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sabato 17 dicembre 2016

Der Spiegel: Tsipras è di nuovo Tsipras

Si riaccende la crisi greca e la cosiddetta "stampa di qualità" ci propone un racconto filo-governativo degli eventi: secondo Der Spiegel il primo ministro Tsipras è tornato ad essere il leader anti-austerità di un tempo pronto ad andare alle elezioni dopo aver regalato qualche mancia elettorale. Da Der Spiegel


Il dramma del debito greco rischia una nuova escalation. Il premier Tsipras non ha piu' voglia di interpretare il ruolo del bravo riformatore e torna ad alimentare lo scontro.

A Berlino la cancellazione improvvisa di una conferenza stampa non è insolita. Se pero' un'uscita pubblica nel giro di poche ore viene prima cancellata e poi di nuovo convocata, allora significa che dietro le quinte i rumori sono molto forti. Cosi' è stato anche per la conferenza del Ministro delle Finanze greco Euklidis Tsakalotos di giovedì scorso presso la fondazione Rosa-Luxemburg.

Alla fine Tsakalotos non è stato scoraggiato da un atterraggio di emergenza del suo aereo, e a differenza di quanto in programma ha portato con sé anche il Ministro del Lavoro Eftychia Achtzioglou. C'era bisogno di dare delle spiegazioni. Perché le relazioni fra la Grecia e il resto dell'Eurozona sono tornate ad essere tempestose.

Il motivo è un improvviso cambio di direzione politica ad Atene: alla fine della scorsa settimana il primo ministro Alexis Tsipras ha sorprendentemente annunciato che il suo governo pagherà a crica 1.6 milioni di pensionati un bonus di Natale pari a 617 milioni di Euro - in media circa 380 € a persona, giovedì sera il Parlamento ha approvato il provvedimento. Inoltre il previsto aumento dell'Iva, in alcune isole greche, è stato sospeso fino a quando queste dovranno sopportare il peso della crisi dei profughi. 

La questione dell'esenzione fiscale riguarda solo poche isole, prova a spiegare Tsakalotos nella sua conferenza a Berlino. E sul pagamento del bonus ai pensionati dice: "abbiamo pensato fosse una buona idea". Alla fine la Grecia ha raggiunto un surplus di bilancio superiore a quello concordato con i creditori esteri. E giusto che ad approfittare di questo risultato sia chi in questi anni ha dovuto sopportare il peso delle riforme. Gli obiettivi di bilancio "non sono a rischio".

Potrebbe anche essere vero. Ma tali decisioni in realtà dovrebbero essere prima concordate con i creditori esteri. Al Ministero delle Finanze tedesco sono alquanto seccati. "Si tratta di una modifica degli accordi", si commenta in casa di Wolfgang Schäuble. "La scorsa settimana nell'Euro-gruppo non ne abbiamo parlato". Anche gli altri ministri delle finanze sono scontenti. Per alcuni membri sarebbe uno strappo agli accordi con la Grecia, l'Euro-gruppo ha quindi deciso di bloccare la riduzione del debito da poco accordata.

Soddisfatto in maniera bizzarra

Considerando la situazione, il primo ministro greco sembra tuttavia essere alquanto soddisfatto. Durante una visita al suo ufficio di Salonicco mercoledi scorso ha annunciato la prossima opera buona: circa 30.000 scolari nelle aree piu' povere della città avranno a breve un pasto gratuito al refettorio. Tsipras era allegro e ha intrattenuto i presenti con perle di saggezza del tipo: "per un uomo è piu' facile cambiare moglie, che squadra di calcio".

Sembra quasi che sia tornato il vecchio Tsipras: un comunicatore carismatico che riesce a dare il meglio di sé solo nelle fasi di scontro. Non chiederemo a nessuno "il permesso di dare questi soldi ai piu' bisognosi", ha affermato. Ognuno deve riconoscere che la Grecia "ha fatto dei sacrifici in nome dell'Europa".

Cosi' sicuro di sé Tsipras fino ad ora lo era stato solo una volta - nella primavera del 2015. Allora da solo aveva scatenato una lotta fra poteri, che si stava per concludere con il fallimento della Grecia.

Da allora il premier si era trasformato in un prigioniero di quell'austerità che la Grecia ha dovuto accettare per accedere al terzo programma di aiuti. Ma il ruolo di fedele esecutore delle richieste dei creditori esteri stava spegnendo Tsipras. Era spesso lunatico, amareggiato e impaziente.

Tornato nel suo vecchio ruolo, Tsipras sembra essersi liberato. Secondo i suoi calcoli puo' solo vincere. O i creditori si arrendono alle sue richieste e accettano un'austerità mitigata. E questo potrebbe aumentare la popolarità di Tsipras e quindi le possibilità di essere rieletto. Oppure, in alternativa, se i creditori non dovessero stare al gioco, Tsipras potrebbe cercare una rielezione - anche se Tsakalotos a Berlino lo ha smentito. Invece di passare come un riformatore titubante, si presenterebbe come un coraggioso avversario dei creditori esteri che non ha avuto successo.

L'uomo nero in questa situazione sarebbe il Ministro delle Finanze tedesco. "O con la società o con Schäuble", titolava il giornale di partito di Tsipras, Syriza, giovedì scorso. Tsipras ha scelto di andare allo scontro anche con il Fondo monetario internazionale (FMI), fino ad ora presente in tutti i piani di salvataggio per la Grecia. Li ha accusati di essere "dei folli che non riescono ad avere i loro numeri sotto controllo".

"Il FMI sembra un gattino"

Sembra che la Grecia sia tornata ad essere sola contro il resto del mondo. Di fatto i fronti nel dramma del debito sono molto piu' complessi. Il FMI infatti da molto tempo chiede di ridurre l'onere del debito greco e ne ha fatto una pre-condizione per la partecipazione ad un nuovo programma di aiuti. Un atteggiamento che di fatto cerca di andare incontro al governo greco.

"Il FMI non chiede piu' austerità alla Grecia", è il titolo di un documento redatto dal capo del FMI europeo Poul Thomsen e dal capo-economista Maurice Obstfeld e pubblicato all'inizio di questa settimana. In esso gli autori descrivono chiaramente quello che fino ad ora era emerso solo nei protocolli di wikileaks: il FMI ritiene non credibili gli obiettivi di bilancio fissati per la Grecia. Invece di un avanzo primario di bilancio del 3.5 %, gli autori si limitano a chiedere un avanzo dell'1.5%.

Schäuble e il suo staff non sembrano essere impressionati da queste critiche. "Potrebbero avere la stessa impressione di un automobilista che viaggia contromano, e che invece pensa ci siano centinaia di auto che stanno andando nella direzione sbagliata", racconta qualcuno ben informato dopo aver parlato del caso greco con i rappresentanti di alto livello del Ministero delle Finanze tedesco. 

Ma perché i greci attaccano un'istituzione che per loro in Europa sta chiedendo condizioni piu' miti rispetto ai partner europei? La risposta arriva verso la fine del documento: gli autori del FMI constatano il "rifiuto degli stati membri" nei confronti della loro proposta. Se gli obiettivi dovessero restare invariati, "sarebbero necessarie ulteriori misure restrittive, che ancora non sono state adottate", e "che dovrebbero essere definite per via legislativa". In altre parole: i greci devono fare ulteriori tagli e riforme.

