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mercoledì 6 settembre 2023

Sempre piu' fertilizzanti russi per l'agricoltura tedesca!

La Germania non vuole più importare gas dalla Russia, però importa sempre più fertilizzanti russi, che di fatto sono essenzialmente un prodotto raffinato del gas russo. Un'altra storia di ipocrisia in tempo di guerra, ne scrive Die Zeit

Fertilizzante russo per la Germania

Antje Bittner, un'anziana dipendente della SKW Piesteritz, un'azienda produttrice di fertilizzanti con tre decenni di esperienza a Wittenberg, è attualmente profondamente frustrata. Nel corso di una conversazione telefonica, ha espresso tutta la sua preoccupazione: "In effetti, ufficialmente la Germania ha smesso di importare gas dalla Russia a causa della distruzione dei gasdotti Nord Stream, dato non vogliamo sostenere la guerra", ha detto la CEO. "Ma sorprendentemente, il nostro Paese continua a importare ingenti quantità di fertilizzanti russi, che in realtà sono prodotti proprio a partire dal gas raffinato. Quindi, che lo si faccia in modo consapevole o meno, i consumatori stanno ancora finanziando la guerra russo". Questo è moralmente sbagliato, enfatizza. "E l'economia nazionale viene distrutta!"

Questa prospettiva viene ampiamente condivisa da molti operatori del settore. Infatti, molte cose sono cambiate nel mercato dei fertilizzanti da quando è iniziata la guerra. I produttori tedeschi hanno drasticamente ridotto la loro produzione a causa dei crescenti costi del gas, che rappresentano circa il 90% dei costi di produzione. Alla SKW Piesteritz, la produzione di ammoniaca è diminuita drasticamente, la BASF ha chiuso definitivamente uno dei suoi due impianti a Ludwigshafen e l'azienda norvegese Yara ha temporaneamente ridotto la produzione a Brunsbüttel. Di conseguenza, i fertilizzanti tedeschi sono diventati un bene raro e costoso sul mercato.

Da allora, gli agricoltori hanno effettivamente cercato di risparmiare, ma solo in misura limitata. Desiderano continuare ad apportare l'azoto necessario alle loro colture, garantendo che le rese non diminuiscano e che la qualità dei prodotti agricoli, come il grano, non ne risenta. Questa è la ragione per cui attualmente c'è una quantità notevolmente maggiore di importazioni di fertilizzanti rispetto al passato. La quota di fertilizzanti russi nel consumo europeo è aumentata dal 6% al 23% in soli dodici mesi.

Ora questi fertilizzanti provengono da paesi in cui il gas è economico, ma spesso questi paesi sollevano preoccupazioni legate alla loro reputazione. La Russia è il principale beneficiario di questa situazione, in quanto il costo del gas naturale è meno di un sesto rispetto ai prezzi tedeschi. Il gas a basso costo viene utilizzato per produrre grandi quantità di fertilizzanti a base di urea, sfruttandolo sia come materia prima che come fonte di energia.

In aggiunta a ciò, il fertilizzante ora viene importato in Germania da altre regioni del mondo, come la Nigeria, l'Egitto o la Cina, che in passato non erano tra i principali fornitori. Sorprendentemente, persino l'Iran è coinvolto nelle forniture di fertilizzanti, sebbene non sia ufficialmente documentato nelle statistiche a causa delle sanzioni statunitensi che vietano il commercio di prodotti iraniani. Tuttavia, secondo quanto riferito da molte fonti del settore, gli esportatori iraniani utilizzano una strategia ingegnosa per far sì che il loro fertilizzante arrivi in Germania, presentando dichiarazioni false attraverso l'Oman. Frank Gemmer, amministratore delegato dell'Associazione tedesca dell'industria agricola, spiega: "Accettiamo comunque il fertilizzante iraniano perché è molto conveniente, persino più conveniente di quello proveniente dalla Russia".

Ma i fertilizzanti a basso costo hanno il loro prezzo, non solo dal punto di vista morale, ma anche da quello ecologico. "I fertilizzanti russi hanno un'impronta di CO₂ significativamente più alta di quelli prodotti in Europa", afferma Marco Fleischmann, responsabile per la Germania dell'azienda norvegese Yara. Ciò è dovuto alla migliore tecnologia dei convertitori catalitici negli impianti dell'Europa occidentale.

Inoltre, i fertilizzanti a base di urea tedeschi contengono stabilizzatori che impediscono in larga misura la fuoriuscita nell'atmosfera di protossido di azoto o ammoniaca, dannosi per il clima, dopo lo spargimento sui campi. I prodotti provenienti dalla Russia o dall'Iran non hanno queste caratteristiche, afferma Antje Bittner di SKW Piesteritz. Con queste importazioni, gli additivi dovrebbero essere spruzzati successivamente nei porti o nelle aziende agricole. Ma spesso questo non avviene. "Abbiamo analizzato 22 campioni nelle scorse settimane", dice Bittner, "più della metà di essi presentavano una quantità insufficiente o nulla di stabilizzante per prevenire le emissioni di ammoniaca - una chiara violazione della legge". In ultima analisi, afferma Bittner, gli agricoltori vengono truffati perché pagano per prodotti che non dovrebbero essere utilizzati in questo modo.

L'embargo è la soluzione? Finora l'UE non ha imposto sanzioni sui fertilizzanti russi. Da un lato, la Russia ha posto questa condizione per l'accordo sul grano con l'Ucraina, che però è scaduto. Ma soprattutto, un embargo colpirebbe anche gli agricoltori e i consumatori europei, rendendo la questione insidiosa. 

