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domenica 12 agosto 2018

Fermate il "Deutschland-bashing" ovvero la controffensiva tedesca in difesa dell'export

Dopo l'atto di accusa del FMI e i tweet di Trump, Die Welt schiera l'economista Thomas Straubhaar per lanciare la controffensiva tedesca in difesa dei surplus commerciali. Per il professore di Amburgo il FMI utilizza dei modelli superati mentre la contabilità nazionale non avrebbe piu' alcuna importanza perché ormai è stata superata dalla globalizzazione. Secondo Straubhaar è necessario fermare il "Deutschland-bashing" perché i tedeschi in fondo sono gli unici ad aver capito la globalizzazione. Da Die Welt


I fatti parlano da soli. La Germania detiene il record mondiale: gli avanzi delle partite correnti sono considerevolmente superiori rispetto a qualsiasi altra economia. Secondo le ultime statistiche pubblicate dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) a giugno l'avanzo tedesco ammonterebbe a oltre 300 miliardi di dollari.

Anno dopo anno circa l'8% del PIL tedesco non va a vantaggio dell'economia nazionale, ma dell'estero. In cambio anno dopo anno i crediti tedeschi nei confronti dei debitori esteri aumentano dell'8% annuo.

Nella classifica dei paesi in surplus segue il Giappone con 200 miliardi di dollari, al terzo posto c'è la Cina con 165 miliardi di dollari. Tutte le altre economie hanno un surplus ben al di sotto dei 100 miliardi di dollari.

Ci sono poi altri paesi come gli Stati Uniti che con un deficit di 466 miliardi di dollari annui registrano il piu' grande deficit del mondo, oppure il Regno Unito con poco meno di 100 miliardi di dollari di deficit estero.

E' un fatto e non una fake-news che la Germania e la sua popolazione da anni vivono al di sotto del livello che sarebbe possibile in base alla performance economica. L'8% del PIL annuo viene risparmiato sotto forma di crediti verso l'estero, denaro che non viene speso per consumi e investimenti in Germania.

I tedeschi scambiano i loro beni con dei titoli di debito

I tedeschi, invece di godersi la vita oggi, preferiscono scambiare le loro merci sui mercati mondiali con dei titoli di debito con i quali in un futuro piu' o meno lontano potranno essere acquistati e pagati dei beni. Proprio come fanno i privati quando risparmiano per potersi permettere un giorno una casa, un auto o un viaggio con quei soldi risparmiati.

I posti di lavoro tedeschi, finanziati dai clienti americani, non possono pertanto essere considerati una conseguenza giusta ed equa del libero mercato, almeno secondo il verdetto di Donald Trump. Se il contenimento della spesa - sia per il consumo che per gli investimenti - è la vera causa dello squilibrio delle partite correnti, allora la soluzione è ovvia: Germania in futuro concediti qualcosa in piu' di quanto tu non abbia fatto fino ad ora. Risparmia di meno, consuma di piu' e fai piu' investimenti.

La Germania può investire di più e aumentare i salari

Spendi piu' denaro, aumenta i salari e la spesa pubblica, stendi cavi di fibra ottica, migliora le reti digitali e modernizza l'infrastruttura statale. Con piu' investimenti anche in futuro potrai garantirti una migliore performance economica e assicurare un futuro migliore al figlio dei tuoi figli.

Senza dubbio i costi di produzione in Germania stanno aumentando, il che riduce la competitività internazionale. Sta quindi migliorando la posizione competitiva del paesi esteri!

E se i tedeschi guadagnano un po' di piu' e possono permettersi anche qualcosa in piu' allora cresceranno le importazioni - anche se dovessero solo concedersi una vacanza in qualche luogo remoto del mondo. Tutto bene nella misura in cui gli squilibri di conto corrente possono essere ridotti.

La logica semplice e conclusiva di eliminare gli avanzi delle partite correnti attraverso l'aumento dei consumi, degli investimenti, dei salari e delle spese governative viene applicata nei consigli forniti dal FMI e dal suo capo-economista Maurice Obstfeld.

La Germania dopo tutto dovrebbe sfruttare il suo attuale spazio fiscale per far crescere la domanda interna attraverso un sensibile aumento della spesa pubblica, ad esempio investendo di piu' in infrastrutture.

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Le riforme strutturali fondamentali dovrebbero fare in modo che le imprese investano a casa propria senza dover spostare il denaro all'estero. Altrettanto coerente è il riferimento a un cambiamento della durata della vita lavorativa al fine di ridurre il tasso di risparmio. Incrementi salariali piu' elevati nel quadro di un mercato del lavoro in tensione aumenterebbero anche la domanda interna.

La visione meccanicistica del FMI è superata

Cio' che sconcerta nell'intero ragionamento è la visione alquanto meccanicistica degli esperti del FMI che trascura in particolare alcuni importanti cambiamenti che negli ultimi anni hanno messo in questione la vecchia visione dell'economia e in particolare l'approccio della teoria del commercio estero. La realtà del 21° secolo è molto piu' complessa di quanto i modelli del FMI vorrebbero ammettere.

Primo: è semplicemente sbagliato dire che la Germania e la "Germania spa" sono identici - e che forniscono beni e servizi all'estero. Chi critica la Germania per i suoi surplus di conto corrente ipotizza che la Germania segua un modello di economia pianificata alla DDR in cui il governo federale puo' dettare in maniera dittatoriale la quantità delle esportazioni, delle importazioni, dei risparmi e degli investimenti e che puo' intervenire direttamente nella formazione dei salari - come se non esistesse la contrattazione collettiva.

Oppure non ha capito che in un'economia di mercato il costrutto "Germania" come entità auto-operante non esiste. Le "economie" non sono "aziende". Sono sempre e solo le singole imprese oppure le persone e non i paesi a produrre e commerciare, comprare o vendere, investire oppure risparmiare, ad essere competitivi, ad avere successo oppure fallire.

