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martedì 7 luglio 2020

La tedesca Fraport si fa ripianare le perdite dal governo greco

I tedeschi di Fraport, dopo essersi aggiudicati la gestione di 14 aeroporti turistici greci per almeno 40 anni, ora avranno anche la possibilità di scaricare sul governo di Atene le perdite del primo semestre 2020 causate dal lockdown e dal coronavirus. Tutto grazie al contratto di concessione imposto al governo greco dai creditori esteri e dalla troika. Ne scrive griechenlandsolidarität


Richiesta di risarcimento allo Stato greco per le perdite causate dal coronavirus

E' il primo di luglio, il traffico aereo internazionale negli aeroporti greci non ha fatto nemmeno in tempo a ripartire che la tedesca FRAPORT, gestore di 14 aeroporti regionali, ha presentato al governo greco il conto per i mancati profitti. Secondo quanto riportato dal quotidiano Kathimerini, infatti, FRAPORT avrebbe calcolato per la prima metà del 2020 una perdita di 175 milioni di dollari e ora chiede che questa perdita venga coperta dallo Stato greco. (1) Tale richiesta di risarcimento si basa sul contratto di concessione, in base al quale FRAPORT nel 2017 ha preso in locazione 14 aeroporti regionali per 40 anni. La misura di privatizzazione faceva parte delle condizioni imposte dalla Troika alla Grecia prima di concedere i prestiti. Quando  all'epoca furono resi noti i dettagli del contratto ci furono forti critiche da parte degli oppositori della privatizzazione i quali sostenevano che, indipendentemente dal prezzo di acquisto, a FRAPORT venivano dati tutti i vantaggi, mentre alla parte greca finivano tutti gli svantaggi e i rischi. La richiesta appena presentata, infatti, viene legittimata proprio da quelle norme e conferma quanto quella critica fosse fondata. Sulla base dell'accordo, infatti, il locatario può rivendicare delle perdite finanziarie se si verificano eventi di forza maggiore - e il crollo del traffico aereo a seguito delle restrizioni causate dal coronavirus deve essere considerato come tale.

Nel periodo dal 1° gennaio al 31 maggio 2020, infatti, il traffico passeggeri complessivo in Grecia è diminuito dell'84%, mentre per i voli internazionali del 99,9%. Rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, si è passati dai circa 1,5 milioni di passeggeri ai soli 10.000 (- 99,3%) dell'aprile 2020 e al - 98,4% di maggio.




Questo crollo ha colpito duramente FRAPORT e i piani originali ne sono usciti sconvolti. La distribuzione di un dividendo alla casa madre tedesca, prevista per la prima volta nel 2022, probabilmente non ci sarà. Anche se ancora a metà 2019 la stampa settoriale tedesca festeggiava il successo dell'affare. (2) In considerazione del basso prezzo di acquisto, pari a 1,2 miliardi di euro (+ canone annuo di concessione) e nonostante gli investimenti per la conversione concordati nel contratto (330 milioni promessi, ma secondo FRAPORT in realtà sono stati necessari investimenti per 400 milioni), il numero dei passeggeri, aumentato piu' di quanto previsto dal piano, ha garantito una crescita significativa del business. Nella sua relazione annuale, nel primo semestre del 2019 FRAPORT registrava un fatturato di 206,2 milioni di euro, con un incremento del 45,5% rispetto al 2018. L'utile prima delle imposte (EBITDA) era cresciuto del 13,3% passando ai 46,8 milioni di euro dello stesso periodo. Il fatto che il risultato complessivo sia stato comunque negativo per 19,2 milioni di euro è dovuto agli investimenti effettuati. Il responsabile di FRAPORT, Zinell, nel 2019 ha dichiarato che in ogni caso il prezzo pagato per l'acquisto e gli investimenti saranno recuperati "tra il 2027 e il 2033". In altre parole: al massimo dopo 15 anni sui 40 della concessione, per almeno 25 anni l'attività aeroportuale sarà redditizia.

Queste prospettive nel frattempo si sono perse per strada. Secondo lo slogan scritto in caratteri molto piccoli e nascosto fra le righe del contratto di locazione, "privatizzare i profitti e socializzare le perdite", ora saranno gli altri a dover pagare: se si utilizzeranno i sussidi del pacchetto per la ricostruzione dell'UE, infatti, a pagare il conto alla fine saranno o i contribuenti greci, oppure i contribuenti europei in generale.

In ogni caso, FRAPORT ha già rinviato i suoi obblighi di pagamento nei confronti dello Stato greco. In base al contratto, infatti, FRAPORT deve pagare allo Stato greco un canone annuo di concessione pari a circa 22,9 milioni di euro (oltre ad una quota legata al fatturato pari al 28,63% degli utili al lordo delle imposte). FRAPORT inizialmente ha rinviato tale pagamento con riferimento al Coronavirus, posticipo peraltro previsto dal contratto per un periodo di sei mesi, a fronte di un aumento del tasso di interesse dello 0,5%.

Il governo greco non ha ancora accettato le richieste dell'azienda. Apparentemente entrambe le parti sono in trattativa, ma si sa poco del loro svolgimento. Probabilmente si riuscirà ad evitare l'arbitrato ufficiale o i procedimenti legali. La presente richiesta di risarcimento danni da parte di FRAPORT in realtà non è neanche la prima: quando nel 2017 ha rilevato gli aeroporti, l'azienda aveva già richiesto un risarcimento di 74 milioni di euro perché lo Stato greco non avrebbe consegnato gli aeroporti nelle condizioni contrattualmente pattuite. All'epoca era stato raggiunto un compromesso per 27 milioni di euro. (3)


(1)https://www.kathimerini.gr/1085395/article/oikonomia/epixeirhseis/apozhmiwsh-logw-apwleias-tziroy-175-ekat-zhtei-h-fraport?
(2) https://www.welt.de/wirtschaft/article196456055/Fraport-Greece-Erste-Dividende-im-Jahr-2022.html
(3) https://www.imerodromos.gr/apozimiosi-27-ekatommyrion-eyro-sti-fraport-gia-kazanakia/




domenica 13 maggio 2018

Bernd Lucke e l'incubo tedesco: "la BCE pronta ad acquistare titoli di stato greci"

Bernd Lucke, il fondatore di AfD, lancia l'allarme: la BCE sarebbe pronta ad acquistare titoli di stato greci, ormai è questione di settimane o mesi. Secondo il professore di Amburgo si tratterebbe di finanziare il debito pubblico di uno stato direttamente con il denaro della banca centrale, un incubo per i tedeschi. Ne parla Bernd Lucke su The European


Tra marzo 2015 e dicembre 2017, il Sistema europeo delle banche centrali (ESZB) sotto la regia della BCE ha acquistato 60 miliardi di euro al mese di obbligazioni nell'ambito dell'Expanded Asset Purchase Programme (EAPP, talvolta denominato Quantitative Easing QE). Da gennaio 2018 gli acquisti mensili sono scesi a 30 miliardi di euro. La parte del leone del programma, circa l'80%, è rappresentata dal Public Sector Purchase Program (PSPP) e dagli acquisti di obbligazioni del settore pubblico sul mercato secondario. Fino a gennaio 2018 erano state acquistate obbligazioni per circa 1.91 trilioni di euro. Il programma resterà ufficialmente attivo fino a settembre 2018 e un'estensione non è affatto esclusa. 

