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venerdì 13 settembre 2013

E' difficile fare previsioni, soprattutto quando c'è di mezzo il futuro.

FAZ.net intervista 12 economisti di spicco per sapere quale sarà il futuro della moneta unica. Tra questi Hans Werner Sinn, Jürgen Stark, Thomas Mayer e altri, le risposte sono soprendenti...

Hans-Werner Sinn

Quanto durerà ancora la crisi?

La causa è stata la bolla inflazionistica generata dall'Euro, e la conseguente perdita di competitività del sud Europa. L'unica soluzione è una svalutazione interna da realizzarsi mediante il contenimento dei prezzi. Solo l'Irlanda ci è riuscita, perché la bolla irlandese è esplosa prima delle altre e perché nessuno ha aiutato l'Irlanda. I salvataggi hanno al contrario ridotto la pressione verso l'aggiustamento, e ritardato il recupero di competitività

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Non avrebbe dovuto violare il trattato d Maastricht e non avrebbe dovuto approvare i salvataggi fiscali, piuttosto lasciare che i paesi in crisi uscissero dall'Euro. La Grecia avrebbe già superato la fase peggiore se nel 2010 la si fosse fatta uscire con il supporto della comunità internazionale. E gli altri paesi si sarebbero dati da fare molto di piu'.

Siamo finiti in una unione debitoria?

La BCE ha iniziato con i prestiti per il rifinanziamento e con l'acquisto di titoli governativi, poi saranno gli stati a dover salvare la BCE. I Parlamenti sono stati degradati al ruolo di assistente del board BCE.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

E' stato un errore introdurre l'Euro, ma dal momento che esiste, si dovrebbe trovare il modo di ripararne i difetti. Per fare cio' si dovrebbe limitare il ruolo della BCE e rafforzare l'unione politica.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Non so se l'Euro sopravviverà. Se dovesse sopravvivere, l'Eurozona sarà trasformata in una unione di trasferimento. Che ci possano essere ancora tutti i paesi, mi pare abbastanza improbabile.


Kenneth Rogoff


Quanto durerà ancora la crisi?

Ci sono stati progressi in alcune aree, ma resta il problema fondamentale della mancanza di una significativa integrazione politica. Quanto durerà ancora la crisi? Restano aperti troppi problemi per poter fare una previsione ragionevole.

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

I veri grandi errori sono stati fatti negli anni '90. L'idea che le cose durante la crisi si sarebbero sviluppate in maniera positiva, se solo i tedeschi avessero tollerato dei deficit maggiori, di fatto ignorava i rischi di un eccesso di indebitamento nel lungo periodo.

Siamo finiti in una unione debitoria?

L'eccesso di debito frena la crescita nella periferia dell'Euro. Una parte del debito probabilmente non sarà mai ripagato. Sarebbe meglio riconoscere quanto prima questo fatto inevitabile.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

E' stato un grande errore introdurre l'Euro prima di aver completato una unione fiscale, l'unione bancaria e un notevole livello di integrazione politica. Non c'era alcuna necessità di introdurre l'Euro per godere dei benefici del mercato unico. E se i politici europei avessero proprio voluto introdurre l'Euro, allora iniziare con un gruppo piu' piccolo e piu' integrato sarebbe stato decisamente meglio.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Alcuni dei membri attuali dell'Euro saranno fatti uscire dall'unione monetaria e messi in una sorta di orbita esterna. Saranno protetti da controlli severi sui movimenti di capitali, fatto che renderà il valore dell'Euro greco inferiore a quello dei paesi centrali.


Marcel Fratzscher


Quanto durerà ancora la crisi?

In Europa siamo sulla strada giusta, anche se questa via è molto lunga e pietrosa. Sono state realizzate molte piu' riforme di quanto l'opinione pubblica non abbia percepito. Altre riforme centrali come l'uione bancaria e il Fiskalpakt hanno ancora delle carenze, oppure sono inadeguate.

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

La Germania ha superato la crisi economica in buone condizioni. Il nuovo governo federale dovrebbe assumersi maggiori responsabilità nei confronti dell'Europa: non assumendo nuovi rischi, piuttosto progettando una visione dell'Europa di lungo periodo e cercando di svilupparla con i partner europei.

Siamo finiti in una unione debitoria?

