi sono sempre battuto affinché siano i paesi del sud Europa ad abbandonare l'Euro. E in maniera ordinata

Focus: e come dovrebbe accadere?

Lucke: attraverso l'introduzione di una valuta nazionale che in un primo momento sia solo una valuta parallela rispetto all'Euro, in modo da far sparire l'Euro in un periodo di 3-5 anni 

Focus: una valuta parallela non sembra molto rassicurante per la gente...

Lucke: dipende da come sarà configurata. In un primo momento la nuova valuta sarebbe introdotta solo per i pagamenti senza contanti, mentre l'Euro resterebbe in circolazione come contante. Cosi' ha fatto la Bundesbank con il passaggio dal D-mark all'Euro. La cosa importante: la nuova valuta sarebbe emessa attraverso l'acquisto di Euro da parte della banca centrale, vale a dire la nuova valuta sarebbe interamente coperta da Euro. Questo significa che la banca centrale avrebbe il pieno controllo sul corso della moneta e potrebbe gestire i tempi della svalutazione o della rivalutazione evitando dei grandi disallineamenti. Si dovrebbe fissare un periodo di passaggio ben delimitato, al termine del quale si dovrà raggiungere un tasso di cambio adeguato fra l'Euro e la nuova moneta. Una volta raggiunto, si potrà completare il passaggio dall'Euro alla nuova moneta.

Focus: l'introduzione di una moneta parallela non avrebbe come conseguenza la fuga di capitali oppure una corsa agli sportelli?

Lucke: no. La questione fondamentale è se nella conversione della valuta sono coinvolti anche i depositi dei risparmiatori. Si potrebbe stabilire per legge che i vecchi depositi in Euro restino denominati in Euro. La banca centrale dovrebbe concedere alle banche commerciali un fondo per la compensazione, poiché queste obbligazioni restano denominate in Euro, mentre i crediti sarebbero contemporaneamente trasformati nella nuova moneta svalutata. Quando in seguito la nuova valuta si svaluterà, la banca centrale realizzerà dei guadagni, perché con la nuova moneta nazionale ha acquistato degli stock di Euro e queste riserve si apprezzeranno nei confronti della nuova valuta. I profitti della banca centrale in questo caso potrebbero quindi finanziare una parte del fondo di compensazione. E' molto meno complicato di quanto possa sembrare.

Focus: con le valute parallele in circolazione contemporanea, non si avrebbe un caos nei pagamenti?

Lucke: è molto piu' semplice di quanto lei non possa immaginare. Pensi solamente che anche l'Euro in Germania è stato introdotto come valuta parallela - e non c'è stato alcun caos. Nel 1999 l'Euro è stato introdotto come moneta scritturale per i pagamenti non in contante, per i pagamenti in contante fino al 2001 è rimasto in corso il D-Mark. 

Focus: quindi non rischiamo condizioni sudamericane...

Lucke: molto spesso quando si parla di valute parallele si pensa a valute non ufficiali, ad esempio quando l'Argentina ha dollarizzato l'economia la gente pagava in dollari, sebbene la sola moneta a corso legare era la valuta locale. Nel caso di una tale introduzione informale alla fine si arriva sempre alla sostituzione di una moneta con l'altra. In questo caso sarebbe diverso, perché una moneta resterebbe solo per i pagamenti in contanti, mentre l'altra sarebbe utilizzata per le transazioni non-cash.

Focus: se la Germania introducesse una valuta parallela, i risparmi in Euro detenuti dai cittadini tedeschi si svaluterebbero nei confronti della nuova valuta nazionale che invece tenderebbe ad apprezzarsi?

Lucke: non sto proponendo una valuta parallela per la Germania, perché non è la Germania a dover uscire. Ma in termini puramente astratti: la questione fondamentale è se sarà possibile convertire i depositi esistenti nella nuova valuta. In un paese che va verso una svalutazione, sarebbe consigliabile non effettuare questa conversione, vale a dire lasciare i depositi denominati in Euro. Se si riesce a comunicare questo concetto in maniera comprensibile, il rischio di un bank-run è minimo. Se invece si dovesse introdurre una nuova valuta in un paese che va verso una rivalutazione, sarebbe consigliabile convertire automaticamente questi depositi nella nuova valuta, cioè il D-Mark.

