mercoledì 15 marzo 2017

Il trauma dell'Agenda 2010 (seconda parte)

Riforma necessaria per rilanciare l'economia tedesca oppure progetto neo-liberista fondato sulla svalutazione del lavoro e sulla povertà diffusa? Quali sono stati i risultati dell'Agenda 2010 e delle riforme Hartz? Seconda parte dell'analisi di Die Zeit sugli effetti dell'Agenda 2010. Si arriva da qui-->>


Quali cambiamenti ha portato l'Agenda 2010 per i disoccupati di lunga durata e per le persone bisognose?

Prima dell'Agenda 2010 i disoccupati con almeno un periodo di lavoro alle spalle si trovavano senza dubbio in condizioni migliori. Anche chi non aveva piu' diritto all'indennità di disoccupazione vera e propria, otteneva comunque un sussidio sociale: chi era senza un lavoro in teoria aveva diritto per tutta la vita ad un massimo del 53% dell'ultimo salario netto. Le famiglie ricevevano il 57%, lo stato pagava al massimo 1.500 euro netti al mese.

Le riforme dell'Agenda hanno cambiato questa situazione. A partire dal primo gennaio 2004 a chi è senza un lavoro, al massimo dopo 2 anni di disoccupazione, spetta solo un sussidio Hartz IV. Nell'Est erano 331 € al mese, nell'Ovest 345 € al mese. "Naturalmente per molti c'è stato un peggioramento delle condizioni di vita", dice Eric Seils, ricercatore sul tema della povertà presso la Hans-Böckler-Stiftung. Ad essere colpiti sono stati prima di tutto i disoccupati di lunga durata, che in precedenza guadagnavano abbastanza bene: nel nuovo sistema, diversamente dal sistema precedente, i redditi dei partner si sommano nel calcolo delle prestazioni sociali.

"Ci sono stati anche casi di persone che percepivano un piccolo sussidio di disoccupazione e che grazie ad Hartz IV alla fine hanno avuto piu' denaro a disposizione", aggiunge Michael Löher, direttore del Deutsches Verein für öffentliche und soziale Fürsorge, che fra le altre cose è un consigliere del governo federale per il calcolo delle prestazioni Hartz IV. Secondo uno studio ciò' è accaduto prima di tutto tra le famiglie con molti figli.

Fra i cambiamenti piu' rilevanti c'è stato sicuramente l'aumento delle sanzioni. Senza dubbio anche prima dell'Agenda 2010 era possibile che ad un disoccupato fosse tagliato il sussidio di disoccupazione in caso di rifiuto di un'offerta di lavoro ragionevole. Tuttavia era una scelta a discrezione del singolo impiegato. Con l'Agenda 2010 è stato introdotto invece il principio del "sostenere e dell'esigere". La gamma dei corsi di qualificazione e le offerte di consulenza sono state ampliate, ma per coloro che non collaborano pienamente la legge prevede sanzioni obbligatorie. "Le prestazioni vengono prima drasticamente ridotte, e poi completamente negate", dice Löher del Deutsches Verein für öffentliche und soziale Fürsorge. Il disoccupato resta praticamente senza nulla, l'ufficio del lavoro non paga piu' nemmeno l'affitto e il riscaldamento. Da anni la politica discute del rigido sistema sanzionatorio, soprattutto per i giovani sotto i 25 anni. Sono in molti a chiederne una modifica.

La situazione di chi deve fare affidamento sull'assistenza sociale pubblica si è fatta senza dubbio piu' difficile. Tuttavia molti esperti ritengono che il generoso sistema di assistenza sociale degli anni ottanta e novanta, anche senza l'Agenda 2010, avrebbe avuto comunque bisogno di una riforma. Era semplicemente troppo ingombrante e molto costoso. Anche Seils, ricercatore ed esperto sul tema della povertà, non è favorevole ad un sussidio di disoccupazione basato sul reddito, come accadeva nel sistema precedente. Probabilmente fornisce gli incentivi sbagliati a coloro che lo percepiscono. Sarebbe importante invece un prolungamento dell'attuale sussidio di disoccupazione ad almeno 20 mesi. "Chi diventa disoccupato deve avere la possibilità di ricevere una somma di denaro che gli permetta di mantenere il tenore di vita precedente, e che non lo trasformi immediatamente in una persona bisognosa", dice Seils.