E' chiaro che qualsiasi unione monetaria, per definizione, prevede anche una messa in comune dei rischi e delle garanzie, che portano con sé anche dei costi. Importante è cio' che si ottiene - e per la Germania i vantaggi economici sono chiari. Nella crisi attuale non dobbiamo perdere di vista il quadro generale e la prospettiva di lungo periodo.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

Sono stati fatti grandi errori nell'introduzione dell'Euro. Tuttavia non dobbiamo cadere in una forma di nostalgia per il D-Mark e sperare che il tempo torni indietro. Piuttosto dovremmo guardare al futuro e cercare di compensare le mancanze strutturali per rendere l'Euro sostenibile nel lungo periodo.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

L'Europa uscirà rafforzata dalla crisi. Molti investitori e governi se lo aspettano già oggi - l'Euro è rimasto sorprendentemente stabile, e paesi come la Lettonia e la Lituania vogliono introdurre l'Euro. Altri seguiranno.


Jürgen Stark


Quanto durerà ancora la crisi?

Ci sono stati progressi nel consolidamento di bilancio e nelle riforme strutturali. Ma il tempo che la BCE è riuscita a guadagnare, è stato utilizzato in maniera insoddisfacente. Solo in pochi paesi è stata realizzata una massa critica di riforme. Autocompiacimento e mancanza di volontà riformatrice minacciano quanto è stato raggiunto. Meno della metà della strada è ancora da fare

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Già nel 2003 il governo federale tedesco aveva violato le regole di bilancio europee. Nella gestione della crisi la Germania ha sacrificato importanti principi e regole del trattato di Maastricht.Tutte le decisioni successive sono l'applicazione di questo cambio di paradigma.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Si', oggi abbiamo una unione monetaria diversa da quella prevista dal Trattato di Maastricht. Si', dall'unione di stabilità si è passati ad una garanzia comune sul debito e ad una unione di trasferimento. Ma anche altri paesi volevano questo.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

Introdurre l'Euro è stata la cosa giusta. Tuttavia, con l'introduzione dell'Euro, era chiaro che ad alcuni paesi stavamo chiedendo troppo.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Dobbiamo fermare l'espansione fino a quando non si avrà una chiara prospettiva per lo sviluppo europeo. E' ancora probabile che alcuni paesi lascino l'unione monetaria, i paesi che non riescono a rispettare i requisiti e che non potranno contare per sempre sul sostegno esterno. Cio' rafforzerebbe la credibilità dell'Euro.


Barry Eichengreen


Quanto durerà ancora la crisi?

La fase acuta della crisi è superata, la crisi in sé pero' no. Io credo che sintomi come l'elevata disoccupazione, l'assenza di crescita e l'insicurezza continueranno ancora per molti anni

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Sarebbe stato meglio sfruttare l'occasione per fare delle riforme: porre fine alla crisi bancaria (ricapitalizzazione degli istituti bancari), alla crisi di debito pubblico (con la sua ristrutturazione), e alla crisi di crescita (con una politica fiscale piu' favorevole).

Siamo finiti in una unione debitoria?

No, i crediti che le banche francesi e tedesche, con molta leggerezza, hanno concesso ai paesi del sud-Europa, dovranno essere ristrutturati - anche adesso, che sono finiti sul bilancio BCE. Ma c'è una grande differenza con un'unione debitoria

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

E' stata prematura. Oggi sappiamo che una unione monetaria ha bisogno di una unione bancaria. E l'Europa nel 1999 non era pronta per una unione bancaria.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Dipende dalla strategia che la politica deciderà di seguire - non da ultimo in Germania


Walter Krämer


Quanto durerà ancora la crisi?

La terapia applicata fino ad ora ha smorzato solamente il dolore, ma non ha combattuto la malattia. La vera malattia è la mancanza di competitività dei paesi in crisi. Fino a quando non sarà risolta, quei paesi resteranno in crisi.

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Non si dovrebbero salvare le banche già fallite e si dovrebbero rispettare le regole, vale a dire: lasciare che la Grecia fallisca.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Naturalmente ci troviamo in una unione del debito

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

L'Euro soffre prima di tutto per gli errori di progettazione e realizzazione. E naturalamente ci sono 3 o 4 paesi che non hanno ragione di essere nell'unione monetaria.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Temo lo stesso numero di oggi. A meno che il big bang non arrivi prima del previsto


Nouriel Roubini


Quanto durerà ancora la crisi?

