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mercoledì 18 settembre 2013

Cosa possiamo aspettarci dalla SPD?

Risponde l'economista tedesca Friederike Spiecker dalle pagine del blog di Heiner Flassbeck: non molto, alla SPD mancano le proposte e le idee per una diversa gestione della crisi Euro. Da flassbeck-economics.de
Nei giorni scorsi Peer Steinbrück è stato intervistato dall'emittente radiofonico Deutschlandfunk. Sulla base di questa intervista voglio analizzare la prospettiva politica che il candidato SPD alla cancelleria puo' offrire. Mi interessano prima di tutto le sue posizioni in materia di politica economica europea, poiché ritengo che il nostro sviluppo economico e quello dei nostri vicini abbiano la priorità assoluta rispetto a tutti gli altri temi. Sebbene il tema Eurocrisi non attiri l'attenzione della massa degli elettori, continuo tuttavia a considerarlo un argomento di primaria importanza.

Non che la politica energetica, l'istruzione oppure le infrastrutture pubbliche del nostro paese non siano importanti, tutt'altro: le evidenti carenze in questi ambiti sono collegate con il malessere europeo. Basta riflettere sul fatto che gli sforzi per il consolidamento del bilancio pubblico seguiti all'introduzione in costituzione di un limite all'indebitamento (Schuldenbremse), hanno condotto ad una bassa domanda e alla riduzione delle importazioni. Ma anche se in questo ambito tornassimo sul sentiero della ragione, ormai non sarebbe piu' possibile arrestare la crisi europea. Anche se in Germania fossero adottate misure efficaci e di lungo periodo nel campo degli investimenti pubblici, sarebbe difficile arrestare la spirale verso il basso causata da una errata politica anticrisi. Per poter cambiare davvero le cose è necessario un approccio completamente diverso e misure conseguenti. E le tracce di questo nuovo approccio le cerco nell'intervista allo sfidante della Cancelliera, Peer Steinbrück.

Ritengo che valga la pena rileggere con attenzione i passaggi importanti di questa intervista. Perché Steinbruck sul tema Eurocrisi dice molte cose giuste; ad es. sul sistema bancario, oppure sulla mancanza di stimoli per la crescita e sulle errate politiche di consolidamento fiscale. Tuttavia è troppo breve quando considera la crisi Euro in prima linea una crisi bancaria, e sostiene di poterne combattere le conseguenze con gli introiti di una tassa sulle transazioni finanziarie. Perché se il gettito fiscale garantito da questa tassa dovesse essere cospicuo, allora significherebbe che gli affari della speculazione, che Peer Steinbrück considera i veri responsabili della crisi, proseguono indisturbati e creano le condizioni per una nuova crisi - un circolo vizioso senza senso. Se invece questa fonte di gettito non fosse poi cosi' significativa, vorrebbe dire che la speculazione continua in un ambito non raggiungibile dal fisco (il peggiore di tutti gli scenari), oppure che ha avuto un effetto proibitivo sulla speculazione fine a se stessa (che dovrebbe essere l'obiettivo piu' evidente di una tale imposta). Quindi: con quali risorse si dovrebbero finanziare gli stimoli alla crescita e i programmi contro la disoccupazione giovanile? 

E qui emerge chiaramente una grave carenza nel pensiero economico della SPD: chi ha introdotto un tetto all'indebitamento in costituzione - non importa se per convinzione oppure per populismo - avrà difficoltà a concepire un impulso economico fatto di domanda pubblica che possa fermare la spirale recessiva. Per questa ragione è in cerca di una fonte per finanziare queste misure. Non ha molto senso far partecipare lo stato in qualità di croupier al casinò dei mercati finanziari, per poi farlo diventare il soccorritore dei danni causati dal casino' stesso. Lo stato dovrebbe chiudere la sala da gioco. Ma questo significa che non potrà poi contare sulle entrate del casino'.

Anche sui temi economici, come sul tema Eurocrisi, dal candidato SPD non possiamo aspettarci molto. Cosi' Peer Steinbrück chiarisce di essere ancora un sostenitore dell'Agenda 2010. Ma si mostra tuttavia disposto a correggerne le conseguenze indesiderate, come ad esempio i bassi salari. Stiamo vedendo la prima luce nell'orizzonte economico della SPD? Letteralmente: "L'intelligenza politica impone di correggere gli sviluppi errati nel mercato del lavoro". Come scusi? Non si tratta forse di saggezza economica? Oppure di una visione matura dei rapporti economici? Non della coscienza sociale? Bene, ognuno avrà la propria idea di cosa sia "l'intelligenza politica" ad es. la responsabilità sociale oppure la lungimiranza. Molti, tuttavia, a pochi giorni dalle elezioni, considerano una simile formulazione come una mera tattica elettorale, e diverranno inevitabilmente piu' sospettosi. 