Molti Stati dell'Europa orientale e scandinava stanno risolvendo il problema da soli. Semplicemente, non permettono più l'ingresso di fertilizzanti russi nel Paese. L'anno scorso, la Lettonia ha persino trattenuto per mesi una nave con un carico di fertilizzanti nel porto di Riga. È stata autorizzata a salpare solo quando è stato chiarito che l'ambita sostanza sarebbe stata consegnata a Paesi dell'Africa.


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sabato 12 agosto 2023

Marcel Fratzscher - Il livello di concentrazione della ricchezza privata in Germania è intollerabile

"L'1% più ricco della popolazione tedesca possiede oltre 3.600 miliardi di euro, vale a dire il 35% della ricchezza privata totale in Germania. E questa cifra supera anche quella posseduta dal 90% della popolazione." scrive il grande economista tedesco Marcel Fratzscher. Il livello di concentrazione della ricchezza privata in Germania secondo Fratzscher ha raggiunto livelli intollerabili ed è pertanto necessario che intervenga lo Stato tedesco aumentando la tassazione sui capitali e sui redditi da capitale, che in Germania resta scandalosamente bassa. Ne scrive Marcel Fratzscher su Die Zeit


ricchezza in Germania


Un'approfondita analisi condotta dall'Economist mette in luce un notevole aumento del patrimonio dei miliardari, non solo durante la pandemia, ma in maniera costante sin dagli anni '90. In netto contrasto tuttavia con il fatto che negli ultimi duecento anni gli Stati non hanno mai raggiunto un livello di indebitamento così elevato come quello attuale. Questa situazione ha portato a una carenza di risorse fondamentali per settori vitali come l'istruzione, la sanità, la creazione di infrastrutture efficienti e la tutela dell'ambiente, e per molti altri obiettivi a lungo termine. Fino ad ora, i leader politici si sono mostrati riluttanti a risolvere questa contraddizione evidente tra l'aumento del deficit nei servizi di interesse generale, da un lato, e l'enorme concentrazione di ricchezza, dall'altro. È giunto il momento che i politici affrontino questa sfida con determinazione.

Secondo i risultati dell'analisi condotta dall'Economist, negli ultimi 25 anni si è assistito a un notevole incremento nella quota di ricchezza detenuta dai miliardari. Nel 1998, la somma totale delle fortune dei miliardari mondiali ammontava a 315 miliardi di dollari, corrispondenti all'1% del totale del PIL mondiale dell'epoca. Nel 2022, tale cifra aveva già raggiunto i 3.000 miliardi di dollari (ossia il 3% del Prodotto Interno Lordo mondiale).

Questo fenomeno è stato particolarmente evidente nei Paesi a regime autocratico e nei settori economici noti per la corruzione, come il settore bancario, le costruzioni, gli immobili e le materie prime. Tuttavia, la quota di ricchezza detenuta dai miliardari è cresciuta anche all'interno delle democrazie, passando dallo 0,5% al 2,5% del PIL. In altre parole, tale incremento è stato di cinque volte.

Il contesto tedesco: scarsa tassazione dei beni e elevata tassazione del lavoro

Rispetto ad altri Paesi democratici, la Germania si distingue per una quota di ricchezza dei super-ricchi rispetto alla produzione economica particolarmente elevata. Questa percentuale si attesta al 13% del Prodotto Interno Lordo, corrispondenti a quasi 500 miliardi di euro. È interessante notare che questa quota non proviene prevalentemente da settori soggetti a frequenti casi di corruzione, in parte grazie all'efficace stato di diritto, ma anche perché la Germania ha una minore presenza di risorse naturali, come le materie prime.

Marcel Fratzscher
Marcel Fratzscher


D'altro canto, la Germania non è altrettanto efficace nel gestire l'origine della ricchezza miliardaria: il 70% di tale ricchezza non è originata dal lavoro, ma è frutto di eredità e donazioni. L'idea che la ricchezza sia principalmente il risultato del successo economico trova fondamento solo in misura limitata, persino nelle democrazie, e tende a perdere di rilevanza nel tempo. Inoltre, questa quota è in aumento a causa di un cambiamento generazionale, in cui le generazioni successive stanno ereditando le sostanze accumulate da uomini e donne che hanno prosperato, specialmente dopo la Seconda Guerra Mondiale. Di conseguenza, ogni anno in Germania si verificano trasferimenti patrimoniali o eredità che ammontano fino a 400 miliardi di euro.

Un ulteriore motivo fondamentale dei patrimoni straordinariamente elevati in Germania risiede nel fatto che pochissimi altri Paesi applicano una tassazione così leggera sulla ricchezza e, allo stesso tempo, gravano in maniera cosi' pesante sul lavoro.

Allo stesso tempo, si è dimostrato che i miliardari traggono vantaggio dalle crisi e riescono ad accrescere ulteriormente le loro fortune, soprattutto grazie alla crescita dei mercati azionari e immobiliari. Secondo le analisi condotte da Financial Times e J.P. Morgan, il 2020 è stato uno degli anni di maggiore successo finanziario per le donne miliardarie in tutto il mondo: il loro numero è aumentato di 700 unità, raggiungendo quota 2.700 nel 2020. Tuttavia, nello stesso periodo, più di 100 milioni di persone sono cadute nella povertà assoluta, ovvero devono vivere con meno di 1,80 dollari o 1,60 euro al giorno. La Germania non fa eccezione: nel 2020, il numero di miliardari è aumentato di 29 unità, portando il totale a 136, e il loro patrimonio è cresciuto di 100 miliardi di euro.

