sabato 28 aprile 2018

Schäuble 2.0

Chi è il socialdemocratico Olaf Scholz, il nuovo ministro delle finanze tedesco? Nelle prime uscite pubbliche ha voluto mostrare una certa continuità con il suo predecessore tanto che la stampa tedesca lo ha ridefinito uno "Schäuble 2.0". Sullo sfondo i salvataggi greci, lo scenario perfetto dove mostrare la proverbiale rigidità del membro tedesco. Ne parla German Foreign Policy.


"Come Schäuble, solo un po' piu' carino"

Il nuovo ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz (SPD) sta cercando di portare avanti la dura linea di politica fiscale imposta dal suo predecessore Wolfgang Schäuble, nonostante la crescente pressione internazionale. L'ex sindaco di Amburgo, durante le sue prime apparizioni pubbliche nella sua nuova veste di ministro, si è visibilmente sforzato di sottolineare la continuità della politica fiscale tedesca. Cosi' ad esempio in un discorso tenuto presso il German Marshall Fund of the United States (GMFUS) ha voluto sottolineare di ritenere indispensabili politiche fiscali "solide"; in una tavola rotonda presso la sede del FMI a Washington ha poi ribadito di voler insistere sulle cosiddette "riforme strutturali", che in realtà altro non sono che i programmi di austerità, imposti da Berlino all'eurozona - con conseguenze socio-economiche devastanti. Sulle proposte di riforma avanzate dal presidente francese, come l'istituzione di un ministro delle finanze dell'eurozona, durante le sue uscite pubbliche Scholz non si è mai pronunciato. Una unione bancaria per lui sarebbe pensabile solo dopo aver ridotto i crediti a rischio nei paesi europei in crisi. Scholz sta cercando piuttosto di smorzare le aspettative di molti paesi europei in merito alla possibilità "che il nuovo governo tedesco possa aprire i cordoni della borsa". Il nuovo ministro delle finanze "su molti punti sta portando avanti il corso politico del suo predecessore", scrivevano gli osservatori in occasione della sua apparizione pubblica a margine del meeting di primavera del FMI a Washington. [1] La stampa economica ha scritto di lui: "Scholz è come Schäuble, solo un po' piu' carino".

Sempre in cerchio

Particolarmente controversa è la gestione del debito sovrano greco che venerdì scorso è stata all'ordine del giorno in occasione della riunione del "Gruppo di Washington" fra il FMI, la BCE, il MES ed i ministri delle finanze dei quattro paesi più grandi della zona euro. Il FMI insiste affinché la Grecia ottenga una sostanziale riduzione del debito, senza la quale Atene non è in grado di riportare sotto controllo le proprie finanze, è stato ripetuto piu' volte da Washington. Berlino tuttavia si ostina a bloccare questo accordo: da circa tre anni il dibattito fra il FMI e il ministro federale delle finanze "si muove in un cerchio", per il FMI la politica di austerità tedesca in Grecia sarebbe infatti troppo estrema, constata la stampa economica [3]. Il FMI si rifiuta di versare il suo contributo di 1.6 miliardi di euro nel programma di aiuti per la Grecia.

Berlino contro Parigi

Berlino preferirebbe l'abbinamento del taglio del debito - ad esempio il rimborso degli interessi sulle obbligazioni greche da girare ad Atene - con ulteriori "misure di privatizzazione". [5] In caso di buona condotta di Atene al governo greco verrebbero trasferiti 1.6 miliardi di euro, si dice. Collegando direttamente le misure sulla riduzione del debito con il controllo politico si potrebbe fare in modo "che il governo di Atene anche nei prossimi anni non si discosti troppo dal corso di riforme intrapreso fino ad ora". La tipica durezza tedesca contrasta pero' con la posizione francese, che vorrebbe invece andare incontro ad Atene e mira a concedere ad un paese  economicamente devastato uno sconto sul debito per almeno 18 miliardi di euro. [6] Il contesto: Atene è in trattative dirette con Parigi per l'acquisto di 4 fregate francesi da utilizzare nell'ambito di una partenariato strategico per la difesa aerea dell'Egeo - contro ogni attacco della Turchia. 

Durezza tedesca

ll ministro delle finanze tedesco durante i negoziati dovrà portare a termine "un difficile esercizio di funambolismo" [7], si dice. Ma la crescente pressione internazionale per allentare il regime di austerità si scontra con una forte ostruzione interna: i tagli al debito in Germania non "sono esattamente popolari". In particolare all'interno del gruppo parlamentare dell'Unione c'è resistenza nei confronti di ogni concessione ad un paese impoverito da 8 anni di diktat. Si teme che con l'uscita dal draconiano regime di austerità si possano rafforzare i partiti di destra come AfD oppure l'ala piu' estrema della FDP. La CSU, con le elezioni in Baviera alle porte, non ha nessun interesse ad avviare una discussione su questo tema e cerca di mantenere il silenzio sull'argomento. Il Bundestag tuttavia entro l'estate dovrà prendere una decisione in merito alle misure concrete da intraprendere per ridurre il debito di Atene. In Germania, una certa durezza nei confronti della Grecia viene considerata come un mezzo relativamente sicuro per accumulare capitale nella politica interna. Anche il capo dell'ufficio di Cancelleria Altmaier, ancora a febbraio, aveva voluto legare il pagamento di una ulteriore tranche di aiuti ad Atene con la richiesta di rendere piu' rapidi i pignoramenti delle case .[8]



[1] Roland Pichler: Der neue spricht wie der alte Finanzminister. stuttgarter-nachrichten.de 20.04.2018.