Molto simile mi sembra la frase che arriva subito dopo: "In questo paese, forse, abbiamo bisogno di tornare all'economia sociale di mercato, e ad una maggiore equità". Forse? No, sicuramente ne abbiamo bisogno, ai miei occhi il forse non ha alcuna ragione di essere li'. E' un'espressione troppo timida, simile a quella che Steinbrück mette nella sua richiesta di una separazione del sistema bancario: "per non spaventare nessuno, non ho intenzione di rivoluzionare il sistema bancario universale tedesco. Potrà continuare ad essere gestito nella sua attuale struttura di holding". Ancora, o c'è un sistema bancario separato, nel quale le banche d'investimento sono separate e non possono accedere ai depositi delle banche ordinare, oppure questo sistema non c'è. A me pare che si stia solo cercando di fare contenti un po' tutti; si vorrebbe "la botte piena e la moglie ubriaca".

Ancora sull'Agenda 2010, che Heiner Flassbeck ed io da molti anni consideriamo la principale causa di erosione salariale in Germania e una delle ragioni della crisi Euro. Se Peer Steinbrück considera il boom dei bassi salari non come una conseguenza diretta dell'Agenda 2010, ma solo un danno collaterale, è il segno evidente di una mancanza di sincerità oppure di una scarsa conoscenza delle relazioni macroeconomiche internazionali.

Non è un rimprovero troppo duro? Durante la campagna elettorale non è forse necessario essere un po' indulgenti, soprattutto quando c'è da interpretare il passato? Beh, non si tratta di fare dell'autoaccusa il metro della credibilità, bensi' di capire che cosa significhi la volontà di Steinbrück di "correggere gli sviluppi sbagliati", e di portare avanti una politica europea diversa. Voglio supporre, anche solo per un momento, che possa capire il ruolo essenziale svolto dai salari nello sviluppo di un'economia e quanto sia sbagliato pensare di aumentare la competitività di un paese attraverso la loro erosione. Allora come è possibile che, interrogato sulla possibile funzione di esempio del presidente francese Hollande, abbia risposto in questo modo: "Hollande fa un'analisi molto dettagliata. Si è dato l'obiettivo di reindustrializzare la Francia. Vuole soprattutto realizzare le riforme del mercato del lavoro, e sta portando avanti in Francia una nuova fase di concertazione sociale...". Si tratta di un'Agenda 2010 reloaded, questa volta pero' in Francia? Con tutte le conseguenze sbagliate, ma questa volta a casa del nostro vicino? Sarebbe questa la gestione della crisi proposta dalla SPD? Dov'è la differenza con il governo tedesco attuale? Che cosa aggiunge lo zuccherino della tassa sulle transazioni finanziarie, ad un cocktail di proposte difficilmente digeribile?

Tutti coloro che nel nostro paese soffrono per le conseguenze economiche dell'Agenda 2010 e hanno compreso il legame economico fra la crisi Euro e quelle riforme, saranno senza dubbio delusi e si allontaneranno dalla SPD: in essa riconosceranno il lupo della politica economica travestito da pecora. Chi dovrebbe esserne sorpreso?

giovedì 28 febbraio 2013

Münchau: Merkel ha perso le elezioni italiane e Steinbrück ancora una volta non ha capito nulla


Wolfgang Münchau su Der Spiegel non ha dubbi: Angela Merkel ha perso le elezioni italiane, la rabbia degli elettori arriverà anche a Madrid e Lisbona e come al solito gli Spiddini non hanno capito nulla. La fine dell'Euro è davvero vicina?
I grandi sconfitti nelle elezioni italiane non sono Mario Monti né Pier Luigi Bersani, ma Angela Merkel: se la crisi Euro è ancora qui, la colpa è solo sua. La sua politica anticrisi ci sta portando verso il disastro.