Uno studio del 2020 condotto dal DIW di Berlino, basato sui dati SOEP relativi agli individui con patrimonio elevato (inclusi miliardari e milionari), ha rivelato che l'1% più ricco della popolazione tedesca (l'1,5% della popolazione con un patrimonio elevato) possiede oltre 3.600 miliardi di euro, equivalente al 35% della ricchezza privata totale in Germania. Questa cifra supera leggermente quella posseduta dal 90% della popolazione.

Un milionario medio ha un patrimonio netto di tre milioni di euro. Un adulto medio che si trova nel 50 percento inferiore della distribuzione della ricchezza, invece, ha un patrimonio netto di soli 3.682 euro.

È importante trattare queste cifre con cautela, in quanto alcuni individui con un elevato patrimonio netto hanno dato un contributo significativo durante la pandemia, come ad esempio i fondatori di BioNTech, che hanno contribuito a salvare vite umane mediante nuovi vaccini, farmaci e attrezzature. Tuttavia, questi casi rappresentano solo una parte dell'aumento dei patrimoni. Pertanto, la discussione non verte sulla questione dell'invidia, ma si basa su risultati, competenze ed equità.

Una contraddizione fondamentale che i politici devono affrontare oggi riguarda l'enorme debito nazionale che non ha precedenti, combinato con la qualità insoddisfacente dei servizi di interesse generale, che includono istruzione, sanità, tutela dell'ambiente e infrastrutture. La domanda cruciale che i politici devono porsi è la seguente: è opportuno continuare a tagliare nei servizi di interesse generale e far sì che lo Stato esaurisca ancora di più le proprie risorse? Oppure, è preferibile effettuare gli investimenti pubblici necessari e finanziarli attraverso una gestione oculata delle risorse e un aumento delle entrate fiscali?

La Germania attualmente tassa la ricchezza al 1% del Prodotto Interno Lordo, garantendo un introito di 40 miliardi di euro all'anno. Se il Paese adottasse una tassazione della ricchezza simile a quella di Francia, Regno Unito o Stati Uniti, potrebbe ottenere entrate aggiuntive per 120 miliardi di euro ogni anno. Un aumento della pressione fiscale sulla ricchezza può essere concepito in maniera tale da non arrecare danni all'economia e potrebbe finanziare gli essenziali investimenti pubblici, consentendo al contempo una gestione sostenibile del bilancio statale.

Sorge quindi spontanea la domanda se ci siano valide ragioni per opporsi a una tale riforma.


Leggi anche i precedenti articoli di Marcel Fratzscher -->>

martedì 4 ottobre 2022

Un nuovo bilancio ombra da 360 miliardi di euro per finanziare il freno al prezzo del gas

Con il freno al prezzo del gas (Gaspreisbremse) da 200 miliardi di euro, annunciato pochi giorni fa dal governo di Berlino, i tedeschi di fatto archiviano il pareggio di bilancio che nel decennio scorso avevano imposto ai paesi del sud Europa. Il Ministro delle Finanze Lindner però non vuole perdere la faccia aumentando le tasse e quindi per finanziare il riarmo della Bundeswehr, la lotta al cambiamento climatico e il freno al prezzo del gas dovrà mettere in piedi un bilancio ombra da 360 miliardi di euro pari al 10% del PIL tedesco. Ne scrive Mark Schieritz su Die Zeit

Robert Habeck (Grüne), Bundeskanzler Olaf Scholz (SPD) und Christian Lindner (FDP)


C'è un quadro del pittore spagnolo Francisco de Goya intitolato El sueño de la razón produce monstruos - Il sonno della ragione genera mostri. Ci fa vedere una persona addormentata su una scrivania, ci sono figure simili a pipistrelli con volti distorti che sullo sfondo si alzano in aria. Il dipinto viene considerato un omaggio all'Illuminismo, o piuttosto un monito contro le conseguenze della sua assenza.

Anche il sonno della ragione economica fa nascere dei mostri: mostri fiscali. La Ampel Koalition intende proteggere famiglie e imprese dall'aumento del prezzo del gas. E poiché qualche anno fa a qualcuno è venuta in mente l'idea che il debito pubblico è un male assoluto e quindi deve essere vietato, ora si è deciso di istituire un nuovo contenitore di denaro al di fuori del normale bilancio pubblico. E questo fondo speciale sarà riempito con 200 miliardi di euro presi in prestito. Oltre al fondo speciale per la Bundeswehr e al fondo contro il cambiamento climatico. In totale nel bilancio ombra ci saranno 360 miliardi di euro di debito, pari a circa il dieci per cento del PIL, più della metà del bilancio federale.



Questo contorsionismo costituzionale non sarebbe stato necessario se lo Schuldenbremse non fosse mai esistito. A tal proposito, si può rimproverare alla Ampel Koalition di non aver avuto il coraggio di annullare o almeno riformare una legge cosi' controversa. Invece, ancora una volta, preferiscono andare avanti con dei trucchi contabili. D'altra parte i soldi sono già a disposizione. Qualche mese fa era accaduto esattamente lo stesso nel caso della Bundeswehr. E prima ancora con il clima. L'interpretazione benevola dei fatti sarebbe quindi questa: dopo una lunga lotta e una grande disponibilità al compromesso (in questo caso da parte del Ministro delle Finanze Christian Lindner, che si era a lungo opposto all'ipotesi di fare altro debito), la Ampel Koalition mette a disposizione i fondi per i programmi di soccorso aggiuntivi urgentemente necessari.

Il finanziamento attraverso l'aumento delle tasse sarebbe stato sensato.