[2] Christian Ramthun: Scholz ist wie Schäuble, nur netter. wiwo.de 20.04.2018.

[3] Martin Greive, Jan Hildebrand, Ruth Berschens: IWF wartet auf Deutschland - Finanzminister Scholz soll Griechenlands Schuldenlast lindern. handelsblatt.com 17.04.2018.

[4] Jan Strupczewski: Euro zone to link debt relief to sound future Greek policies. reuters.com 21.04.2018.

[5] Martin Greive, Jan Hildebrand, Ruth Berschens: IWF wartet auf Deutschland - Finanzminister Scholz soll Griechenlands Schuldenlast lindern. handelsblatt.com 17.04.2018.

[6] Martin Greive, Jan Hildebrand: Hilfen für Griechenland könnten Finanzminister Scholz in Bedrängnis bringen. handelsblatt.com 03.04.2018.

[7] Martin Greive, Jan Hildebrand, Ruth Berschens: IWF wartet auf Deutschland - Finanzminister Scholz soll Griechenlands Schuldenlast lindern. handelsblatt.com 17.04.2018.

[8] Altmaier macht Druck auf Athen. n-tv.de 19.02.2018.

venerdì 27 aprile 2018

Mark Schieritz: la risposta tedesca a Macron per evitare che AfD diventi il primo partito

Mark Schieritz su Die Zeit prova a delineare la risposta minima che la politica tedesca potrebbe dare a Macron sul tema delle riforme europee, senza destabilizzare il panorama politico tedesco e senza spianare la strada ad Alternative fuer Deutschland. Da Die Zeit.

Mark Schieritz

Secondo un vecchio detto, il meglio è nemico del bene. Lo stesso vale per la discussione sulle riforme proposte dal presidente francese Emmanuel Macron. 

Macron la scorsa estate ha presentato dei piani ambiziosi per una riorganizzazione dell'unione monetaria e da allora attende una risposta da Berlino. Il fatto che i tedeschi si trovino in difficoltà nel dare questa risposta, spesso viene interpretato come un'indicazione di un certo livello di apprensione dei tedeschi sulle politiche europee, ma questa è solo metà della storia.

La redistribuzione non funziona ovunque

Che per la Germania e la Francia non sia cosi' facile trovare una convergenza, ha semplicemente a che fare con i diversi interessi politici. Una maggiore redistribuzione in Europa non funzionerebbe allo stesso modo per tutti i paesi. Detto in altre parole: cio' che potrebbe tenere sotto controllo i populisti nell'Europa del sud, metterebbe le ali ai populisti del nord.

Si sostiene anche che la Germania avrebbe dei vantaggi se ad esempio venisse introdotta una garanzia europea sui depositi, in quanto si ridurrebbe il rischio di una crisi bancaria. Questo argomento è economicamente corretto, ma non cambia la realtà politica con cui il governo federale deve fare i conti.

Nessuno alla fine avrebbe un vantaggio reale se i depositi bancari in Italia fossero protetti un po' meglio ma se contemporaneamente AfD dovesse diventare il primo partito alle prossime elezioni generali - il che, se si guardano i sondaggi sulla Germania dell'est, non puo' essere affatto escluso. Alla fine anche i risparmiatori tedeschi non ne trarrebbero alcun vantaggio.

C'è una risposta possibile per Macron che nei fatti potrebbe far progredire l'unione monetaria senza destabilizzare il panorama politico tedesco? La buona notizia è: esiste.


Innanzitutto l'unione monetaria non è piu' nelle condizioni in cui si trovava allo scoppio dell'ultima crisi. E' stato creato un fondo per la gestione delle crisi, l'ESM, che puo' erogare aiuti agli stati in difficoltà. C'è un regime comune per la gestione delle crisi bancarie. C'è una banca centrale, che ha dimostrato che anche in caso di emergenza non esiterebbe a prendere misure non convenzionali per difendere la stabilità della valuta.

Queste cose sono state sostenute anche dai tedeschi, sebbene noti economisti avessero messo in guarda dall'iperinflazione e dal collasso debitorio. In realtà oggi l'inflazione è piu' bassa di quanto non fosse prima della crisi. Anche il debito pubblico sta calando, e probabilmente possiamo essere felici del fatto che a governare il paese siano i politici e non gli economisti.

Una lacuna nell'architettura anti-crisi

La BCE sta raggiungendo il limite delle sue possibilità nella misura in cui non puo' fissare un tasso di interesse specifico per gli stati in crisi. Quando la possibilità di fare debito pubblico si esaurisce, resta solo l'accesso al fondo ESM. E al momento le risorse vengono erogate solo se la stabilità dell'intera area valutaria è in pericolo e al paese richiedente vengono imposte condizioni difficili. E di questo molti stati hanno paura.