Secondo: è necessario spiegare perché la Germania ha un enorme surplus commerciale in termini di merci (hardware), ma nei servizi (software) registra un significativo deficit commerciale. Tutto quello che vale per il commercio dei prodotti industriali, vale a dire macchinari, veicoli, attrezzature e prodotti trasformati, viene completamente capovolto da cio' che accade nel settore dei servizi.

Perché in questo ambito i campioni del mondo sono gli Stati Uniti. Nei servizi generano un avanzo annuale di quasi 250 miliardi di dollari, la Germania al contrario ha un deficit di 22 miliardi di euro, la Cina un deficit di 238 miliardi di dollari.

In Germania allora le banche e le assicurazioni, le società di consulenza, quelle nell'informazione e nella comunicazione e nel management non dovrebbero forse tirare la corda, tagliare gli stipendi e aumentare i tassi di risparmio per poter stare al passo con gli Stati Uniti? Una politica macro-economica giusta per alcuni, potrebbe essere fuorviante per qualcun'altro.

Terzo: si pone la questione se i dati registrati nei saldi delle partite correnti possono rendere giustizia a un mondo globalizzato e digitalizzato. Nell'era della divisione globale del lavoro le statistiche nazionali difficilmente possono dirci chi commercia con chi. Ad esempio, cio' accade quando le multinazionali valutano le loro transazioni interne o i pagamenti intermedi dal paese A al paese B a dei prezzi convenzionali, che spesso pero' per ragioni fiscali sono lontane dai prezzi di mercato.

Questo vale in particolar modo quando invece delle merci sono i dati a dover fare dei lunghi viaggi. Il valore aggiunto e le statistiche commerciali sono messe sotto pressione quando ad essere spostate non sono le merci ma le informazioni elettroniche scambiate nelle stanze virtuali, quando ad esempio invece di spedire container pieni di motori o pezzi di ricambio, ad essere inviati via internet dalla Germania verso il sud-est asiatico sono dei piani di costruzione per fabbricare un prodotto finale su misura e preciso con la stampante 3D sul posto. Gli spazi virtuali non conoscono confini nazionali.

Quarto: con i tassi di cambio flessibili gli squilibri delle partite correnti scomparirebbero da soli. I paesi in surplus dovrebbero solo rivalutare la loro moneta. I loro prodotti diverrebbero piu' costosi sui mercati mondiali, fatto che ridurrebbe le esportazioni e aumenterebbe le importazioni. Se i mercati funzionassero senza intoppi, i prezzi e i salari reagirebbero in maniera flessibile e si arriverebbe automaticamente ad una bilancia dei pagamenti in equilibrio.

Il fatto che la Germania abbia un problema fondamentale, anche se scritto con caratteri molto piccoli, lo si puo' leggere anche nell'analisi del FMI, che dal punto di vista tedesco considera "l'euro sottovalutato fra il 10 e il 20%" e che in un calcolo piu' raffinato parla "di una sottovalutazione del 19%".

Cosa accadrebbe quindi all'avanzo delle partite correnti tedesco se l'euro si rivalutasse nei confronti del dollaro? Il tema si risolverebbe in gran parte autonomamente. E' tuttavia corretto dire che all'interno dell'area dell'euro - dove non sono possibili dei tassi di cambio flessibili - un apprezzamento per la Germania di fatto sarebbe possibile solo con prezzi e salari piu' alti. 

Una disputa dal passato

La disputa sugli squilibri delle partite correnti - tutto sommato - deriva dal vecchio pensiero economico contrassegnato dagli stati nazionali, dalle società industriali e da una macropolitica globale guidata dagli stati. La globalizzazione e la digitalizzazione sottraggono a questa discussione le fondamenta pratiche.

Le sfide del 21° secolo non possono essere affrontate con dei punti di vista sempre piu' obsoleti. E' quindi necessario cercare nuove risposte per affrontare la dinamica di economie aperte e internazionalmente altamente connesse e società collegate in rete attraverso spazi virtuali. 

Il "Deutschland-bashing" non porta all'obiettivo, ma è solo fuorviante.

sabato 28 luglio 2018

Perché il FMI mette sotto accusa la Germania

Un report del FMI mette sotto accusa i giganteschi avanzi commerciali tedeschi: sono ormai una minaccia per l'economia mondiale, i tedeschi devono rilanciare gli investimenti e la spesa per dare una mano ai pesi in deficit. Ne parla Holger Zschäpitz su Die Welt


Il momento non potrebbe essere piu' sfavorevole per Berlino. Proprio nei giorni in cui Jean-Claude Juncker, il capo della Commissione Europea, si reca a Washington per i negoziati commerciali, il FMI mette sotto accusa la Germania. Il motivo sono gli orrendi avanzi commerciali che la Germania realizza nel commercio mondiale.

Nella lista nera del FMI, in cui gli economisti hanno messo i paesi che con i loro squilibri minacciano la stabilità dell'ordine mondiale, la Germania occupa il primo posto davanti ai soliti sospetti Cina, Giappone e Corea del Sud, che nelle scorse settimane erano stati al centro degli anatemi di Donald Trump.

Ora il presidente americano, nella sua campagna contro la Germania, riceve nuove munizioni dal FMI. Che a farlo sia proprio un'autorità sovranazionale, per lui sempre sospette, non manca certo di ironia.


I numeri sono alquanto impressionanti. Secondo i dati la Germania lo scorso anno con il suo modello basato sull'export ha generato un avanzo delle partite correnti di 296.4 miliardi di dollari. Corrispondente all'8% del PIL tedesco e allo 0.4% del PIL mondiale.

La Germania ha il piu' grande avanzo commerciale

Nessun'altro paese si avvicina a tali valori. Il Giappone, secondo paese nell'elenco del FMI, ha un surplus delle partite correnti di 196.1 miliardi di dollari, pari allo 0.2% del PIL mondiale del 2017. La Cina, con la quale Trump si trova già in uno stadio avanzato di guerra commerciale, con poco meno di 165 miliardi di dollari, è solo al terzo posto.