I dettagli saranno discussi dalla apposita commissione nominata dal governo. Anche facendo piu' debito, infatti, non sarebbe comunque possibile produrre del gas aggiuntivo. Il fascino del tetto al prezzo del gas è che evita i problemi amministrativi legati al sostegno diretto alle famiglie bisognose. Da un punto di vista puramente economico, infatti, sarebbe più sensato accettare l'aumento del prezzo del gas e sostenere con dei trasferimenti pubblici solo coloro che non riescono più a pagare le bollette. In pratica, però, ciò sarebbe stato estremamente costoso e complicato, se non altro perché in Germania non esiste un meccanismo di erogazione dei trasferimenti diretti.

Con il tetto al prezzo del gas, infatti, lo Stato interviene direttamente alla fonte (il prezzo del gas), il che rende le cose più semplici. E questo è ciò che conta. Perché se gli aiuti non arrivano rapidamente - come ha giustamente sottolineato il ministro dell'Economia Robert Habeck - il tessuto economico del Paese sarà in pericolo. E questo non significa solo il panettiere dietro l'angolo, ma anche la media impresa con molti dipendenti.

Nel progetto si tratta di fare in modo che i risparmi necessari vengano comqunque realizzati nonostante le sovvenzioni, altrimenti il gas a un certo punto dell'inverno sarà finito. Per questo motivo solo una parte del consumo di gas potrà essere sovvenzionata dallo Stato. A causa all'aumento dei prezzi dell'energia, infatti, ci sarà una inevitabile fuoriuscita di ricchezza dalla Germania verso i Paesi da cui proviene l'energia. Lo Stato può solo mitigare questa perdita di prosperità e distribuire l'onere nel modo più equo possibile, non può però compensarla.

Per questo motivo avrebbe avuto senso finanzaiare gli sgravi attraverso un aumento delle tasse. La Ampel non ha seguito questa strada perché sarebbe stato un passo troppo grande per la FDP. Ma questo non risolve il problema, lo rimanda soltanto. A differenza della costruzione di una scuola, un sussidio energetico erogato alle famiglie non produce necessariamente un ritorno - sotto forma di tassi di crescita futuri più elevati grazie all'aumento del livello di istruzione - con il quale i prestiti contratti potranno poi essere ripagati. Quindi non si autofinanzia. Ciò significa che, alla scadenza dei prestiti, si dovrà rispondere alla domanda su chi pagherà il conto. E per questo ci sarà un fondo speciale.

mercoledì 10 febbraio 2021

La vera ragione dietro la profonda disuguaglianza sociale in Germania

Il grande economista tedesco Marcel Fratzscher, dati alla mano, ci spiega perché in Germania le donazioni e le eredità sono la vera ragione dietro la grande disuguaglianza in termini di patrimoni e ricchezza privata. Un articolo molto interessante di Marcel Fratzscher zu Die Zeit


In Germania una parte significativa di tutta la ricchezza privata non è stata ottenuta con il lavoro delle proprie mani, ma tramie le eredità o le donazioni. E questi patrimoni stanno crescendo significativamente, dato che le generazioni del dopoguerra sempre più speso stanno passando parte della loro ricchezza ai figli e ai nipoti, come del resto mostra un nuovo studio. Nella nostra società, tuttavia, a beneficiarne sono in pochi e di solito sono persone già molto privilegiate. Le eredità possono essere una grande fortuna, ma possono esacerbare anche le disuguaglianze in termini di ricchezza e di opportunità. Ecco perché abbiamo bisogno di una discussione fattuale su questo importante argomento e non di un dibattito fondato sull'invidia sociale.

Un nuovo studio condotto dal DIW di Berlino, in collaborazione con altri istituti e università, sottolinea la crescente importanza delle eredità e delle donazioni nella nostra società. Negli ultimi 15 anni, infatti, il 10% di tutti gli adulti ha avuto la fortuna di ricevere un'eredità oppure delle donazioni importanti. Negli ultimi anni, in particolare, la dimensione delle eredità è aumentata significativamente: mentre l'eredità media negli anni tra il 1986 e il 2001 corretta per l'inflazione era ancora di 72.000 euro, negli anni 2002-2017 è salita a 85.000 euro.

Tassa di successione iniqua

Le eredità e le donazioni sono distribuite in maniera molto ineguale, anche in termini di dimensioni. La metà delle eredità è inferiore ai 33.000 euro. Se la cosiddetta mediana è molto più bassa della media, significa che pochi ereditano grandi quantità di denaro. E in effetti, il 10% dei beneficiari riceve la metà di tutte le eredità e di tutte le donazioni. L'altro 90% condivide la metà restante.

Il quadro generale in termini di economia complessiva è sorprendente: studi precedenti del DIW di Berlino stimavano in Germania l'importo totale delle eredità e delle donazioni a 300-400 miliardi di euro ogni anno, vale a dire poco meno del 10% del PIL annuo tedesco. Non è quindi sorprendente che una gran parte degli oltre 10.000 miliardi di euro di ricchezza privata in Germania sia stato ottenuto grazie alle eredità o alle donazioni e non attraverso il lavoro delle proprie mani.



Ciò che stupisce, invece, è quanto poco di tutto ciò lo Stato abbia incassato attraverso l'imposta di successione: tra i sei e i sette miliardi di euro all'anno, cioè poco meno del due per cento della somma totale che si stima venga trasmessa attraverso le eredità e le donazioni. E ciò è dovuto principalmente alle generose esenzioni sull'imposta di successione che permettono oggi come ieri di trasmettere alla generazione successiva delle grandi eredità aziendali, spesso completamente esenti da tassazione. Uno studio precedente del DIW di Berlino, ad esempio, aveva dimostrato che i cittadini che ricevono in eredità tra i 250.000 e 500.000 euro pagano in media più del 10% di tasse di successione, mentre quelli con un'eredità di più di 20 milioni di euro devono pagare in tasse poco meno del 2% di questo importo. L'obiettivo dovrebbe essere quello di evitare di tassare il capitale delle imprese al fine di proteggerle.

