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lunedì 25 novembre 2019

Sostiene Alice Weidel

Alice Weidel, leader di AfD, nei giorni scorsi ha commentato l'apertura di Scholz sull'unione bancaria europea. L'idea di condividere un sistema di garanzia con i sud-europei, da quanto scrive, non le piace piu' di tanto. Dal profilo FB di Alice Weidel.


Il ministro delle finanze Olaf Scholz in un recente documento ha segnalato il suo sostegno ad un sistema europeo di assicurazione sui depositi nel quadro di una unione bancaria.

Scholz e la GroKo stanno tradendo i risparmiatori tedeschi. Se i sistemi di garanzia sui depositi in Europa dovessero essere messi in comune, i risparmiatori tedeschi in futuro sarebbero chiamati a garantire per i rischi delle banche zombie dell'Europa del sud e per le centinaia di miliardi di crediti inesigibili sui loro bilanci. I ben funzionanti sistemi di assicurazione sui depositi delle banche e delle casse di risparmio tedesche verrebbero sacrificati sull'altare dell'ideologia della condivisione.

Il prossimo crash bancario è solo una questione di tempo e Olaf Scholz vuole fare in modo che i risparmiatori e i contribuenti tedeschi vi restino impigliati senza alcuna possibilità di sfuggire. Il vice-cancelliere, che a breve vorrebbe anche diventare il leader della SPD, in questo modo mette in grande difficoltà la classe media, i lavoratori e gli impiegati tedeschi. In futuro, dovranno garantire per la cattiva gestione degli stati falliti dell'Europa del sud e per le loro banche giocatrici d'azzardo. Ci opponiamo con risolutezza ad ogni capitolazione di fronte ad una tale richiesta.

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domenica 24 novembre 2019

Deutsche Bank e Commerzbank difendono l'unione bancaria, le casse di risparmio e le banche cooperative non ne vogliono sapere

Per i tedeschi ormai è chiaro che il salvataggio di Deutsche Bank e Commerzbank dovrà passare attraverso una fusione bancaria europea, e questo probabilmente è il motivo dietro la recente accelerazione del ministro Scholz sull'unione bancaria. Leggendo le cronache tuttavia si capisce che il mondo bancario tedesco sul tema è molto diviso. Ne scrive Die Welt


Gli istituti finanziari tedeschi sono divisi sulla proposta del ministro delle finanze Scholz per la creazione di un'assicurazione europea sui depositi. A battersi per la sua creazione è soprattutto Deutsche Bank - con il supporto di una grande banca straniera.

(...) I rappresentanti di alto livello dell'industria finanziaria tedesca ed europea si sono incontrati la scorsa settimana a Francoforte in occasione della Euro Finance Week per discutere di alcuni temi attuali. Uno di questi temi, che il primo giorno ha suscitato notevoli controversie fra i banchieri presenti, è stata proprio la recente iniziativa del ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz per l'unione bancaria e il mercato comune dei capitali in Europa.

Scholz circa due settimane fa aveva segnalato la disponibilità della parte tedesca a fare qualche concessione su questo tema. Finora l'assicurazione europea comune sui depositi, infatti, era sempre fallita a causa della resistenza tedesca. Scholz con la sua proposta di istituire un Fondo europeo di assicurazione sui depositi, in gergo noto come EDIS, ha voluto rompere questa situazione di stallo. Si tratterebbe di un fondo che dovrebbe entrare in funzione se i sistemi di garanzia nazionali dovessero andare in crisi.

I prerequisiti per la sua istituzione sarebbero: la standardizzazione delle regole di insolvenza e di risoluzione delle crisi bancarie in Europa, la riduzione dei crediti in sofferenza, in particolare quelli delle banche del sud, e il cambio di status dei titoli di Stato nei bilanci delle banche i quali non dovrebbero essere più trattati come obbligazioni prive di rischio.

Jörg Kukies, Sottosegretario di Stato presso il Ministero delle finanze, a Francoforte ha difeso con forza i piani del suo ministro. "Il mercato bancario europeo è troppo frammentato, ci sono dei grandi svantaggi", ha affermato. La situazione deve cambiare. Kukies ritiene inoltre che le banche dell'Europa del sud nella riduzione dei loro crediti inesigibili siano sulla buona strada.

A dargli supporto anche la consigliera della Bundesbank Sabine Mauderer. "La proposta del ministro delle finanze Olaf Scholz porta un nuovo slancio nella discussione - e questo è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno", ha affermato. L'Europa deve integrarsi di più, soprattutto in un momento in cui altri mercati si stanno progressivamente allontanando. E' importante pertanto un'unione del mercato bancario e dei capitali. "Ma una vera unione bancaria richiede anche un'assicurazione comune sui depositi".

Banche cooperative e casse di risparmio contro la responsabilità condivisa

Anche Felix Hufeld, capo dell'organo di supervisione finanziaria BaFin, si è unito a Scholz. "Accolgo con favore l'iniziativa del ministro delle finanze, il quale sta cercando di rilanciare una discussione ormai arenata", ha detto. 

Con la necessaria volontà politica, tuttavia, è possibile raggiungere una soluzione, anche per quanto riguarda l'istituzione di una unione del mercato dei capitali. "È uno dei progetti più importanti dell'Unione europea", ha affermato Huffeld. "E' giusto e meritevole sforzarsi per questo obiettivo".

Ma ci sono state anche forti critiche e queste sono arrivate soprattutto dal lato delle banche cooperative. Uwe Fröhlich, amministratore di DZ Bank, l'istituto di vertice del settore cooperativo, ritiene che le proposte di Scholz siano molto poco attraenti dal punto di vista tedesco. "Nessun cliente tedesco alla fine ne beneficierà", ha affermato. E per il settore sarà piuttosto un peso aggiuntivo. In una direzione simile sono andate anche le critiche del rappresentante delle casse di risparmio: l'industria finanziaria tedesca non ha bisogno dell'Unione bancaria europea.

Tuttavia ciò ha fatto arrabbiare Karl von Rohr, vicepresidente di Deutsche Bank. "Ognuno dovrebbe sapere da sé, se accontentarsi di contare gli gnomi nel giardino del proprio cortile o pensare in grande", ha detto. L'unione bancaria contribuisce a creare un mercato più grande in Europa e questo è cruciale per la sua competitività con America e Cina.

Ovviamente si tratta anche del futuro di Deutsche Bank. Perché dopo il fallimento dell'ultima fusione con Commerzbank, la più grande banca privata tedesca evidentemente ha scelto di orientarsi in maniera diversa. "Per noi, il consolidamento avrà luogo a livello europeo", ha affermato von Rohr. Questo è un altro motivo per cui è importante avere un mercato bancario europeo unico.