Questa lacuna nell'architettura anti-crisi potrebbe essere colmata se in futuro il fondo ESM potesse intervenire anche in caso di un'emergenza non cosi' grave. Si potrebbe ipotizzare ad esempio che il fondo trasferisca denaro alle assicurazioni nazionali contro la disoccupazione, in modo da evitare che alle persone che perdono il lavoro vengano tagliati anche i sussidi. Quando la crisi sarà superata, questi soldi dovranno poi essere ripagati al fondo.

Cio' aiuterebbe i paesi colpiti e in Germania sarebbe politicamente rivendibile, almeno se il governo avesse il coraggio di fare un tentativo. Un ulteriore vantaggio: al di là delle proposte di ampia portata fatte da Macron, non è necessario modificare i trattati europei, cosa che al momento non è politicamente fattibile.

L'Eurozona sarebbe salva per sempre con questa soluzione minima? Probabilmente no, ma diventerebbe almeno un po' piu' stabile. E non è poco di questi tempi.

lunedì 23 aprile 2018

Hartz IV: poco per vivere, troppo per morire

La ZDF (RAI 2 tedesca) intervista Frank Steger, un consulente Hartz IV che a Berlino aiuta le persone in difficoltà a difendersi dalle richieste e dalle vessazioni dei Jobcenter. Steger sulle sanzioni previste da Hartz IV non ha dubbi: servono solo a tenere in piedi un gigantesco settore a basso salario e sono una minaccia alla dignità delle persone. Ne parla la ZDF


heute.de: l'ex cancelliere federale Gerhard Schröder, per giustificare l'introduzione di Hartz IV, sottolineo' allora che non esiste alcun diritto alla pigrizia. Le sanzioni possono essere considerate una risposta pedagogicamente giustificata?

Steger: è un vecchio pregiudizio quello quello secondo il quale la disoccupazione sia dovuta alla pigrizia. Questo argomento viene usato spesso per screditare le persone e per alimentare le discussioni da bar, ma non riflette la realtà. Questo approccio non riesce a spiegarci perché in Germania nel mercato del lavoro abbiamo situazioni molto diverse. I bavaresi non sono necessariamente piu' diligenti dei tedeschi dell'est. Piuttosto, secondo la nostra esperienza, la stragrande maggioranza delle persone vorrebbe lavorare e partecipare alla vita sociale. 


Parlare di pigrizia è servito piu' che altro a giustificare la propria politica di riduzione dei diritti sociali. Le sanzioni sono uno strumento collaudato per far avanzare il settore a basso salario, cresciuto massicciamente grazie ad Hartz IV. E si tratta in primo luogo di questa minaccia. Il problema: le persone sanno di poter essere sanzionate se non sono disposte a cedere alle pressioni esercitate su di loro. Ecco perché finiscono per accettare ogni lavoro possibile anche con un pessimo stipendio. Gerhard Schröder a Davos durante l'incontro dei capi di stato e delle elite economiche si è persino vantato di aver "creato il piu' grande settore a basso reddito in Europa".

heute.de: con quale frequenza nella consulenza quotidiana ha a che fare con persone colpite da sanzioni Hartz IV?

Steger: quantitativamente si tratta di un problema marginale. Il tasso di sanzioni è intorno al 3%, percentuale che si riflette anche nel nostro lavoro. Sono altri i temi che dominano la routine di consulenza. Si tratta soprattutto dell'assunzione dei costi per l'alloggio. A Berlino, come altrove, i sussidi concessi dallo stato ai beneficiari di Hartz IV spesso sono insufficienti per coprire il costo reale degli alloggi. Alle persone colpite viene quindi chiesto di ridurre le spese per l'affitto, possibile pero' solo allontanandosi dalla città. Di solito nelle grandi città è pura teoria. L'unica via di uscita: le persone colpite devono pagare con il loro sussidio Hartz IV la differenza esistente fra i costi di affitto effettivi e quelli ricevuti con il sussidio per l'alloggio. In questo modo finiscono per scendere sotto al livello minimo di sussistenza. Ma quando il sanzionato arriva da noi, in genere per la persona coinvolta si tratta di una questione di sopravvivenza.

heute.de: quali sono le conseguenze delle sanzioni per le persone colpite?

Steger: le sanzioni hanno un enorme impatto sulle condizioni di sussistena minime. Se ad esempio su di una prestazione di 416 euro viene imposta una sanzione del 30%, perché magari un'offerta di lavoro non è stata accettata, al sanzionato restano meno di 300 euro al mese per sopravvivere. Le sanzioni vengono comunque applicate per tre mesi, anche se la persona interessata dovesse poi accettare il lavoro.

heute.de: sono veramente gravi i motivi che portano i Jobcenter a comminare delle sanzioni?

Steger: è stato documentato che il 70% delle sanzioni viene imposto perché la persona non si è presentata ad un appuntamento. Questo spesso non accade perché le persone colpite non vogliano rispettare le regole, ma semplicemente perché sono disorganizzate. Non hanno un calendario per gli appuntamenti oppure non aprono regolarmente la posta che ricevono, perché ad esempio hanno paura.

heute.de: in quale misura secondo lei l'espressione "troppo poco per vivere, troppo per morire" puo' essere applicata ad Hartz IV?