Mediamente piu' anziano, tedesco occidentale e ricco

Chi sono gli eredi in Germania? La risposta breve è: per lo più persone che sotto molti aspetti sono già privilegiate. La risposta più lunga è: ad ereditare sono soprattutto persone nella seconda parte della loro vita, cioè tra i 55 e i 74 anni; della Germania ovest, che in media ricevono il doppio dell'eredità rispetto a chi vive nell'est - e quelle con i redditi piu' alti: quasi il 25 % delle eredità, infatti, vanno a persone collocate nel 10% piu' alto di coloro che hanno i redditi più elevati. E si tratta per lo più di persone che sono già molto ricche anche senza aver incassasto un'eredità: due terzi di tutte le eredità e di tutte le donazioni vanno a persone che appartengono al 20 % di coloro che hanno la maggiore ricchezza privata.

La conseguenza è che le eredità e le donazioni hanno un effetto estremo sulla distribuzione e la disuguaglianza in termini di ricchezza e di redditi. Nel dibattito sugli effetti delle eredità, si fa spesso notare che le eredità e le donazioni dopo tutto avrebbero ridotto la disuguaglianza in termini di ricchezza. Questo è vero se si guarda alla disuguaglianza relativa misurata, ad esempio, dal coefficiente di Gini, la misura della disuguaglianza più comune, ma non è nemmeno sorprendente: di solito una persona trasmette la sua eredità a più persone. E già questo di per sé porta in maniera meccanica a una migliore redistribuzione e quindi a un coefficiente di Gini più basso.

Ma in questo modo viene oscurata la distribuzione assoluta in termini di ricchezza e di reddito. Pertanto, guardare alla disuguaglianza assoluta, cioè misurata in euro, è molto più rilevante. Il divario in termini di ricchezza tra chi eredita e chi invece resta a mani vuote aumenta enormemente. E poiché le persone con redditi bassi e piccoli patrimoni hanno molte più probabilità di andarsene a mani vuote o di ricevere solo somme molto piccole, per le loro vite e le loro prospettive future cambia poco.

Nessun dibattito sull'invidia sociale

E' anche vero che un'eredità o una donazione rappresentano una grande opportunità per molte persone. Possono compensare un basso reddito mensile, possono rendere possibile l'acquisto di beni immobili o aiutare a cambiare carriera. È bello quando le persone possono cambiare la loro vita in meglio attraverso l'eredità o le donazioni e ottenere più libertà e maggiore responsabilità personale. Il dibattito quindi non dovrebbe essere in termini di invidia sociale.

La questione dovrebbe essere piuttosto come fare affinché le grandi eredità e le donazioni possano essere tassate più equamente e come è possibile fare in modo che il maggior numero possibile di persone possa beneficiare di eredità e donazioni, specialmente nelle fasi piu' critiche della loro vita, come ad esempio quando si crea una famiglia oppure all'ingresso nella vita professionale. La distribuzione più equa delle detrazioni fiscali, di cui non beneficerebbero solo i coniugi e i figli biologici, ma - in linea con la nuova diversità delle forme familiari - anche altri parenti stretti come i figliastri o i partner civili, potrebbe ridurre la disuguaglianza. Oppure l'abolizione del limite dei dieci anni, che permette in particolare agli individui ad alto patrimonio di trasmettere una parte dei loro beni esentasse ogni dieci anni.

Nelle colonne precedenti, avevo anche proposto un'eredità come opportunità per la vita, grazie alla quale tutti i giovani avrebbero ricevuto una donazione di 30.000 euro dallo Stato dopo aver ottenuto la loro prima qualifica professionale, soldi che avrebbero potuto usare per investire nel loro futuro professionale e privato. Sarebbe anche auspicabile arrivare ad avere una aliquota unica sulle eredità, cioè una tassazione uguale, diciamo, al 10 %, senza eccezioni per i grandi patrimoni, ma con generose indennità per le piccole eredità e le donazioni (che già esistono oggi). Questo significherebbe maggiore equità e aiuterebbe gli eredi a partecipare di più al bene comune.


lunedì 27 luglio 2020

Il vero motivo della profonda disuguaglianza sociale in Germania

"In Germania ci sono poco meno di un milione di milionari, vale a dire circa l'1,5% di tutti gli adulti del paese. All'altro estremo, ci sono invece circa 16 milioni di cittadini che non hanno risparmi netti o sono addirittura indebitati. È giusto?", si chiede il grande economista tedesco Marcel Fratzscher, direttore del prestigioso DIW di Berlino, che su Die Zeit ci spiega perché la disuguaglianza sociale in Germania è così estrema. Da Die Zeit

disuguaglianza sociale in Germania

La distribuzione dei patrimoni privati in Germania è molto piu' disomogenea rispetto a quanto accade negli altri paesi europei. Nel commento precedente ho parlato di alcuni dati recenti, i quali ci mostrano come in Germania la ricchezza reale dei milionari sia molto più alta di quanto si pensasse e che di conseguenza, anche la disuguaglianza complessiva nella distribuzione dei patrimoni è molto più alta di quanto ipotizzato finora. Ciò che in Germania rende così insolita la distribuzione della ricchezza è il fatto che moltissime persone hanno pochi o nessun risparmio, oppure si trovano addirittura in una situazione di indebitamento netto. E per questa ragione devono necessariamente fare affidamento sullo Stato sociale. Hanno relativamente poca responsabilità personale e poco spazio di manovra per se stessi e per le loro famiglie - soprattutto ora, nella crisi causata dal coronavirus. Ma questa elevata disuguaglianza in termini di patrimonio è un problema? E per chi? Per rispondere, abbiamo bisogno di saperne di più sulla distribuzione e sulla natura di questa ricchezza. 