Ottenendo peraltro il supporto di un concorrente, Carola von Schmettow, portavoce di HSBC Germany, la quale sostiene la proposta del Ministro federale delle finanze, e anche lei lo considera un prerequisito per la competitività delle banche europee a livello globale. "Abbiamo bisogno di campioni europei", ha detto.

Chi alla fine farà parte di questo scenario ancora non è chiaro, come non sono chiare le prospettive per l'unione bancaria e il mercato dei capitali. Perché il progetto del ministro delle finanze della SPD ha altri oppositori agguerriti fra le fila dei partner di coalizione.

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sabato 23 novembre 2019

Isabel Schnabel - L'unione bancaria è nel nostro interesse

Isabel Schnabel è membro del prestigioso Consiglio dei Saggi economici e prenderà il posto della Lautenschläger nel direttorio della BCE. Intervistata da Mark Schieritz su Die Zeit ci spiega perché l'assicurazione europea sui depositi è fondamentale per favorire la fusione di Deutsche Bank e Commerzbank con qualche altra grande banca europea, ma soprattutto ci dice una cosa interessante, di cui apparentemente anche i tedeschi sono a conoscenza: senza l'introduzione di un safe asset europeo, ad esempio gli eurobond, difficilmente i sud-europei accetteranno l'unione bancaria recentemente proposta da Scholz. Ne scrive Die Zeit



ZEIT ONLINE: Frau Schnabel, il Ministro delle finanze Olaf Scholz ha smesso di opporsi a una garanzia europea sui risparmi. Cosa ne pensa?

Isabel Schnabel: penso si tratti di un tentativo molto importante. Porta un po' di movimento in un dibattito che si era fermato e affronta delle questioni importanti per la stabilità dell'unione monetaria. Fra queste c'è anche l'assicurazione sui depositi, che in Germania non è molto popolare .

ZEIT ONLINE: fino a che punto?

Schnabel: una garanzia sui depositi ha lo scopo di evitare che i risparmiatori in preda al panico corrano a ritirare il loro denaro nel caso in cui dovessero presentarsi dei dubbi sulla solvibilità della banca. I sistemi di garanzia sui depositi, tuttavia, coprono solo una parte dei depositi presso le banche. La credibilità della garanzia sui depositi dipende anche dal fatto che dietro, a sostegno della banca, vi sia lo stato con il suo potere finanziario.

ZEIT ONLINE: perché è un problema?

Schnabel: perché l'assicurazione sui depositi crea un legame fondato sul rischio tra le banche e gli stati. Se la credibilità dell'assicurazione sui depositi risente del fatto che un paese è fortemente indebitato, questo allora può destabilizzare le banche. Un'assicurazione europea sui depositi potrebbe impedirlo.

ZEIT ONLINE: allora si potrebbe anche dire: perché in fondo in Germania dovrebbe interessarci cosi' tanto se una banca in Italia fallisce?

Schnabel: è un'illusione pensare che non siano affari nostri. Le nostre economie e i nostri sistemi finanziari sono fra loro troppo intrecciati. Siamo membri di un'area valutaria comune. Abbiamo visto il danno che una crisi può causare in un piccolo stato membro dell'unione monetaria come la Grecia. È nel nostro interesse che ciò non accada di nuovo.

ZEIT ONLINE: ma i critici dicono: tramite l'assicurazione sui depositi i risparmiatori tedeschi alla fine dovranno pagare per le banche italiane in difficoltà.

Schnabel: in questa affermazione c'è il presupposto che le banche tedesche stiano andando alla grande e quelle italiane vadano male. Nel complesso le cose non stanno necessariamente cosi'. Anche nel nostro paese ci sono banche che non sembrano essere molto brillanti. Inoltre, secondo i piani del ministero delle finanze tedesco, l'assicurazione europea sui depositi funzionerà come una polizza di riassicurazione. In questo modo il rischio viene ridotto al minimo

ZEIT ONLINE: come?

Schnabel: come accade in una compagnia di assicurazioni per auto, ci sarebbe una specie di franchigia. In caso di incidente sarebbero i fondi di garanzia nazionali a dover intervenire. Solo se i fondi nazionali dovessero esaurire le risorse, i soldi arriverebbero dal fondo europeo, ma solo come prestito. A questo punto, vorrei aggiungere, dovrebbe anche essere possibile farsi carico delle perdite.

ZEIT ONLINE: come si finanzierebbe il fondo europeo di assicurazione sui depositi?

Schnabel: tramite i contributi delle banche. Si dovrebbe collegare l'entità di questi contributi al rischio: le banche con un modello di business rischioso o le banche di paesi con istituzioni deboli, ad esempio un regime di insolvenza inefficiente, dovrebbero quindi versare contributi più elevati rispetto alle banche solide dei paesi con istituzioni solide.

ZEIT ONLINE: Scholz propone anche di inasprire le regole che regolano i titoli di stato detenuti dalle banche. Cosa succederebbe?

Schnabel: molte banche nei loro bilanci hanno un livello elevato di titoli di stato nazionali. Ciò rafforza la connessione problematica tra gli stati e le banche, perché se uno stato è nei guai, anche le banche di quel paese avranno difficoltà a detenere obbligazioni. Ciò comporta anche il pericolo che il rischio di un default sovrano venga trasferito a livello europeo attraverso un sistema europeo di assicurazione sui depositi. L'assicurazione europea sui depositi dovrebbe essere pertanto accompagnata da una regolamentazione più rigorosa dei titoli di stato.

ZEIT ONLINE: Wolfgang Schäuble, quando era ancora ministro delle finanze, suggerì di obbligare le banche a garantire i titoli di Stato con il capitale proprio come accade per gli altri attivi. Finora non hanno dovuto farlo.

Schnabel: politicamente è ancora molto controverso, in Europa e soprattutto a livello internazionale. Bisogna stare attenti che il nuovo regolamento non porti a una destabilizzazione del mercato dei titoli di Stato.

ZEIT ONLINE: cosa propone lei?

Schnabel: la copertura con il capitale proprio dovrebbe essere orientata soprattutto alla concentrazione. Su questo tema nel Consiglio dei Saggi abbiamo fatto dei calcoli con diversi modelli. Avrebbe senso se le banche potessero detenere le obbligazioni del loro paese di origine fino a un certo limite, senza dover garantire con del capitale azionario aggiuntivo. Se questo limite viene superato, le partecipazioni obbligazionarie all'aumentare della concentrazione e del rischio di insolvenza dovranno essere garantite da una maggiore partecipazione azionaria. La mia impressione è che Scholz abbia in mente qualcosa di simile. Nel dibattito non dovremmo comunque dimenticare: in nessun altro paese europeo la condivisione del rischio tra stati e banche è cosi' grande come in Germania, perché molte delle nostre banche sono di proprietà statale.