Steger: anche dal punto di vista scientifico è stato calcolato che i sussidi standard, a seconda del nucleo da cui vengono percepiti, sono fino a 150 euro troppo bassi. Per chiarire: la somma prevista dalle tariffe standard per l'alimentazione e le bevande è di 4.77 euro al giorno. Per l'educazione ci sono 1.06 euro al mese. Riuscire a sopravviere, a dir poco, è una sfida. Vediamo ogni volta che le persone colpite dopo il 20 del mese hanno dei problemi a sopravvivere. Per non parlare di quando un elettrodomestico si rompe.

heute.de: Hartz IV e l'idea secondo cui bisogna "aiutare e pretendere" sono ancora attuali?

Steger: sono dell'opinione che Hartz IV sin dalla sua introduzione sia superato e mi auguro si possa tornare ad un sistema di sicurezza sociale in grado di proteggere dalla disoccupazione e di mitigarne le conseguenze. A Berlino abbiamo la situazione in cui solo il 20% dei disoccupati percepisce un'indennità di disoccupazione. L'altro 80% percepisce un'indennità Hartz IV. In linea di principio oggi la disoccupazione è sinonimo di povertà. Si tratta di una grave aberrazione socio-politica. Dopo un anno di disoccupazione le persone devono aver utilizzato la maggior parte dei loro beni ed essersi spogliate di tutto per poter accedere alle prestazioni Hartz IV. Già questa è sufficiente come umiliazione, per non parlare delle sanzioni.

venerdì 20 aprile 2018

Rehberg (CDU): "Macron non l'ha capito ma sui soldi tedeschi si decide a Berlino"

L'intervista a Deutschlandfunk di Eckhardt Rehberg, membro della commissione bilancio al Bundestag per la CDU, non lascia alcun dubbio sulla posizione del tedeschi in merito alle riforme europee. Il messaggio per il giovane presidente francese è chiaro: Macron non l'ha ancora capito ma sull'utilizzo dei soldi tedeschi si continuerà a decidere a Berlino. Chi vuole avere i soldi dei tedeschi dovrà accettare le condizioni imposte dal Bundestag, mentre la garanzia comune sui depositi si farà nel giorno di poi dell'anno di mai. Da Deutschlandfunk.de


DLF: Herr Rehberg, quale messaggio dovrebbe portare con sé Macron da Berlino?

Rehberg: Macron dovrebbe portare con sé il messaggio che in molti ambiti in cui ci si puo' aspettare un valore aggiunto da una collaborazione a livello europeo, è necessario sostenere l'approfondimento dell'Unione Europea - i temi relativi alle politiche di sicurezza, alla difesa delle frontiere esterne, alla tassazione delle imprese, alla politica digitale comune, oppure alla politica comune in maniera di asilo. Siamo invece scettici in merito alle sue proposte e a quelle della Commissione UE dello scorso dicembre - che devono essere viste nello stesso contesto - relative allo sviluppo del fondo monetario europeo e dell'unione bancaria.

DLF: che cosa la preoccupa di questi piani?

Rehberg: quando io ad esempio guardo alle proposte di Macron e della Commissione UE sul tema del fondo monetario europeo, vedo che i diritti di partecipazione dei parlamenti, del Bundestag tedesco, che sono garantiti dalle sentenze della Corte Costituzionale tedesca, non vengono nemmeno presi in considerazione. La legge di bilancio del parlamento tedesco oggi dice che è necessario coinvolgere il Bundestag in ogni transazione dell'ESM e ci aspettiamo, come è indicato anche nel contratto di coalizione, che i diritti di partecipazione del parlamento tedesco e della commissione bilancio del Bundestag non vengano ridotti. E non è possibile che la Commissione UE voglia avviare un percorso di modifica dei trattati che escluda i parlamenti nazionali. Vorremmo essere coinvolti. Alla fine si tratta dei soldi dei contribuenti tedeschi.

DLF: ma l'Europa puo' davvero uscire dalla crisi attuale tenendo tutto nelle mani dei singoli stati dell'UE senza trasferire almeno alcune delle competenze alle istituzioni europee?

Rehberg: dipende della condizioni quadro, e la Commissione UE ad esempio non ha dato buona prova di sé in materia di monitoraggio del patto di stabilità. Ci sono state circa 100 infrazioni e nessuna è stata sanzionata. Non abbiamo nulla ad esempio contro un fondo monetario europeo, che sia indipendente dalla Commissione UE, come accade per la BCE o per la Banca Europea per gli Investimenti. Ma se ci sono fondi nazionali, bisogna dare ai parlamenti e ai governi nazionali il diritto di esprimersi.

DLF: Herr Macron non ha capito?

Rehberg: Herr Macron, se guardo alle sue idee originali, avremmo dovuto creare un nuovo budget per la zona euro, senza condizioni, senza regole, senza criteri. Diciamo sì alla solidarietà europea, ma solo con regole e condizioni.

DLF: la domanda è ovvia e si ripropone: se guardiamo a quello che è successo durante la crisi finanziaria ed economica, allora la situazione non è pressante? Un bilancio separato dell'UE avrebbe un senso, un bilancio con il quale le istituzioni europee potrebbero reagire a specifiche situazioni di crisi negli stati membri dell'UE.