Al premier greco e al suo ministro delle finanze tutto cio' evidentemente non sta bene: "Sono molto deluso dal FMI", ha detto Tsakalotos a Berlino. Il FMI per un lungo periodo si è presentato come un leone che voleva dettare condizioni migliori per la Grecia. Alla prova dei fatti il FMI "si è rivelato un gattino": non ha esercitato una reale pressione sull'Euro-gruppo.

Obstfeld e Thomsen nel loro documento propongono ulteriori riforme che potrebbero minacciare i greci nel caso in cui i paesi dell'Euro intendano restare fedeli agli attuali obiettivi di risparmio: ad esempio le esenzioni alle imposte sul reddito dovrebbero sparire. Fino ad ora la metà delle famiglie greche ne ha potuto usufruire. Inoltre il paese avrebbe ancora un "sistema pensionistico generoso" che grava sul bilancio pubblico per quasi l'11%, mentre negli altri paesi europei raggiunge in media del 2.25%.

"Politica post-verità"

Tsipras vuole evitare in qualsiasi modo ogni ulteriore riforma. Preferirebbe fare affidamento su qualche concessione dei partner europei. E in parte ha già ricevuto un segnale in questa direzione: il commissario UE Pierre Moscovici, un socialista francese, ha criticato lo stop alla riduzione del debito e ha messo in dubbio l'analisi del FMI sulla sostenibilità del debito e del sistema pensionistico. "In questa epoca di politica post-verità è piu' che mai necessario che certe affermazioni non restino senza una smentita", scriveva Moscovici sul Financia Times.

Nel caso in cui Tsipras abbia deciso di portare ad una conclusione finale il lungo ed irrisolto conflitto con i creditori, questa potrebbe essere la volta buona. Dovrebbe farlo ancora una volta da solo'? Tsipras non si sta forse comportando come un guidatore che imbocca l'autostrada contromano e che a tutta velocità vuole tornare indietro verso la crisi?

Come era da aspettarsi, Tsakalotos la vede in maniera completamente diversa. Nonostante il programma di aiuti, non si deve dare l'impressione che il suo governo non sia piu' in grado di prendere decisioni autonome, ha detto a Berlino. "Sarebbe terribile se gli europei dessero questo segnale".

lunedì 14 ottobre 2013

I documenti confidenziali del FMI sul caso greco

Che il salvataggio greco sia stato fatto su misura dei creditori esteri di Atene, lo sapevamo già. Adesso arrivano i verbali segreti delle sedute del FMI a confermalo. Dal wsj.de
La Grecia nel 2010 doveva essere salvata con un pacchetto di aiuti miliardario? I documenti confidenziali di cui è in possesso il Wall Street Journal mostrano che il FMI al proprio interno era profondamente diviso. Nonostante cio', si decise di concedere ugualmente gli aiuti.

I documenti confidenziali sono in palese contrasto con le dichiarazioni ufficiali del FMI e non mancheranno di riaccendere la discussione sul possibile taglio del debito greco. La Germania ed altri altri stati europei infatti continuano a rifiutare una ristrutturazione del debito greco nel tentativo di nascondere agli occhi dei propri elettori la reale situazione. Ma visto che il FMI in futuro non intenderà concedere nuovi aiuti alla Grecia se il debito non dovesse scendere, molto probabilmente si dovrà arrivare ad una decisione in questa direzione. 

Un terzo dei membri del FMI aveva dei dubbi

Data l'estrema incertezza che caratterizzava l'intero piano di salvataggio, sin dall'inizio il FMI si è pronunciato a favore di un taglio del debito.  Il primo piano di aiuti è stato approvato il 9 maggio 2010, e gli atti relativi alla decisione - catalogati come segreti o altamente confidenziali - ci offrono una visione degli avvenimenti interni al FMI.

Quasi un terzo di tutti i membri del consiglio direttivo, che insieme rappresentano oltre 40 paesi non europei, secondo gli atti, avevano dei forti dubbi sull'intero piano di salvataggio greco. Erano in molti a ritenere che il programma di salvataggio stava spostando sui greci l'intero onere dell'aggiustamento, mentre dai creditori europei non si pretendeva alcuna rinuncia. Molti membri del FMI sostenevano infatti che il salvataggio non avrebbe avuto successo se i creditori esteri della Grecia non avessero rinunciato ad una parte dei crediti.

"Sul tavolo della discussione dovrebbe esserci la possibilità di una ristrutturazione del debito", affermava Pablo Andrés Pereira durante la difficile riunione del 2010, all'epoca direttore esecutivo e rappresentantante argentino. Il fondo, secondo Pereira, "corre il rischio di ritardare o addirittura peggiorare l'inevitabile default greco".

I rappresentanti di Brasile, Russia, Canada e Austrialia, sempre secondo gli atti, nella stessa seduta hanno parlato degli immensi rischi cui il programma di salvataggio andava incontro. Il rappresentante brasiliano al FMI, sempre secondo gli atti, definiva il piano "inappropriato e decisamente non sostenibile" o piu' semplicemente un "salvataggio dei creditori privati dello stato greco, soprattutto degli istituti di credito europei".

I rappresentanti europei ed americani, che nel consiglio direttivo hanno oltre la metà dei diritti di voto, sono comunque riusciti ad ottenere un numero sufficiente di voti per approvare il programma di salvataggio.

Il programma di aiuti finanziari prevedeva infatti come condizione una forte riduzione del debito ed un aumento delle tasse. La ristrutturazione del debito - sotto forma di rinuncia dei creditori, riduzione dei tassi oppure un allungamento della durata - non era prevista. E cio' ha salvato i detentori di titoli greci (principalmente banche europee) dalle perdite in cui sarebbero incorsi con una ristrutturazione.

Gli interessi europei sono piu' importanti di quelli greci

Alcuni dei membri del FMI all'epoca contrari al programma di salvataggio, continuano a sostenere che sono stati tutelati gli interessi dei paesi creditori, ma non quelli greci. Dal 2009 l'economia greca si è ridotta di un quinto e il tasso di disoccupazione del paese è salito a quasi il 28 %. La situazione attuale spinge il FMI a chiedere ai paesi europei una rinuncia ai crediti, almeno stando alle recenti dichiarazioni degli attuali rappresentanti del FMI.

"Il piano di aiuti non è stato un programma di salvataggio per la Grecia, piuttosto dell' Eurozona", dice uno dei rappresentanti del FMI presenti alla riunione del 2010.

I documenti riservati mostrano che diversi membri nel consiglio direttivo del FMI sin dall'inizio guardavano con molto scetticismo alle previsioni economiche: le consideravano "eccessivamente ottimiste" oppure "troppo positive".

Per molti versi, la storia del piu' grande pacchetto di salvataggio approvato dal FMI, dovrà essere interamente riscritta.

L'allora direttore del FMI Dominque Strauss-Kahn nel maggio 2010 dichiarava ai giornalisti che il fondo "non aveva alcun dubbio sulle possibilità di successo del piano". Ma dietro le quinte una parte importante del direttorio nutriva dei forti dubbi sull'efficacia del piano o addirittura era arrabbiata, almeno da quanto si legge fra i verbali delle riunioni.

Rabbia e frustrazione nel direttorio FMI

Gli aggiustamenti finanziari richiesti alla Grecia sono uno "sforzo immane a cui l'economia non riuscirà a far fronte", ha dichiarato l'ex direttore del FMI, l'indiano Arvind Virmani, durante la seduta in cui è stato approvato il primo pacchetto di salvataggio. Il numero uno del fondo si era infatti già chiesto se le dimensioni del risparmio che il FMI si aspettava dalla Grecia non avrebbero piuttosto fatto fallire il programma e portato il paese al default.