Focus: che cosa accadrebbe ai crediti delle assicurazioni sulla vita?

Lucke: tutti i rapporti di indebitamento interni verrebbero convertiti nella nuova valuta. La maggior parte delle assicurazioni, soprattutto le assicurazioni sulla vita, sarebbero coinvolte. Un problema ci sarebbe pero' per i debiti esteri: i crediti tedeschi verso l'estero, denominati in Euro e definiti secondo la legge del paese estero, resterebbero in Euro - e cio' significa che questi crediti perderebbero una parte del loro valore.

Focus: dopo l'uscita dei paesi del sud, ci sarebbe un nuovo Euro?

Lucke: se torniamo di nuovo a questo scenario si'. Contemporaneamente all'uscita dei paesi del sud, si dovrebbe trovare un accordo con in partner del nuovo Euro su due punti fondamentali: da un lato, ciascun paese dovrebbe avere la possibilità di uscire dalla zona Euro, se dovesse ritenere che l'Euro per lui ha un impatto economicamente svantaggioso. Dall'altro, dovrebbe esserci un divieto assoluto di garantire per il debito di altri stati. Se gli stati del nuovo Euro accettassero una tale modifica dei trattati, penso che sarebbe auspicabile mantenere il nuovo Euro. Ma se i francesi e i belgi ritengono che la Germania, l'Austria e l'Olanda un giorno debbano essere chiamati a garantire anche per il debito pubblico belga o francese, a mio parere sarebbe molto meglio sciogliere completamente l'Euro. Solo per una questione di pura strategia, durante i negoziati dovremmo dire chiaramente che siamo pronti a tornare al D-Mark. Se escludessimo questa eventualità sin dall'inizio, non avremmo mai la possibilità di imporre delle modifiche ai trattati europei.

Focus: sul sito web di AfD scrivete che la Bundesbank avrebbe pensato alle conseguenze di un fallimento dell'Euro. Esiste già un "piano B" ufficiale?

Lucke: a cosa la Bundesbank si sia preparata noi non lo sappiamo. Ma sappiamo che hanno simulato degli scenari alternativi. Per questo ci siamo appellati alla legge sulla libertà di informazione e vorremmo sapere se l'introduzione di una valuta parallela viene ritenuta utile o addirittura inevitabile e se gli studi fatti riguardano la dissoluzione completa dell'Euro oppure solo l'uscita di alcuni stati. Abbiamo conseguentemente scritto al governo federale e alla BaFin (Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht). 

Focus: e quale sarebbe il piano B della Bundesbank?

Lucke: la Bundesbank si è rifiutata di fornire ulteriori informazioni, poiché riguardano le attività all'interno del sistema delle banche centrali e questo sarebbe escluso dalla legge sulla libertà di informazione

Focus: avete delle ipotesi sui contenuti segreti degli scenari alternativi formulati dalla Bundesbank?

Lucke: le ipotesi non aiutano. Ma possiamo concludere che questi scenari non abbiano delle conseguenze catastrofiche, altrimenti il governo li avrebbe pubblicati immediatamente, per poter giustificare la propria politica. Ci sono delle alternative credibili ed economicamente ragionevoli rispetto alla politica del governo, e gli elettori tedeschi ne sono stati privati.

Focus: lei crede ci siano alternative piu' economiche rispetto al piano di salvataggio multimiliardario?

Lucke: ancora una volta: se gli scenari formulati dalla Bundesbank fossero stati cosi' sfavorevoli, tali da sostenere la politica del governo in maniera inequivocabile, senza dubbio sarebbero stati comunicati al pubblico. Ci sono delle alternative - in aperta contraddizione con l'affermazione della Cancelliera, secondo cui la sua politica sarebbe priva di alternative.

Focus: è una teoria complottista?

Lucke: no. La risposta della Bundesbank dimostra che questi studi esistono. Ma le autorità federali hanno impedito la diffusione di documenti scomodi fino al giorno delle elezioni, e oltre. Gli elettori sono stati privati di informazioni importanti, e i partiti di governo sono stati avvantaggiati. Abbiamo informato il Presidente della repubblica e chiesto sostegno per i diritti dei cittadini, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta.