La decisione del board della BCE prevedeva originariamente che l'acquisto di obbligazioni venisse effettuato in conformità con le quote di capitale degli stati membri della zona euro. Questa linea guida era già di per sé un aiuto nei confronti dei paesi dell'eurozona fortemente indebitati, in quanto le quote di capitale tengono conto sia del PIL che della popolazione. Si è di conseguenza scelto di acquistare una percentuale maggiore di debito pubblico di quei paesi pesantemente indebitati, piu' di quanto sarebbe accaduto se gli acquisti fossero stati unicamente orientati al PIL.

La deviazione degli acquisti dalle quote di capitale della BCE

E' già abbastanza grave di per sé che una distorsione del programma sia pre-orientata e quindi non neutrale in termini di politica monetaria. Tuttavia, due studi di Friedrich Heinemann del Zentrum für Europäische Wirtschaftsforschung hanno mostrato che la BCE non ha rispettato nemmeno questa regola autoimposta. Nel corso del 2017 sono stati sovrappesati gli acquisti di obbligazioni belghe, austriache, francesi, italiane e spagnole. A causa della crescente scarsità di titoli acquistabili di altri paesi, si può' ragionevolmente ipotizzare che tale distorsione in futuro continuerà ad aumentare e gli acquisti si discosteranno sempre di piu' dalle quote di capitale. La distorsione sui nuovi acquisti si rifletterà inevitabilmente anche nei portafogli delle banche centrali dell'eurosistema. Questa conclusione vale anche se si tiene conto del fatto che i titoli di stato greci fino ad ora non sono stati  affatto acquistati.

La fine del programma di aiuti greco

Queste circostanze potrebbero cambiare a partire dall'estate del 2018. Nell'agosto 2018 terminerà infatti il terzo programma di salvataggio per il paese ellenico. La Grecia dovrebbe quindi tornare a procurarsi il denaro di cui ha bisogno sul mercato dei capitali. Grazie all'aiuto della BCE, per la Grecia potrebbe essere molto piu' semplice di quanto non possa sembrare. Infatti, se almeno una delle quattro principali agenzie di rating (Standard and Poor's, Moody's, Fitch e DBRS) desse alle obbligazioni greche almeno un rating di investment grade, diverrebbero immediatamente acquistabili nell'ambito del PSPP.

Quando è stato chiesto a Draghi un chiarimento in merito alle deviazioni degli acquisti dalle quote di capitale della BCE, egli ha brevemente risposto di non vederci alcun problema, almeno nella misura in cui gli stock di titoli acquistati non si discostino significativamente dalle quote di capitale. Cio' porta a concludere che la BCE a partire dall'estate potrebbe iniziare ad acquistare grandi quantità di titoli greci.

La BCE in estate acquisterà solo obbligazioni greche?

Nell'agosto 2018 lo ESZB avrà acquistato obbligazioni per 2.53 trilioni di euro. L'80% di questi acquisti sono eseguiti nell'ambito del PSPP, circa 2.02 trilioni di euro. Tenendo conto che i paesi non-euro detengono quote di capitale della BCE, che non vengono prese in considerazione, la quota di capitale greco è del 2.9%. Cio' significa che teoricamente sarebbe possibile acquistare obbligazioni greche per un totale di 59 miliardi di euro. Poiché fino ad ora nell'ambito del PSPP non sono state acquistate obbligazioni greche, il sistema delle banche centrali, per raggiungere la quota greca nella suddivisione del capitale dovrebbe quindi iniziare ad acquistare a breve e su larga scala titoli greci. Poiché gli acquisti di titoli dal gennaio 2018 sono stati ridotti ad un livello di 30 miliardi di euro mensili e secondo l'interpretazione che Draghi dà del programma le deviazioni di breve periodo dalle quote di capitale non hanno alcuna importanza, nei restanti 2 mesi verrebbero acquistati solo titoli di stato greci. Se il PSPP fosse esteso oltre settembre, la proporzione di obbligazioni greche sarebbe corrispondentemente piu' bassa. In cambio gli acquisti si estenderebbero per un periodo di tempo piu' lungo.

Cio significherebbe che la Grecia dopo la fine del programma di aiuti non avrebbe piu' bisogno di un mercato per potersi rifinanziare. Gli investitori potrebbero acquistare obbligazioni governative greche sul mercato primario, per rivenderle subito dopo alla BCE sul mercato secondario. Sarebbe una prova ulteriore del fatto che il programma non è affatto un'operazione di pura politica monetaria, piuttosto si tratta di finanziamento monetario agli stati.

sabato 16 settembre 2017

Perché non fate votare anche i greci alle elezioni tedesche del 24 settembre?

Thomas Fricke su der Spiegel con un commento dal tono ironico pone una domanda molto interessante: perché i Greci, che in tutti questi anni hanno dovuto subire le conseguenze dei diktat di risparmio di Schäuble, non possono votare alle elezioni tedesche di domenica prossima? Da Der Spiegel


I giorni che ci separano dalle elezioni sono contati e cresce il rischio che dopo una campagna elettorale noiosa, la prossima settimana molti elettori semplicemente dimentichino di andare a votare.

Cosa accadrebbe se invitassimo i greci a votare con noi? Sarebbe una settimana bella calda. Soprattutto perché i greci dopo le esperienze degli ultimi anni sarebbero perfetti per far uscire qui da noi gli istinti piu' profondi.

Beh, l'ipotesi è abbastanza inconvenzionale. Il lettore puntiglioso si chiederà se comunque è il caso. Chiaro, bisognerebbe approfondire l'argomento. L'idea di per sé, pero', è affascinante, e se ci pensate un po'  sarete sicuramente d'accordo.

Primo, sarebbe corretto far votare i greci insieme a noi. Alla fine è stato il nostro Ministro delle Finanze che insieme ad altri politici tedeschi 2 anni fa ha deciso che i greci per poter ottenere nuovo denaro dovevano continuare con la loro austerità fatta di ulteriori tagli alla spesa e aumenti delle tasse. Di fatto i greci con il referendum del luglio 2015 hanno democraticamente bocciato questa politica - il nostro Ministro delle Finanze e i suoi colleghi hanno invece voluto proseguire. E' la legge di Schäuble. Una sorta di joint-venture democratica in cui pero' i tedeschi hanno l'ultima parola.

Secondo: i greci - anche se involontariamente - hanno contribuito all'aumento di popolarità delle truppe di Merkel e al fatto che ora possano essere rielette senza troppi problemi. Almeno per quanto riguarda il grande bilancio pubblico del nostro super-ministro.

Come Schäuble ha risparmiato 100 miliardi

Secondo una diagnosi che ormai nessuno ha piu' il coraggio di mettere in dubbio, la crisi greca ha fatto si' che sempre piu' denaro sia stato investito in titoli di stato tedeschi. Fatto che a sua volta ha spinto verso il basso gli interessi su queste obbligazioni, in alcuni casi addirittura in territorio negativo, e ha permesso al Ministro delle Finanze tedesco di non dover pagare interessi sul suo debito.

Secondo i calcoli dell'IWH-Institut, Wolfgang Schäuble avrebbe cosi' risparmiato 100 miliardi di euro di interessi. La Bundesbank nel calcolare i risparmi per lo stato tedesco dovuti alla crisi finanziaria nel suo complesso, arriva ad importi anche maggiori. Il nostro tesoriere, inoltre, ha incassato anche gli interessi pagati sui prestiti fatti ai greci. Non è uno scherzo.

