lunedì 29 aprile 2013

Sinn: non faccio parte di "Alternative für Deutschland"


Hans Werner Sinn in un'intervista alla FAZ prende le distanze dal nuovo movimento Eurocritico (AdF) e rilancia una sua vecchia proposta: fuori gli eurodeboli dalla moneta unica. Da FAZ.net
L'economista Hans-Werner Sinn intervistato da FAZ caldeggia una unione monetaria composta solo dai paesi piu' forti e chiede maggiori sacrifici per i risparmiatori e le banche.

Professor Sinn, in Germania un nuovo partito chiede l'uscita della Germania dall'Euro. Hanno ragione?

Gli argomenti del partito sono in buona parte ragionevoli. Bernd Lucke e molti dei suoi colleghi di partito sono degli economisti rispettati, che sanno di cosa stanno parlando. Tuttavia non sono un membro del partito e credo l'Euro abbia ancora qualche possibilità.

Considera un ritorno al D-Mark irrealistico?

Non credo valga la pena difendere l'Euro in quanto tale. Ritengo invece un grande errore voler mantenere nella moneta unica ad ogni costo tutti i paesi deboli del sud-Europa. In questo modo non si aiutano questi paesi, e si riducono le possibilità di sopravvivenza della moneta unica.

La crisi non si è almeno un po' attenuata?

Solo superficialmente, perchè i contribuenti dei paesi ancora relativamente in salute attraverso la BCE e il fondo ESM si sono accollati enormi rischi per le garanzie. Cio' aiuta i creditori privati dei paesi del sud Europa a ridurre i loro rischi, ma trasforma gli stati del nord in creditori degli stati del sud. Liti e discordie fra i popoli in questo modo diverranno la norma.

In che modo si aiutano i creditori privati a mettersi in salvo?

Prenda il caso di Cipro. La BCE ha ammesso che le banca centrale cipriota ha erogato in grande quantità prestiti di emergenza alle banche. Grazie a questi prestiti è stato possibile rimborsare i depositi, sebbene le banche fossero già fallite. Siamo al confine con un reato. Molti depositanti sono riusciti a mettere in sicurezza i loro patrimoni poco prima che le porte si chiudessero. Se si devono fare dei tagli al debito, meglio farli subito. Piu' tardi si inizia, maggiori saranno le perdite per il contribuente europeo.

Cipro è stata la svolta nei salvataggi Euro?

I creditori della Grecia già un anno fa sono passati alla cassa. Tuttavia Cipro è stata una svolta. L'EU ancora nel giugno dello scorso anno aveva dichiarato che fino al 2018 non ci sarebbe stata la partecipazione dei creditori privati ai salvataggi bancari. E questo era uno scandalo contro cui 480 economisti hanno protestato con 2 appelli. Fra i politici la convinzione è durata un po' di piu'

Cipro sarà il nuovo modello?

Si'. Le somme in gioco per il contribuente sono ormai troppo grandi. I debiti delle banche nei paesi in crisi con 9 trilioni di Euro sono ormai il triplo del debito pubblico, e si ipotizza che un decimo di questi sia tossico. C'è solo un gruppo in grado di sostenerne il peso: i creditori delle  stesse banche.

Lei ritiene quindi giusto il fatto che in altri paesi europei dovranno essere i risparmiatori a sostenere i costi dei salvataggi bancari?

Se le banche sono fallite, sicuramente. Chi altro dovrebbe farlo? In futuro dovrà esserci una chiara gerarchia. In caso di fallimento bancario ognuno saprà in quale posizione della gerarchia si trova.

Ma cio' rende incerti molti risparmiatori che si chiedono se il loro denaro è ancora sicuro.

Purtroppo il buon Dio non è disponibile per darci la tanto desiderata sicurezza. E' un bene se i piccoli risparmiatori potranno essere difesi con una garanzia sui depositi, a spese dei grandi risparmiatori. Ma anche l'assicurazione sui depositi puo' fallire. Niente è completamente sicuro. A Cipro i contribuenti stranieri, che con l'intera storia non avevano nulla a che fare, hanno salvato i risparmiatori con un deposito fino a 100.000 €.

Ritiene questa soglia corretta?

E' troppo alta. Chi ha 100.000 € sul conto bancario? Non sono certo persone povere. I contribuenti dei paesi salvatori hanno sicuramente molto meno. Consideri che il valore mediano del patrimonio di una famiglia tedesca non supera la metà di questa somma. Penso che sia semplicemente intollerabile che dei normali tedeschi siano coinvolti nell'assicurazione sui depositi bancari per un valore doppio del loro patrimonio. Ma questo è cio' che Bruxelles vuole imporre con ogni forza all'interno dell'unione bancaria. La Germania fino ad ora non ha ancora firmato un contratto di assicurazione, secondo il quale ci dovremmo accollare i rischi bancari degli altri paesi. E non si puo' certo stipulare una polizza contro l'incendio dopo che l'incendio è divampato.

Le banche in Europa dopo la crisi finanziaria sono state toccate in maniera troppo leggera?

Purtroppo si'. In America durante la crisi finanziaria sono andate fallite centinaia di banche. I loro creditori hanno dovuto rinunciare a molto denaro, è stato un processo salutare. In Europa nessuna banca è stata fatta fallire, anche la stessa Laiki a Cipro. Anche in Germania nel 2010 abbiamo dato alle nostre banche in difficoltà 280 miliardi di Euro, soprattutto la HRE e la Commerzbank. Nemmeno il capitale ibrido della banche, il cui compito è di assorbire le perdite, è mai stato toccato. I contribuenti normali, i pensionati e gli Hartz IV hanno tirato fuori dai guai i ricchi investitori.

In Germania le cose vanno abbastanza bene, nonostante l'Eurocrisi. Rimarrà cosi' oppure la crisi prima o poi si farà sentire?