Tutti i tentativi di raggiungere l'ex capo del FMI Strauss-Kahn per avere un commento sul tema purtroppo sono andati a vuoto. Nel frattempo il FMI ha riconosciuto alcuni errori. In un rapporto pubblicato nel mese di giugno, il Fondo ha finalmente ammesso che alcune proiezioni finanziarie erano troppo rosee.

I funzionari del FMI tuttavia hanno sempre sottolineato le loro buone intenzioni: quando nel 2010 il piano di salvataggio è stato approvato, il FMI nelle proprie considerazioni interne non riteneva necessaria una ristrutturazione del debito

"Nel maggio 2010 sapevamo che la Grecia avrebbe avuto bisogno di un fondo di salvataggio ma non che sarebbe stata necessaria una ristrutturazione del debito", ha detto il direttore del FMI Christine Lagarde in un'intervista rilasciata in giugno. "Non sapevamo che la situazione economica generale sarebbe peggiorata cosi' rapidamente come poi ha fatto", sempre Lagarde.

Nei primi mesi del 2011, quando orami era chiara la non sostenibilità del debito, il FMI ha preteso una ristrutturazione, conferma un portavoce del FMI.

Già nel 2010 si parlava di un taglio del debito

I documenti confidenziali del FMI mostrano che sin dall'inizio si parlava apertamente della necessità di ristrutturare il debito greco. Nella seduta del maggio 2010 i rappresentanti del Medio oriente, dell'Asia e dell'America Latina hanno chiesto piu' volte perché questa opzione non fosse stata presa in considerazione.

I rappresentanti europei invece sono rimasti "molto sorpresi" quando la Svizzera "con molta enfasi", all'interno del consiglio direttivo FMI si è schierata a fianco dei critici, sempre secondo i verbali delle sedute. "Perché una ristrutturazione del debito e il coinvolgimento del settore privato non sono stati contemplati dal piano di salvataggio?", chiedeva il rappresentante svizzero René Weber.

Oggi il FMI sostiene che nel 2010 una ristrutturazione non sarebbe stata praticabile. Il rischio che i problemi finanziari greci potessero diffondersi anche verso altri paesi era troppo grande.

Una larga parte dei titoli di stato greci allora era in possesso delle banche tedesche e francesi. Per questa ragione la ristrutturazione non era una possibilità contemplata dai capi di stato europei. E gli USA temevano per i loro investimenti miliardari nel capitale delle banche europee.

L'attuale presidente del FMI Lagarde, all'epoca ancora Ministro delle finanze in Francia, era impegnata a limitare con ogni mezzo le perdite per le banche del suo paese. Le banche francesi avevano infatti una grande esposizione verso la Grecia.

Nel 2013 nel direttorio del FMI arriva la svolta 

In una relazione del giugno 2013 il FMI ha ammesso "carenze significative" nel programma di salvataggio greco, sebbene il fondo avesse già indicato la strada da seguire. "Sin dall'inizio sarebbe stata preferibile una ristrutturazione del debito, sebbene per i partner europei fosse inaccettabile", si dice nel rapporto.

Il FMI constata che sin dall'inizio l'operazione di salvataggio ha permesso ai creditori privati di ridurre l'esposizione, scaricandone i costi "sul contribuente e sul settore pubblico".

Diversi rappresentanti del FMI già 3 anni fa avevano messo in guarda. "Si puo' dire che l'operazione piu' che un programma di salvataggio per la Grecia, sia  una forma di salvataggio dei creditori privati, soprattutto degli istituti finanziari europei", affermava il rappresentante brasiliano Paulo Nogueira Batista durante una seduta del 2010.

Gli scettici avevano ragione. La Grecia non è riuscita a raggiungere gli obiettivi finanziari concordati e nel 2012 ha avuto bisogno di un ulteriore piano di salvataggio. Nel piu' grande piano di salvataggio mai intrapreso dal FMI, i creditori privati hanno dovuto farsi carico di una parte delle perdite

Con il collasso dell'economia greca il debito del paese è esploso. E la situazione potrebbe spingere i governi dell'Eurozona a mettere in campo un terzo pacchetto di salvataggio. Ma questa volta dovranno necessariamente rinunciare ad una parte dei crediti verso la Grecia.

lunedì 30 settembre 2013

Verso l'unione di trasferimento?

Regling (ESM) continua a negare la necessità di una ristrutturazione del debito greco. La stampa conservatrice lo incalza: non hai il coraggio di raccontare la verità, l'ESM sta diventando una unione di trasferimento permanente. Da Die Welt.
Il presidente del fondo ESM considera l'elevato livello di indebitamento greco un problema senza troppa importanza. Rischioso se dalla teoria dovesse passare alla pratica.

Klaus Regling è un uomo molto intelligente. Il capo del fondo europeo ESM ha studiato economia politica e ha lavorato al FMI. E' stato anche gestore di un fondo hedge. Forse è troppo intelligente per il lavoro che fa. E per l'Europa questo sarebbe un problema.

Regling ha dichiarato al giornale economico "Wall Street Journal" che il livello di indebitamento della Grecia non è affatto un problema. In palese contrasto con quanto la Troika (FMI, EU e BCE) hanno sostenuto fino ad ora.

Una posizione piu' adeguata invece all'opionione degli europei, soprattutto dei tedeschi. Se Regling avesse ragione, non dovremmo preoccuparsi per la rinuncia ai crediti nei confronti della Grecia. Tutto andrà bene!

L'argomento di Regling è abbastanza semplice: la maggior parte del debito pubblico di Atene è nelle mani dei governi e delle istituzioni europee. "La durata media del secondo programma di aiuti è di 30 anni. I tassi sono molto bassi, perché sono pari ai costi di finanziamento dei paesi donatori aumentati di pochi punti base".

E inoltre nei primi 10 anni una parte degli interessi non dovrà essere pagata. Fino a quando i greci non dovranno pagare un interesse definito dal mercato, e fino a quando non dovranno rimborsare il debito, non ci sarà nessun problema.

Giusto. Se si è d'accordo con Regling, si puo' anche comprendere la sua insoddisfazione nei confronti del FMI. Quest'ultimo ha sottolineato piu' volte che il governo di Atene molto probabilmente non raggiungerà gli obiettivi di debito fissati. Nel 2020 il livello di indebitamento dovrebbe raggiungere il 124 % del PIL.

Il governo non ama le discussioni sulla Grecia

Se Atene non raggiungesse l'obiettivo di debito stabilito, al FMI sarebbe vietata la concessione di ulteriori prestiti. Per questa ragione il FMI ha chiesto ripetutamente una soluzione del problema, come ad esempio una rinuncia ai crediti da parte dei paesi finanziatori.

In Europa l'accoglienza verso questa proposta non è mai stata buona. Il governo federale ha evitato il dibattito in campagna elettorale. Il motivo è semplice: fino ad ora la politica ha potuto raccontare ai cittadini che gli eurosalvataggi non sono stati fatti con i soldi dei contribuenti. Un taglio del debito sarebbe l'ammissione che l'Euro non puo' essere salvato a buon mercato.

Miliardi di Euro dei contribuenti andrebbero perduti, non solo in Germania, ma anche fra i partner europei. Non a caso Regling ha il sostegno di Berlino: fino a quando Atene non sarà in grado di tornare sul mercato dei capitali, il suo livello di indebitamento resta puramente teorico, si ripete.