Angela Merkel è la vera perdente nelle elezioni italiane. Quanto la sua Euro-politica sia sbagliata, nei giorni scorsi è diventato chiaro a tutti. Mi aspetto che questa strada ci porti al disastro.

La sua politica consisteva nel tentare di risolvere la crisi debitoria e di competitività nei paesi del sud Europa con un processo di aggiustamento unilaterale. Grecia, Portogallo, Spagna e Italia, attraverso una politica di austerità garantiscono il rimborso del debito, e spingono verso una politica di riduzione salariale nel settore pubblico che si propaga verso il resto dell'economia. In questo modo si pensava di prendere 2 piccioni con una fava. La speranza era che dopo uno schock breve e acuto, i debiti e i livelli salariali sarebbero tornati in equilibrio. Davvero intelligente, oppure no?

Nei sogni. Né l'economia, né la politica funzionano nel modo in cui ci si immagina in Germania. Economicamente è stata un'analisi molto superficiale, senza considerare le conseguenze devastanti sull'economia complessiva. 

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L'Italia si trova in una recessione che si autoalimenta: le banche non danno credito perché non vedono nessuna ripresa, e la ripresa non arriva perché le banche non danno credito. Le imprese nel frattempo pagano interessi del 10 %. Non c'è da meravigliarsi se non investono e se l'economia si contrae. Poiché il PIL è il denominatore nel livello di indebitamento, questo cresce automaticamente quando l'economia si contrae. Cio' significa che il livello di indebitamento continua a salire, sebbene i debiti non crescano. E' chiamata anche trappola del debito. Non se ne esce senza l'aiuto esterno. E piu' ci si dimena, piu' si scivola in profondità.

L'Italia interromperà la politica di austerità

Le conseguenze politiche le abbiamo vissute in diretta questa settimana. Beppe Grillo con il suo movimento anti-Euro oggi è il piu' grande partito del paese. Insieme a Silvio Berlusconi ha condotto e vinto una campagna contro l'Euro e contro Merkel. Non importa quello che succederà politicamente, l'Italia arresterà la sua politica di austerità. Come potrebbe andare diversamente da un punto vista politico? In questo modo viene meno per l'Italia la possibilità di trovare protezione sotto il fondo di salvataggio. Perché l'ESM come condizione imporrebbe ulteriori risparmi. Se in quel momento si dovesse andare alle elezioni, il "Movimento 5 Stelle" di Grillo avrebbe allora la maggioranza assoluta.

Mario Monti è la figura piu' tragica nel dopo elezioni. Il suo errore piu' grande è stato l'accettazione in  maniera acritica delle politiche merkeliane. Avrebbe dovuto insistere su un fondo comune europeo per il rimborso del debito e su di una europeizzazione completa delle banche, compresi i debiti pregressi. E avrebbe dovuto minacciare: in caso diverso, l'Italia è pronta a lasciare l'Euro. Merkel tuttavia sapeva che l'ex commissario europeo, al contrario di Berlusconi, non sarebbe mai andato tanto lontano. E cosi' è stata capace di imporsi tatticamente. Ma non è stata capace di risolvere il problema della crisi. Al contrario.

La rabbia della folla presto toccherà anche il Portogallo e la Spagna.

Da un punto di vista economico il problema italiano puo' essere compreso attraverso un confronto con il Gold standard durante la grande depressione. L'Euro oggi ha il ruolo che allora aveva l'oro, quello di un tasso di cambio fisso. Anche allora gli economisti conservatori sostenevano che i paesi nel gold standard si sarebbero riallineati attraverso aggiustamenti nell'economia reale - al posto dei tassi di cambio, sostituiti da un aggancio permanente all'oro. L'unica via di uscita dalla grande depressione fu l'abbandono del sistema basato sull'oro. In America avvenne nel 1933, in Francia rimase fino al 1936 - con conseguenze economiche disastrose.

Io credo che in Europa avremo un percorso simile. Per mantenere l'Euro sono necessari trasferimenti e aggiustamenti su entrambi i lati, per i quali sia nel sud che nel nord Europa non c'è la maggioranza necessaria. Le politiche di austerità costituivano l'ultima possibilità in questo senso. La rabbia del popolo ha raggiunto l'Italia, e presto o tardi toccherà anche la Spagna e il Portogallo. Anche in Francia ci sono segnali in questa direzione. I greci in questo momento sono un po' storditi, ma anche li' la strategia dell'aggiustamento non sta funzionando politicamente - nemmeno dopo sei anni di recessione.