Il Regno di Mezzo contribuisce agli squilibri globali solo con lo 0.2% del pil mondiale. I 165 miliardi di dollari di avanzo rappresentano solo l'1.4% dell'economia della Cina.


Il report del FMI sembra confermare le riserve del presidente americano nei confronti della Germania. La valuta tedesca è sottovalutata fra il 10 e il 20%, misurata sulla base dell'elevato surplus delle partite correnti si potrebbe parlare anche di una sopravvalutazione fra il 15 e il 30%. Che la Germania fa parte dell'eurozona e perciò non ha alcun impatto sul valore esterno dell'euro, Trump tuttavia puo' anche ignorarlo.

Per gli economisti del FMI la ragione principale di cio' è l'austerità praticata da Berlino. Se la Germania utilizzasse il suo margine fiscale e spendesse di piu' per gli investimenti, le dimensioni del problema si ridurrebbero. Il governo federale e le regioni potrebbero spendere circa un punto percentuale di PIL in piu'.

La Germania dovrebbe continuare ad aumentare l'età pensionabile

Gli esperti del FMI chiedono inoltre un aumento dell'età pensionabile. Cio' significa che le persone dovrebbero risparmiare di meno. Maggiori consumi ridurrebbero anche gli avanzi nel commercio estero.

Ma non c'è solo la politica ad essere considerata responsabile del surplus. Anche i gruppi industriali tedeschi vengono criticati dal FMI. Avrebbero dei tassi di risparmio troppo elevati e quindi esacerberebbero gli squilibri. Salari piu' alti, tasse piu' elevate e maggiori investimenti potrebbero aiutare a ridurre questo surplus (...).

Gli avanzi delle partite correnti non sono di per sé negativi

(...) Gli squilibri delle partite correnti non sono  di per sé negativi, come sottolineato dal FMI. Possono servire anche a mitigare gli shock asimmetrici come l'aggiustamento strutturale di un determinato paese in crisi.

Gli squilibri diventano pericolosi quando non sono di natura temporanea o ciclica, ma permanenti. I singoli paesi vengono spinti in deficit con l'estero da quelli in eccedenza. Se i singoli paesi generano grandi eccedenze, ci saranno altri paesi che automaticamente saranno costretti a fare dei deficit.

Il FMI ha calcolato dei livelli equi per la situazione economica dei singoli stati. E secondo questi dati la Germania dovrebbe realizzare un avanzo delle partite correnti del 2.8 % del PIL a livello globale. Vale a dire: un buon 5% del surplus tedesco secondo il FMI contribuisce agli squilibri globali. E per questa ragione la Germania ora si trova sotto accusa.

lunedì 26 marzo 2018

11.4 miliardi di euro all'anno

Continua l'offensiva dei francesi per convincere i tedeschi a cedere sul terreno dell'unione di trasferimento. Dopo Macron, questa volta è Christine Lagarde che a Berlino presenta il suo "fondo per il cattivo tempo", lo strumento con il quale secondo il presidente del FMI si potrebbero superare gli shock all'interno dell'eurozona. Ovviamente in Germania quando si tratta di aprire il portafogli permane un certo scetticismo. Ne parla Die Welt


[...] "Per evitare che la dolorosa esperienza degli anni della crisi economica 2008/2009 si ripeta, l'eurozona ha bisogno di creare una sorta di capacità fiscale centrale", ha detto Lagarde durante un evento organizzato dall'istituto di ricerca economica DIW a Berlino. Il cosiddetto "fondo per il cattivo tempo" dovrebbe rappresentare una parte centrale di questo progetto.

Secondo la proposta del presidente del FMI, i paesi della zona euro dovrebbero versare ogni anno lo 0,35% del loro prodotto interno lordo (PIL) all'interno di un fondo. A fronte di versamenti esigui, secondo Lagarde, si potrebbe ridurre di oltre il 50% il rischio di avere sconvolgimenti incontrollabili all'interno dell'eurozona. Il prerequisito per ricevere le prestazioni del fondo dovrebbe essere il rispetto delle regole fiscali dell'UE, ha chiarito sempre il presidente del FMI.

Il principio dell'assicurazione auto

Il fondo non è destinato a compensare le debolezze croniche e i deficit nazionali dei paesi dell'eurozona. Le risorse del fondo sarebbero destinate a coprire le lacune di bilancio causate dalle diverse situazioni di crisi dei rispettivi stati membri. La dimensione del fondo non sarà probabilmente sufficiente per risolvere la prossima crisi, ha detto Lagarde, "ma puo' aiutare a superarla".

Secondo il piano, i 19 Stati "negli anni buoni dovrebbero contribuire a costruire le riserve", vale a dire riempire il fondo. Al quale potrebbero poi ricorrere i paesi con problemi economici. "Il fondo dovrebbe operare secondo il principio dell'assicurazione auto", ha affermato il capo del FMI. "Solo chi in precedenza ha contribuito, potrà in seguito beneficiare delle prestazioni. E chi lo ha fatto, dopo aver superato la situazione difficile, dovrà pagare di piu".

Questo principio serve a impedire che il fondo si trasformi in un'unione di trasferimento. Non dovrebbe quindi funzionare in modo da incentivare i singoli paesi ad essere finanziati in maniera permanente da altri paesi, ha spiegato il presidente del DIW Marcel Fratzscher. L'obiettivo sarebbe quello di fare in modo che alla fine ogni paese possa ricevere prestazioni pari a quanto ha versato nel fondo. "Dal mio punto di vista, anche nel caso in cui i pagamenti da effettuare siano ingenti, non dovrà essere ampliato facendo ricorso a prestiti. Quando il fondo è vuoto, è vuoto", dice Fratzscher.

Rischi economici

Lagarde invece va oltre: in circostanze estreme, il Fondo dovrebbe essere autorizzato anche a prendere denaro in prestito. E questi prestiti in seguito dovrebbero essere rimborsati grazie ai contributi dei singoli membri. "Ma per essere chiari: questo fondo deve essere un buffer temporaneo, non uno strumento di salvataggio permanente" cosi' secondo Lagarde.