Focus: i cittadini tedeschi sull'Euro hanno un'opinione molto diversa. Perché nessun partito a parte AfD si batte per la fine dell'Euro nella sua forma attuale?

Lucke: mi è difficile rispondere a questa domanda in maniera soddisfacente, anche io ne sono sorpreso. Posso anche capire che per i partiti che hanno contribuito in maniera significativa alla sua introduzione, sia difficile abbandonare il progetto ed ammetterne il fallimento. Questo potrebbe almeno spiegare il comportamento della CDU e della CSU. Ma perché ad esempio la SPD nel ruolo di partito di opposizione non ha proposto un piano alternativo per il salvataggio dell'Euro, come ci si dovrebbe aspettare da un partito di opposizione. Perché la SPD non ha sottolineato che la politica attuale avvantaggia le banche che hanno fatto speculazioni, e che i costi saranno invece sostenuti dai contribuenti, che ora dovranno assumere questi rischi. Perché la SPD non riesca ad ammettere che aver lasciato soffrire la popolazione di Grecia, Portogallo e Cipro in una dura crisi economica che dura ormai da 3 anni e mezzo, è una totale mancanza di solidarietà, mi è incomprensibile. Su questo posso solo dire che ho capito perché alle elezioni la SPD ha preso solo il 25% dei voti: sicuramente non è stata in grado di rappresentare gli interessi dei lavoratori.

Focus: arriviamo al suo partito. AfD viene accusata di populismo di destra. Perché i democratici dovrebbero darle il loro voto?

Lucke: perché siamo dei democratici. Si è antidemocratici quando si cerca di discreditare costantemente un giovane partito, invece di discutere sulle posizioni e i contenuti. Siamo cittadini rispettabili. Ci impegniamo, è un nostro diritto democratico, e fondiamo un partito. Un democratico, anche se ha un'altra opinione, dovrebbe darci il benvenuto. Poiché noi siamo in competizione, cercano di etichettarci come un partito di destra senza nessuna prova sostanziale. Che cosa c'è di veramente di destra nel nostro programma? Il fatto che critichiamo l'Euro? Che ci battiamo per avere una legge sull'immigrazione simile a quella canadese e per una gestione piu' liberale del diritto di asilo? Non vi è una sola delibera, anche nella piu' piccola sezione locale nell'est, che possa essere considerata di destra. In assenza di queste prove, ci vengono lanciate delle accuse generiche. Perché dovremmo provare che invece queste accuse sono sbagliate? Dovrebbe essere chi ci lancia queste accuse a fornire una prova.

mercoledì 20 marzo 2013

Italiani, frugatevi le tasche!



La notizia secondo cui il patrimonio degli italiani sarebbe superiore a quello dei tedeschi arriva sulla stampa popolare. Su Focus.de, Uli Dönch chiede agli italiani di saldare il conto senza scomodare il contribuente tedesco. La crisi euro raccontata all'uomo della strada, il trionfo del trash. Da Focus.de.



I miliardi spesi per il piccolo stato Euro non ci uccideranno. Peggio, c'è una grande economia che aspetta il nostro denaro: gli italiani stanno facendo di tutto per rovinarsi da soli. Ma il paese è in grado di far fronte ai suoi problemi da solo.


Cari amici italiani! Vi vogliamo bene. Ammiriamo il vostro stile di vita. E vi invidiamo perché vivete nel piu' bel paese del mondo. E voi che fate? Vi mettete nei guai da soli: mettete in scena il peggior caos politico dal 1945, pontificate sull'uscita dall'Euro, scioccate le borse mondiali e portate gli interessi sui vostri titoli di stato già traballanti ad un livello molto pericoloso. 

E poi? Alzate le spalle, guardate come dopo un (presunto) fallo - e pretendete che il resto d'Europa faccia il possibile per far scendere di nuovo i tassi. Solo per poter continuare a fare quello che avete fatto fino ad ora.

"Non ci sono le condizioni per l'intervento della banca centrale"

Cosi' non va, cari italiani. Oppure detto in maniera piu' diplomatica come ha fatto il presidente della Bundesbank Jens Weidmann sul numero attuale di Focus: "Se in Italia attori politici importanti discutono di un'uscita dall'unione monetaria e a causa di cio' gli interessi sui titoli di stato crescono, questo non potrà essere in alcun modo un motivo per l'intervento della banca centrale".