Merkel  in Germania potrà essere salvata politicamente solo dall'incapacità dei suoi avversari politici di smascherare questa strategia. Del resto sono molto impegnati a sprecare il loro capitale politico nella relativamente poco importante questione degli aiuti finanziari a Cipro.

La dichiarazione poco diplomatica di Peer Steinbrück sui due clown italiani distrae dal fatto che il vero problema non sono Grillo e Berlusconi, piuttosto la sua avversaria politica. Steinbrück aveva la possibilità di attaccarla politicamente e invece fa un altro passo falso che lo allontana dalla questione centrale. La sola consolazione è che Merkel dovrà farsi carico delle conseguenze di una crisi che lei stessa ha creato. La combinazione delle sue politiche e del risultato elettorale italiano hanno drasticamente aumentato le possibilità di un crollo dell'Euro. 

domenica 13 gennaio 2013

Steinbrück sulla crisi Euro


Peer Steinbrück, candidato SPD alla cancelleria, al minimo nei sondaggi, torna ad incalzare Merkel e la CDU sul tema dei salvataggi Euro e della solidarietà continentale, il solo tema su cui puo' sperare di scalfire l'immagine di leader affidabile e vincente che la cancelliera è riuscita a costruire. Da SPD.de e Welt.de
Il punto di vista sulla crisi Euro del candidato SPD alla Cancelleria: la crisi di debito è diventata molto costosa e ha distrutto la fiducia. Steinbrück avverte: la coesione sociale in Europa potrebbe venire meno. Particolarmente pericolosa è la disoccupazione giovanile nei paesi in crisi Spagna, Grecia, Italia o Portogallo.

Il 30 gennaio 2010 "Die Welt" aveva commentato: "Condannati all'aiuto". E con cio' si riferiva alla comunità degli stati europei, non da ultimo al governo federale, in riferimento alla Grecia.

Da allora sono passati oltre 1000 giorni, quasi 3 anni. Sono stati anni turbolenti per l'Europa e la moneta unica. Abbiamo assistito a decine di vertici europei, diverse sedute notturne e visto i risultati raggiunti con i salvataggi. La "crisi Euro" ci ha tenuto costantemente compagnia. La speranza di inizio 2013, che il peggio possa essere già alle spalle, è tuttavia prematura.

Il proseguimento della crisi internazionale e finanziaria in Europa, durante la quale per diversi paesi membri è stato difficile avere accesso al mercato dei capitali a condizioni sostenibili, ha diverse cause.

In primo luogo, in alcuni paesi l'eccessivo indebitamento ha fatto dubitare gli investitori sul merito di credito degli stati. Anche se questo nuovo debito è in gran parte conseguenza della stabilizzazione bancaria e dei programmi congiunturali seguiti alla crisi finanziaria ed economica.

In secondo luogo, l'Unione monetaria fino al 2009 con gli strumenti di cui disponeva non è stata in condizione di riconoscere e correggere gli sviluppi economici sbagliati -  le divergenze di competitività in Europa. Se l'Unione monetaria prima che la crisi iniziasse, avesse avuto a disposizione degli indicatori, gli squilibri fra gli stati Euro sarebbero stati riconosciuti come un problema in una fase ancora precoce.

Banche in difficoltà anche per il 2013.

La terza e a lungo sottovalutata causa della crisi sono le banche in difficoltà e  un settore bancario europeo non ancora consolidato. Le banche sistemiche europee sono riuscite senza eccezioni a farsi salvare dagli stati. In questo modo hanno aperto dei canali di infezione verso il bilancio pubblico, fatto che ha alimentato ogni volta la spirale della crisi.

Le 2 cause della crisi sopra menzionate anche nel 2013 resteranno sull'agenda dei problemi da risolvere. E ci danno la dimensione sociale e politica di questa crisi, che ha costi molto maggiori rispetto ai salvataggi. Costa fiducia, la munizione piu' importante della politica, perchè i cittadini non credono piu' che i costi della crisi saranno suddivisi equamente.

E questa crisi costerà anche ai tedeschi del denaro. Il governo federale ha considerato questo punto un tabu', offuscato e nascosto per troppo tempo. Dalla dichiarazione "Nemmeno un centesimo per la Grecia" di inizio 2010, i costi potenziali per la Germania in caso di insolvenza della Grecia hanno raggiunto i 79 miliardi di Euro.