In Germania ci sono poco meno di un milione di milionari, vale a dire circa l'1,5% di tutti gli adulti del paese. All'altro estremo, ci sono invece circa 16 milioni di cittadini che non hanno risparmi netti o sono addirittura indebitati. È giusto? Molti studi dimostrano che noi tedeschi associamo la giustizia sociale principalmente con i risultati raggiunti e con un adeguato soddisfacimento dei bisogni. Per contro, la stragrande maggioranza dei tedeschi non considererebbe equa una distribuzione uniforme degli asset o del reddito. Ciò significa che molti considerano equo un elevato livello di ricchezza, se questo è dovuto essenzialmente alle prestazioni e al merito dell'individuo.

Un nuovo studio del DIW di Berlino ci mostra che i milionari in Germania hanno sei caratteristiche comuni: sono insolitamente molto spesso maschi, di mezza età o più anziani, non hanno un background migratorio, provengono dalla Germania occidentale, sono ben istruiti e spesso lavorano in proprio. Tre di queste caratteristiche sono molto compatibili con il principio del merito: se le persone si impegnano per raggiungere un buon livello di istruzione e formazione e corrono il rischio di mettersi in proprio (la maggior parte di coloro che ci provano poi fallisce, spesso anche più di una volta), allora il patrimonio sarà il risultato di una prestazione individuale. Inoltre, il fatto che le persone possano accumulare una fortuna solo nella mezza età o in vecchiaia sembrerebbe logico e di per sé non è ingiusto.

Ad essere problematiche sono invece altre 3 caratteristiche. Perché non c'è assolutamente nessuna buona ragione perché il genere, la provenienza geografica o il background migratorio di per sé - se si tralasciano tutti gli altri fattori di influenza rilevanti come l'istruzione - debbano influenzare il patrimonio o il reddito. Ci sono molti studi scientifici a dimostrare che queste tre caratteristiche giocano un ruolo determinante anche nel mercato del lavoro. Ma la ragione più importante delle grandi differenze patrimoniali in Germania è un'altra: la ricchezza ereditata.

ricchezza e povertà in Germania
Ricchezza e povertà in Germania



Le eredità in contraddizione con il principio del merito

Più della metà di tutta la ricchezza privata nella Germania di oggi, non è stata guadagnata o creata con le proprie mani, ma è frutto di eredità e donazioni. E questo contraddice con il principio del merito (e naturalmente con il principio della necessità). Infatti, solo poco più di una persona su tre eredita un patrimonio.

Sono soprattutto i milionari ad aver ereditato gran parte del loro patrimonio, di solito sotto forma di beni aziendali e immobili. Due terzi delle eredità fatte di società trasferite in esenzione d'imposta vanno agli eredi maschi, solo un terzo agli eredi di sesso femminile. Il 41 % del patrimonio dei milionari è costituito da immobili, il 43 % da attività commerciali. Al contrario, le persone con pochi beni di solito non possiedono una casa di proprietà, hanno pochi risparmi sul loro conto e forse neanche un'auto. Gli adulti nella metà inferiore della distribuzione della ricchezza, in Germania hanno in media una ricchezza netta di circa 3.600 euro.

Per molti un'eredità è una grande fortuna. Significa sicurezza, apre nuove opportunità professionali oppure la possibilità di continuare le vecchie tradizioni familiari. Soprattutto per le famiglie piu' giovani nelle grandi città, un'eredità a volte è l'unica possibilità per potersi permettere un buon appartamento in una buona posizione. Non deve quindi sorprendere che i sondaggi mostrano chiaramente che molti tedeschi sono contrari ad un aumento dell'imposta di successione.

Qui sorgono tuttavia due problemi fondamentali. Da un lato, le grandi eredità pagano un'imposta di successione notevolmente inferiore rispetto a quelle relativamente più piccole. In caso di successione, inoltre, i beni aziendali per lo più non vengono tassati. Questo spiega anche perché, prima della riforma dell'imposta sulle successioni, i tedeschi con più di 20 milioni di euro di eredità pagavano meno del 2% di imposta di successione, mentre le persone con una eredità fino a 500.000 euro pagavano più del 10%.

La riforma delle successioni può aver ridotto un po' questo problema, che tuttavia è ben lungi dall'essere risolto. Prima o poi la questione dell'imposta di successione diventerà il pomo della discordia nel dibattito politico tedesco. Una radicale semplificazione dell'imposta di successione, ad esempio un'imposta del 10% su tutti i patrimoni, dopo le necessarie esenzioni, e senza eccezioni, sarebbe una soluzione saggia che verrebbe probabilmente percepita dalla società come equa.

Il secondo problema fondamentale è che molte persone con un basso reddito, poca istruzione e poche opportunità non hanno la fortuna di poter incassare un'eredità, ma dipendono completamente dal sistema della sicurezza sociale dello Stato. Lo Stato sociale tuttavia è una polizza assicurativa che protegge le persone dai rischi come la malattia o la disoccupazione, non uno strumento per lo sviluppo delle persone.

Il problema centrale: la mancanza di pari opportunità

Se le eredità sono così importanti, perché allora non dovrebbero essere tutte le persone ad avere la fortuna di ricevere un'eredità? L'idea di un'eredità come opportunità per la vita, che ho ripreso qualche tempo fa in questa rubrica, darebbe a ogni giovane un'eredità di 30.000 euro al completamento della propria formazione. Questi soldi potrebbero poi essere utilizzati liberamente da chiunque, ad esempio per un cambio di carriera, per un periodo di congedo dal lavoro per occuaparsi dei parenti o per altri compiti socialmente importanti.