In parole povere: se giocate col fuoco, dovete anche essere capaci di spegnerlo. Invece di fare pressione sugli altri, vi dovrete bruciare i piedi. Nel frattempo anche gli economisti tedeschi piu' vicini a voi sono stufi. Anton Börner è presidente dell'Associazione per il Commercio Estero BGA, vive con la sua famiglia nella patria di adozione Italiana e in un'intervista a "Die Welt" vi dà una bella lavata di capo: "Non è possibile che un paese ricco come l'Italia chieda l'aiuto della EU".

I miliardi discreti delle vecchie famiglie

Perché - qui si arriva al punto - voi siete piu' ricchi di noi! I vostri depositi e i patrimoni privati raggiungono un impressionante 175 % del PIL. Noi, i vostri vicini al di sopra delle Alpi apparentemente forti, arriviamo appena ad un 125 % del PIL. Questo è dovuto prima di tutto ai vostri famosi "vecchi soldi" - i tesori miliardari discreti dell'industria finanziaria nel nord Italia e quelli nel sud che invece appartengono alla...lo sapete già.

Anche l'esperto Börner lo dice: "I patrimoni sono distribuiti in maniera molto diseguale". Il vostro prossimo governo dovrebbe finalmente avere il coraggio di tassare i patrimoni improduttivi (ville, antichità, gioielli)  con un'aliquota piu' alta rispetto alla ricchezza produttiva (salari, profitti delle imprese): "Allora gli imprenditori tirerebbero fuori i soldi dalle case al mare oppure in montagna e si deciderebbero a metterli nelle imprese".

Allora? Avete già smesso di parlare? Non è uno dei vostri sindacalisti comunisti a predicare. Ma un imprenditore tedesco molto solido e radicato in Italia. Che conosce voi e i vostri veri problemi. Tuttavia, voi - popolo piu' amabile sul continente - non potete sempre lamentarvi con "quelli là sopra". Anche voi dovete cambiare. E soprattutto la vostra caratteristica peggiore: "L'italiano conosce solamente se stesso e la sua famiglia e per questa cerca di ottenere il massimo, in ogni modo", racconta l'esperto Börner.

Fare ordine a casa propria

Per questo Börner non capisce le vostre continue richieste di aiuto: "E' anti-solidale pretendere che siano i tedeschi a dover pagare oppure garantire per gli italiani. Uno dei paesi piu' ricchi d'Europa si arrabbia perché deve fare ordine a casa propria". Oppure volete che si faccia un accordo secondo il vecchio stile italiano: la Juventus ad aprile perde in Champions League contro il Bayern Muenchen - e poi parliamo di nuovo di soldi ed interessi?

Voi non lo volete? Molto bene. Nemmeno noi. Allora vi resta solo una cosa da fare: indossate gli occhiali da sole, sigaretta dietro l'orecchio, maniche tirate su', tasse pagate  in parte - e continuate a sostenete i politici che vi faranno perdere una parte del patrimonio, sicuramente piu' grande di quanto non sia accaduto fino ad ora. Alla salute del paese piu' bello del mondo!



sabato 2 marzo 2013

La (breve) intervista di Grillo a Focus.de


Da Focus.de, la breve intervista a Beppe Grillo. Sarebbe interessante capire perché si concede alla stampa popolare tedesca.
Beppe Grillo è il vincitore a sorpresa delle elezioni in Italia. Il comico è felice di non aver raggiunto la maggioranza: nell'intervista a Focus non dà alcuna possibilità al sistema politico del suo pase - vuole rinegoziare i debiti italiani.

Il vincitore a sorpresa delle elezioni politiche in Italia, Beppe Grillo, ritiene che il sistema politico entro la fine dell'anno arriverà al collasso. "Ai vecchi partiti do ancora 6 mesi - e poi saranno alla fine", ha dichiarato il famoso comico a Focus.de "Allora non saranno piu' in grado di pagare le pensioni e gli stipendi pubblici".

