Daniel Stelter è un economista tedesco che in questi giorni sta facendo il giro della stampa per ribadire la sua opposizione agli eurobond e soprattutto per spiegare ai tedeschi che gli italiani si possono e si devono salvare da soli applicando una tassa patrimoniale straordinaria del 20% sui beni delle "ricche" famiglie dello stivale. Secondo Stelter sarebbe impensabile chiedere alle "povere" famiglie tedesche di trasferire altre risorse verso l'Italia, un paese in cui la ricchezza privata delle famiglie, secondo l'autore, è decisamente piu' alta. Ne scrive Daniel Stelter su Focus.de
Nell'intervista alla "Süddeutsche Zeitung" di lunedì scorso, il Presidente del consiglio italiano Giuseppe Conte ha criticato la posizione dei governi di Germania e Olanda. La loro prospettiva "deve cambiare". In questa crisi è necessaria la solidarietà europea e per questo è arrivato il momento di emettere delle obbligazioni comuni.
A parte il fatto che preferirei aiutare l'Italia in maniera intelligente e per farlo sarebbe meglio mobilitare i nostri crediti TARGET-2 in costante crescita, anche se ad un certo punto si pone il tema della giustizia. Non solo le famiglie italiane, secondo tutti i dati disponibili, sono significativamente più ricche di quelle tedesche, ma sono anche meno indebitate.
Lo scorso fine settimana, pertanto, su Twitter ho sottolineato che l'Italia potrebbe risolvere da sola il problema del suo debito pubblico. Un prelievo una tantum del 20 % del patrimonio sarebbe sufficiente per ridurre il debito pubblico italiano del 100 % del PIL, portandolo ad un livello inferiore rispetto a quello tedesco. Anche dopo un simile taglio, infatti, le famiglie italiane avrebbero ancora un patrimonio superiore rispetto a quello delle famiglie tedesche.
Questa tesi tuttavia ha scatenato una accesa discussione che è culminata con la dichiarazione di un importante economista tedesco secondo il quale si tratterebbe di un calcolo non credibile, che avrebbe inevitabilmente portato a una grave depressione in Italia. Motivo per cui non si tratterebbe di un'opzione praticabile e per questa ragione è necessario aiutare l'Italia mediante l'emissione di obbligazioni comuni.
Un motivo sufficiente per farmi dare un'occhiata più da vicino ai numeri. Perché se si respinge con veemenza una tassazione della ricchezza privata nel paese che chiede solidarietà, e allo stesso tempo non si riscontrano problemi nell'imporre oneri aggiuntivi ai contribuenti di un altro paese, allora deve essere qualcosa davvero impossibile.
Ma in realtà le cose stanno diversamente.
Il punto di partenza per le mie considerazioni sono i seguenti fatti (tutti numeri arrotondati):
- Gli italiani hanno un patrimonio privato di 9.900 miliardi di euro.
- Il debito dello stato italiano è di 2.500 miliardi di euro.
- Il PIL italiano prima del Covid era di 1.800 miliardi di euro.
- Una tassa del 20% sulla ricchezza privata porterebbe 1.980 miliardi di euro: lo stato resterebbe quindi con un debito di 520 miliardi di euro, che corrispondono a meno del 30% del PIL. Se si volesse ridurre il debito al 60 % del PIL, sarebbe sufficiente una tassa del 14 % sulla ricchezza privata.
Poiché questo calcolo approssimativo ha incontrato diverse critiche, esaminiamo più da vicino i dati. La tabella fornisce una panoramica dei livelli di debito dei vari settori - governo, società non finanziarie e famiglie - in percentuale rispetto al prodotto interno lordo dei rispettivi paesi:
Questi dati sono estremamente interessanti:
- La Francia è in testa nella classifica del debito, con il 316,8 % di debito non finanziario rispetto al PIL. Nessuno dovrebbe quindi sorprendersi del fatto che sia proprio la Francia ad attribuire così tanto valore alle obbligazioni comuni a livello di eurozona
- I Paesi Bassi hanno il piu' basso livello di debito pubblico, ma un livello molto elevato di debito privato.
