Visualizzazione post con etichetta gastarbeiter. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta gastarbeiter. Mostra tutti i post

domenica 5 agosto 2018

Il nuovo esperimento migratorio tedesco

L'economia tedesca ha fame di manodopera a basso costo non particolarmente qualificata e allora il governo si fa dettare dalle associazioni dei datori di lavoro una nuova legge sull'immigrazione fatta apposta per portare in Germania un'altra ondata di Gastarbeiter. Invece di rendere i posti di lavoro piu' attraenti aumentando lo stipendio e riducendo il carico di lavoro gli industriali e il governo preferiscono reclutare da tutto il mondo forza lavoro altamente ricattabile. Il modello per il futuro saranno le leggi per l'immigrazione dai Balcani occidentali. Ne parla die Welt


La domanda della Bundesagentur für Arbeit (BA) è molto diretta: "Stai pensando di costruirti un futuro in Germania?". Cosi' è scritto su di un sito web rivolto ai cittadini dei Balcani occidentali. C'è anche il riferimento al fatto che le domande di asilo provenienti da questi paesi "praticamente non hanno nessuna possibilità di successo". Ma c'è una controproposta: le persone interessate possono provare a venire in Germania attraverso il cosiddetto regolamento per i Balcani occidentali. Per farlo c'è bisogno di solo 2 cose: un contratto di lavoro e un visto.

Questo regolamento in vigore dal 2016 è un esperimento di politica migratoria: al culmine della crisi dei rifugiati il governo federale ha allentato le norme per i lavoratori migranti provenienti da Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia. Da allora in Germania possono fare quasi tutti i lavori, di ostacoli ce ne sono pochi. La BA deve tuttavia prima verificare se per la stessa posizione si è candidato anche un tedesco. Inoltre dal regolamento sono escluse le persone che nei 2 anni precedenti hanno fatto domanda di asilo. L'obiettivo dell'esperimento: frenare la migrazione irregolare da questi paesi e alleggerire il peso per il sistema di asilo tedesco.

Pare che abbia funzionato, perché il governo federale ne sta attualmente considerando l'estensione. Il regolamento per i Balcani occidentali potrebbe essere il "prototipo per accordi con altri paesi", ha affermato la cancelliera Angela Merkel (CDU) nella sua conferenza stampa estiva a metà luglio. Di quali paesi dovrebbe trattarsi tuttavia non lo ha detto. Ma ad essere presi in considerazione sono soprattutto quelli dell'Africa occidentale. Dopotutto da questi paesi un numero molto elevato di persone vorrebbe raggiungere l'Europa. Ma il regolamento per i Balcani occidentali è adatto come modello? Quali sono le sfide?

In effetti il numero dei richiedenti asilo provenienti dai Balcani occidentali dopo l'introduzione del regolamento è diminuito drasticamente: dai 141.000 del 2015 ai 20.000 dello scorso anno. Diversi fattori sono responsabili: nel frattempo questi paesi sono stati riclassificati come paesi di origine sicuri. Oppure sono state le campagne informative in luogo con le quali il governo federale mette in guardia dalla bassa probabilità di successo di una domanda di asilo.

Ma la migrazione nell'ambito del regolamento per i Balcani occidentali ha funzionato anche come una valvola. Solo lo scorso anno oltre 25.000 Gastarbeiter provenienti dai paesi della regione hanno ottenuto un visto per la Germania. L'interesse principale è stato per le costruzioni, l'ospitalità e la sanità. Si tratta di settori che soffrono in maniera particolare per la mancanza di personale.

"Il regolamento per i Balcani occidentali ha aiutato il settore delle costruzioni" afferma Felix Pakleppa, presidente della Zentralverband Deutsches Baugewerbe (ZDB). "Siamo molto soddisfatti" con le qualifiche e l'impegno dei lavoratori. Cose simili si possono ascoltare anche dall'Associazione tedesca degli hotel e dei ristoranti (Dehoga). "E' naturale" che le imprese del settore ricorrano al regolamento per i Balcani occidentali, racconta Ingrid Hartges, presidente dell'Associazione federale Dehoga. Per l'associazione il modello è il prototipo per una nuova legge sull'immigrazione di lavoratori qualificati: "l'orientamento verso un contratto di lavoro concreto e controllabile presenta dei vantaggi rispetto ad un sistema a punti astratto".