Rehberg: il meccanismo europeo di stabilità ha dimostrato di funzionare, ed è necessario porsi una domanda fondamentale: chi è responsabile per la stabilità economica e la competitività dei paesi?. A nostro avviso si tratta di una responsabilità essenzialmente nazionale e non è possibile che con questo denaro si finisca per impedire le riforme di cui alcuni paesi hanno bisogno. Senza regole, senza condizioni, secondo l'Unione non si potrà utilizzare il denaro dei contribuenti tedeschi. E se parliamo degli ordini di grandezza - ne nomino solo uno - se dovessimo creare un euro-budget per la zona euro di 100 miliardi di euro, la Germania dovrebbe contribuire con circa 30 miliardi. Sarebbe denaro che dovrebbe provenire dal bilancio federale e dovremmo decidere di ridurre gli investimenti nelle infrastrutture digitali, o nelle scuole tedesche e cosi' via. Queste sono le decisioni che alla fine dovremmo prendere.

DLF: signor Rehber, vuole frenare anche sul tema dell'unione bancaria?

Rehberg: Ja! Penso che considerando lo stato attuale di molte banche europee, ancora piene di prestiti inesigibili, sia inaccettabile voler portare avanti un'assicurazione comune sui depositi. Difficilmente riusciremmo a spiegarlo al risparmiatore tedesco. Non siamo contrari ad una garanzia comune sui depositi, ma prima è necessario eliminare i crediti inesigibili o almeno ridurli in maniera consistente. Dopo questa riduzione potremmo iniziare a parlare di un'assicurazione comune sui depositi.

DLF: e questo potrebbe durare anche anni?

Rehberg: ci vorranno anni, perché penso che non sia politicamente sostenibile, con il nostro sistema bancario fondato su tre pilastri, le casse di risparmio, le banche popolari e soprattutto le banche private, dovremmo garantire il 40, il 50 o il 60% dei crediti inesigibili nei loro bilanci.

DLF: Herr Rehberg, allora possiamo affermare che rifiuta tutte le proposte fatte da Macron in materia di politica economica e finanziaria, almeno nei loro elementi centrali?

Rehberg: no, non è un rifiuto. Soprattutto laddove vediamo un valore aggiunto nell'affrontare le questioni a livello europeo, in quel caso ci stiamo. E vorrei anche sottolineare: io vengo dalla Germania del nord. C'è una lettera di otto ministri delle finanze, in particolare del nord Europa, che sottolineano di non condividere diversi aspetti delle proposte di Macron e della Commissione di Juncker. Dobbiamo fare attenzione: l'Europa non è solo Francia e Germania. L'Europa è composta da 27 stati dell'UE e 17 stati dell'eurozona. E' sempre stata una buona cosa coinvolgere anche i piccoli paesi.

DLF: Herr Macron è un uomo con una certa reputazione. Si è guadagnato l'immagine del riformatore, dell'innovatore carismatico, un uomo che puo' far uscire l'UE dal suo letargo. Queste aspettative sono troppo alte?

Rehberg: se ci si concentra sui temi giusti - ne menziono alcuni: difesa europea comune, migrazione, confini esterni - abbiamo una montagna di lavoro da fare davanti a noi. Pertanto a mio avviso bisognerebbe concentrarsi sul possibile, sul necessario, e non su una visione qualsiasi che una larga parte d'Europa vede in maniera critica. 

giovedì 19 aprile 2018

Il Jumbo-Rat, ovvero la nuova supercazzola *

Il Jumbo-rat è la risposta di Merkel per contenere l'attivismo del giovane presidente francese. E' stato illustrato martedi' a Berlino, ne parlano tutti i giornali, ma sembra una proposta fatta apposta per distogliere l'attenzione dal fatto che al Bundestag l'unione di trasferimento resta politicamente insostenibile. La filosofia che lo ispira probabilmente è la stessa degli ultimi 10 anni: riforme in cambio di aiuti finanziari e investimenti. Quali sono le riforme da fare per avere accesso agli aiuti finanziari saranno ovviamente i tedeschi a deciderlo. Ne parla Handelsblatt


La coincidenza temporale ha un carattere politico simbolico: nello stesso giorno in cui il presidente francese a Strasburgo tiene un importante discorso politico sull'Europa, il gruppo parlamentare dell'Unione a Berlino prepara un documento volto a rallentare molti dei progetti per l'approfondimento dell'unione monetaria. Emmanuel Macron ha chiesto di agire con urgenza, il partito della Cancelliera Angela Merkel al contrario mette in guardia dal prendere decisioni avventate.

Gli avvenimenti mostrano quanto la posizione di Merkel sia al centro del campo di battaglia: la Cancelliera subisce la pressione dei partner europei affinché dia finalmente una risposta alle richieste di Macron. Entro la fine dell'estate vorrebbe raggiungere un accordo con il francese su alcune proposte comuni. Tuttavia Merkel deve fare attenzione a non sovraccaricare il suo gruppo parlamentare. Che si tratti del completamento dell'unione bancaria, dell'istituzione di un fondo monetario europeo o di un bilancio della zona euro - tutto deve essere approvato dal Bundestag. E l'Unione su molti aspetti è alquanto critica.