E potrebbe essere anche vero. Solo che c'è un problema. Prima o poi la Grecia dovrà tornare sui mercati finanziari, non fra 30 anni, ma forse già nel 2020. O forse poco dopo. E all'improvviso dal problema solo teorico, ne avremo uno molto piu' pratico.

A meno di un miracolo, la Grecia non dovrà solo rimborsare una parte del debito, ma dovrà pagare anche gli interessi differiti sugli aiuti ricevuti fino ad allora.

E i tassi di interesse per i nuovi prestiti sul mercato dei capitali sicuramente non saranno al tasso del 2.5 %, come quello che gli europei hanno accordato ai greci. Se da quel momento l'economia e le entrate fiscali non inizieranno a crescere, avremo un problema non risolvibile. Da un problema di teoria economica, ne avremo uno molto pratico.

Il problema fra teoria e prassi

Le argomentazioni di Regling ricordano un po' le previsioni degli economisti intelligenti e dei banchieri americani prima della crisi finanziaria. Anche loro credevano che la concessione di credito immobiliare a clienti con problemi di pagamento non sarebbe stata un problema, perché i tassi erano bassi e i prezzi delle abitazioni sarebbero cresciuti. In teoria era giusto, in pratica conosciamo il risultato: perdite gigantesche.

Anche con la Grecia potrebbe funzionare allo stesso modo. O forse funziona già cosi'. Come ipotizzato da Regling, per aiutare la Grecia, gli stati europei stanno già prendendo in considerazione un taglio del debito. I tassi bassi e l'allungamento della durata corrispondono di fatto ad un "hair-cut", ad una riduzione del loro valore. Considerando anche la dilazione concessa nel pagamento degli interessi, si tratta di un "enorme sussidio", usando le parole di Regling.

Solo che questa gigantesca sovvenzione non è sufficiente a riportare il livello di indebitamento di Atene ad una soglia accettabile per il FMI. Invece di discreditare i metodi di calcolo, per la credibilità dell'Europa, sarebbe molto piu' utile cercare una soluzione al problema di fondo: un debito eccessivo.

In questo modo forse si potrebbe evitare anche un nuovo pacchetto di aiuti, che non farebbe altro che aumentare il livello di indebitamento. Senza questa onestà l'intera questione si trasformerebbe in una sovvenzione duratura. Sarebbe allora piu' corretto se Herr Regling la chiamasse con il suo vero nome: unione di trasferimento permanente.

giovedì 26 settembre 2013

La Grecia non ha truccato i conti per entrare nell'Euro

L'ex Ministro delle Finanze greco Nikos Christodoulakis, "padre fondatore" della moneta unica in Grecia, dopo le accuse infamanti lanciate dai politici tedeschi in campagna elettorale, intervistato da Der Spiegel si difende: la Grecia non ha truccato i conti, i tedeschi ci devono almeno 13 miliardi. Da Der Spiegel
La Grecia ha truccato i conti per entrare nell'Euro? L'allora Ministro delle Finanze Nikos Christodoulakis s'indigna per l'accusa. Durante i negoziati quasi tutti avrebbero mentito sui conti, ci dice - anche i tedeschi.

Sono tornati: dall'inizio di questa settimana i rappresentanti della cosiddetta Troika  (EU, BCE e FMI) sono di nuovo in Grecia per controllare se il paese rispetta le condizioni per ricevere ulteriori aiuti finanziari.

Ma i greci in passato sono mai riusciti a soddisfare i requisiti per l'ingresso nell'Euro? Questa domanda nelle scorse settimane in Grecia ha scatenato un acceso dibattito. L'occasione è stata la frase di Merkel durante una manifestazione elettorale a Rendsburg: "non avremmo dovuto far entrare la Grecia nell'Euro".

"Si vergogni Frau Merkel", era il titolo di una lettera aperta pubblicata dal giornale  "To Vima". La lettera è stata scritta dall'ex ministro delle finanze Nikos Christodoulakis, considerato il padre dell'adesione della Grecia all'Euro. In un'intervista a "Der Spiegel" l'ex ministro spiega che il governo di cui faceva parte non solo non ha truffato, ma era considerato un modello da imitare.

SPIEGEL ONLINE: Perché è arrabbiato con la Cancelliera Merkel? E' ben noto che la Grecia nel 1999, quando è entrata a far parte della zona Euro, non rispettava i criteri di deficit.

Christodoulakis: E' troppo facile dire che un singolo paese Euro è responsabile per tutti i problemi. Mi ricorda la favola di Esopo. Il leone mangia tutti i serpenti, e l'elefante calpesta ovunque. Ma alla fine si dà tutta la colpa alla formichina, perché mentre era in cerca di cibo ha osato oltrepassare una recinzione.

SPIEGEL ONLINE: La Grecia è quindi innocente, una formica laboriosa. Ma il deficit greco del 1999, rivisto in seguito, è passato dall'1,6% a oltre il 3% del PIL. Il paese non doveva far parte della moneta unica.

Christodoulakis: Il deficit era di poco superiore al 3%, fino a poco tempo prima il deficit pubblico era a due cifre. Come ex ministro delle finanze so bene quanto la sua riduzione sia stata uno sforzo titanico. Abbiamo bloccato i salari, fermato gli sprechi, soppresso centinaia di strutture pubbliche.

SPIEGEL ONLINE: Quindi non nega che il deficit è stato ridotto solo dopo l'ingresso nell'Euro?

Christodoulakis: Si trattava di spese militari causate dalle dispute di confine con la Turchia. Potevano arrivare anche al 4% del PIL. Se le avessimo calcolate nel deficit, non avremmo mai avviato i negoziati per l'ingresso. Percio' abbiamo messo queste spese nel calcolo complessivo del debito, ma solo in parte nel computo del deficit. Come facevano molti paesi con elevate spese militari. E la Germania ha fatto qualcosa di simile.

SPIEGEL ONLINE: E cioe'?

Christodoulakis: Non ha calcolato i suoi ospedali pubblici in perdita all'interno del settore pubblico. Come si puo' facilmente leggere nelle relazioni sulla convergenza, con questa misura il disavanzo è stato fatto scendere dello 0.1%.

SPIEGEL ONLINE: La vostra contabilità creativa ha creato qualche preoccupazione oppure è rimasta un segreto?

Christodoulakis: Tutti lo sapevano. I criteri di convergenza sono stati applicati in maniera flessibile per tutti i membri fondatori dell'Euro - altrimenti solo l'Olanda e il Lussemburgo si sarebbero qualificati per l'ingresso.

SPIEGEL ONLINE: Si è chiuso un occhio volutamente?

Christodoulakis: Tutti sapevano che la Grecia aveva delle difficolta a soddisfare i criteri di adesione e che la situazione poteva rimanere tale. Ma non abbiamo mai ingannato nessuno.

SPIEGEL ONLINE: Perché allora Eurostat si è ripetutamente lamentato per i vostri numeri?

Christodoulakis: Eurostat ha fatto molte domande, ma abbiamo chiarito tutto prima del 2002. Ho anche avuto un incontro con il presidente di allora, Yves Franchet, pienamente soddisfatto dei nostri progressi. Anche il FMI nel 2003 ha elogiato l'enorme miglioramento nelle nostre statistiche. All'epoca eravamo considerati perfino un modello!

SPIEGEL ONLINE: Veramente? E per chi?