Lagarde ha inoltre sottolineato che in un contesto fatto di tendenze sempre più protezionistiche e populiste, è importante stabilizzare la zona euro e prepararla ad affrontare le crisi future. "In questi tempi difficili abbiamo bisogno di leadership", ha detto il capo del FMI, anche alla luce della disputa commerciale con gli Stati Uniti. "Il mio desiderio è che la zona euro sia una di queste istituzioni leader".

11.4 miliardi di euro all'anno

Per quanto è stato reso noto, i piani presentati non sono del tutto nuovi ed hanno alcuni punti deboli. Cosa suaccadrebbe in caso di crisi in uno stato membro in regola con i pagamenti, ma che sotto determinati aspetti non ha rispettato le norme fiscali dell'UE? 

Al Ministero delle Finanze Tedesco le reazioni alla proposta di Lagarde sono alquanto scettiche. "Le proposte in merito ai nuovi strumenti di bilancio sono un elemento della discussione in corso sull'approfondimento dell'unione economica e monetaria. Ci sono sul tema diverse considerazioni e suggerimenti, non da ultimo da parte della Commissione Europea, ma anche del FMI, che continuano ad essere oggetto di discussione", cosi' la risposta del ministero ad una nostra richiesta. "ll lavoro degli organismi europei è attualmente incentrato sullo sviluppo dell'Unione bancaria e del meccanismo europeo di stabilità".

"Mi sfugge completamente la necessità di un ulteriore strumento di compensazione dei deficit", ha detto a Die Welt Peter Bofinger, il membro piu' anziano del "Consiglio dei saggi economici". "E' una cosa a metà fra la concessione di un prestito nell'ambito dei pacchetti di stabilità e gli aiuti erogati attraverso il meccanismo europeo di stabilità (ESM). Che senso avrebbe un terzo strumento?", chiede Bofinger.

Bofinger sottolinea inoltre che i versamenti previsti dal FMI entro tre anni raggiungerebbero i 100 miliardi di euro. "Come si possono investire tutti questi soldi?" Alla fine ci troviamo in una fase di bassi tassi di interesse e "l'investimento di una somma simile non farebbe altro che ridurre ulteriormente i tassi di interesse", cosi' Bofinger.

La questione successiva è se il modello sia davvero praticabile. Dopo tutto, i beneficiari di aiuti finanziari dovrebbero aumentare i pagamenti subito dopo aver superato una crisi. I governi dei paesi da poco usciti da una crisi potrebbero essere meno disposti ad aumentare immediatamente i versamenti nel sistema di sicurezza.

Infine, l'entità del fondo delineato da Lagarde rischia di incontrare forti resistenze nella zona euro: lo 0.35% del PIL sono molti soldi, e per alcuni paesi potrebbero addirittura essere troppi. Per la Germania, con un PIL di circa 3,26 trilioni di euro, significa che ogni anno dovrebbe versare circa 11.4 miliardi di euro nel fondo, calcolati sui 10 anni sarebbero 114 miliardi di euro.

Nei periodi buoni, come quello attuale, si possono anche obbligare i governi a prendere un tale impegno. Ma cosa accadrebbe quando le nuvole piu' scure si radunano nel cielo economico? Christine Lagarde vede il problema, ma controbatte usando una espressione di saggezza che da mesi continua a ripetere come se si trattasse di un mantra: "bisogna riparare il tetto quando ancora splende il sole".

sabato 17 dicembre 2016

Der Spiegel: Tsipras è di nuovo Tsipras

Si riaccende la crisi greca e la cosiddetta "stampa di qualità" ci propone un racconto filo-governativo degli eventi: secondo Der Spiegel il primo ministro Tsipras è tornato ad essere il leader anti-austerità di un tempo pronto ad andare alle elezioni dopo aver regalato qualche mancia elettorale. Da Der Spiegel


Il dramma del debito greco rischia una nuova escalation. Il premier Tsipras non ha piu' voglia di interpretare il ruolo del bravo riformatore e torna ad alimentare lo scontro.

A Berlino la cancellazione improvvisa di una conferenza stampa non è insolita. Se pero' un'uscita pubblica nel giro di poche ore viene prima cancellata e poi di nuovo convocata, allora significa che dietro le quinte i rumori sono molto forti. Cosi' è stato anche per la conferenza del Ministro delle Finanze greco Euklidis Tsakalotos di giovedì scorso presso la fondazione Rosa-Luxemburg.

Alla fine Tsakalotos non è stato scoraggiato da un atterraggio di emergenza del suo aereo, e a differenza di quanto in programma ha portato con sé anche il Ministro del Lavoro Eftychia Achtzioglou. C'era bisogno di dare delle spiegazioni. Perché le relazioni fra la Grecia e il resto dell'Eurozona sono tornate ad essere tempestose.

Il motivo è un improvviso cambio di direzione politica ad Atene: alla fine della scorsa settimana il primo ministro Alexis Tsipras ha sorprendentemente annunciato che il suo governo pagherà a crica 1.6 milioni di pensionati un bonus di Natale pari a 617 milioni di Euro - in media circa 380 € a persona, giovedì sera il Parlamento ha approvato il provvedimento. Inoltre il previsto aumento dell'Iva, in alcune isole greche, è stato sospeso fino a quando queste dovranno sopportare il peso della crisi dei profughi. 

La questione dell'esenzione fiscale riguarda solo poche isole, prova a spiegare Tsakalotos nella sua conferenza a Berlino. E sul pagamento del bonus ai pensionati dice: "abbiamo pensato fosse una buona idea". Alla fine la Grecia ha raggiunto un surplus di bilancio superiore a quello concordato con i creditori esteri. E giusto che ad approfittare di questo risultato sia chi in questi anni ha dovuto sopportare il peso delle riforme. Gli obiettivi di bilancio "non sono a rischio".