ZEIT ONLINE: gli amministratori di Deutsche Bank e Commerzbank hanno accolto con favore la proposta di Scholz. Come lo spiega?

Schnabel: un'assicurazione europea sui depositi faciliterebbe le fusioni transfrontaliere, che per le principali banche tedesche sono una grande opportunità. Sarebbe un passo importante per ottenere finalmente un vero mercato bancario europeo. Un altro passo essenziale sarebbe una legge uniforme sull'insolvenza bancaria, richiesta anch'essa da Olaf Scholz, per fare in modo che tutte le banche europee siano soggette alle stesse regole.

ZEIT ONLINE: molti economisti dicono: è un problema il fatto che in Europa non vi siano "safe assets", cioè un titolo di debito a prova di fallimento per l'intera unione monetaria.

Schnabel: ciò darebbe alle banche l'opportunità di investire con un'ampia diversificazione in titoli di stato europei senza doversi fare carico di accettare rischi di insolvenza più elevati. Molto dipenderà dalla forma finale del progetto, in modo che non vi siano problemi di incentivi sbagliati. Forse l'unico modo per ottenere un ampio consenso sulle riforme proposte è introdurre dei titoli di debito sicuri.



martedì 15 ottobre 2013

Il nuovo masochismo nazionale tedesco secondo Hans Olaf Henkel

Hans Olaf Henkel, ex presidente degli industriali tedeschi e fra i promotori del Manifesto di solidarietà europea, nella sua consueta rubrica "Henkel Trocken" attacca l'unione bancaria e il nuovo masochismo tedesco. Da Handelsblatt.de
Con l'unione bancaria gli euro-salvatori stanno minando le fondamenta della democrazia in Europa, scrive il nostro columnist Hans-Olaf Henkel. Soprattutto i tedeschi si stanno esercitando nel "nuovo masochismo nazionale" e con un certo compiacimento hanno ormai superato la linea rossa.

Sulla televisione pubblica la "crisi dell'Euro" ottiene dei titoli abbastanza innocui, come ad esempio "crisi del debito sovrano" oppure "crisi finanziaria". Cosi' i giornalisti si sono adattati alle regole linguistiche del governo e fanno in modo che nessuno inizi gridando "al ladro, al ladro", e finisca prendendo di mira "l'Euro". Chiaro, come altri paesi non-Euro, l'Eurozona soffre per l'accumulo decennale di debito pubblico, e per le conseguenze di lungo periodo della crisi iniziata cinque anni fa.

Ma le banche non dovranno essere stabilizzate e risanate soltanto in Europa. Ovunque, non importa se in Svezia, Svizzera, Stati Uniti o in Giappone, resta un compito delle istituzioni democraticamente elette decidere se e come il contribuente deve partecipare al salvataggio delle proprie banche.

Con l'unione bancaria gli euro-salvatori non stanno solamente socializzando il debito bancario, ma stanno minando le fondamenta della democrazia.

La prima parte dell'unione bancaria sembrerebbe andare incontro al naturale desiderio dei tedeschi di tenere la situazione sotto controllo. Tuttavia il nome "controllo bancario europeo" nasconde ai nostri occhi cio' che realmente i paesi del sud, con la Francia in testa, vorrebbero ottenere: la messa in comune dei debiti bancari all'interno dell'unione bancaria. Non c'è da meravigliarsi, le banche del sud sono molto piu' indebitate rispetto a quelle del nord. Il professor Roland Vaubel dell'Università di Mannheim ha recentemente chiarito cio' che gli euro-salvatori realmente si immaginano: prendere con l'ESM "le stesse decisioni prese dai ministri delle finanze".

Lo si puo' dire con una certa soddisfazione: proprio il meccanismo europeo di stabilità (ESM), approvato dal Bundestag con la promessa solenne di sostenere finanziariamente solo ed esclusivamente gli stati, e al cui finanziamento la Germania contribuisce con il 27%, adesso potrà rifinanziare in maniera diretta le banche spagnole e francesi, senza il coinvolgimento del governo federale o del Bundestag. Anche i politici tedeschi e il rappresentante tedesco presso la BCE Asmussen si sono pronunciati a favore.

Un amico francese dell'autore di queste righe riconduce il fenomeno ad un nuovo "masochismo nazionale tedesco" che l'Euro avrebbe causato nella politica, nei media e nell'economia tedesca. La nuova "linea rossa" tracciata sulla sabbia durante la campagna elettorale, ad esempio come difesa dal fondo bancario europeo per la tutela dei depositi, non solo sarà superata, ma travolta. Allora a garantire per le banche disastrate del sud non saranno chiamati solamente i contribuenti tedeschi, ma anche i risparmiatori.

Dal momento che quasi tutti gli argomenti economici e politici per l'adesione all'Euro sono venuti meno, i politici tedeschi - e non solo - fanno sempre piu' spesso ricorso all'argomento della pace in Europa. Ma non dovrebbero dimenticare che per la pace non dobbiamo ringraziare l'Euro, ma la democrazia. Su questo continente non è mai accaduto che una democrazia abbia aggredito un'altra democrazia. Ma sono proprio i nostri "euro-salvatori masochisti nazionali" a danneggiare la nostra democrazia. Sebbene l'Euro continui ad essere una minaccia, preferiscono farlo vagare libero senza gridare "fermate il ladro!". Come ha scritto recentemente Carlos Gebauer sul giornale „Eigentümlich Frei", preferiscono gridare: "teniamoci il ladro!"

giovedì 3 ottobre 2013

Il programma del nuovo governo secondo Sinn

Hans Werner Sinn su Handelsblatt.de propone un programma per il nuovo governo federale: basta con l'OMT, una nuova Maastricht, e la riforma del diritto di voto nel board BCE. Da Cesifo-group.de
Il compito principale della prossima legislatura sarà la soluzione della crisi Euro e la stabilizzazione di una moneta unica europea finalmente capace di funzionare. La BCE dovrà necessariamente interrompere la sua politica fiscale regionale, travestita da politica monetaria.

I politici attuali non saranno piu' in carica quando al conto della crisi demografica e dei crescenti costi pensionistici si aggiungeranno i rischi sulle garanzie creditizie offerte ai paesi in crisi. A rischio sarà la coesione dell'intera UE. Il nuovo governo federale dovrebbe mettere questo tema in cima alla propria agenda. Se troverà la forza e il coraggio per farlo, è un'altra questione.

Primo: la rinegoziazione del trattato di Maastricht per fermare la stampa di denaro nei paesi in crisi. Non è accettabile che la BCE senza il controllo dei parlamenti nazionali abbia fornito i due terzi degli aiuti internazionali ai paesi in crisi (782 dei 1106 miliardi di Euro), e che i parlamenti nazionali si trovino nella condizione di dover salvare la BCE dal rischio di subire una perdita su questi crediti, approvando un pacchetto di salvataggio dietro l'altro.