Il paradosso è: le cose in Germania vanno bene, ma non nonostante la crisi, bensi' grazie alla crisi. Prima della crisi la Germania era il malato d'Europa. In termini di crescita economica per un lungo periodo siamo stati gli ultimi, abbiamo infatti portato i nostri risparmi all'estero invece di investirli nel nostro paese. Oggi invece gli investimenti restano al sicuro qui da noi. E cio' in Germania ha causato un boom immobiliare, rilanciato la crescita economica e fatto scendere la disoccupazione. Naturalmente la crisi nasconde degli enormi rischi per il futuro della Germania. Abbiamo lavoro, ma con l'estensione delle garanzie e dei rischi, c'è il pericolo di perdere una parte importante dei nostri sudati risparmi.

Lei è stato il primo ad introdurre nel dibattito il tema del sistema Target e dei rischi per la Germania. La tensione si è finalmente allentata?

I saldi sono crediti che la Deutsche Bundesbank concede ad altre banche centrali, in quanto esegue dei pagamenti per loro conto. I crediti tedeschi negli ultimi tempi sono un po' arretrati, perchè il contribuente si è assunto rischi maggiori. La BCE ha detto ai possessori di titoli di stato del sud-Europa: non dovete preoccuparvi per i vostri soldi, in caso di fallimento la BCE comprerà i titoli di stato e in questo modo trasferirà le perdite ai contribuenti dei paesi europei ancora in salute. La promessa di protezione della BCE ha ridotto i saldi Target della Bundesbank, perché ora agli stati del sud-Europa arriva piu' denaro privato. Le banche centrali del sud-Europa sono tornate ad effettuare anche pagamenti per la Bundesbank. Con la promessa di una protezione, tuttavia non sono stati ridotti i rischi per il contribuente, sono invece aumentati.

A quanto ammontano oggi i saldi Target?

La Bundesbank nei propri libri ha ancora crediti Target pari a circa 600 miliardi di Euro. Se l'Eurosistema dovesse dissolversi, quel denaro sarebbe perso. La Bundesbank con un capitale di circa 140 miliardi di Euro sarebbe già fallita. In quel caso il contribuente tedesco dovrebbe rinunciare  per un lungo periodo ai profitti della Bundesabank oppure ricapitalizzare la banca con i soldi del contribuente. In un modo e nell'altro i 600 miliardi sarebbero persi.

Al momento le banche centrali stanno inondando il mercato con molto denaro. La stampa di denaro è una possibilità per uscire dalla crisi del debito?

I tassi in tutti questi paesi ormai sono vicini allo zero. Siamo al punto in cui la politica monetaria perde ogni sua efficacia.

Perché in questo momento nonostante la politica monetaria espansiva in Germania non c'è inflazione?

In Europa la crescita della massa monetaria si mantiene entro i limiti, perchè in senso figurato, la BCE riesce a far scomparire nel nord-Europa il denaro stampato in eccesso nel sud-Europa.

L'inflazione resterà cosi' bassa anche se dovesse tornare la crescita?

Non si puo' escludere che ad un certo punto arrivi l'inflazione. Al momento non ce n'è traccia.

Il precedente membro del board Bundesbank Thilo Sarrazin intende restituire la sua laurea in economia se la politica monetaria espansiva della BCE non porterà ad una maggiore inflazione. Sarà costretto a rinunciare al suo titolo?

Abbiamo il rischio che la BCE perda una parte dei crediti verso i paesi in crisi e la Bundesbank finisca in una situazione di sovraindebitamento. Questo è il vero pericolo, non l'inflazione. L'inflazione è un tema secondario.

Nonostante i rischi appena descritti lei chiede che l'Euro sia mantenuto. Che cosa propone come possibile soluzione per la crisi?

Io sono per l'uscita temporanea dei paesi deboli. Grazie ad una svalutazione, questi paesi tornerebbero ad essere nuovamente competitivi e in seguito potrebbero rientrare nell'Euro con un cambio diverso, vale a dire con prezzi e salari piu' bassi. L'opzione del rientro dovrebbe essere esercitata solo in presenza di riforme. Cio' potrebbe stabilizzare il sistema politico dei paesi in crisi, che oggi è minacciato dalla crescente disoccupazione. Nel complesso il legame Euro è troppo rigido. Fino al raggiungimento dell'unità politica europea, è necessario trovare una soluzione tra il sistema dei cambi fissi alla Bretton Woods e un area monetaria unica come il dollaro. Solo in questo modo sarà possibile mantenere l'Euro.

A quali paesi pensa per un'uscita?

Soprattutto a Cipro e alla Grecia. Se Cipro oggi uscisse dall'Euro non ci sarebbero conseguenze drammatiche. La fuga di capitali, ipotizzata in un caso del genere, c'è già stata. Il controllo sul movimento dei capitali e le limitazioni ai prelievi sui conti limitano una ulteriore possibile fuga di capitali. Non appena Cipro sarà fuori, i controlli potranno essere rimossi.


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domenica 28 aprile 2013

Stampanti francesi e rischi tedeschi


Proponiamo un articolo pubblicato qualche settima fa da Die Welt sul famoso e poco trasparente mercato STEP: un mercato francofilo che le banche transalpine utilizzano per rifornirsi di liquidità, al di fuori di ogni controllo BCE. Da Welt.de.
La BCE continua a prestare alle banche centinaia di miliardi di Euro, sebbene il valore delle garanzie presentate sia dubbio. Anche gli esperti non riescono a comprendere - e ora c'è il rischio di pericolose manipolazioni.

Sono banchieri esperti, professionisti del mercato dei capitali, alcuni di loro sono stati membri di un consiglio di amministrazione per anni. Ma ognuno di loro stringe le spalle alla domanda: che cos'è lo STEP-market? "Il nome l'ho già sentito, ma non ne so molto di piu'", ci dice uno, "non l'ho mai affrontato in dettaglio" ci dice un altro.

Un anziano banchiere centrale osserva con sguardo assente, invece di rispondere. Solo alla Eurotower, la centrale BCE a Francoforte, capiscono immediatamente.

Non c'è da stupirsi: per la BCE il mercato che nessuno conosce è un'occasione miliardaria. Qui vengono trattati titoli per un valore di 450 miliardi di Euro. E buona parte di questi possono essere portati alla BCE per ottenere liquidità. 