Nel caso peggiore saranno 1.2 trilioni di Euro

I rischi complessivi assunti con le politiche di salvataggio sono ancora piu' grandi: 211 miliardi di Euro per l'EFSF, 190 miliardi di Euro per l'ESM e 750 miliardi di crediti Target della Bundesbank. A questi si aggiungono i 57 miliardi di Euro come quota della Bundesbank nella BCE e gli acquisti di titoli già effettuati da parte della BCE. Insieme sono circa 1.2 trilioni di Euro. Questo è quanto accadrebbe nel caso peggiore. Senza dubbio la Germania già da tempo si trova in una Unione di Garanzie (Haftungsunion).

Il governo dovrà prima o poi finirla di fare la danza del velo su questa verità. Presto arriveranno nuovi oneri a gravare sul bilancio federale: da un nuovo taglio del debito in Grecia e dalla ricapitalizzazione delle banche tramite il fondo ESM garantito dal denaro dei contribuenti.

La strategia del comprare tempo con molto denaro non ha funzionato. E sebbene la Germania sia ancora un'isola di felicità, la situazione economica in Europa è peggiorata, non certo migliorata. Le prospettive di crescita per il 2013 sono tutt'altro che rosee, e questo riguarda anche la Germania. Le cause sono evidenti: aver concentrato l'intera gestione della crisi sul consolidamento dei bilanci pubblici, ha portato ad una somministrazione eccessiva della medicina delle riforme.

Poca concretezza

Certo, l'inasprimento del Patto di Stabilità e Crescita e il suo completamento con il Fiskalpakt sono stati passi giusti e importanti. Gli squilibri nelle politiche di gestione della crisi nascono dai timidi tentativi, accanto agli sforzi per migliorare il contesto macroeconomico in Europa, fatti per gestire le conseguenze sociali del consolidamento.

Si è fatto troppo poco per migliorare la coordinazione delle politiche economiche fra i paesi membri dell'Unione monetaria. C'è stata una lunga serie di decisioni e accordi, piu' patti per la crescita, una strategia EU 2020 e un patto Euro-Plus: ma di cio' molto poco viene concretamente portato avanti, per non parlare della coordinazione necessaria affinché gli impulsi economici per aumentare l'occupazione possano avere effetto. Si distruggono le speranze, mentre da un'altra parte le regole per la riduzione del debito si applicano con durezza. 

Quello che all'Europa manca, anche dopo il vertice del Consiglio Europeo in dicembre, è un coordinamento coerente e vincolante delle politiche economiche, fiscali e sociali con un chiaro obiettivo di crescita e benessere. Cio' che è stato raggiunto è troppo poco, e con notevoli costi per la società. 

I giovani perdono la speranza

La situazione dei paesi in crisi Spagna, Grecia, Italia o Portogallo non è migliorata, al contrario da 3 anni continua a peggiorare. Nel frattempo in tutta Europa abbiamo a che fare con una generazione considerata perduta e che al momento non crede piu' nell'Europa.

Molti giovani Greci, Spagnoli, Portoghesi o Italiani sono altamente qualificati. Ma hanno perso la speranza in un futuro migliore e la fiducia nelle istituzioni democratiche dei loro paesi. L'Europa ai loro occhi non è una prospettiva, piuttosto la causa dei problemi. 

Cio' è fatale, e i numeri sono scioccanti. La disoccupazione giovanile nell'area Euro è del 23 %. Sono oltre 8 milioni di giovani disoccupati. Prima dell'inizio della crisi nel 2007 in nessun paese si superava il 25%.

Oggi in 7 paesi è superiore al 25%, in 4 paesi superiore al 30% e in 2 paesi sopra il 50% - in Grecia e Spagna. Secondo uno studio di Ernst&Young nel 2013 ci saranno in Europa oltre 20 milioni di disoccupati, 4 milioni in piu' del 2010. Cosa possono significare questi numeri per la sostanza democratica dell'Europa, e per la sua capacità di attrazione è facile da calcolare.

Sarà sempre piu chiaro - e questo è il punto centrale del dilemma - che concentrarsi solamente sugli aridi dati dei bilanci pubblici non farà terminare la crisi. Lo squilibrio nella gestione della crisi deve essere superato, perchè i danni per la democrazia e la pace sociale  in Europa sono già immensi. 