Alcuni sintomi sono stati trattati, come ad esempio la riduzione dei deficit delle partite correnti della periferia. Purtroppo questi cambiamenti sono in gran parte ciclici e dovuti alla forte recessione. La maggior parte dei problemi strutturali resta irrisolta: la mobilità del lavoro è ancora bassa, i passi verso l'unione bancaria, l'unione fiscale e l'unione politica sono troppo lenti e timidi. Solo nel caso di una nuova crisi potenzialmente letale, il processo di integrazione potrà accelerare

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Il governo tedesco ha due facce: da un lato ha finanziato i paesi in crisi e ha comprato tempo per l'aggiustamento strutturale. Dall'altro c'è invece un lato molto piu' duro che ha vincolato gli aiuti all'austerità. Ma il tentativo di riguadagnare la fiducia degli investitori in questo modo è stato auto-distruttivo.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Ci sono elementi di una unione di trasferimento, ma solo in parte

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

La decisione di introdurre l'Euro non è stata né buona, né cattiva. Era parte di un progetto politico. L'idea era: se uniamo gli europei con una moneta comune e un destino economico comune, saranno costretti ad andare verso l'unione politica. Naturalmente era rischioso. Ma col senno di poi probabilmente era la sola strada possibile per arrivare ad un'area valutaria ottimale

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Nessun paese, né della periferia né del centro, ha alcun incentivo ad uscire dall'unione monetaria


Jagdish Bhagwati


Quanto durerà ancora la crisi?

Io credo che Mario Draghi, mio studente al MIT, abbia preso esempio da Ben Bernanke salvando la moneta unica. Troppa austerità non è positiva, come abbiamo visto in Europa. Mi aspetto che in Europa la normalità sia ripristinata in 3 anni

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

La Cancelliera ha fatto bene a non promettere alla Grecia e ad altri paesi in crisi un salvataggio incondizionato. A parte il fatto che senza condizionalità difficilmente avrebbero tirato la cinghia, senza considerare che il governo deve considerare l'opinione pubblica tedesca. Non dobbiamo trascurare il fatto che il governo tedesco ha già dato ai paesi in crisi piu' denaro di quanto abbiano fatto gli Stati Uniti con il piano Marshall.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Una unione debitoria? Non per sempre..

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

E' chiaro che l'introduzione dell'Euro non era una decisione economica - i criteri per un'area monetaria comune indicati da Robert Mundell non erano stati soddisfatti - ma politica. Io credo sia stato un errore credere che l'integrazione politica dipendeva dalla moneta comune.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Si puo' solo provare ad indovinare. Nell'Eurozona per poter andare avanti, gli stati dovranno rinunciare alla loro autonomia fiscale. L'Eurozona è diventata poco attrattiva per i nuovi membri. Molti resteranno solo nell'EU, invece di di lottare per entrare nell'Euro.


Joachim Starbatty


Quanto durerà ancora la crisi?

Fino ad ora abbiamo curato solo i sintomi. Non si aiuta un debitore insolvente dandogli il denaro per ripagare i suoi creditori. La crisi è una storia infinita

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Wolfgang Schäuble e Angela Merkel all'inizio del 2010 erano d'accordo con l'uscita della Grecia dalla zona Euro. Sarebbero dovuti restare di questa opinione.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Si', passo dopo passo.  Peer Steinbrück accusa la Cancelliera di voler nascondere all'opinione pubblica tedesca che la Germania è finita nella palude del debito. Se fosse stato per lui, nella palude saremmo sprofondati fino al collo

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

L'introduzione dell'Euro è stata un errore. Helmut Kohl diceva che una unione monetaria senza unione politica è un'illusione. La garanzia politica nel trattato di Maastricht non è stata voluta - e senza la clausola di "No-bail-out" Maastricht è morto.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

O ci sarà una unione monetaria consolidata con membri che saranno in grado di sopportare un Euro forte, oppure non ci sarà alcun Euro.


Beatrice Weder di Mauro


Quanto durerà ancora la crisi?

I paesi in crisi sono nel mezzo dell'aggiustamento. Le loro partite correnti, il loro costo del lavoro per unità di prodotto e i deficit di bilancio stanno migliorando rapidamente. Ma la strada per restaurare la loro competitività è ancora lunga

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

La Germania ha garantito la coesione dell'Eurozona e cio' è stato giusto. Il tema centrale resta sempre quello di creare le condizioni per la stabilità di lungo periodo della moneta unica e dell'Europa.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Non ancora. Ma per evitarla sarà necessario rafforzare le istituzioni europee. I grandi cantieri sono: un procedimento per una gestione credibile delle ristrutturazioni e delle insolvenze bancarie, e dall'altro lato le crisi debitorie degli stati.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

Lamentarsi del passato è inutile, e Maastricht non è stato ancora superato. Si dovrebbe prendere atto che un sostanziale rafforzamento delle regole di bilancio e di monitoraggio c'è già stato. Il Six-Pack, il Two-Pack, l'ESRB e gli altri nuovi strumenti funzioneranno? Ad oggi restano domande aperte

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Mi auguro quelli di oggi o anche di piu'. In caso contrario l'Europa si troverebbe bloccata in una crisi ancora maggiore

Christoph Schmidt


Quanto durerà ancora la crisi?