Il fondatore del M5S chiede una rinegoziazione del debito pubblico italiano: "Saremo sopraffatti - non dall'Euro ma dai nostri debiti. Se l'importo degli interessi raggiungerà i 100 miliardi di Euro all'anno, saremo morti. Non ci sono alternative". Il 64enne fa un paragone fra lo stato e una società di capitali: "Se ho comprato le azioni di una società che fallisce, allora ho avuto sfortuna. Ho rischiato - e perso". Se le condizioni non cambiano, l'Italia intende abbandonare l'Euro e tornare alla Lira.

"Questa è solo la prova generale"

Non intende fare una coalizione né con i democratici di Pier Luigi Bersani né con i conservatori di Silvio Berlusconi. "Se il PD e il PDL proponessero: una modifica immediata della legge elettorale, la cancellazione dei rimborsi elettorali, 2 legislazioni al massimo per ogni parlamentare - saremmo pronti a sostenere immediatamente un tale governo".

Grillo sembra essere felice di non aver raggiunto con il suo partito un risultato migliore. "Saremmo stati un po' preoccupati, se avessimo ottenuto subito la maggioranza", "Questa è solo la prova generale". Il M5S ha raggiunto il 25.5 % nelle elezioni per la Camera dei Deputati.

mercoledì 1 agosto 2012

Raus!


Continua la campagna della stampa popolare per l'uscita di Atene dall'Euro. Questa volta su Focus.de, Uli Dönch ci ricorda che solo attraverso il risparmio i greci potranno restare nel paradiso della moneta unica. 
Non possono risparmiare - e non vogliono nemmeno farlo. Al contrario danno la colpa sempre agli altri: prima gli USA, oggi la Germania e domani forse gli eschimesi.

I dati sono pessimi. Incredibilmente cattivi. E questo, nonostante noi e il resto degli europei li abbiamo sostenuti con almeno 380 miliardi di Euro. Non è servito a nulla. Al contrario: lo stato sprecone continua a crescere, la burocrazia continua a imperversare - solo il debole settore privato si contrae.

Ma che cosa fanno i greci? Si lamentano. Pretendono riforme piu' morbide, piu' tempo e aiuti generosi. Come se gli oltre 33.000 Euro a testa non fossero ancora abbastanza. 

Non ci fa arrabbiare la routine ormai secolare di una intera nazione. Ma l'arroganza spesso irritata, insieme ad una sfacciata mancanza di responsabilità.  Ma c'è una cosa che i greci sanno fare molto bene, ed è incolpare gli altri della loro miseria. 

Un greco smaschera i greci

Chi dovrebbe saperlo meglio di un locale: il combattivo commentatore di atene Takis Michais sa smascherare la pigrizia dei suoi connazionali come nessun'altro. Già nel 2009 aveva pronosticato: non passerà molto tempo prima che i media greci inizino a dare la colpa al resto del mondo per le proprie miserie. I "mercati", la "Germania"  in generale, oppure "Angela Merkel" in particolare - "mettete la croce sul corrispondente". E' andata proprio così.

La FAZ cita l'autore Takis con le parole: "prima gli americani erano tutti colpevoli, ora sono i tedeschi, domani forse gli eschimesi." In questo atteggiamento presuntuoso i politici, i giornalisiti e la popolazione sono tutti uniti.

Quanto Takis abbia ragione, lo mostra il commento sulla „Süddeutschen Zeitung“ di due greci molto influenti: l'ex presidente Kostas Simitis e il professore Jiannis Stornaras. Per entrambi è chiaro  - che meraviglia - che la Grecia non ha nessuna colpa nella Eurocrisi.

Debito sì, risparmio no

Ancora piu' notevole di questa tesi sono tuttavia gli argomenti di entrambi i 2 grandi pensatori greci.

- Il paese negli anni '90 si è enormemente sforzato per raggiungere i criteri della moneta unica. Il rapporto deficit/pil nel 1999 ha raggiunto il 2.5%. Come? E' stato un vero successo economico - oppure il risultato di statistiche falsificate massicciamente? Qui gli autori tacciono...