Potrebbe anche essere vero. Ma tali decisioni in realtà dovrebbero essere prima concordate con i creditori esteri. Al Ministero delle Finanze tedesco sono alquanto seccati. "Si tratta di una modifica degli accordi", si commenta in casa di Wolfgang Schäuble. "La scorsa settimana nell'Euro-gruppo non ne abbiamo parlato". Anche gli altri ministri delle finanze sono scontenti. Per alcuni membri sarebbe uno strappo agli accordi con la Grecia, l'Euro-gruppo ha quindi deciso di bloccare la riduzione del debito da poco accordata.

Soddisfatto in maniera bizzarra

Considerando la situazione, il primo ministro greco sembra tuttavia essere alquanto soddisfatto. Durante una visita al suo ufficio di Salonicco mercoledi scorso ha annunciato la prossima opera buona: circa 30.000 scolari nelle aree piu' povere della città avranno a breve un pasto gratuito al refettorio. Tsipras era allegro e ha intrattenuto i presenti con perle di saggezza del tipo: "per un uomo è piu' facile cambiare moglie, che squadra di calcio".

Sembra quasi che sia tornato il vecchio Tsipras: un comunicatore carismatico che riesce a dare il meglio di sé solo nelle fasi di scontro. Non chiederemo a nessuno "il permesso di dare questi soldi ai piu' bisognosi", ha affermato. Ognuno deve riconoscere che la Grecia "ha fatto dei sacrifici in nome dell'Europa".

Cosi' sicuro di sé Tsipras fino ad ora lo era stato solo una volta - nella primavera del 2015. Allora da solo aveva scatenato una lotta fra poteri, che si stava per concludere con il fallimento della Grecia.

Da allora il premier si era trasformato in un prigioniero di quell'austerità che la Grecia ha dovuto accettare per accedere al terzo programma di aiuti. Ma il ruolo di fedele esecutore delle richieste dei creditori esteri stava spegnendo Tsipras. Era spesso lunatico, amareggiato e impaziente.

Tornato nel suo vecchio ruolo, Tsipras sembra essersi liberato. Secondo i suoi calcoli puo' solo vincere. O i creditori si arrendono alle sue richieste e accettano un'austerità mitigata. E questo potrebbe aumentare la popolarità di Tsipras e quindi le possibilità di essere rieletto. Oppure, in alternativa, se i creditori non dovessero stare al gioco, Tsipras potrebbe cercare una rielezione - anche se Tsakalotos a Berlino lo ha smentito. Invece di passare come un riformatore titubante, si presenterebbe come un coraggioso avversario dei creditori esteri che non ha avuto successo.

L'uomo nero in questa situazione sarebbe il Ministro delle Finanze tedesco. "O con la società o con Schäuble", titolava il giornale di partito di Tsipras, Syriza, giovedì scorso. Tsipras ha scelto di andare allo scontro anche con il Fondo monetario internazionale (FMI), fino ad ora presente in tutti i piani di salvataggio per la Grecia. Li ha accusati di essere "dei folli che non riescono ad avere i loro numeri sotto controllo".

"Il FMI sembra un gattino"

Sembra che la Grecia sia tornata ad essere sola contro il resto del mondo. Di fatto i fronti nel dramma del debito sono molto piu' complessi. Il FMI infatti da molto tempo chiede di ridurre l'onere del debito greco e ne ha fatto una pre-condizione per la partecipazione ad un nuovo programma di aiuti. Un atteggiamento che di fatto cerca di andare incontro al governo greco.

"Il FMI non chiede piu' austerità alla Grecia", è il titolo di un documento redatto dal capo del FMI europeo Poul Thomsen e dal capo-economista Maurice Obstfeld e pubblicato all'inizio di questa settimana. In esso gli autori descrivono chiaramente quello che fino ad ora era emerso solo nei protocolli di wikileaks: il FMI ritiene non credibili gli obiettivi di bilancio fissati per la Grecia. Invece di un avanzo primario di bilancio del 3.5 %, gli autori si limitano a chiedere un avanzo dell'1.5%.

Schäuble e il suo staff non sembrano essere impressionati da queste critiche. "Potrebbero avere la stessa impressione di un automobilista che viaggia contromano, e che invece pensa ci siano centinaia di auto che stanno andando nella direzione sbagliata", racconta qualcuno ben informato dopo aver parlato del caso greco con i rappresentanti di alto livello del Ministero delle Finanze tedesco. 

Ma perché i greci attaccano un'istituzione che per loro in Europa sta chiedendo condizioni piu' miti rispetto ai partner europei? La risposta arriva verso la fine del documento: gli autori del FMI constatano il "rifiuto degli stati membri" nei confronti della loro proposta. Se gli obiettivi dovessero restare invariati, "sarebbero necessarie ulteriori misure restrittive, che ancora non sono state adottate", e "che dovrebbero essere definite per via legislativa". In altre parole: i greci devono fare ulteriori tagli e riforme.

Al premier greco e al suo ministro delle finanze tutto cio' evidentemente non sta bene: "Sono molto deluso dal FMI", ha detto Tsakalotos a Berlino. Il FMI per un lungo periodo si è presentato come un leone che voleva dettare condizioni migliori per la Grecia. Alla prova dei fatti il FMI "si è rivelato un gattino": non ha esercitato una reale pressione sull'Euro-gruppo.

Obstfeld e Thomsen nel loro documento propongono ulteriori riforme che potrebbero minacciare i greci nel caso in cui i paesi dell'Euro intendano restare fedeli agli attuali obiettivi di risparmio: ad esempio le esenzioni alle imposte sul reddito dovrebbero sparire. Fino ad ora la metà delle famiglie greche ne ha potuto usufruire. Inoltre il paese avrebbe ancora un "sistema pensionistico generoso" che grava sul bilancio pubblico per quasi l'11%, mentre negli altri paesi europei raggiunge in media del 2.25%.

"Politica post-verità"

Tsipras vuole evitare in qualsiasi modo ogni ulteriore riforma. Preferirebbe fare affidamento su qualche concessione dei partner europei. E in parte ha già ricevuto un segnale in questa direzione: il commissario UE Pierre Moscovici, un socialista francese, ha criticato lo stop alla riduzione del debito e ha messo in dubbio l'analisi del FMI sulla sostenibilità del debito e del sistema pensionistico. "In questa epoca di politica post-verità è piu' che mai necessario che certe affermazioni non restino senza una smentita", scriveva Moscovici sul Financia Times.

