domenica 18 settembre 2016

Salvataggi alla tedesca

Mentre in Italia si prepara il bail-in con le subordinate di MPS, in Germania le banche in crisi si salvano ancora alla vecchia maniera: con il denaro pubblico. Die Zeit intervista l'AD di HSH Norbank, la banca zombie di Amburgo che per ripulire i bilanci cede i crediti inesigibili direttamente alle regioni. Da Die Zeit

Cosa succederà adesso a HSH Norbank, che al contribuente è già costata miliardi di Euro? Intervista al CEO Stefan Ermisch, che crede ancora nel futuro della banca.

DIE ZEIT: Herr Ermisch, il suo istituto è stato il piu' grande finanziatore di flotte navali. Il settore è crollato, giusto?

Stefan Ermisch: fatta eccezione per una piccola ripresa nel 2011, la situazione nel corso degli anni è ulteriormente peggiorata. E' una crisi terribile. La domanda è sostenuta in tutto il mondo, ma l'offerta è sicuramente maggiore.

DIE ZEIT:  proprio in questa situazione i proprietari della banca, i Laender Amburgo e Schleswig-Holstein, nel mese di giugno hanno acquistato dalla banca un pacchetto di crediti inesigibili per un volume di 5 miliardi di Euro. Cosa dovrebbero fare i contribuenti tedeschi con questi rottami?

Ermisch: questa vendita comprende la metà dei nostri casi problematici fra i crediti erogati alle compagnie navali a partire dal 2009, ed ha alleggerito il bilancio di HSH Nordbank. Senza questo trasferimento l'istituto non sarebbe rimasto in piedi ancora per molto. Senza il trasferimento sarebbe stato impossibile vendere la banca entro il 2018, come previsto dalla recente decisione della Commissione UE

ZEIT: lo stato ha un serio problema: 256 navi, molte delle quali troppo piccole per gli standard odierni. Quali pericoli sono nascosti per il contribuente in questi rottami?

Ermisch: non è il mio compito fare questa valutazione

ZEIT: mi scusi, lei conosce questi crediti molto bene, le scadenze, i rischi...fino a qualche settimana fà apparteneva tutto alla banca.

Ermisch: tuttavia non posso prevedere il futuro. Questi crediti problematici, deve essere chiaro a tutti, appartenevano da sempre allo stato, come del resto la banca completa. Ora il portafoglio è anche formalmente proprietà dei Laender, perciò' la prego di chiederlo ai compratori. 

ZEIT: i Laender hanno pagato per i crediti solo il valore di mercato pari a 2.4 miliardi di Euro. Per la banca c'è stata quindi una perdita di 2.6 miliardi di Euro, che è stata imputata sulle garanzie che entrambi i governi regionali hanno accordato alla banca durante la crisi finanziaria. Detto chiaramente: significa che per la prima volta del denaro pubblico contante è uscito dalle regioni ed è fluito direttamente dentro le casse della Banca?

Ermisch: giusto, con la transazione c'è stata una perdita, coperta dai Laender, come previsto dagli accordi.

ZEIT: non stiamo parlando di perdite teoriche, lo stato sta già pagando?

Ermisch: per lo stato non è cambiato molto, per la banca invece si'. Solo un esperimento mentale: quando la banca durante la crisi finanziaria ha iniziato a vacillare, i proprietari avrebbero potuto conferire immediatamente 10 miliardi di nuovo capitale. In quel caso la banca avrebbe potuto cancellare immediatamente i crediti inesigibili e ripulire il bilancio.

ZEIT: è andata diversamente: i Laender hanno dato alla banca solo una garanzia su questi 10 miliardi di Euro

Ermisch: si', che si trattasse solo di una garanzia per le perdite e che queste perdite prima o poi si sarebbero materializzate, era chiaro a tutti i politici coinvolti - la domanda era solo quando e in quale dimensione. Agli occhi della vigilanza bancaria i 10 miliardi di Euro sono come capitale fresco. Purtroppo la garanzia era costruita in modo tale che la banca non potesse utilizzarla per ridurre i crediti inesigibili. Per questo una parte dei crediti inesigibili è stata venduta ai Laender. Se fosse stato per noi, questa cessione sarebbe stata ancora piu' grande. In precedenza avevamo 16 miliardi di Euro di crediti problematici, ora ne abbiamo ancora 11 miliardi - e questo non ci aiuta mentre stiamo cercando di vendere la banca.

ZEIT: durante la crisi Amburgo e Schleswig-Holstein hanno ricapitalizzato la banca con 3 miliardi di Euro di capitale fresco. Hanno poi recentemente acquistato un pacchetto di crediti deteriorati per un valore di 2.4 miliardi di Euro (giugno 2016), il cui valore è molto dubbio, e hanno coperto 2.6 miliardi di Euro di perdite della banca. In totale sono 8 miliardi di Euro. A questo si aggiungono ulteriori perdite, nascoste nei crediti problematici ancora in bilancio.

Ermisch: il conto totale sarà molto caro, nessun dubbio. L'aumento di capitale pero' io non lo considererei. E per le garanzie fino ad ora abbiamo pagato premi per circa 3 miliardi di Euro. Questo viene spesso ignorato.

ZEIT: alla fine i contribuenti quanto avranno sborsato per la vostra banca?

Ermisch: alla fine 10 miliardi di Euro di garanzie sulle perdite. Se questi 10 miliardi di euro saranno interamente utilizzati, si vedrà.

ZEIT: cosa succede se le perdite saranno superiori ai 10 miliardi di Euro?

Ermisch: le perdite che superano questo limite dovranno essere coperte dalla banca

ZEIT: sarà possibile?

Ermisch: penso che in economia niente può' essere escluso. Non prevediamo tuttavia che accadrà, ma naturalmente nessuno può' sapere cosa succederà nei prossimi 6 o 7 anni.