La Cancelliera vorrebbe mettere al centro del dibattito altri temi: allontanarsi dai tanto impopolari trasferimenti e spostare l'attenzione verso il miglioramento della competitività europea. Già da alcune settimane il suo staff lavora ad una proposta per ridisegnare l'architettura di Bruxelles. Il progetto prevede il rafforzamento del ruolo dei ministri dell'economia. L'Eurogruppo, in cui si incontrano i ministri delle finanze, dovrebbe essere allargato anche ai ministri dell'economia. Un tale "Jumbo-rat" non dovrebbe riunirsi necessariamente ogni mese, ma diverse volte all'anno.

L'obiettivo è chiaro: secondo Merkel non si tratterebbe solo di creare nuovi fondi da cui attingere denaro, come ad esempio il budget per l'eurozona richiesto da Macron, ma di rafforzare l'economia. La Cancelliera ritiene infatti che l'aumento della competitività sia un compito chiave per l'Europa. Inoltre sarà necessario fare di piu' affinché l'economia dei paesi euro non si sviluppi in maniera divergente, almeno cosi' si dice. E qui gli incontri fra i ministri delle finanze e dell'economia dovrebbero fornire impulsi.

La Cancelliera ha annunciato il suo piano martedì durante la riunione del gruppo parlamentare dell'Unione - anche per dare in quella seda una risposta al discorso di Macron a Strasburgo. "La questione della convergenza è importante, tanto quanto quella della competitività", ha detto la Cancelliera, secondo quanto riportato dai presenti. Oltre ai ministri delle finanze anche quelli dell'economia dovranno scambiarsi opinioni, e ha detto: "insieme ai ministri delle finanze dovremmo istituire un Jumbo-Rat per favorire una maggiore convergenza e aumentare la competitività".

Nel gruppo parlamentare dell'Unione la presa di posizione è stata ben accolta. Ma cosa dirà Macron? Giovedi' quando Macron arriverà a Berlino, Merkel gli parlerà del suo piano. E' probabile che il presidente francese non abbia nulla in contrario. Dopotutto in Francia il ministro delle finanze e quello dell'economia sono la stessa persona. Ma difficilmente Macron potrà accontentarsi.

In realtà il presidente francese aveva piani di tutt'altra portata. Ma anche egli avrà notato che i tempi in Europa sono cambiati. I nazionalisti sono in crescita. In Polonia, Ungheria, Gran Bretagna, Olanda, Austria e presto in Italia sono o saranno al governo oppure fanno già parte della coalizione di governo. E in Germania l'Unione resta sotto la pressione di AfD e di una sempre piu' euroscettica FDP.

In questo contesto intorno al pro-europeo Macron si sta creando il vuoto - e questo martedi' al Parlamento europeo gli è stato anche fatto notare. I suoi sogni di integrazione volavano alti, ma ormai appartengono al passato. Macron è atterrato sul terreno della realtà dell'UE nell'anno 2018. Un progetto ambizioso come quello dell'esercito europeo, di cui aveva parlato nel suo primo discorso europeo dell'autunno scorso, non è stato nemmeno menzionato.

(...) "Troveremo entro giugno insieme alla Francia una soluzione comune", ha affermato Merkel martedi'. Anche il partner di coalizione SPD sta facendo pressione - sebbene lo stesso ministro delle finanze Olaf Scholz (SPD) sui piani di riforma dell'UE finora abbia avuto una posizione molto attendista o addirittura scettica. Il leader del gruppo parlamentare della SPD Andrea Nahles ha invece esortato l'Unione almeno a rispettare l'accordo di coalizione il cui titolo è proprio: "Una ripartenza per l'Europa". Lei è rimasta "sorpresa dal fatto che siano state tracciate molte linee rosse da parte dei nostri partner di coalizione, che io tuttavia non posso accettare", ha detto Nahles.

Il Jumbo-rat proposto da Merkel potrebbe oltrepassare la linea rossa tracciata dalla SPD, o comunque al ministero delle finanze il piano viene visto in maniera alquanto scettica. Dopo otto anni i socialdemocratici sono riusciti ad ottenere il ministero che gli permette di avere una maggiore influenza sulla politica europea. Non hanno nessuna voglia di vedersi nuovamente accanto proprio Peter Altmaier (CDU), il ministro dell'economia fidatissimo  di Merkel.

Un accordo per una riforma europea richiederà pertanto a tutte le parti la capacità di scendere a compromessi. E questo è chiaro a tutti (...).

* Il termine supercàzzola (storpiatura dell'originale supercàzzora[1]) è un neologismo (entrato nell'uso comune dal cinema) che indica un nonsense, una frase priva di senso logico composta da un insieme casuale di parole reali e inesistenti, esposta in modo ingannevolmente forbito e sicuro a interlocutori che, pur non capendo, alla fine la accettano come corretta[2]. Il termine è utilizzato per indicare chi parla senza dire nulla (Fonte Wikipedia)

martedì 17 aprile 2018

Come CDU e Merkel si preparano ad affondare le riforme europee di Macron

A Berlino Merkel e la CDU preparano le grandi manovre per affondare il piano di riforme di Macron e rimandare la temuta unione di trasferimento. Al di là dei sorrisi e delle strette di mano nei vertici franco-tedeschi, Macron e gli amici del + Europa alla fine resteranno alquanto delusi. Ne parla die Welt.


