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venerdì 9 dicembre 2016

La politicizzazione della banca centrale

Holger Steltzner, condirettore della prestigiosa FAZ, torna alla sua attività preferita: attaccare Draghi e la BCE a guida italiana. Nel suo ultimo editoriale sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung accusa la BCE di essere una banca centrale politicizzata responsabile dei successi elettorali delle forze populiste di destra. Da FAZ.net


L'unione monetaria si è trasformata in una unione del debito e delle garanzie, dove le regole e i trattati sono interpretati e infranti a piacimento. La clausola di "no bail-out" del Trattato di Maastricht non vale nemmeno la carta su cui è stata scritta. La politicizzazione della politica monetaria prosegue. Un commento


A Maastricht siamo riusciti a difendere tutti i maggiori interessi tedeschi. Cosi' annunciava il Cancelliere Kohl esattamente 25 anni fa alla fine di una riunione maratona durata 31 ore durante la quale gli allora 12 capi di stato e di governo avevano raggiunto un accordo sui principi dell'unione monetaria ed economica europea. Nessuno in Germania deve temere che il D-Mark sia stato regalato all'Europa, aggiungeva l'allora Ministro delle Finanze tedesco Waigel (CSU). "No, stiamo estendendo il nostro D-Mark all’Europa", scriveva Waigel nel giornale di partito „Bayernkurier“. La politica di stabilità sarà un modello per l'intero continente. "Costringeremo l'Europa e noi stessi ad avere la massima disciplina nella gestione del denaro dei nostri contribuenti". Bene, oggi lo sappiamo e possiamo affermare: raramente i politici si sono sbagliati di piu'.

L'unione monetaria si è trasformata in una unione del debito e delle garanzie, dove le regole e i trattati sono interpretati e infranti a piacimento. La clausola di "no bail-out" del Trattato di Maastricht non vale la carta su cui è scritta. Con il fondo di salvataggio ESM, introdotto durante la crisi, gli aiuti intergovernativi sono diventati la nuova normalità dell'Eurozona. Sin dall'inizio, il tetto al debito pubblico pari al 60 % del PIL non ha interessato nessuno. Anche del limite al deficit dei bilanci pubblici pari al 3% non si cura nessuno. Ormai nessuno sa piu' esattamente che cosa sia ancora valido, magari perché in un paese presto ci saranno le elezioni, oppure perché la Francia resta la Francia. Nel 25 ° anniversario abbiamo addirittura bisogno di uomini di scienza per capire quante volte il patto di stabilità e crescita è stato violato: ben 165 volte!

La politica della BCE ha ormai poco a che fare con i principi di stabilità della Bundesbank, a cui avrebbe dovuto ispirarsi; lo si capisce chiaramente dal fatto che il presidente Bundesbank è il critico piu' testardo delle politiche di salvataggio della BCE. Sebbene Weidmann non si stanchi di chiedere un ritorno allo spirito del Trattato di Maastricht, il consiglio direttivo ha celebrato l'Euro-anniversario a modo suo: la BCE ha deciso di estendere di 9 mesi il controverso programma di acquisto dei titoli di stato e quindi di aumentarne il volume fino alla incredibile somma di 2.3 miliardi di Euro. Le reali dimensioni di questa somma si possono capire solo facendo un confronto: in meno di 3 anni la BCE ha acquistato piu' titoli di stato di tutti i debiti fatti dalla Germania in diverse generazioni.


Il sistema della BCE è diventato il piu' grande creditore della zona Euro


Nella Eurotower di Francoforte nessuno ormai ha piu' il coraggio di chiedere se aver abolito i rendimenti definiti dai mercati finanziari sia stata una buona idea; chi lo fa viene considerato un apostata. A Francoforte, Bruxelles o Berlino si preferisce far finta che in Grecia ci sia una sempre maggiore disponibilità a fare riforme, mentre nel frattempo il governo di Atene non paga interessi sul debito e dovrà rimborsare i prestiti solo in un lontano futuro - se mai lo farà. L'acquisto dei titoli di stato non ha nulla a che fare con il finanziamento degli stati, almeno cosi’ vorrebbe farci credere la BCE, con l'approvazione dei piu' alti giudici europei. Nel frattempo la banca centrale è diventato il piu' grande creditore di tutta la zona Euro, e presto avrà nei suoi bilanci un terzo di tutti i debiti pubblici in Euro.

La BCE nel negare l'impatto redistributivo delle sue politiche apre un divario enorme fra percezione e realtà. Chiunque puo’ vedere come i risparmiatori si stiano impoverendo, mentre gli investitori in immobili e azioni sono sempre piu' ricchi. Dei rischi per la stabilità finanziaria e dei danni causati dalle bolle speculative erranti nella zona Euro, secondo le autorità europee, dovrebbero invece gentilmente occuparsene le autorità di vigilanza nazionale.


La politicizzazione della politica monetaria va avanti


Della rabbia e dell’inquietudine di molti elettori, per il non rispetto dei trattati europei, in Gran Bretagna, Austria, Francia, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia, Ungheria, Rep. Ceca, Polonia o in Olanda, i nostri "euro-salvatori" non si sentono responsabili. Quando poi i politici vorrebbero convincerci che la perdita di controllo alle frontiere d’Europa è senza alternativa, e che il crescente malcontento nei confronti dell'UE sarebbe solo populismo, siamo alla negazione della realtà.


Sebbene i mercati stiano seguendo la crisi di governo italiana in maniera alquanto rilassata, la politicizzazione della politica monetaria prosegue. Alcuni membri del consiglio BCE temono un'avanzata dei partiti di protesta nell'unione monetaria e pertanto ritengono che la politica monetaria debba opporvi resistenza. Nel fare qeusto pero' la rabbia e il malcontento continuano a crescere anche perché lo strabismo della BCE verso i risultati elettorali viene considerato un tentativo di influenza fatto da potenti funzionari non eletti che non devono rendere conto agli elettori.


sabato 1 ottobre 2016

L'insostenibilità politica dell'unione di trasferimento

Hans Michelbach, capogruppo CSU-CDU in Commissione Finanze, intervistato da Deutschlandfunk in occasione del discorso di Draghi al Bundestag, ci ricorda ancora una volta quanto l'unione di trasferimento resti politicamente insostenibile. Da deutschlandfunk.de

Secondo Hans Michelbach, capogruppo dell'Unione (CDU-CSU) in Commissione Finanze al Bundestag, la controversa politica monetaria del presidente BCE Mario Draghi ha fallito. L'espansione della liquidità tramite l'acquisto di titoli di stato ci sta portando alla messa in comune del debito.

DF:  Herr Michelbach, prima della visita di ieri lei aveva detto che Draghi con il suo programma di acquisti sta procedendo ad una messa in comune del debito e sta trasformando la BCE in una Bad-bank. E' riuscito  ieri Draghi a convincerla del contrario?

Michelbach: è stato in definitiva positivo il fatto che abbia affrontato le sue responsabilità e le critiche. Naturalmente il lato negativo è che mette in conto una ulteriore estensione delle garanzie, in ultima analisi questa espansione di liquidità da 2.000 miliardi di acquisti dovrà finire in qualche modo. E alla domanda, come finirà tutto questo, non ha saputo rispondere. Abbiamo quindi chiesto se alla fine ci saranno gli Eurobonds e un fondo di garanzia comune per i depositi a livello europeo, e cosi' via. Non ci ha dato alcuna risposta. E ciò significa che è chiaro che ci sarà una ulteriore espansione delle garanzie comuni, già oggi infatti la BCE garantisce per il 20% degli acquisti di titoli pubblici e il 100% delle obbligazioni societarie. In ultima analisi anche la Germania garantisce per questi titoli e stiamo andando verso una ulteriore messa in comune del debito. Purtroppo non ha voluto o saputo chiarire i dubbi su questo punto.