I parlamenti dovranno liberarsi dal ruolo di assistente del board BCE. Sarà necessario limitare istituzionalmente i crediti regionali di natura fiscale e chiedere di rimborsare quelli già concessi. Il modello di riforma da adottare è offerto dal sistema della Federal Reserve americana. Se non sarà scelto questo percorso, all'interno del board BCE sarà necessario  ponderare il diritto di voto sulla base delle garanzie offerte dai diversi paesi e quindi modificarne le regole.

Secondo: la revoca del programma OMT. Non è accettabile che la BCE offra ai possessori dei titoli di stato dei paesi in crisi un'assicurazione gratuita e prometta di farsi carico delle perdite derivanti da questi titoli a spese del contribuente dei paesi ancora in salute. Questa politica porta ad una errata allocazione dei flussi di capitale in Europa e finirà per costringere gli stati a garantire con gli Euro-bond i debiti dell'Eurozona. Dopo che la BCE avrà acquistato i titoli di stato, sarà infatti necessario introdurre gli Euro-bond per proteggere la BCE stessa dalle perdite su questi titoli.

Il nuovo governo, sperando nell'appoggio della Corte Costituzionale, dovrà evitare che il Bundestag si trovi nuovamente in una situazione senza alternative. Una situazione causata dalle scelte del board BCE, e in cui la messa in comune dei debiti pubblici resta la sola strada percorribile. Come mostra la storia dei primi anni degli Stati Uniti d'America, questa strada porta ad un forte aumento della conflittualità.

Terzo: l'unione monetaria aperta. La crisi Euro tonerà ad infiammarsi fino a quando i paesi del sud non avranno risolto i loro problemi di competitività. Le uniche soluzioni disponibili restano una svalutazione attraverso l'uscita dall'Euro, oppure la svalutazione interna. Poiché la seconda è realizzabile solo in misura limitata, affinché i paesi colpiti non si trovino in una situazione di disoccupazione di massa che li porterebbe al collasso, si dovrebbe permettere un'uscita ordinata con una svalutazione e il possible rientro nell'unione monetaria, previa attuazione di un programma di riforme.

Quarto: una unione bancaria senza una garanzia comune. L'Europa ha bisogno di una unione bancaria con un controllo centrale delle banche, ma senza una responsabilità comune dei contribuenti per i debiti delle banche. Solo i creditori delle banche dispongono del patrimonio necessario per la ricapitalizzazione delle banche, e solo se saranno loro stessi a subire le conseguenze dei loro investimenti sbagliati, in futuro si asterranno dal prendere troppi rischi.

Nelle prossime negoziazioni il governo dovrà imporre delle norme rigorose per la ricapitalizzazione delle banche con mezzi comuni, anche se in questo modo le perdite potrebbero diventare visibili nei bilanci della BCE. La Germania dovrà finalmente prendere una posizione, invece di mostrare una tacita approvazione verso la BCE ogni volta che la Bundesbank lancia un avvertimento.

domenica 16 dicembre 2012

Sinn: la Germania deve dire solo no

H.W. Sinn, intervistato da Handelsblatt, commenta gli ultimi avvenimenti: la Germania deve imporre la propria volontà sull'unione bancaria e Monti è una benedizione per l'Italia.




Handelsblatt: Professor Sinn, dopo mesi di turbolenze il 2012 volge al termine: il Presidente del consiglio italiano Mario Monti ha annunciato le sue dimissioni, non è ancora chiaro se la Spagna chiederà l'intervento del fondo salva stati, i tempi per il riacquisto del debito greco si allungano. Quale paese europeo la preoccupa di piu'?


Sinn: Sicuramente la Spagna. Perché il debito estero del paese è piu' alto di quello di tutti gli altri paesi in crisi messi insieme. A questo si aggiunge la situazione disastrosa nel mercato del lavoro, sui livelli greci. La combinazione è spaventosa

Handelsblatt: Quello che sta succedendo in Italia la spaventa?

Sinn: Aspettiamo di vedere se Monti si presenterà alle elezioni del 2013. Sarebbe una benedizione. E' un professore di economia ed è stato commissario europeo - una combinazione migliore fra competenze specialistiche e politiche è difficile da trovare. Le sue riforme si sono pero' arenate quando il presidente BCE, Mario Draghi, con la usa "dicke Bertha“ ha annunciato acquisti illimitati prospettando una diversa via di uscita. I sindacati hanno rallentato le riforme, realizzabili solo in condizioni di emergenza.

Handelsblatt: Anche lei si sente di lodare la gestione della crisi dei nostri politici?

Sinn: Prendo atto con grande interesse che il Ministro delle finanze procede in maniera molto decisa verso l'unione bancaria e che le preoccupazioni espresse dagli economisti e dall'associazione delle casse di risparmio saranno accolte nella sua decisione finale. Vuole una rappresentanza dei Lander secondo il loro peso nell'organo decisionale della vigilanza bancaria e la separazione dell'autorità di controllo dalla BCE. Entrambi i punti mi fanno stare piu' tranquillo.

Handelsblatt: Wolfgang Schäuble (CDU) riuscirà ad imporsi?

Sinn: Se lo vuole, la Germania puo' imporsi. Poiché le decisioni devono essere unanimi e si tratta di denaro tedesco, se il risultato non le sta bene, la Germania dovrà dire solo no.

Handelsblatt: Ma è una questione di pressione politica...

Sinn: E' vero. Ma il presidente francese François Hollande ha bisogno del nostro denaro. Dovrà acconsentire.

Handelsblatt: Se guardiamo indietro al 2012, la crisi nel corso dell'anno si è intensificata oppure calmata?

Sinn: La crisi finanziaria per la prima volta sembra essersi assestata. Ma la crisi ha ancora una seconda dimensione irrisolta: la mancanza di competitività di alcuni paesi. 

Handelsblatt: La crisi finanziaria si è in parte calmata grazie alla BCE?

Sinn: La BCE ha chiarito agli investitori che il contribuente tedesco e di altri paesi ancora sani risponderà per il debito dei paesi in crisi, garantendo per gli altri. Ma l'allentamento della crisi mi preoccupa. I problemi di competitività dei paesi in crisi non saranno risolti dalle promesse di Draghi. La sola via per ridurre i deficit delle partite correnti, senza che i paesi siano trascinati in recessione o depressione, consiste nello spostare la domanda dai beni esteri a quelli nazionali, facendo in modo che i prezzi calino rispetto a quelli degli altri paesi. Ad eccezione dell'Irlanda, cio' non è ancora accaduto.

Handelsblatt: Che cosa dovrebbe succedere invece?