Basta capire anche solo un po' di aritmetica per arrivare alla conclusione: senza i greci Schäuble non avrebbe mai raggiunto il pareggio di bilancio. Chissà se sarebbe stato altrimenti cosi' popolare e se la Cancelliera potrebbe essere rieletta ancora una volta Cancelliera. Io credo che i greci abbiano un po' anche il diritto di votare insieme a noi - oppure?

La terza ragione è ancora piu' importante. Certo, abbiamo dato dei soldi ai greci. Da cio' potremmo trarre la terribile conclusione che anche noi abbiamo il diritto di decidere quello che i greci devono fare con il denaro. Dal punto di vista della democrazia teorica si potrebbe anche argomentare in senso opposto: coloro che hanno dovuto subire gli effetti di una determinata politica, prima o poi devono avere anche il diritto di farsi sentire presso coloro che hanno preso quella decisione, per far sapere se ritengono la decisione giusta o sbagliata e se pensano che sia giusto andare avanti in questo modo. I responsabili politici devono essere chiamati a renderne conto, come accade nelle democrazie mature. Per questo ci sono le elezioni.

Taglio delle spese e aumento delle tasse

E ci sono anche alcuni motivi economici fondati per dubitare che i tagli spietati e l'aumento delle imposte abbiano davvero avuto senso - oppure se sono serviti solo a peggiorare le cose. Il prodotto interno lordo doveva veramente ridursi della metà del valore nominale - fatto dovuto in gran parte ai molteplici tagli? Chi percepisce solo la metà della pensione o la metà dello stipendio, ovviamente puo' anche spendere solo la metà.

L'ultimo sviluppo suggerisce che le cose possono andare anche diversamente: da un paio di mesi stanno aumentando le buone notizie. L'economia greca è tornata a crescere, la dinamica nell'industria secondo le statistiche (anche se ad un livello fortemente indebolito) è vicina ai livelli di otto anni fa.

E questo non sta accadendo perché improvvisamente la Grecia ha deciso di adempiere a tutte le condizioni dettate - recentemente è stato detto che solo un terzo delle prescrizioni è stato rispettato. Oppure perché ora non sarebbe piu' uno stato fallito, come spesso nel nostro paese si ama diagnosticare. Invece accade proprio perché i consumi e gli investimenti stanno crescendo di nuovo e nel bilancio pubblico greco non vengono piu' effettuati tagli strutturali.

Far soffrire gli altri elettori

Una economia prima o poi ha bisogno anche di aria. La questione è se non avesse potuto riceverla anche molto prima, e cioè se un Ministro delle Finanze tedesco non si fosse aggrappato in maniera maniacale al mantra secondo cui il dinamismo economico puo' essere raggiunto solo attraverso delle rinunce.

Seriamente: c'è qualcosa di assurdo se il nostro Ministro delle Finanze, senza esserselo meritato, alla fine di questo periodo legislativo si fa ammirare per la sua dura battaglia contro il debito. Puo' permettersi un bilancio cosi' roseo solo perché gli altri sono in crisi. E l'immagine del duro risparmiatore ce l'ha soprattutto perché invece dei suoi elettori, ha fatto soffrire quelli degli altri paesi. Ad esempio, proprio i greci,

E' il momento giusto per un'alta partecipazione al voto. Anche se, date le circostanze, resta solo un gioco intellettuale. 

mercoledì 24 maggio 2017

La farsa di Schäuble

Telepolis pubblica un articolo molto interessante di Eric Bonse sui negoziati per gli aiuti finanziari alla Grecia. Siamo in una situazione peggiore rispetto all'estate del 2015, perché in Germania è iniziata la campagna elettorale e Schäuble non vuole perdere la faccia con gli elettori tedeschi: quanto piu' duro sarà con i greci, tanto piu' probabile sarà una vittoria della CDU alle elezioni di settembre. La farsa andrà avanti ancora un po'. Da Telepolis.


Si sta ripetendo lo stesso dramma del debito greco del 2015 - questa volta pero' solo come una farsa? Nel corso del vertice dell'Eurogruppo di lunedi' il Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha fatto di tutto per dare questa impressione. L'uomo della linea dura della CDU non solo ha frenato sulla possibilità di concedere nuovi aiuti e sulla necessità di accordare un taglio del debito.

Ma ha anche scherzato sul FMI e sul Ministro degli Esteri Sigmar Gabriel. Con i suoi modi unici. 

Il FMI è troppo pessimista sulla Grecia e vorrebbe fare previsioni sulla crescita per i prossimi 40 anni, ha scherzato il Ministro della CDU. Al contrario di Sigmar Gabriel, che come il FMI chiede una riduzione del debito, lui non avrebbe un'idea precisa. "Non posso negoziare misure ulteriori, perché non ho un mandato su questo tema", ha detto Schäuble durante la conferenza. "Questo a volte viene dimenticato, anche da parte dei membri del governo federale".

Gli altri ministri tuttavia non erano in vena di battute. Desideravano solo chiudere una volta per tutte il difficile dossier: dopo mesi di discussioni fra i creditori - tra Schäuble e il FMI - ora si sta cercando una soluzione per far partecipare il FMI al terzo programma di aiuti, possibilmente senza far arrabbiare Schäuble.

"E' arrivato il momento per il FMI di salire a bordo", ha sollecitato il capo dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Le condizioni per una partecipazione del FMI devono essere decise nelle prossime settimane. Ma non sarà una discussione facile. Perché proprio il FMI ha posto come condizione per una sua partecipazione la proroga delle scadenze e la riduzione dei tassi di interesse sul debito greco, condizioni che Schäuble nega con veemenza. Dall'altro lato, la Germania non vuole pagare ulteriori aiuti alla Grecia se il FMI non viene coinvolto nel programma di aiuti. 

Chi sarà in grado di sciogliere questo nodo gordiano, anche dopo lunghe ore di discussioni, ai ministri lunedi' sera non era ancora chiaro. La sola cosa chiara è che la Grecia è a corto di tempo: nel mese di luglio Atene dovrà rimborsare piu' di 7 miliardi di prestiti in scadenza. Senza una nuova iniezione di denaro non sarà possibile.

La crisi ricorda il 2015, quando il paese rimase per mesi sull'orlo del fallimento. In un certo senso la situazione oggi è ancora piu' complicata. Perchè in Germania è appena iniziata la campagna elettorale; per questa ragione Schäuble e Gabriel hanno trasferito il loro scontro nello spazio pubblico. Per il momento Angela Merkel si tiene fuori.

Ad essere considerato imprevedibile questa volta è il FMI. Perché nessuno sa se e quando gli Stati Uniti, che a Washington dettano la linea del fondo, daranno il via libera alla partecipazione al programma di aiuti in corso. Il presidente americano Trump potrebbe essere tentato di far rimbalzare il problema sugli europei, temono gli insider di Bruxelles.

La speranza al contrario sembra essere il nuovo Presidente francese Macron. Lunedi ha spedito a Berlino il suo nuovo Ministro delle Finanze Bruno Le Maire per un colloquio amichevole con Schäuble. Ha telefonato anche al primo ministro greco Alexis Tsipras - e gli ha assicurato il suo sostegno nel negoziato sul debito.