DLF: cioè, lei non ha l'impressione che dopo questa visita Draghi abbia intenzione di cambiare qualcosa nel suo approccio o nella sua politica?

Michelbach: no, non ha fatto nessuna proposta per uscire da questa difficile situazione dei tassi a zero, è sempre sfuggito con ammonimenti. Si aspetta che gli stati non guardino solo alla politica della BCE, ma che implementino autonomamente una solida politica finanziaria e riforme strutturali. Ma abbiamo dovuto fargli notare che con questo diluvio di liquidità e la politica dei tassi a zero, lo stato, nei paesi in crisi, non ha nessun incentivo a risparmiare, a consolidare le finanze pubbliche e a mettere in atto una politica finanziaria orientata alla stabilità, poiché in definitiva non ne paga il costo.

DLF: Herr Michelbach, mi scusi se la interrompo, Mario Draghi è davvero il giusto destinatario per questa critica? Come capo della BCE, se nell'area Euro non c'è crescita, non può' fare altro che tenere i tassi a zero, creare liquidità.

Michelbach: con questa espansione monetaria vorrebbe ottenere crescita economica. Dovremmo allora chiedergli quali sono stati i successi della sua politica e quali le conseguenze. E i risultati sono molto modesti. C'è stata crescita economica, ha detto, nei paesi in crisi la disoccupazione è passata dal 15 al 13%. Questo è ovviamente molto poco. Non sono certo i risultati di cui abbiamo bisogno, per poter creare nuova fiducia nell'Eurozona. Si tratta anche di convincere le persone.

DLF: che cosa farebbe al suo posto?

Michelbach: la quadratura del cerchio è chiara, ma deve essere anche chiaro che questa espansione della liquidità deve avere una fine ed è anche necessario far sapere ai cittadini, onestamente e apertamente, che alla fine non ci sarà una messa in comune del debito, che in Germania naturalmente sarebbe chiaramente bocciata. I tedeschi non vogliono gli Eurobonds, non vogliono una garanzia europea per i depositi nei paesi in crisi, non vogliono esserne i garanti. Io credo sia necessario restaurare la fiducia fra i cittadini, e dire chiaramente che vogliamo terminare la stagione dei bassi tassi di interesse, e gli stati che non sono d'accordo e le banche che non sono in condizione di farlo, devono assumersene anche le conseguenze.

DLF: che cosa significa oggi? Alzare nuovamente i tassi e in questo modo soffocare la crescita in molti paesi?

Michelbach: naturalmente non con uno shock. Ma è necessario rimuovere l'incentivo del denaro a buon mercato, solo facendo cosi' si avrà la pressione necessaria per fare le riforme sia per lo stato, sia per le banche.

DLF: possiamo quindi dire che lei oggi consiglierebbe a Draghi di aumentare gradualmente i tassi poiché la sua politica dei tassi di interesse a zero è stata fallimentare?

Michelbach: la ripresa economica da lui pronosticata non c'è stata, poiché le riforme non sono state attuate, di fatto non c'è nessun incentivo ad applicare una politica virtuosa.

DLF: vale a dire, la politica applicata fino ad ora è stata un fallimento?

Michelbach: la sua politica è fallita. Non ho difficoltà ad ammettere che si tratta di un compito difficile. Ma dobbiamo guardare alla realtà e soprattutto non possiamo andare avanti cosi', i cittadini non hanno più' alcuna fiducia in questa politica. 

mercoledì 27 novembre 2013

Le tattiche clientelari di Mario Draghi

L'ennesimo attacco alla BCE e a Draghi arriva da Handelsblatt, questa volta il pretesto è la decisione di escludere i titoli di stato dalle verifiche sulla solidità dei bilanci bancari. Herbert Walter, ex numero uno di Dresdner Bank e commentatore su Handelsblatt.de.
Il presidente BCE Mario Draghi intende escludere dai test sulla solidità delle banche i rischi associati ai titoli di stato. Un aiuto per l'Italia, ma un danno per la credibilità della banca centrale.

Con uno sforzo poderoso, la BCE affronta un compito nobile: dovrà controllare i bilanci bancari di 128 banche europee, e poi testare la solidità delle banche per verificarne la resistenza in uno scenario di crisi. Entrambi sono passaggi necessari "per la ristrutturazione radicale del settore bancario europeo" (secondo il direttore BCE Yves Mersch).

Si tratterebbe di un requisito indispensabile per far tornare la fiducia nel settore bancario, come sostenuto dal presidente BCE Mario Dreghi, un passo necessario per far ripartire l'economia dell'Eurozona. Nessuno vuole quindi intralciare questo processo.

Ma c'è qualcuno che lo sta facendo - ed è proprio il numero uno della BCE.

Le decisioni di Draghi, molto piu' delle sue parole, fanno crescere il dubbio che alla fine del processo si riesca ad aumentare la fiducia nel settore bancario.

Esempio piu' recente: il Comitato europeo per il rischio sistemico ha proposto alla BCE, nell'ambito del prossimo stress-test, di ridurre i privilegi di cui godono i titoli di stato nei bilanci bancari. I titoli di stato non dovrebbero essere piu' considerati privi di rischio e quindi essere coperti dal capitale proprio.

Ma la proposta è ritornata al mittente. Nelle prossime verifiche sui bilanci bancari anche i titoli di stato dei paesi europei in crisi saranno considerati fra i titoli privi di rischio - basta!

Il motivo lo si capisce immediatamente se si dà un'occhiata ai bilanci - soprattutto del settore bancario italiano. Negli ultimi due anni le banche italiane hanno comprato titoli di stato nazionali per 175 miliardi di Euro, un aumento del 73%. 

In questo modo le banche italiane con 415 miliardi di Euro di titoli di stato nei loro libri detengono quasi un quarto del debito pubblico italiano, con una quota di circa il 10% sul totale degli attivi. Solo la Spagna puo' competere con un aumento dell'81% dei titoli di stato in mano alle banche.

Poiché contemporaneamente la quota dei crediti incagliati in Italia ha raggiunto il livello record del 15% sull'intero volume dei prestiti, diventa subito chiaro, quali saranno i problemi dei bilanci bancari al momento delle verifiche.

Anche solo la creazione di un fondo di sicurezza adeguato a coprire i rischi sui presiti in sofferenza metterebbe alcuni istituti di fronte ad enormi problemi. La banca americana Morgan Stanley ha calcolato che le banche italiane dovrebbero mettere a bilancio un fondo previsionale di circa 50 miliardi di Euro.

Ulteriori perdite di valore dei titoli di stato supererebbero le capacità finanziarie delle banche. Invece di una rinnovata fiducia sui mercati, avremmo un'ondata di ristrutturazioni bancarie, con tutti gli effetti negativi sulla stabilità del settore bancario e lo sviluppo economico. Non solo nei paesi in questione, ma in tutta la zona Euro.

Si deve riconoscere che il presidente BCE Mario Draghi non intende rischiare questo scenario apocalittico. Perché pensa come un politico sempre in cerca di un compromesso praticabile. Ma, primo non è un politico eletto, secondo, deve agire considerando l'Eurozona nel suo complesso. Quello che sta facendo, sembra piuttosto una politica clientelare fatta su misura dei singoli paesi.

Tuttavia, altre banche in altri paesi non sono certo insoddisfatte per le politiche di Draghi. La considerazione speciale per le banche italiane, per loro equivale a maggiori possibilità di superare gli stress-test senza grandi danni alla loro reputazione. E' cosi' semplice.

Si pone nuovamente la domanda fondamentale: si puo' considerare seriamente un test sui bilanci bancari, in cui il valore dei crediti viene misurato in maniera alquanto discutibile? E che valore ha un test in cui la diversa qualità dei titoli di stato non viene adeguatamente presa in considerazione?