- In nessun altro paese il settore privato è così poco indebitato come lo è in Italia! In nessun altro paese le famiglie sono così poco indebitate, e solo in Germania le società hanno meno debiti in rapporto al PIL.
Quindi è ovvio - come del resto ho fatto io - chiedersi perché l'Italia non si aiuti da sola. E' evidente che non si tratta di un problema di debito eccessivo, ma di un'errata distribuzione tra il settore statale e quello privato. Se il governo italiano trasferisse parte del proprio debito verso il settore privato, questo sarebbe comunque meno indebitato rispetto al settore privato della maggior parte degli altri paesi.
Quindi sicuramente non è una questione di numeri. Per questo i critici avanzano l'ipotesi secondo la quale non lo si potrebbe fare perché andrebbe a gravare in maniera eccessiva sul settore privato.
L'alternativa sostenuta dai miei critici è che gli altri paesi dell'UE - soprattutto la Germania - si facciano carico dei debiti. Ma questo non sarebbe altro che un rimborso basato sulla forza economica, motivo per cui questa idea mi soddisfa solo in misura molto limitata. Come ho sottolineato più volte, anche qui, sono favorevole ad aiutare l'Italia. Ma il paese dovrebbe e potrebbe fare qualcosa per se stesso.
Non è solo teoria
È molto facile applicare un prelievo una tantum sui patrimoni. Secondo i dati del Credit Suisse, le famiglie italiane, se rapporatata al PIL, hanno la più grande ricchezza privata fra i paesi europei.
Banca d'Italia riferisce regolarmente sullo sviluppo della ricchezza privata.
Nel 2017 erano 9.743 miliardi e queste erano le posizioni più importanti (in miliardi ciascuna):
Immobiliare residenziale: 5.247
Contanti / depositi bancari: 1.361
Azioni: 1,038
Assicurazioni/pensioni: 995
Immobili commerciali: 679
Fondi di investimento: 524
Obbligazioni: 314
Per inciso, le famiglie italiane detengono direttamente solo 100 miliardi di titoli di stato. I principali creditori sono le banche e gli istituti esteri e - ovviamente - la BCE. Una tassazione della ricchezza non sarebbe quindi un taglio del debito, come ha notato un altro critico delle mie considerazioni sull'imposta patrimoniale italiana.
Continuiamo con il calcolo: supponiamo che lo stato italiano voglia organizzare una ripartenza dell'economia e quindi ridurre drasticamente il suo debito del 100 percento del PIL, come da me ipotizzato. Sarebbero 1.800 miliardi di euro, vale a dire circa il 18,5 % della ricchezza delle famiglie italiane. Supponiamo che ci sia un'area non tassabile per proteggere i patrimoni più piccoli, alla fine potrebbe corrispondere a circa il 25%.
Supponiamo una riduzione del debito più moderata e pari al 50 % - un passo che ridurrebbe il debito pubblico italiano al di sotto del livello della maggior parte dei paesi dell'area dell'euro - si tratterebbe comunque del 12,5 % di tutti i patrimoni. Per inciso, il sistema di condivisione degli oneri introdotto in Germania dopo la seconda guerra mondiale riguardava il 50 % dei patrimoni censiti e doveva essere versato in 120 rate trimestrali.
I beni degli italiani sono nel settore immobiliare
Evidentemente gli italiani non hanno così tanti soldi liquidi. Ciò riflette una migliore gestione degli investimenti rispetto a noi tedeschi. Il settore immobiliare è la componente patrimoniale più importante. Dall'altro lato, il debito è molto basso. Gli italiani potrebbero facilmente prendere in prestito i soldi necessari per pagare le tasse. Se supponiamo che i titolari di liquidità e mezzi equivalenti effettuino il pagamento direttamente dalle loro disponibilità, e che in questo modo siano investiti soprattutto i patrimoni più piccoli - e quindi si applichi il limite per l'esenzione dalla tassazione - ciò comporterebbe già un gettito di 300 Miliardi di euro (ipotizzando un tasso del 10 percento). I restanti 1.500 miliardi di euro nello scenario massimo corrisponderebbero a circa il 25 % delle attività immobiliari italiane.