Nel caso in cui Tsipras abbia deciso di portare ad una conclusione finale il lungo ed irrisolto conflitto con i creditori, questa potrebbe essere la volta buona. Dovrebbe farlo ancora una volta da solo'? Tsipras non si sta forse comportando come un guidatore che imbocca l'autostrada contromano e che a tutta velocità vuole tornare indietro verso la crisi?

Come era da aspettarsi, Tsakalotos la vede in maniera completamente diversa. Nonostante il programma di aiuti, non si deve dare l'impressione che il suo governo non sia piu' in grado di prendere decisioni autonome, ha detto a Berlino. "Sarebbe terribile se gli europei dessero questo segnale".

martedì 11 ottobre 2016

Flassbeck: il FMI e l'ignoranza tedesca

Heiner Flassbeck su Makroskop.eu parla del livello di ignoranza e omologazione raggiunto dai commentatori tedeschi: è ormai impossibile criticare gli avanzi commerciali con l'estero. Da Makroskop.eu
La sessione autunnale del Fondo Monetario Internazionale è stata dedicata all'assurdità del risparmio tedesco. Ma in Germania nessuno vuole ammetterlo. La gente non ha piu' fiducia nei media, perché i mezzi di informazione sono allineati sulle posizioni del governo. 

Der Spiegel lo sapeva già prima che il meeting di Washington iniziasse: la Germania sarà il bersaglio di tutte le critiche per il suo doppio surplus (bilancio pubblico e partite correnti con l'estero), tuttavia avrà a sua disposizione argomenti preparati con cura. In particolare, la Germania intende sottolineare che anche secondo John Maynard Keynes lo stato nei periodi buoni deve fare degli avanzi e ridurre il debito. Addirittura il settimanale riferisce che Schäuble lo avrebbe detto con un certo compiacimento, sempre leggendo gli articoli del ben informato scribacchino nella capitale americana.

Questo tipo di obbedienza preventiva nel giornalismo di guerra viene definito giornalismo "embedded". Il giornalista scrive, anche prima che qualcosa sia successo, quello che i suoi "committenti" vogliono ascoltare e ottiene come ricompensa un paio di informazioni privilegiate. Ma anche negli altri media "di qualità" le cose non vanno molto meglio. Si legge che ci sono stati conflitti, ma secondo Handelsblatt si tratta di una "relazione in crisi" fra il FMI e la Germania, mentre secondo Focus Schäuble lascia che Christine Lagarde vada ad "incagliarsi". Sulla FAZ Otmar Issing difende le politiche tedesche dagli attacchi del FMI , sebbene l'ex capo-economista di Bundesbank e BCE mostra soprattutto che anche dopo lunghi anni di studi, non ne ha capito o non ne ha voluto capire l'interdipendenza.

A Washington è successo qualcosa di sensazionale, ma il pubblico tedesco non lo deve sapere. Che il capo del FMI sul palco, davanti a tutti e in anticipo rispetto al vero meeting, abbia esortato la Germania (insieme a Canada e Corea) a fare di più' per la congiuntura interna, è estremamente insolito. Che in seguito abbia commentato l'annuncio di Schäuble, useremo  6 miliardi per la riduzione delle tasse (meno del 2 per mille del PIL tedesco), con un sarcastico "fantastico", non mostra una "relazione in crisi", piuttosto una profonda frustrazione per la testardaggine tedesca.

Ed è anche abbastanza chiaro che dietro questo atteggiamento sorprendentemente poco diplomatico del FMI ci sono sicuramente i paesi piu' importanti, prima di tutto gli Stati Uniti, ma probabilmente anche alcuni europei. La Francia critica con sempre maggior forza l'atteggiamento tedesco, e l'Italia è sul punto di esplodere. A mio avviso in molti paesi si inizia a capire che in considerazione degli avanzi crescenti delle partite correnti tedesche e della continua debolezza della congiuntura interna nel paese "modello", l'atteggiamento tedesco puo' essere modificato, se ancora possibile, solo esercitando una forte pressione dall'esterno. Che il ministro delle finanze tedesco, nonostante il doppio avanzo, a Washington abbia avuto il coraggio di dire che la Germania tiene insieme l'Europa, a Roma e Parigi sarà sembrato uno scherzo di cattivo gusto.

Schäuble almeno su di un punto ha ragione. Lo dice nella stessa discussione: le persone non hanno piu' fiducia nei media, e lo dice come se fosse indignato. Dovrebbe fare almeno un po' di autocritica, allora scoprirebbe che le sue decisioni politiche sono trattate dai media tedeschi con la massima cura e attenzione. La maggior parte dei corrispondenti da Washington non sono disponibili ad affrontare il tema degli avanzi commerciali con l'estero, per non parlare del fatto che non sono disposti a trarne le necessarie conseguenze. Perché la gente dovrebbe fidarsi dei media, che su di un punto cosi' decisivo non sono stati all'altezza?

Alle usuali affermazioni difensive della politica e dei media tedeschi appartiene quella secondo cui la congiuntura interna sta prendendo velocità, perché nel frattempo gli stipendi in Germania stanno crescendo con forza. Purtroppo non vi è niente di vero. Analizzando lo sviluppo dei salari nominali negli ultimi anni e per l'anno prossimo, si ottengono i dati qui sotto. Poiché alcuni contratti collettivi saranno validi per tutto il 2017, la stima per il prossimo anno è abbastanza credibile. Quella per il 2018 è al contrario pura fantasia.