La risposta è semplice: la tattica di Draghi danneggia la credibilità della BCE e non genera nuova fiducia nel settore bancario europeo.

lunedì 11 novembre 2013

Hans Werner Sinn: i tassi bassi sono un esproprio del risparmiatore tedesco

Hans Werner Sinn torna a parlare dei saldi Target e dei bassi tassi di interesse: la BCE con la sua politica sta espropriando i risparmiatori tedeschi, ormai la sua condotta è in contrasto con la costituzione tedesca. Da FAZ.net
E' la Germania a trarre i maggiori vantaggi dai crediti Target? Il mio collega Marcel Fratzscher del Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW) ne è convinto. La sua affermazione mi ha spinto ancora una volta a prendere una posizione sulla questione Target - due anni e mezzo dopo aver scritto il mio primo contributo sulla FAZ, dando il via ad un dibattito non solo scientifico.

Prima di tutto, mi fa piacere che sia finita la fase in cui i politici tedeschi potevano ignorare la questione dei crediti Target liquidandoli come "saldi irrilevanti". E' ormai pacifico che i saldi Target rappresentano un rifinanziamento supplementare che la BCE ha fornito ai paesi in crisi, dopo aver abbassato il rating necessario per l'accettazione delle garanzie. Si tratta quindi di prestiti a carattere pubblico utilizzati per pagare i disavanzi delle partite correnti, rimborsare i debiti esteri, acquistare titoli, immobili e aziende in altri paesi. Cio' che in passato veniva finanziato dal credito privato, è stato sostituito dai prestiti della BCE.

Le banche dei paesi creditori hanno depositato il denaro in eccesso presso le banche centrali, in cambio di un tasso di interesse, e in questo modo hanno dato il via al ciclo. Le banche centrali  prestatrici accumulano un credito nei confronti dell'Euro-sistema, mentre le banche centrali dei paesi che hanno preso a prestito denaro aggiuntivo accumulano un debito per un importo corrispondente. L'80% della base monetaria dell'Eurosistema è stata creata dalle operazioni di mercato aperto delle banche centrali dei sei paesi in crisi (Grecia, Italia, Portogallo, Spagna, Irlanda, Cipro), sebbene questi paesi rappresentino solo un terzo della forza economica della zona Euro. Della stessa dimensione è la quota di reddito da interessi che l'Eurosistema ha generato nei paesi in crisi e poi redistribuito ai ministeri delle finanze dei vari paesi membri, secondo le dimensioni del paese. In Germania tutti gli interessi trasferiti dalla Bundesbank al ministero delle finanze arrivano dall'estero.

La macchina per stampare denaro è stata data in prestito

Una metafora delle operazioni di pagamento elettroniche che si nascondono dietro i saldi Target potrebbe essere la seguente: il sud-Europa si stampa il denaro di cui ha bisogno per poter comprare beni nel nord-Europa e per onorare i vecchi debiti. E' un po' come se il nord avesse prestato al sud una macchina per stampare denaro.

L'aver prestato la macchina stampa-denaro comporta pero' notevoli rischi. Se l'Euro dovesse disintegrarsi, i saldi Target svanirebbero nell'aria, mentre i titoli di debito, i beni patrimoniali e i beni di consumo, acquistati all'estero con il denaro trasferito, resterebbero naturalmente all'estero. 

Ma che cosa si è finanziato con questi crediti speciali usciti dalla macchina stampa-denaro? Secondo Marcel Fratzscher, i crediti Target tedeschi, che oggi ammontano a 570 miliardi di Euro, sarebbero nati soprattutto in seguito al rientro in patria di circa 400 miliardi di Euro dal mercato dei capitali privato, sostituiti dal credito delle banche centrali ai paesi in crisi. Egli parla di "auito per la fuga", poiché senza questo denaro i paesi in crisi non avrebbero potuto finanziare il rientro dei capitali.

Diverse interpretazioni dei fatti

L'interpretazione dell'aiuto alla fuga, che il mio collega Timo Wollmershäuser ed io abbiamo già sottolineato nelle nostre pubblicazioni scientifiche sul tema Target, descrive tuttavia effetti che nello sviluppo della crisi sono emersi solamente in alcuni paesi in crisi. Non chiarisce pero' la crescita dei saldi Target tedeschi, e se anche la spiegasse, non sarebbe stato compito della BCE difendere le banche tedesche da eventuali perdite. Tali misure di politica fiscale sono di competenza del Ministero delle Finanze e non del consiglio BCE.

Il DIW riferisce che circa 400 miliardi di Euro sono rientrati dai paesi in crisi verso la Germania. Sono cifre simili a quelle dell'Istituto IFO, che il DIW molto gentilmente cita. Si tratta tuttavia di un importo lordo, come indicato anche da Fratzscher. Se guardiamo alla cifra netta, gli investitori privati, secondo i dati, avrebbero fatto rientrare in Germania dai paesi in crisi molto meno (secondo i calcoli incompleti del DIW circa 200 miliardi di Euro netti), poiché gli investitori privati dei paesi in crisi hanno fatto l'operazione opposta ritirando i loro capitali dalla Germania. Se le operazioni opposte si fossero saldate a vicenda, le banche dei paesi in crisi non avrebbero avuto bisogno di stampare del denaro aggiuntivo e non avremmo avuto i saldi Target.

Ma il saldo rimanente, anche dopo questo calcolo, non è comunque dovuto ai capitali rientrati dai paesi in crisi e in seguito usciti di nuovo verso altre aree del mondo. Facendo la somma dei 5 anni di crisi, 2008-2012, nonostante il rientro temporaneo, secondo la bilancia dei pagamenti della Bundesbank, la Germania ha esportato 170 miliardi netti di capitale privato, vale a dire crediti erogati verso l'estero, oppure denaro trasferito per l'acquisto di beni di investimento all'estero. Nel complesso, i flussi di capitale privato emersi durante la crisi, di per sé non avrebbero condotto ad una crescita, ma ad una riduzione dei saldi Target.

Dietro la crescita dei saldi Target tedeschi, non c'è il rimborso dei prestiti tedeschi da parte degli stranieri, come ipotizzato da Fratzscher, piuttosto l'export netto di beni pagato con il denaro fresco di stampa proveniente dai paesi importatori. L'avanzo delle partite correnti tedesche fra il 2008 e il 2012, pari a 798 miliardi di Euro, è stato finanziato per tre quarti dai saldi Target (585 miliardi di Euro), mentre gli altri 183 miliardi sono rappresentati da un flusso di capitali privati oppure di natura pubblica. Si tratta di un deflusso di capitali privati pari a 170 miliardi di Euro e un piccolo credito pubblico concesso sotto forma del primo pacchetto di salvataggio greco. E' stata la Bundesbank a fare la parte del leone nel finanziare gli avanzi delle partite correnti tedesche. I crediti concessi alle altre banche centrali dell'Eurosistema, riflessi nelle eccedenze delle partite correnti, invece di essere investiti sui mercati esteri, sono tornati presso le stesse banche. Le banche tedesche hanno rimborsato i prestiti per il rifinanziamento ricevuti dalla Bundesbank, ed hanno riversato il denaro nei depositi a termine.

Che i crediti Target tedeschi siano emersi grazie agli avanzi commerciali non significa necessariamente che i debiti Target dei paesi in crisi possano essere spiegati interamente dai loro disavanzi di conto corrente. Dietro la crescita dei crediti Target tedeschi c'è una struttura molto piu' complessa, a cui hanno partecipato diversi paesi. Mentre il nesso fra debiti Target e partite correnti è molto forte in Grecia e Portogallo, per Italia, Spagna e soprattutto Irlanda in primo piano c'è la fuga dei capitali, che non necessariamente sono rientrati in Germania. Cosi la pressa per stampare denaro prestata a questi paesi, ad esempio, ha aiutato gli investitori britannici, che erano stati in grado di fornire credito americano per l'acquisto di auto tedesche.  In questo caso i debiti Target nei paesi in crisi e i crediti Target della Bundesbank sono cresciuti senza che ci fosse un rientro dei capitali verso la Germania. La Bundesbank in questo caso con i suoi crediti puo' aver aiutato la fuga dei capitali, ma senza aiutare gli investitori tedeschi, piuttosto quelli di paesi terzi.