Tuttavia questa "offensiva del charme" non sembra aver avuto particolarmente successo. Anche il commissario per gli affari monetari Pierre Moscovici, come La Maire un francese, non ha ottenuto grandi risultati. L'Eurogruppo si trova in fase di "avvicinamento alla pista di atterraggio", ha detto lunedì' con tono ottimista. Alla fine della giornata sembrava piu' che altro una atterraggio di fortuna.

Eurogruppo: un comitato disfunzionale che serve solo a posticipare gli aiuti

La responsabilità è di Schäuble, che da mesi inganna l'Eurogruppo. Ma nel fare cio' ha diversi complici volenterosi. Oltre al presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloem, che discute il suo approccio con Schäuble fin nel piu' piccolo dettaglio, c'è il Ministro delle Finanze slovacco Peter Kazimir. Anch'egli spinge per posticipare nel tempo ogni taglio del debito per Atene.

Se aggiungiamo poi anche gli indecisi che si nascondono dietro Schäuble, allora è chiaro che l'Eurogruppo è un organo disfunzionale, che non riesce ad organizzare agli aiuti, ma che serve solo a ritardarli. Anche il FMI è sul banco degli accusati, perché non riesce a trarre le conclusioni dalle sue analisi. E queste mostrano chiaramente che la politica dell'austerità in Grecia ha fallito.

Ma invece di correggere la caduta libera, l'Eurogruppo vuole sempre di piu'. Le discussioni di lunedì ruotavano principalmente intorno a un tema: per quanto tempo ancora sarà possibile imporre ad Atene una politica di austerità? Quanto piu' a lungo si pretende un avanzo primario (budget prima del servizio del debito) del 3.5% del PIL, tanto piu' bassa sarà la quota di debiti che i creditori dovranno condonare ai greci - questa è la dura logica.

E quanto piu' la crescita futura sarà giudicata in maniera generosa, tanto piu' facile sarà convincere il FMI della "sostenibilità" dell'insostenibile debito greco. 

Se il presidente del FMI Christine Lagarde si farà convincere da questi trucchi contabili è tutto da vedere. Certo è che la tattica attendista di Schäuble rende piu' difficile la ripresa economica in Grecia, mentre aumenta le possibilità di un successo elettorale della CDU/CSU. Per questo la farsa probabilmente andrà avanti ancora un po'.

domenica 21 maggio 2017

Salonicco sta diventando tedesca

Dopo la gestione dell'aeroporto di Salonicco e di altri importanti aeroporti regionali, i tedeschi si sono aggiudicati anche la gestione del porto della seconda città greca. TAZ racconta la rabbia dei sindacati greci per questa forma di neocolonialismo finanziario. L'Euro serve anche e soprattutto a questo. Da Taz.de


Dalle finestre dei ristoranti dell'aeroporto si puo' vedere il tremolio dell'aria sopra i piazzali di manovra nel caldo del mezzogiorno greco. Il calore è soffocante e solo pochi viaggiatori si sono avvicinati ai ristoranti per il pranzo. Dimitris Nanouris con il dito mi mostra la costa. Li', vicino Salonicco, la seconda città greca per grandezza, è in corso l'ampliamento di una pista di partenza ed atterraggio dell'aeroporto Macedonia. Il progetto è stato finanziato dallo stato greco e dall'UE con 246 milioni di euro e servirà ad attrarre piu' turisti nella regione. "Questa nuova struttura sarà immediatamente data in gestione a un privato", ci dice Nanouris.

L'investitore è la società tedesca Fraport, che oltre a gestire il grande aeroporto di Francoforte partecipa alla gestione di altri nove aeroporti in tutto il mondo. La Troika composta dalla Commissione Europea, dalla BCE e dal FMI ha infatti obbligato Atene a privatizzare molte società pubbliche e a rimborsare con gli introiti di queste cessioni una parte del debito estero.



Nella lista ci sono 14 dei 37 aeroporti regionali greci. Fraport nel 2014 ha vinto la gara indetta dal fondo greco per le privatizzazioni "Hellenic Republic Asset Development Fund" (HRADF). La società tedesca ha pagato circa 1.2 miliardi di euro per poter gestire nei prossimi 40 anni i 14 aeroporti.

La concessione è uno dei piu' grandi progetti di privatizzazione nella super-indebitata Grecia. Fanno parte dell'accordo anche promesse di investimento per 330 milioni di euro fino al 2020. Vale a dire 5.9 milioni di euro l'anno per ogni aeroporto. In aggiunta lo stato greco dovrebbe ricevere 22.9 milioni di euro all'anno e il 28.5% del risultato operativo netto della controllata greca Fraport Greece.

"Avremmo potuto finanziarcelo da soli"

Dimitris Nanouris pensa che non sia stato un buon affare e per questo motivo si batte contro la privatizzazione. E' il segretario del sindacato dei lavoratori aeroportuali e in questo accordo con Fraport vede solo una svendita dell'infrastruttura. Nanouris, 54 anni, elettricista, lavora da 27 anni all'aeroporto. "Gli aeroporti non valgono 1.2 miliardi di euro, in realtà il loro valore è di almeno 10 miliardi", sostiene. Fraport puo' realizzare gli investimenti promessi anche solo con i ricavi dell'aeroporto.

Nanouris non mette in discussione il fatto che l'aeroporto abbia bisogno di investimenti. L'aeroporto Macedonia sta invecchiando rapidamente. L'aria condizionata non funziona, l'area di attesa è troppo piccola. Fraport vuole costruire un nuovo terminal e rinnovare quello vecchio. "Gli investimenti avremmo potuto anche auto-finanziarceli", è convinto Nanouris. L'aeroporto ha 6.5 milioni di passeggeri all'anno ed è anche profittevole - esattamente come quasi tutti gli altri aeroporti. "Per gli aeroporti non profittevoli sarà ancora la Grecia a dover pagare", dice Nanouris.

Invece degli investimenti promessi, fino ad ora abbiamo visto solo aumenti delle tasse, si lamenta il sindacalista. Fraport ha aumentato l'affitto dei negozi del 500%. Le singole agenzie di viaggio e le compagnie di autonoleggio hanno già dovuto chiudere. Fraport ha aumentato anche i diritti aeroportuali per ogni biglietto - da 12 a 13 euro,  e nel medio termine la tassa dovrebbe essere aumentata fino a 18 euro.

Per Nanouris lo scandalo è nell'aumento della spesa per il grande negozio duty-free. Lo stato greco aveva un contratto con un fornitore che fino ad ora pagava all'aeroporto il 5% del fatturato. Fraport ha aumentato il contributo al 23%. "Lo stato greco è costretto a pagare la differenza del 18%. Una cosa del genere accade solo in Grecia", racconta Nanouris. Ad una richiesta di informazioni della TAZ, Fraport Greece non ha voluto commentare.

Proprio la Germania

Altre accuse sono arrivate nel 2016 dalla rete no-global di Attac. Il contratto di concessione prevede che sia lo stato greco a dover indennizzare i dipendenti aeroportuali che Fraport non intende impiegare. In caso di incidente sul lavoro è sempre lo stato greco a dover pagare gli indennizzi, stesse condizioni anche nel caso di modifiche alla legge che causino un aumento dei costi operativi oppure in caso di sciopero.