ZEIT: è certo che entro il 2018 si dovrà trovare un nuovo proprietario - oppure la banca entrerà in una procedura concorsuale. Cosi' vuole la UE. Ci sono già acquirenti interessati?

Ermisch: i Laender sono i venditori, e noi come banca li stiamo supportando. Il processo di vendita inizierà pero' quando saranno resi pubblici i conti del 2016, vale a dire la prossima primavera.

ZEIT: chi dovrebbe comprare la banca? Le banche attualmente non sono particolarmente in voga, e la HSH ancora meno.

Ermisch: il mercato bancario è in pessime condizioni, in tutta Europa. Sicuramente non c'è la fila. I proprietari devono pero' vendere, che lo vogliano o no. Cosa manca in Germania? Consolidamento. Ogni banca sostiene di essere in ottime condizioni, ma tutti sanno che le cose stanno diversamente. Nessuna banca in Germania ha una ragionevole quota di mercato. Qui sta l'opportunità. L'acquisto di HSH Norbank offre ai concorrenti la possibilità di migliorare la loro posizione competitiva. Amburgo è una grande metropoli, il Nord e la sua forza economica sono attrattivi. Gli istituti nazionali, ma anche la concorrenza estera potrebbero sfruttare questi punti di forza.

ZEIT: con la vendita si porrebbe fine alle sofferenze per il contribuente? Oppure la garanzia pubblica verrebbe trasferita?

Ermisch: nella decisione UE è previsto che la banca sia venduta insieme alla garanzia.

ZEIT: cosa resterà della HSH Nordbank?

Ermisch: una banca che ha un volume di affari di oltre 80 miliardi di Euro, ideale per le imprese che sono troppo grandi per una cassa di risparmio e troppo piccole per Deutsche Bank. Entro 3 anni avremo tra i 1700 e i 1800 dipendenti a tempo pieno, invece dei 2250 di oggi. E il nome cambierà, come deciso dalla Commissione UE.

sabato 17 settembre 2016

L'Italia senza Euro

Dalla sua rubrica su FAZ.net, Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank lancia la sua profezia: l'Italia dovrà lasciare la moneta unica. Da FAZ.net


L'italia è in difficoltà. La volontà politica da sola non basterà per mantenere il paese nell'unione monetaria.

Villa Vigoni sul Lago di Como è una perla nel portafoglio immobiliare della Repubblica Federale Tedesca. L'ultimo proprietario l'ha donata ad una fondazione per il dialogo fra Italia e Germania sui temi della scienza e della cultura. Poiché i vertici della fondazione fortunatamente considerano l'economia una scienza rispettabile, il mese scorso ho avuto l'onore di essere invitato ad una conferenza. Il giorno della mia partenza sulla FAZ è stata pubblicata la mia rubrica dal titolo "Italia paese in crisi". Avevo sottovalutato l'intensità con cui i partecipanti leggono la FAZ. Poiché il testo era già stato pubblicato il sabato pomeriggio, durante il pranzo prima della partenza è stato oggetto di intense discussioni.

La parte italiana era d'accordo con la mia visione critica sulla situazione economica, tuttavia non credeva alla mia previsione: l'Italia prima o poi dovrà lasciare l'unione monetaria. Allora ho chiesto ai miei interlocutori italiani, perché l'Italia vuole a tutti i costi restare nella camicia di forza dell'unione monetaria, imponendo all'economia un cambio troppo forte.

Fuori dall'unione monetaria la nuova moneta italiana avrebbe sicuramente un valore esterno minore, l'economia in questo modo potrebbe tornare competitiva sui mercati internazionali. La risposta è stata che il paese è entrato nell'unione monetaria proprio per imporsi una migliore politica economica con la forza di un vincolo esterno.

Invece è accaduto il contrario. Dall'adesione all'unione monetaria la qualità della politica è diventata decisamente peggiore. La Banca Mondiale calcola per alcuni dei paesi membri un indice di qualità della gestione politica del paese. Tra il 1996 e il 2014 per l'Italia l'indice è sceso di 11 punti, la peggiore performance dell'Eurozona. Con 67 punti su 100 l'Italia nel 2014 era l'ultimo fra i paesi dell'Eurozona. Perfino la Grecia con 69 punti era davanti all'Italia. Nell'Unione Europea solo la Bulgaria e la Romania erano dietro.

I miei interlocutori italiani hanno affermato che nessun politico italiano, o di un altro paese della moneta unica, potrebbe seriamente pensare ad una uscita dell'Italia. Ma la difesa dello status quo si basa sul presunto primato della politica rispetto alle necessità economiche. E' improbabile che questa ipotesi tenga. Già nel 19° secolo l'economista e ministro delle finanze austriaco Eugen von Böhm-Bawerk, a ragione, negava che il potere politico potesse dominare sulle leggi economiche nella distribuzione del reddito fra lavoro e capitale. 

E' molto probabile che la tesi di Böhm-Bawerks possa essere applicata anche al regime monetario. Vale a dire, la volontà politica da sola non sarà sufficiente per mantenere l'Italia nell'unione monetaria. Se le condizioni economiche dovessero restare insoddisfacenti come negli ultimi 18 anni, il desiderio di restare nella moneta unica si indebolirà e le forze politiche centrifughe prenderanno il sopravvento. L'ascesa del Movimento 5 Stelle va in questa direzione.