Contrariamente a quanto viene fatto credere pubblicamente, in Germania (in piena occupazione, come spesso amano aggiungere) la crescita dei salari non sale di anno in anno, ma al contrario scende. La retribuzione contrattuale oraria è la misura più' importante. La crescita è passata dal 3% del 2014 al 2.4% dello scorso anno e al 2.1% di quest'anno. Anche per il 2017 gli istituti di ricerca ipotizzano un aumento del 2.2%.
Da dove possa arrivare, in un tale scenario, la spinta alla domanda interna, è difficile da capire. I salari reali quest'anno sono cresciuti più' dello scorso anno, perché i prezzi sono aumentati meno o addirittura sono diminuiti. Per il prossimo anno nessuno si aspetta che accada lo stesso. Anche i vicini europei, ormai senza alcuna ombra di dubbio, devono riconoscere che in Germania non si fa nulla per portare il cambiamento che darebbe loro l'aria per respirare.

Perché è cosi', fuori dalla Germania ormai lo hanno capito quasi tutti. Dal passato spunta Otmar Issing e dice:

"...possiamo dire che una correlazione diretta fra il saldo del bilancio pubblico e le partite correnti è tutt'altro che chiara."

Un tempo una tale dichiarazione poteva essere anche accettabile. Oggi il rapporto è molto chiaro. In un paese come la Germania, dove i privati (famiglie e imprese) risparmiano sistematicamente (sono risparmiatori netti), lo stato può fare un avanzo oppure ridurre i suoi deficit, nella misura in cui scarica sull'estero le necessarie contropartite sotto forma di indebitamento netto.

Poiché in Germania nessuno pensa seriamente di spingere le famiglie oppure le imprese in una posizione debitoria, la relazione fra il saldo dello stato e il saldo delle partite correnti è assolutamente chiara: ogni consolidamento del bilancio pubblico oppure ogni avanzo di bilancio pubblico possono essere realizzati solo se l'estero è disposto ad accettare un maggiore indebitamento. Per questo, l'ho detto chiaramente poco fa, sono finiti i bei tempi a cui si riferiscono tutti quelli che vogliono difendere gli avanzi dello stato.

Chi insiste sulla posizione tedesca divide l'Europa, perché gli altri paesi non possono seguire i diktat tedeschi ed europei sul consolidamento dei bilanci pubblici senza causare un deterioramento della loro situazione economica ed un aumento della loro disoccupazione. Anche loro non sono infatti in condizione di spingere le famiglie e le imprese in una posizione debitoria. Chi difende la posizione tedesca, che capisca o meno le relazioni, vuole solo dividere e non pacificare, anche se sostiene il contrario. 

lunedì 14 ottobre 2013

I documenti confidenziali del FMI sul caso greco

Che il salvataggio greco sia stato fatto su misura dei creditori esteri di Atene, lo sapevamo già. Adesso arrivano i verbali segreti delle sedute del FMI a confermalo. Dal wsj.de
La Grecia nel 2010 doveva essere salvata con un pacchetto di aiuti miliardario? I documenti confidenziali di cui è in possesso il Wall Street Journal mostrano che il FMI al proprio interno era profondamente diviso. Nonostante cio', si decise di concedere ugualmente gli aiuti.

I documenti confidenziali sono in palese contrasto con le dichiarazioni ufficiali del FMI e non mancheranno di riaccendere la discussione sul possibile taglio del debito greco. La Germania ed altri altri stati europei infatti continuano a rifiutare una ristrutturazione del debito greco nel tentativo di nascondere agli occhi dei propri elettori la reale situazione. Ma visto che il FMI in futuro non intenderà concedere nuovi aiuti alla Grecia se il debito non dovesse scendere, molto probabilmente si dovrà arrivare ad una decisione in questa direzione. 

Un terzo dei membri del FMI aveva dei dubbi

Data l'estrema incertezza che caratterizzava l'intero piano di salvataggio, sin dall'inizio il FMI si è pronunciato a favore di un taglio del debito.  Il primo piano di aiuti è stato approvato il 9 maggio 2010, e gli atti relativi alla decisione - catalogati come segreti o altamente confidenziali - ci offrono una visione degli avvenimenti interni al FMI.

Quasi un terzo di tutti i membri del consiglio direttivo, che insieme rappresentano oltre 40 paesi non europei, secondo gli atti, avevano dei forti dubbi sull'intero piano di salvataggio greco. Erano in molti a ritenere che il programma di salvataggio stava spostando sui greci l'intero onere dell'aggiustamento, mentre dai creditori europei non si pretendeva alcuna rinuncia. Molti membri del FMI sostenevano infatti che il salvataggio non avrebbe avuto successo se i creditori esteri della Grecia non avessero rinunciato ad una parte dei crediti.

"Sul tavolo della discussione dovrebbe esserci la possibilità di una ristrutturazione del debito", affermava Pablo Andrés Pereira durante la difficile riunione del 2010, all'epoca direttore esecutivo e rappresentantante argentino. Il fondo, secondo Pereira, "corre il rischio di ritardare o addirittura peggiorare l'inevitabile default greco".

I rappresentanti di Brasile, Russia, Canada e Austrialia, sempre secondo gli atti, nella stessa seduta hanno parlato degli immensi rischi cui il programma di salvataggio andava incontro. Il rappresentante brasiliano al FMI, sempre secondo gli atti, definiva il piano "inappropriato e decisamente non sostenibile" o piu' semplicemente un "salvataggio dei creditori privati dello stato greco, soprattutto degli istituti di credito europei".

I rappresentanti europei ed americani, che nel consiglio direttivo hanno oltre la metà dei diritti di voto, sono comunque riusciti ad ottenere un numero sufficiente di voti per approvare il programma di salvataggio.

Il programma di aiuti finanziari prevedeva infatti come condizione una forte riduzione del debito ed un aumento delle tasse. La ristrutturazione del debito - sotto forma di rinuncia dei creditori, riduzione dei tassi oppure un allungamento della durata - non era prevista. E cio' ha salvato i detentori di titoli greci (principalmente banche europee) dalle perdite in cui sarebbero incorsi con una ristrutturazione.