Anche la BCE non ne conosce i dettagli. E questo è il punto centrale del problema. Il mercato non è trasparente, i dati vengono raccolti in maniera molto complessa. Secondo le informazioni in possesso di "Die Welt", in passato sono stati commessi errori che hanno permesso alle banche di ottenere piu' credito di quanto ne avrebbero meritato.

Di fatto le obbligazioni STEP rappresentano una licenza per la stampa di denaro per ogni banca che le detiene. E rappresentano la nota dolente di tutta la politica monetaria nell'unione europea.

Obbligazioni semplici con scadenze brevi

Sotto questa sigla vengono negoziati prodotti finanziari non particolarmente complessi. Si tratta di normali obbligazioni con una durata alquanto breve, che vanno da pochi giorni fino ad un anno.

Il mercato europeo piu' importante è lo "Short Term European Papers Market", in breve STEP. Un mercato non regolamentato sul quale banche e imprese negoziano titoli, senza che si abbiano degli scambi sulle borse ufficiali.

E anche l'Eurosistema non sa molto di quanto accade: il passaggio necessario per trattare le obbligazioni STEP è infatti la banca centrale francese, la Banque de Franche (BdF). Ma questa spesso ricevere le informazioni in maniera poco chiara - da una società la cui consociata è un attore di primo piano nel mercato STEP.

La BCE di Francoforte, per sua stessa ammissione, non ha molte informazioni su questo mercato. Un mercato multi-miliardario controllato a livello nazionale, che non sembra essere coordinato con la  politica monetaria europea. Questa struttura solleva una domanda spontanea: siamo di fronte ad un suo possibile uso improprio?

Cio' è particolarmente grave in quanto si tratta di un canale cruciale per la politica monetaria della BCE: le operazioni per la fornitura di credito alle banche. Un confronto: nel tanto discusso acquisto di titoli di stato, la BCE fino ad ora ha investito circa 200 miliardi di Euro. Le banche europee nel frattempo hanno accumulato nei confronti dell'Eurosistema oltre 1.300 miliardi di Euro di debiti.

Una larga parte di questi prestiti sono verso le banche nei paesi in crisi del sud-Europa. E' la piu' grande macchina da credito del mondo. Ma non c'è nessuno che realmente la controlli. E forse già da tempo non c'è nessuno che realmente possa controllarla - tanto piu' che ora la BCE si appresta ad assumere anche la vigilanza bancaria europea.
Le dighe sono state aperte

Un anno fa la BCE ha fatto un altro passo in questa direzione: da allora infatti le banche centrali nazionali - a proprio rischio - possono accettare titoli con un merito di credito inferiore al BBB. "Le dighe sono state aperte", si lamenta un banchiere centrale.

Ma anche ad di là di queste regole speciali, nell'unione monetaria restano molte anomalie - sebbene la politica monetaria dovrebbe essere la stessa per tutti. Già in novembre "Welt am Sonntag" ha scoperto che la banca centrale spagnola aveva classificato alcuni titoli di stato del proprio paese come affidabili, contrariamente alle regole sul rating stabilite dall'Eurosistema.

Il presidente BCE Mario Draghi, mortificato, aveva promesso di prendere molto sul serio l'argomento. Da allora i controlli sulle banche nazionali sono stati serrati. Il messaggio: un tale errore non dovrà piu' ripetersi.

Ma probabilmente l'errore risiede nel sistema stesso. La lista delle garanzie accettate presso la BCE contiene 40.000 posizioni. Tenuto conto dei numerosi criteri per l'accettazione, nessuno riesce piu' a comprendere se i titoli sono effettivamente sicuri e se sono correttamente classificati secondo il loro reale rischio di insolvenza. E  se si guarda da vicino il mercato STEP, questa idea si insinua.

Le obbligazioni a breve termine trattate su questo mercato, in gergo chiamate "Commercial paper", sono negoziate quasi esclusivamente su mercati non regolamentati. Vale a dire lontano dalle borse ufficiali, dove le informazioni sui volumi e i prezzi dei titoli sarebbero visibili a tutti.

Al contrario si tratta quasi esclusivamente di collocamenti privati: un'azienda che vende le obbligazioni direttamente ad una banca, oppure una banca all'altra. Il mercato STEP, in quanto luogo centrale per questi scambi, nasce nel 2006 per inziativa di un gruppo di banche francesi e tedesche. Il mercato è sotto il controllo dell' "Euribor-EBF", una organizzazione della Federazione Bancaria Europea (EBF), su cui attualmente sono puntati i riflettori per via di una manipolazione del tasso Euribor.

Garanzie discutibili

L'Eurosistema collabora con il mercato STEP, e fra le altre cose crea statistiche per questo mercato. Molto piu' importante è il fatto che le obbligazioni trattate possono essere utilizzate come garanzia per i prestiti della BCE. Cio' è sorprendente. Perché la prerogativa per l'accettazione delle garanzie da parte della BCE dovrebbe essere la loro trasparenza.

Con cio' la banca centrale intende "l'illimitato accesso alle informazioni sulle...caratteristiche finanziare dei titoli, i meccanismi per la formazione dei prezzi e le quantità (quotazioni, tassi di interesse, volumi degli scambi, consistenze in essere) - come indicato nelle regole dell'Eurosistema". 

E proprio queste informazioni, per la maggior parte delle obbligazioni STEP, non sono reperibili nelle fonti utilizzate normalmente dal mondo finanziario. Tuttavia, quasi tutte le obbligazioni sono presenti nella lista delle garanzie accettate dalla BCE. Si tratta di oltre 4.350 titoli, il cui volume ammonta a circa 445 miliardi di Euro. In confronto: il bilancio federale tedesco nel 2012 sarà pari a 300 miliardi di Euro.

I dati precisi sui titoli non solo sono inaccessbili al pubblico - ma anche alla BCE. La BCE dovrebbe infatti accertarsi che le banche di tutti i paesi europei possano prendere in prestito da lei il denaro alle stesse condizioni. Invece la banca centrale per avere informazioni deve rivolgersi a Parigi: alla Banque de France.

Per questo il mercato STEP viene considerato un'organizzazione francofila chiusa, nel mezzo della zona Euro. Sono proprio le grandi banche francesi ad utilizzare questo mercato non trasparente gestito da Euribor EBF e regolamentato da Banque de France. E lo fanno in maniera zelante.