Ma allora i trasferimenti pubblici fra i paesi dell'Eurozona non potrebbero ridurre le differenze economiche ad un livello accettabile? Alla fine il nord Italia con i suoi trasferimenti stabilizza il sud Italia, e in Germania i Laender piu' ricchi sostengono quelli piu' poveri. Per la redistribuzione delle entrate fiscali fra le regioni c'è bisogno di un legittimo governo centrale democraticamente eletto, in grado di gestire l'equilibrio fra gli interessi delle regioni. La compensazione regionale potrà essere accettata da tutti solo se viene fatta secondo regole generali considerate eque dalla collettività. Da questa situazione nell'Eurozona siamo lontani anni luce.

La parte maggiore dei trasferimenti è garantita dalla politica monetaria e dai meccanismi di stabilità europei sotto forma di riduzione del costo degli interessi. Una piccola parte viene distribuita attraverso i fondi strutturali e il "piano Juncker" per la promozione degli investimenti. Poiché l'efficacia dei trasferimenti ufficiali è dubbia e i trasferimenti nascosti sono per molti cittadini illegittimi, la disponibilità dei politici nei paesi donatori è molto bassa. Un aumento dei trasferimenti rafforzerebbe le forze eurocritiche in questi paesi.

Nella cattolica Italia si crede ai miracoli, e per un lungo periodo di tempo si è creduto che Matteo Renzi potesse guarire lo stato e l'economia. Ma pare che a Renzi la guarigione miracolosa non sia riuscita. Ora si parla di forze oscure che in Germania userebbero l'Euro a scapito dell'Italia per persegure i propri interessi. La conclusione non è difficile: se le forze oscure dovessero diventare incontrollabili sarà necessario lasciare l'Euro.

venerdì 16 settembre 2016

Il Gold-Euro tedesco

Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank, dalle pagine di Handelsblatt lancia il Gold-Euro, una nuova moneta agganciata all'oro per difendere i patrimoni tedeschi dalla liquidità illimitata della BCE. Da Handelsblatt.com



L'introduzione del "Gold-Euro" proteggerebbe gli investitori dai tassi di interesse negativi e dai rischi di inflazione. Potrebbe funzionare anche come moneta d'emergenza in caso di rottura della zona Euro. Un contributo.


Mentre i profughi, la Turchia e il terrore islamista occupano le prime pagine dei giornali, la crisi Euro continua a covare sotto la cenere. Un fallimento dell'Euro è possibile, alcuni lo considerano addirittura probabile. In quest'articolo descriviamo l'idea di un moneta ombra, il "Gold-Euro", che in caso di rottura della zona Euro potrebbe essere usata immediatamente come valuta d'emergenza ed eventualmente anche come valuta permanente a livello nazionale oppure regionale all'interno della zona Euro.

Il Gold-Euro dovrebbe, soprattutto all'inizio, garantire la difesa del valore, proteggendo i risparmi dall'inflazione e dai tassi negativi. Il valore della moneta sarebbe infatti legato al suo contenuto in oro. I risparmiatori sarebbero soggetti alle fluttuazioni del prezzo dell'oro, ma nel lungo periodo avrebbero la possibilità di proteggersi dall'inflazione in arrivo nella zona Euro. In linea di principio il Gold-Euro potrebbe svolgere le altre 2 funzioni del denaro, vale a dire: unità di conto, e mezzo di pagamento. Soprattutto nel caso in cui le oscillazioni estreme dovute all'Euro-inflazione dovessero limitare queste funzioni della moneta unica.

Il Gold-Euro segue la stessa idea del Mark Banko del 18° secolo o del Goldmark durante l'iperinflazione degli anni '30. Anche queste valute erano state emesse come moneta privata d'emergenza in un sistema monetario ufficiale instabile. Oggi ci sono in Germania oltre 50 valute private - anche solo regionali - e se consideriamo anche le valute completamente elettroniche come il Bitcoin, l'Euro ha già una certa concorrenza. Inoltre, gli investitori usano già l'oro in forma fisica o in forma di quote di partecipazione ad un fondo che investe in oro come strumento per la difesa del patrimonio. Per il Gold-Euro sarebbe tuttavia utile un sostegno dello stato nella fase di definizione degli standard.


L'emissione del Gold-Euro

Nella legge sulla moneta del 16 dicembre 1999 è scritto che "il Ministero delle Finanze ha il potere per decreto di bloccare o approvare, senza il voto del Bundesrat, che medaglie e gettoni, per le quali c'è il rischio di confusione con monete tedesche in Euro commemorative, siano prodotte, vendute o introdotte oppure diffuse con qualsiasi altro scopo".

Il ministero potrebbe pertanto per decreto consentire l'emissione di una moneta reale o virtuale denominata in oro (Gold-Euro). Un provvedimento ufficiale non sarebbe necessario, se la moneta non avesse alcun riferimento all'Euro. Che invece nel caso del Gold-Euro è decisamente desiderabile. Un Gold-Euro fisico potrebbe contenere 1 grammo di oro fisico, un Gold-Euro virtuale il diritto ad un grammo di oro.

Le monete in Gold-Euro sarebbero coniate dalla zecca dei Laender che si dichiarano disponibili e che hanno ricevuto l’incarico dal governo federale. Il processo di emissione sarebbe regolato dal paragrafo 6 della legge sul conio del Ministero delle Finanze. Le monete potrebbero essere denominate in maniera diversa, ad esempio in 1, 5 o 10 Gold-Euro (pari a circa 38 €, 190€, 380€), oppure 10, 50 Goldcents ( pari a 3,8€, 19€). L’emissione dei Gold-Euro virtuali, garantita mediante il deposito della corrispondente quantità di oro, potrebbe essere gestita da istituti finanziari autorizzati e regolamentati.


