Eric Bonse è un corrispondente indipendente da Bruxelles, sempre ben informato sui retroscena europei e mai troppo allineato con il conformismo tipico della grande stampa tedesca. Dalle colonne di Cicero ci spiega perché Merkel dopo una lunga esitazione e molti tatticismi è dovuta andare incontro alle richieste di Macron e degli europei del sud. Eric Bonse da Cicero.de
Le immagini video sembrano arrivare da un'altra epoca. Dal palazzo dell'Eliseo a Parigi arriva il volto di un radioso capo di stato francese abbronzato che ondeggia davanti a una cancelliera di buon umore. Emmanuel Macron e Angela Merkel sembrano essersi vestiti a festa per questo giorno importante. Il giorno che segna la rinascita dell'UE dopo la crisi del coronavirus, ma anche la rinascita del tandem franco-tedesco.
Merkel e Macron avevano già concordato in precedenza che 500 miliardi di euro sarebbero dovuti confluire nella ricostruzione economica del dopo-crisi. Gli aiuti dell'UE sarebbero dovuti andare ai paesi in crisi dell'Europa meridionale, sia come sovvenzioni permanenti che come prestiti rimborsabili. La Commissione europea da Bruxelles dovrebbe garantirne il finanziamento tramite obbligazioni emesse "a nome dell'UE" sui mercati finanziari.
Rottura della diga o passaggio storico?
Cosa è successo? È davvero "un passo storico per la Francia e la Germania e anche un passo storico per l'intera Unione europea", come celebrato dal Ministro delle finanze francese Bruno Le Maire? Oppure è una "rottura della diga che capovolge l'intero quadro giuridico attualmente in vigore", come teme il capo-gruppo parlamentare di AfD al Bundestag, Alice Weidel?
Innanzitutto è una vera sorpresa. Perché Macron e Merkel da molto tempo non si mostravano cosi' uniti. Sei settimane fa, infatti, durante una videoconferenza in un vertice UE fallito, si erano scontrati violentemente. La Cancelliera si era schierata con gli europei del nord, a sostegno di una rigida disciplina di bilancio, rifiutando categoricamente ogni indebitamento dell'UE.
La Cancelliera ha esitato a lungo
Macron, dall'altra parte, insieme a Italia, Spagna e altri sei paesi dell'UE, chiedeva un „Recovery Fund“ finanziato a debito. Poiché non vi era stato un accordo, la decisione controversa era stata rinviata e la Commissione europea era stata incaricata di sondare un compromesso e di elaborare un piano in grado di raggiungere un consenso. Anche il presidente della Commissione Ursula von der Leyen aveva avuto delle difficoltà: chiedeva di produrre risultati entro pochi giorni.
E ora invece arriva questo accordo. Il primo colpo non è arrivato da Bruxelles, ma da Berlino e Parigi. E ha poco a che fare con i ferrei principi degli europei del nord, ma si avvicina piuttosto ai desideri degli europei del sud. Almeno a prima vista. A un esame più attento, però, le cose sono un po' diverse. Sia Macron che Merkel hanno dovuto fare qualche spostamento. E dopo una lunga esitazione, Merkel ha dovuto abbandonare quelle posizioni che nel frattempo erano diventate insostenibili.
Eccezione e responsabilità proporzionale
Secondo il compromesso franco-tedesco, in futuro ci saranno dei debiti dell'UE, ma solo una volta, e solo per questa situazione eccezionale legata al coronavirus. Merkel apparentemente si augura che non diventi un precedente. La Cancelliera è stata anche in grado di garantire l'esclusione di ogni responsabilità solidale. La Germania e gli altri paesi dell'UE dovrebbero essere responsabili solo per quella (limitata) quota versata nel bilancio dell'UE a titolo di garanzia.
Sarà comunque costoso, perché i debiti dovrebbero essere rimborsati a rate da tutti i paesi dell'UE e non dai destinatari degli aiuti, come chiedono gli europei del Nord. La Germania pertanto per anni dovrà pagare dei contributi più elevati all'UE. Ciò sarà tuttavia parzialmente compensato dal congelamento del futuro bilancio europeo a poco più dell'1% del PIL. Macron qui ha dovuto ingoiare un rospo, chiedeva infatti molto di più.