Cresce la pressione sui lavoratori poco qualificati

Stephan Thomae, leader del gruppo parlamentare della FDP al Bundestag accoglie con favore il modello: il regolamento per i Balcani occidentali è uno "strumento adeguato per facilitare la migrazione legata al mercato del lavoro e allo stesso tempo limitare l'accumularsi delle domande di asilo". Matthias Lücke, esperto di migrazione presso l'Institut für Weltwirtschaft (IfW) è piu' prudente nella sua valutazione del regolamento. Anche lui ritiene che l'apertura del mercato del lavoro possa essere uno strumento per limitare l'immigrazione irregolare. E' tuttavia necessario monitorarne "l'impatto sul mercato del lavoro e i possibili abusi".

Lücke sottolinea che i lavoratori poco qualificati già in Germania potrebbero subire una certa pressione. In considerazione dell'attuale congiuntura economica 20.000 visti di lavoro non sono un problema. Se dovessero essere molti di piu' bisognerebbe allora verificare se c'è un impatto negativo sulle persone con qualifiche professionali simili. E Lücke ci vede un altro problema. I Gastarbeiter sono estremamente dipendenti dal datore di lavoro, afferma il ricercatore. Avrebbero paura di essere espulsi nel caso in cui dovessero perdere il loro lavoro. "Le possibilità di abuso sono evidenti".

A cio' si aggiunge quanto racconta Dragana Bubulj del centro di consulenza del sindacato confederale tedesco di Mannheim „Faire Mobilität“. Ogni mese si presentano da noi dalle 3 alle 5 persone arrivate in Germania nell'ambito del regolamento dei Balcani Occidentali. "Ci segnalano problemi con l'alloggio e gli alti canoni di locazione, oppure ci raccontano che devono lavorare oltre 10 ore al giorno e fare straordinari che non vengono pagati". Spesso in busta paga si ritrovano delle detrazioni ingiustificate.

Bubulj ci parla di un caso estremo in cui la BA ha dato all'imprenditore istruzioni precise concernenti l'orario di lavoro e l'ammontare della retribuzione: "il datore di lavoro semplicemente non vi si era attenuto e aveva registrato il contratto come un mini-job". Il Gastarbeiter percepiva 450 euro al mese - per un lavoro a tempo pieno.

Non esiste una statistica sui casi di abuso. La Bundesagentur für Arbeit comunica che fino ad ora ci sono stati solo singoli rapporti di lavoro con caratteristiche discutibili. La BA raccoglie regolarmente i dati presso le aziende che impiegano un lavoratore nel quadro del regolamento dei Balcani occidentali. Tuttavia cio' avviene solo per scritto.

C'è anche un altro problema fondamentale concernente l'attuazione del regolamento dei Balcani occidentali: non tutti i migranti che hanno un contratto di lavoro con un'azienda tedesca ce la fanno ad arrivare in Germania. Le ambasciate tedesche sono piu' che sovraccarche con il trattamento delle domande di visto. Il tempo di attesa per un appuntamento arriva fino ad un anno.

Per l'economia questo è il vero punto debole del sistema. E' soprattutto l'occupazione stagionale a soffrirne, afferma Ingrid Hartges dell'Associazione federale Dehoga. "Se il visto e il permesso di lavoro sono disponibili solo durante o verso la fine della stagione, non sarà piu' possibile un impiego ragionevole della forza lavoro".

Anche il governo federale ritiene necessaria una riforma. Si cerca di ridurre i tempi di attesa aumentando il personale nelle ambasciate e nei consolati, è scritto in una recente risposta del governo ad una interrogazione parlamentare della Linke. I locali disponibili presso gli uffici per il rilascio dei visti sono già "pienamente utilizzati". A Pristina, la capitale del Kosovo, è in programma la locazione di un ulteriore edificio.

Se l'espansione nel lungo periodo valga la pena, è tuttavia discutibile. Per il momento la scadenza del regolamento dei Balcani occidentali è prevista per il 2020.

domenica 24 novembre 2013

Il boom degli italiani in Germania

I dati appena pubblicati dallo Statistisches Bundesamtes confermano quello che sapevamo già: è in corso un boom di emigrazione italiana in Germania. Nei primi 6 mesi del 2013 gli arrivi dal nostro paese sono cresciuti di oltre il 40%. Da destatis.de
Nella prima metà del 2013 secondo i dati dello Statistisches Bundesamtes (Destatis) circa 550.000 persone si sono trasferite in Germania. Sono 55.00 arrivi in piu' rispetto ai primi mesi del 2012 (+11%). Per il terzo semestre consecutivo c'è stato un aumento in doppia cifra del tasso di immigrazione. Allo stesso tempo nella prima meta del 2013 circa 349.000 persone hanno lasciato la Germania (+10%). Nel complesso il saldo migratorio è passato da + 182.000  a + 206.000  (+13%), come negli anni precedenti il saldo è rimasto ad un livello elevato.