Che l'investitore sia tedesco per Nanouris ha un retrogusto particolarmente amaro. Per i greci la Germania resta il sostenitore delle dure misure di austerità che hanno colpito l'economica ellenica. "Lo stato tedesco si sta comprando lo stato greco", dice Nanouris riferendosi alla partecipazione del 31% del Land Hessen nella società Fraport. Le società tedesche stanno acquistando anche hotel nelle vicinanze. "I turisti arrivano in aeroporti tedeschi, soggiornano in hotel tedeschi e alla Grecia non resta niente".

Il percorso verso il prossimo obiettivo degli investimenti tedeschi passa lungo la strada costiera intorno al golfo di Salonicco. Sul vasto lungomare passeggiano coppiette, sullo sfondo le gigantesche gru del porto. Fino a poco tempo fà anche questo porto era nella lista delle privatizzazioni della HRDAF. Alla fine di aprile un consorzio internazionale si è aggiudicato un contratto da 232 milioni di euro valido fino al 2051 per una partecipazione del 67% nel capitale. Il consorzio è guidato dal fondo tedesco Invest Equity Partners.

L'area del porto sul Meditarraneo si estende per oltre 1.5 chilometri quadrati. Su di un'area dismessa nei pressi del terminal container c'è Triantafillos Afentoulidis. L'ingegnere civile 47-enne lavora al porto dal 2002. Anche lui è sindacalista, anche lui è contro la privatizzazione e anche lui pensa che il patrimonio dello stato sia stato venduto sotto-prezzo. Lo mostra il bacino portuale. "Qui deve essere realizzato un nuovo bacino per le grandi navi porta-container, il terreno è già stato scavato". Nel 2013 il progetto era stato bloccato. Nel 2014 la HRDAF aveva avviato la gara per la privatizzazione. "Aspettate l'investitore privato", hanno detto i gestori del porto, "farà tutto molto meglio".

Le gru sui moli sono relitti

C'è stato un tempo in cui il porto avrebbe potuto gestire il progetto autonomamente. In effetti la Thessaloniki Port Authority l'anno scorso ha fatto 14 milioni di euro di profitti dopo le imposte. "Per anni il porto non ha speso i profitti per poter finanziare gli investimenti. Poi è arrivato lo stato che ci ha rubato i nostri soldi per ripagare i debiti", rimprovera Afentoulidis. Mediante il pagamento di alti dividendi al porto sono stati sottratti 80 milioni di Euro.

Che cosa era successo? Dal 1999 il porto di Salonicco è una società per azioni. Lo stato possiede circa il 75%, il resto è flottante. Ogni anno la società portuale paga un dividendo. Che per il 2011 è stato di circa 40 centesimi per azione. Nel 2011 il porto è stato inserito nella lista delle privatizzazioni della HRDAF - e i pagamenti di dividendi sono aumentati. Nel 2012 il dividendo è stato di 1.5 €. Nel 2013 c'è stato un extra-dividendo di 3.4 € e in aggiunta un dividendo ordinario di 60 centesimi per azione. Con 10 milioni di azioni equivaleva a circa 40 milioni di Euro. L'anno successivo gli azionisti - principalmente lo stato greco - hanno potuto beneficiare di un dividendo di 1.95 € - sebbene il porto nel 2014 non abbia fatto alcun profitto. 

I dividendi eccezionalmente alti sono stati utilizzati dal governo per il servizio del debito, sostiene Afentoulidis. Il denaro per gli investimenti semplicemente non c'è piu'. L'autorità portuale non ha risposto ad una richiesta di informazioni della Taz.

Anche qui gli investimenti sono assolutamente necessari. Le gru sui moli sono relitti del dopoguerra, negli edifici amministrativi gli intonaci vengono giu' dai muri. Ora sarà la tedesca Invest Equity a dover investire insieme ai suoi partner.

"Non si parla da nessuna parte dei diritti dei lavoratori"

Afentoulidis è scettico. Per la necessaria espansione del porto, secondo un piano redatto dall'autorità portuale, è necessaria una somma di 309 milioni di Euro. Il consorzio pero' dovrebbe investire solo 180 milioni di Euro. La nuova darsena, invece dei 600 metri del piano originale, dovrebbe essere lunga solo 400 metri e in grado di accogliere meno navi di quelle previste. E gli investitori non sono obbligati a continuare l'espansione del porto. "Allora perché abbiamo bisogno di una privatizzazione?", chiede Afentoulidis in maniera ironica.

Il sindacato teme un peggioramento delle condizioni di lavoro. Nella gara per la privatizzazione ci sono tutte le normative possibili. "Ma non si parla da nessuna parte dei diritti dei lavoratori". Lo stipendio dei lavoratori del porto è già stato tagliato del 35%.

L'entusiasmo per l'ingresso nel porto di una società tedesca anche in questo caso è ai minimi. Afentoulidis ci dice: "i tedeschi devono mostrare di volerci trattare come dei partner. Fino ad ora ci hanno trattato come una colonia". Afentoulidis e il sindacalista dell'aeroporto Nanouris non hanno ancora abbandonato la lotta contro la privatizzazione. Al Parlamento Europeo ci sarà un'audizione, i ricorsi costituzionali sono ancora pendenti nelle corti di giustizia greche. 

Nel frattempo Atene, con la concessione di nuovi crediti, si è impegnata a portare avanti la privatizzazione. Fra le altre cose, anche l'acquedotto di Salonicco dovrà finire sotto il martello delle privatizzazioni. Nella lista delle privatizzazioni ci sono anche un porto per gli yacht e un grande tratto di spiaggia vicino alla città. Se anche per questi beni ci saranno dei potenziali acquirenti tedeschi, ancora non si sa.


sabato 1 aprile 2017

Schäuble: no al pozzo senza fondo!

Breve ma interessante intervista a Wolfgang Schäuble. Il Ministro delle Finanze tedesco risponde all'apertura fatta recentemente da Sigmar Gabriel (SPD) in favore di maggiori trasferimenti verso i paesi del sud: no ad una unione di trasferimento, l'UE non ha bisogno di piu' solidarietà. Si avvicinano le elezioni politiche di settembre. Da deutschlandfunk.de


DF: Herr Schäuble secondo lei, in questo momento è in gioco il futuro dell'Unione Europea?

Schäuble: le istituzioni europee si trovano sicuramente in una situazione difficile. Ma l'idea secondo cui l'Europa deve restare unita, e che solo se resta unita avrà un futuro, soprattutto in una fase storica in cui l'America sta discutendo se vuole e può' ancora avere uno ruolo di primo piano, è un'idea ancora molto forte che alla fine riuscirà ad imporsi. Ci saranno sempre delle crisi, ma dalle crisi usciremo piu' forti. Ora abbiamo alcune sfide da affrontare, e come europei, che ci piaccia o no, dovremo occuparci di più' dei nostri vicini: del Mediterraneo, del Medio Oriente, che poi sono il nostro diretto vicinato, esattamente come l'Ucraina, si tratta di compiti molto importanti per noi europei. Nessuno, né i francesi né i tedeschi da soli, potranno farcela singolarmente. Ma insieme ce la possiamo fare.

DF: l'Europa pero' costa. Sigmar Gabriel ha proposto che la Germania versi nelle casse europee piu' di quanto ha fatto fino ad ora. Sarà così possibile aiutare i paesi più' deboli, magari con l'effetto collaterale di togliere il vento dalle ali dei partiti populisti.

Schäuble: non è una questione di soldi, si tratta piuttosto di utilizzare il denaro nella maniera corretta.