Christodoulakis: Per i candidati all'ingresso. Soprattutto per i nostri progressi nel taglio del deficit, nella lotta all'inflazione e nell'attuazione di altre norme EU. Su invito dell'ex commissario alle finanze Solbes, ho tenuto numerose conferenze nei paesi dell'Europa dell'est, illustrando come sia possibile risanare le finanze senza danneggiare la crescita.

SPIEGEL ONLINE: Anche se ora assumiamo che la Grecia al momento del suo ingresso non ha manipolato i numeri: la successiva crisi debitoria è un esempio sufficiente per dire che il paese non era un candidato idoneo?

Christodoulakis: Al contrario! Un paese debole deve riformarsi. Proprio a causa dei nostri problemi era necessario entrare a far parte di un gruppo di paesi sviluppati con istituzioni piu' forti. Dopo l'ingresso il nostro deficit commerciale è sceso, perché siamo diventati piu' competitivi.

SPIEGEL ONLINE: E perché durante la sua permanenza al governo, la Grecia non ha fatto le riforme necessarie? E invece si è preferito sperperare il denaro pubblico preso in prestito a tassi molto piu' bassi.

Christodoulakis: Guardando indietro si poteva fare molto di piu'. Ma eravamo sulla buona strada. Poi al potere sono arrivati i conservatori e nel giro di pochi anni hanno raddoppiato la spesa e assunto migliaia di dipendenti pubblici. E nessuno nell'EU ha protestato.

SPIEGEL ONLINE: E su queste basi lei ora sta chiedendo che la Troika lasci in pace la Grecia. Ma poi la politica andrebbe avanti come prima.

Christodoulakis: Dobbiamo rifiutare gli accordi presi con la Troika, perché la loro attuazione sarà ancora peggiore. Ma è vero: il sistema politico greco non puo' pensare di tornare alle vecchie abitudini. Sarebbe peggiore delle condizioni imposte dalla Troika. Per questo abbiamo bisogno di una riforma costituzionale che imponga regole severe sull'indebitamento ed eviti regali costosi prima delle elezioni.

SPIEGEL ONLINE: Ma se già ora con la Troika non funziona, come potrebbe funzionare senza la loro pressione?

Christodoulakis: E il fallimento della Troika sta proprio qui. Si è concentrata esclusivamente sul risparmio e sugli aumenti delle tasse creando una profonda recessione, mai vista prima fra i paesi sviluppati nel ventesimo secolo. Le riforme di lungo periodo sono state invece ignorate.

SPIEGEL ONLINE: Molti greci sperano che la Germania dopo le elezioni federali allenti la sua posizione in materia di austerità. Lei personalmente si augura che la Germania rimborsi un vecchio prestito forzoso fatto ai tempi del nazismo, sebbene non vi sia ancora alcuna prova di esso. Come fa ad essere ottimista?

Christodoulakis: A questi crediti non abbiamo mai rinunciato. Ho pubblicato un libro con alcune stime: il valore attuale sarebbe fra i 13 e i 15 miliardi di Euro - all'incirca la quota tedesca nel primo pacchetto di aiuti. Come segno di buona volontà la Germania potrebbe rinunciare al rimborso di questi prestiti, e la Grecia in cambio rinunciare alla sua richiesta di rimborso del prestito forzoso.

lunedì 26 agosto 2013

Tutto è ancora possibile

FAZ.net intervista Manfred Güllner, sondaggista di Forsa (istituto demoscopico), che spiega: tutto è ancora possibile, ma per AfD la strada verso il 5% è in salita. Da FAZ.net
Ultimo sondaggio Forsa

Anche se riuscisse a fare del salvataggio greco un tema da campagna elettorale, la SPD non avrebbe molto da guadagnare in termini di voti. Servirebbe solo ad aiutare l'Unione (CDU-CSU) e Alternative für Deutschland, secondo Manfred Güllner, presidente di Forsa (principale istituto demoscopico).

Herr Güllner, fino ad ora il governo è riuscito a tenere fuori dalla campagna elettorale l'Eurocrisi. Recentemente invece il ministro delle finanze ha portato al centro della discussione un terzo programma di sostegno alla Grecia. Costerà voti all'Unione?

I pacchetti di salvataggio, come le somme di cui si parla, sono concetti molto astratti per i cittadini. Quello che vogliono sapere, quando si parla della crisi Euro o della Grecia è: quale sarà l'impatto sulla mia vita quotidiana? Ad esempio, la mia pensione è a rischio, la valuta resterà stabile, oppure mancheranno risorse ai comuni per ristrutturare le strade danneggiate? Fino ad ora il governo ha cercato di rassicurare - come accaduto durante la crisi finanziaria del 2008/2009, quando è riuscito a tenere fuori dalla vita quotidiana le paure principali.

La SPD pero' su questo tema è convinta di poter guadagnare voti: Sigmar Gabriel e altri hanno chiesto alla Cancelliera di rivelare all'opinione pubblica la portata del prossimo piano di aiuti alla Grecia - e soprattutto di farlo prima delle elezioni.

La SPD si aggrappa ad ogni possibilità, ma allo stesso tempo deve mostrarsi responsabile. Fino ad ora non ha funzionato, e non andrà diversamente in futuro. Il dilemma è sempre lo stesso: hanno protestato e criticato, ma poi alla fine, sui temi della crisi Euro, hanno sempre sostenuto le decisioni del governo. E durante la crisi, il governo è stato percepito come il solo garante della sicurezza, l'unico in grado di difendere i cittadini.

Allora SPD e Verdi si auto-danneggiano, se pensano di fare della crisi Euro un tema da campagna elettorale?

Si'. E con gli attacchi personali a Merkel sottovalutano il serbatoio incredibile di popolarità di cui dispone la Cancelliera. Semplicemente è molto amata.

AfD e la Linke sono due partiti che hanno proposte diverse sulla crisi Euro. Avranno qualche vantaggio dall'arrivo di questo tema in campagna elettorale?

Per la Linke è molto difficile.

E per AfD?

Sono incerto, non so se effettivamente da qui alle elezioni si riuscirà a muovere qualcosa. Questo partito coltiva le paure quotidiane di cui parlavo poco fà. E trova ascolto presso i ceti sociali minacciati nel loro status, che si sentono schiacciati dall'alto e dal basso - e che volentieri credono alle teorie complottiste che dicono: a Berlino dominano le forze politiche tradizionali, le elite economiche e una parte dei media. Anche noi sondaggisti a volte siamo considerati fra questo insieme di forze.

Nei sondaggi pero' la AfD è sotto il 5%

Si, anche i nostri dati dicono questo. Gli indecisi sono ancora molti, e tutto è possibile. Non credo pero' che con una proposta politica monotematica anti-Euro si possano vincere le elezioni.




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domenica 25 agosto 2013

La verità in piccole dosi

La campagna elettorale tedesca si accende dopo la recente dichiarazione di Schäuble: la Grecia avrà bisogno di un nuovo piano di aiuti. La verità è troppo amara e difficile da digerire per il contribuente tedesco, meglio nasconderla oppure somministrarla in piccole dosi. Passo falso oppure mossa tattica? Da Süddeutsche Zeitung
Il governo federale ha mentito sull'Eurocrisi? I pochi miliardi ipotizzati all'inizio sono diventati sempre di piu'? L'opposizione con i suoi attacchi arriva al punto: la comunicazione della coalizione nero-gialla sulla crisi greca è incoerente e titubante. Le cause sono diverse, e il ministro delle finanze Schäuble le conosce molto bene.