Fra tutti gli arrivati nella prima metà del 2013, circa 501.000 persone avevano una cittadinanza straniera, pari a 54.000 persone (+12%) in piu' rispetto alla prima metà del 2012. Il numero di arrivi di tedeschi, con circa 54.000 rientri, è rimasto sui livelli dell'anno precedente.

La maggior parte dei nuovi arrivati stranieri proviene dai paesi dell'Unione europea (UE): il numero degli arrivi è salito a 334.000, un aumento del 9%. La maggior parte degli immigrati stranieri, come negli anni passati, arriva dalla Polonia (93.000), seguiti dalla Romania (67.000) e dalla Bulgaria (29.000). Come è già accaduto nella prima metà del 2012 è crescituo il numero di arrivi dai paesi UE colpiti dalla crisi finanziaria ed economica: dalla Spagna gli arrivi sono saliti del 39%, dal Portogallo del 26% e dall'Italia del 41%. Gli arrivi dalla Grecia sono invece scesi del 4.5 % rispetto all'anno precedente.

Fra gli stati europei che non appartengono all'UE l'immigrazione è aumentata del 21 %, dall'Africa del 38%, dall'America del 2% e dall'Asia del 14%. Particolarmente forte è stata la crescita di stranieri in arrivo dalla Siria (+178% a 6.000 arrivi), dalla Federazione Russa (+127% a 16.000 arrivi), dalla Libia (+219% a 2.000 arrivi) e dalla  Somalia (+143% a 1.000 arrivi).

Primi 20 paesi per numero di arrivi Arrivi
Prima metà 2013 Differenza prima metà 2012 Vs. prima metà 2013
Totale di cui Totale di cui Totale di cui
Stranieri stranieri stranieri
Numero %
Totale 555 169 501 026 54 574 54 064 10,9 12,1
Di cui:
Polen 96 537 92 943 4 137 4 151 4,5 4,7
Rumänien 67 327 66 904 7 450 7 391 12,4 12,4
Bulgarien 29 375 29 202 406 395 1,4 1,4
Italien 27 895 26 494 7 751 7 647 38,5 40,6
Ungarn 26 991 26 577 1 576 1 549 6,2 6,2
Spanien 19 057 15 483 4 389 4 354 29,9 39,1
Russische Föderation 17 044 15 812 8 718 8 842 104,7 126,9
Griechenland 15 718 15 120 – 859 – 718 – 5,2 – 4,5
Vereinigte Staaten, auch USA 13 906 9 455 219 444 1,6 4,9
Türkei 12 508 10 725 – 1 601 – 1 848 – 11,3 – 14,7
Frankreich 9 600 6 892 343 335 3,7 5,1
Serbien 9 436 9 315 1 640 1 626 21,0 21,1
Indien 8 789 8 287 586 536 7,1 6,9
Schweiz 8 370 2 681 307 107 3,8 4,2
Österreich 8 328 5 109 – 210 – 177 – 2,5 – 3,3
Vereinigtes Königreich 8 081 5 214 1 38 0,0 0,7
China 7 859 6 779 – 139 – 100 – 1,7 – 1,5
Portugal 7 612 7 272 1 456 1 496 23,7 25,9
Kroatien 7 164 7 026 645 650 9,9 10,2
Slowakei 7 111 7 011 287 252 4,2 3,7

lunedì 18 febbraio 2013

Dov'è finita l'economia sociale di mercato?

"Ausgeliefert!" - L'inchiesta di ARD documenta le condizioni dei lavoratori interinali nei magazzini Amazon.de. Migliaia di migranti europei provenienti dai paesi in crisi lavorano sotto la minaccia di un licenziamento immediato e controllati da una security di estrema destra. Dov'è finita l'economia sociale di mercato? La politica cosa puo' fare?  Da FAZ.net
Mercoledi sera ARD ha raccontato una storia toccante sui lavoratori interinali del gigante internet Amazon.de. Un modello di business basato sull'intimidazione e il sospetto.