La grande banca francese BNP Paribas, ha fatto apporre l'etichetta STEP su 966 obbligazioni per un valore totale di 44.5 miliardi di Euro. Société Générale ha preso in prestito dal mercato circa 35 miliardi di Euro, la stessa somma l'ha presa Dexia. Crédit Agricole è presente con 25 miliardi di Euro, con altri 25 miliardi di Euro Crédit Mutuel e con 21 miliardi Natixis.

Creazione di denaro per gli istituti francesi

In tutto sono quasi 190 miliardi di Euro, molto piu' di un terzo dell'intero mercato. Il mercato STEP è quindi di grande importanza per gli istituti francesi. 

Nel tentativo di renderlo piu' trasparente, la BdF sembra pero' mettersi di mezzo. Inizialmente la banca centrale francese ha sostenuto che il prezzo e il tasso di interesse delle obbligazioni coinvolte è disponibile sul loro sito web - anche se questo non è vero.

Si tratta ancora una volta di una informazione non completa in quanto è Euroclear ad avere questi dati, ma non li rende disponibili - né ai giornalisti né alla BCE di Francoforte. Quest'ultima offre una spiegazione lapidaria: "la BCE non ha bisogno di avere accesso ai dati di Euroclear France", dicono da Francoforte, perché è sufficiente che "sia la Banque di France ad avere accesso ai dati".

La dichiarazione sorprende perché la BCE dovrebbe essere in grado di controllare le operazioni di politica monetaria, che per l'intero Eurosistema dovrebbero essere unitarie. E cio' sembrerebbe anche urgente: secondo le informazioni di  "Welt am Sonntag" ci sarebbero divergenze sensibili nel modo in cui la BdF tratta le obbligazioni STEP.

Valutazioni errate

In 113 casi gli sconti applicati sulle obbligazioni STEP erano stati trasmessi in maniera sbagliata alla centrale di Francoforte, ad ammetterlo è la stessa BCE. Con questi sconti la BCE si assicura da un rischio default delle garanzie presentate - nel caso in cui siano inferiori rispetto a quanto necessario, le banche ricevono piu' credito del dovuto.

Ad essere coinvolte erano le obbligazioni a breve termine di 6 banche, fra queste la francese Société Générale e l'italiana Unicredit. Le obbligazioni secondo le informazioni della BCE avevano un valore totale di oltre 6.5 miliardi di Euro. Se su questo valore si calcola lo sconto eccessivo applicato, si ottengono 550 milioni di Euro che le banche hanno ottenuto come credito aggiuntivo dalla banca centrale, senza che questo fosse adeguatamente garantito. 

Affari illegali fra le banche?

Abbiamo sempre temuto imbrogli fra le banche, ha dichiarato un banchiere centrale che non vuole rendere pubblico il suo nome. Le banche possono infatti comprarsi le obbligazioni fra di loro con il solo scopo di presentarle poi alla banca centrale. Una macchina per stampare denaro, separata dai mercati regolamentati e difficile da controllare - è stata per anni la preoccupazione dei banchieri centrali.

Fino a quando non è arrivata la crisi, e le banche hanno avuto davvero bisogno di denaro urgente. A fine 2008 il consiglio BCE ha deciso di accettare i Certificati di Deposito (CD) come garanzia, in seguito poi ha limitato la loro accettazione ai 2 anni di durata. Dal gennaio 2012 i CD sono di nuovo accettati - questa volta senza limitazioni. Contrariamente a quanto tutti pensano.

Cio' rende i mercati come STEP molto attraenti per le banche: dei 445 miliardi di Euro al momento trattati, circa 370 miliardi sono costituiti da obbligazioni utlizzabili per ottenere denaro presso la BCE.

Nessun chiarimento?

La BCE sembra non volere chiarire questi aspetti. Inizialmente aveva dichiarato a "Welt am Sonntag" di voler analizzare con maggiore attenzione la questione del mercato STEP. Ma dopo un paio di settimene, di una tale indagine non si è piu' parlato.

Il mercato nel frattempo puo' crescere e prosperare e nuovi clienti illustri hanno scoperto i vantaggi del mercato STEP. La consociata britannica della banca portoghese insolvente "Banco Espirito Santo" il 25 settembre ha ottenuto l'etichetta STEP. Il gruppo bancario ha appena piazzato sul mercato 11 titoli per un valore di 900 milioni di Euro, e presto potrebbe arrivare a procurarsi 18 miliardi di Euro. 

Il Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BBVA) ha ottenuto 1.6 miliardi di Euro dalla data di ingresso sul mercato STEP, la somma potrebbe pero' raggiungere i 10 miliardi di Euro.

E dallo scorso autunno possono essere presentate alla BCE anche le obbligazioni STEP in dollari, Yen o Sterline. Il mercato STEP, altamente intrasparente, con la licenza BCE si è cosi' allargato di altri 50 miliardi di Euro.

Ancora una volta nella zona Euro non sembra essersene accorto nessuno. A parte le banche che ne beneficiano.



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domenica 21 aprile 2013

Kein Wettbewerb, bitte!

Gustav Horn, presidente dell'Institut für Makroökonomie und Konjunkturforschung della  Hans-Böckler-Stiftung (vicino ai sindacati), sulla progressista Die Zeit propone una riflessione sul meccanismo profondamente sbagliato alla base della moneta unica: la concorrenza fra stati. 
Gli stati in Europa dovranno essere come le imprese: piu' economici, in continuo miglioramento e sempre piu' competitivi. Questo pensiero economico sta distruggendo l'Europa.

La crisi della zona Euro sembra non avere fine. Perché la zona Euro nonostante gli enormi sforzi di tutti i paesi membri non si è ancora stabilizzata?

La risposta è semplice. Perchè le soluzioni proposte sono ampiamente inefficaci. Solo l'annuncio di un acquisto illimitato di titoli di stato da parte della BCE è riuscito a calmare un po' la situazione. Tutto il resto, almeno nel breve periodo, non ci aiuta molto, o addirittura puo' risultare dannoso. E nel frattampo il consenso politico per l'Euro viene meno. Questo processo affonderà la moneta unica - se tali sviluppi non saranno fermati.