La mancanza di giustizia sociale percepita da molti in Germania, non riguarda tanto il fatto che in pochi possiedono molti beni, ma che molti abbiano così poco. Il problema centrale è e rimane che non ci sono pari opportunità: durante la loro vita lavorativa, molte persone non hanno neanche la possibilità di costruirsi un piccolo patrimonio e di poter programmare la propria vita al di là degli aiuti dello stato sociale. Eppure il denaro e l'indipendenza, come mostrerò nel prossimo commento, rendono le persone senza dubbio piu' felici.



lunedì 11 maggio 2020

Paura e sfruttamento nei grandi mattatoi del nord

Nelle ultime settimane alcuni grandi mattatoi nel nord della Germania sono diventati l'epicentro di una nuova ondata di contagi, soprattutto fra le migliaia di immigrati arrivati dall'Europa dell'est e costretti a lavorare per pochi soldi, senza diritti e a dormire nelle stesse stanze in abitazioni di fortuna o baracche. Die Zeit intervista il sacerdote cattolico Peter Kossen, che da anni si batte per i diritti dei lavoratori dell'est.


ZEIT: I mattatoi tedeschi si stanno trasformando sempre di piu' in un hotspot corona. Ad aprile il contagio è scoppiato in uno stabilimento di produzione di carne a Birkenfeld (nel Baden-Württemberg). Ora ad essere colpiti sono i mattatoi di Coesfeld e Oer-Erkenschwick (in Renania settentrionale-Vestfalia) e Bad Bramstedt (Schleswig-Holstein). Qual è il problema?

Peter Kossen: per dirla senza mezzi termini: il problema è il sistema. In termini concreti, si tratta fondamentalmente delle condizioni di lavoro, perché queste persone di solito non sono impiegate dalle aziende, ad esempio dai macelli, ma tramite dei fornitori esterni di personale. Quindi non vengono solo impiegati per attutire i picchi di produzione, ma arrivano a rappresentare fino alll'80% della forza lavoro. In realtà, lavorano 60 ore alla settimana, sono totalmente esausti e sono quindi particolarmente sensibili alle malattie.

ZEIT:  almeno a casa i dipendenti dovrebbero essere in grado di rilassarsi. Ma lei critica anche le sistemazioni di questi lavoratori a tempo. Come dobbiamo immaginarcele?

Kossen: il mercato immobiliare in Germania è molto difficile. I lavoratori migranti che qui non hanno contatti sociali e che spesso non parlano neanche la lingua devono accontentarsi di quello che trovano - e questo è spesso è quello che ti offrono le società di fornitura di lavoratori. Si tratta di alloggi collettivi, in stabili disastrati, stanze distrutte, stipate di persone

ZEIT: in che senso "stipate"?

Kossen: nella mia zona di Lengerich c'è un ex-hotel con 55 nomi sulle cassette postali. L'edificio sicuramente non ha cosi' tante stanze - le stanze sono occupate da piu' persone. Nessuno può veramente mantenere le distanze di sicurezza. Inoltre si tratta anche di un vecchio edificio. Si pongono anche delle questioni igieniche. È cosi' in tutto il paese. Ecco perché il governo del Land del Nord Reno-Westfalia ora vorrebbe controllare queste sistemazioni.

ZEIT: non è successo finora?

Kossen: per niente. Mi occupo del tema da otto anni e le circoscrizioni e i comuni si scaricano le responsabilità fra di loro. Nessuno si sente responsabile e in realtà nessuno vuole trovarsi il problema fra i piedi.

ZEIT: cosa propone lei allora?

Kossen: c'è già un regolamento anti-crisi del Ministero federale del lavoro e degli affari sociali che dice: "una persona - una stanza". Si potrebbe iniziare con questo.

ZEIT: Dove bisognerebbe trovare questi spazi?

Kossen: questa domanda bisognava porsela prima. Ora, in questa situazione acuta, si potrebbe utilizzare la capacità alberghiera disponibile. È costoso, ma forse si potrebbero comunque salvare delle persone. Naturalmente, questa è solo una soluzione temporanea, nel lungo termine l'unica soluzione può essere solo l'edilizia popolare, fondamentalmente strutture. Anche i trasferimenti sono un pericolo. Le persone spesso vengono portate sul posto di lavoro in piccoli furgoni all'interno dei quali non è possibile rispettare le precauzioni di sicurezza.  

ZEIT: quanti lavoratori interinali che lavorano e vivono in queste condizioni ci sono nell'industria della carne?

Kossen: il governo del Land Nord Reno-Westfalia ora chiede che tutti i dipendenti con un contratto d'opera siano sottoposti a un test e si aspetta che almeno 17.000-20.000 persone lo facciano. Solo nei grandi macelli di questo Land.

ZEIT: qual è la percentuale della forza lavoro composta dai lavoratori delle agenzie?

Kossen: ci sono delle differenze. Ci sono macelli in cui costituiscono tra i due terzi e l'80 percento, ma anche macelli in cui ce ne sono di meno. In nessun caso, tuttavia, questo utilizzo ha ancora qualcosa a che fare con il modo in cui il lavoro temporaneo originariamente era stato concepito: per i picchi di produzione

ZEIT: perché così tanti di questi lavoratori provengono dai paesi dell'Europa dell'est e del sud-est?