La gestione del Gold-Euro

I Gold-Euro fisici sarebbero ceduti dalla Zecca al valore dell’oro più’ il costo di produzione. Il tasso di cambio nei confronti dell’Euro verrebbe definito sul mercato secondario secondo il prezzo di mercato dell’oro e secondo le oscillazioni dovute alla disponibilità fisica delle monete. Si potrebbero emettere anche monete virtuali, vale a dire moneta bancaria, definite in unità di Gold-Euro e coperte da una quota di partecipazione ad un fondo con dell’oro. Le monete virtuali sarebbero emesse secondo il prezzo offerto dal mercato, sulla base delle contrattazioni e del valore dell’oro. Gli emittenti si impegnerebbero a garantire uno spread massimo dell’1% fra domanda e offerta.

I vantaggi rispetto allo status quo 

La difesa del valore dei risparmi grazie alla detenzione di Gold-Euro reali e virtuali sarebbe più’ semplice e più’ sicura. Anche gli investitori senza un deposito titoli, acquistando delle monete potrebbero costituire i loro risparmi in oro. Se la domanda di Gold-Euro virtuali dovesse crescere, le banche di deposito potrebbero offrire prodotti semplici e standardizzati per la custodia degli Euro virtuali. Di fatto il Gold-Euro virtuale (come il Bitcoin) mediante la tecnologia Blockchain potrebbe trasformarsi in uno strumento efficiente per i pagamenti senza contanti.

Le funzioni del Gold-Euro

Nella situazione attuale il Gold-Euro sarebbe prima di tutto una riserva di valore per proteggere gli investitori dagli effetti dei tassi negativi e dai rischi di una imminente inflazione. Probabilmente sarebbe utilizzato per la difesa dei grossi patrimoni finanziari e anche per transazioni commerciali di grandi dimensioni. Poiché il suo valore si muoverebbe con il prezzo dell'oro espresso in Euro, i pagamenti di tutti i giorni continuerebbero probabilmente ad essere effettuati ancora in Euro.


La situazione potrebbe ovviamente cambiare se l'inflazione dovesse aumentare in maniera significativa e il valore dell'Euro diventasse instabile, oppure in caso di fine della moneta unica. In quel caso il Gold-Euro si imporrebbe anche come unità di conto e mezzo di pagamento, come accadde storicamente per il Goldmark. I prezzi e i salari sarebbero allora definiti in Gold-Euro e non più' in Euro. 

A ciò' si aggiunge la possibilità di consentire diverse valute private e quindi la concorrenza fra gli emittenti. La concorrenza nel settore monetario darebbe ai partecipanti al mercato la possibilità di richiedere la moneta più' attrattiva e sicura e con il minimo costo di gestione. Non ultimo, le possibilità di abuso del sistema monetario europeo da parte della politica sarebbero fortemente limitate. Già questo, di per sé, sarebbe un grande risultato economico.

mercoledì 14 settembre 2016

Sempre piu' bambini poveri in un paese ricco

Nella Germania dei grandi avanzi commerciali e del bilancio pubblico in attivo, aumentano i bambini in condizioni di povertà. La Bertelsmann Stiftung pubblica una ricerca sul tema della povertà e certifica un aumento di Hartz IV fra i minori di 18 anni. Da Tagesschau ARD
Percentuale di minori che riceve un sussidio Hartz IV

Bremerhaven, Gelsenkirchen e Offenbach sono in cima alla triste classifica: in queste città molti bambini crescono in condizioni di povertà. Secondo uno studio appena pubblicato dalla Fondazione Bertelsmann, in Germania la povertà fra i minori è in crescita. Per la maggior parte dei quasi 2 milioni di bambini coinvolti, la povertà è una condizione permanente.

Scuola elementare Juri Gagarin, Stendal-Stadtsee (Sachsen-Anhalt) - intitolata al primo uomo nello spazio. Lui è arrivato nello spazio, per la maggior parte degli studenti della scuola la situazione è un po' più' difficile. Le chance di avere una grande carriera non sono particolarmente alte. Nella classifica delle migliori città tedesche il distretto di Stendal ottiene la posizione 402, su 402 partecipanti.

Un bambino su cinque nell'Est è povero

L'80% dei genitori di Stendal-Stadtsee vive in condizioni precarie. Hanno posti di lavoro con un basso salario, oppure sono disoccupati di lungo periodo oppure genitori single. Nel quartiere è alto il rischio di diventare poveri. La povertà infantile è distribuita regionalmente in maniera molto diversa, la Germania dell'est è particolarmente colpita: la percentuale è tuttavia scesa dal 24% del 2011 al 21.6 % attuale. Ma questo significa che ancora oggi piu' di un bambino su cinque dipende dai sussidi statali.

Nell'ovest la percentuale dei bambini in condizioni di povertà è invece aumentata fino all'attuale 13.2%. In nove dei 16 Bundeslaender è cresciuta rispetto al 2011, la crescita maggiore è stata a Brema (+2.8%), in Saarland (+2.6%) e Nordrhein-Westfalen (+1.6%). Le ragioni di questa differenza fra Ovest ed Est, secondo Anette Stein della Fondazione Bertelsmann, sono da cercare nel fatto che nei "Laender dell'Est la disoccupazione è significativamente piu' alta che nell'Ovest, e inoltre c'è una percentuale maggiore di famiglie con un solo genitore". 

Divario fra Est ed Ovest e fra città e paese

Sono considerate povere, secondo la definizione scientifica, le famiglie il cui reddito è inferiore al 60% del cosiddetto reddito mediano ponderato netto. Per una classica famiglia composta da 4 persone il limite è di circa 2000 € netti al mese. Il 14.7% dei minori di 18 anni tedeschi devono fare affidamento sui sussidi Hartz IV. La crescita rispetto al 2011 è stata dello 0.4%. Secondo le tabelle attuali sono 236 € per un bambino di meno di 7 anni, 270 € per un bambino fra i 7 e i 15 anni e 306 Euro fra i 15 e i 18 anni. In confronto, un adulto riceve 404 € al mese di aiuto dallo stato (esclusi affitto, bollette e assegni familiari).