Il capo di stato francese inoltre ha dovuto accettare che gli aiuti dell'UE in futuro siano collegati a delle riforme. Nel documento tedesco-francese si parla di "resilienza, convergenza e competitività". Questa è una vecchia richiesta della Cancelliera, e risale ai tempi dell'eurocrisi. Anche allora Merkel voleva costringere i paesi in crisi a fare dei tagli con dei "contratti di riforma" - e ora è tornata a fare questa richiesta proprio durante la crisi da coronavirus.
Perché la Commissione Europea non ha prodotto risultati?
A monitorare l'attuazione delle riforme dovrebbe essere la Commissione europea. Le autorità di Bruxelles, infatti, aspettavano da tempo un'opportunità del genere per poter attuare le loro raccomandazioni di politica economica liberista. Finora non erano mai riusciti a farlo durante il "semestre europeo", perché la maggior parte dei paesi ignorava il parere dell'UE. Ora saranno in grado di imporle: anche Parigi da sempre è contraria ai requisiti di riforma richiesti da Bruxelles. Si sono mossi tutti, Merkel come Macron.
Ma perché Merkel è andata incontro ai francesi? Non avrebbe potuto portare avanti le sue idee insieme alla collega di partito von der Leyen? A questa domanda probabilmente non si potrà mai dare una risposta definitiva. Le discussioni che contano a Bruxelles vengono tenute dietro le quinte; persino gli insider non saprebbero dire perché von der Leyen non abbia prodotto dei risultati più rapidamente.
Tedeschi vincitori della crisi
Ciò che è chiaro, tuttavia, è che Merkel ha esitato con dei tatticismi fino a quando non è stata lei stessa a finire sotto pressione. Da quando la Corte costituzionale federale si è pronunciata in merito agli acquisti di obbligazioni da parte della Banca centrale europea (BCE), la Germania si trova sul banco degli imputati. Von der Leyen minaccia persino di avviare una procedura di infrazione contro la Germania in quanto i giudici di Karlsruhe ritengono di essere al di sopra del diritto dell'UE e della Corte di giustizia europea del Lussemburgo. E questo ha danneggiato anche la posizione di Merkel nell'UE.
La posizione tedesca nel corso della crisi da coronavirus inoltre era diventata insostenibile. All'inizio della pandemia, infatti, Merkel poteva ancora sostenere che la Germania fosse stata colpita quanto gli altri paesi dell'UE e respingere le richieste dell'Europa meridionale. Ora che l'ondata del coronavirus si sta attenuando, questo argomento non funziona più. La Germania è il grande vincitore di questa vicenda - non solo nella lotta contro l'epidemia, ma anche nell'affrontare le conseguenze economiche e sociali della crisi.
Nuovo piano finanziario in estate
Se sei il vincitore, tuttavia, devi anche essere più generoso, soprattutto se vuoi continuare a beneficiare dell'UE e del suo redditizio mercato interno. Merkel lo ha riconosciuto e ha abbandonato le posizioni dell'Europa del nord diventate ormai insostenibili. Si è avvicinata a Macron e agli Europei del sud, ma non piu' di quanto fosse necessario - e ora spera di riuscire a portare dalla sua parte anche gli altri europei del nord.
Ma questo potrebbe essere più difficile del previsto. Il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz, il primo ministro olandese Mark Rutte e gli altri oppositori dell'indebitamento dell'UE erano al corrente dei piani di Merkel. Berlino ha sempre mantenuto stretti contatti con i "quattro frugalisti". Ma la loro resistenza sembra essere più dura del previsto. Kurz ha persino annunciato una proposta alternativa.
E questo piano minaccia la riedizione di quell'aspra disputa che ha causato il fallimento del primo vertice sul bilancio europeo di febbraio. Ma Merkel nella manica ha ancora una carta vincente. L'ultima parola sul nuovo piano finanziario dovrebbe essere pronunciata fra qualche settimana, proprio sotto la presidenza tedesca dell'UE. Sarà quindi Merkel ad avere la pistola in mano. Con il suo accordo con Macron, si è assicurata una posizione in prima fila e in autunno potrebbe sgomberare il tavolo.
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