Ora come in passato i paesi del sud sono ancora troppo cari e molto lontani dall'essere di nuovo competitivi

Considerare i saldi Target come un aiuto per la fuga dei capitali è solo una delle possibili interpretazioni. Ai tempi della crisi Lehman poteva avere un senso, visto che i credi Target hanno aiutato a superare la crisi di liquidità della zona Euro. Poi le cose pero' sono andate in maniera diversa. Quando l'economia mondiale nell'inverno 2009/2010 era in crescita e il mercato interbancario era di nuovo in piedi, la maggior parte dei paesi in crisi poteva accedere al mercato dei capitali, ma ad un tasso maggiore rispetto a quanto erano abituati a fare: il mercato prezzava un rischio insolvenza e chiedeva un corrispondente premio al rischio. In questa situazione il board BCE ha deciso di azionare la pressa per stampare denaro abbassando i requisiti di sicurezza necessari per il rifinanziamento e dando la possibilità alle banche centrali dei paesi in crisi di erogare credito ad un tasso inferiore rispetto a quello fissato dai mercati. La BCE ha offerto alle banche dei paesi in crisi una combinazione di crediti di diversa durata (prima fino ad un anno, poi fino a 3 anni), diversi tassi (1%, poi solo lo 0.5%) e garanzie diverse (ad esempio l'accettazione di titoli ABS non commerciabili oppure titoli di stato con lo status di Junk). Le banche dei paesi ancora in salute non hanno potuto tenere testa a queste condizioni per l'erogazione del credito. Messa in questo modo, le presse per stampare denaro del sud-Europa hanno davvero messo in fuga gli investitori internazionali. Mario Draghi, per la sua offensiva contro la concorrenza privata, ha addirittura scelto il nome „Dicke Bertha“, un cannone usato nella prima guerra mondiale.

La sostituzione del capitale privato internazionale attraverso il credito pubblico ha accelerato la frammentazione del mercato dei capitali europei, invece di mitigarla come sostiene Fratzscher. Se ci fossero stati incentivi per ridurre i saldi Target del sud, ad esempio richiedendo tassi piu' alti, come proposto dall'ex presidente Bundesbank Helmut Schlesinger, oppure esigendo un pagamento in oro, come previsto dal sistema dei cambi fissi di Bretton Woods, allora nel sud-Europa avremmo avuto certamente dei tassi piu' alti e sul mercato interbancario il capitale privato sarebbe tornato a fluire verso il sud. Tassi piu' alti avrebbero costretto i paesi del sud ad un risparmio maggiore e contribuito all'implementazione degli aggiustamenti strutturali nel mercato del lavoro e nell'organizzazione statale, necessari per la riduzione dei disavanzi esteri. Un tale miglioramento strutturale dei conti con l'estero non c'è stato, come recentemente indicato dal FMI. Ora come in passato, i paesi del sud restano troppo cari e molto lontani dal tornare competitivi.

Lo spiazzamento del mercato dei capitali privati avvenuto a causa della pressa stampa-denaro,  è il motivo principale per cui le banche e le assicurazioni tedesche oggi non ricevono tassi di interesse adeguati al rischio, mentre gli assicuratori sono addirittura costretti a ridiscutere i loro tassi di interesse garantiti.

La Germania è un paese prestatore

A volte si tende a sottolineare il vantaggio che l'abbassamento dei tassi ha avuto per i debitori tedeschi. La Germania non è un debitore ma uno stato creditore, ha un credito netto nei confronti del resto del mondo. Si', al momento è il piu' grande esportatore di capitali, addirittura prima della Cina. Pertanto il nostro paese è il grande perdente dall'abbassamento dei tassi, mentre i paesi in crisi, che sono debitori netti, sono i vincitori. 

La BCE si conferma un'organizzazione dedita all'acquisto dei risparmi tedeschi, che poi redistribuisce ai paesi in crisi, ai tassi che essa stessa decide. Secondo lo stesso modello potremmo mettere in piedi un'organizzazione gestita dall'UE per l'acquisto di auto tedesche e per la loro rivendita nel sud-Europa ad un prezzo ritenuto equo, e festeggiare la conseguente caduta dei prezzi come un vantaggio per il consumatore tedesco.

La politica della BCE e i crediti internazionali dei fondi di salvataggio hanno fatto scendere la remunerazione sui capitali presi a prestito dai paesi in crisi, nonostante i tassi sui mercati siano piu' alti e l'indebitamento estero dei paesi sia aumentato drasticamente. Il beneficio in termini di risparmio sugli interessi, per questi paesi, dal 2008 fino al 2012, se paragonato con un mantenimento dei tassi invariati rispetto al 2007, ammonta a 205 miliardi. Al contrario, la Germania, secondo lo stesso calcolo avrebbe avuto uno svantaggio di 203 miliardi di Euro. Non è sbagliato, in questo caso, parlare di un esproprio del risparmiatore tedesco e di una concorrenza a basso tasso di interesse fatta con la pressa per stampare il denaro.

Dal maggio 2010 la Germania nel board BCE è costantemente in minoranza.

Non è nemmeno sbagliato parlare di una pianificazione centralizzata degli investimenti. Dopo che gli investitori privati hanno ritirato i capitali dal sud-Europa, hanno tentato di riorganizzare il loro portafoglio. Tra le altre cose si sono riorientati verso gli immobili e dopo molti anni di stagnazione hanno dato vita al boom edilizio tedesco degli ultimi 3 anni. Questo spostamento degli investimenti sembra dare fastidio all'UE e alla BCE. Per questa ragione è stato organizzato un flusso di capitali pubblici (BCE e fondi di salvataggio) che ha sostituito i flussi di capitale privato. Prosegue in questo modo l'errata allocazione del risparmio europeo, che ha dato alla zona Euro il tasso di crescita piu' basso fra tutte le principali regioni del mondo. Altro capitale continuerà ad essere bruciato.

I crediti usciti dalla stampante di denaro, misurati dai saldi Target, sono la parte piu' importante del piano di salvataggio dell'Euro approntato dalla BCE. Hanno permesso il finanziamento degli stati e dell'economia privata mediante il sistema bancario. Si puo' discutere a lungo se questi crediti economicamente abbiano un senso oppure no. E' certo pero che il difficile equilibrio fra opportunità e rischi, in particolare la valutazione della distribuzione degli effetti fra i diversi paesi europei, non è stata decisa dai parlamenti, ma dal board BCE, un organo tecnocratico, in cui la Germania non ha un peso maggiore rispetto a Malta o Cipro e in cui dal maggio 2010 è costantemente in minoranza.

Le decisioni del board sono in palese contrasto con l'articolo 125 dei trattati UE in quanto hanno fornito un enorme volume di prestiti e di garanzie pubbliche a favore delle banche e degli stati del sud-Europa, che ora sono diventati un pericolo per la stessa BCE. Le perdite potrebbero superare il capitale proprio della BCE, pari a 500 miliardi di Euro. Anche se una banca centrale tecnicamente puo' continuare a lavorare con un capitale proprio negativo, perché il suo vero capitale ammonta al valore degli interessi derivanti dai prestiti di denaro che essa stessa ha creato, la perdita di una parte di questo capitale sarebbe un segnale disastroso per il mercato dei capitali.

Poiché i saldi Target sembrano essere in discesa, per molti il segnale di allarme è già scomparso

Sommando l'acquisto di titoli di stato fatto dalle banche centrali con i crediti Target approvati dal consiglio BCE ed erogati a favore dei 6 paesi in crisi (Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia e Cipro) la somma dei crediti concessi dalla BCE è pari a 747 miliardi di Euro. Vale a dire il doppio dei fondi di salvataggio concessi dai parlamenti nazionali, pari a 385 miliardi di Euro.