Non c'è solo un divario fra est e ovest, ma anche fra città e campagna. La quota piu' alta di povertà fra i minori di 18 anni è nelle città. In cima a questa triste graduatoria ci sono Bremerhaven con il 40,5 % - vale a dire, 2 bambini su 5 in questa città crescono sotto oppure sulla soglia di povertà. Non va molto meglio a Gelsenkirchen con il 38.5%, a Offenbach con il 34.5% e  Halle con il 33.4%.

Un circolo vizioso

Ad essere particolarmente colpite dalla povertà sono due costellazioni familiari: fra tutti i minori che ricevono un sussidio di base dallo stato, la metà vive in famiglie monoparentali e il 36% in famiglie con 3 o piu' figli. I bambini poveri non possono godere di un normale standard di vita e già dai primi anni hanno difficoltà a inserirsi nella scuola, nella cultura e nello sport. Quanto piu' a lungo vivono in condizioni di povertà, peggiori saranno le loro chance future: spesso non hanno una loro cameretta, nessun spazio per fare i compiti, mangiano poca frutta e verdura.

Un circolo vizioso, perché questi bambini sono spesso isolati socialmente. Annette Stein: "questi bambini non invitano gli amici a casa, perché non hanno un luogo dove potersi ritirare. Non possono prendere parte alle gite scolastiche o fare attività sportiva. Per questa ragione hanno sempre meno contatti con i coetani nel tempo libero..."

Video sul tema:

https://www.tagesschau.de/multimedia/video/video-214621.html

https://www.tagesschau.de/multimedia/video/video-214483.html

martedì 13 settembre 2016

Le ambizioni politiche e militari di Berlino

German-Foreign-Policy.com, osservatorio sulla politica estera tedesca, riassume i nuovi orizzonti e le ambizioni politico-militari del governo di Berlino in occasione della presentazione del nuovo "Libro Bianco" della Bundeswehr.

Il nuovo "Libro Bianco" della Bundeswehr è stato concepito da parte del governo di Berlino come una pietra miliare sulla strada dello sviluppo di una nuova politica mondiale. Questa considerazione emerge da un contributo preparato da due responsabili del Ministero della Difesa per la principale rivista di politica estera tedesca. Secondo l'articolo, le ambizioni politiche espresse nel "Libro Bianco" sono di carattere globale e in futuro dovranno essere messe in pratica e riempite di dettagli. Anche l'UE si trova davanti ad una nuova fase di militarizzazione: sotto la guida tedesca, ormai apertamente proclamata, diversi capi di stato si sono pronunciati a favore della creazione di un esercito europeo. 

Progettare il nuovo ordine mondiale

Il nuovo "Libro Bianco" della Bundeswehr, pubblicato lo scorso 13 luglio, ha aggiunto alla politica mondiale tedesca ulteriori ed ambiziosi obiettivi rispetto a qualsiasi altro documento scritto in precedenza. "L'orizzonte della politica di sicurezza tedesca è globale", afferma lapidario il documento, che esplicitamente annuncia: "Berlino, in considerazione della sua forza economica, politica e militare" intende contribuire a "plasmare attivamente il nuovo ordine mondiale". La Repubblica Federale è pronta, non solo "a presentarsi nel dibattito internazionale come una forza decisiva e pragmatica", ma anche ad "assumere la leadership nella politica internazionale". Le ambizioni della politica di Berlino non si riferiscono solamente alle rotte commerciali globali su acqua, terra o in aria, ma anche " alla cibernetica, all'informazione e a allo spazio". [1]

Una pietra miliare

In un recente contributo al dibattito pubblicato su "Internationale Politik", la rivista tedesca leader in tema di politica estera, 2 dei responsabili del progetto del Libro Bianco del Ministero della Difesa hanno espresso il loro punto di vista.  [2] Il generale di brigata Carsten Breuer, responsabile del progetto nel dipartimento di politica del Ministero della Difesa, e Christoph Schwarz, referente del gruppo di lavoro al ministero scrivono: "l'accordo sui temi centrali della futura politica di sicurezza tedesca è totale". Tuttavia il libro bianco non è un punto di arrivo, piuttosto "una pietra miliare sulla strada di una maggiore responsabilità internazionale della Germania" - un modo abbastanza comune per camuffare le ambizioni politiche internazionali tedesche - "uno strumento per poter riflettere strategicamente e per svilupparne ulteriormente le potenzialità". [3] L'ambizione di "plasmare" la politica internazionale ora dovrà essere riempita di contenuti e dettagli, secondo Breuer und Schwarz; la sua realizzazione e il suo ulteriore sviluppo "dipendono in larga parte, dalla costanza con cui gli obiettivi saranno perseguiti" e se le corrispondenti misure saranno adottate. 

L'esercito europeo

Berlino spinge i preparativi non solo a livello nazionale, [4] ma anche a livello europeo [5]. Nel suo tour europeo delle scorse settimane per la preparazione del vertice informale del 16 settembre a Bratislava, la Cancelliera Angela Merkel ha ricevuto un ampio consenso sull'estensione della politica militare dell'UE. "Vogliamo creare le condizioni" ha detto Matteo Renzi in una conferenza congiunta tenuta sulla portaerei italiana con Angela Merkel e Francois Hollande, "per una sicurezza esterna, una difesa comune, una maggiore comunicazione fra i servizi di intelligence, migliorando l'industria della difesa". [6] 

