Visualizzazione post con etichetta hartz IV. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta hartz IV. Mostra tutti i post

sabato 2 maggio 2020

Per molti lavoratori autonomi Hartz IV è l'unica via d'uscita

Se per il governo di Berlino non è un problema trovare 9 o 10 miliardi di euro per salvare Lufthansa, i soldi per gli aiuti immediati promessi ai lavoratori autonomi in molti casi non si sono ancora visti e forse non si vedranno mai. Per alcuni di loro non resta altro che richiedere l'aiuto di Hartz IV. Ne scrive la Frankfurter Rundschau


-->

Mareike Kesten (nome inventato) pensa che probabilmente non riuscirà piu’ ad avere i soldi. Il 25 marzo, infatti, la proprietaria del salone per la cura delle unghie ha presentato una domanda per l'erogazione degli aiuti d'emergenza al Land Brandeburgo - e poi, tranne una conferma di ricezione, per settimane non ne ha piu' saputo nulla. Su sua richiesta, la Brandenburg Investment Bank le ha assicurato che chiunque avesse presentato una domanda corretta avrebbe ricevuto i soldi sul conto nel corso del mese di aprile. Ma dopo un mese, durante il quale molti altri lavoratori autonomi della sua regione sono rimasti a mani vuote, la questione per lei è già "conclusa": "Non arriverà nulla", Kesten ne è convinta. Ora posso solo sperare che i saloni di bellezza riaprano quanto prima.

Kesten non è sola. Mentre molti piccoli imprenditori subito dopo l'inizio del programma per l'erogazione degli "aiuti d'emergenza" si sono rallegrati per aver ricevuto sul conto il denaro dal governo regionale o statale, cresce invece il numero di coloro che stanno ancora aspettando i soldi e che sono sempre più preoccupati per il loeo sostentamento. Un gruppo di Facebook, fondato il 10 marzo, sul quale i piccoli imprenditori si scambiano informazioni sulla loro situazione e sugli aiuti di stato, ha raggiunto quasi 19.000 membri, e ogni giorno se ne aggiungono di nuovi in cerca di consigli e incoraggiamento.

La maggior parte di questi gestisce piccole imprese o sono lavoratori autonomi, in una ampia gamma di settori: dai tuttofare, ai consulenti assicurativi, ai piccoli spedizionieri, agli showmen oppure fotografi. Il problema principale è l'erogazione lenta degli aiuti di emergenza da parte dei Laender. "È quasi passato un mese ormai e non ci sono ancora né soldi né una risposta dal Land dello Schleswig-Holstein", ha scritto un uomo. "Come va da voi?" Quasi 50 persone hanno risposto: aiuto richiesto il 24 marzo - ancora nessuna risposta. Inviato il primo aprile - non ho ancora sentito nulla. Il 27 marzo inviato - finora ho ottenuto solo l'approvazione.

I ritardi ci sono in quasi tutti gli stati federali, ma un numero particolarmente elevato proviene dal Nord Reno-Westfalia. Lì la Cancelleria di Stato poco prima di Pasqua ha completamente interrotto il pagamento degli aiuti dopo aver scoperto che dei truffatori avevano tentato di utilizzare dei siti web fasulli per ottenere gli aiuti immediati. All'inizio il NRW aveva infatti posto una particolare enfasi nel cercare di rendere il processo particolarmente veloce, completamente digitale e "il più semplice, snello e non burocratico possibile". Così aveva affermato il ministro delle finanze del NRW Andreas Pinkwart (FDP). (...)

Ma non ci sono solo i ritardi a causare una forte incertezza per i tanti che ora sono seriamente preoccupati per la loro esistenza professionale; molte procedure e regolamenti non solo differiscono da uno stato federale all'altro, ma cambiano anche all'interno del singolo Land. Le differenze sono evidenti, ad esempio, quando si tratta di capire ciò che può essere pagato con i fondi degli aiuti di emergenza. Il contesto: secondo le linee guida federali, gli aiuti dovrebbero essere utilizzati solo per coprire i costi operativi come gli affitti degli uffici o i costi del personale. Le perdite in termini di reddito, invece, non devono essere compensate. Molte società individuali sono quindi escluse dalla rete di assistenza per il Coronavirus in quanto non hanno quasi nessun costo operativo. Finanziano le loro spese di sostentamento direttamente con i loro redditi.

La crisi causata dal Coronavirus colpisce i lavoratori autonomi: i regolamenti sono "lontani dalla realtà"

I regolamenti pertanto sono "lontani dalla realtà della maggior parte dei lavoratori autonomi", afferma Robert Flachenäcker. È un fotografo e gestisce un piccolo studio a Francoforte. La sua specialità sono le fotografie dell'iride in grande formato. Con il suo studio sicuramente ha dei costi operativi e per questo in parte ha potuto beneficiare anche degli aiuti. Ma non trova giusto che il titolare di una Srl (GmbH), ad esempio, possa usare gli aiuti per farsi un proprio stipendio, mentre un libero professionista come lui se dovesse avere problemi a coprire le sue spese di sostentamento dovute alla perdita di guadagno dovrebbe richiedere Hartz IV.

Perché Hartz IV attualmente per molti lavoratori autonomi resta l'ultima risorsa. Almeno nella maggior parte degli stati federali. Alcuni Laender - come il Baden-Württemberg, Amburgo e la Turingia - sono andati oltre le normative federali e concedono sussidi agli autonomi per le spese di sostentamento. All'inizio anche il NRW e Berlino avevano gestito gli aiuti in modo simile, ma ora li hanno aboliti. In Baviera, sono stati pagati 1.000 euro al mese anche agli artisti indipendenti.

Queste differenze regionali, tuttavia, non sono l'unica cosa a confondere i lavoratori autonomi e i proprietari di piccole imprese che si tengono da soli la propria contabilità. Molti a causa della fretta hanno commesso degli errori durante la compilazione dei documenti per la  domanda. Il ministro dell'economia bavarese Hubert Aiwanger (Freie Wähler) ha spiegato così i lunghi tempi per l'elaborazione delle domande nel suo Land. Durante una conferenza stampa di metà aprile, si è infatti lamentato del fatto che molte delle persone colpite, apparentemente non erano in grado di completare in maniera corretta la domanda di due pagine. E questo avrebbe causato un sacco di lavoro inutile per l'amministrazione.

In Baviera, secondo il quotidiano regionale Mainpost, fino al 17 aprile, solo 150.000 delle 400.000 richieste di aiuti di emergenza ricevute erano state elaborate, nonostante il massimo utilizzo del personale.

La crisi del Coronavirus colpisce i lavoratori autonomi: rabbia e paura per la propria esistenza

Nella loro grande incertezza, molte persone colpite cercano consigli nei forum e nei social network, dove le voci, la rabbia e la paura esistenziale provocano una miscela esplosiva. Robert Flachenäcker nella sua cerchia di conoscenti ha osservato che per molte persone la rabbia "cuoce a fuoco lento". Lentamente tutti si stanno svegliando dalla prima ondata di "shock" e iniziano a mettere in discussione i requisiti legali, a causa dei quali a soffrire sono soprattutto le piccole imprese: "Chiedono: perché posso mettermi in fila davanti a Obi, ma non posso farlo da solo ad un tavolo fisso nel negozio di kebab?"