Da un punto di vista economico i crediti della BCE sono sullo stesso piano dei fondi di salvataggio europei, che sono arrivati dopo e di fatto sono solo un mezzo per alleggerire l'esposizione della BCE. In considerazione di quanto la BCE aveva già fatto, ai parlamenti non è rimasto altro che votare un'architettura di salvataggio nella forma dell'ESM; in caso contrario saremmo arrivati ad un collasso dell'Eurosistema. Anche il forte desiderio di una ricapitalizzazione delle banche con i mezzi dell'ESM, espresso recentemente dal presidente BCE Mario Draghi con una lettera alla Commissione UE, chiarisce quanta paura abbia la BCE di dover subire delle perdite sui prestiti fatti.

Poiché i saldi Target in passato sono stati piu' alti degli attuali 681 miliardi, per molti osservatori il segnale di allarme si è già spento. Ancora forse non gli è chiaro che i crediti concessi dalla comunità internazionale attraverso i fondi di salvataggio hanno rimborsato e sostituito in maniera integrale e diretta i saldi Target. E' un processo automatico che emerge dalla natura del sistema Target. Senza i prestiti concessi dal fondo salva-stati e nelle stesse condizioni, i debiti Target dei paesi in crisi oggi sarebbero pari a 1066 miliardi di Euro, invece dei 681 miliardi.

I parlamenti europei nell'allestimento di un'architettura per il salvataggio sono probabilmente rimasti senza scelte alternative: le condizioni erano già state definite dal board BCE anni fa. Considerando le attuali circostanze, per me è necessario domandarsi se la politica fiscale a carattere regionale che la BCE a porte chiuse ha deciso di attuare, e per la quale nel sistema americano delle banche centrali non esistono paralleli, sia ancora compatibile con le regole della democrazia parlamentare definite dalla Costituzione tedesca.

lunedì 27 maggio 2013

Prosegue la guerra fra BCE e Bundesbank


Prosegue lo scontro fra BCE e Bundesbank, questa volta  davanti alla Corte Costituzionale di Karlsruhe. I giudici costituzionali tedeschi ancora una volta dovranno decidere sul futuro europeo. DA FAZ.de
La guerra per la stabilizzazione dell'Euro passa alla battaglia successiva: il luogo sarà l'udienza davanti alla Corte Costituzionale tedesca dell'11 giugno. Jens Weidmann parlerà per conto della Bundesbank, dall'altra parte dovrebbe esserci Jörg Asmussen, membro tedesco del Board BCE.

L'udienza davati alla Corte Costituzionale di Karlsruhe dell'11 giugno, nel quadro del processo di stabilizzazione dell'Euro, è stata riconosciuta sia dalla BCE che dalla Bundesbank come una tappa di fondamentale importanza. Il presidente BCE Mario Draghi non sarà presente, anche se ha ammesso la rilevanza della decisione. La BCE non ha ancora fatto sapere chi ci sarà a parlare per suo conto quando i giudici vorranno sapere qualche particolare in piu' sul fondo di stabilizzazione ESM, sul programma di acquisti della BCE, sui prestiti di emergenza, e sui giganteschi saldi Target. Secondo le prime indiscrezioni dovrebbe essere il membro lussemburghese del board Yves Mersch a spiegare la posizione della BCE. Da giovedi' tuttavia si mormora che a rappresentare la BCE a Karlsruhe ci sarà il membro tedesco Jörg Asmussen. La posizione critica della Bundesbank sarà invece difesa dal presidente Jens Weidmann.

Nel frattempo Draghi, a quanto si dice, ha tenuto conversazioni informali con alcuni ex giudici della Corte Costituzionale per conoscere le peculiarità del piu' alto tribunale tedesco e il ruolo dei suoi attori principali. Per la BCE l'udienza è di grande importanza, poiché la successiva sentenza potrebbe limitarne il campo di azione. Si andrà al centro della questione: Weidmann spiegherà perché considera il programma di acquisto titoli (OMT) un superamento del mandato BCE. Nella relazione di dicembre la Bundesbank scriveva che l'indipendenza della BCE sarebbe stata danneggiata e i rischi sarebbero aumentati nel caso in cui all'interno del programma si fossero acquistate obbligazioni di scarsa qualità. Nel frattempo, si è aggiunta un'operazione di scambio fra la BCE e il governo irlandese. Da allora lo stato irlandese finanzia una parte del suo debito, pari al 20% del PIL irlandese, tramite la BCE al tasso ufficiale di sconto. Non solo alla Bundesbank, ma anche ad altre banche centrali dell'Eurozona, questa decisione è apparsa come una delle operazioni di salvataggio piu' discutibili.

La Bundesbank considera non sostenibili i requisiti previsti dalla BCE per la concessione di credito ai possibili beneficiari dell'OMT. Una volta che gli acquisti saranno iniziati, sarà difficile fermare il programma. Inoltre, sempre la Bundesbank mette in discussione le ragioni di fondo dell'intervento: non è compito della banca centrale garantire la coesione dell'unione monetaria. Questo argomento in particolare è stato utilizzato in piu' occasioni dalla BCE. Nei giorni scorsi, si sono fatte molte allusioni al fatto che dentro la Bundesbank ci sarebbero numerosi  euroscettici.

Karlsruhe non si occuperà direttamente delle questioni relative al diritto europeo.

Il parere della BCE, scritto dal giurista tedesco Frank Schorkopf, è invece teso a dimostrare la legalità dell'acquisto dei titoli di stato. Egli argomenta che la BCE, accanto al suo obiettivo primario di mantenimento della stabilità dei prezzi, dovrebbe perseguirne altri, come ad esempio la garanzia della stabilità finaziaria. Le dichiarazioni circa l'irreversibilità dell'Euro, con le quali si giustifica il programma OMT, non sarebbero affatto una scelta arbitraria. L'irreversibilità dell'Euro non sarà garantita a spese della stabilità dei prezzi. "L'irreversibilità è piuttosto un importante requisito per il raggiungimento della stabilità dei prezzi", si dice nel documento BCE.

Che cosa ci si puo' aspettare allora da Karlsruhe? Si chiedono i banchieri centrali. Poiché la corte suprema non si occupa direttamente delle questioni di diritto europeo, è probabile che su molti punti si dichiari non competente. Probabilmente non ci sarà alcuna dichiarazione del tipo: il programma di acquisto OMT della BCE infrange il diritto europeo. Anche la constatazione di una violazione del diritto europeo viene considerata improbabile. Allo stesso tempo, i giudici, come nel precedente ricorso costituzionale, eviteranno di inoltrare il procedimento alla Corte Europea - dove probabilmente ci sarebbe un atteggiamento favorevole nei confronti delle politiche di salvataggio. Sono ipotizzabili invece esortazioni al Bundestag e al governo, affinché la politica monetaria in futuro sia monitorata, e per una verifica del superamento dei trasferimenti di sovranità già effettuati.