- Al contrario, si rammaricano in maniera eloquente "che l'allora governo in carica, nel 2006 abbia perso il controllo sulle entrate e la spesa pubblica". Ben detto. Non ci dicono nulla di come tutti i governi greci negli ultimi decenni abbiano gonfiato gli apparati statali, per poter regalare ad elettori ed amici un lavoro lucrativo...

- Secondo gli autori non è stata la Grecia a causare lo sfascio greco. Piuttosto il "fallimento di Lehman Brothers", "l'aumento dei rischi finanziari", e "l'aumento dei tassi di interesse...hanno innescato la crisi del debito".

- Come era da attendersi, Simitis e Stournaras a questo punto smascherano i veri colpevoli: gli altri europei. "La titubanza della zona Euro ad agire...ha portato la Grecia fuori dai mercati".

Arriva a questo punto la parte migliore del pamphlet: la Grecia e gli altri stati indebitati non hanno fatto nulla di sbagliato. "Per poter coprire questi deficit, i paesi della periferia sono stati costretti a prendere sempre piu' denaro in prestito." Veramente? Esiste una parola magica? Inizia con la "S" - come Simitis e Stournaras - e finisce con "PAREN" (sparen=risparmiare).

Chi in maniera duratura spende piu' di quanto incassa, avrà prima o poi un problema. Ma il problema può essere eliminato proprio con il risparmio. Questo concetto però in tutta la Grecia sembra essere una parola straniera. Fino a quando questo atteggiamento non cambia, il paese non potrà essere aiutato. Purtroppo. Questo sembrano averlo notato gradualmente anche i politici tedeschi. Merkel, Schäuble & Co. in questi giorni hanno giurato che avrebbero fatto "tutto il possibile per il mantenimento dell'Euro". Non hanno però detto, che tutti i paesi potranno mantenere la moneta unica...

giovedì 12 luglio 2012

Homburg: l'Euro non ha nessuna possibilità di sopravvivere


Stefan Homburg, economista, professore universitario ed euroscettico della prima ora, intervistato da Focus.de, attacca il fondo ESM e si lancia in una  previsione: l'Euro non ha nessuna possibilità di sopravvivere.
Invito alla protesta contro la politica di salvataggio per l'Euro: l'economista Stefan Homburg lancia dure accuso contro il fondo di salvataggio ESM - e mette in guardia dai rischi illimitati per il contribuente tedesco.

Focus: Herr Homburg, l'ESM è incostituzionale?

Homburg: Credo che l'ESM sia evidentemente incostituzionale, perché svuota i poteri del parlamento in materia di bilancio e in questo modo viola i principi democratici. Storicamente la democrazia moderna si è fondata sulla legge di bilancio. Il potere del parlamento in materia di bilancio, che include un diritto a decidere e uno a controllare, deve essere pertanto considerato il cuore del principio democratico. Il trattato ESM limita i poteri decisionali del Bundestag: le azioni di salvataggio secondo la nostra esperienza sono sempre urgenti, e una partecipazione del Bundestag alle decisioni urgenti è da escludere. Inoltre, il potere di controllo del Bundestag viene completamente eliminato: non c'è alcuna possibilità di decidere sull'utilizzo del denaro dei contribuenti tedeschi, gestito attraverso il fondo ESM.

Focus: E' necessario un voto popolare sul trattato ESM?

Homburg: Se i poteri in materia di bilancio del parlamento e il principio democratico dovessero essere eliminati - come ci chiede una parte del mondo finanziario e i loro portavoce nel mondo dei media - è necessario presentare al popolo una nuova costituzione, su cui si dovrà poi votare

Focus: Almeno economicamente l'ESM ha senso?

Homburg: La stragrande maggioranza degli economisti considera i salvataggi bancari, che vengono rivenduti ai cittadini come salvataggio degli stati, sbagliati. Venti anni fa c'era accordo sul fatto che l'autonomia di bilancio nazionale e i bail-out erano incompatibili. Per questo la legge attuale impedisce azioni di salvataggio - anche se i capi di governo hanno violato in piu' occasioni questi principi. Se 2 anni fa ci si fosse attenuti al divieto di bail-out, la Grecia sarebbe diventata insolvente e come molti altri stati prima di lei avrebbe ristrutturato il proprio debito. In mancanza di nuovo credito il paese avrebbe avviato un duro programma di risparmio. Spagna e Italia avrebbero visto questo esempio come un avvertimento e sarebbero state piu' prudenti. L'ESM mette fuori gioco questa autodisciplina. Istituzionalizza la violazone della clausola di no bail-out, imposta degli incentivi sbagliati e ci porta sempre piu' a fondo nel pantano della Schuldenunion (unione del debito). Spagna e Italia negli ultimi 4 anni, nonostante tutta la propaganda, non hanno ridotto i loro tassi di consumo, li hanno invece aumentati. Ora sono sull'orlo della bancarotta.