Non è sorpreso dall'impazienza: "Molti finiranno per restare strozzati". Anche lui avrebbe chiuso il suo studio se non avesse ricevuto dei soldi entro la fine di questo mese. Perché Flachenäcker presume che molti lavoratori autonomi alla fine dovranno anche investire in pubblicità e promozioni speciali prima di riavviare la propria attività dopo il blocco.

-->

sabato 8 febbraio 2020

Perché mini-job significa mini-pensione

Un anno di lavoro da minijobber a 450 € al mese equivale a 4.40 euro lordi  di pensione mensile futura, e se il lavoratore sceglie l'esenzione sono solo 3.55 euro lordi al mese di pensione maturata. In Germania c'è molta preoccupazione per il futuro pensionistico di quei 4.5 milioni di occupati che hanno solo un mini-job. Ne scrive la DGB, la confederazione sindacale tedesca.


Lavorare un anno per avere in futuro una pensione di 4.40 euro lordi al mese? Con i mini-job è realtà. La situazione è ancora piu' incerta quando si lavora per una famiglia privata. Qui la pensione accumulata spesso ammonta a soli 1,18 euro all'anno. La situazione deve cambiare, e alla svelta.

Mini pensioni

Un anno con un lavoro da 450 euro mensili pagando i contributi all'assicurazione pensionistica farà aumentare il livello della pensione futura di circa 4,40 euro lordi al mese. E' davvero poco. L'81 percento dei mini-jobber nel settore commerciale e industriale si fa esentare dall'assicurazione pensionistica. In questo caso, alla pensione mensile vengono aggiunti solo 3,55 euro lordi per ogni anno lavorato. Fra coloro che lavorano per le famiglie, quasi l'87% si fa esentare dai contributi pensionistici. [2] Di conseguenza, riceveranno una pensione lorda di 1,18 euro per ogni anno contributivo.

Ancora peggio: con l'esenzione perderanno anni di contributi e rinunceranno alla pensione di invalidità o di reversibilità come alle misure di riabilitazione medica. Allo stesso tempo, ne escono fortemente indebolite anche le casse sociali. Altri dipendenti, soprattutto quelli con dei redditi bassi o medi, dovranno pagare per loro.


Mini-diritti dei lavoratori

Dal punto di vista del diritto del lavoro, i mini-job dovrebbero essere equiparati ai lavori soggetti a contributi previdenziali. Sfortunatamente però, spesso vale solo in teoria. Nella pratica non è prevista una retribuzione in caso di malattia, in caso di straordinario e non ci sono ferie retribuite. I salari, inoltre, vengono ridotti grazie all'inserimento nel foglio delle presenze di un numero di ore inferiore rispetto a quello effettivamente lavorato. Il lavoro spesso è a chiamata e non può essere pianificato. 

Opportunità Mini

Tutti parlano di una carenza di lavoratori qualificati e di una mancanza di forza lavoro. Mentre la maggior parte dei mini-jobber ha una qualificazione professionale oppure accademica, e spesso sono costretti a svolgere mansioni da aiutante. Di solito nei mini-job non ci sono opportunità di formazione e perfezionamento professionale, di avanzamento di carriera e di una maggiore stabilità del reddito.

Mini-Jobs

Per gli occupati, i mini-job sono un finto sgravio fiscale che viene pagato caro dai lavoratori con minori diritti, minori opportunità e in seguito con  basse pensioni. Di conseguenza viene meno la possibilità di garantire e tutelare i lavoratori. I sistemi fiscali e della previdenza sociale ne escono indeboliti. Eppure la politica continua a puntare sui mini-jobs. Secondo gli ultimi dati dell'Agenzia federale per l'impiego, attualmente in Germania ci sono ancora oltre 7,5 milioni di lavoretti - la maggior parte dei quali (4,5 milioni) ha solo un mini-job. [3]

Molti di loro volentieri lavorerebbero piu' ore. Il 45% delle donne e il 56% degli uomini che hanno solo un mini-job vorrebbero estendere l'orario lavorativo. [4]

Ecco perché la DGB sostiene una strategia di uscita dalla trappola dei mini-job: i mini lavoretti dovranno essere gradualmente convertiti in lavoro part-time soggetto ai contributi previdenziali. Allo stesso tempo, i lavoratori a basso reddito dovranno ottenere una riduzione delle tasse attraverso uno sgravio per i dipendenti.

-->


[1] Durchschnittswert alte Bundesländer, 1. HJ 2020, eigene Berechnungen anhand eines 450-Euro Einkommens. Für die neuen Bundesländer ist der Wert ca. 4,54 Euro.
[2] Quartalsbericht III 2019, Minijobzentrale
[3] Bundesagentur für Arbeit, Auswertemonat Oktober 2019.
[4] SOEP long, 1985-2016, Weber, Enzo; Zimmert, Franziska: Der große Trend zur Freizeit?, 2018.




sabato 21 dicembre 2019

Heiner Flassbeck - La crisi attuale è figlia di Hartz IV (seconda parte)

"Le politiche dell'Agenda 2010 hanno solo scelto un modo alquanto primitivo per esportare la disoccupazione nei paesi vicini. E questo, non bisogna mai dimenticarlo, è stato possibile solo perché in Europa c'era un'unione monetaria". Nei giorni in cui la SPD finalmente mette in discussione Hartz IV, il grande economista tedesco Heiner Flassbeck, commenta cosi' le tanto lodate riforme rosso-verdi. Seconda parte, si arriva da qui. Da Flassbeck Economics


La soluzione dell'enigma

Questi semplici risultati empirici contengono la chiave per risolvere l'enigma dell'Agenda: non c'è stato solo un canale attraverso il quale i tagli ai salari hanno influenzato il mercato dei beni e del lavoro, ma i canali sono sempre 2: il canale del mercato interno e il canale delle esportazioni. Il primo è stato un disastro - non ultimo per la dottrina prevalente - il secondo invece è stato alla base dell'apparente storia di successo della Germania.

Il fatto che gli effetti interni previsti non si siano verificati, è reso evidente dal fatto che la domanda interna non sia aumentata. L'idea neoclassica di eliminare la disoccupazione riducendo o moderando i salari si fonda sull'ipotesi che se i salari vengono ridotti (o se i salari reali restano indietro rispetto alla produttività), le aziende inizieranno a ristrutturare i loro processi produttivi aumentando l'impiego  della forza lavoro (relativamente) più economica e quindi sostituendo il capitale relativamente più costoso (il cui prezzo non è cambiato). Questa sostituzione del capitale con il lavoro tenderà quindi a ridurre la produttività del lavoro o a farla aumentare più lentamente, in modo da evitare ulteriori licenziamenti, o almeno ridurli.

Questo concetto di sostituzione è completamente irrealistico per vari motivi. Se questa teoria fosse valida, nel tempo si assisterebbe ad una crescita della produttività inferiore rispetto a quella di paesi comparabili che non hanno usato la moderazione salariale. Questo non è il caso del confronto con la Francia. In Germania, la produttività ha continuato ad aumentare a un ritmo molto simile a quello che ha preceduto la fase di moderazione salariale e simile alla Francia, dove non vi era stata alcuna moderazione salariale. Ma se la produttività continua ad aumentare, come è accaduto in Germania, è chiaro fin dall'inizio che la tesi della sostituzione non può essere provata empiricamente. Il fatto che l'occupazione sia aumentata senza che la domanda interna sia cresciuta in modo adeguato può essere spiegato solo dall'aumento della domanda estera.