In un martedi di agosto anche Wolfgang Schäuble ad Ahrensburg si è deciso a fare  campagna elettorale. Tema: le sfide per la Germania e per l'Europa. All'inizio suona come il discorso abituale di un uomo di stato, ma il ministro delle finanze ha deciso di utilizzare l'incontro con gli elettori nella Germania del nord per annunciare con disinvolutra una verità sgradevole: "Per la Grecia ci sarà un ulteriore programma di aiuti", dice Schäuble, e aggiunge: "Non lo abbiamo mai nascosto davanti all'opinione pubblica".

Cosi' almeno l'interpretazione delle sue dichiarazioni. La SPD, che vorrebbe fare degli aiuti alla Grecia un tema da campagna elettorale, parla invece di menzogne. Schäuble è il primo politico tedesco ad ammettere quello che per molti esperti è già una certezza: per la Grecia sono già stati stanziati 240 miliardi di Euro di fondi, ma ci sarà bisogno dell'aiuto dei partner finanziari anche dopo il 2014.

Ritorno graduale sul mercato dei capitali

Dagli ambienti governativi di Berlino, fino ad ora si era ipotizzato che un eventuale terzo pacchetto di aiuti sarebbe stato di portata decisamente inferiore rispetto ai primi due. Si tratterebbe soltanto di rendere piu' dolce il ritorno sul mercato dei capitali. Inoltre, Atene avrebbe già avviato una parte significativa delle riforme necessarie.

Non è la prima volta che Schäuble si corregge sulla questione greca. Nel dicembre 2009, quando l'opionione pubblica per la prima volta è venuta a sapere che i problemi debitori greci si sarebbero ripercossi sugli altri paesi europei, si era pronunciato contro un piano di aiuti per il paese. "Sarebbe una solidarietà sbagliata, se decidessimo di sostenere i greci con degli aiuti finanziari", disse il Ministro delle finanze in quell'occasione.

Nell'estate 2010 - quando un primo pacchetto di aiuti da 110 miliardi di Euro per la Grecia è già stato approvato - Schäuble rilascia un'altra dichiarazione. Questa volta il tema è il fondo temporaneo EFSF: "I fondi di salvataggio sono temporanei, dovranno terminare. E' cio' che abbiamo concordato", dice il portavoce della CDU.

Dopo pochi mesi è chiaro a tutti che anche in questo caso Schäuble si è sbagliato. Nel febbraio 2011 i ministri delle finanze europei trovano un accordo sul nuovo fondo di salvataggio ESM. Sostituisce il precedente EFSF, prevede un massimo di 500 miliardi - ed è a tempo indeterminato.

Le recenti esternazioni di Schäuble, osservate piu' da vicino, sono solo una precisazione rispetto alle precedenti dichiarazioni. Nel febbraio 2012, quando è stato concordato il secondo pacchetto di aiuti, ebbe a dire: "Probabilmente non è l'ultima volta che il Bundestag dovrà pronunciarsi sugli aiuti finanziari per la Grecia". In seguito, tuttavia, ha piu' volte ripetuto che la decisione era solo rimandata ad un momento successivo, e le parole "piano di salvataggio" non si erano piu' sentite. Fino a martedi scorso.

Non si puo' certo accusare Schäuble di essersi mosso secondo una tattica da campagna elettorale, altrimenti non avrebbe messo in campo, ad un mese dalle elezioni, un terzo pacchetto di aiuti. L'opposizione pero' con i suoi attacchi arriva diretta al punto: perché sulla Grecia la comunicazione del governo federale è cosi' incoerente e titubante? Perché si fanno dichiarazioni che poco tempo dopo devono essere riviste? Perché nessun politico ha il coraggio di dire tutta la verità, invece di raccontare solo una piccola parte della storia?

E' solo un'istantanea, ma forse puo' aiutare uno sguardo al 2010. "I greci vogliono i nostri soldi", titolava la Bild-Zeitung il 24 aprile 2010. In seconda pagina un giovane disoccupato di nome Kosta era fotografato mentre si stava rilassando al sole. E cosi' si è andati avanti: martedi 27 aprile: "Perché paghiamo ai greci le loro pensioni d'oro?". Giovedi 29 aprile: "25 miliardi - i greci vogliono ancora piu' denaro da noi", lunedi 3 maggio: "110 miliardi di Euro - i greci in bancarotta ottengono l'assegno piu' grande della storia!".

La Bild-Zeitung è stata aspramente criticata per questo tipo di campagna. Ma che cosa succede se invece essa riflette l'opinione pubblica? Cosa accade se almeno una parte dei cittadini la pensano in questo modo?

Ed è questa paura a guidare il governo nelle esternazioni sulla Grecia: il ministro delle finanze Schäuble e la cancelliera Angela Merkel  preferiscono non raccontare troppe verità spiacevoli ai tedeschi. Un atteggiamento che è tanto piu' sorprendente se si considera che fino ad ora il bilancio federale non ha sofferto per gli aiuti alla Grecia. Tutti gli aiuti concessi si basano su crediti che il paese del sud-Europa prima o poi dovrà rimborsare.

Ma non è stato solo il governo federale a doversi correggere: anche il FMI ha recentemente ammesso di aver commesso degli errori nella valutazione della crisi. All'inizio, nel 2009 e 2010, si ipotizzava che la crisi sarebbe durata non piu' di 2 anni. Una ipotesi che presto si è rivelata  essere solo un pio desiderio. La previsione originaria del FMI fino al 2012 prevedeva un - 5.5%, di fatto è stato un -17 %. La realtà è sempre peggiore delle previsioni.

Nel complesso, la dichiarazione coraggiosa di Schäuble potrebbe essere considerata come un tentativo di portare un po' di onestà nel dibattito. Non tutti pero' sembrano esserne entusiasti: "Schäuble ci minaccia con nuovi aiuti", titolava il giornale di sinistra "Efimarida ton Syntakton".




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giovedì 9 maggio 2013

Hans Werner Sinn: serve un'unione monetaria aperta

In una recente intervista a Die Welt, il grande economista tedesco torna a rilanciare l'unione monetaria aperta: i membri in difficoltà dovrebbero poter uscire, svalutare, fare le riforme e tornare nella moneta unica con il supporto della comunità internazionale


Secondo Hans-Werner Sinn la maggior parte delle decisioni politiche prese durante l'eurocrisi era sbagliata. Ed è certo di una cosa: la Grecia sarebbe già fuori pericolo - se nella primavera del 2010 avesse dichiarato l'insolvenza.

Gli economisti pensano in maniera sistemica, purista. La politica deve trovare compromessi in una realtà contraddittoria. Gli economisti riescono ancora a capire i politici senza concludere che il politico pensa solo alla sua rielezione?

Che un politico pensi a farsi rieleggere non è fondamentalmente sbagliato. Il problema è che le frequenti elezioni in Germania premiamo il populismo di breve periodo e trasformano la politica in una manovra tattica. L'effetto è rafforzato ulteriormente dai sondaggi settimanali. Sarebbe una buona idea dare ai genitori il diritto di voto anche per i propri figli, affinché le decisioni di lungo periodo nelle urne possano avere un peso maggiore. Allo stesso tempo su questioni specifiche mi piacerebbe vedere dei referendum popolari come in Svizzera. I personality-show privi di contenuto messi in scena durante le campagne elettorali sono controproduttivi.

Siamo ancora nel pieno dell'eurocrisi. Che cosa ha l'euro di diverso da un'altra moneta? Anche lei pensa che potremmo dire addio all'euro?