Un'Europa tedesca

Mentre l'Europa si trova ad affrontare la prossima militarizzazione, l'egemonia tedesca sull'unione, ormai riconosciuta sia nell'establishment tedesco sia fra gli altri stati europei, ottiene la sua proclamazione pubblica. "Thomas Mann ha detto una volta che noi vogliamo una Germania europea, e non un'Europa tedesca", ha dichiarato il primo ministro estone Taavi Rõivas mercoledì' scorso durante la visita della Cancelliera a Tallin: "oggi posso dire che la Germania con il suo esempio ci incoraggia ad essere europei migliori. In un momento in cui l'Europa soffre per la crisi e si trova ad affrontare importanti decisioni, abbiamo bisogno secondo me di un'Europa che assomigli sempre di piu' alla Germania" [11]

[1] Weißbuch zur Sicherheitspolitik und zur Zukunft der Bundeswehr. Berlin, Juni 2016.
[2] S. dazu Modernes Strategieverständnis (I).
[3] Carsten Breuer, Christoph Schwarz: Meilenstein, kein Endpunkt. In: Internationale Politik September/Oktober 2016, S. 86-87.
[4] S. dazu Auf Weltmachtniveau.
[5] S. dazu Zivile Kriegsvorbereitung.
[6] Pressekonferenz von Bundeskanzlerin Merkel, Ministerpräsident Renzi und Präsident Hollande auf dem Flugzeugträger "Garibaldi" vor Ventotene. 22.08.2016. S. auch Das neue Direktorium.
[10] S. dazu Führen aus der Mitte.
[11] Pressekonferenz von Bundeskanzlerin Merkel und dem Ministerpräsidenten der Republik Estland, Taavi Rõivas, in Tallinn. 24.08.2016.


domenica 11 settembre 2016

La strategia dello scoiattolo

La stampa tedesca celebra il nuovo record mondiale, nel 2016 la Germania tornerà ad avere il piu' grande saldo commerciale con l'estero. Da Manager Magazine, rivista manageriale del gruppo Der Spiegel, una riflessione sui rischi di questa strategia, di Daniel Stelter.

La Germania è il nuovo campione del mondo dell'export! Nell'ultima settimana i media giubilanti ci hanno informato che con un saldo commerciale positivo di 310 miliardi di dollari quest'anno supereremo la Cina. Notizia fantastica, almeno cosi' ci dicono. Niente meglio di questo dato ci mostra quanto la nostra economia sia ben organizzata. Le nostre industrie vanno bene, sono altamente innovative ed estremamente competitive. Le condizioni migliori per garantire in futuro pensioni più' alte o migliori prestazioni sociali. Riusciamo a gestire con tranquillità le ondate migratorie e la crisi Euro, ce lo possiamo permettere.

Purtroppo questo punto di vista è falso. In verità funziona un po' come con lo scoiattolo, raccoglie diligentemente le noci e le nasconde - quindi risparmia - ma durante il duro inverno ne ritroverà solo una parte. Anche se lo scoiattolo non dovesse ritrovare tutte le noci, per lui potrebbe non cambiare molto, l'importante è non morire di fame. Per noi non è la stessa cosa, perché se non dovessimo più' ritrovare tutte le nostre noci, potremmo andare incontro a notevoli sconvolgimenti politici e sociali.

Gli avanzi commerciali con l'estero significano export di capitali

Su queste pagine ho già spiegato più' volte come funziona il legame fra gli avanzi commerciali con l'estero e la creazione del risparmio. Tuttavia è utile chiarirlo ancora una volta. Quando un paese consegue un avanzo commerciale con l'estero questo significa inevitabilmente un export di risparmio verso l'estero. O sotto forma di prestiti o sotto forma di investimenti diretti. 

Per spiegarlo, supponiamo che non vi sia alcun commercio con l'estero. In questo caso l'economia è composta dalle famiglie, dalle imprese e dallo stato. Ognuno di questi settori può' risparmiare oppure fare debiti oppure aumentare il proprio capitale. La somma dei saldi finanziari dei 3 settori è per definizione zero. Se le famiglie risparmiano, come normalmente accade, le imprese avranno un deficit, perché per investire dovranno rivolgersi ai risparmi delle famiglie. 

Come la Germania esporta i suoi risparmi

La situazione è diversa se si introduce l'estero come nuovo settore. Cosi' puo' essere che un paese importi risparmio dall'estero, oppure esporti i propri risparmi. La somma dei saldi finanziari dei 4 settori, imprese, famiglie, stato ed estero deve comunque essere pari a 0.

Guardiamo ai dati della Germania nel 2015:

- saldo finanziario delle famiglie: 4.8% del PIL, vale a dire tutte le famiglie hanno risparmiato il 4.8% del PIL

- saldo finanziario delle imprese: 3.2% del PIL. Vale a dire un risparmio netto del 3.2%

- saldo finanziario dello stato, 0.6 % del PIL, il famoso "zero nero" (bilancio pubblico in attivo)

Se la Germania fosse un'economia chiusa ci troveremmo in una grave crisi. Ci sarebbe una mancanza massiccia di domanda, pari all'8.6% del PIL, perché tutti stiamo risparmiando. Ma della crisi non c'è traccia.  Di questo dobbiamo ringraziare l'estero, verso il quale abbiamo esportato i nostri risparmi in eccesso pari all'8.6% del PIL.

Questo significa anche che l'estero ha acquistato dalla Germania piu' merci di quante non ne abbia importate per un valore pari all'8.6% del PIL. Il titolo di principale esportatore mondiale si applica ai beni e ai risparmi allo stesso tempo.

La Germania investe i suoi risparmi in maniera stupida

Fino ad ora si poteva comunque dire che gli avanzi commerciali non sono poi' cosi' male. Alla fine sono crediti verso l'estero che potremo esigere nei prossimi anni o decenni, quando da noi si faranno sentire gli effetti dell'invecchiamento della popolazione. Per fare cio' sarebbe necessaria una diversificazione globale attraverso un fondo sovrano come accade in Norvegia.