Sinn: Nella zona Euro cio' potrà accadere solo con una lunga fase di stagnazione, durante la quale il tasso di inflazione sarà spinto ad un livello inferiore rispetto a quello tedesco. Non possiamo posticipare ulteriormente questa fase di adattamento, approvando sempre nuovi trasferimenti. Fino a quando il denaro pubblico continuerà a fluire, i paesi coinvolti non saranno pronti per una dolorosa svalutazione reale da realizzare con un contenimento dei prezzi. Alla fine, chi non intende ridurre i prezzi, dovrà uscire dall'Euro. I paesi fuoriusciti dovranno essere aiutati con un taglio del debito e ulteriori crediti per il sistema bancario. Quanto piu' a lungo si attenderà per applicare le misure radicali, sempre di piu' saranno gli investitori che riusciranno a vendere i loro titoli tossici ai fondi di salvataggio e sempre piu' cara diventerà l'operazione per i contribuenti e i pensionati tedeschi.

Handelsblatt: In questo momento il processo non sembra pero' molto rapido...

Sinn: Chiaro. Gli obbligazionisti guadagnano tempo, i contribuenti e i pensionati lo perdono. Se il governo intende guadagnare tempo in questo modo, la conclusione è che sta assumendo la posizione degli investitori. La potenza di fuoco dell'industria finanziaria sa influenzare l'opinione pubblica con grande successo. Per questa ragione la politica ritiene una buona soluzione calmare i creditori dei paesi del sud con il denaro dei contribuenti del nord.

Handelsblatt: Come sarà il 2013 per noi?

Sinn: Fino alle elezioni probabilmente tranquillo, perché la BCE continuerà la politica dei bassi tassi di interesse e il governo federale spera di essere rieletto in una situazione di calma generale. Dopodiche' saranno prese nuove decisioni. Nel lungo periodo la politica BCE potrebbe sfociare in una fase di inflazione europea. Soprattutto in Germania, perche il capitale resterà in un porto sicuro e i segnali ci lasciano ipotizzare una fase di crescita nel breve e nel lungo periodo.

Handelsblatt: La situazione di bassi tassi di interesse ha causato un boom nel mercato immobiliare tedesco. E' una bolla?

Sinn: Dopo aver superato la prima fase di crisi, la Germania ha vissuto una meravigliosa fase espansiva. Il settore delle costruzioni ha spinto la domanda interna creando crescita economica e posti di lavoro. L'industria delle costruzioni si indebolirà un po' nel 2012. Ma anche se questo non succedesse, non siamo di fronte ad una bolla, perchè i prezzi degli immobili in Germania sono ancora piuttosto bassi. Un boom immobiliare dura in media 17 anni. Alla fine del decennio ci potremo chiedere se si è formata una bolla immobiliare.

Handelsblatt: La fase di debolezza dell'economia tedesca durerà o sarà solo di breve periodo?

Sinn: Cosi' sembra. La Germania ha una situazione strutturalmente migliore rispetto agli altri paesi europei. La domanda mondiale dei nostri prodotti è ancora molto alta. 

Handelsblatt: Le elezioni federali riusciranno ad influenzare la congiuntura?

Sinn: La previsione è molto difficile, perchè il governo di solito fa il contrario di quanto annunciato - per togliore vento alle vele dell'opposizione. Schröder ha abbassato le tasse e con l'Agenda 2010 ha tagliato il welfare. Merkel ha introdotto il salario minimo e ha deciso l'uscita dal nucleare.

Handelsblatt: Quale candidato alla cancelleria ha maggiori competenze economiche: il socialdemocratico Peer Steinbrück oppure il leader della CDU Angela Merkel?

Sinn: Peer Steinbrück è un economista di grande esperienza e come ministro delle finanze ha introdotto in Costituzione un limite all'indebitamento (Schuldenbremse), è stato sicuramente un grande risultato. Ma se da un punto di vista economico sia il miglior candidato è ancora in discussione, perchè non è chiaro se saprà liberarsi dai desideri del suo partito - a volte ci sono richieste che in quanto economista non possono essere tollerate.

mercoledì 14 novembre 2012

Sinn: l'unione bancaria sarà un disastro


H.W. Sinn torna ad infiammare il dibattito sugli eurosalvataggi. Questa volta lo fa attaccando la nascente unione bancaria: il patrimonio dei tedeschi sarà usato per salvare le banche del sud Europa. Da WirtschaftsWoche
Dietro le tende fervono i preparativi per l'unione bancaria. Ma gli interessi tedeschi ancora una volta rischiano di essere dimenticati.

Dopo l'acceso dibattito estivo, sul tema dell'unione bancaria sembrava essere calato il silenzio. Ma la quiete è ingannevole, perché a porte chiuse la commissione EU, la Francia e i paesi del sud portano avanti con grande energia il progetto. La Germania ha posto come condizione per  salvare le banche in difficoltà con il denaro dell'ESM, l'istituzione di un'autorità di controllo. Per questa ragione si vuole dare vita quanto prima a qualcosa che rassomigli ad un controllo bancario. Il risultato potrebbe pero' essere davvero terribile.

Vi è innanzitutto il fatto che il controllo bancario sarà insediato presso la BCE. Il problema non è  la  irresistibile tentazione dei partecipanti di rifornire le banche in difficoltà - ma in verità da liquidare - con il denaro fresco appena uscito dalle stampanti. Ancora peggio: la BCE già da molto tempo finanzia in grande stile le banche in difficoltà, accontentandosi di dubbie garanzie. Jens Weidmann si è già lamentato sul tema con una lettera inviata a Draghi in febbraio.

La BCE potrebbe trovarsi davanti alla scelta: dichiarare fallita una banca privata, liquidandola e rinunciando ai crediti erogati verso di essa, oppure considerare la banca salvabile e in questo modo darle accesso ai mezzi del fondo ESM. E' intuitivo quale sarebbe la decisione della BCE. E' come se al venditore di un auto da rottamare, gli si desse il diritto decidere se la propria auto puo' superare la revisione.

Una adeguata rappresentanza dei paesi ancora sani all'interno della nuova autorità di controllo, potrebbe mitigare la catastrofe. Ma non sembra essere il caso. Segnali chiari ci fanno pensare che la struttura di controllo della nuova autorità di garanzia sarà organizzata come il consiglio BCE. Vale a dire: ogni paese avrà un singolo voto, indipendentemente dal fatto che sia grande o piccolo, e la Repubblica Federale Tedesca dovrà essere felice se riuscirà ad imporre le proprie decisioni a Malta.

La maggioranza dei paesi del Club Med, che da 2 anni e mezzo mette la Bundesbank all'angolo, resta incontrastata - e potrà quindi decidere, quali banche europee avranno accesso al salvataggio tramite le garanzie dell'ESM.