Svanisce la coesione sociale

Nel corso del necessario processo di riduzione dei debiti abbiamo a che fare con un calo della coesione sociale, che raggiunge le fondamenta stesse del progetto europeo. La politica si trova in una crisi di legittimazione quando duri tagli e cure obbligate peggiorano le condizioni di vita di milioni di individui. Mentre le banche, allo stesso tempo, stanno beneficiando di una garanzia implicita dello stato a spese del contribuente.

Soprattutto in Grecia la situazione diventa sempre piu drammatica: l'economia greca è in recessione dal 2009 e anche per l'anno in corso le previsioni sono pessimistiche e indicano una recessione del 6.5%.

Il cappio al collo dell'economia greca è sempre piu' stretto e non sembra esserci alcuna via di uscita. E tutto questo nonostante la popolazione stia già soffrendo enormemente: se i risparmi fatti in Grecia fossero stati applicati nelle stesse proporzioni in Germania, avremmo avuto tagli per oltre 150 miliardi di Euro, piu' di un terzo del bilancio federale.

L'arroganza tedesca nei confronti della popolazione greca non è opportuna. Anche perchè il governo federale tedesco negli ultimi 3 anni ha fatto 100 miliardi di nuovo debito.

Depressione causata da un'austerità unilaterale

Le politiche di austerità hanno spinto la Grecia in una depressione sociale. E questo è pericoloso. Il tasso di suicidio in Grecia negli ultimi 3 anni è raddoppiato. Le donne incinte vagano da un ospedale all'altro alla ricerca di qualcuno che senza assicurazione sociale, che non possono piu' permettersi, possa aiutarle a far nascere i loro figli.

Chi va in ospedale deve portarsi la biancheria da casa e da poco i dottori garantiscono le cure solo in cambio di denaro contante. Mancano apparecchiature mediche come in un paese in via di sviluppo, e la commissione EU mette in guardia sulle condizioni igieniche degli ospedali e dal pericolo di infezioni. 

Queste storie chiariscono che una intera società si trova in un trauma collettivo e che il collante sociale sta scomparendo. Le forze di destra radicale nei sondaggi sono al 12%, la terza forza politica. La Grecia è il primo paese che i profughi raggiungono dall'Africa o dal medio oriente.

Amnesty International ipotizza che nelle strade di Atene si trovino fino a 100.000 profughi immigrati irregolari. Le condizioni di accoglienza nei centri per i profughi in Grecia sono miserabili, tanto che dal 2011 il governo federale tedesco non spedisce piu' indietro i rifugiati. La rete di sicurezza sociale in Grecia è crollata e non esiste piu' una comunità solidale.

In equilibrio e insieme

Politicamente non si deve  mai essere ciechi verso la coesione sociale - non solo in Germania ma anche in Europa. La politica economica è anche una politica sociale, e pertanto la gestione della crisi deve tenere in considerazione l'insieme: un modello europeo di benessere, buon vicinato e la qualità di una civilizzazione che nel mondo è irraggiungibile. Niente di meno di cio'.

Il superamento della crisi e dei suoi enormi costi, in Europa come in Germania, potrà avere successo solo con l'unione delle forze, una strategia coerente e la convinzione che tutto questo sforzo valga la pena. Per far tornare l'Europa in equilibrio è necessario che tutti lavorino insieme. I nostri vicini europei si augurano una Germania forte.

Ma sono in molti ad avere qualcosa contro una Germania forte che con il suo peso economico e con il suo influsso politico guida verso decisioni con cui gli altri paesi piu' deboli non possono convivere. C'è bisogno piuttosto di una Germania che usi la sua forza economica e la sua responsabilità europea per avere un continente solidale. E questo in ultima istanza è nell'interesse nazionale, poiché alla nostra economia trainata dall'export e ai suoi posti di lavoro potrà andare bene solo fino a quando i nostri vicini saranno in buone condizioni.

E' la dimensione sociale della crisi che nella politica tedesca è stata sottovalutata. Chi non sa dove vuole andare con l'Europa e la sua società, chi non ha un'idea di un un'Europa sociale e pacifica non puo' fare un racconto della sua politica. Non la puo' spiegare e percio si concentra solo sulle nude cifre. E questo per l'Europa è troppo poco. 

Peer Steinbrück

mercoledì 24 ottobre 2012

Campagna elettorale senza Euro?