CDU e CSU in materia di politica europea iniziano a sentire il fiato sul collo di FDP e AfD. Per questa ragione alla fine della scorse settimana il gruppo parlamentare dell'Unione ha fatto uscire un documento volto a frenare la trasformazione del Fondo europeo di salvataggio (ESM) in un Fondo monetario europeo (FME). 

Martedì (oggi) il gruppo parlamentare dell'Unione al Bundestag intende sottoporre il documento a votazione. A quanto pare anche la SPD sarebbe d'accordo sul contenuto del documento, il cui obiettivo sarebbe proprio quello di spingere il governo federale a rallentare il passo delle riforme europee a Bruxelles. 

In sostanza l'Unione sta cercando di fermare la trasformazione dell'ESM in un fondo monetario europeo utilizzando una motivazione di carattere tecnico: la Commissione europea per fare questa modifica avrebbe scelto il percorso sbagliato. Bruxelles propone infatti di introdurre il FME nell’ordinamento europeo attraverso un semplice "regolamento complementare" senza la necessità di modificare i trattati europei ed escludendo i parlamenti nazionali, argomentano in maniera critica CDU e CSU. Nel loro documento invece, CDU e CSU chiedono una modifica dei trattati europei

SPD: segnale fatale per i paesi europei 

Questo approccio tuttavia causa qualche frizione fra Unione e SPD. "L'Unione vorrebbe sfruttare un argomento puramente tecnico, per inviare un segnale politico", si dice all’interno della SPD. E questo potrebbe essere fatale. Perchè in Francia questo approccio sarebbe percepito come un ulteriore blocco alle proposte del presidente francese Emmanuel Macron. 

I socialdemocratici perciò chiedono di fare riferimento all’accordo di coalizione secondo il quale: "L'ESM dovrà essere trasformato in un nuovo fondo monetario europeo controllato dai parlamenti e ancorato al diritto dell'unione", è scritto nel documento. "I diritti dei parlamenti nazionali restano pertanto inalterati". 

La SPD insiste affinché l'Unione si attenga a questo accordo. Questo passaggio inserito nell'accordo di coalizione sarebbe anche un segnale incoraggiante per i partner dell'eurozona, almeno cosi’ si dice nel gruppo parlamentare socialdemocratico. L'Unione con il suo atteggiamento vorrebbe trasformare la natura degli accordi di coalizione. E questo sarebbe un problema serio, visto che da tempo Angela Merkel invia a Macron segnali di disponibilità a collaborare. 

Pressione dall'opposizione 

La SPD vorrebbe una parola chiara da parte della Cancelliera sulla questione: "dovrebbe ricordare ai membri del suo partito il loro programma elettorale - nel quale proponevano appunto la creazione di un fondo monetario europeo", ha detto il parlamentare della SPD Carsten Schneider in un'intervista alla „Augsburger Allgemeinen“. E anche Schneider ha lanciato una minaccia: la SPD in ogni caso non è disponibile ad altri anni di interruzione e blocchi. 

La condotta dell'Unione è alquanto sorprendente. Era stato proprio Wolfgang Schäuble, ora presidente del Bundestag e precedente ministro delle finanze, a lanciare l'idea di un FME. La Cancelliera aveva tacitamente sepolto il progetto e al suo posto aveva invece coinvolto il FMI nei programmi di salvataggio dell'eurozona. 

Quando il presidente francese Macron dopo la vittoria elettorale ha iniziato la campagna per la creazione di un ministro delle finanze europeo, Schäuble aveva rispolverato la vecchia idea di un FME da contrapporre alle proposte francesi. 

Critiche anche all'interno dell'unione 

Al momento non c'è nulla di ufficiale da parte della Cancelliera. Presumibilmente è stata informata in anticipo sul comportamento del gruppo. E non vi si è opposta, almeno cosi’ si dice negli ambienti del partito. Pertanto il documento, che sarà votato martedi' nel gruppo parlamentare, è stato redatto d'accordo con lei. 

Questo atteggiamento non causa perplessità solo nella SPD. Anche dalle proprie fila arrivano delle critiche. "Il tono del gruppo parlamentare dell'Unione è inaccettabile", ha detto il Commissario UE Günther Oettinger in un’intervista alla FAZ domenica scorsa in merito alla mozione del gruppo. "Mettono in pericolo l'intera ripartenza dell'Europa. Mi aspetto che i leader di partito e i capigruppo nei prossimi giorni possano chiarire". 

Nel gruppo parlamentare le critiche vengono accolte con una certa consapevolezza. Nessuno vuole rendere troppo facile la vita alle opposizioni. Che un compromesso nella discussione sulle regole di funzionamento dell'ESM sia possibile, tuttavia non è stato indicato nel documento del gruppo parlamentare. La domanda ora è un‘altra: come potranno fare la SPD e l'Unione a mettersi d'accordo sulla questione?