Ma anche se non si arrivasse a tali esortazioni, i critici delle politiche di salvataggio, dal procedimento di Karlsruhe, si apettano un effetto di smorzamento. Anche lo stesso parere della BCE conterrebbe informazioni importanti sui limiti della politica monetaria, sempre secondo i critici. La dichiarazione  BCE indicherebbe infatti il limite oltre il quale l'intervento della BCE debba essere considerato un finanziamento allo stato da parte della banca centrale. Ad esempio, subito dopo una nuova emissione non potranno essere acquistati titoli, per non eludere il divieto di acquisto sul mercato primario. Inoltre, sarà reso esplicito il volume dei titoli di stato con una scadenza da uno a tre anni - il programma è limitato a questa durata. In Spagna, Irlanda, Portogallo e Italia la somma di queste obbligazioni raggiunge i 524 miliardi di Euro. Ma la BCE non perseguirà questo obiettivo di acquisto. Sarà piuttosto interessata a mantenere i mercati liquidi, evitando di acquistare l'intero stock dei titoli in circolazione.

giovedì 18 aprile 2013

L'importanza di essere francese

Secondo Deutsche Wirtschafts Nachrichten (stampa popolare) la BCE avrebbe concesso alle banche francesi una licenza per la stampa di denaro in quantità illimitata. L'obiettivo: il salvataggio del sistema bancario francese al riparo dai controlli tedeschi. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de
Volume in miliardi di Euro dei titoli negoziati sul mercato STEP
La Francia avrebbe ottenuto dalla BCE il permesso di stampare una quantità di denaro illimitata grazie ad uno speciale programma obbligazionario. Le operazioni si muovono su di un sistema bancario ombra e costituiscono una bolla miliardaria. La BCE vuole impedire che la Germania interferisca con il salvataggio della Francia.

Dopo che la BCE ha deciso di esautorare la Banca Nazionale, a Cipro regna una certa preoccupazione. In Francia, invece, al riparo dall'attenzione del grande pubblico, le cose vanno in maniera completamente diversa: la BCE avrebbe concesso alla Francia una licenza per la stampa di denaro in quantità illimitata.

L'azione avrebbe anche lo scopo di evitare il collasso di una banca francese. E cio' sarebbe già stato impedito almeno una volta e all'ultimo momento. 

Alla fine del 2011 c'è stata un'azione concertata fra le banche centrali piu' importanti del mondo, fra queste FED,  BOE (Bank of England) e BCE. Con un volume di liquidità senza precedenti, la BCE ha avviato il Longer-term Refinancing Operations (LTRO) mettendo a disposizione del sistema bancario dell'Eurozona oltre 500 miliardi di Euro. Pochi mesi dopo le banche hanno avuto accesso ad una nuova somma di denaro per un importo simile. 

Sullo sfondo infatti c'era la preoccupazione che le banche nell'Eurozona, in possesso di una significativa quota di titoli di stato, in caso di fallimento di un paese restassero senza risorse a disposizione e facessero affondare l'intera unione monetaria. Fra queste c'era anche una banca francese, molto vicina al collasso. Non si è mai saputo quale fosse la banca in questione.

Nel frattempo si è saputo che accanto a questo flusso di liquidità a 3 anni garantito dal LTRO, le banche francesi hanno a disposizione una fonte di finanziamento praticamente inesauribile, il cosiddetto mercato STEP.

Si tratta di un mercato non regolamentato, sul quale sono negoziate obbligazioni bancarie e corporate. Il valore dei titoli di debito negoziati è pari a circa 440 miliardi di Euro. Vale a dire: il settore bancario francese si è ulteriormente sviluppato in maniera creativa e sul mercato STEP (Short Term European Papers) si concede il lusso di ricorrere ad un nuovo programma per la concessione di credito, se non addirittura una vera licenza per stampare denaro.

I punti piu' importanti in questo sistema piramidale sono:

1) Il mercato STEP si trova fuori dalle borse. Non esiste alcuna regolamentazione

2) Il mercato STEP serve quasi esclusivamente il settore bancario francese

3) Le banche francesi presentano obbligazioni STEP come garanzia presso la Banque de France

4) La cosiddetta banca Euroclear (un'interfaccia  fra Banque de France e le banche francesi) deposita obbligazioni STEP come garanzia presso la BCE.

5) Banque de France a sua volta presenta le obbligazioni STEP depositate come garanzia presso la BCE 

Fra queste obbligazioni ci sono ovviamente anche titoli di dubbia qualità. Fino a quando la Banca Nazionale francese continuerà a svolgere un ruolo di tutela, tali manovre manterranno un ruolo secondario. Ovviamente vengono accettate anche obbligazioni con rating BBB, che poi saranno depositate presso la BCE.

La BCE a sua volta non puo' richiedere dati sul mercato STEP ma puo' ottenere le informazioni solo in maniera indiretta attraverso la Banca nazionale francese (Banque de France). E quest'ultima dipende a sua volta da fonti terze che sono esse stesse degli attori sul mercato.

Cio' significa: viene stampata moneta per le banche francesi sotto la copertura della Banque de France e senza il controllo della BCE. 

Con un somma stimata intorno ai 445 miliardi di Euro, le banche francesi attraverso il mercato STEP controllano una parte considerevole del mercato ombra degli strumenti finanziari delle banche centrali.

Le attività di rifinanziamento a breve termine non sono limitate solamente alle banche francesi. Anche le banche della zona Euro si scambiano fra di loro le obbligazioni STEP e possono depositarle presso la BCE per ottenere liquidità. Oltre ad essere un mercato non regolamentato, di fatto lo STEP rappresenta un'opportunità per ottenere prestiti a basso costo da parte della BCE.

Interessante in questo contesto: i molto dibattuti acquisti di titoli di stato da parte della BCE pari a circa 200 miliardi di Euro - per i quali la BCE si è guadagnata il titolo di "bad-bank" - si aggiungono ai debiti delle banche europee verso la BCE pari a circa 1300 miliardi di Euro.

Mario Draghi in passato si era già pronunciato a favore di una maggiore trasparenza sostenendo che "l'argomento (STEP market) deve essere preso sul serio". Tuttavia non ha fatto nulla. Per una buona ragione

La BCE ha dato alla Francia con il programma STEP la possibilità di stabilizzare le proprie banche senza che la Germania possa fare qualcosa al riguardo.

Il programma dovrebbe pertanto avere lo scopo di dare tempo ai francesi fino a quando non sarà operativa l'unione bancaria. Questa era stata originariamente prevista per il 2018, adesso l'EU vuole anticiparne l'introduzione al 2015. Dopo di cio' i salvataggi bancari in Europa dovranno essere sostenuti dai risparmiatori e dagli azionisti.

Fino a quando questo non accadrà, in Francia continuerà a gonfiarsi fuori da ogni controllo una nuova gigantesca bolla finanziaria. La Germania dovrà assistere impotente. 

Gli sviluppi ci mostrano che il gruppo del sud all'interno della BCE ha già il pieno controllo sul processo di sviluppo della costruzione europea.



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martedì 12 febbraio 2013

Prosegue la campagna anti Draghi


Lo scandalo MPS alimenta sulla stampa conservatrice tedesca una campagna anti Draghi, ideatore di un sistema bancario ombra e fautore una politica monetaria troppo tollerante. Riusciranno a farlo fuori? da WirtschaftsWoche
Come capo della Banca d'Italia il presidente BCE Mario Draghi ha gettato le basi per un sistema bancario ombra sotto la guida delle banche centrali. Un sistema creato principalmente per proteggere dal fallimento e dalla nazionalizzazione le banche commerciali e i loro proprietari, tutto a spese del contribuente europeo.

La BCE e il suo presidente Draghi stanno scivolando sempre piu' in basso nel vortice creato dallo scandalo Monte dei Paschi (MPS). Si è recentemente saputo che Banca d'Italia nell'ottobre 2011, ancora sotto la guida di Draghi, ha concesso a MPS un prestito da 2 miliardi di Euro garantito da titoli, senza aver informato né l'opinione pubblica né il Parlamento.

Comprensibile, l'affare ha condotto ad un salvataggio segreto di MPS da parte di Banca d'Italia. Le perdite sui derivati e quelle dovute al prezzo troppo alto pagato per Banca Antonveneta hanno portato la banca di Siena in una crisi di liquidità. MPS non aveva alcuna possibilità di procurarsi denaro presso la BCE, in quanto non disponeva di titoli idonei per il rifinanziamento.