Se l'approccio neoclassico aiutasse a spiegare la realtà, si dovrebbe anche osservare che un taglio salariale viene immediatamente compensato dagli effetti positivi sull'occupazione. Quindi, se i salari reali orari, invece di aumentare del 2%, stagnano, l'occupazione (il numero di ore) dovrebbe aumentare immediatamente del 2%. Solo in questo caso il salario reale rimarrebbe lo stesso e di conseguenza solo in questo caso potrebbe essere escluso un effetto negativo sulla domanda interna (...).

Ciò significa che in un'economia come quella tedesca, dove la produttività è aumentata nonostante la moderazione salariale, ma la domanda interna è cresciuta meno della produttività, l'effetto ipotizzato dai neoclassici sicuramente non si è verificato. Ciò ha reso la moderazione salariale un fallimento, indipendentemente da cosa poi sia accaduto. E quindi è stato il solo canale dell'export ad avere reso il paese un caso "di successo" (misurato secondo le statistiche del mercato del lavoro), nonostante la riduzione relativa dei salari.

Cosa sarebbe successo senza le "riforme"?

Se la domanda interna in Germania non fosse stata imbavagliata, e se i salari orari avessero seguito la produttività, la domanda interna sarebbe cresciuta e il caos europeo non ci sarebbe mai stato. Le esportazioni tedesche e quindi le eccedenze nell'export tedesco non sarebbero mai cresciute alle stelle così come poi è accaduto, e non avrebbero mai spinto il debito estero dei paesi partner dell'unione monetaria cosi' in alto. I paesi partner inoltre, dipenderebbero in misura molto inferiore dalla "politica debitoria" dello stato, decisamente vietata in Europa.

Non vi è alcun dubbio che in un'unione monetaria un paese con un'economia aperta che riesce a produrre sottocosto rispetto ai suoi vicini beneficerà prima o poi di grandi eccedenze delle partite correnti, se i vicini non dovessero agire in tempo. Sappiamo tuttavia che questi successi non dureranno. Perché i vicini prima o poi andranno in bancarotta oppure si comporteranno allo stesso modo; per questo nel lungo periodo con una strategia di riduzione dei salari non si ottiene nulla.

E' accaduto il contrario, e ora in Europa lo si può osservare chiaramente: nel lungo periodo il processo di aggiustamento sarà molto costoso, anche per chi ha fatto la prima mossa. Perché la riduzione salariale a cui sono costretti i paesi in deficit li spinge a ridurre la loro domanda, in modo da ridurre anche la domanda dei prodotti del primo che ha ridotto i salari. Il quale tuttavia si trova già su un sentiero sbagliato perché la sua economia si fonda su una struttura economica estremamente orientata all'export. Il fatto che la struttura economica dipendente dalle auto e dall'export abbia un posizionamento fatale anche sui requisiti universalmente riconosciuti come necessari per la protezione del clima, rende la situazione tedesca ancora più drammatica.

Nel complesso c'è da fare una semplice conclusione: la strategia di riduzione dei salari non ha successo né in termini di crescita economica né in termini di crescita dei posti di lavoro, perché funziona solo attraverso il canale dell'export, il quale non è mai sostenibile. Se si desidera creare un'occupazione sostenibile, è necessario fare in modo che la domanda interna si sviluppi in modo dinamico. Se la produttività aumenta con gli investimenti, i salari dovranno aumentare in maniera tale che la dinamica della domanda agli occhi degli imprenditori sia così forte da convincerli che valga la pena fare degli investimenti che vadano ben oltre l'attuale utilizzo della capacità produttiva. In questo modo saranno creati dei nuovi posti di lavoro per ridurre la disoccupazione esistente.

Le politiche dell'Agenda non hanno raggiunto questo obiettivo, ma hanno solo scelto un modo alquanto primitivo per esportare la disoccupazione nei paesi vicini. E questo, non bisogna mai dimenticarlo, è stato possibile solo perché in Europa c'era un'unione monetaria. Se la Germania avesse ancora avuto il D-Mark, prima o poi sarebbe stato rivalutato e lo spettro di Hartz IV si sarebbe rapidamente dissolto.

Cosa accadrà?

Se in Europa si vogliono contrastare le forze centrifughe, la Germania dovrà procedere con una messa in discussione delle sue riforme e normalizzare gli sviluppi salariali. L'economia tedesca risulterebbe senza dubbio molto colpita da uno scenario di uscita dell'Italia o della Francia. E' prevedibile che la sua struttura produttiva estremamente orientata all'export, formatasi negli anni dell'unione monetaria, sarebbe soggetta a un duro adeguamento. Già ora la recessione tedesca sta dimostrando quanto il paese sia vulnerabile agli shock esogeni.

La decisione di fondo dell'euro, ancora oggi, può essere giustificata con dei buoni argomenti economici. La teoria economica dominante, tuttavia, ha ignorato fin dall'inizio questi argomenti respingendoli politicamente. Costruita sulla base delle idee monetariste della Banca centrale europea e sulle delle idee grezze in merito alla concorrenza fra le nazioni provenienti dal più grande paese membro, l'unione monetaria in questo modo non poteva funzionare. Chiunque voglia salvare l'Europa come idea politica dovrà riconoscere che ciò può accadere solo con una diversa teoria e una diversa politica economica. L'idea di un'Europa pacificamente unita può essere salvata solo garantendo la partecipazione di tutti al progresso economico e scaricando l'idea della concorrenza fra le nazioni.


-->

Heiner Flassbeck - La crisi attuale è figlia di Hartz IV (prima parte)

Dopo il congresso della SPD, Der Spiegel ha lodato le riforme Hartz definendole una "benedizione" per la Germania. Il grande economista Heiner Flassbeck capovolge questa narrazione filo-governativa della cosiddetta "stampa di qualità" e propone un'analisi molto interessante: la recessione attuale è figlia di Hartz IV, perché se riduci intenzionalmente i salari per pompare l'export allora devi anche prendere in considerazione il fatto che prima o poi questo comportamento scorretto ti si ritorcerà contro. Ne scrive Heiner Flassbeck su Flassbeck Economics


Hartz IV è stato una "benedizione", titolava Der Spiegel qualche giorno fa, intevistando un professore di economia dell'Università di Ratisbona che lavora anche per lo IAB di Norimberga (Institut für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung) (...).

Quando si tratta di fare una valutazione globale e politicamente rilevante degli effetti di Hartz IV, tramite la cosiddetta efficienza del matching fra domanda e offerta di lavoro, bisogna sapere che si tratta senza dubbio di una procedura problematica. Come tutte le analisi di questo tipo, infatti, si basa sul presupposto che sia sempre valida una clausola ceteris-paribus: semplicemente si presume che, a parte le riforme Hartz, nel periodo di indagine non sia accaduto nulla di importante. Ciò tuttavia trascura sin dall'inizio il fatto che le riforme Hartz hanno notevolmente rafforzato una tendenza che era già in atto sin dalla fine degli anni '90 e che in Germania ha comportato una crescita dei salari molto inferiore rispetto a quanto sarebbe stato richiesto dallo sviluppo della produttività. All'epoca anche i sindacati, che nel 1999 avevano sottoscritto questo corso nell'ambito di un'alleanza per il lavoro, volevano "utilizzare la produttività per aumentare l'occupazione" (qui una valutazione data all'epoca). Se si vuole investigare empiricamente una misura come Hartz IV, non si possono e non si devono separare gli effetti che derivano dalla riforma in quanto tale, dagli effetti che provengono dal quadro complessivo in cui era inquadrato Hartz IV.