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domenica 15 aprile 2018

Perché la CDU vuole bloccare l'unione di trasferimento

Il gruppo parlamentare della CDU al Bundestag manda un messaggio chiaro al governo: non c'è una maggioranza per le riforme europee proposte da Macron, l'unione di trasferimento resta politicamente insostenibile e al Bundestag non passerà. Merkel è avvisata. Le riforme proposte dal presidente francese sempre piu' destinate al fallimento. Ne parla la Süddeutsche Zeitung 


Il giorno dopo la riunione del governo federale a Meseberg il gruppo parlamentare della CDU al Bundestag giovedì' scorso ha voluto lanciare un messaggio urgente. La "situazione politica interna non è cosi' semplice" e non consente di trovare rapidamente un accordo sulle riforme europee, ha detto il vice-presidente del gruppo parlamentare CDU Ralph Brinkhaus. "Non credo che entro il vertice di fine giugno ci saranno progressi sostanziali", ha detto il politico della CDU. Il maggiore gruppo parlamentare non ritiene sia necessario avere fretta. "Se è vero che dei passi sostanziali in avanti possono essere fatti solo con una nuova Commissione UE, allora sarà cosi'".

Brinkhaus ha voluto chiarire che l'Unione non è disposta a mettere a rischio la maggioranza di governo per portare avanti le riforme europee. Le elezioni europee si terranno a maggio del prossimo anno e la nuova Commissione assumerà i pieni poteri presumibilmente entro la fine del 2019. A quel punto il presidente francese Emmanuel Macron avrà dietro di sé la metà del suo mandato e i suoi piani di riforma sarebbero ormai considerati un fallimento.

Fondo monetario europeo? Bilancio per la zona euro? La Bulgaria nell'euro? Meglio di no

La Cancelliera Merkel durante la sua visita inaugurale di metà marzo a Parigi aveva promesso di voler affrontare congiuntamente i piani di riforma europea e aveva parlato di una data obiettivo: "Dobbiamo necessariamente ottenere dei risultati entro giugno". Alla fine di giugno si terrà a Bruxelles il vertice dei capi di stato e di governo dell'UE, entro quella data la Große Koalition avrebbe voluto trovare un accordo sulle proposte di Macron per la riforma dell'UE, compresa la politica per l'eurozona e le politiche di asilo.

Poiché non si può' sapere esattamente se Merkel con il suo "ottenere dei risultati" in realtà intendeva anche un "progresso sostanziale" sul tema delle riforme, non è possibile dire se il vice-capogruppo abbia voluto lanciare un messaggio urgente. Che dovrebbe essere piu' o meno questo: anche se Merkel volesse realmente dei progressi sostanziali, non riuscirà ad imporsi contro il Bundestag. E li', secondo Brinkhaus, i deputati dell'Unione difficilmente accetteranno dei piani di riforma europei che potrebbero essere interpretati come una forma di trasferimento da parte della Germania a favore degli altri stati. Tali decisioni metterebbero le ali ai partiti euroscettici come AfD, la Linke e "sempre più la FDP". Pertanto difficilmente l'Unione potrà accettare un fondo monetario europeo o un bilancio proprio per la zona euro. Oppure l'ingresso della Bulgaria nell'euro. Già durante il voto sul terzo programma di aiuti alla Grecia nel 2015 c'erano stati piu' di 60 voti contrari provenienti dall'Unione. "Non possiamo piu' permettercelo" ha detto Brinkhaus. "La maggioranza semplicemente non ci sarebbe piu".

Brinkhaus ha anche detto che il suo gruppo parlamentare nei prossimi giorni avrebbe trovato un punto di' incontro anche con la SPD e ipotizza che "sia possibile raggiungere una posizione comune in modo da restare uniti". LA SPD, sotto l'allora ex segretario Martin Schulz, durante i negoziati per la coalizione aveva insistito nel voler perseguire una politica europea offensiva. Dopo l'uscita di scena di Schulz tuttavia non c'è piu' nessuno a mettere pressione. Alla Cancelleria il personale responsabile per le politiche europee è lo stesso di sempre. Al Ministero delle Finanze c'è Olaf Scholz, un socialdemocratico. Che l'Europa per lui sia al primo posto ancora non sembra essere cosi' chiaro.

L'Unione sta anche cercando di non concedere a Scholz un margine di manovra troppo ampio sulla politica europea. "L'Europa deve spostarsi dal Ministero delle Finanze", ha detto Brinkhaus. "E' un errore" aver ridotto l'Europa ad una mera questione di soldi. E' necessario rafforzare la lotta comune contro il terrorismo e la protezione delle frontiere esterne. Non e' privo di ironia il fatto che il gruppo parlamentare della CDU, proprio ora che non esprime piu' il Ministro delle Finanze, chieda con insistenza di ridurre l'influenza del Ministero delle Finanze sulla politica europea.

Brinkhaus ha voluto anche rassicurare che l'Unione non deve essere considerata come un freno in materia di politiche europee, piuttosto "come un elemento critico". E' voluta intervenire in una fase iniziale per impedire che ai vertici UE vengano prese decisioni su cui poi in seguito sarà costretta solo a dire si'. "Vogliamo essere coinvolti in anticipo". E anche questo a sua volta suona come un messaggio urgente per Merkel.