Che cosa succede quando in un sistema tutti hanno degli svantaggi ed è solo una parte ad avere dei vantaggi? Dovrebbe restare com'è, oppure essere cambiato? Sembrerebbe una domanda abbastanza facile. Come è possibile allora che un'azienda come Amazon sia l'unica ad avere benefici dalle regole in vigore, senza che nessuno faccia nulla? Perché le cose vanno in questo modo, non è stato possibile capirlo neanche dalla trasmissione di mercoledi' sera della ARD. E cio' non dipende dal rifiuto della società di rispondere alle domande - in questo caso non c'è bisogno di porle. Il reportage "Ausgeliefert!" sui lavoratori interinali presso Amazon.de ha mostrato chiaramente cosa si nasconde dietro la facciata del gigante Internet. Con un fatturato di 6.5 miliardi di Euro controlla almeno il 20% del commercio on-line e nella stessa grandezza d'ordine il mercato dei libri.

Da un punto di vista economico non dovrebbe essere molto importante il luogo dove compro le scarpe o i libri. Alla fine ci dovrà sempre essere un compratore ad ordinare questi prodotti. Con i proventi si dovranno pagare i salari, i contributi sociali e le tasse. Il resto è il profitto dell'impresa. In una "economia sociale di mercato" tutte le parti alla fine dovrebbero avere un vantaggio. E in essa nessuno dovrebbe lavorare sotto intimidazione. Ora: perché Amazon ha bisogno di un'azienda per la sicurezza chiamata H.E.S.S.? I lavoratori di questa azienda provengono dall'estrema destra e nel filmato minacciano i giornalisti della ARD. Forse perché il modello di business di Amazon puo' essere garantito solo in questo modo?  Tutto cio'  non ha molto a che fare con l'economia sociale di mercato.

L'intimidazione come modello di business

Entrambi gli autori dell'inchiesta, Diana Löbl und Peter Onneken, lo hanno descritto chiaramente; l'intimidazione da Amazon è un modello di business. L'azienda in Germania ha 7 centri di distribuzione nei quali sono impiegati sopratutto lavoratori interinali. La catena di intimidazione inizia già nelle fasi di reclutamento nei loro paesi europei di origine. Invece del promesso rapporto di lavoro diretto con l'azienda Amazon.de, prima dell'inizio del contratto entra in gioco un'azienda di lavoro interinale dal nome „Trenkwalder Personaldienste GmbH“. "Per Trenkwalder l'uomo è al centro - questo è il punto fondamentale in un rapporto di fiducia e collaborazione con i lavoratori e i clienti", cosi' racconta l'impresa sulla sua home page aziendale. Che cosa significa? Hanno offerto all'insegnante di arte spagnola Silvina un contratto di lavoro - con condizioni peggiorative. Nel centro Amazon di Bad Hersfeld i lavoratori vengono alloggiati in una struttura turistica in stato di insolvenza. Almeno qualcuno puo' gioire: secondo il racconto del Hersfelder Zeitung del 15 dicembre 2012, il liquidatore del parco turistico sarebbe molto soddisfatto per "tutta questa liquidità inaspettata".

Che cosa significhi questa bella storia per i lavoratori a tempo, i giornalisti lo raccontano in un'atmosfera carica di immagini dense. Hanno cio' di cui il buon giornalismo ha bisogno: tempo. Hanno affittato una stanza nella struttura turistica e sono riusciti a descrivere la reale situazione dei "lavoratori migranti" europei. Un concetto che normalmente viene utilizzato per le condizioni di lavoro cinesi. Ma di fatto non c'è molta differenza con il modello di sviluppo di Amazon. Il sud e l'est Europa sono come le province agricole e povere della Cina. Dalla sistemazione, al trasferimento in bus, fino alla sorveglianza da parte delle società di sicurezza: migliaia di lavoratori vengono degradati a meri oggetti. Sono utilizzati per un solo scopo: assicurare il successo commerciale di Amazon.