Focus: Che cosa propone invece?

Homburg: Una politica di bilancio indipendente richiede un divieto di bail-out. Con l'ESM si va nella direzione opposta. Questa Schuldenunion (unione del debito) prima o poi fallirà.

Focus: Ma l'Euro non richiede una politica finanziaria europea comune?

Homburg: La combinazione attuale di una moneta unica, autonomia di bilancio, e unione del debito non è sostenibile: tutti la pensano in questo modo. Non si potrà rinunciare alla autonomia di bilancio, perché i tedeschi non sono pronti per trasferire a Brussel le decisioni in materia fiscale e pensionistica. Anche per i francesi e gli irlandesi non è certamente concepibile. Senza la condivisione delle entrate e delle uscite piu' importanti una unione fiscale sarebbe inefficace.

Focus: Tutto dovrebbe continuare come prima?

Homburg: No. Perchè il divieto di bail-out prima è stato ammorbidito e poi rimosso, e perchè una piena unione fiscale è irrealistica, c'è solo una logica conseguenza: l'abbandono dell'unione monetaria. 

Focus: Una rottura dell'Euro non sarebbe estremamente costosa?

Homburg: Poiché l'Euro come appena detto non ha nessuna possibilità di sopravvivere, i costi per la rottura della moneta unica ci saranno comunque, prima o poi. Questi costi non sono rilevanti per la decisione. Molto piu' importante: i costi saranno tanto piu' alti, quanto piu' a lungo aspetteremo. Nel contesto attuale nessuna impresa investe nei paesi in crisi, gli stati restano intrappolati nella recessione. In questo modo permangono i deficit, e i debiti che la Germania deve garantire crescono senza sosta.

Focus: Che cosa succede alla quota tedesca del fondo ESM se un altro paese non paga piu'?

Homburg: La quota tedesca può crescere oltre i 190 miliardi a 3 condizioni. Primo, se altri paesi lasciano la zona Euro - come Finlandia o Italia. Secondo, se gli altri paesi non contribuiscono, perchè sono in bancarotta. In questo caso la quota tedesca cresce automaticamente. Terzo,  vi è una norma nascosta nel trattato ESM, secondo cui si potrà richiedere un aumento illimitato nel caso in cui il fondo emetta obbligazioni. A tale proposito la garanzia tedesca non è limitata a 190 miliardi  né a 700 miliardi di Euro: la verità è che per la nostra garanzia non esiste nessun limite superiore.

giovedì 21 giugno 2012

A pagare sono sempre gli stessi


Focus.de, settimanale popolare non lontano dai livelli di Bild Zeitung, ci ricorda che anche la Germania non è immune dagli estremismi. Un commento di Uli Doench
I tedeschi dovrebbero risolvere la crisi - e salvare finanziariamente i vicini. Lo stanno chiedendo tutti. Ma attenzione: chi ci isola e ci vuole spremere, rischia l'estremismo politico - non solo in Germania ma in tutta Europa. 

Un miliardo qui, un miliardo là. Ed è già stato messo insieme un nuovo pacchetto di salvataggio. Ma questo funziona fino a quando non ci ricordiamo: oh - si tratta di denaro vero. E dovremo pagare sul serio alla fine! Per i nostri amici di breve periodo, ma anche per quelli che se ne vanno e lasciano il conto da pagare.

Anche al vertice G20 metà del mondo era d'accordo: la Germania deve fare di piu' per la soluzione della crisi Euro. Sì, assumere perfino il ruolo di leader. Ci dicono "leader", ma in realta vogliono dire "risorsa finanziaria". Noi tedeschi con la nostra forza economica dovremmo liberare tutta l'europa dalla palude del debito...