DF: forse anche una questione di soldi, se si potesse investire di piu'...

Schäuble: mi scusi, l'Europa non soffre per una mancanza di denaro e ancora meno per una mancanza di debiti. Il punto è che gli stati membri non fanno quello che dovrebbero fare e che alcuni fanno troppo affidamento sugli altri. Per questo - lo dice la Commissione, la BCE, lo ripetono sempre tutti - è importante che ogni paese prenda sul serio i propri compiti, e trovi il modo di risolvere i propri problemi. Noi non possiamo farlo per un altro paese, noi tedeschi, nemmeno per la Grecia. Devono farlo i greci da sé.

Se diciamo che si tratta di soldi, inviamo un messaggio completamente sbagliato. Si tratta invece di fare in modo che i paesi facciano i loro compiti, e nel farlo noi li aiuteremo. Noi - lei stesso lo ha detto - abbiamo assunto dei rischi enormi nei confronti della Grecia. Ma le riforme strutturali, la trasformazione dell'economia, la messa in piedi di un'amministrazione pubblica efficiente in un paese che possa essere competitivo e vantare standard moderni, è compito dei greci. Noi possiamo anche aiutare i greci a raggiungere questo obiettivo. Ma se si dice, è necessario dare piu' soldi all'Europa, il problema non lo si risolve, si fornisce solo un incentivo sbagliato. E' stato un errore molto grave.

DF: Herr Schäuble, la domanda è se si tratta solo di parole. Conosce gli argomenti di Gabriel: la Germania nei momenti difficili ha fatto le riforme e per farle ha anche aumentato il debito. Per questo motivo, secondo Gabriel, la Germania oggi si trova in una buona situazione. Perché non dovrebbero farlo anche gli altri?

Schäuble: sicuramente loro sono responsabili per l'aumento del debito. Ma non è questo il punto. Non è che manchi il debito. Devono prima fare le riforme, i problemi vengono posti nell'ordine sbagliato. E fuori da ogni dubbio che noi tedeschi, piu' forti, dobbiamo aiutare i paesi economicamente più' deboli. Del resto anche i Laender piu' forti, Bayern, Baden-Württemberg, Hessen, ad esempio, pagano di piu' di quelli piu' deboli. Ma i Laender piu' deboli devono naturalmente darsi da fare per diventare piu' forti. Non ci puo' essere un pozzo senza fondo. Per questa ragione Sigmar Gabriel ha inviato un messaggio completamente sbagliato alla Grecia. Non sta aiutando la Grecia, piuttosto porterà i leader politici greci a pensare di non dover implementare le misure necessarie su cui si sono impegnati. Questo è il pericolo.

DF: si puo' obbligare i partner o gli amici a risparmiare?

Schäuble: noi non costringiamo nessuno, diciamo, come sempre...con tutto il rispetto, che la Grecia ha assunto l'impegno volontariamente. La Grecia ha detto di voler restare nell'Euro. E questo puo' farlo solo se ha un'economia competitiva. Per farlo la Grecia deve attuare le riforme promesse. Per farlo ha bisogno di tempo e noi stiamo dando questo tempo alla Grecia. Ma se il tempo concesso non  viene utilizzato per fare le riforme, perché sono scomode, allora siamo sulla strada sbagliata. Ancora una volta: il messaggio lanciato, peraltro contrario a tutto cio' che in Europa negli ultimi anni abbiamo concordato con qualsiasi governo greco, va esattamente nella direzione sbagliata. Non si tratta di avere troppo poco debito in Europa, piuttosto del fatto che alcuni paesi non hanno potuto o voluto applicare i  cambiamenti necessari che avrebbero dovuto mettere in campo per rendere le loro economie piu' competitive e meglio connesse nella moderna economia mondiale -  aiuti sì, ma non un pozzo senza fondo.

DF: l'UE come dovrebbe spendere i suoi soldi?

Schäuble: l'Ue dovrebbe spendere le sue risorse affinché in tutti i paesi membri, grazie agli investimenti giusti, le opportunità future siano migliori di quelle attuali. Per fare questo, siamo sempre disponibili a dare all'Europa piu' risorse. Ma il denaro in Europa deve essere speso in maniera corretta. Si tratta in primo luogo di assicurarsi che il denaro sia impiegato nella maniera giusta. Se abbiamo bisogno di piu' denaro, ad esempio per la difesa comune, allora la Germania è disposta a spendere di piu'. Non è questo il punto. Il dibattito sui contribuenti netti è stato iniziato dai Ministri delle Finanze socialdemocratici. Il punto è che il denaro in Europa deve essere speso correttamente. Dobbiamo farlo soprattutto se si tratta del denaro dei contribuenti. E' questo il nostro obiettivo. E se l'Europa in occasione dei suoi 60 anni ha come obiettivo una migliore gestione dei suoi compiti, poiché sono diventati ambiziosi, allora ciascuno in Europa, l'UE come i paesi membri, dovrà impegnarsi, e per questo siamo tutti insieme.

DF: mi scusi, siamo già in campagna elettorale?

Schäuble: no, per niente. Ma mi ha dato molto fastidio il fatto che Herr Gabriel abbia inviato alla Grecia un messaggio che non aiuta i greci, e che renderà piu' difficile prendere le giuste decisioni.

DLF: vorremmo sapere qual'è il suo messaggio verso l'Isola. Per lei qual'è l'obiettivo piu' importante dei negoziati sulla Brexit?

Schäuble: in primo luogo saranno i britannici a deciderlo. Considero la loro decisione sbagliata, ma dobbiamo rispettarla. Ora dobbiamo trovare una via giusta. Se la Gran Bretagna vuole continuare ad avere accesso al mercato unico, dovrà anche assumere gli obblighi corrispondenti. Se non intende farlo, ci sarà una separazione. E' un peccato per la Gran Bretagna. Cercheremo di ridurre al minimo gli svantaggi per la Gran Bretagna. Ma è chiaro: il resto dell'Europa non deve farsi contagiare. Non ci puo' essere una scelta: chi prende i vantaggi dell'integrazione del mercato comune europeo, deve naturalmente anche accettarne gli obblighi, come ad esempio la libertà di viaggiare e le garanzie previste dal mercato unico. Non potrà esserci l'uno senza l'altro.

DF: che cosa significa questo per l'atmosfera dei negoziati? Bastone o carota?

Schäuble: i negoziati saranno equi tenendo in considerazione gli interessi divergenti. Ma io non ho il minimo dubbio: Michel Barnier, che con il suo team ha ricevuto l'incarico per la gestione delle trattative dalla Commissione e dal Consiglio dei Ministri è ben preparato. Ne ho già parlato con lui piu' volte. I britannici sono dei negoziatori difficili, ma anche molto intelligenti. Si troveranno davanti una controparte onesta, dei partner negoziali che sapranno difendere gli interessi europei con la stessa energia con cui i britannici cercheranno di difendere i loro.

DF: Ministro Wolfgang Schäuble (CDU), molte grazie per l'intervista, e a risentirsi.