L'errore di fondo, commesso in particolar modo dalla Germania, è stato una concezione dell'unione monetaria completamente sbagliata. Il governo federale ha interpretato l'unione monetaria - lo stesso hanno fatto i governi che l'hanno preceduto - come una comunità di stati fondata sulla concorrenza. In questa competizione i singoli paesi devono mostrarsi capaci di sopravvivere per poter restare legittimi membri dell'unione monetaria. Secondo tale prospettiva ogni paese dovrà adottare un proprio modello di business. Per alcuni - come a Cipro -  il modello sarà basato su di una bassa tassazione ed una regolamentazione meno severa  -  a spese di altri paesi nell'unione monetaria. Un altro modello di business potrebbe essere fondato sulla moderazione salariale e lo smantellamento dei sistemi di sicurezza sociale al fine di raggiungere una maggiore competitività. Ma cio' sta portando ad una forte avversione dei cittadini verso l'Euro. E cio' non aiuta. Al contrario: le misure adottate hanno spinto la zona Euro in una dura recessione in cui né la disoccupazione né i debiti pubblici potranno essere ridotti in tempi prevedibili.

Cosa possiamo imparare da tutto questo? Primo: una politica economica fondata esclusivamente su di un miglioramento delle condizioni sul lato dell'offerta, in una situazione economica con bassa domanda, è destinata a fallire. Senza una domanda sufficiente nessuna impresa potrà imporsi, indipendentemente da quanto economiche saranno le sue produzioni. Questo punto di vista si diffonde gradualmente anche fra i governi della zona Euro. Anche per questo - in maniera piu' o meno timida - sono stati messi in campo dei programmi per aumentare la domanda.

Il secondo insegnamento è tuttavia ancora piu' fondamentale. E' stato un errore trasferire all'interno di una unione monetaria composta da stati sovrani il modello privato fondato sulla concorrenza. Mentre la concorrenza fra imprese porta a risultati macroeconomici desiderabili, quella fra stati è improduttiva o addirittura dannosa. Il motivo è semplice: quando le aziende si fanno concorrenza, nascono nuovi prodotti e modi di produrre piu' efficienti - quindi nuove fonti di ricchezza. Se invece gli stati entrano in concorrenza fra di loro, la ricchezza viene  distrutta.

Questo è nella natura della concorrenza. Dove questa esiste, deve essere possibile il fallimento. Le imprese fallite scompaiono dal mercato. La concorrenza puo' acquisirne i clienti e creare nuovi posti di lavoro. Gli stati falliti restano, e soprattutto gli uomini che li abitano. Vivranno con un benessere sensibilmente inferiore. Inoltre, per evitare una destabilizzazione politica avranno bisogno di essere alimentati finanziariamente dagli altri stati. 

E' chiaro che nella competizione fra paesi non potrà esserci nessun vincitore netto. Perchè i vincitori molto probabilmente dovranno sostenere finanziariamente i perdenti, fatto che non potrebbe mai accadere nel caso della concorrenza nel settore privato.

Ai sostenitori della concorrenza fra paesi resta un solo argomento. E concerne uno sviluppo economico relativamente dinamico realizzato grazie agli investimenti e all'export di imprese altamente redditizie, attratte grazie ad un basso costo della manodopera, ad una limitata regolamentazione e ad una bassa pressione fiscale. Suona bene all'inizio, ma potrebbe rivelarsi illusorio.

Alla fine ci perdono tutti.

Perché questa concorrenza è caratterizzata da un'elevata pressione: per mantenere un vantaggio competitivo e trattenere le imprese, le aliquote fiscali devono restare necessariamente basse. In questo modo anche la base imponibile degli stati vincitori si erode costantemente. Cio' diventa evidente ad esempio con il degrado delle infrastrutture, per le quali a causa del calo delle entrate non ci sarà piu' denaro. Le opportunità di impiego e di crescita scompaiono. Anche il presunto vincitore finisce per perdere.

Tutto questo avviene sotto i nostri occhi. Gli stati perdenti come Cipro, la Grecia, il Portogallo,  l'Irlanda e gli altri barcollano insieme ai loro fallimentari modelli di business. Sono finiti in un abisso economico e dovranno essere supportati dagli altri stati membri. I vincitori, si crogiolano ancora nel presunto successo. Le loro infrastrutture pubbliche stanno pero' soffrendo, le casse pubbliche sono vuote. Ogni cliente delle ferrovie pubbliche sa di cosa sto parlando. Cosi' il futuro economico è sprecato sull'altare di un'ideologia che ha elevato la concorrenza fra paesi a leit motiv della politica economica.

La procedura corretta sarebbe stata al contrario una maggiore coordinazione della politica economica europea. E' necessario un quadro di politica fiscale comune per tutti gli stati membri ed una minore concorrenza fiscale. La concorrenza dovrebbe essere lasciata alle imprese, altrimenti alla fine avremo solo dei perdenti.



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venerdì 19 aprile 2013

Povera Germania!

E se la Germania fosse il paese con le diseguaglianze piu' grandi di tutta l'Europa occidentale? Dopo la pubblicazione dei dati BCE sui patrimoni privati europei, continua il dibattito sulla ricchezza e la povertà in Germania. Dal blog jjahnke.net con dati BCE, OCSE, Destatis.de, Ministero Federale del Lavoro
Patrimoni medi privati nell'Eurozona in migliaia di Euro (Fonte BCE)
I dati pubblicati dalla BCE sui redditi e i patrimoni nell'Eurozona documentano chiaramente il fallimento della politica sociale tedesca e una diseguaglianza sociale molto piu' pronunciata rispetto a tutti gli altri paesi dell'Eurozona.

Il quintile piu' povero in Germania ha un patrimonio netto negativo medio (cioe' debiti) di 4.600 € e si trova nella parte piu' bassa della classifica. 

Patrimonio medio del quintile piu' basso in migliaia di Euro (Fonte BCE)

Il rapporto fra il patrimonio medio del 10% delle famiglie con il reddito piu' alto e il patrimonio del quintile piu' basso in nessun'altro paese è cosi' sbilanciato come in Germania, il doppio della media dell'Eurozona.