Il motivo per cui la tesi di Hartz IV come "benedizione" è lontana dalla realtà, può essere facilmente illustrato se si fa ciò che gli economisti dovrebbero effettivamente fare: includere nell'analisi tutti gli effetti - a livello nazionale e internazionale - innescati o rafforzati da un tale cambiamento istituzionale della portata di Hartz IV. Gli economisti tedeschi, tuttavia, nei loro studi (o nelle interviste) non evidenziano mai alcun effetto internazionale. Ciò tuttavia in un'economia globale fortemente interconnessa non può essere mai giustificato, ma in un'unione monetaria come quella che abbiamo in Europa da vent'anni, è senza dubbio un elemento di negligenza.

Se qualcuno nel 1995 mi avesse chiesto come sarebbe andato il tentativo della Germania di ridurre i suoi salari nell'ambito dell'eurozona (o aumentarli meno della crescita della produttività), la risposta sarebbe stata molto semplice. Avrei detto che se gli altri paesi avessero accettato il dumping salariale tedesco senza contromisure o addirittura avessero aumentato i loro salari più di quanto fosse stato giustificato dalla loro rispettiva produttività, la Germania avrebbe senza senza dubbio sperimentato un boom delle esportazioni e uno sviluppo economico eccezionalmente buono. Ma avrei anche detto che una tale politica nel lungo periodo avrebbe portato alla distruzione dell'unione monetaria e avrebbe avuto conseguenze catastrofiche per la Germania.

Per comprendere a fondo la portata di Hartz IV, bisogna inquadrarlo nella costellazione complessiva che nell'ambito della definizione dei salari era presente in Germania e in Europa all'epoca. Hartz IV è stato solo l'ultimo passaggio lungo il percorso di una politica economica volta a contenere i salari mantenendoli al di sotto di quella che chiamiamo la regola d'oro nella negoziazione dei salari: la crescita che deriva dall'andamento della produttività più il tasso di inflazione fissato politicamente. Hartz IV ha notevolmente indebolito il potere contrattuale dei sindacati in quanto la disponibilità dei lavoratori a battersi per ottenere salari più alti è diminuita a causa della minaccia di dover scendere rapidamente al livello della sicurezza sociale di base nel caso in cui fossero diventati disoccupati. Il singolo lavoratore, infatti, ritiene semplicemente che la sua lotta per avere un salario più alto gli si possa rapidamente ritorcere contro.

Le conseguenze dell'Agenda

Il problema principale nell'analisi scientifica delle riforme del mercato del lavoro attuate dai rosso-verdi dopo il 2000 risiede nell'orientamento unilaterale dell'approccio economico. Molti economisti in Germania, infatti, fanno ricorso ad una semplice argomentazione con la quale sin dall'inizio dell'unione monetaria difendono la politica tedesca: se, come è accaduto in Germania ai tempi dell'Agenda 2010 e con l'aiuto dell'Agenda 2010, è possibile imporre una riduzione (relativa) dei salari (rispetto all'estero) e quindi 20 anni di maggiore occupazione, meno disoccupazione e una forte posizione all'interno dell'UE, allora questa politica tedesca deve essere davvero giusta.

Questa semplice narrativa sembra giustificare l'Agenda 2010 e i media tedeschi continuano a farlo acriticamente. Anche se alcuni membri della SPD nella nuova leadership del partito sembrano aver capito che occorre correggere urgentemente i gravi errori dell'Agenda. Ma la crucialità della dimensione europea anche per loro è irrilevante. Con la CDU, che resta il più grande sostenitore dell'Agenda 2010, non ci si può certo aspettare che nel governo federale vi sia anche una sola voce in grado di rielaborare questa storia.

In un tale quadro molte analisi economiche risentono del fatto che partono dalle condizioni tipiche di un'economia relativamente chiusa e collegata al resto del mondo grazie ad un sistema di tassi di cambio flessibili. La Germania, però, sin dall'inizio dell'esperimento di riduzione dei salari, era un'economia relativamente aperta e nel corso degli anni e a causa della moderazione salariale è diventata una forma estrema di economia aperta. La Germania è anche membro di una grande unione monetaria, e quindi nel commercio estero ha operato in condizioni che sono diametralmente opposte rispetto al modello dei tassi di cambio flessibili. Le analisi che non mettono al primo posto questo aspetto non possono pertanto aggiungere alcuna  seria conoscenza.

Ma cosa è successo esattamente in realtà? Nonostante un aumento della produttività relativamente normale, l'aumento dei salari reali tedeschi nel primo decennio del secolo è stato vicino allo zero. A causa del deliberato contenimento dei salari orchestrato politicamente, le aziende tedesche hanno avuto sempre maggiori possibilità di sottrarre quote di mercato ai concorrenti esteri riducendo i prezzi (ma anche in mercati terzi, non solo all'interno dell'unione monetaria), oppure di conseguire profitti significativamente più alti con dei prezzi invariati rispetto alle aziende dei paesi dell'unione monetaria con andamenti salariali "normali".

In termini di export, la Germania ha quindi fatto molto meglio di tutti gli altri partner europei, come mostra la Figura 1 con l'esempio della Francia. Nel 2006 e nel 2007 e dopo la crisi finanziaria, le esportazioni tedesche sono letteralmente esplose. La Germania è stata in grado di mantenere la sua quota di mercato globale nonostante la concorrenza crescente della Cina, mentre Italia e Francia sono rimaste molto indietro. La quota delle esportazioni sul PIL in Germania è aumentata drammaticamente ed è ora a quasi il 50 %.


Come mostrato nella Figura 2, tuttavia il prezzo da pagare per la moderazione salariale è stata una debole domanda interna, perché, come prevedibile, le famiglie tedesche e i privati hanno reagito ad una prospettiva di reddito significativamente deteriorata limitando i loro consumi. I consumi privati ​​sono rimasti estremamente deboli per un lungo periodo e si sono adattati quasi perfettamente alla stagnazione dei salari reali orari.


E ciò ha comportato uno sviluppo economico separato raramente visto nella storia. Mentre le esportazioni sono decollate, la domanda interna è rimasta ferma e ha iniziato a riprendersi solo dopo il 2010. E' cresciuta all'incirca come in Francia, e ciò significa che il divario in termini di livello della domanda interna tra i due paesi resta ampio 



.
Se si confronta la domanda interna ed esterna dal 1991 in poi (Figura 4), è facile vedere quanto sia grande il divario che è emerso fra la domanda estera tedesca e quella della Francia, in rapporto alla domanda interna tedesca.