Schäuble: Bitte, gerne! Auf Wiederhören.

sabato 28 gennaio 2017

La conquista degli aeroporti greci da parte dei tedeschi di Fraport

La Commissione Europea ha dato il via libera all'acquisizione da parte dei tedeschi di Fraport delle concessioni per la gestione di 14 aeroporti regionali greci. Un pezzo molto pregiato nella svendita greca che garantirà al gruppo di Francoforte un ottimo ritorno per i prossimi 40 anni. Allo stato greco restano gli aeroporti meno redditizi e la consapevolezza di aver dovuto cedere ai tedeschi asset importanti nel turismo, uno dei pochi settori ancora competitivi. Da German Foreign Policy


Fra le dure proteste dei sindacati, la tedesca Fraport AG si prepara a prendere in gestione 14 aeroporti regionali greci. La concessione, per la quale Fraport aveva già ottenuto un contratto a fine 2015, trasferisce al gruppo tedesco per i prossimi 40 anni le operazioni e la gestione degli aeroporti più' redditizi. Si parla di profitti annui iniziali di oltre 90 milioni di Euro. Alle stato greco resteranno 23 aeroporti regionali, molti dei quali ampiamente in deficit, la cui gestione è particolarmente onerosa in quanto collegano isole remote con la Grecia continentale. Fra gli azionisti di Fraport c'è anche un potente oligarca greco, con cui Fraport ha collaborato sia nel caso della recente acquisizione, sia in passato nella gestione dell'aeroporto Pulkovo di S. Pietroburgo. Fraport è fra le poche aziende tedesche che ancora continuano a investire in Grecia, molte altre si sono ritirate dal paese: con la crisi i consumi sono crollati ed è difficile fare profitti interessanti. L'unico settore ancora attrattivo è il turismo, settore in cui la società Fraport pensa di ottenere profitti gestendo i voli turistici.

Sgravi fiscali

La tedesca Fraport AG a breve assumerà il controllo e la gestione di 14 aeroporti regionali greci, gli accordi per il trasferimento della concessione risalgono tuttavia al 2014 e al 2015. Il 25 novembre 2014 a Fraport era stata infatti assegnata la gestione, il 14 dicembre 2015, superando le ultime resistenze del governo Tsipras, c'è stata la firma ufficiale del contratto di concessione. A fronte di un pagamento di 1.234 miliardi di Euro e di un canone annuo, che inizialmente dovrebbe essere di 22.9 miliardi di Euro, Fraport a breve potrà prendere in gestione gli aeroporti. [1]  Il gruppo di Francoforte è riuscito ad assicurarsi condizioni contrattuali molto favorevoli. Come riportato dal giornalista Niels Kadritzke, Fraport "potrà disdire tutti i contratti di affitto e di fornitura e assegnare nuove licenze", tuttavia "le società e i ristoranti esclusi non dovranno essere indennizzati": "sarà lo stato greco a farsi carico di eventuali risarcimenti". [2] Questo vale anche per la liquidazione dei dipendenti che Fraport intenderà licenziare, e per ogni eventuale risarcimento alle vittime di incidenti sul lavoro. Atene dovrà ugualmente pagare anche nel caso in cui "eventuali ritrovamenti archeologici" dovessero rallentare i lavori di ristrutturazione, scrive il giornalista Kadritzke; il governo ha inoltre esentato Fraport da tutte le "tasse comunali e da quelle sugli immobili".

I guadagni

A ciò' si aggiunge il fatto che Fraport acquisirà solo i 14 aeroporti piu' lucrativi fra tutti i 37 aeroporti regionali. Lo stato greco mantiene un certo numero di aeroporti in costante deficit che tuttavia non possono essere chiusi perché garantiscono il collegamento di isole remote con la terraferma. Originariamente era previsto di dividere i 37 aeroporti in 2 gruppi, in modo da poter pareggiare le perdite degli aeroporti deficitari con quelli in guadagno. La Troika, sotto forte influenza tedesca, tuttavia lo ha impedito. L'agenzia greca per le privatizzazioni TAIPED, che in questo caso ha chiesto una consulenza a Lufthansa Consulting - la tedesca Lufthansa ha l'8.45% in Fraport AG - alla fine ha deciso di fare un pacchetto unico dei 14 aeroporti più' redditizi e di cederli a Fraport. Gli asset hanno garantito negli'ultimi anni profitti per 150 milioni di Euro annui. Fraport a fine 2014 aveva già comunicato di stimare un utile netto di 90 milioni di Euro annui. I restanti 23 aeroporti, molti dei quali in deficit cronico, resteranno allo stato greco, il quale si farà carico dei costi per il loro mantenimento.


Oligarchi

La Grecia non resterà tuttavia con le mani completamente vuote: Fraport AG, che a sua volta è a controllo pubblico, si è aggiudicata il contratto per la gestione dei 14 aeroporti tedeschi regionali insieme al gruppo Copelouzos, uno dei più' grandi gruppi industriali del paese. [3] Il proprietario, Dimítris Copeloúzos, è uno dei più' potenti oligarchi greci, nel 1991 insieme a Gazprom ha fondato la Prometheus Gas S.A, società per l'importazione di gas russo in Grecia. Per l'ambasciata americana di Atene, secondo un documento pubblicato anni fà da Wikileaks, Copeloúzos - a differenza di altri oligarchi greci, che hanno creato la loro ricchezza soprattutto nei rapporti con i paesi occidentali - "ha legami ampi e crescenti con la Russia e gli interessi russi". [4] Fraport collabora con lui già da molti anni all'aeroporto Pulkovo di San Pietroburgo, dove il gruppo di Francoforte ha il 35.5 %, mentre il Copelouzos Group controlla il 7%. Con l'ampliamento della collaborazione, il gruppo Fraport contribuisce a stabilizzare l'influenza del discusso oligarca greco.

I conquistatori

Il trasferimento dei 14 aeroporti regionali sotto il controllo tedesco suscita da tempo violente proteste. Cosi' il sindacato greco dell'aviazione civile OSYPA, nel gennaio e nel giugno 2016, ha indetto diversi scioperi contro l'ingresso di Fraport. In aggiunta ha presentato un ricorso presso la Commissione UE. Con il controllo dei 14 aeroporti regionali, secondo il sindacato, Fraport avrebbe di fatto un monopolio - "una posizione privilegiata nel mercato interno, che le permetterebbe di determinare i prezzi e la strategia di business indipendentemente dalle necessità degli utenti degli aeroporti regionali". Inoltre, sempre secondo il sindacato, le concessioni dovrebbero essere autorizzate solo per il tempo necessario ad ottenere profitti ragionevoli; e a Fraport per fare questo probabilmente basteranno solo 20 anni, cioè dopo appena la metà della durata dei 40 anni della concessione. Il leader del sindacato OSYPA Vasílis Alevizópoulos ha annunciato che la battaglia contro l'ingresso di Fraport è solo all'inizio. Ha poi spiegato: "non sono degli investitori, sono dei conquistatori".


[1] Es handelt sich um die Flughäfen in Thessaloniki, Chaniá (Kreta), Rhódos, Santoríni, Míkonos, Aktío (bei Préveza), Kavála, Kefaloniá, Kérkira (Korfu), Kos, Sámos, Mitilíni, Skiáthos und Zákinthos.
[2] Niels Kadritzke: Privatisierungsschwindel in Griechenland. www.monde-diplomatique.de 09.03.2016.
[3] Die Fraport AG gehört zu 31,34 Prozent dem Bundesland Hessen sowie zu weiteren 20,01 Prozent den Stadtwerken Frankfurt am Main.
[4] Dimitrios Copelouzos and the Copelouzos Group: Gazprom by any other name? wikileaks.org.
[5] Giorgos Christides: "Sie sind Eroberer, keine Investoren". www.spiegel.de 24.10.2016.



domenica 15 gennaio 2017

Lettera da una colonia

Il Ministro delle Finanze greco Euclid Tsakolotos in una lettera a Jeroen Djesselbloem, presidente dell'Eurogruppo, riconosce ufficialmente lo status di colonia del suo paese e rassicura i creditori internazionali. Ottima traduzione di Claudio dal sito di Norbert Haering, economista e giornalista tedesco. Da norberthaering.de.