Rapporto fra il patrimonio medio del 10% delle famiglie con il reddito piu' alto e il patrimonio del quintile piu' basso, misurato come multiplo (Fonte BCE)

Detto diversamente: al decile piu' alto appartiene oltre il 59% di tutti i patrimoni, al contrario, al 60 % piu' basso solo il 6.6 %. La media europea senza la Germania avrebbe un rapporto di 49.1% a 14.9%.


Suddivisione dei patrimoni fra le famiglie. Rosso, 10 % piu' alto; giallo, 30 % medio; blu, 60 % piu' basso (Fonte BCE)

Insieme all'Austria, la distribuzione della ricchezza misurata dal rapporto fra il 10% piu' ricco e il 60% piu' povero in nessun'altro paese è cosi' iniqua come in Germania.

Rapporto fra il patrimonio netto del 10 % delle famiglie piu' ricche e il 60 % piu' basso (Fonte BCE).

La Germania ha anche la percentuale piu' bassa di famiglie che possono permettersi una propria abitazione.

Percentuale di famiglie con un'abitazione di proprietà (Fonte BCE)

Con lo stupidissimo slogan politico "E' sociale solo cio' che crea lavoro" in Germania è cresciuto un ampio settore lavorativo a basso salario, in cui molte persone non possono vivere del loro lavoro e che per tirare avanti hanno invece bisogno di un sostegno da parte del governo. Il livello delle pensioni misurato in rapporto all'ultimo reddito da lavoro percepito, in nessun'altro paese Euro è cosi' basso come in Germania. 


Livello delle pensioni in rapporto all'ultimo reddito percepito  (Fonte OCSE)

Con la riduzione dell'indennità di disoccupazione ai soli 12 mesi previsti dalle leggi Hartz, i disoccupati tedeschi nel confronto internazionale sono messi relativamente male.


Durata massima dell'indennità di disoccupazione in mesi (Fonte, Ministero del Lavoro federale)

Nella classifica delle persone a rischio di povertà in Europa occidentale, la Germania si colloca nella parte bassa della classifica. In 11 paesi il rischio povertà è piu' basso, solo nei 5 paesi in crisi e in Gran Bretagna è piu' alto.


% della popolazione a rischio povertà (Fonte, Statistisches Bundesamt)
E' proprio il caso di dire: povera Germania!



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giovedì 18 aprile 2013

L'importanza di essere francese

Secondo Deutsche Wirtschafts Nachrichten (stampa popolare) la BCE avrebbe concesso alle banche francesi una licenza per la stampa di denaro in quantità illimitata. L'obiettivo: il salvataggio del sistema bancario francese al riparo dai controlli tedeschi. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de
Volume in miliardi di Euro dei titoli negoziati sul mercato STEP
La Francia avrebbe ottenuto dalla BCE il permesso di stampare una quantità di denaro illimitata grazie ad uno speciale programma obbligazionario. Le operazioni si muovono su di un sistema bancario ombra e costituiscono una bolla miliardaria. La BCE vuole impedire che la Germania interferisca con il salvataggio della Francia.

Dopo che la BCE ha deciso di esautorare la Banca Nazionale, a Cipro regna una certa preoccupazione. In Francia, invece, al riparo dall'attenzione del grande pubblico, le cose vanno in maniera completamente diversa: la BCE avrebbe concesso alla Francia una licenza per la stampa di denaro in quantità illimitata.

L'azione avrebbe anche lo scopo di evitare il collasso di una banca francese. E cio' sarebbe già stato impedito almeno una volta e all'ultimo momento. 

Alla fine del 2011 c'è stata un'azione concertata fra le banche centrali piu' importanti del mondo, fra queste FED,  BOE (Bank of England) e BCE. Con un volume di liquidità senza precedenti, la BCE ha avviato il Longer-term Refinancing Operations (LTRO) mettendo a disposizione del sistema bancario dell'Eurozona oltre 500 miliardi di Euro. Pochi mesi dopo le banche hanno avuto accesso ad una nuova somma di denaro per un importo simile. 

Sullo sfondo infatti c'era la preoccupazione che le banche nell'Eurozona, in possesso di una significativa quota di titoli di stato, in caso di fallimento di un paese restassero senza risorse a disposizione e facessero affondare l'intera unione monetaria. Fra queste c'era anche una banca francese, molto vicina al collasso. Non si è mai saputo quale fosse la banca in questione.

Nel frattempo si è saputo che accanto a questo flusso di liquidità a 3 anni garantito dal LTRO, le banche francesi hanno a disposizione una fonte di finanziamento praticamente inesauribile, il cosiddetto mercato STEP.

Si tratta di un mercato non regolamentato, sul quale sono negoziate obbligazioni bancarie e corporate. Il valore dei titoli di debito negoziati è pari a circa 440 miliardi di Euro. Vale a dire: il settore bancario francese si è ulteriormente sviluppato in maniera creativa e sul mercato STEP (Short Term European Papers) si concede il lusso di ricorrere ad un nuovo programma per la concessione di credito, se non addirittura una vera licenza per stampare denaro.

I punti piu' importanti in questo sistema piramidale sono:

1) Il mercato STEP si trova fuori dalle borse. Non esiste alcuna regolamentazione

2) Il mercato STEP serve quasi esclusivamente il settore bancario francese

3) Le banche francesi presentano obbligazioni STEP come garanzia presso la Banque de France

4) La cosiddetta banca Euroclear (un'interfaccia  fra Banque de France e le banche francesi) deposita obbligazioni STEP come garanzia presso la BCE.

5) Banque de France a sua volta presenta le obbligazioni STEP depositate come garanzia presso la BCE 

Fra queste obbligazioni ci sono ovviamente anche titoli di dubbia qualità. Fino a quando la Banca Nazionale francese continuerà a svolgere un ruolo di tutela, tali manovre manterranno un ruolo secondario. Ovviamente vengono accettate anche obbligazioni con rating BBB, che poi saranno depositate presso la BCE.

La BCE a sua volta non puo' richiedere dati sul mercato STEP ma puo' ottenere le informazioni solo in maniera indiretta attraverso la Banca nazionale francese (Banque de France). E quest'ultima dipende a sua volta da fonti terze che sono esse stesse degli attori sul mercato.