-->

martedì 14 maggio 2019

Hartz IV: obbligati a stare a casa

Fra le assurdità di Hartz IV c'è anche l'obbligo di dimora che impedisce ai sussidiati, come accade anche ai richiedenti asilo, di assentarsi per piu' di 3 settimane all'anno dalla loro abitazione o dalla zona in cui risiedono abitualmente. Si tratta di un criterio non definito in maniera chiara dalla legge e quindi per il disoccupato è concreto il rischio di essere vessato dal Jobcenter. Ne scrive Susan Bonath su RT Deutsch



L’obbligo di dimora non riguarda solo i richiedenti asilo, ma anche i destinatari di Hartz IV, i quali in caso di violazione devono temere delle sanzioni. La zona "di prossimità alla residenza" viene interpretata in maniera diversa dai singoli Jobcenter. La norma doveva essere già modificata con un emendamento del 2011 che tuttavia il Ministero del lavoro non ritiene necessario. 


di Susan Bonath 

Si parla molto della libertà senza confini, soprattutto si parla molto della libertà di movimento nel sistema capitalista. Sfortunatamente questo vale soprattutto per il capitale e per i profitti arraffati in questo modo, non certo per la maggior parte della classe lavoratrice sfruttata. Quello che in molti tuttavia non sanno è che per milioni di persone in Germania vige un rigido obbligo di dimora. Fra questi ci sono i richiedenti asilo, ma anche sei milioni di destinatari di Hartz IV. Se vengono beccati al di fuori della loro "zona di prossimità alla residenza", rischiano il blocco totale dell'unica entrata in grado di assicurare loro la sopravvivenza, il sussidio appunto. 


Ogni assenza dal luogo di residenza deve essere approvata 

Mentre la libertà di movimento dei richiedenti asilo è limitata al distretto (Landkreis) in cui si trova il loro centro di accoglienza, la legge per i disoccupati e gli Aufstocker è formulata in maniera alquanto vaga. Si parla solo di "un'area temporalmente e geograficamente vicina". Purché "l'integrazione nel mondo del lavoro" delle persone oggetto delle misure - per quanto improbabile essa sia - non venga "compromessa". E i centri per l'impiego, su richiesta, possono concedere fino a tre settimane all'anno lontano da casa, sempre che l'inserimento nel mondo del lavoro non sia a rischio. L'enfasi è su "richiesta", "possono" e "sempre che". 

Il risultato: tutti i Jobcenter interpretano la legge in maniera diversa. Dove finisce esattamente la zona di prossimità alla residenza? In caso di visita alla madre malata residente nella città vicina c’è un rischio di interruzione della prestazione? Inoltre, gli uffici del lavoro autorizzano a proprio piacimento le richieste di allontanamento dal luogo di residenza - oppure le rifiutano, spiano e controllano in tutti i modi possibili i loro clienti, oppure effettuano controlli via posta, e a volte anche telefonici - senza considerare il fatto che l'obbligo di residenza esorta e incoraggia ogni forma di delazione. 

Nonostante la denuncia della Corte dei conti: il ministero non vede alcun problema 

In realtà, proprio per questa ragione, la legge sin dal 2011 avrebbe avuto bisogno di un chiarimento interpretativo. Ma l’emendamento non è mai entrato in vigore. Il motivo: il Ministero del lavoro e degli affari sociali (BMAS) non ha presentato alcuna ordinanza, ad esempio, per definire con piu’ precisione l'area di prossimità, oppure per limitare la durata oltre la quale le persone interessate dalle misure dei Jobcenter devono richiedere un permesso di congedo. 

La corrispondente richiesta con la quale la Corte dei conti federale ha chiesto al Ministero di prendere in considerazione questi elementi viene ignorata sin dal 2017. Il BMAS ipotizza che i singoli centri per l'impiego in materia abbiano stabilito degli standard diversi, accusa la Corte dei conti federale. Il BMAS "non vede alcuna necessità", ha recentemente spiegato una portavoce del ministero ad una domanda specifica. 

Carta bianca ai Jobcenter per vessazioni arbitrarie 

Ai Jobcenter piu’ che altro interessa garantire la raggiungibilità per posta, spiega Harald Thomé dell'associazione sociale Tacheles. Per questo motivo l’obbligo di residenza in realtà è totalmente superfluo. La corrispondenza infatti può essere trasmessa digitalmente, ci sono i telefoni cellulari e le e-mail, critica Thomé. La nuova legge non eliminerebbe affatto il divieto di allontanamento. Ma almeno potrebbe contenere l'arbitrarietà dei Jobcenter, secondo Thomé: "con la vecchia legge, infatti, per i centri per l’impiego è molto piu’ facile vessare i percettori di un sussidio Hartz IV". 

Il fatto che i Jobcenter puniscano solo sulla base di un puro sospetto è mostrato anche da un catalogo che fa parte di una direttiva dell'Agenzia federale per l'impiego (BA) e al quale la portavoce del BMAS gentilmente rinvia. Nella lista degli indizi di un allontanamento dalla residenza, sufficienti per giustificare delle "misure" punitive ci sono: addebiti sul conto corrente da parte di agenzie di viaggio, addebiti per pagamenti su stazioni di servizio fuori zona, non presentarsi agli appuntamenti, non raggiungibilità telefonica, posticipo continuo di un appuntamento, cassetta della posta permanentemente piena, serrande di casa sempre abbassate, delazioni anonime, avvisi da terze parti, chiamate da località fuori zona o mancata reazione all’offerta di una misura di integrazione.



mercoledì 5 dicembre 2018

Lettera aperta a un truffatore Hartz IV

Lo stato tedesco spende circa 40 miliardi di euro all'anno per le prestazioni sociali erogate ai sussidiati Hartz IV (sussidio, affitto, bollette, formazione, etc). A truffare lo stato sociale non ci sono solo le bande dell'est Europa specializzate nel portare in Germania migliaia di disperati con l'unico obiettivo di incassare sussidi, ma anche tanti disoccupati nati e cresciuti in Germania che oltre a incassare l'indennità fanno qualche lavoretto al nero senza dichiararlo all'Arbeitsamt. I casi  accertati di truffa allo stato sociale lo scorso anno sono stati relativamente pochi, circa 150.000. Non esistono numeri certi, tuttavia è possibilissimo che nella civilissima e onestissima Germania del 2018 fra il 10 e il 20% dei sussidiati Hartz abbia un secondo lavoro al nero, si tratterebbe quindi di diversi miliardi di euro che ogni anno vengono sottratti alle casse dello stato sociale.  Elżbieta Kremplewski, una sussidiata, ha scritto una lettera aperta ai truffatori Hartz. Dall'Huffington Post


Caro truffatore sociale,

in verità io e te siamo sulla stessa barca: voi vivete di Hartz IV, io vivo di Hartz IV. Voi avete un lavoretto, anche io ho un lavoretto.

Quello che ci distingue: io ho informato il Jobcenter del mio lavoretto part-time - voi invece non l'avete fatto. Cosi' potete farvi pagare l'appartamento dallo stato, incassate il sussidio mensile di 416 euro e tutto quello che riuscite a guadagnare con i lavoretti al nero.

Mi chiedo: come potete dormire sonni tranquilli la notte? Come potete avere la coscienza pulita se accettate l'aiuto dello stato e allo stesso tempo lo raggirate?

Percepisco il sussidio Hartz IV da circa cinque anni, in precedenza ho lavorato per tre diverse aziende, tutte fallite. Verso la fine dei 50 anni non sono piu' riuscita a trovare un nuovo lavoro a tempo pieno, da allora percepisco l'indennità Arbeitslosengeld II (Hartz) e lavoro in un supermercato.

Ogni mese invio la mia busta paga al centro per l'impiego

Conosco persone che truffano lo stato sociale

Finanziariamente ce la faccio, ma non sono contenta della mia situazione. Forse è per questo che non voglio rendere la mia vita ancora più difficile cercando di approfittare del sistema.