Lo stato italiano potrebbe quindi partecipare a tutte le proprietà immobiliari e imporre una tassa su di esse
Già nel 2017, il think tank francese France Stratégie aveva suggerito che lo stato sarebbe dovuto diventare comproprietario di tutte le proprietà e in cambio imporre una tassa annuale. Se il proprietario non vuole o non può pagare annualmente, lo sconto viene detratto in caso di vendita o di successione ereditaria. Il governo francese aveva preso le distanze dalla proposta. Ma ciò non cambia il fatto che gli stati possano avvalersi di questa opzione in caso di difficoltà finanziarie.
Nel caso specifico dell'Italia, per lo Stato sarebbe sensato imporre delle ipoteche obbligatorie sugli immobili. I pagamenti andrebbero direttamente allo Stato e il rimborso avverrebbe nel periodo di tempo piu' lungo possibile, ad esempio piu' di 30 anni, come accadeva nel sistema di condivisione degli oneri tedesco, e considerando la politica monetaria della BCE, a tassi molto favorevoli.
L'Italia potrebbe persino ridurre il proprio debito
Se assumiamo un volume di 1.500 miliardi di euro, ciò corrisponderebbe a un onere annuale per le famiglie di 67 miliardi di euro con un interesse del 2 % e una durata di trenta anni. Si tratterebbe circa del 3,5 % della produzione economica annuale. Se il governo si accontentasse di un onere inferiore rispetto allo scenario massimo, parleremmo allora di un onere annuale di circa l'uno per cento del PIL.
In cambio, il governo italiano una volta ridotto il debito potrebbe abbassare significativamente tutte le altre tasse e imposte. Non sarebbe più necessario avere ogni anno un cosiddetto avanzo primario, vale a dire un avanzo di bilancio prima del pagamento degli interessi. Lo stato lascerebbe libere le forze che contribuiscono alla crescita del paese, invece di rallentarle, come ha fatto negli ultimi anni. In questo modo l'Italia avrebbe finalmente la possibilità di superare la stagnazione degli ultimi 20 anni.
Aiutiamo l'Italia a cogliere questa opportunità!
Cosa impedisce di suggerire agli italiani di risolvere i loro problemi in questo modo? Sarebbe la chiave di volta per una ripresa economica. Chi invece fa affidamento sulle famiglie tedesche, decisamente più povere, per ridurre l'onere debitorio degli italiani - in qualsiasi modo lo si voglia impacchettare o nascondere - non solo sta dando una mano alle forze euro-critiche del nostro paese, ma sta anche negando all'Italia un'opportunità unica!
Non sarebbe certo un salvataggio del progetto UE o dell'euro. L'amicizia non la si può comprare. E alla luce della dura discussione attualmente in corso in Europa, ogni giorno possiamo sperimentare quanto questo detto sia vero. Se gli economisti e i politici locali pensano che la soluzione consista nello spostare altre risorse verso le famiglie più ricche d'Europa, stanno sopravvalutando le prestazioni dell'economia tedesca. Dati i cambiamenti demografici, i cambiamenti strutturali e lo sviluppo deludente della produttività, ci aspettano degli anni alquanto difficili.
La Germania pertanto, come ho scritto nel mio appello pubblicato su queste pagine due settimane fa, dovrebbe contribuire in particolare con degli investimenti diretti e dei prestiti mirati a sostegno del sistema sanitario. In cambio, dovremmo tuttavia sollecitare una partecipazione del settore privato italiano.
A proposito: anche Spagna, Portogallo, Belgio e persino la Francia potrebbero aiutarsi da soli, come mostrano i numeri.