Cio' significa: viene stampata moneta per le banche francesi sotto la copertura della Banque de France e senza il controllo della BCE. 

Con un somma stimata intorno ai 445 miliardi di Euro, le banche francesi attraverso il mercato STEP controllano una parte considerevole del mercato ombra degli strumenti finanziari delle banche centrali.

Le attività di rifinanziamento a breve termine non sono limitate solamente alle banche francesi. Anche le banche della zona Euro si scambiano fra di loro le obbligazioni STEP e possono depositarle presso la BCE per ottenere liquidità. Oltre ad essere un mercato non regolamentato, di fatto lo STEP rappresenta un'opportunità per ottenere prestiti a basso costo da parte della BCE.

Interessante in questo contesto: i molto dibattuti acquisti di titoli di stato da parte della BCE pari a circa 200 miliardi di Euro - per i quali la BCE si è guadagnata il titolo di "bad-bank" - si aggiungono ai debiti delle banche europee verso la BCE pari a circa 1300 miliardi di Euro.

Mario Draghi in passato si era già pronunciato a favore di una maggiore trasparenza sostenendo che "l'argomento (STEP market) deve essere preso sul serio". Tuttavia non ha fatto nulla. Per una buona ragione

La BCE ha dato alla Francia con il programma STEP la possibilità di stabilizzare le proprie banche senza che la Germania possa fare qualcosa al riguardo.

Il programma dovrebbe pertanto avere lo scopo di dare tempo ai francesi fino a quando non sarà operativa l'unione bancaria. Questa era stata originariamente prevista per il 2018, adesso l'EU vuole anticiparne l'introduzione al 2015. Dopo di cio' i salvataggi bancari in Europa dovranno essere sostenuti dai risparmiatori e dagli azionisti.

Fino a quando questo non accadrà, in Francia continuerà a gonfiarsi fuori da ogni controllo una nuova gigantesca bolla finanziaria. La Germania dovrà assistere impotente. 

Gli sviluppi ci mostrano che il gruppo del sud all'interno della BCE ha già il pieno controllo sul processo di sviluppo della costruzione europea.



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mercoledì 17 aprile 2013

Non è solo un partito eurocritico


Alternative für Deutschland non vuole essere un partito monotematico e dopo il congresso fondativo propone la sua piattaforma programmatica. Da FAZ.net
L'obiettivo principale di „Alternative für Deutschland“ (AfD) resta la dissoluzione dell'area Euro. Oltre a cio' il nuovo partito propone una riforma dell'UE, la semplificazione del sistema fiscale e la regolamentazione dell'immigrazione. Uno sguardo al programma.

L'eco della fondazione del partito eurocritico ha fatto crescere le aspettative verso la nuova formazione. Appena un mese dopo aver esordito sulla scena pubblica, „Alternative für Deutschland“ (AfD) è diventato un soggetto politico in grado di innervosire i partiti tradizionali.

Anche se la dissoluzione dell'Euro resta il tema e l'obiettivo principale del partito, il programma approvato nel fine settimana al congresso fondativo copre anche altri ambiti politici - AfD non vuole essere percepito con un partito monotematico e non intende farsi accusare di questo dagli altri partiti. Uno sguardo al programma:

L'Euro è stato un errore storico

Al primo posto c'è il tema dell'Eurocritica, con il compito di portare la spinta necessaria alla campagna elettorale. L'introduzione dell'Euro sarebbe stato un errore storico che deve essere corretto, secondo il fondatore Bernd Lucke. "Chiediamo uno scioglimento ordinato della zona Euro. La Germania non ha bisogno dell'Euro. Altri paesi sono stati invece danneggiati dalla moneta unica", si dice nel programma elettorale. AfD chiede "la reintroduzione delle monete nazionali, oppure la creazione di unioni monetarie piu' piccole e piu' stabili". La reintroduzione del D-Mark non dovrebbe essere considerata un tabu'.

Come dovrebbe realizzarsi la dissoluzione dell'Eurozona non è pero' scritto nel programma. Lucke  tuttavia ha spiegato in alcune interviste e negli articoli specialistici che pensa all'introduzione di alcune valute parallele. Nei paesi in crisi i governi ormai di fatto insolventi potrebbero introdurre una nuova valuta accanto all'Euro, ad esempio una nuova Drachma. La nuova moneta si svaluterebbe, semplificando l'adeguamento dei prezzi.  I vecchi contratti, i beni e le proprietà resterebbero denominati in Euro, in modo da evitare un bank-run e le conseguenti turbolenze, chiarisce Lucke. Dopo una prima fase di passaggio, i paesi avrebbero la possibilità di uscire definitivamente dall'Euro. Questo permetterebbe loro di ripartire, secondo Lucke, dopo essere rimasti intrappolati in una spirale di recessione e tagli.

I costi delle politiche di salvataggio non devono essere sopportati dal contribuente

Nel programma della AfD si chiede anche una modifica dei trattati europei: "ogni stato dovrà avere la possibilità di uscire dalla moneta unica". La frase centrale del programma elettorale è: "ogni paese potrà decidere democraticamente sulla propria valuta". AfD vuole introdurre un veto contro la concessione di ulteriori aiuti miliardari. "Chiediamo che la Germania ottenga questo diritto di uscita dall'Euro, affinché possa bloccare con il suo veto ulteriori aiuti dal fondo ESM".

AfD critica il fatto che le politiche attuali di salvataggio non stanno salvando i paesi in crisi ma i creditori di questi paesi. Lucke in un'intervista alla FAZ aveva già definito questo aspetto un totale fallimento. Adesso nel programma elettorale si dice: "Chiediamo che il costo dei salvataggi non sia sostenuto dai contribuenti. Banche, hedge funds, e grandi creditori privati sono i veri beneficiari di questa politica. Ed è necessario che siano loro a risponderne". Per i paesi iperindebitati sarà necessario un taglio del debito. Le banche dovranno sostenere le perdite autonomamente, "oppure essere stabilizzate a spese dei loro creditori privati". Infine AfD chiede "una immediata interruzione degli acquisti di obbligazioni spazzatura da parte della BCE".