L'attuale tentativo di costruire un'architettura stabile, cercando di portare sotto lo stesso tetto responsabilità e controllo, affronta le cause della crisi. Una previsione accurata sulla durata della crisi è improbabile, dal momento che alcuni stati in crisi sono bloccati nel tentativo di recuperare il terreno perduto

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

La linea del governo federale, collegare la solidarietà con condizioni severe, è stata corretta. Per poter finalmente uscire dalla crisi, sarebbe necessario un passo ancora piu' coraggioso, ad esempio il fondo per il riscatto del debito proposto dai saggi economici.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Anche senza le politiche di salvataggio la Germania non avrebbe potuto evitare dei costi molto alti, anche a causa della politica monetaria comune in Europa. Adesso si tratta di limitare i danni, mantenendo la necessaria pressione sui partner europei, affinché le riforme siano portate a termine.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

No, l'errore non è stato nell'introdurre l'Euro, ma nella fragile architettura dell'unione monetaria. Per il futuro ritengo necessario far applicare della clausola di "no-bail-out" ed introdurre un procedimento per il fallimento degli stati in maniera ordinata all'interno dell'unione monetaria, una "Maastricht 2.0

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Un numero esatto non posso darlo, perché non sappiamo quali stati EU in futuro intenderanno adottare l'Euro. La politica non ha pero' lasciato alcun dubbio: intende difendere la permanenza dei membri attuali e terminare le speculazioni sull'eventuale fine della moneta unica. Non accadrà.


Thomas Mayer


Quanto durerà ancora la crisi?

La lotta contro le cause - strutture economiche rigide e mancanza di disciplina fiscale - è appena iniziata e durerà ancora molti anni, come la crisi.

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Si dovevano limitare nel tempo gli aiuti finanziari, e in caso di insolvenza si doveva lasciar fallire gli stati e farli uscire dalla moneta unica. Invece, si è preferito costruire un governo ombra non democratico, per poter mantenere tutti gli stati

Siamo finiti in una unione debitoria?

Una responsabilità comune sul debito? Ufficialmente no, segretamente si'. In seguito i debiti saranno trasferiti sul bilancio BCE e finiranno per indebolire il potere d'acquisto dell'Euro

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

Il trattato di Maastricht voleva un Euro come moneta merce, simile all'oro. Durante la crisi l'Euro segretamente è stato trasformato in una moneta legale (fiat). Questo è stato un errore.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

L'unione monetaria sarà ridotta ad una unione per il denaro contante. Sui conti avremo delle valute parallele.

mercoledì 30 maggio 2012

Stark: chi propone gli Eurobond lo fa solo per egoismo

Jürgen Stark, ex membro tedesco della BCE, ricorda ai suoi connazionali quanto potrebbero essere pericolosi gli Eurobond per la Germania: perderemmo la tripla A e faremmo un regalo ai francesi.  Da Handelsblatt.de
Gli Eurobond, che il presidente francese richiede in continuazione, nascondono rischi - soprattutto per la Germania. Ne trarrebbero vantaggio in primo luogo i paesi in difficoltà. Inoltre sarebbero in violazione del trattato di Maastricht.

Il nuovo presidente francese durante la campagna elettorale ha fatto delle promesse molto impegnative. Tuttavia, l'attuazione del suo programma politico, anche se con delle rinunce, potrebbe ulteriormente peggiorare lo stato delle finanze pubbliche francesi. Senza una credibile strategia di consolidamento, la Francia presto dovrà pagare un rischio di premio sul suo debito superiore a quello attuale, dopo aver già perso la tripla A.

Hollande ha reso di nuovo attuale la discussione sugli Eurobond. Senza dover aspettare molto, ha ricevuto l'approvazione dai governi dei paesi in crisi: paesi con una elevato indebitamento pubblico e con un deficit in crescita. La proposta di Hollande è un segnale di solidarietà ai paesi periferici? Il nuovo presidente francese ha veramente intenzione di spianare la strada ad una unione del debito, in cui la Francia dovrà garantire per i debiti degli altri paesi Euro? La Francia sarà in grado di sopportare tutti gli oneri finanziari aggiuntivi?

Bisogna essere daccordo con la cancelliera, quando dice che gli Eurobond violano la clausola di no-bail out del trattato di Maastricht. Ma che cosa significa questo dopo le ripetute violazioni dei trattati operate dai leader europei? Gli Eurobond sono attrattivi per tutti quei paesi che non dispongono della tripla A.