Un piccolo ingranaggio in questa macchina

Questi lavoratori migranti non rappresentano il classico lavoratore dipendente, come formulato nei libri sull'economia sociale di mercato, con diritti e doveri. Sono solo "un piccolo ingranaggio in questa macchina", come descritto dall'insegnante di arte spagnola. H.E.S.S. è onnipresente - e l'intimidazione funziona come descritto dai lavoratori: "Questa è casa nostra, queste sono le nostre regole e voi dovete fare quello che noi vi diciamo". E il principio arriva, ben documentato, fino alla violazione della propria sfera privata. Chi si oppone, deve fare i conti con i licenziamenti. Un funzionario Ver.di (sindacato) ha descritto le conseguenze di questa cultura della minaccia e della sfiducia istituzionalizzata: "loro", i lavoratori migranti, "non dicono nulla, tengono la frustrazione dentro di loro". Hanno bisogno del denaro e sperano in un'assunzione a tempo indeterminato. Questa speranza è ingannevole e finisce come nel caso di Silvina con il licenziamento poco prima di Natale.

"Non sono d'accordo con questo lavoro da schiavi", cosi' ha detto ai giornalisti uno dei guidatori di autobus che ogni giorno si occupa del trasferimento dei lavoratori. Ma anche lui è solo un piccolo ingranaggio in questa macchina Amazon. L'azienda è il piu' grande beneficiario, i suoi scagnozzi sono Trenkwalder, CoCo Job Touristik Gmbh e Co e la società di sicurezza H.E.S.S. Amazon è conosciuta per la sua contabilità creativa e per aver registrato solo perdite nei suoi affari in Germania. Questo danneggia non solo lo stato tedesco, ma tutti  i concorrenti che si comportano in maniera corretta nei confronti dei loro dipendenti. 

E' stata la politica ad aver reso possibile questa macchina

Da un punto di vista economico non ci sono grandi guadagni:  i libri si possono comprare presso la libreria locale. Non è stata Amazon a creare questa macchina, ma la politica tedesca. E' stata lei a rendere possibile in Germania i lavoratori migranti sul modello cinese. Perchè sia andata in questo modo, nella trasmissione di mercoledi di ARD non è stato chiarito. Ma la domanda è  superflua. La politica puo' cambiare la situazione - iniziando già da oggi.

venerdì 7 dicembre 2012

Colonialismo demografico


L'arrivo in Germania di lavoratori qualificati dal sud Europa risolve i problemi demografici tedeschi, ma crea nuove difficoltà per gli eurodeboli. Siamo di fronte ad un colonialismo demografico? Da WirtschaftsWoche
Grande gioia per l'arrivo dei lavoratori migranti dal sud Europa, ma stiamo chiudendo gli occhi sui problemi dei paesi di origine. Una nuova fonte di conflitto in Europa.

Finalmente arrivano: gli espatriati che i tedeschi speravano di avere. "Sempre piu' accademici fra i nuovi immigrati", ha annunciato l'Institut für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung. Sono giovani, hanno studiato e per i due terzi arrivano dall'Europa. 306.000 cittadini EU nella prima metà del 2012 sono arrivati in Germania, 24 % in piu' rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. La maggior parte di loro arriva dalla Polonia (89.000) e dagli altri paesi dell'Europa dell'est e del sud est. Ma l'emigrazione dal sud Europa è cresciuta con particolare forza. Dalla Grecia nella prima metà del 2012 sono arrivate quasi 16.000 persone (78 % in piu' rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente), dalla Spagna 11.000 (+ 53%), e dal Portogallo quasi 6000 (+53%). E in futuro potranno crescere ancora.

Allenarci alla cultura del benvenuto

Gli immigrati europei sono accolti come un messia collettivo arrivato per salvare la Germania dal disastro. E il disastro si chiama: mancanza di forza lavoro specializzata. Sostenuti dal Ministero per l'economia e dalle associazioni di categoria, i tedeschi vorrebbero sviluppare una "cultura del benvenuto". L'istituto Goethe di Madrid istituisce nuovi corsi di tedesco. Le camere di commercio tedesche cercano attivamente personale nel sud Europa: "Le imprese devono solo dirci quali profili stanno cercando. Noi poi inviamo i nostri uomini", assicura il presidente delle Camere di commercio tedesche (DIHK), Hans Heinrich Driftmann.

Nella politica tedesca e ai piani alti dell'economia c'è unanimità: i tedeschi non si riproducono abbastanza, gli immigrati devono venire a salvarci. Cosi' come 40 anni fa nessun reclutatore di Gastarbeiter pensava alle conseguenze di lungo periodo per la società tedesca, anche oggi i sostenitori dell'immigrazione non riflettono sui possibili effetti: per i paesi di origine.