Un Europa di stati sovrani

AfD si difende dall'accusa di essere anti-europeo: "Sosteniamo un'Europa fatta di stati sovrani con un mercato interno. Vogliamo vivere in amicizia e in buon vicinato", scrivono nel loro programma. Tuttavia il partito si batte contro il crescente centralismo europeo. E' "necessario difendere la sovranità fiscale illimitata dei Parlamenti nazionali". "Respingiamo con decisione una Transferunion e uno stato centrale europeo". E piu' avanti si dice: "Faremo in modo che le competenze legislative possano tornare ai Parlamenti nazionali".

Oltre a cio' intendono riformare l'UE al fine di ridurre la burocrazia di Bruessel e promuovere una maggiore trasparenza. Come intendano realizzarla, non è scritto nel programma. Non hanno tuttavia fiducia nel Parlamento EU. "Il Parlamento europeo non è riuscito ad esercitare una funzione di controllo su Brüssel".

Rafforzare la democrazia diretta

Un capitolo a parte del programma è dedicato alla politica dei governi nazionali. AfD chiede di "rispettare pienamente lo stato di diritto". Senza menzionarlo direttamente, si rivolgono in particolar modo alla violazione avvenuta con gli eurosalvataggi - come ad esempio il mancato rispetto della clausola del cosiddetto "no bail-out". 

AfD chiede di "rafforzare la democrazia in Germania". Cio' dovrà essere fatto con piu' iniziative referendarie sul modello svizzero. Inoltre, AfD critica il fatto che i partiti tradizionali siano diventati troppo potenti. "Dovranno essere i cittadini a dare la linea  ai partiti, non il contrario", è scritto sempre nel programma elettorale.

Al congresso fondativo si è discusso anche se i parlamentari al Bundestag potranno avere un reddito aggiuntivo. Alcuni hanno inizialmente proposto un divieto, ma il leader del partito Lucke ha sostenuto che sarebbe stato impossibile escludere un'attività parallela per i i professionisti, gli imprenditori e i lavoratori autonomi. Il punto è stato attenuato. Nel programma elettorale si dice che i parlamentari dovranno "dedicare tutta la loro capacità lavorativa al Parlamento. Il mandato non potrà risentire di altre attività parallele" - e questa posizione puo' essere letta come una frecciata al candidato SPD Peer Steinbrück che a causa delle numerose conferenze ben retribuite in aula è si è visto molto poco.

Semplificazione fiscale

Un punto molto importante per il nuovo partito sono le finanze pubbliche - anche se le spiegazioni sull'argomento sono brevi e senza dettagli. L'Euro tra le altre cose è fallito anche perché nei paesi del sud sono stati fatti troppi debiti e i paesi del nord sono stati chiamati a garantire. Ma anche la Germania ha fatto molti debiti. "Chiediamo di rispettare i limiti all'indebitamento e di ridurre il totale dei debiti", si dice nel programma di AfD. Anche la Germania avrebbe fatto molti piu' debiti di quanto consentito.

I rischi assunti dalla Germania a causa delle politiche di salvataggio dovranno essere presi in considerazione nelle fasi di pianificazione finanziaria, chiede AfD. "Al momento si sta solo gettando polvere negli occhi dei cittadini" - questa frase è diretta a Wolfgang Schäuble, che da sempre sottolinea il fatto che la Germania nei programmi di salvataggio ha dato solamente delle garanzie e che non è stato effettuato alcun trasferimento. Altri politici addirittura sostengono che la Germania stia guadagnando dalle politiche di salvataggio, poiché per i prestiti effettuati il governo incassa degli interessi. Tuttavia i rischi assunti sono cosi' alti che il mercato dei capitali non sarebbe mai stato disposto a concedere tali crediti a quel tasso di interesse.

Al terzo punto AfD propone "una drastica semplificazione del diritto tributario in linea con il modello progressivo di Kirchhof". L'esperto costituzionale Paul Kirchhof, nella campagna elettorale del 2005 in qualità di candidato al Ministero delle finanze della CDU, aveva chiesto una drastica riduzione delle eccezioni fiscali, delle sovvenzioni e delle scappatoie e al loro posto una riduzione delle aliquote  ad un numero minimo di scaglioni. La SPD aveva attaccato questo modello definendolo iniquo. Dove la AfD intenda risparmiare per ridurre i debiti, nel programma elettorale non viene detto.

La famiglia è il nucleo della società

Sulle questioni sociali la AfD propone un programma alquanto conservatore. Chiede una maggiore protezione della famiglia in quanto "nucleo della società". Inoltre promette alle famiglie con molti bambini un maggiore sostegno: "la Germania deve diventare amica dei bambini e delle famiglie". Da dove il denaro dovrebbe arrivare, non lo dice.

No all'immigrazione senza regole

Anche sulla spinosa questione dell'immigrazione AfD ha una sua posizione: nel programma il partito scrive che la Germania "ha bisogno di una immigrazione qualificata e disposta ad integrarsi". Chiede una legge sull'immigrazione secondo il modello canadese. "E' necessario impedire un'immigrazione senza regole all'interno del nostro sistema sociale", si dice piu' avanti.

Questa frase è stata considerata dai media e dai politici rosso-verdi come la prova che AfD è un partito populista di destra. Tuttavia il partito propone un allentamento delle leggi e un miglioramento delle condizioni per la concessione del diritto di asilo: i richiedenti asilo dovrebbero avere la possibilità di lavorare, e cio' dovrebbe appartenere ad un trattamento dignitoso minimo.

Contro la "polizia della lingua"

AfD critica anche le regole della „Political Correctness“. In una prima bozza del manifesto si dice: "respingiamo un imbavagliamento dell'opinione pubblica sotto il pretesto del cosiddetto politicamente corretto". Nel programma finale questa frase è scomparsa. Il leader Lucke tuttavia è convinto che in Germania non esista alcuna limitazione formale della libertà di espressione. Il suo vice, il giornalista Konrad Adam, aveva in precedenza attaccato senza mezzi termini la cosiddetta "polizia linguistica" accusandola di voler mettere a tacere le opinioni impopolari. 


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