Il 23 dicembre 2016 Euclid Tsakolotos ha scritto una lettera al presidente dell'informale “Eurogruppo” Jeroen Djesselbloem, nella quale rassicura il burocrate olandese che il suo governo non prenderà mai decisioni senza il beneplacito dei rappresentanti dei creditori ad Atene. Ciò varrà per tutte le questioni che implicano uso del denaro, anche nel caso in cui gli obiettivi di budget fossero già stati raggiunti. Lo scopo è quello tipico delle colonie: drenare più denaro possibile. 

I diversi governi greci degli anni passati avevano operato a più riprese drastici tagli alle pensioni. Per quest'anno il governo aveva annunciato di voler impiegare il surplus di bilancio superiore al previsto per inserire una tantum, quantomeno nelle pensioni più basse, la “tredicesima” natalizia precedentemente cancellata. In seguito a ciò il governo tedesco aveva chiesto un parere alle varie istituzioni che dovrebbero tutelare gli interessi dei creditori per sapere se i Greci potessero permettersi una tale iniziativa. La risposta è stata: non possono. 

Successivamente il Ministro delle Finanze greco Tsakolotos ha scritto una lettera a Djesselbloem, nella quale assicura (n.d.T. segue traduzione dell'autore dall'inglese):


“Il governo greco non ha alcuna intenzione di venire meno all'impegno preso e cioè di conseguire gli obiettivi fiscali concordati, i quali prevedono avanzi primari di bilancio (ossia precedenti al pagamento degli interessi su debito) dello 0,5%, 1,75% e 3,5% rispettivamente per gli anni 2016, 2017 e 2018.”


Nel caso in cui gli obiettivi per il 2016 - contro ogni aspettativa - non venissero rispettati, garantisce che le pensioni verrebbero decurtate dell'ammanco. Inoltre:


“sulla procedura: sono consapevole che le decisioni con ripercussioni finanziarie devono essere discusse e concordate con le istituzioni, in sintonia con i nostri obblighi derivanti dal MoU (n.d.T. Memorandum di intesa). In particolare, in caso di permanente surplus fiscale rispetto agli obiettivi del programma, concorderemo con le istituzioni l'utilizzo dei margini di budget disponibili. Siamo consapevoli che tale margine possa essere utilizzato per misure tese al consolidamento della rete di protezione sociale (segnatamente il programma sociale di sussidio di solidarietà) e/o per ridurre il carico fiscale, sempre nel rispetto degli obblighi derivanti dal MoU. In caso contrario il surplus fiscale verrà impiegato come ammortizzatore finanziario o per saldare i pagamenti arretrati.”


In altre parole Tsakolotos assicura che l'autorità dei rappresentanti (informalmente costituitisi) della Banca Centrale Europea (BCE), della Commissione Europea, del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e del Meccanismo Europeo di stabilità (MES) non verrà più messa in dubbio e che non verranno intraprese azioni senza un'esplicita autorizzazione. Il parlamento greco viene pertanto completamente esautorato. La Corte Costituzionale era stata già da tempo ignorata. Questa lettera era condizione necessaria affinché i creditori concedessero alla Grecia un assai contenuto alleggerimento del debito. A discapito di tutte le promesse non è invece previsto un taglio del debito che consentirebbe un giorno alla Grecia il ritorno all'autonomia. Resta implicita la minaccia che “ senza il nostro assenso vi vedrete costretti a dichiararvi insolventi e ciò comporterebbe un arresto nel meccanismo di rifinanziamento delle banche greche da parte della BCE e una conseguente espulsione dall'Euro.”

Prima del coinvolgimento del MES il gruppo informale che governa ora ad Atene veniva chiamato Troika, adesso taluni cominciano ad usare il termine Quadriga. Però, dal momento che il modo di agire di questo gruppo è particolarmente sfrontato e totalmente distante dai metodi democratici, questo nome risulta completamente screditato e nel frattempo si preferisce usare ufficialmente – aderendo ai dettami della neolingua – il termine “le Istituzioni”: coloro il cui nome non deve essere pronunciato. La Troika si insediò di nascosto nel 2010. Il presidente della Commissione Europea Juncker aveva in realtà annunciato la sua abolizione, dopo che in seno al Parlamento Europeo era nata una disputa circa l'operato antidemocratico e privo di un investitura ufficiale di questo gruppo. Tale decisione ha però incontrato la tenace opposizione di Schäuble. La BCE, che non ha la facoltà di intrattenere affari governativi nei paesi membri dell'Unione Europea, non ha mai preso la decisione di prendere parte all'ex Troika (ora Quadriga). Questo è quanto l'allora Presidente della BCE, Jean-Claude Trichet, stipulò a porte chiuse con Schäuble e gli altri.

L'Eurogruppo dei Ministri delle Finanze della zona Euro, il cui presidente è Djesselbloem, non è previsto in nessun punto dei trattati europei. Pertanto non sussistono nemmeno regole a riguardo. A capo di questa sorta di reggimento, secondo quanto affermano in modo pressoché unanime vari insider, andrebbe collocato il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. L'Eurogruppo e le “Istituzioni” non hanno bisogno di una fondamento giuridico per esercitare il potere: ci pensa la BCE a fare in modo che il governo greco se ne stia buono a cuccia. Difatti, da quando l'anno scorso si è verificata la chiusura delle banche, non vi è alcun dubbio che essa sia pronta a esercitare nuovamente la propria facoltà di poter portare al fallimento da un momento all'altro il sistema bancario greco, qualora quest'ultimo non si dimostrasse più allineato.

Finora il Ministro delle Finanze Tsakolotos ha sempre manifestato un atteggiamento ossequioso nei confronti delle “Istituzioni”: amico di vecchia data del banchiere centrale Stournaras, nella primavera del 2015 il primo Ministro Tsipras affidò a lui le redini della conduzione dei negoziati, dopo aver deciso di togliere l'incarico al “ribelle” Varoufakis. In seguito alle dimissioni di quest'ultimo la carica di Ministro delle Finanze fu ricoperta proprio da Tsakolotos.

Tuttavia la lettera di sottomissione di Tsakolotos non rappresenta ancora il capitolo conclusivo di questa cupa vicenda: l'FMI continua a insistere sull'abbassamento della soglia di reddito a partire dalla quale viene esentato l'obbligo fiscale. Anche le fasce di popolazione a reddito più basso dovranno contribuire massicciamente affinché i crediti rivendicati dalle banche nei confronti della Grecia – che, con un gesto di magnanima generosità, Schäuble & Co. hanno deciso di sobbarcarsi – vengano ripagati. Con questi crediti, inizialmente, è stato finanziato l'acquisto di sottomarini e altro armamentario bellico provenienti da Francia e Germania, cui vanno aggiunte le varie mazzette imprescindibili per la conclusione di tali accordi.