Anche gli operatori finanziari appoggiano la creazione di obbligazioni europee comuni, in quanto potrebbero creare un mercato del debito molto piu' liquido. Ma gli Eurobond non risolvano nessuno dei problemi strutturali dei paesi indebitati. Al contrario, forniscono gli incentivi sbagliati. La disponibilità alle riforme sarebbe indebolita, e l'indebitamento pubblico riprenderebbe a correre.

Gli Eurobond rappresentano un enorme trasferimento di ricchezza da un paese all'altro. La Germania perderebbe la propria tripla A. L'istituto IFO di Monaco prevede per la Germania costi aggiuntivi di finanziamento per decine di miliardi di Euro. E questo in aggiunta alle garanzie che il  Bundestag ha già approvato.

La Francia deve aver paura, di finire sotto l'attenzione dei mercati.

La Francia sarebbe davvero pronta a garantire per i debiti di altri paesi membri e ad accettare ulteriori rischi finanziari? Oppure Parigi solidarizza con i paesi in crisi per spostare il rischio su soggetti terzi e rendere gli altri responsabili delle promesse elettorali fatte?

Il motivo è comprensibile, se si segue lo sviluppo delle finanze francesi e lo stato dell'economia. La dinamica del debito è in crescita costante, le necessità di riforma dell'economia sono urgenti. Secondo i dati della commissione europea, il debito pubblico nel 2012 raggiungerà il 90.5 % del PIL  e nel 2013 salirà al 92.5 %. La quota dello stato nell'economia è del 56 %, di gran lunga la piu' alta nell'area Euro. La Francia non ha una forte classe media. Con una crescita dei salari dal 1999 di circa il 20% superiore rispetto a quella tedesca, la Francia ha perso competitività di prezzo; la disoccupazione è quasi il doppio che sull'altra sponda del Reno.

La Francia teme di dover pagare premi di rischio significativamente piu' alti  sui suoi futuri titoli di stato e di finire sotto l'attenzione dei mercati finanziari. Al momento gli interessi sulle obbligazioni francesi decennali sono di 135 punti superiori a quelli tedeschi.  Gli Eurobond potrebbero limitare il rischio di un ulteriore significativo aumento dei rendimenti. Questo signfica tuttavia, che gli altri stati membri dovrebbero accettare una responsabilità illimitata, senza avere alcun controllo sulle spese dei paesi beneficiari. Oltre a fornire gli incentivi sbagliati, per gli Eurobond non esiste alcuna legittimazione democratica. 

Con una ulteriore tassazione del settore finanziario non si otterrà molto fino a quando governi e i parlamenti spenderanno piu' di quanto incassano con le tasse. Questa differenza fra entrate e uscite deve essere colmata con il ricorso al mercato - secondo le condizioni dettate dal mercato. E ora, proprio questo correttivo del mercato,  verrebbe scardinato dagli Eurobond.

mercoledì 28 marzo 2012

La rigidità del membro tedesco

Jürgen Stark, ex membro del board BCE, in una lunga intervista al quotidiano Handelsblatt, chiarisce il motivo delle sue dimissioni e lancia un'accusa alla BCE guidata da Mario Draghi: siamo entrati in un circolo vizioso e ci attende un futuro di inflazione.



Secondo Jürgen Stark, capo economista BCE dal 2006 al 2011, le banche centrali sono finite in un circolo vizioso. In un'intervista ci chiarisce perché le sue dimissioni sono arrivate troppo tardi e perché il tasso di inflazione potrebbe crescere rapidamente.

H: Fino a dove possono arrivare le banche centrali nella soluzione della crisi?

Stark: La banche centrali devono giocare un ruolo nella soluzione della crisi, e credo che questo ruolo l'abbiano giocato quando la crisi era acuta. Un intervento rapido, l'abbassamento dei tassi, fino a quando la stabilità dei prezzi non è minacciata, ed una efficace sostituzione del mercato interbancario non funzionante. Questo è stato fatto. Queste misure speciali, devono essere applicate fino a quando sono necessarie. Non è possibile giungere ad una loro perpetuazione. E questa perpetuazione la vediamo adesso. Se guardo alle condizioni monetarie in ambito globale, sono più espansive di quanto non fossero nel momento più critico dopo la crisi Lehman.

H: Le banche centrali sono diventate le salvatrici dei politici?

Stark: Verso le banche centrali ci sono aspettative che esse stesse hanno creato. Le banche centrali sembrano dire, noi siamo pronte a salvare tutti. A causa di queste false aspettative, alle banche centrali sono arrivate sempre nuove richieste. In sostanza devono ora fare tutto: non solo la stabilità dei prezzi, ma anche mantenere bassi i tassi di disoccupazione, mantenere inclinata la curva dei tassi e rendere piu' leggeri gli aggiustamenti di bilancio pubblico. Si tratta di un compito multifunzionale assegnato alle banche centrali e che minaccia il loro normale funzionamento.