Sicuramente nell'ESM c'è una minoranza che puo' bloccare i provvedimenti, ma solo sulle decisioni importanti. E questo probabilmente non accadrà sulle singole decisioni, come ad esempio il salvataggio di una determinata banca. Nella formulazione del trattato ESM, la politica ha infatti provveduto per tempo: su alcune decisioni sarà sufficiente una maggioranza non qualificata.

In questo modo la strada per il salvataggio delle banche indebitate del sud Europa, con il denaro dei contribuenti dei paesi Euro ancora sani, sarà tutta in discesa. Anche da un punto di vista giuridico si vogliono eliminare gli ostacoli restanti. Cio' è evidente nella proposta della commissione EU per il risanamento e la gestione degli istituti di credito e delle società di investimento, su cui il collega Harald Hau dell'INSEAD ha richiamato la mia attenzione.

Nel documento, all'articolo 52, con un linguaggio poco comprensibile, si dice che lo strumento per la partecipazione dei creditori ai fallimenti bancari ("bail in tool") dovrebbe essere realizzato in modo da massimizzare il valore del credito e tranqullizzare l'investitore. Probabilmente anche la commissione EU vuole introdurre una forma di garanzia pubblica, tramite l'ESM, per le banche del sud Europa.

I creditori di queste banche non dovranno allora temere un ulteriore ampliamento degli attivi bancari, perché il fondo ESM offrirà un servizio di assicurazione del credito contro ogni default. Tenuto conto del fatto che la stessa commissione EU ha classificato la garanzia offerta dallo stato tedesco per le Landesbanken come una sovvenzione illegittima e quindi proibita (che tra l'altro ha portato al crollo della WestLB), questo cambiamento di orientamento è grottesco. Lo stato tedesco ha dovuto ritirare le garanzie statali alle banche nazionali.

Ma ora invece gli si chiede di salvare le banche fallite del sud Europa.

Se questo dovesse accadere, il risparmio dei paesi del Nord, sotto la protezione dei contribuenti degli stessi paesi, sarà guidato di nuovo verso il sud Europa, dove a causa delle precedenti esperienze negative, non si voleva piu' spostare. Gli investimenti sbagliati nel sud Europa, che hanno portato l'Eurozona sull'orlo della rovina, in questo modo potranno andare avanti.

Ancora una volta Bruxelles sceglie una strada sbagliata, senza che la politica tedesca e l'opinione pubblica se ne occupino tempestivamente. I tedeschi discutono accesamente sul tema del Betreuungsgeld (sostegno alle famiglie con figli), e non si accorgono che contemporaneamente il loro patrimonio viene messo a disposizione di altri. Quando finalmente si libereranno dal loro letargo spirituale e considereranno l'integrazione europea un tema di cui occuparsi, nell'interesse  dei loro figli e del loro futuro?

giovedì 14 giugno 2012

La cancelliera è pronta ad andare lontano?


Die Zeit commenta il discorso della cancelliera al Bundestag: è finalmente pronta a collaborare con gli altri paesi per la soluzione della crisi? Karsten Polke-Majewski da Zeit.de
La metà del mondo accusa Merkel di condurre la moneta unica verso il baratro. La sua risposta è un'offerta: se il sud Europa risparmia, la Germania rinuncia alla sovranità.

La cancelliera non ci libererà dalla crisi con la velocità di un fulmine. La sua risposta a tutte le richieste di trovare in fretta una soluzione alla crisi è tiepida: la forza della Germania non è infinita e non può essere sopravvalutata. Crescita e consolidamento fiscale devono andare mano nella mano. L'Europa deve rivedere le scelte non fatte 20 anni fa: costruire una unione politica come fondamento dell'unione monetaria. Come si può fare tutto questo? Passo dopo passo.

Queste parole pronunciate durante il suo intervento prima dell'incontro del G20, il prossimo lunedi, non sono la risposta che il mondo voleva sentire. Soprattutto di fronte alle nuove minacciose notizie in arrivo da Spagna, Italia, Cipro e poco prima delle decisive elezioni in Grecia.

La parole di Merkel hanno 2 destinatari. Il primo è l'America, e il suo messaggio è: la pressione produce contropressione. Se voi pretendete che la Germania apra i cordoni della borsa, allora io vi ricordo del vostro gigantesco disavanzo di bilancio pubblico o del fatto che gli Stati Uniti non sono stati capaci di regolamentare i mercati finanziari dopo la crisi bancaria del 2008.

Il secondo destinatario è l'Europa.  E qui le cose si fanno difficili. Perché l'Europa non vive solamente una crisi finanziaria ma anche una crisi di fiducia. Per Merkel la situazione si presenta in questo modo: in Italia le riforme sono ferme, in Francia è stata abbassata l'età pensionabile, in Grecia i politici vogliono rinegoziare il pacchetto di salvataggio. Di nuovo l'Europa non è in grado di mantenere le regole che si è data, ha detto la cancelliera. Perché la Germania dovrebbe dare piu' denaro, se non si può contare sulle promesse fatte?

Per i paesi del Sud il problema è in Germania: perchè un paese forte approfitta della debolezza degli altri e cerca di imporre la propria visione politica ed economia in tutta la zona Euro. Allo stesso tempo con la sua avidità spinge gli altri paesi verso la rovina, come accade ora con il pacchetto di salvataggio per la Spagna.

E' possibile risolvere questa contrapposizione? La chiave della soluzione potrebbe essere in quello che Merkel chiama unione politica. Sul tema a Brussel circolano molte idee: un'unione bancaria con un controllo indipendente; una unione fiscale con regole comuni per i bilanci pubblici; si discute perfino di una nuova organizzazione dei controlli democratici all'interno dell'EU. Il messaggio di Merkel all'Europa suona perciò: sono pronta ad andare lontano, e a rinunciare alla sovranità. Solo se, anche gli altri lavorano per un sistema affidabile e non agiscono a breve termine seguendo solo gli egoismi nazionali.

venerdì 8 giugno 2012

Nein, nein, nein!

Su FAZ.net, il quotidiano conservatore piu' prestigioso, continua la lunga serie di nein: questa volta il rifiuto è per la richiesta spagnola di ricapitalizzare le banche direttamente dal fondo ESM. Un commento di Holger Steltzner, vicedirettore di Franfurter Allgemeine Zeitung.
Il ministro delle finanze spagnolo si è lamentato per gli alti tassi di interesse che il suo paese deve pagare. Non è certo un buon motivo per scaricare i crediti immobiliari deteriorati sul fondo di salvataggio. 

Il ministro delle finanze spagnolo Montoro si è lamentato per i tassi troppo elevati sul mercato dei capitali che hanno reso impossibile per il suo paese raccogliere fondi. Anche se la Spagna prima dell'introduzione dell'Euro aveva già pagato tassi piu' alti del 6 o 7%. 