Naturalmente la Germania puo' sopravvivere anche senza l'euro. Gli scenari horror ipotizzati in caso di uscita sono esagerati. In particolare non è vero che l'industria dell'export collasserebbe. Un po' di rivalutazione farebbe bene alla Germania, perché il vantaggio di una riduzione dei prezzi dell'import sarebbe piu' importante rispetto agli svantaggi legati ad un peggioramento del prezzo delle esportazioni. La Bundesbank poi potrebbe evitare un forte apprezzamento del nuovo Marco acquistando titoli esteri con la propria moneta, come sta facendo la banca centrale svizzera. Questi titoli prenderebbero il posto degli attuali saldi Target, crediti che di fatto non hanno alcun valore. Da un punto di vista tecnico ci sarebbero solo vantaggi. Tuttavia per ragioni politiche la Germania deve restare nell'euro: l'euro resta un progetto centrale per l'integrazione europea. Inoltre, ritengo indispensabile tutelare i crediti verso l'estero delle nostre banche e assicurazioni e non da ultimo, non dobbiamo rinunciare ai crediti Target della Bundesbank. Se un paese non è piu' in grado di sostenere l'euro perché ha perso competitività, sarebbe meglio lasciarlo uscire. La Germania dovrebbe smetterla di mantenere nell'euro tali paesi alimentandoli con prestiti pubblici sempre maggiori  che di fatto non saranno mai rimborsati.

Come sarà l'Europa fra 5 anni? 

I sassi che ci verranno tirati addosso saranno sempre piu' grandi, se continueremo con questa politica. E' stato un grande errore violare il trattato di Maastricht e tenere la Grecia nell'euro con prestiti, pari al 160 % del PIL, che non saranno mai rimborsati.  Questa politica ha aiutato le nostre banche e quelle francesi, e forse qualche ricco in Grecia, ma per le persone comuni ha significato disoccupazione di massa e disperazione. La Grecia avrebbe già da tempo superato la fase piu' difficile se nella primavera del 2010 avesse dichiarato l'insolvenza e fosse uscita dalla moneta unica. Si sarebbe liberata di buona parte del suo debito e con una Drachma svalutata avrebbe raggiunto una nuova competitività. La disoccupazione giovanile non sarebbe stata certo al 60% come oggi. Quello a cui assistiamo in Grecia è una tragedia per la gente del luogo, e la colpa per questa politica sbagliata ricade sui tedeschi, sebbene siano loro i principali contributori. Con questa politica ci stiamo impoverendo e allo stesso tempo ci attaccano usando le svastiche. Se la situazione nei paesi piu' grandi dovesse peggiorare, non potremmo mantenere la stessa politica usata in Grecia, perché le risorse non sarebbero sufficienti.

La Germania sembra il paese meno amato in Europa: troppo grande per restare nascosto, ma troppo debole per la leadership. Che cosa ne pensa un'economista?

Questo tema mi fa pensare continuamente. Sono al momento a Washington. La crisi europea qui è onnipresente. La Germania dovrebbe assumersi le proprie responsabilità e cercare soluzioni realmente sostenibili per la zona Euro. Soluzioni che possono risiedere solo in un sistema monetario piu' flessibile, a metà strada tra un sistema dei cambi fissi e una moneta nazionale come il dollaro. Mi immagino una unione monetaria aperta, da cui si possa uscire temporaneamente, se non si è in grado di far fronte alle difficoltà, e per fare cio' si possa contare sugli aiuti della comunità internazionale. Sono per un piano Marshall per la Grecia, ma solo dopo la sua uscita. E' una soluzione migliore e piu' conveniente rispetto all'erogazione di denaro fatta tramite le istituzioni comuni come la BCE, nelle quali non siamo sufficientemente rappresentati ma di cui siamo i principali finanziatori, e delle cui scelte siamo considerati  i principali responsabili.

Se lei confronta la Germania del 1989 e quella di oggi, quale è stato il cambiamento piu' importante?

La solidità finanziaria del nostro paese è andata perduta. I debiti pubblici nascosti e i rischi sono cresciuti massicciamente a causa di una Euro-politica sbagliata. Si avvicina inoltre il punto in cui i nostri babyboomer, che oggi sono verso la fine dei quaranta, vorranno andare in pensione senza pero' poter contare sul sostegno della generazione che li segue, a causa della loro bassa occupazione. Devo riconoscere che la politica ha cercato di contrastare questa tendenza introducendo un limite all'indebitamento in costituzione, e che in altri paesi la situazione è decisamente peggiore. Tuttavia vedo troppa contabilità creativa nei bilanci dello stato tedesco e nell'unione monetaria. In questo modo il peso che dovranno sopportare i nostri figli è solamente nascosto.

Ci stiamo muovendo verso la piena occupazione, in Europa la nostra flessibilità e il nostro mercato del lavoro causano ammirazione e invidia. Nel nostro paese invece lo slancio politico si sta riducendo. Secondo lei questo atteggiamento negli ultimi anni è cresciuto?

La Germania si trova a circa 3 milioni di posti di lavoro dalla piena occupazione. La disoccupazione oggi è 6 volte piu' grande rispetto ai tempi in cui io studiavo. A questo proposito mi permetta di esprimere qualche dubbio sulle sue affermazioni. E sicuramente vero che il mercato del lavoro va meglio rispetto a quasi tutti gli altri paesi europei. Abbiamo lavoro, ma a causa delle politiche europee mettiamo a rischio una parte sempre maggiore del nostro patrimonio, senza nemmeno rendercene conto. La crisi Euro è un'esperienza di vita molto amara nei paesi del sud-Europa, che pero' si ripercuote su di noi. Non dobbiamo trasformare la società tedesca, ma la casa europea.

L'economista Sinn è un normale cittadino. Quale sarebbe il suo piu' grande desiderio?

Dovrebbe arrivare una fata, far sparire nell'aria l'intero Euro-disastro, far sparire la croce uncinata che nella mente di molti europei viene agitata contro di noi. Allora potrei tornare a dormire sonni tranquilli.






giovedì 28 marzo 2013

Flassbeck: con la crisi di Cipro inzia la fine dell'euro


Heiner Flassbeck, grande economista tedesco, in questo periodo scrive molto e interviene sul caso Cipro direttamente dal suo interessantissimo blog "Flassbeck Economics": siamo di fronte all'ennesima decisione sbagliata presa da una Troika a trazione tedesca, è l'inizio della fine. Da Flassbeck Economics


Sul salvataggio di Cipro si è trovato un accordo, ma le modalità scelte per salvare il paese distruggeranno l'unione monetaria. Nella gestione della crisi cipriota gli errori commessi non riguardano solamente il piccolo paese mediterraneo. Sono ormai evidenti tutte le decisioni sbagliate prese in passato, la totale assenza di idee chiare da parte degli Eurosalvatori (stati creditori e Troika formata da EU, BCE e FMI) finalmente viene smascherata.

Per la prima volta dall'introduzione dell'Euro saranno applicati a tempo indeterminato controlli ai movimenti di capitali. Cio' che da molti viene considerato il vantaggio principale di una unione monetaria, e cioe' disporre di una valuta sicura e riconosciuta internazionalmente, per i ciprioti non avrà piu' senso. E lo stesso accadrà alla fiducia riposta in queste stesse caratteristiche della moneta da parte di chi la utilizza. Nessuno dei responsabili sembra aver riflettuto sul fatto che queste misure metteranno in discussione il contraltare della libertà di movimento dei capitali, vale a dire la libertà di movimento delle merci, meglio conosciuto come libero scambio.