La banca centrale italiana è entrata in azione. Ha trasferito sul proprio bilancio prestiti e garanzie ipotecarie di dubbio valore e in cambio ha fornito titoli di stato italiani molto piu' liquidi per un valore di 2 miliardi di Euro. Con i titoli di stato MPS è stata in grado di procurarsi 2 miliardi di liquidità presso la BCE. In questo modo la banca fondata nel 1472 si è adeguata ai tempi.

Anche per l'ultimo degli scettici dovrebbe essere ormai chiaro: Banca d'Italia sotto la guida dell'allora presidente Draghi sapeva molto bene della difficile situazione in cui si trovata la terza banca italiana. Ma è probabile che ne fosse a conoscenza anche l'allora presidente della BCE Jean Claude Trichet. Secondo il direttore generale Fabrizio Saccomanni, transazioni simili sono state fatte dalle banche centrali nazionali in tutta Europa - in segreto e a spese del contribuente europeo.

Perchè è proprio lui che garantisce per i crediti di dubbia qualità delle banche commerciali che finiscono nei bilanci delle banche centrali. Di fatto le banche in difficoltà a porte chiuse possono scaricare sulle banche centrali crediti di dubbia qualità e in cambio ottenere titoli di stato, i cui interessi vengono pagati dal contribuente.

Con la transazione fra MPS e Banca d'Italia Draghi ha gettato le basi per un sistema bancario ombra sotto la guida delle banche centrali nazionali. Un sistema progettato principalmente per proteggere le banche commerciali e i loro proprietari dal fallimento e dalla nazionalizzazione, tutto a spese del contribuente.

Questo è il vero scandalo.

domenica 9 dicembre 2012

Il ritorno di Weidmann


Jens Weidmann, intervistato da Welt am Sonntag, torna all'attacco sui temi cari al rigorismo Bundesbank: l'OMT è un pericolo per la stabilità monetaria e l'unione bancaria minaccia il patrimonio dei tedeschi.

Jens Weidmann ribadisce la sua opposizione alla politica BCE. La vigilanza bancaria europea ha bisogno di nuovi trattati europei.

Un brontolone te lo immagini in maniera diversa. Completo blu scuro, pettinatura perfetta, una voce gentile - Jens Weidmann è il prototipo del bravo funzionario. Ma da quando il presidente Bundesbank ha votato contro il programma di acquisto BCE, l'OMT, è diventato lo spauracchio di mezza Europa. Il 44enne non si smentisce - e anche sui temi controversi, come l'unione bancaria, si permette una propria opinione.

WAS: Ha comprato una casa recentemente?

JW: No, sono passati 10 anni da quando abbiamo comprato una casa. Allora era appena nato il nostro secondo figlio.

WAS: Ma se i suoi avvertimenti sull'eccesso di liquidità sono veri, in questo momento è l'unico  investimento valido.

JW: In generale non do nessun consiglio di investimento. E' un fatto: il mercato immobiliare tedesco sta vivendo delle forti tensioni regionali. Nelle aree urbane come Francoforte o Monaco i prezzi sono saliti chiaramente. La crescita dei prezzi dipende da una serie di fattori, e il denaro a buon mercato è uno di questi.

WAS: La Bundebank mette in guardia da una bolla immobiliare. Alcuni la accusano di allarmismo, ma i prezzi delle abitazioni in un confronto internazionale restano moderati.

JW: Obiezione. Noi abbiamo posto l'attenzione su un aumento molto rapido dei prezzi, soprattutto nelle aree urbane. Ma non parliamo di una bolla, e non facciamo allarmismo. Saremmo in bolla se ci fosse una crescita molto rapida del credito immobiliare. Ma non è questo il caso. Per valutare correttamente il rischio generale, nel confronto internazionale si deve prendere in considerazione la crescita moderata dello scorso decennio. Tuttavia i bassi tassi di interesse contribuiscono all'attuale boom del mercato immobiliare. Anche l'insicurezza dell'Eurocrisi e il desiderio di parcheggiare il denaro in un porto sicuro hanno un ruolo importante. E questa non è una invenzione della Bundesbank.

WAS: Il membro tedesco del consiglio BCE Jörg Asmussen ritiene infondate queste preoccupazioni. Ha torto?

JW: Siamo d'accordo sul fatto che nel breve periodo la pressione inflazionistica resterà moderata, anche sulle materie prime non vediamo tensioni. Molti pero' si chiedono se le banche centrali saranno capaci e avranno la volontà politica di ridimensionare il corso espansivo, quando il rischio di aumento dei prezzi sarà di nuovo concreto. Queste preoccupazioni non possono essere semplicemente ignorate. Per evitarlo, la politica monetaria deve opporsi all'usurpazione operata dalla politica fiscale. E questa usurpazione ci porta ad una crescente responsabilità condivisa nei bilanci delle banche centrali...

WAS: ...che lei critica. Ma i governi sarebbero stati in grado di arrestare il kaos sui mercati finanziari?

JW: Di questo dovrebbero essere responsabili i governi. Solo i governi e i parlamenti sono legittimati democraticamente per ripartire i rischi fra i contribuenti europei. Scegliere la via della stampa di denaro, è molto piu' comodo, ma non risolve i problemi. Solo i governi e i parlamenti possono decidere e attuare politiche che rimettano le finanze pubbliche in equilibrio, aumentino la crescita e diano regole migliori all'unione monetaria.

WAS: Ma questo non accadrà dal giorno alla notte

JW: E' vero - per questo sono stati creati i fondi di salvataggio EFSF e ESM. Servono a guadagnare tempo, per rendere possibili percorsi di aggiustamento graduali. Si può' tuttavia discutere se un processo piu' lungo non sia piu' facile da trasmettere agli elettori, rispetto ad un adattamento piu' brusco. I paesi baltici con dei tagli rapidi e duri hanno pero' avuto successo.

WAS: Lei pensa veramente che i greci avrebbero dovuto ridurre la loro spesa pubblica ancora piu' rapidamente?

JW: Se la Grecia avesse veramente applicato le misure concordate nel 2010, oggi sarebbe molto piu' avanti. E ci sono restrizioni su entrambi i lati: i paesi in crisi hanno bisogno di tempo per attuare le riforme. Ma se il processo durerà troppo, crollerà la sostenibilità politica nei paesi donatori. Le banche centrali non possono e non devono oltrepassare queste tensioni.

WAS: I suoi oppositori sostengono che la banca centrale sia la sola istituzione in grado di garantire tale processo.

JW: Questo argomento è molto pericoloso: potrebbe diventare presto una profezia che si autoavvera, sovraccarica di compiti la politica monetaria, e implicitamente dichiara il consiglio della BCE  l'organo di governo economico dell'Eurozona. All'interno di un sistema democratico, la politica non dovrebbe funzionare in questo modo. Il consiglio BCE non è stato votato dal popolo. Deve perseguire un solo obiettivo: la stabilità della moneta.

WAS: I suoi colleghi nel consiglio non la vedono ovviamente in maniera drammatica come lei. Il lussemburghese Yves Mersch ha messo in guardia dai pericoli del non agire.

JW: Non nego che ci fosse bisogno di agire. Io discuto dei mezzi che sono stati scelti per agire. Al posto del programma OMT della BCE in estate sarebbe potuto entrare in azione il fondo di salvataggio EFSF.

WAS: I mercati finanziari non credono che il fondo di salvataggio possa bastare per Spagna e Italia -  la BCE sicuramente.

JW: Nessuno mette in discussione il fatto che la BCE abbia il potere di influenzare i mercati. La domanda è se questo debba essere la misura della nostra azione. La BCE non puo' risolvere i problemi di fondo della zona Euro. Su questo sono pienamente d'accordo con il presidente Draghi. Dal maggio 2010 abbiamo acquistato titoli in continuazione. La domanda dovrebbe essere allora: tali acquisti hanno facilitato l'adozione delle riforme necessarie - o invece hanno solo posticipato le riforme?

