Fra le assurdità di Hartz IV c'è anche l'obbligo di dimora che impedisce ai sussidiati, come accade anche ai richiedenti asilo, di assentarsi per piu' di 3 settimane all'anno dalla loro abitazione o dalla zona in cui risiedono abitualmente. Si tratta di un criterio non definito in maniera chiara dalla legge e quindi per il disoccupato è concreto il rischio di essere vessato dal Jobcenter. Ne scrive Susan Bonath su RT Deutsch
L’obbligo di dimora non riguarda solo i richiedenti asilo, ma anche i destinatari di Hartz IV, i quali in caso di violazione devono temere delle sanzioni. La zona "di prossimità alla residenza" viene interpretata in maniera diversa dai singoli Jobcenter. La norma doveva essere già modificata con un emendamento del 2011 che tuttavia il Ministero del lavoro non ritiene necessario.
di Susan Bonath
Si parla molto della libertà senza confini, soprattutto si parla molto della libertà di movimento nel sistema capitalista. Sfortunatamente questo vale soprattutto per il capitale e per i profitti arraffati in questo modo, non certo per la maggior parte della classe lavoratrice sfruttata. Quello che in molti tuttavia non sanno è che per milioni di persone in Germania vige un rigido obbligo di dimora. Fra questi ci sono i richiedenti asilo, ma anche sei milioni di destinatari di Hartz IV. Se vengono beccati al di fuori della loro "zona di prossimità alla residenza", rischiano il blocco totale dell'unica entrata in grado di assicurare loro la sopravvivenza, il sussidio appunto.
Ogni assenza dal luogo di residenza deve essere approvata
Mentre la libertà di movimento dei richiedenti asilo è limitata al distretto (Landkreis) in cui si trova il loro centro di accoglienza, la legge per i disoccupati e gli Aufstocker è formulata in maniera alquanto vaga. Si parla solo di "un'area temporalmente e geograficamente vicina". Purché "l'integrazione nel mondo del lavoro" delle persone oggetto delle misure - per quanto improbabile essa sia - non venga "compromessa". E i centri per l'impiego, su richiesta, possono concedere fino a tre settimane all'anno lontano da casa, sempre che l'inserimento nel mondo del lavoro non sia a rischio. L'enfasi è su "richiesta", "possono" e "sempre che".
Il risultato: tutti i Jobcenter interpretano la legge in maniera diversa. Dove finisce esattamente la zona di prossimità alla residenza? In caso di visita alla madre malata residente nella città vicina c’è un rischio di interruzione della prestazione? Inoltre, gli uffici del lavoro autorizzano a proprio piacimento le richieste di allontanamento dal luogo di residenza - oppure le rifiutano, spiano e controllano in tutti i modi possibili i loro clienti, oppure effettuano controlli via posta, e a volte anche telefonici - senza considerare il fatto che l'obbligo di residenza esorta e incoraggia ogni forma di delazione.
Nonostante la denuncia della Corte dei conti: il ministero non vede alcun problema
In realtà, proprio per questa ragione, la legge sin dal 2011 avrebbe avuto bisogno di un chiarimento interpretativo. Ma l’emendamento non è mai entrato in vigore. Il motivo: il Ministero del lavoro e degli affari sociali (BMAS) non ha presentato alcuna ordinanza, ad esempio, per definire con piu’ precisione l'area di prossimità, oppure per limitare la durata oltre la quale le persone interessate dalle misure dei Jobcenter devono richiedere un permesso di congedo.
La corrispondente richiesta con la quale la Corte dei conti federale ha chiesto al Ministero di prendere in considerazione questi elementi viene ignorata sin dal 2017. Il BMAS ipotizza che i singoli centri per l'impiego in materia abbiano stabilito degli standard diversi, accusa la Corte dei conti federale. Il BMAS "non vede alcuna necessità", ha recentemente spiegato una portavoce del ministero ad una domanda specifica.
Carta bianca ai Jobcenter per vessazioni arbitrarie
Ai Jobcenter piu’ che altro interessa garantire la raggiungibilità per posta, spiega Harald Thomé dell'associazione sociale Tacheles. Per questo motivo l’obbligo di residenza in realtà è totalmente superfluo. La corrispondenza infatti può essere trasmessa digitalmente, ci sono i telefoni cellulari e le e-mail, critica Thomé. La nuova legge non eliminerebbe affatto il divieto di allontanamento. Ma almeno potrebbe contenere l'arbitrarietà dei Jobcenter, secondo Thomé: "con la vecchia legge, infatti, per i centri per l’impiego è molto piu’ facile vessare i percettori di un sussidio Hartz IV".
Il fatto che i Jobcenter puniscano solo sulla base di un puro sospetto è mostrato anche da un catalogo che fa parte di una direttiva dell'Agenzia federale per l'impiego (BA) e al quale la portavoce del BMAS gentilmente rinvia. Nella lista degli indizi di un allontanamento dalla residenza, sufficienti per giustificare delle "misure" punitive ci sono: addebiti sul conto corrente da parte di agenzie di viaggio, addebiti per pagamenti su stazioni di servizio fuori zona, non presentarsi agli appuntamenti, non raggiungibilità telefonica, posticipo continuo di un appuntamento, cassetta della posta permanentemente piena, serrande di casa sempre abbassate, delazioni anonime, avvisi da terze parti, chiamate da località fuori zona o mancata reazione all’offerta di una misura di integrazione.