Emilio Botin, il presidente di Banco Santander, la banca spagnola piu' grande, descrive la situazione del paese in maniera completamente diversa: in Spagna non c'è nessuna crisi bancaria, solo alcune banche hanno bisogno di un limitato aiuto finanziario. A che cosa dobbiamo credere?

La commissione europea, ma anche Spagna, Italia e Francia spingono verso gli Euro-bond, verso l'accesso delle banche al fondo di salvataggio ESM,  verso l'uso di un "big bazooka" da parte della BCE e verso una garanzia comune per i depositi europei. La cancelliera ha lasciato la porta aperta verso una unione bancaria, ma fino ad ora nulla di piu' di una supervisione centrale sui grossi istituti.

Che cosa direbbero gli irlandesi, se gli spagnoli ottenessero quello che chiedono?

Merkel non deve offrire la carta di credito tedesca, perche sugli Euro-bond, sui salvataggi bancari attraverso l'ESM o sulla garanzia europea dei depositi, non avrebbe alcun controllo sulla spesa. E' già abbastanza spiacevole vedere che la BCE, istituzione teoricamente non politica, sul suo bilancio gonfiato, distribuisce fra i paesi europei miliardi di rischi. 

Che cosa significhi per le banche e le finanze di un paese  lo scoppio di una bolla immobiliare, la Spagna lo può imparare dall'Irlanda. Prima di tutto le banche sono state statalizzate. Da allora i contribuenti irlandesi devono pagare per le perdite - ci vorrà almeno una generazione. Che cosa direbbero gli irlandesi, se ora la Spagna potesse scaricare i suoi mutui deteriorati sul fondo anti-crisi ESM, per il quale contribuiranno anche gli irlandesi, come hanno appena deciso con un referendum?

Perchè la Spagna rifiuta il sostegno del FMI e dell'EU? Il Fondo Monetario è stato costituito appositamente per i casi come quello spagnolo. I suoi mezzi recentemete sono stati raddoppiati e l'EU  a questo scopo ha aumentato i fondi anti-crisi.

Il governo di Madrid è riluttante a causa delle condizioni imposte? La Spagna non dovrebbe avere paura di questa situazione, se avesse riformato in maniera esemplare il proprio mercato del lavoro, come in molti invece hanno sostenuto. Chi guarda con attenzione, si renderà conto che la problematica indicizzazione dei salari è stata solo sospesa, ma in nessun modo abolita. 

giovedì 7 giugno 2012

Verso l'unione di trasferimento


Dopo il mantra anti-inflazione e quello anti Euro-bond, continua su Handelsblatt.de il coro di "nein" alla proposta di unione bancaria: stiamo andando verso la temuta Transferunion. Sven Afhüppe, capo redattore di Handelsblatt.
L'assicurazione comune sui risparmi europei, proposta dal presidente della commissione Barroso, sarebbe un passo ulteriore verso la Transferunion. In particolare, gli effetti per la Germania sarebbero molto negativi.

L'Europa discute di una nuova formula magica per il salvataggio della zona Euro: l'unione bancaria. Dietro il neologismo c'è un piano per una sorveglianza bancaria unificata, un sistema comune di assicurazione dei depositi e un fondo di salvataggio europeo per le banche in difficoltà. L'idea l'ha avuta il presidente della commissione EU José Manuel Barroso, lo stesso che ha proposto gli Eurobond come soluzione per tutti i mali. 

Sarebbe quindi necessaria un po' di cautela. Invece la proposta ha ricevuto un certo sostegno: perfino la cancelliera Angela Merkel e il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble hanno elogiato il piano. Come spesso accade nei tempi di crisi, i politici nascondono gli effetti collaterali che una tale operazione avrebbe.

Ma i piani  per l'unificazione del sistema europeo di garanzie e la creazione di un fondo europeo di salvataggio portano l'Europa verso una unione di trasferimento. 

Alla fine le ragioni per le difficoltà di una banca possono essere molto diverse. Può scoppiare una bolla immobiliare, gli investment banker possono aver preso dei rischi eccessivi, oppure le imprese a causa di un crollo dell'economia non sono in grado di ripagare i loro debiti.

Perché i paesi con banche stabili e con un solido modello di business dovrebbero garantire per le banche in difficoltà dei paesi vicini? Perchè i risparmiatori di Deutsche Bank, Commerzbank, o di Sparkasse dovrebbero pagare per la spagnola Bankia attraverso un sistema di garanzia europeo? 

E' chiaro che il desiderio dei politici e dei banchieri centrali è ridurre il rischio di un assalto alle banche: con una garanzia europea i risparmiatori riterrebbero i loro risparmi sicuri.  Ma questo approccio determina degli incentivi sbagliati, perchè il fallimento di una banca non resterebbe un problema nazionale, ma diverrebbe un problema europeo.

Durante i periodi di crisi questi comportamenti opportunistici non sono da sottovalutare. La suddivisione fra banche buone e cattive non sembra essere di interesse europeo. E in questo contesto non è un caso che in Germania accanto al fondo di tutela obbligatorio per legge, esistono diversi sistemi volontari di difesa delle banche.

Le casse di risparmio e le banche cooperative fino ad ora hanno bloccato ogni tentativo di costruire con le banche private una rete di sicurezza comune. Anche dopo l'escalation della crisi finanziaria internazionale dovuta al fallimento di Lehman Brothers, l'allora ministro delle finanze Peer Steinbruck  con una proposta simile non c'è riuscito.

Fino a quando i modelli di business e i profili di rischio delle banche in Germania come in Europa saranno così diversi e in parte poco trasparenti come oggi,  a ragione, non potrà esserci alcun fondo di garanzia dei depositi comune. In ogni caso, attraverso il fondo EFSF e ESM sono disponibili strumenti, che a certe condizioni permettono di richiedere denaro per la ricapitalizzazione delle banche.

Il contribuente tedesco già ora deve sostenere grossi rischi per gli altri paesi. E adesso i risparmiatori tedeschi non possono farsi carico indirettamente anche delle banche. Gli stati europei dovrebbero invece concentrarsi sul miglioramento delle autorità europee di vigilanza bancaria.

L'autorità bancaria europa (EBA) creata un anno fa è rimasta una tigre senza zanne, perché gli stati nazionali non sono pronti a concedere diritti esecutivi alla nuova istituzione. Il risultato è che la tanto desiderata armonizzazione del controllo bancario non si è ancora vista.

Sull'applicazone concreta dei diritti di vigilanza decidono ancora le autorità di controllo nazionali. La fiducia nel controllo bancario resta intatta quando le autorità riescono ad imporre decisioni fondamentali come le multe o gli aumenti di capitale, oppure quando hanno la forza di costringere una banca perfino alla chiusura. Un quadro normativo efficace è molto piu' importante di una una garanzia bancaria europea.

Quanto manca alla fine?