E' iniziata la campagna elettorale, la maggioranza abbassa i toni, e nessuno parla piu' di un'uscita di Atene dall'Euro, tema popolarissimo fino a qualche settimana fa. La cancelliera per vincere le elezioni ha bisogno di una tregua fino a settembre 2013. Un'analisi sui temi della prossima campagna elettorale da FAZ.NET.
La crisi Euro durerà ancora a lungo, e nient'altro rende i cittadini piu' incerti. Per questo i partiti vogliono evitare ogni scontro sull'argomento. Inizia una insolita campagna elettorale.

E' stato un duello? Era già campagna elettorale? Anche Carstend Linnemann non lo sa. Il giovane deputato CDU ha appena finito di ascoltare il dibattito al Bundestag, il primo da quando la SPD ha indicato il suo candidato alla cancelleria. Ma giovedì scorso per fortuna non si è votato. Linnemann non ha dovuto decidere fra il suo scetticismo verso i salvataggi Euro e la lealtà al partito. Ha votato per i primi aiuti alla Grecia nel 2010, ma da allora su tutti gli ulteriori pacchetti di salvataggio ha votato no.

La cancelliera non ha tuttavia impressionato Linnemann. E' stata chiara come mai fino ad ora e si è pronunciata per la permanenza della Grecia nell'Unione monetaria: "nell'interesse della Grecia, dell'Eurozona e dell'Unione Europea intera". Ha parlato di "una nuovo livello di cooperazione in politica economica all'interno dell'Eurozona". Peer Steinbrück non l'ha contraddetta sui punti piu' importanti. In sostanza il candidato SPD ha criticato solo il momento in cui è arrivata l'ammissione: "avrebbe potuto fare questo discorso e questa descrizione dell'Europa 2 anni fa", ha detto.

Inizia una campagna elettorale curiosa.

Il presidente del gruppo SPD Frank-Walter Steinmeier l'ha detto ancora piu' chiaramente. In quasi ogni paese europeo, le opposizioni cercano "di cavalcare lo scetticismo verso le attuali misure di salvataggio, per poterlo trasformare in un atteggiamento di sfiducia verso l'Europa" dichiara alla FAZ. "La SPD ha resistito a questa tentazione". "La dicussione sugli strumenti non deve suscitare irritazione nei confronti del sentimento tedesco di amicizia verso l'Europa". 

Così quasi ad un anno dalle elezioni federali, inizia una curiosa campagna elettorale. La crisi Euro è sicuramente il tema dominante, ma nessuno fra i maggiori partiti ha intenzione di fare la guerra sull'argomento.

Fino alla Linke sono tutti d'accordo: la cancelliera è la grande domatrice nel circo dei vertici europei, e su questo punto è inattaccabile. Dà l'impressione che tutto sia sotto controllo. Ai sostenitori dell'integrazione europea regala dichiarazioni appassionate sulla coesione del continente, agli scettici verso la politica dei salvataggi si presenta come la signora d'acciaio capace di imporre ai paesi in crisi la sua volontà di riforme. "L'Euro è per Merkel la questione chiave, la prova della sua capacità di leadership", sostiene l'esperto di comunicazione politica Michael Spreng, "Sarebbe attaccabile, solo se con la sua politica europea causasse un disastro".

Sulla questione Euro gli elettori sono molto incerti

Merkel in questo modo cerca di dare risposte ad una popolazione che sulla questione Euro è molto divisa. Da un lato le misure di salvataggio ora come prima suscitano grande scetticismo. Nel barometro politico della ZDF di settembre, il 62% degli intervistati si è dichiarto contrario al fondo ESM, nel Deutschlandtrend della ARD il 50 % degli intervistati criticava l'acquisto di titoli pubblici di stato da parte della BCE. Tutti i sondaggi mostrano una chiara maggioranza contraria al trasferimento di ulteriori competenze a livello europeo.

Non c'è da stupirsi se la cancelliera rimanda al dopo elezioni le decisioni su una ulteriore messa in comune dei debiti. Il Fikalpakt, che prevede un tale trasferimento di competenze, ha ricevuto nel sondaccio ZDF un'approvazione del 78% - perché dovrebbe costringere i paesi indebitati ad una maggiore disciplina.

