Enrico Letta, Jörg Asmussen, Pascal Lamy ed altre personalità di spicco presentano un piano per riformare l'Eurozona. Die Welt accusa il piano di ingenuità e lo boccia: la Germania potrà concedere aiuti solo in cambio di riforme, no ad una unione di trasferimento. Da Die Welt.
Economisti e politici di primo piano hanno realizzato un manifesto per il salvataggio del continente e della sua moneta. Chiedono piu' potere per l'UE. In questo modo fanno un favore ai populisti.
Gli amici dell'Europa sono preoccupati per il continente. Sono inquieti per la Brexit, l'avanzata dei populisti e per l'incombente Euro-crisi. Tanto più' che i timidi tentativi di salvataggio della politica - come al recente vertice di Bratislava - rivelano che i governanti non hanno una soluzione per i problemi europei.
Per risolvere i dilemmi dell'UE c'era bisogno di un importante gruppo di economisti e di rinomati ex politici europei. Hanno presentato una sorta di Euro-manifesto, un piano in tre fasi per il salvataggio del continente e della sua moneta comune.
La parola degli autori del manifesto è sicuramente di peso. Fra loro ci sono ad esempio Enrico Letta, ex primo ministro italiano. Ma anche Jörg Asmussen, ex segretario di stato presso il Ministero delle Finanze tedesco, fa parte del gruppo. Come Pascal Lamy, ex direttore generale del WTO.
Il gruppo intende stimolare la politica e allo stesso tempo alleggerire il ruolo della BCE, che attualmente è il solo garante per i tassi a zero e per le iniezioni di liquidità miliardarie.
Euro-salvataggio in 3 fasi
"Una riforma dell'Euro può' essere impopolare per i politici, ma è decisiva. L'azione di Draghi ha salvato l'Euro, ma ora i governi devono fare il loro lavoro" scrivono nell'appello. "L'Euro è vulnerabile e ha bisogno di riforme urgenti, altrimenti non sopravviverà alla prossima crisi. Non sappiamo, se la prossima crisi sarà fra 6 settimane, 6 mesi oppure 6 anni. Ma dobbiamo agire adesso".
Il salvataggio avrà successo in 3 fasi
Prima di tutto è necessario ampliare le misure di aiuto e di primo soccorso. Cosi' la zona Euro, ora in crisi, in futuro dovrà essere in grado di resistere agli shock esterni e interni. Gli strumenti già esistenti, come il meccanismo di stabilità ESM o l'unione bancaria dovranno essere ampliati e resi flessibili - per scongiurare le minacce in maniera preventiva. Con un budget di emergenza di 200 miliardi di Euro, in caso di necessità si potrebbero acquistare titoli di stato.
Nella seconda fase le economie divergenti dovrebbero essere riportate verso un comune percorso di crescita. Qui il gruppo degli Euro-salvatori propone il metodo del bastone e della carota. Gli stati in crisi dovranno applicare immediatamente le riforme strutturali. In cambio saranno ricompensati rapidamente con un pacchetto di investimenti miliardari.
A quel punto l'Europa sarebbe pronta per il terzo e ultimo passo. I salvatori lo chiamano il "momento federale". E qui arriva il loro messaggio principale. Gli stati nazionali dovranno alla fine cedere la loro sovranità e fare spazio al più' Europa. Ne nascerebbe una unione monetaria "basata su di un'ampia condivisione dei rischi e della sovranità", guidata da un governo economico democraticamente eletto.
L'Euro-manifesto arriva in un momento critico
L'ESM dovrebbe diventare una sorta di Fondo Monetario europeo. Un ministro finanziaro dell'Euro sotto il controllo parlamentare si assumerebbe la responsabilità politica sui programmi di aiuto. Ci sarebbe un budget Euro e una assicurazione comune sui depositi. In questa fase la battaglia contro la crisi sarebbe conclusa e si avrebbe un quadro solido e di lungo periodo in grado di garantire a tutti i cittadini europei una struttura democratica e la stabilità economica. Il primo passo per il completamento dell'Unione monetaria dovrebbe essere la modifica dei trattati UE.
La proposta dei presunti salvatori arriva in un momento critico. Nei 5 principali paesi dell'Eurozona nei prossimi mesi ci saranno importanti elezioni o referendum. In Germania, Francia e Olanda e probabilmente anche Spagna si dovranno votare i nuovi capi di governo o i presidenti. L'Italia ha sull'agenda, entro dicembre, un referendum sulla riforma costituzionale. Nella maggior parte dei paesi, l'idea del piu' Europa, ed è esattamente questo il punto centrale del manifesto, non è particolarmente popolare. Che gli autori del manifesto siano le classiche Euro-élite, che non hanno saputo mantenere le loro promesse di crescita e prosperità, contribuisce ad alimentare lo scetticismo di molti critici.
Dopo tutto gli autori rivendicano la volontà di sopperire alle debolezze strutturali dell'Eurozona. In parole semplici, ci sono solo 2 sistemi costituzionali stabili: quello in cui i membri della zona Euro mantengono le libertà degli stati nazionali. In questo caso devono anche assumersi la responsabilità delle loro azioni, che nel caso di una unione monetaria significa anche la possibilità di fallire. Oppure, le decisioni e le responsabilità vengono messe in comune. Vale a dire: l'Europa avrebbe l'ultima parola anche sui bilanci pubblici nazionali, nella definizione dei salari o nelle politiche per la concorrenza.
La centralizzazione da sola non è la panacea
Ogni individuo nella sua vita quotidiana prende delle decisioni, le cui conseguenze non possono semplicemente gravare sui vicini di casa. L'UE funziona esattamente in questo modo - con risultati modesti. La BCE, con il suo programma di acquisti, è sola nel tentativo di mantenere in piedi una struttura instabile. Una integrazione maggiore e piu' profonda, secondo il gruppo di esperti, sarebbe la soluzione agli attuali difetti di costruzione.
Che la centralizzazione da sola non sia una panacea, lo mostra chiaramente la situazione del nostro vicino in difficoltà, la Francia. L'economia è sclerotizzata, la competitività è in caduta libera a causa della mancanza di volontà riformatrice. Uno sviluppo in questa direzione non salverebbe l'UE dal baratro - al contrario. Inoltre, solo pochi stati sono pronti a trasferire le loro competenze a Bruxelles.
Questo lo sanno anche gli autori del manifesto e per questo propongono un "approccio intergovernativo". Questo punto in particolare in Germania non sarebbe particolarmente popolare. E' stato in primo luogo il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble in Europa ad affermare un principio. Temendo che la disponibilità ad un aiuto immediato avrebbe ridotto gli sforzi di riforma, gli aiuti sono stati concessi solo in cambio delle riforme.
E' vero che anche gli autori vorrebbero far fluire gli aiuti solo dopo aver visto le riforme. Ma il pacchetto di aiuti di primo soccorso potrebbe invogliare molti governi a rinviare le dolorose riforme economiche necessarie. Tanto piu' che i 200 miliardi di Euro previsti non sarebbero nemmeno sufficienti per calmare i mercati finanziari in caso di crisi.