WAS: Dagli errori precedenti la BCE dovrebbe avere imparato: in futuro acquisterà solamente i titoli dei paesi che faranno veramente le riforme.

JW: Se ne puo' discutere: quanto è indipendente la politica monetaria quando la sua azione è legata alla politica economica e fiscale? Quanto questo approccio possa essere credibile, ci deve ancora essere mostrato.

WAS: Giriamo la domanda: quando è credibile la condizionalità?

JW: Le mie preoccupazioni sono generalmente note, ed erano uno dei motivi per il disaccordo sul programma.

WAS: Lei ritiene che i suoi colleghi nel Board BCE non prendano seriamente la presunta condizionalità?

JW: Io credo che i miei colleghi siano veramente convinti. Ma nel dubbio c'è sempre la tentazione di dare piu' importanza ad una gestione della crisi di breve periodo.

WAS: Cosi' la condizionalità è solo l'illusione di calmare gli elettori del nord Europa - mentre la stampa di denaro va avanti?

JW: Non posso sottoscrivere. L'OMT, per i suoi sostenitori, è il tentativo di utilizzare le risorse della banca centrale, mentre si affrontano i problemi di fondo dei paesi in crisi. Ma la banca centrale si sta avvicinando troppo alla monetizzazione del debito, e sta assumendo decisioni di distribuzione dei rischi appartenenti ai governi eletti. Inoltre, l'interruzione del programma, nel caso in cui un paese non rispetti le condizioni, resta un problema irrisolto.

WAS: I suoi colleghi sostengono che nel consiglio BCE manca unità - a causa sua.

JW: Abbiamo preso decisioni che ci stanno portando ai limiti del nostro mandato - che ci possa essere un'opinione comune lo reputo improbabile. Tenuto conto della portata delle decisioni, i cittadini dovrebbero poter conoscere i pro e i contro nel nostro dibattito, per poter formare un giudizio fondato. Presso altre banche centrali e su temi molto meno controversi - come negli Stati Uniti - accade lo stesso, non cosi' di rado.

WAS: Le si sente messo da parte?

JW: Personalmente non mi sento messo nell'angolo. E di fatto le decisioni non sono cosi' unanimi come ci si potrebbe immaginare. Inoltre, non ho certo accettato questo ruolo per essere amato da tutti

WAS: Ma non pensa sia necessario avere almeno un po' di supporto?

JW: Non è che per le mie posizioni non riceva alcun supporto. E poi: quale sarebbe l'alternativa? Cambiare la mia opinione per amore del quieto vivere oppure non esprimersi piu? Non la considero la strada giusta.

WAS: E cosi' si arriva alla situazione paradossale in cui la cancelliera difende la BCE - contro le critiche della Bundesbank.

JW: Che l'OMT da un punto di vista politico possa essere attraente non l'ho mai negato. Ma questo non può essere il metro di misura. Abbiamo bisogno della nostra bussola. Quello che i governi si aspettano da noi, lo si puo' vedere chiaramente nel caso della Spagna. Con la richiesta di un tasso di interesse massimo sui titoli pubblici, la politica monetaria diverrebbe subordinata alla politica fiscale. Ha fatto bene il membro del consiglio BCE Benoît Cœuré a respingere questa proposta. Ma il processo ci mostra anche le aspettative suscitate dal programma OMT.

WAS: Dopo tutto le banche centrali con i finanziamenti alle banche greche hanno tenuto in piedi  il paese per mesi. Siamo finalmente alla fine?

JW: I ministri delle finanze della zona Euro hanno deciso di coprire i fabbisogni di Atene con nuovi crediti e nuovi trasferimenti dai loro stessi bilanci. Purtroppo le banche centrali non potranno restarne fuori: una parte dei finanziamenti necessari alla Grecia dovrebbe arrivare dai cosiddetti "T-bills" - obbligazioni di breve durata. Questi T-bills, per i quali non c'è alcun mercato, saranno acquistati in gran parte dalle banche commerciali greche che potranno poi di nuovo finanziarsi con i mezzi delle banche centrali. Vedo tutto cio' con grande preoccupazione: saranno le banche a colmare una parte dei requisiti di finanziamento.

WAS: L'attuale pacchetto di aiuti considera la Grecia liquida, non è chiaro ancora per quanto. Un altro pesante taglio del debito è solo una questione di tempo?

JW: La recente decisione di tagliare i tassi di interesse e il programma di riacquisto del debito già rappresentano una rinuncia dei creditori. Ma la sostenibilità del debito non è automatica. Considero tuttavia giusto, almeno per il momento, non avviare un'ampia ristrutturazione del debito. Sarebbe un trasferimento di denaro che premierebbe il mancato raggiungimento degli obiettivi, senza aver risolto i problemi di fondo della Grecia. Pertanto questa è la mia posizione: se ci dovrà essere, un futuro taglio del debito dovrà essere preso in considerazione solo nel caso in cui la strada delle riforme venga completata con successo

WAS: Che cosa significa questo per le obbligazioni nel portafoglio della BCE?

JW: Se fosse andata come si auspicava la Bundesbank, non avremmo acquistato nessuna obbligazione e non avremmo avuto questo problema. Ma una cosa è chiara: come banca centrale non dovremmo rinunciare volontariamente a questo credito. Sarebbe una chiara violazione del divieto di finanziamento agli stati.

WAS: La vigilanza bancaria presso la BCE da lei tanto criticata non è stata ancora approvata. Sollevato?

JW: La Bundesbank ha sempre sottolineato che l'unione bancaria è una pietra importante per una unione monetaria stabile. E cio' è possibile solamente con standard di supervisione piu' elevati e se l'indipendenza della BCE non viene compromesssa. E' importante che il governo tedesco condivida queste posizioni e consideri piu' importante la qualità della velocità.

WAS: Lei vede ancora la possibilità di impedire un accordo?

JW: Non è una mia preoccupazione. Mi riguarda molto di piu', invece, evitare il conflitto di interessi fra politica monetaria e vigilanza bancaria. Non vedo come sulla base giuridica vigente, sia possibile trasferire i compiti di vigilanza bancaria alla BCE. Una soluzione giuridicamente corretta implica una modifica dei trattati BCE.

WAS: Una modifica dei trattati EU potrebbe richiedere anni. Chi potrebbe nel frattempo vigilare le banche?

JW: Se la politica vuole davvero l'unione bancaria puo' rapidamente portare avanti i necessari processi decisionali. Fino ad ora il controllo bancario ha avuto una responsabilità nazionale. In ogni caso la vigilanza bancaria non sarà in grado di iniziare il proprio lavoro dal prossimo anno.

WAS: Lei chiede che le banche garantiscano i loro titoli pubblici con capitale proprio. Vuole rendersi completamente impopolare alla politica?

JW: Non si puo' tentare di porre fine alla dipendenza fra banche e stati con una unione bancaria - e allo stesso tempo assistere alle banche che si riempiono di titoli di stato. Se i governi vogliono veramente interrompere questo circolo vizioso, allora i titoli pubblici devono essere garantiti con capitale proprio come ogni altro credito, per poter coprire il rischio di credito. Altrimenti questa dipendenza sarebbe semplicemente trasferita dal livello nazionale a quello europeo.

WAS: Pensa seriamente che la politica possa accettare questa proposta - e rendere piu' difficile il finanziamento degli stati in Europa?

JW: E' certamente nell'interesse del governo di Berlino che i contribuenti tedeschi non diventino, per la via traversa dell'unione bancaria, responsabili della solvibilità degli altri stati. 

WAS: Che cosa farà nel 2019 quando scadrà il suo mandato e avrà già compromesso il gradino successivo della sua carriera - diventare presidente BCE?

JW. Non è quello il tema. Ora è importante superare la crisi e trasformare l'unione monetaria in una unione di stabilità. Per fare questo mi posso impegnare molto bene anche dai vertici della Bundesbank.