H: La BCE ha messo a disposizione delle banche quasi un trilione di Euro per 3 anni a basso tasso. Lei è daccordo con questa misura?

Stark: Il presidente Mario Draghi ha presentato il tema e affermato che io ero daccordo con il provvedimento. Ho votato a favore del provvedimento, ma sotto altre condizioni, esattamente senza l'abbassamento del tasso di interesse di dicembre.

H: Stiamo parlando di trilioni di Euro, sono cifre ancora gestibili?

Stark: Il bilancio della BCE è di oltre 3 trilioni di euro. Questa somma si è gonfiata enormemente. Questo significa che il bilancio è cresciuto 3 volte e ammonta a circa il 30% del PIL della zona Euro. Ma non riguarda solamente il volume

H: Perché?

Stark: In seguito a questo impegno triennale un pezzo della flessibilità della BCE è andato perduto. Queste operazioni di lungo periodo sostituiscono quelle di breve periodo. In questo modo le operazioni di gestione della liquidità a breve termine si sono ridotte a meno del 10%. Tuttavia esiste una clausola di opt-out, vale a dire, la possibilità di rimborsare i crediti triennali anche dopo un anno.

H: Lei ritiene che le banche utilizzeranno le clausole di opt-out?

Stark: Non lo so. La BCE ha spinto le banche a partecipare attivamente a queste iniziative. Le banche non hanno avuto alcuna remora a rifornirsi di denaro a basso tasso in grandi quantità.

H: Non è questo un sovvenzionamento del settore finanziario?

Stark: Si rende possibile il cosiddetto carry trade. La banche ricevono denaro all'1% e in alcuni paesi possono acquistare titoli di stato che rendono fino al 4.5 o 5%. 

H: In parole molto più chiare: questo è profitto senza rischio, un invito alle banche affinché guadagnino denaro.

Stark: Si certo, potrebbero anche finanziare l'economia reale. Nessuno indica loro, in che modo devono utilizzare il denaro.

H: Siamo arrivati ad un finanziamento diretto degli stati?

Stark: Ci stiamo avvitando in un circolo vizioso

H: Come potrà uscire la BCE dalle numerose misure di emergenza?

Stark: Una banca centrale dovrebbe sempre avere una via d'uscita da queste misure speciali, soprattutto in scenari diversi. Ma di fronte a un impegno triennale l'uscita sarà difficile. La domanda è: come potrà la BCE mettere in atto una riduzione del bilancio? Non è solo la grandezza, è la struttura, è la durata dell'impegno e l'impossibilità per la banca centrale di riassorbire rapidamente questa liquidità, che oggi dà problemi enormi. Storicamente sappiamo che ogni politica espansiva della banca centrale porta nel breve periodo all'inflazione.

H: Se la BCE interrompesse le sue misure speciali e normalizzasse le sue politiche dei tassi, le sarebbe possibile abbandonare il trend globale del denaro abbondante a buon mercato?

Stark: Sia la politica che le banche centrali hanno ceduto alla tentazione di cercare di risolvere i problemi del mondo con un'alluvione di denaro. Poichè questo è un fenomeno globale, l'abbandono sarebbe difficile, se ci fosse uno sviluppo in direzione di prezzi piu' alti. Al momento questa abbondanza di liquidità non si mostra nei prezzi dei beni e dei servizi. Ma si manifesta già chiaramente nei prezzi delle materie prime e delle attività finanziarie. 

H: Lo può dimostrare?

Stark: In questo momento abbiamo una congiuntura debole, ma il potenziale di inflazione si è già costituito. Non siamo in circostanze normali, abbiamo questa politica monetaria globale accomodante, più una politica fiscale espansiva nella maggior parte delle economie sviluppate. Da questa combinazione potrà crearsi un cambio sulle aspettative di inflazione futura.

H: Quanto tempo ci vorrà prima di avere un elevato tasso di inflazione?

Stark: Non posso fare nessuna previsione. Ma pensi che sia la Commissione che la BCE hanno rivisto verso l'alto le loro previsioni di inflazione per il 2012. Siamo in una fase in cui le aspettative di un'inflazione inferiore al 2% nei prossimi mesi e anni sono sempre piu' remote. Nel 2012 non saremo sotto il 2%.

H: Lei crede che la crescita dei prezzi potrà diventare un problema globale?

Stark: Il rischio vale anche per i mercati emergenti. Io vedo un fenomeno globale. 