Conosco un po 'di persone che hanno lavorato in nero o che stanno lavorando in nero - persone che ho conosciuto mentre portavo a spasso il cane, oppure vicini.

Ho un amica che vive di Hartz IV e che per anni ha fatto le pulizie o ha portato in giro i cani al nero arrivando a guadagnare fino a 200 euro al mese. Un altro amico invece si fa integrare la pensione dallo stato e contemporaneamente fa anche delle piccole riparazioni - senza avvisare l'Arbeitsamt, naturalmente.

Penso che non sia giusto. Ma poiché non auguro il male a nessuno, nemmeno a voi, cari truffatori sociali, e non voglio che i miei conoscenti perdano la loro base esistenziale, non li denuncio.

Allo stesso tempo, tuttavia, mi chiedo come ci si possa comportare in modo così irrispettoso nei confronti del sistema sociale.

Le persone mi considerano stupida perché sono onesta

In molti pensano che io sia stupida perché ho informato il Jobcenter del mio lavoro part-time, invece di cercare una scappatoia per guadagnare due soldi in piu'.

Queste persone non hanno capito qual'è il vero problema esistenziale di Hartz IV: non si tratta di guadagnare in ogni modo due soldi in piu'. Quelle poche centinaia di euro in piu' che ogni mese avrei a disposizione non migliorerebbero la mia vita.

Sarei comunque senza un lavoro regolare a tempo pieno, e non avrei comunque una collega la sera con cui poter andare a prendere una birra dopo il lavoro, nessuna prospettiva professionale. Al contrario, non sarei solo un sussidiato Hartz IV, ma anche un truffatore sociale.

Non siamo tutti così.

I destinatari di Hartz IV non sono dei criminali, sono soprattutto persone bisognose che hanno vissuto storie tragiche e ora dipendono dall'aiuto dello stato.

Forse ci sono state difficoltà personali, forse hanno dovuto prendersi cura di un familiare malato per molti anni e quindi non hanno potuto lavorare, forse erano malati oppure sono stati licenziati dopo 30 anni di lavoro.

Il fatto è che anche se Hartz IV ha i suoi punti deboli e ha decisamente bisogno di essere migliorato noi (e voi, cari amici truffatori sociali) possiamo ritenerci fortunati di vivere in uno stato sociale funzionante. Chi non ha nessun'altra possibilità se non quella di ricorrere allo stato sociale, dovrebbe usare queste risorse in maniera responsabile. E la maggior parte effettivamente lo fa.

I destinatari di Hartz IV vengono spesso mostrati nel loro lato peggiore

Sfortunatamente i media amano trasmettere un'immagine diversa. Attualmente c'è la brutta tendenza a mostrare il lato peggiore dei destinatari di Hartz IV. Recentemente la "Bild Zeitung" ha parlato di un percettore di Hartz IV che avrebbe guadagnato centinaia di migliaia di euro come magnaccia.

Le persone cattive sono ovunque, persino i destinatari di Hartz IV non sono dei santi. Focalizzare tuttavia l'attenzione dei media sulle pecore nere isolate crea un'immagine distorta delle persone bisognose.

Se una piattaforma mediatica come la "Bild Zeitung" mostra in grande stile ogni giorno il modo in cui una persona ruba dei soldi allo stato (perché è quello che fa esattamente chi si approfitta del sistema), l'unica concetto che entra nella testa delle persone è: Hartzer = imbroglione.

Il messaggio: "il percettore di Hartz IV vive normalmente e osserva le regole del gioco" probabilmente da un punto di vista mediatico non è così efficace.

La maggior parte dei destinatari di Hartz IV vive rispettando le regole

Secondo la Bundesagentur für Arbeit, il numero dei casi in cui si sospetta una frode sociale è diminuito dello 0,8%, ed è sceso nel 2017 a 148.524 casi. Sui circa 4,2 milioni di percettori Hartz IV, solo il 3,5% quindi è sospettato di frode sociale.

Il racconto in termini esageratamente negativi calunnia i veri obiettivi dello stato sociale: aiutare le persone che necessitano di questa forma di sostegno.

I media dovrebbero mostrare anche quanti beneficiari fanno buon uso delle risorse finanziarie, si danno da fare per trovare un lavoro onesto e raccontare le loro storie e i loro destini.

Abbiamo bisogno di un sistema sociale e coloro che beneficiano delle sue risorse dovrebbero usarlo responsabilmente. Questo vale anche per te, caro truffatore sociale.

Coloro che sfruttano lo stato sociale tuttavia non dovrebbero essere pubblicizzati come i rappresentanti negativi di un intero gruppo sociale. Alla fine ciò danneggia solo le persone che hanno veramente bisogno di aiuto e che se lo sono anche meritato.

lunedì 5 novembre 2018

Perché Hartz IV potrebbe diventare un reddito di cittadinanza incondizionato

La Corte Costituzionale tedesca di Karlsruhe ha fatto sapere che entro gennaio si pronuncerà sulla costituzionalità del regime sanzionatorio Hartz. Se le sanzioni e le decurtazioni del sussidio fossero dichiarate illegittime in quanto lesive dei diritti fondamentali, Hartz IV potrebbe finalmente trasformarsi in un reddito di cittadinanza incondizionato. Difficile che accada contro la volontà del governo di Berlino, tuttavia per gli oltre 400.000 sussidiati che ogni anno vengono puniti e privati del minimo esistenziale sarebbe senza dubbio una svolta. Ne parla Susan Bonath su Junge Welt



Neanche un soldo per il cibo e l'elettricità, il padrone di casa minaccia lo sfratto, le bollette restano sul tavolo, i debiti si accumulano, nessun aiuto dagli uffici pubblici preposti: uno scenario che minaccia costantemente i percettori di un sussidio Hartz IV, e che a partire dal 2005 milioni di persone hanno dovuto sperimentare. Il "reato" da loro commesso: hanno interrotto una misura di formazione assegnata dal centro per l'impiego, hanno rifiutato un'offerta di lavoro, non hanno fatto un numero sufficiente di candidature o semplicemente si sono allontanate dalla zona di residenza senza il permesso del centro per l'impiego. Ogni anno, i centri per l'impiego infliggono quasi un milione di sanzioni a circa 420.000 persone in stato di bisogno. A seconda del tipo di "infrazione" possono ridurre il sussidio minimo di sussistenza del 10, del 30, del 60 o del 100 %. Le sanzioni Hartz IV tuttavia, secondo il Tribunale sociale di Gotha, violerebbero i diritti fondamentali relativi alla dignità umana, alla libertà di scelta e all'integrità fisica. E nel 2015 i giudici di Gotha per questa ragione si sono rivolti alla Corte costituzionale tedesca (BVerfG). Le persone colpite dalle misure punitive hanno dovuto attendere a lungo ma ora Karlsruhe ha dato luce verde: il 15 o 16 Gennaio 2019 la Corte dovrà discutere il ricorso, ha fatto sapere l'associazione dei senza lavoro Tacheles, che martedì scorso ha pubblicato la lettera.