Con un master in valigia

I sudeuropei - a differenza di molti alti gruppi di immigrati - non avranno grandi problemi di integrazione. 30enni greci o spagnoli con un master in valigia non sono culturalmente molto diversi dai tedeschi nativi. Ma questa emigrazione, in un futuro non troppo lontano, sarà un problema per i paesi di origine. Oltre ad avere un problema di debito pubblico, mancanza di competitività ed elevata disoccupazione giovanile, questi paesi hanno gli stessi problemi demografici della Germania.

La crisi del sud Europa per l'ufficio risorse umane delle aziende tedesche è una grande opportunità. Sembrerebbe una situazione win-win: la metà degli spagnoli sotto i 25 anni sono disoccupati e l'economia tedesca potrà attingervi. Ma come in tutti i presunti affari win-win, anche l'emigrazione di personale specializzato non rimarrà senza problemi e conseguenze. I paesi da cui oggi emigrano le speranze dei dipartimenti risorse umane tedeschi, sono diversi dai classici paesi di emigrazione

Nel sud Europa una spirale verso il basso

L'Europa del sud da molto tempo non è piu' il serbatoio inesauribile di manodopera per i paesi industrializzati, come lo era stato nel diciannovesimo e ventesimo secolo. I tassi di natalità del sud Europa non sono molto piu' alti di quelli tedeschi. Molti di noi non si sono ancora resi conto che le spagnole, le italiane e le greche non hanno piu' 3, 4 o 5 bambini, come ai tempi del reclutamento dei "gastarbeiter". In media una donna spagnola, secondo le statistiche UN, ha 1.2 bambini, meno della media delle donne tedesche.

Le conseguenze dell'emigrazione dei lavoratori specializzati verso la Germania non sono state analizzate: l'assunzione di questi giovani da parte dei tedeschi non potrà che peggiorare i problemi demografici, comuni a tutta Europa, dei loro paesi di origine. Nessuna economia puo' crescere se le persone giovani e produttive lasciano il paese. 

L'emigrazione verso il nord sottrae al sud Europa proprio quei giovani senza i quali non è possibile migliorare la competitività economica: lavoratori della conoscenza, persone intelligenti, creative e mentalità imprenditoriali. Come è possibile che in Spagna, per non parlare della Grecia o del sud Italia ci possa essere una ripresa, se vengono a mancare coloro che dovrebbero avviarla e portarla avanti?

Il sud e l'est Europa sono di fronte ad una situazione demografica drammatica, che probabilmente è unica nella storia: calo delle nascite e contemporanea emigrazione dei giovani piu' produttivi. C'è il rischio di una spirale verso il basso.

E' un dilemma che nessuno vuol vedere.  Da un lato come paese salvatore ci auguriamo che il sud (e anche l'est) Europa possano rapidamente tornare produttivi e perciò non essere piu' dipendenti dai trasferimenti. Allo stesso tempo  il problema demografico nella periferia europea diventa piu' grave: per risolvere un nostro problema di mancanza di forza lavoro preleviamo personale specializzato dai paesi del sud ed est Europa. Il demografo Herwig Birg parla di "colonialismo demografico": importando i giovani da altri paesi, sfruttiamo questi paesi da un punto di vista demografico.

Böblingen invece di Pamplona

L'immigrazione, di cui i politici tedeschi oggi sono molto felici, potrebbe diventare un ulteriore argomento di discussione con i paesi del sud, in una situazione già tesa. Già oggi, nonostante i giganteschi salvataggi non c'è alcuna gratitudine verso la Germania, piuttosto un risentimento crescente. Non riceveremo certo un grazie da Lisbona, Madrid o Atene, per aver alleggerito il carico dei locali centri per l'impiego. Ma se un giorno il sud Europa dovesse tornare ad avere una buona situazione economica, e ci si rendesse conto che mancano i giovani perché lavorano a Boblingen invece che a Pamplona, i loro governi presenterebbero a Brussel e Berlino argomenti completamente nuovi.

Il conflitto fra i principi intraeuropei di concorrenza e solidarietà sarà esacerbato dalla catastrofe demografica. La campagna tedesca per reclutare giovani produttivi da paesi in cui le nascite sono basse come in Germania, metterà a dura prova non solo i sistemi di sicurezza sociale nei paesi di origine, ma anche la solidarietà intraeuropea. Il conto finale per la Germania potrebbe allora costare molto di piu' di qualche corso di tedesco.