Per non parlare dei danni politici permanenti causati dai diktat di risparmio e dal rigorismo imposto dai paesi creditori. E di tutte le sofferenze umane associate alle misure di austerità. Il fatto peggiore è che tutte le promesse fatte - fra un po' la valle di lacrime e di sofferenze sarà terminata e tutto andrà bene - non potranno essere mantenute fino a quando si continuerà ad applicare la "logica dei salvataggi", che invece ci porta sempre piu' a fondo nella crisi. Quanto piu' alle vittime di queste promesse sarà chiara la situazione, tanto piu' crescerà la loro collera nei confronti di chi ha fatto queste promesse, e tanto piu' si allontaneranno dall'idea di integrazione europea.

L'errore di fondo nella gestione della crisi risale all'inizio ed è stato portato avanti con forza dai media e dalle autorità tedesche: la trasformazione di una crisi finanziaria (nata da una crisi dei mercati finanziari) e di una Eurocrisi già iniziata (che era ed ancora è una crisi valutaria) in una crisi di debito pubblico. Questo errore ha aperto la strada ad una lunga serie di decisioni sbagliate arrivate in seguito.

Il seme della crisi cipriota è stato gettato con il fallimento del salvataggio greco. Il pensiero ingenuo secondo cui il taglio del debito in uno stato sovrano (quello applicato in Grecia lo è stato) potesse essere fatto senza danni collaterali, era assurdo fin dall'inizio. Non solo oggi la situazione debitoria in Grecia non è migliorata, ma doveva essere chiaro che non si poteva tagliare il debito di un paese senza avere un impatto significativo sulle banche (che in tutto il mondo insieme alle assicurazioni sono i detentori delle obbligazioni statali).

Dai paesi esclusi dai mercati finanziari si continua a pretendere una politica fiscale restrittiva (Wolf­gang Schäu­ble sul Financial Times del 5-9-2011: L'austerità è l'unica soluzione per l'Eurozona) e il taglio dei salari (di solito ridefinito "aggiustamento strutturale"). Questo tipo di aggiustamento mette in difficoltà il settore finanziario di ogni paese. In ogni recessione e depressione c'è sempre un forte aumento dei crediti incagliati e la minaccia di insolvenza in un settore bancario sottocapitalizzato. E' sempre lo stato a dover intervenire e a rassicurare i risparmiatori sul fatto che saranno tutelati in quanto depositanti.

Proporre un'unione bancaria come risposta a questo problema è stato politicamente ovvio, ma non va a centrare il vero obiettivo. Il problema di fondo della crisi finanziaria del 2008 era nel settore finanziario e nelle banche che svolgevano attività di investment-banking. E su questo non si è fatto molto. I problemi bancari causati da una depressione e dal taglio del debito, non si possono certo risolvere con una unione bancaria. Al massimo li si puo' attenuare se si aiutano i paesi  colpiti ad aggiustare gradualmente le loro strutture finanziarie, evitando di farlo in maniera brusca. Anche dopo la crisi del 1997/1998 in tutto l'occidente con una certa arroganza si diceva che le banche asiatiche erano disastrate. In realtà era una sciocchezza: la causa era una crisi valutaria seguita da una forte recessione. Dopo la svalutazione della maggior parte delle valute e una nuova fase di crescita, la crisi bancaria è stata completamente dimenticata.

Naturalmente nella EU sono colpiti dalle "crisi bancarie" soprattutto quei paesi con un settore bancario molto grande. Ce ne sono diversi, e Cipro non è nemmeno il peggiore. Le statistiche della Banca dei regolamenti internazionali mostrano: il rapporto fra depositi bancari complessivi e PIL a Cipro è 3 a 1, in Lussemburgo 9 a 1, (alle Isole Cayman ancora piu' alto). In Gran Bretagna è 1 a 1, e in Francia e Germania è di circa 1 a 2. Qual'è allora un valore sostenibile e non pericoloso per un paese?

Negli anni della grande euforia finanziaria, molti paesi sono stati addirittura invitati a cercarsi uno spazio economico specializzandosi in affari bancari internazionali. Si pensava che anche un piccolo paese potesse rapidamente prosperare. Non bisogna inoltre dimenticare che il settore industriale è presidiato da alcuni paesi agguerriti, e cosi' per i paesi  piu piccoli con infrastrutture deboli è difficile ottenere dei risultati.

Quando in una unione monetaria finiscono in crisi solo i i paesi con un deficit nelle partite correnti (lo stato o le banche o le imprese ricevono capitale dall'estero a tassi troppo elevati), la BCE dovrebbe intervenire senza se e senza ma per offrire loro assistenza finanziaria. Questo è il compito di una banca centrale, e la BCE è la banca centrale di Cipro. Che oltre a cio' tutti i paesi, ad eccezione della Germania con il suo settore dell'export, per via della crisi dovranno ristrutturare la loro economia e subire un aggiustamento, è una certezza. Ma questo processo puo' funzionare solo durante una fase espansiva e non durante una recessione. Chi  con la sua politica economica produce una recessione, finirà per generare "crisi strutturali" a ritmi da catena di montaggio (fra poche settimane sentiremo parlare della Slovenia, un tempo modello industriale). Che la BCE nel caso di Cipro abbia contribuito a definire la condizionalità del salvataggio e persino minacciato il ritiro della liquidità, è un errore irreparabile.

Imporre le riforme strutturali come "condizionalità" per l'accesso ad un salvataggio, significa spingere un paese in una situazione di disperazione. Perchè cio' potrà accadere solo con conseguenze catastrofiche. Cipro non potrà ridurre il suo settore bancario a un normale livello (quello tedesco o britannico), per lo stesso motivo che impedisce al Lussemburgo di cambiare nottetempo il suo modello di sviluppo economico costruito nel corso degli anni. E' una pretesa assurda, anche se si ritiene che tale modello economico in un mondo in cui la finanza ha perso importanza, non sia sostenibile.

Ma cio' non è sufficiente per fermare la troika a trazione tedesca. Si chiede senza alcuna seria giustificazione una partecipazione di 6 miliardi di Euro, che per un paese con un PIL di 17 miliardi di Euro potrà essere ottenuta solo con conseguenze disastrose. E' come se in Germania si pretendesse un contributo pari a 800 miliardi di Euro, piu' del doppio delle entrate fiscali federali. 

Ma c'era bisogno di un caso esemplare. Non si voleva perdere l'occasione per dare ai depositanti russi a Cipro una bella lezione (quale esattamente?). E di fare pulizia in un piccolo paese, una volta per tutte. La caratteristica piu' importante di una moneta e la ragione per cui viene ritenuta buona, è la fiducia nella moneta stessa. E che questa fiducia sia andata distrutta, non lo capiscono né il governo né la BCE. Purtroppo nemmeno l'opposizione. Sul lato sinistro dello spettro politico troppo spesso si parla in maniera emozionale "delle banche" e dei "riciclatori di soldi russi", come se fosse possibile averne una chiara immagine in mente.

Nel complesso sembra chiaro che l'incapacità dei politici e degli economisti di comprendere in maniera approfondita tali relazioni complesse, sarà la causa del fallimento del sistema Euro. Cipro è stato solo il culmine di una lunga serie di errori sistematici. Da qui in poi si potrà solo continuare a cadere, e probabilmente in maniera molto rapida.