Il ricorso si basa sul caso di un giovane a cui il Jobcenter di Erfurt aveva comminato 2 sanzioni consecutive di tre mesi. La riduzione iniziale era stata del 30% per non aver accettato una prima offerta di lavoro. Poco dopo però l'uomo si è rifiutato di iniziare un periodo di lavoro di prova. L'ufficio del lavoro gli ha cancellato il 60 % del sussidio. I giudici del tribunale di Gotha in Turingia dubitano che la pratica del Jobcenter sia compatibile con la Costituzione e per questo si sono rivolti alla Corte. Il primo tentativo è fallito a causa di un "errore formale", ma nel 2016 ci hanno riprovato. L'Arbeitslosengeld II (Hartz IV) copre a malapena il minimo indispensabile, per questo i giudici del tribunale sociale ritengono che la decurtazione dell'indennità potrebbe "implicare un peggioramento dello stato di salute oppure un pericolo per la vita stessa".

L'associazione Tacheles è una delle 19 associazioni che due anni fa aveva chiesto alla corte suprema di Karlsruhe di pronunciarsi sul tema. E non sono gli unici a ritenere le sanzioni Hartz "completamente sproporzionate" e quindi una grave violazione della legge. Anche l'associazione "Paritätische Wohlfahrtsverband" sostiene che le sanzioni creano terrore e conducono alla miseria, facendo riferimento ad una decisione della Corte di Karlsruhe del 1977. Secondo questa sentenza, anche ai peggiori criminali sarebbe doveroso assicurare il minimo esistenziale. E il rifiuto di un lavoro, inoltre, non è nemmeno un reato. L'associazione di assistenza sociale "Erlacher Höhe" parla invece di casi drammatici criticando soprattutto l'arbitrarietà con cui gli impiegati dei Jobcenter possono applicare la legge. E' sufficiente un'accusa unilaterale, in quanto le obiezioni e le denunce nella giurisprudenza speciale Hartz IV non hanno un effetto sospensivo.

Le persone vengono spinte a vivere al di sotto del minimo esistenziale, sostiene la Confederazione dei sindacati tedeschi (DGB). Le prestazioni in natura con le quali lo stato giustifica le sanzioni devono essere richieste separatamente dal disoccupato e non sempre vengono concesse. In secondo luogo si tratta per lo più di buoni alimentari per un valore massimo della metà di quanto previsto da Hartz IV. Resta tuttavia completamente ignorato il fatto che anche i costi dell'abitazione e dell'energia hanno natura esistenziale. "Il regime delle sanzioni non tiene conto delle necessità minime", sostiene la DGB. L'Associazione degli avvocati tedeschi ha accusato i Centri per l'impiego di accanirsi in particolar modo con i percettori mentalmente instabili, malati o indifesi. L'associazione sociale VdK ha condannato la sanzioni e le ha definite una grave interferenza nei diritti fondamentali. La Caritas e la Diakonie accusano la responsabilità solidale dei membri della famiglia, la riduzione dei sussidi per l'alloggio e le dure sanzioni nei confronti dei ragazzi fra i 15 e i 24 anni, tuttavia si limitano a chiedere una riduzione delle sanzioni. Anche l'associazione "Deutsche Sozialgerichtstag" la vede in maniera simile: la pratica deve essere riesaminata e rivalutata. Al momento "è molto probabile che possa causare o esacerbare problemi di salute", accusa l'associazione.

Solo cinque istituzioni sostengono con convinzione la pratica crudele. Oltre alla Bundesagentur für Arbeit (BA), al Ministero federale del lavoro e degli affari sociali (BMAS) e alla Confederazione delle associazioni dei datori di lavoro (BdA), ci sono anche le associazioni dei distretti e delle città. Come al solito ritengono che i centri per l'impiego possono comunque concedere un buono per il cibo. Le persone colpite avrebbero semplicemente il dovere di "collaborare" per evitare di incorrere nelle sanzioni. Inoltre, a loro avviso, non esisterebbe un "diritto fondamentale alla concessione incondizionata di benefici sociali".

Martedì il presidente di Tacheles Harald Thomé ha accolto con favore il fatto che la corte di Karlsruhe abbia finalmente messo in agenda una sentenza su questo ricorso "dopo che per mesi e anni era stata data priorità ad altre decisioni". "Possiamo almeno essere curiosi" ha constatato Thomé.
-->

mercoledì 3 ottobre 2018

107 miliardi di integrazioni salariali che sembrano tanto sovvenzioni pubbliche alle imprese

Lo stato sociale tedesco tramite Hartz IV garantisce delle integrazioni salariali ai lavoratori che non raggiungono il minimo previsto dalle tabelle Hartz. Nel 2017 in media 982.089 nuclei hanno percepito dallo stato un sussidio integrativo in quanto lo stipendio di almeno uno dei componenti era al di sotto dei minimi previsti dalle leggi Hartz. Tra il 2007 e il 2017 lo stato ha erogato 107 miliardi di euro di integrazioni. Sebbene l'introduzione di un minimo salariale nel 2015 abbia invertito la tendenza degli ultimi anni, sono in molti a considerare le integrazioni salariali un aiuto di stato indiretto alle imprese tedesche che possono continuare ad offrire salari al minimo di legge perché tanto sarà lo stato a dover integrare gli stipendi. Dalla Faz.net



Centinaia di migliaia di persone in Germania pur avendo un'occupazione dipendono dalla sicurezza sociale di base. Lo stato paga per loro più di dieci miliardi di euro all'anno di sussidi. La Linke è molto critica e considera questa somma un aiuto di stato nascosto garantito ai datori di lavoro che pagano dei bassi salari.

Sono sempre di più i sussidi Hartz IV pagati a persone occupate. La somma ricevuta dalle cosiddette comunità di bisogno Hartz con almeno un componente occupato lo scorso anno ha superato i dieci miliardi di euro. L'anno prima erano stati 9,85 miliardi di euro. Nel complesso in Germania centinaia di migliaia di Aufstocker (percettori di un'integrazione salariale), sebbene abbiano un lavoro dipendente devono fare affidamento sulla  sicurezza di base (Hartz IV). Ciò emerge da una statistica della Bundesagentur für Arbeit su cui la Linke al Bundestag ha voluto portare l'attenzione.


Negli anni fra il 2007 e il 2017 a tali comunità di bisogno Hartz IV sono stati pagati un totale di oltre 107 miliardi di euro di integrazioni salariali. Il valore è oscillato tra i 9 e i 10,36 miliardi di euro e dal 2011 è sempre stato inferiore ai dieci miliardi di euro.

Una comunità di bisogno include i familiari più stretti all'interno di un nucleo per il quale l'Arbeitslosengeld II viene calcolato congiuntamente. Lo scorso anno ci sono state in media 982.089 comunità di bisogno con almeno un lavoratore occupato, fra queste 362.303 comprendevano almeno un minijobber. In media, i nuclei di questo tipo lo scorso anno hanno ricevuto 849 euro al mese.

"Da molti anni ormai l'intera società sovvenziona i datori di lavoro che pagano bassi salari o offrono ai dipendenti solo part-time o mini-job, anche se in realtà molti lavoratori vorrebbero lavorare di più", ha detto la portavoce per il mercato del lavoro della Linke Sabine Zimmermann. La sua proposta prevede di aumentare il salario minimo, di impedire l'assunzione sistematica a basso salario sotto forma di lavoro interinale e di trasformare i mini-jobs in posti di lavoro soggetti a contribuzione per la sicurezza sociale.


venerdì 14 settembre 2018

Vita di una giovane Hartz IV

Sarah è una studentessa diciassettenne del Nord Reno-Westfalia e insieme a sua madre sopravvive con un sussidio Hartz. La sua testimonianza diretta ci spiega perché molto spesso la burocrazia degli Arbeitsamt, invece di aiutare i giovani ad uscire dalla povertà, impedisce di pianificare un futuro normale e dignitoso. Da Vice.com la lettera di Sarah Heinrich


Lavorare per 450 euro al mese e tenere per sé solo 170 euro? Sembrerebbe una tassazione sul reddito estrema - come si potrebbe sospettare dai numeri - ma con i ricchi non ha nulla a che fare, al contrario. Si tratta invece dei figli dei sussidiati Hartz IV.