Gli interessi europei sono piu' importanti di quelli greci

Alcuni dei membri del FMI all'epoca contrari al programma di salvataggio, continuano a sostenere che sono stati tutelati gli interessi dei paesi creditori, ma non quelli greci. Dal 2009 l'economia greca si è ridotta di un quinto e il tasso di disoccupazione del paese è salito a quasi il 28 %. La situazione attuale spinge il FMI a chiedere ai paesi europei una rinuncia ai crediti, almeno stando alle recenti dichiarazioni degli attuali rappresentanti del FMI.

"Il piano di aiuti non è stato un programma di salvataggio per la Grecia, piuttosto dell' Eurozona", dice uno dei rappresentanti del FMI presenti alla riunione del 2010.

I documenti riservati mostrano che diversi membri nel consiglio direttivo del FMI sin dall'inizio guardavano con molto scetticismo alle previsioni economiche: le consideravano "eccessivamente ottimiste" oppure "troppo positive".

Per molti versi, la storia del piu' grande pacchetto di salvataggio approvato dal FMI, dovrà essere interamente riscritta.

L'allora direttore del FMI Dominque Strauss-Kahn nel maggio 2010 dichiarava ai giornalisti che il fondo "non aveva alcun dubbio sulle possibilità di successo del piano". Ma dietro le quinte una parte importante del direttorio nutriva dei forti dubbi sull'efficacia del piano o addirittura era arrabbiata, almeno da quanto si legge fra i verbali delle riunioni.

Rabbia e frustrazione nel direttorio FMI

Gli aggiustamenti finanziari richiesti alla Grecia sono uno "sforzo immane a cui l'economia non riuscirà a far fronte", ha dichiarato l'ex direttore del FMI, l'indiano Arvind Virmani, durante la seduta in cui è stato approvato il primo pacchetto di salvataggio. Il numero uno del fondo si era infatti già chiesto se le dimensioni del risparmio che il FMI si aspettava dalla Grecia non avrebbero piuttosto fatto fallire il programma e portato il paese al default.

Tutti i tentativi di raggiungere l'ex capo del FMI Strauss-Kahn per avere un commento sul tema purtroppo sono andati a vuoto. Nel frattempo il FMI ha riconosciuto alcuni errori. In un rapporto pubblicato nel mese di giugno, il Fondo ha finalmente ammesso che alcune proiezioni finanziarie erano troppo rosee.

I funzionari del FMI tuttavia hanno sempre sottolineato le loro buone intenzioni: quando nel 2010 il piano di salvataggio è stato approvato, il FMI nelle proprie considerazioni interne non riteneva necessaria una ristrutturazione del debito

"Nel maggio 2010 sapevamo che la Grecia avrebbe avuto bisogno di un fondo di salvataggio ma non che sarebbe stata necessaria una ristrutturazione del debito", ha detto il direttore del FMI Christine Lagarde in un'intervista rilasciata in giugno. "Non sapevamo che la situazione economica generale sarebbe peggiorata cosi' rapidamente come poi ha fatto", sempre Lagarde.

Nei primi mesi del 2011, quando orami era chiara la non sostenibilità del debito, il FMI ha preteso una ristrutturazione, conferma un portavoce del FMI.

Già nel 2010 si parlava di un taglio del debito

I documenti confidenziali del FMI mostrano che sin dall'inizio si parlava apertamente della necessità di ristrutturare il debito greco. Nella seduta del maggio 2010 i rappresentanti del Medio oriente, dell'Asia e dell'America Latina hanno chiesto piu' volte perché questa opzione non fosse stata presa in considerazione.

I rappresentanti europei invece sono rimasti "molto sorpresi" quando la Svizzera "con molta enfasi", all'interno del consiglio direttivo FMI si è schierata a fianco dei critici, sempre secondo i verbali delle sedute. "Perché una ristrutturazione del debito e il coinvolgimento del settore privato non sono stati contemplati dal piano di salvataggio?", chiedeva il rappresentante svizzero René Weber.

Oggi il FMI sostiene che nel 2010 una ristrutturazione non sarebbe stata praticabile. Il rischio che i problemi finanziari greci potessero diffondersi anche verso altri paesi era troppo grande.

Una larga parte dei titoli di stato greci allora era in possesso delle banche tedesche e francesi. Per questa ragione la ristrutturazione non era una possibilità contemplata dai capi di stato europei. E gli USA temevano per i loro investimenti miliardari nel capitale delle banche europee.

L'attuale presidente del FMI Lagarde, all'epoca ancora Ministro delle finanze in Francia, era impegnata a limitare con ogni mezzo le perdite per le banche del suo paese. Le banche francesi avevano infatti una grande esposizione verso la Grecia.

Nel 2013 nel direttorio del FMI arriva la svolta 

In una relazione del giugno 2013 il FMI ha ammesso "carenze significative" nel programma di salvataggio greco, sebbene il fondo avesse già indicato la strada da seguire. "Sin dall'inizio sarebbe stata preferibile una ristrutturazione del debito, sebbene per i partner europei fosse inaccettabile", si dice nel rapporto.

Il FMI constata che sin dall'inizio l'operazione di salvataggio ha permesso ai creditori privati di ridurre l'esposizione, scaricandone i costi "sul contribuente e sul settore pubblico".

Diversi rappresentanti del FMI già 3 anni fa avevano messo in guarda. "Si puo' dire che l'operazione piu' che un programma di salvataggio per la Grecia, sia  una forma di salvataggio dei creditori privati, soprattutto degli istituti finanziari europei", affermava il rappresentante brasiliano Paulo Nogueira Batista durante una seduta del 2010.

Gli scettici avevano ragione. La Grecia non è riuscita a raggiungere gli obiettivi finanziari concordati e nel 2012 ha avuto bisogno di un ulteriore piano di salvataggio. Nel piu' grande piano di salvataggio mai intrapreso dal FMI, i creditori privati hanno dovuto farsi carico di una parte delle perdite

Con il collasso dell'economia greca il debito del paese è esploso. E la situazione potrebbe spingere i governi dell'Eurozona a mettere in campo un terzo pacchetto di salvataggio. Ma questa volta dovranno necessariamente rinunciare ad una parte dei crediti verso la Grecia.