Questo tuttavia non accade. Le nostre banche e assicurazioni nei decenni scorsi hanno preferito investire i nostri risparmi nei sub-prime americani oppure nei titoli di stato greci. Solo nella crisi finanziaria abbiamo perso fra i 400 e i 600 miliardi di Euro, stima DIW - circa il surplus estero di 2 anni interi! La somma degli avanzi commerciali degli ultimi anni è nettamente superiore alla crescita delle attività sull'estero. Come gli scoiattoli raccogliamo diligentemente ma poi non troviamo tutto quello che avevamo nascosto.

Nel migliore dei casi sui nostri risparmi non riceveremo alcun interesse

Questa politica non sembra voler cambiare. I credit Target-II della Bundesbank nati con l'alluvione di liquidità della BCE, momentaneamente finiti nell'oblio, continuano a crescere. Al momento sono oltre 600 miliardi di Euro. Sono crediti verso i paesi in crisi come Grecia e Italia, vengono remunerati secondo di tassi di finanziamento della BCE, quindi a tasso zero.

Nel migliore dei casi sui nostri risparmi non otterremo alcun interesse, nella peggiore delle ipotesi dovremo rinunciare ad una parte dei crediti in seguito alla ristrutturazione del debito nella zona Euro - sia attraverso un taglio del nominale oppure nascosto dall'inflazione. Avremmo potuto pure regalarle le nostre auto.

Il discorso sullo scoiattolo stupido vale anche indipendentemente dai crediti Target II. In un mondo super-indebitato non è una buona idea essere creditori. Per questo sarebbe molto meglio spendere di più' nel nostro paese e indirizzare meno credito verso l'estero.

Se la scelta è prestare il nostro denaro al ministro delle finanze spagnolo, italiano, o portoghese, oppure investire nel nostro paese, la risposta è chiara. Se i soldi prestati non dovessero tornare indietro, preferisco aver finanziato una buona infrastruttura e una buona rete a banda larga in Germania, piuttosto che in Italia.

Investimenti nazionali urgenti e necessari

Risparmiare dovrebbe servire ad aumentare lo stock di capitale di una economia e quindi ad aumentarne la prosperità nel lungo periodo. Come abbiamo visto questo purtroppo non sta accadendo. Il surplus commerciale dovrebbe essere più' un motivo di dolore che di gioia. 

Sarebbe molto meglio investire nel nostro paese:

- le industrie su cui si basa il nostro successo sono tutte nate in epoca imperiale. E' necessario affrontare le sfide imposte dal cambiamento tecnologico.

- L'infrastruttura pubblica cade a pezzi. Non c'è bisogno di alcun studio, uno sguardo sulle strade circostanti è sufficiente.

- Il sistema scolastico è lontano dal porre le basi per la società ad alta tecnologia del futuro. Nell'ultimo Ranking delle migliori università del mondo, non c'era una sola università tedesca fra le prime 50. La TU München è solo al 60° posto. Sulla qualità delle scuole, come Berlinese in questa sede non voglio esprimermi.

- Se si consente una immigrazione incontrollata, allora si deve anche mettere a disposizione il denaro necessario per mantenere più' basso possibile il danno a lungo termine.

- Poiché l'investimento all'estero dei risparmi, in considerazione dello sviluppo demografico, non è necessariamente uno sbaglio, dobbiamo investire meglio i nostri soldi. Idee per un fondo sovrano pubblico ce ne sono già molte e la Bundesbank dovrebbe seguire l'esempio della banca centrale svizzera e acquistare azioni.

Purtroppo il nostro governo federale nega queste considerazioni. L'adesione allo "zero nero" spinge il risparmio verso l'estero e rende possibile il surplus commerciale. Una illusione di prosperità da cui ci sveglieremo con una botta piuttosto dolorosa, quando i crediti esteri diventeranno inesigibili. La prossima volta che sentirete gli applausi e le lodi per i nostri avanzi commerciali con l'estero, pensate allo scoiattolo. Un animale grazioso, ma non particolarmente intelligente.

sabato 10 settembre 2016

L'Italia non puo' permettersi l'Euro

Su Die Welt, Holger Zschäpitz ricorda ai tedeschi quanto l'economia italiana sia inefficiente e quindi destinata al fallimento: la vacanza in Sardegna di un redattore economico che non stima gli italiani, ma forse li ama.

Holger Zschapitz die welt vacanza in italia

E' possibile? La cassa 3 è davvero libera? Il mio istinto tedesco mi dice che dove non c'è nessuno non si incassa un euro. Ma questo è un errore. Perché in Italia c'è ancora il cassiere che resta fermo alla cassa deserta. Il cassiere che aspetta i clienti invece di lasciare la cassa per mettere a posto gli scaffali quando non c'è nulla da fare. Mi fa un cenno amichevole. Mi trovo nel discount MD, in Italia, spingo il mio carrello verso la cassa 3 e metto i miei articoli sul nastro trasportatore.
 

Ognuno di noi in vacanza ha il proprio capriccio. Quando vado all'estero, la visita a un discount per me è un must. I discount in Italia hanno una quota di mercato dell'11%, da noi è quasi 4 volte superiore. Ma in nessun altro luogo è possibile osservare in pochi metri quadrati nuda e cruda la cultura di un altro paese.

Ancora una volta un bastone nelle ruote

Quello che ho vissuto alla cassa durante la mia recente vacanza in Sardegna, è simbolico per l'intero paese. Per diverse ragioni l'Italia è un paese amabile, ma troppo inefficiente per poter sopravvivere a lungo nell'eurozona. Il paese intero ti dà l'impressione che ci sia sempre qualcuno pronto a mettere un bastone negli ingranaggi economici per rendere impossibile lo sviluppo economico. 