Sono Sarah, ho 17 anni e sono la figlia di un Hartz IV. L'anno prossimo farò la maturità nel Nord Reno-Westfalia, e vorrei poter mettere da parte qualche soldo per il periodo che seguirà. Per viaggiare con gli amici, per i mobili del primo appartamento, o forse solo per avere un piccolo cuscinetto se dovesse accadere qualche imprevisto e se dovessi avere bisogno di un po' di denaro.

Ma il problema è che fino a quando vivo a casa, difficilmente riuscirò a mettere da parte qualcosa.

Poiché mia madre percepisce un sussidio Hartz IV, secondo la lingua dei burocrati formiamo una cosiddetta "comunità di bisogno" (Bedarfsgemeinschaft). Altri la chiamerebbero una famiglia, una comunità in cui ci si sostiene l'un l'altro. L'agenzia federale per l'impiego inquadra la situazione in maniera molto precisa. Tutto ciò che io, figlia diciassettenne, guadagno oltre i 100 euro al mese, viene detratto all'80% dal sussidio Hartz IV della nostra "comunità di bisogno". L'Arbeitsamt ci darà quindi di meno, perché io appunto guadagno una parte dei soldi che secondo l'ufficio ci spettano.


Di per sé è logico che in una famiglia ci si prenda cura dell'altro, ma i minorenni devono provvedere anche ai loro genitori? Io non credo sia così.

Piuttosto, dovremmo fare in modo che i figli non vadano a finire nella stessa situazione di povertà finanziaria dei genitori. Perché questa spesso passa di generazione in generazione.

Ho escluso sin dall'inizio la possibilità di partecipare con la mia classe alla gita scolastica di fine anno. Certamente ci sono ragazzi con dei genitori ricchi che possono permettersela. Ma ci sono anche molti adolescenti che hanno dei genitori che non possono permettersi con facilità nulla del genere. Ma almeno hanno la possibilità di fare qualche lavoretto per un paio di mesi e di mettere da parte qualche soldo. Io non posso farlo, proprio come molti altri figli di sussidiati Hartz IV.

La povertà fa ammalare le persone, questo è noto, e anche i bambini e gli adolescenti ne sono colpiti. La marginalizzazione è fatale per la loro psiche, sebbene non possano fare molto per la situazione in cui si trovano.

I primi 100 euro che i giovani come me possono guadagnare e tenere per sé spesso vengono spesi nelle associazioni sportive, nei viaggi del fine settimana o anche in attività banali come il cinema, il cibo o fare festa. Non si tratta di uno spreco, ma del tentativo di vivere una vita come quella gli altri.

Molti adolescenti sognano di lasciare definitivamente la casa dei genitori dopo aver terminato la scuola. Per me invece non è un sogno, perché so che dovrò uscire di casa il prima possibile se non voglio restare legata all'Arbeitsamt ancora a lungo. Il pensiero di dover traslocare tuttavia mi spaventa.

Posso richiedere al Jobcenter una sovvenzione con la quale poter arredare il mio appartamento o la mia stanza in un appartamento condiviso. Tuttavia l'ufficio può anche rifiutare la richiesta se ritiene che il mio trasloco non sia necessario. E poi c'è la cauzione. Su cui io non posso risparmiare e per la quale il Jobcenter dovrebbe decidere se vuole concedermi o meno un prestito.

Dopo il diploma mi piacerebbe molto fare un anno di servizio sociale volontario, ma per farlo dovrei trasferirmi. Perché vivo in campagna, e i lavori del FSJ (Freiwilliges Soziales Jahr) sono disponibili solo nelle città. L'unica alternativa sarebbe un'auto privata. Se rimanessi con mia madre, sarei autorizzata a tenere fino ad un massimo di 200 euro dalla paga che prenderei come volontaria. Ma quei soldi servirebbero solo per coprire i costi per l'auto e il carburante. Senza considerare che non posso risparmiare denaro nemmeno per comprare una piccola auto usata.

Se dopo aver finito la scuola o dopo il FSJ decidessi di andare all'università avrei diritto al BAföG (borsta di studio), ma mi troverei immediatamente di fronte alla prossima sfida finanziaria: pagare le tasse del primo semestre (Semesterbeitrag). Nelle università piu' vicine, quelle di Dortmund e Duisburg-Essen, sono 291 o 305 euro. Soldi che dovrei mettere da parte, se solo potessi.

Ancora una volta il primo passo è il più difficile. Ma senza questo io non posso uscire dalla mia situazione.

Spesso si dice che i figli dei destinatari di Hartz IV mancano di esempi positivi nella vita. Per questo motivo spesso finiscono essi stessi a condurre una vita in povertà. Crescono senza considerare normale il fatto di dover lavorare otto ore al giorno. Non possono vedere i loro genitori mentre si felicitano per una promozione lavorativa oppure godersi una vacanza pagata con i soldi risparmiati. In breve: non imparano che il lavoro è utile.

Ma se questi figli decidessero di fare diversamente dai loro genitori - che forse nella loro adolescenza non potevano o non volevano guadagnare qualche soldo, verrebbero puniti.

In che modo dovremmo sviluppare una relazione positiva con il lavoro se il denaro ci viene semplicemente sottratto? È quasi impossibile trovare un annuncio di lavoro per 100 euro al mese, e poi oltre alla scuola, ai compiti a casa e soprattutto allo studio per il diploma, chi è disposto a lavorare molte più ore senza alla fine essere pagato? Non si dovrebbe forse sostenere proprio questi ragazzi a cui fin dall'inizio si prospettava una vita in povertà e che invece stanno cercando di intraprendere una strada diversa?

Dovreste essere contenti se ancora riusciamo a trovare la motivazione per uscirne con le nostre forze!

Non si dice sempre: chi è diligente e si dà da fare dovrebbe avere la possibilità di condurre una buona vita? Il lavoro deve essere utile? Se ci viene negato di fare esattamente ciò, allora è la dimostrazione che a molti non interessa il fatto che tutti possano avere le stesse opportunità. E forse a molti non interessa nemmeno se alcune persone restano  povere per sempre.

Le ragioni per le quali le persone fanno domanda per i sussidi di disoccupazione sono molteplici, e far sentire le persone in colpa è inappropriato. Ma ovviamente so che ci sono persone che la pensano in maniera diversa. Che considerano i percettori di Hartz IV come dei parassiti sociali. Ma anche loro sembrano essere d'accordo con il punto fondamentale secondo il quale i ragazzi non possono farci nulla se sono nati in condizioni sfavorevoli. Non è un caso che ogni partito scriva sulla propria bandiera di voler ridurre la povertà infantile e garantire le pari opportunità.

Dovremmo stimare questi ragazzi perché cercano di sfuggire alla povertà finanziaria, sostenerli e incoraggiarli. E non rendere ancora più difficile la loro strada già lunga e complicata.