L'Agenda spinge le persone verso un rapido declino sociale?

E' un paradosso: l'economia in Germania continua a crescere, la disoccupazione è bassa come non accadeva da molto tempo. Eppure sono in molti a temere una riduzione del proprio tenore di vita e della propria posizione sociale - seguendo quanto detto pochi giorni fà da Martin Schulz: "Cresce la paura di perdere il proprio status sociale", ha dichiarato il candidato alla Cancelleria della SPD. E cosi' intende motivare la sua proposta di correzione dell'Agenda 2010.

Cresce fra i tedeschi la paura di perdere la propria posizione sociale, lo mostrano molte indagini. Tuttavia fra gli esperti non c'è accordo su quale sia stato il ruolo dell'Agenda 2010. "La perdita reale è molto inferiore rispetto a quella percepita", dice il sociologo Oliver Nachtwey. "Soprattutto nel ceto medio c'è stabilità. Ma è nella parte piu' bassa della società che ci sono molte preoccupazioni".

Nachtwey descrive la situazione attuale come una scala mobile che va verso il basso. "Chi non corre abbastanza in fretta verso l'alto, finisce in fondo alla scala". Puo' accadere ad esempio ad un lavoratore specializzato, che dalla disoccupazione finisce in Hartz IV, oppure ad un giovane che ottiene solo un contratto a tempo determinato e non sa se prima o poi sarà assunto a tempo indeterminato. "L'Agenda 2010 è stato il catalizzatore di un processo che sicuramente era iniziato anni prima", dice Nachtwey.

Le riforme hanno tuttavia accelerato questo processo. Non solo è aumentata la pressione sui disoccupati affinché accettino un posto di lavoro al di sotto della loro qualifica. Ma è stato creato un settore a basso salario che oggi impiega piu' del 20% di tutti gli occupati. La minaccia della povertà non è molto lontana. "Si cade piu' in fretta e piu' a fondo. Solo l'idea di poter cadere verso il basso ha terrorizzato molti", dice Nachtwey.

Allo stesso tempo oggi circa 7.5 milioni di persone lavorano in condizioni precarie - come lavoratori interinali, a tempo parziale, con contratti a tempo determinato oppure con una catena di contratti temporanei. Anche questo è un risultato dell'Agenda 2010.

Markus Promberger, ricercatore presso l'Institut für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung (IAB) ritiene che il motivo principale della paura di perdere il proprio status sociale sia stato il taglio dei sussidi di disoccupazione, legati allo status del lavoratore, e la riduzione della loro durata. "Un cambiamento che ha toccato la convinzione dei lavoratori di essere parte del ceto medio della società. Ora sanno che è possibile cadere velocemente".

Al momento la paura è smorzata dalla buona congiuntura economica. "Ma alla prossima crisi tornerà probabilmente a manifestarsi con forza" Il sociologo Heinz Bude parla di ansia latente.

Che cosa ha fatto l'Agenda 2010 per la competitività? 

La disputa è antica quanto l'Agenda 2010. E ruota attorno ad una domanda apparentemente semplice: le riforme hanno migliorato la competitività delle imprese tedesche? Una risposta chiara non c'è - come spesso accade, quando sono gli economisti a discutere.

Hans Werner Sinn ha una posizione chiara sul tema. L'ex presidente dell'IFO di Monaco, uno degli economisti piu' influenti del paese, già da diversi anni criticava lo stallo delle riforme in Germania, prima che il governo di Gerhard Schröder riformasse in maniera radicale il mercato del lavoro. Il suo libro "La Germania puo' essere ancora salvata?" è uscito nel 2003 - esattamente nell'anno in cui Schröder ha annunciato il suo piano di riforme. Lo si puo' considerare un modello.