H: Si è forse perso il consenso sul fatto che la lotta all'inflazione è un obiettivo che merita di essere perseguito? Alcuni ipotizzano l'inflazione come la soluzione alla crisi del debito.

Stark: La stabilità dei prezzi a mio avviso è un traguardo culturale. Abbiamo avuto una lunga fase con tassi di interesse bassi, che potrebbe aver alterato il comportamento degli individui. Confrontate oggi la situazione fra i tassi reali a breve e quelli di lungo periodo con la situazione di 10 o 20 anni fa. I tassi reali in Germania, UK e USA sono negativi. Tassi reali negativi - anche sulle durate decennali - significano praticamente un esproprio. E' questa la preparazione ad una fase in cui dovremo fare i conti con tassi reali negativi a causa di tassi di inflazione piu alti in futuro? 

H: Quando ha maturato l'idea di uscire da questo magico sistema di moltiplicazione del denaro?

Stark: Questo è iniziato nel 2010 con l'avvio degli acquisti da parte della BCE di titoli del debito pubblico. Gli acquisti erano sul mercato secondario. Il problema è che se in un paese dove la BCE interviene, accade qualcosa di spiacevole, allora la BCE viene coinvolta, e da questi interventi si possono rischiare delle grosse perdite. In questo modo, indipendentemente dal paese, nel resto dell'area Euro la BCE perde la reputazione. Alla fine verrebbe a mancare la fiducia nella banca centrale

H: Questa perdita di fiducia è la chiave, per comprendere i motivi delle sue azioni?

Stark: Per me un punto decisivo è stato il fatto che, nel sistema in cui ci troviamo - dove il denaro non ha nessun legame con l'oro o l'argento o con qualsiasi altra cosa  - la sola ancora reale è la banca centrale. L'ancora è la fiducia nella banca centrale. E questa non deve essere distrutta. E se lei comprende sotto quale pressione è stata la BCE alcune settimane fa per contribuire alla soluzione della crisi del debito, allora è accaduto quello  che si temeva. 

H: Ma questa non è stata la sola ragione per cui lei si è ritirato.

Stark: La seconda ragione riguarda l'allargamento del programma di acquisto del debito pubblico nell'estate del 2011 che dal mio punto di vista ha prodotto degli incentivi sbagliati. Ai governi è stato detto, siamo pronti ad intervenire, ma dovete fare attenzione alla vostra politica. Questo riguarda il livello di legittimazione democratica, di cui dispone la BCE. La BCE non può subordinare le sue decisioni alle scelte politiche che vengono fatte in alcun paesi. Se questa è una decisione di politica monetaria deve essere valida per tutti. Se invece questa non è una decisione di politica monetaria, allora la banca non è più indipendente ma sotto il controllo della politica. La fiducia nella banca centrale e nella sua capacità di svolgere il compito per cui è stata creata va perduta.

H: Le dimissioni del presidente Axel Weber, sono state un esempio per lei?

Stark: No, per niente. Il mio ragionamento è stato: fino a che livello può essere accettato il fatto che una banca centrale in una fase cosi' critica possa fare anche cose fuori dal proprio mandato? E' necessario non perdere mai di vista il proprio mandato. E anche quando comunica, che esistono motivi di politica economica, per acquistare il debito pubblico, allora bisogna fare attenzione agli effetti collaterali.  

H: Normalmente si combatte per le proprie convinzioni

Stark: Naturalmente abbiamo avuto una discussione aperta, gli argomenti sono stati portati sul tavolo. Ma con i miei argomenti non sono riuscito ad impormi.

H: Quale sarebbe stata l'alternativa all'acquisto da parte della banca centrale?

Stark: Deve esserci una chiara suddivisione del lavoro fra governi e banche centrali.  Avremmo dovuto chiarire che la BCE non è stata creata per salvare questo o quel paese. Se devono esserci dei salvataggi sono i governi a doverlo fare.

H: A chi era indirizzato il segnale che le in quel momento ha inviato?

Stark: Il segnale era per la politica. Io volevo anche ricordare il trattato di Maastricht e il concetto di fondo che veniva espresso. Implicitamente abbiamo accettato che uno stato membro non potesse diventare insolvente. La domanda era, dentro o fuori l'unione monetaria? Il principio è stato modificato, e per questo non c'è stata nessuna legittimazione democratica. 

H: Che cosa le ha risposto il ministro delle finanze Schäuble?

Stark: Il problema che il governo di Berlino ha individuato era l'effetto contagio, dopo il paese A arriva il B, poi il C, un processo senza fine. Minimizzare gli effetti di contagio significa: i paesi coinvolti devono modificare le loro politiche. Devono accettare una svolta a U nella loro politica economica, e allo stesso tempo è necessario erigere degli scudi difensivi. Nel senso che si aumenta il volume che gli stati sono pronti a portare in salvataggio. Ma è questa la soluzione?