Un dilemma

Dall'altra parte c'è una maggioranza secondo la quale il governo federale dovrebbe fare il possibile per salvare l'Euro. Compresa la permanenza della Grecia nell'Unione monetaria: nell'attuale barometro politico il 46% degli intervistati è a favore, il 45% è contrario. In agosto il rapporto era di 31 a 61%. Dopo un picco di euroscetticismo intorno al periodo sul voto dell'ESM, in questa fase una piccola minoranza del 21% ritiene che l'Unione Europea abbia solo svantaggi per la Germania.

Questo si riflette anche nella casella di posta del deputato Linnemann, che la scorsa estate era piena di messaggi di protesta contro il piano di salvataggio. "Non ricevo piu' valanghe di messaggi", ci dice. "Naturalmente i cittadini non fanno applausi. Si sentono molto insicuri". Per questa ragione nella campagna elettorale la domanda piu' importante è: "In una situazione che non si riesce a comprendere, in chi si può avere fiducia?". E su questo punto, anche il deputato ribelle che giudica con scetticismo la politica del governo, individua la carta vincente della cancelliera.

E la SPD? Non ha nessun interesse ad una campagna elettorale sull'Europa, per il motivo opposto: sa bene che non potrà raggiungere e superare la cancelliera - se non altro perchè Steinbrück non può ottenere un effetto mediatico partecipando ai vertici europei. Per questo  il candidato SPD non ha iniziato la sua campagna con dei nuovi programmi di salvataggio o dei piani per una maggiore integrazione, piuttosto attaccando le banche. La richiesta di maggiori imposte, il salario minimo e un'assicurazione contro la povertà in vecchiaia dettano il tono: la SPD cerca il confronto sulle questioni della disuguaglianza sociale, non sulla politica europea.

Ancora piu' pacata sull'argomento è diventata la FDP. Il leader del partito Philipp Rösler di tanto in tanto si fa sentire con il suo scetticismo sulla Grecia. Il capogruppo FDP Rainer Brüderle, sempre piu' probabile successore di Rösler, ha detto che un allungamento dei tempi per Atene appare sensato - "soprattutto se in questo modo fosse possibile ottenere un miglior risultato".

Anche su possibili ulteriori voti europei al Bundestag, la coalizione zoppicante potrebbe resistere con sorprendente disinvoltura. Sicuramente sarà molto difficile trovare una propria maggioranza per ulteriori aiuti alla Grecia. Per questa ragione si sta già cercando una soluzione pacchetto: che cosa accadrebbe, se insieme alla Grecia contemporaneamente si votasse anche per gli aiuti alla Spagna, a Cipro o anche Slovenia, per la quale gli abituali euroscettici bavaresi invece hanno una forte simpatia? O se invece una nuova votazione parlamentare sulla Grecia potesse essere ritardata di un anno? Fino alle elezioni federali del settembre 2013 basterà il denaro del secondo pacchetto di aiuti, che ufficialmente dovrebbe essere valido fino al 2014 - anche se i pagamenti fossero piu' alti del previsto.

Nessuna prospettiva di successo per un partito euroscettico.

Ad una rottura della coalizione su questo tema non crede affatto Peter Radusnki, per molti anni manager delle campagne elettorali CDU e ora senior advisor presso l'agenzia MSL: "Per la FDP sarebbe un suicidio per paura di morire", ci dice. Sicuramente in Germania per un partito euroscettico ci sarebbe un potenziale elettorale dal 6 all'8%, ma al momento non è possibile individuare una tale formazione con prospettive di successo. "Solo una piccola minoranza al momento è euroscettica, e per questa ragione non vota CDU", ci dice. Fino alle elezioni Merkel cercherà di barcamenarsi con lo status quo. "Il pericolo è che arrivi ad un punto in cui non può piu' andare avanti". Come nel 2010, quando la crisi greca ebbe una escalation pochi giorni prima delle elezioni in Nordrhein-Westfalen.

Ma se non si arrivasse a tanto, la CDU può solo felicitarsi per qualche critica. Quando il segretario generale Hermann Gröhe ha visitato il partito fratello bavarese (CSU), un ospite gli si è avvicinato. Era un medico e voleva consigliare alla cancelliera di dormire un po' di piu'. Prima di iniziare i lunghi vertici europei sulla crisi, la cancelliera non sembrerebbe in ottima forma. Gröhe sembrava soddisfatto. La cancelliera che si ammazza di lavoro giorno e notte per l'Europa: è proprio questa l'immagine che in campagna elettorale vuole trasmettere.