All'epoca l'economia tedesca non aveva ancora digerito la riunificazione e dopo lo scoppio della bolla delle "dot.com" e gli attentati dell'11 settembre soffriva le conseguenze di una crisi economica globale. Nell'Europa dell'est i salari erano piu' bassi, i lavoratori pero' ugualmente qualificati - molte imprese industriali avevano deciso di trasferire i loro impianti in quei paesi. Le barrriere commerciali erano cadute, e la concorrenza si era fatta piu' difficile. 

Per tenere il passo, in Germania i salari dovevano crescere piu' lentamente, cosi' chiedeva Sinn. Le differenze salariali dovevano accentuarsi e il mercato del lavoro aveva bisogno di piu' flessibilità. "La scelta migliore (...) sarebbe quella di lasciare le forze di mercato libere di determinare il livello dei salari". La sua proposta corrispondeva allo spirito del tempo. "Per i lavori piu' semplici, il salario in molti casi sarà piu' basso di quanto possiamo ritenere accettabile dal punto di vista sociale", scriveva Sinn. Per compensare queste differenze lo stato dovrà pagare delle integrazioni salariali.

Da molti anni Sinn loda l'Agenda 2010. Avrebbe aumentato la competitività tedesca creando un settore a basso salario e garantendo una crescita moderata dei salari, anche nel ceto medio. Soprattutto per le persone poco qualificate è stato piu' facile trovare un impiego. "La disoccupazione di massa, che all'epoca era dilagante, è scomparsa".

La moderazione salariale dei sindacati ha sostenuto il trend. Nel complesso i costi per le aziende tedesche sono cresciuti piu' lentamente rispetto ad altri paesei - anche grazie all'Euro, che già prima della sua introduzione, sin dagli anni '90, aveva fatto scendere i tassi in Italia, Spagna e Portogallo sostenendo aumenti salariali molto al di sopra della crescita della produttività, soprattutto nel settore pubblico e nelle costruzioni.

Peter Bofinger, professore di economia a Würzburg e da molti anni membro nel Consiglio dei Saggi economici ritiene invece che le valutazioni di Sinn sulla crisi di quegli anni fossero una "diagnosi chiaramente errata". L'economia tedesca all'epoca non era gravemente malata, scriveva nel 2013 sulla Taz. "Percio' non c'era fondamentalmente nulla da cui guarire". La Germania è competitiva grazie alle sua forte industria, alla leadership nella meccanica, alla  indipendenza finanziaria delle aziende dal mercato dei capitali - oggi come allora.

I salari tuttavia non sarebbero cosi' importanti per avere successo nell'esportazione delle auto di lusso, dice Bofinger "Sono solo una piccola parte dei costi di produzione". E anche se non fosse cosi': il trend verso un abbassamento dei salari in verità è iniziato verso la fine degli anni '90, chiaramente prima dell'Agenda 2010. "Era una strategia dei sindacati per difendere i posti di lavoro". Oggi Bofinger nel suo giudizio è chiaro come Sinn, solo che arriva alla conclusione opposta: "dell'Agenda 2010 non ho mai avuto una grande opinione".

La domanda chiave nella disputa sull'Agenda 2010: le riforme hanno davvero avuto un ruolo importante nell'abbassare il costo del lavoro per le imprese? Oppure la pressione sui salari è aumentata molto tempo prima? La verità probabilmente sta nel mezzo. "La fase di moderazione salariale è iniziata prima dell'Agenda 2010", dice Stefan Kooths, capo del centro per le previsioni economiche dell'Institut für Weltwirtschaft di Kiel. "Tuttavia l'Agenda aveva elementi che hanno spinto verso il basso soprattutto i salari delle persone meno qualificate".

E anche secondo Achim Wambach, presidente del Zentrum für Europäische Wirtschaftsforschung di Mannheim, la competitività economica non è migliorata solo grazie alla moderazione salariale. Una ulteriore condizione favorevole è stata creata dal governo Schröder quando nel 2000 ha permesso alle società di capitali di vendere esentasse le partecipazioni incrociate che le tenevano legate fra loro. In questo modo sono stati resi disponibili per gli investimenti miliardi di Euro. Era la fine del vecchio modello Deutschland AG - una "riforma che ha portato un grande dinamismo", dice Wambach. "E con l'Agenda 2010 non aveva nulla a che fare"

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