H: Oggi subiamo le conseguenze degli errori del passato?

Stark: Abbiamo iniziato l'Euro con troppi paesi. Abbiamo allargato l'unione monetaria troppo rapidamente e in questo modo abbiamo aumentato l'etereogeneità. Da parte dei paesi membri ci sono stati degli adeguamenti insufficienti alle condizioni dell'unione monetaria. L'allargamento alla Grecia nel 2001 - una piccola economia, 2% del pil dell'unione monetaria - sembrava sopportabile. Invece vediamo solo ora quanto sia difficile sostenere la sua economia, quando si è trovata in problemi seri.

H: L'ex capo della BCE  Trichet non ha contribuito alla creazione di questi problemi? Se avesse detto di no ai governi, le cose non sarebbero andate diversamente?

Stark: L'allora presidente della BCE Trichet lo ha fatto molto chiaramente, ma la pressione sulla BCE all'epoca era molto forte. E non solo da parte dei politici europei, ma la pressione era internazionale

H: La pressione è stata esercitata anche su di lei?

Stark: No su di me no. Io non ero nemmeno presente al meeting dei capi di stato con la commissione di inizio maggio 2010. C'era una sensazione di impotenza e allo stesso tempo la sensazione che qualcosa si dovesse fare. E in questo scenario si chiese alla BCE di intervenire sui mercati - e di annunciare questo ai mercati prima dell'apertura del lunedi mattina. Abbiamo poi proseguito con la creazione del fondo da 750 miliardi di Euro. Queste informazioni sono state date ai mercati il lunedi mattina, incluse le informazioni da parte della BCE: "Interveniamo per motivi di politica monetaria". Ciò ha naturalmente accelerato i passi successivi.

H: Che cosa significa per lei personalmente?

Stark: Ho pensato subito alle dimissioni, mi sono consultato la notte di lunedi con alcuni amici e colleghi. Sono tutti giunti alla conclusione che questo non poteva essere un motivo, dovevo restare. Me per l'anno e mezzo successivo ho rimpianto la mia decisione, di non aver dato le dimissioni immediatamente.

H: Quando siamo arrivati al dunque, lei si è consultato con qualcuno?

Stark: No, con nessuno ad eccezione di mia moglie. Dopo la decisione di acquistare i titoli del debito pubblico nel maggio 2010 sono caduto in un enorme conflitto di lealtà. Conflitto di lealtà con le istituzioni, e conflitto con me stesso soprattutto, dovevo restare fedele ai miei principi. Allo stesso tempo dovevo rappresentare la linea ufficiale delle istituzioni, è difficile mantenersi in equilibrio a lungo. Quest'anno e mezzo per me è stato molto duro: se si fa un altro passo nella stessa direzione, allora giuro che dovrò dire NO. E questo è accaduto ad inizio dell'agosto 2011.

H: Come ha reagito la cancelliera Angela Merkel alle sue decisioni?

Stark: Si è contenuta. E ha detto che sarebbe stato inutile tentare di influenzare la mia decisione.

H: Lei non è riuscito ad imporre la sua visione di stabilità. Gli altri membri del consiglio BCE con una visione simile, non combattono una battaglia persa in partenza?

Stark: La situazione è oggi ancora più difficile. Arrivo alla conclusione, che nel medio periodo sono necessari 2 cambiamenti nel modo in cui gestiamo l'Eurosistema. Primo, considero non sostenibile un consiglio BCE con 23 o forse in futuro 27 o 30 o piu' membri. Qui è necessario un cambiamento. Questo sarà naturalmente molto difficile, perchè è necessario un cambiamento ai trattati.

H: Quale riforma di politica monetaria ha in questo momento in mente?

Stark: Quello che immagino è un comitato di politica monetaria, composto al massimo da 9 persone che prende le decisioni di politica monetaria per l'intera area monetaria. Secondo, ritengo necessario per le decisioni importanti, come quelle prese dal consiglio BCE, vengano resi pubblici i voti, quando le decisioni non sono consensuali. Con i nomi. Questo deve essere trasparente, in modo che sulle decisioni importanti non si possa dire che sono state prese a larga maggioranza, quando invece il consenso era limitato.

H: Questo è quello che dice spesso il presidente BCE Mario Draghi. All'esterno si dà l'immagine di una BCE in perfetta armonia.

Stark: Teoricamente la BCE verso l'esterno dovrebbe sembrare unitaria nelle sue decisioni. Ma in caso di dissenso su questioni di fondo è necessaria una maggiore trasparenza.