Si inizia al supermercato, ma anche al discount, dove i prezzi sono in media del 20% più' alti di quelli tedeschi. Gli stessi prodotti locali come il prosciutto italiano o il Campari costano piu' che in Germania. Gli esperti del Fondo Monetario Internazionale parlano di strutture economiche incrostate, che non permettono una reale concorrenza.

Lo si vede chiaramente al distributore. Per la benzina il prezzo è di 1.44 Euro al litro, circa 14 centesimi sopra quello tedesco. Dipende naturalmente da una diversa tassazione. Ma anche al netto delle tasse, gli italiani devono pagare molto di più'. In media la differenza negli ultimi dieci anni è stata di circa il 10%. Soprattutto nei periodi di caduta dei prezzi delle materie prime, c'è bisogno di tempo prima che i prezzi bassi arrivino alla stazione di servizio. 


Durante il mio soggiorno in Sardegna i prezzi del petrolio sono scesi del 10%, ma alla pompa il calo si è appena notato. Si potrebbe pensare che i prezzi su di un'isola sono più' alti che sulla terraferma, perché il combustibile deve essere trasportato. Tutt'altro, nelle vicinanze della nostra casa si trova la raffineria Saras, l'azienda più' grande di tutta la Sardegna. 

L'Italia è il paese che in Europa spende meno per l'istruzione

Perché i prezzi sono cosi' alti, l'amichevole benzinaio purtroppo non è riuscito a spiegarmelo. Probabilmente anche perché io non parlo italiano e lui non parla inglese. Il suo unico commento è stato "scuola kaputt",  dovrebbe significare che il sistema scolastico italiano non può' essere considerato fra i migliori. Solo pochi italiani parlano inglese, come mi era accaduto di osservare durante la precedente vacanza in Sicilia o in nord Italia. Le statistiche ufficiali lo confermano. 

Solo il 15% degli italiani ha un titolo di studio universitario, in Europa la percentuale è piu' bassa solo in Romania e in Turchia. Anche sul livello medio di istruzione il paese ottiene un risultato basso. L'Italia è il paese che in Europa spende meno per la formazione, si investe molto poco nelle università.


E questo ha delle conseguenze, l'Italia non può' fare affidamento su di una crescita guidata dal capitale umano, perché serviranno decenni prima che un nuovo sistema educativo possa dare un impulso positivo. Per la crescita è catastrofale: "L'Italia ha avuto negli ultimi 30 anni uno dei tassi di crescita più' bassi fra tutti i paesi industrializzati", secondo gli economisti del FMI. Il paese non è stato in grado di adattarsi alle nuove esigenze tecnologiche globali.

L'Italia ha bisogno di una svalutazione

Me ne sono accorto anche io con il mio Smartphone. Senza dubbio in Sardegna c'è segnale anche sulla spiaggia più' remota. Ma quando nel fine settimana gli italiani affollano le strade e le piazze, il trasferimento dei dati si blocca.

Il grande amore degli italiani per il loro cellulare, è probabilmente dovuto anche al fatto che in Italia l'Iphone è del 40 % più' caro che da noi. Queste differenze di prezzo hanno spinto la banca d'investimento Nomura a creare un iPhone-Index, un indice che compara il prezzo di un Iphone fra i diversi paesi, in grado di dirci se una valuta è sopravvalutata oppure sottovalutata. Secondo l'Iphone-index, l'Euro Italiano è sopravvalutato del 5% nei confronti di quello tedesco. Secondo la mia esperienza in vacanza, la sopravvalutazione sarebbe del 20%.

Nel periodo pre-Euro, la crescita dei salari superiore alla media era regolarmente corretta con le svalutazioni della Lira. Dall'introduzione della moneta unica il costo del lavoro per unità di prodotto è cresciuto del 40%, e una correttura verso il basso sarebbe più' urgente che mai. Chi viaggia nel nord del paese, nota immediatamente i molti capannoni vuoti. Le cifre ufficiali confermano il quadro preoccupante: la produzione industriale italiana è tornata al livello degli anni '80. Molte imprese hanno dovuto presentare istanza di fallimento.

Più' banche che pizzerie

La difficile situazione del settore industriale ha trascinato il sistema bancario in una crisi profonda, come in nessun'altro paese europeo. Solo in Grecia la quota di crediti inesigibili nei bilanci delle banche è più' alta. E i profitti delle banche non sono sufficienti per coprire con le proprie forze buchi di bilancio. "In Italia ci sono più' banche che pizzerie", ci ha detto il proprietario dell'appartamento delle vacanze in un francese stentato.

In effetti, anche Monte dei Paschi, la banca in crisi, nel piccolo paese dove ho trascorso la vacanza in Sardegna si è potuta permettere un piccolo palazzo. L'istituto, che in borsa vale appena 700 milioni di Euro, ha ancora oggi oltre 1900 filiali. Nonostante cio' la banca viene puntualmente salvata dalle altre banche, in stile italiano. Gli istituti si aiutano a vicenda, e sperano di fare buoni affari.

La mia impressione è che in Italia ci sia sempre qualcuno pronto a mettere un bastone negli ingranaggi e in questo modo a mettere a repentaglio la permanenza del paese nell'euro. La mia vacanza è stata meravigliosa, e sono riuscito a restare sull'isola qualche ora in più' del previsto. Alla fine delle ferie sono rimasto bloccato in aereo perché in aeroporto non c'era un numero sufficiente di addetti al carico dei bagagli. E questo in un paese con un tasso di disoccupazione dell'11.6% ed una disoccupazione giovanile del 36.5%. 10 anni fa la disoccupazione era più' bassa di quella tedesca. Questo pensiero ha attraversato la mia mente, mentre fissavo l'asfalto. Ancora una volta, il mio istinto tedesco.