Tentativi di esproprio malcelati

Ma questo noi non lo vogliamo. Perchè non ce lo possiamo permettere. Non con gli Euro-bond, non con l'unione bancaria - e nemmeno con un governo dell'economia condiviso. O come si chiamano tutti questi eleganti tentativi di esproprio. Nel frattempo lo ha riconosciuto anche Angela Merkel: ha avvertito i fanatici globali dei salvataggi che la forza della Germania non è infinita. Tutte le soluzioni della crisi sarebbero inutili, se il piu' grande donatore di denaro, la Germania, fosse schiacciata dalle eccessive richieste.

Quanto sia corretta l'affermazione della cancelliera, lo mostra l'acuta analisi del commentatore britannico Gideon Rachmann sul "Financial Times": "Stiamo isolando la Germania e la stiamo caricando di richieste eccessive, a nostro rischio". Critica apertamente l'atteggiamento degli Stati Uniti e della Gran Bretagna che assegnano alla germania il ruolo di cattivo nel dramma europeo, sostenendo che i tedeschi con la loro mancanza di azione metterebbero a rischio l'intera economia mondiale.

Lo scenario peggiore: una radicalizzazione politica

Rachman avverte con forza gli americani e i britannici: facendo troppa pressione sulla Germania con continue richieste di denaro, l'intero paese potrebbe radicalizzarsi. C'è il pericolo che - dopo le elezioni in Francia, Olanda e Grecia - anche i tedeschi possano rivolgersi massicciamente verso gli estremismi di destra e sinistra: la onorevole pretesa di evitare il ritorno ad una situazione come quella degli anni '30, potrebbe avere proprio questo effetto. 

Proprio perchè i tedeschi hanno il legittmo diritto di sentirsi ingannati quando si parla di Euro, il rischio di una radicalizzazione politica sarebbe molto forte: avevamo promesso alla Germania di non dover essere responsabile per i paesi Euro in difficoltà (No bail-out) - ma tuttavia il paese è stato portato a dover garantire 671 miliardi per il resto d'Europa.

Rachmann è indignato - al nostro posto - che gli altri paesi, nonostante tutti gli impegni già assunti, accusino la Germania di non fare abbastanza. Chiude la sua analisi con una verità storica amara: "E' un corso politico molto pericoloso quello di sminuire la Germania e isolarla - e allo stesso tempo costringerla a dover essere responsabile finanziaramente per tutta l'Eurozona".

mercoledì 18 aprile 2012

La bomba ad orologeria francese

Ad una settimana dalle elezioni presidenziali una parte della stampa tedesca si accorge che al di là del Reno qualcosa non va: il debito francese fa paura e la bomba ad orologeria è pronta ad esplodere. Da Focus.de
L'esperto vede in Francia una bomba a orologeria per l'Euro zona e la Germania

Mentre la fiducia dei mercati finanziari nei confronti di Italia e Spagna cala ulteriormente, gli esperti mettono in guarda dalla Francia, il grande pericolo nella zona Euro. Il piu' importante consulente di politica estera del precedente cancelliere Helmut Kohl, Joachim Bitterlick, ha dichiarato al settimanale FOCUS che in Francia ci sarebbe una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. "La Spagna sta combattendo, l'Italia è sulla buona strada, ma la vera preoccupazione è la Francia". In maniera ancora piu' drastica ha formulato lo stesso concetto l'influente giornalista economico francese Nicolas Baverez: " Le presidenziali del 22 aprile e del 6 maggio sono l'ultima possibilità di modernizzare la Francia sulla base di una decisione democratica". Se non lo faranno gli elettori saranno i mercati finanziari a farlo in estate. "Gli interessi per il debito pubblico francese raggiungeranno lo stesso livello di quelli italiani". Si rischia "lo schianto contro il muro del debito", indipendemente dalla vittoria del presidente uscente Nicolas Sarkozy o dello sfidante e favorito Francois Hollande. 

Per la SPD le elezioni sono già decise: "Sarebbe un bene, se tutti in Germania si abituassero all'idea che Francois Hollande sarà il nuovo presidente" ha dichiarato a FOCUS il leader della SPD Frank-Walter Steinmeier.