Se lo chiede Wolfgang Münchau su Der Spiegel. Probabilmente non c'è piu' tempo per salvare la moneta unica, e bisogna prepararsi a nuovi scenari. Se ce lo dice un'euro-entusiasta, c'è davvero da riflettere.


La maggior parte dei cittadini sembra non rendersi conto che il finale di partita dell'Euro è iniziato: o gli stati europei mettono in piedi rapidamente un'unione politica o l'unione monetaria si frantumerà. Non importa quale percorso sceglieranno - ma per una soluzione a basso costo ormai è troppo tardi

Recentemente ho fatto un viaggio in treno da Brussels verso la Germania, nella profonda provincia della Westfalia. Mentre ascoltavo la gente parlare nel vagone, mi è improvvisamente diventato chiaro che non hanno idea di quello che a breve potrebbe loro accadere. Tutti naturalmente hanno da dire qualcosa sull'Euro. Anche nel mio scompartimento non sono sfuggito alla discussione. Parlano dell'Euro come di un problema esterno, di un mondo lontano.

La Germania e il resto d'Europa si sentono in questo momento come 2 universi paralleli. Al mio ritorno a Brussels, ho seguito una discussione fra manager di hedge funds. Stavano discutendo se George Soros con la sua previsione di una fine dell'Euro entro 3 mesi, non fosse stato troppo ottimista. Potrebbe realizzarsi anche piu' rapidamente.

Uno dei 2 manager era sicuro che l'Euro non avrebbe superato il mese di giugno. Che prima o poi l'Euro finirà, nel settore viene ormai dato per scontato. E per la prima volta anche i professionisti iniziano a scommettere sulla rottura della zona Euro. E questa volta non sono solo gli speculatori. Il gioco d'azzardo sul tramonto dell'Euro è iniziato.


La ragione per questo pessimismo sono i crescenti squilibri all'interno della zona Euro. Sono dati tecnici a cui fino ad ora nessuno aveva prestato attenzione: ad esempio il rapido aumento dei crediti tedeschi all'interno del sistema di pagamento "Target 2" o il numero sempre crescente di prestiti di emergenza concessi dalle banche centrali nazionali. Tuttti questi sono segnali che il sistema è ormai diventato troppo instabile ed è pronto per frantumarsi in pezzi.

Perchè la Spagna dovrebbe preoccuparsi di rimborsare i debiti?

Non voglio dare le stime precise che i manager di Hedge funds hanno fatto. Abbiamo visto lo scorso dicembre che la BCE può contrastare tali previsioni se decide di tenere in vita il sistema ancora un po' con inizioni di liquidità.

La direzione dell'analisi è però corretta. Stiamo andando verso un bivio, che ci obbliga a fare una scelta fra due percorsi estremamente costosi: una unione politica da negoziare e adottare molto in fretta oppure il ritorno alle monete nazionali.

La cancelliera Merkel e gli altri capi di governo non hanno ancora preparato i loro elettorati a quello che accadrà nei prossimi mesi. Il peggio non sono tutte le promesse che non potranno essere mantenute. Ma saranno i costi politici, sociali e finanziari della decisione, non importa come andrà a finire.

Se lasciamo che l'unione monetaria imploda, allora la Germania dovrebbe sopportare dei costi enormi. I 650 miliardi di crediti forniti dalla Bundesbank all'interno del sistema "Target 2"  andrebbero in larga parte perduti. Degli altri 200 miliardi versati al fondo di salvataggio rimarrebbero solo spiccioli. 

A questi si dovrebbero aggiungere centinaia di miliardi che il governo federale dovrebbe reperire, per rifornire le banche con nuovo capitale. I crediti delle banche tedesche verso Spagna o Portogallo, con una uscita di questi paesi dalla moneta unica, sarebbero gravati da  pesanti perdite che le banche stesse non potrebbero coprire. E perchè la Spagna dovrebbe onorare questi debiti? Il paese in quella situazione, avrebbe sicuramente altre preoccupazioni.

Per un salvataggio probabilmente è troppo tardi.

Il percorso nella direzione opposta potrebbe essere altrettanto difficile, a seconda di come lo si mette in atto. La prima tappa nella direzione di uno stato federale europeo sarebbe l'unione bancaria, compresa un'assicurazione per tutti i risparmi. Una tale garanzia dovrebbe contenere fra i 4 e i 9 trilioni di Euro. Indicativamente sarebbe fra il doppio e il quintuplo dei costi totali sostenuti per l'unità tedesca. Questa assicurazione è indispensabile per fermare la tempesta in corso sulle banche dei paesi in crisi.

Una unione bancaria sarebbe in questo caso una rivoluzione. La banche sarebbero allora europeizzate come lo sono oggi gli agricoltori. Potrebbe accadere ad esempio che di primo mattino un funzionario europeo entri nella sede di una banca e decida di chiudere l'istituto. Le banche non sarebbero allora piu' né tedesche né spagnole, ma solo europee. Da un anno ormai si parla di soluzioni minimali. Ora non sappiamo nemmeno se le soluzioni massimaliste possano ancora bastare.

Fino ad ora pensavo che nessun politico ragionevole avrebbe accettato un crollo disordinato dell'unione monetaria. Ci credo ancora, ma penso che per un salvataggio ormai è troppo tardi. C'è davvero il rischio che gli eventi precipitino prima che la politica possa reagire. 

Van Rompuy, il presidente del consiglio europeo, vorrebbe realizzare rapidamente una unione bancaria, fiscale e politica. Di fatto questo sarebbe un notevole sviluppo. Ma gli sarà possibile realizzarla nel giro di qualche settimana o mese? Gli investitori sui mercati finanziari vogliono vedere decisioni concrete, nessuna dichiarazione e soprattutto nessun annacquamento.

Nel mio viaggio in treno attraverso i paesi della Westfalia, sono stato testimone per caso di una conversazione che di colpo mi ha reso chiari i problemi politici. Un rappresentante regionale Cristiano-democratico appena eletto si è seduto nel nostro scompartimento, dove sedeva anche un altro uomo, che si è subito presentato come un suo elettore. Era un uomo chiassoso, un piccolo imprenditore. Ha parlato al politico dell'Euro e gli ha chiarito la sua teoria: i greci sono come studenti delle scuole superiori che sono stati mandati all'università ma lì non sono diventati competitivi. L'uomo della CDU era visibilmente non a suo agio, ma ha lasciato che il fiume di pregiudizi continuasse a scorrere.

I racconti fatti su questa crisi sono ormai fuori controllo, e la politica non sa proprio come farà a riprenderli. Non è molto diverso per Merkel. Forse ci sarà l'unione politica. Forse ci sarà la rottura della moneta unica. Una delle due però arriverà, e la Germania non si è preparata a nessuno dei 2 scenari.