Kossen: perché in quei paesi c'è una grande mancanza di prospettive. Se in alcune zone della Romania, come la Valacchia, vengono promessi salari da 1.500 euro al mese, allora sembra di andare davvero un paradiso. Nel frattempo, molti lavoratori arrivano da oltre i confini dell'UE. I controlli sul lavoro sommerso devono affrontare un'ondata di passaporti falsi

ZEIT: non ci sono delle norme igieniche?

Kossen: i mattatoi hanno regole molto rigide. Fino a che punto vengano mantenute le distanze minime non lo posso sapere. La vera barriera sicuramente è la mancanza di competenze linguistiche.

ZEIT: quale ruolo hanno i subappaltatori? Alla fine si tratta anche delle sistemazioni.

Kossen: uno dovrebbe chiedersi fino a che punto le aziende possono delegare le proprie responsabilità, come fanno da anni. Si dice sempre: "Non possiamo fare nulla contro il dumping sociale e salariale". È un po troppo facile. Secondo me, tra i molti subappaltatori esiste anche un alto livello di criminalità: traffico di esseri umani, frodi al sistemas sociale e altri crimini vari. Fino a quanso sono lasciati nell'area grigia, è possibile ogni abuso.

ZEIT: quali catene di supermercati ricevono consegne da questi macelli?

Kossen: tutti. Ci sono anche cinque importanti catene di supermercati in Germania: Aldi Nord e Süd, Edeka, Lidl e Rewe. Offrono anche prodotti biologici, ma tutti ricevono la loro carne da lì. Ci sono solo alcune eccezioni, come Böseler e Goldschmaus, che appartengono al gruppo della famiglia. Hanno assunto alcune centinaia di lavoratori precedentemente impiegati con un contratto d'opera, e gli stanno anche costruendo degli appartamenti.

ZEIT: suo fratello è un medico e tratta anche i lavoratori migranti. Come stanno in termini di salute e di cura?

Kossen: le persone hanno molta paura. Non è che non sappiano cosa sta accadendo. Per inciso, hanno sempre avuto paura di farsi fare un certificato di malattia. La domanda è: chi pagherà se ora vanno in quarantena. Saranno ancora pagati? Dal punto di vista puramente legale, i subappaltatori dovrebbero farlo.

A causa della muffa presente nelle loro sistemazioni di fortuna, alcune persone hanno malattie respiratorie e - soprattutto nel quadro di un'infezione da coronavirus - hanno già una situazione difficile. Mio fratello visita le persone a casa e ha trovato una situazione del genere. Non accade ovunque, ma non è nemmeno un caso isolato.

ZEIT: l'industria della carne non è l'unico settore in cui prevalgono tali condizioni disumane o addirittura pericolose per la vita. Quali altri settori sono interessati?

Kossen: le attività di spedizione hanno strutture molto simili e lavorano anche loro con dei subappaltatori. C'è un centro di spedizione Amazon a Winsen an der Luhe vicino ad Amburgo, considerato uno dei più moderni d'Europa e dove ora ci sono molte persone infette. Oppure è evidente anche nelle postazioni di carico nelle stalle, dove si infilano tacchini e polli in casse pronte per la macellazione che poi - di solito di notte - vengono caricate sui camion. Un lavoro molto duro e difficile da controllare.

ZEIT: per questo lei un anno fa ha fondato l'Associazione Dignità e giustizia. Che almeno ora in questa fase sta ricevendo più attenzione, perché il contagio potrebbe improvvisamente colpire tutti i cittadini.

Kossen: È così. Avremmo auspicato maggiore attenzione anche in passato, ma se la cosa non ti tocca personalmente, non fa molto male. Ora improvvisamente abbiamo un hotspot Corona qui a Coesfeld, e all'improvviso la gente viene da me e mi dice: sappiamo che c'è un alloggio nel quartiere, e ora abbiamo paura.


mercoledì 6 maggio 2020

"Quella strana prova di forza dei giudici di Karlsruhe"

Prime impressioni dalla stampa tedesca dopo la importante sentenza della Corte Costituzionale di Karlsruhe. Per Stefan Kaiser su Der Spiegel si tratterebbe di una inspiegabile prova di forza dei giudici costituzionali tedeschi che intervengono in una disputa di natura politica:


La strana prova di forza dei giudici costituzionali

(...) Perché, ci si potrebbe chiedere, la Corte costituzionale federale proprio ora ha deciso di iniziare a silurare le fondamentali misure di sostegno delle banche centrali?

Ma questa accusa da sola non basta. È compito dei giudici esaminare i ricorsi costituzionali - e il fatto che il verdetto sia  stato pronunciato proprio in questo momento, al culmine di una nuova crisi, potrebbe essere solo un puro caso.

Eppure a prima vista la sentenza non solo è irritante, come dice il giudice Voßkuhle, ma lo è anche ad un secondo sguardo. Soprattutto il ragionamento utilizzato dai giudici per argomentare sembra strano. Accusano i banchieri centrali di aver trascurato gli effetti collaterali del loro programma di acquisto di obbligazioni e di non aver fatto suffcienti previsioni sul loro "impatto economico" - e cioè cosa significano i tassi di interesse a zero per gli azionisti, i proprietari di immobili, i risparmiatori e le aziende.

I giudici intervengono in una disputa politica

Come se questi effetti collaterali non venissero discussi pubblicamente da anni - e anche dai membri del Consiglio direttivo della BCE. In ogni occasione, l'ex presidente della BCE Mario Draghi, ma soprattutto i governatori delle banche centrali nazionali, come il tedesco Jens Weidmann, ne sottolinevano le conseguenze - e su questa base hanno discusso anche violentemente.

Alcuni, tra i quali anche Draghi, ritenevano che l'obiettivo di una politica monetaria funzionante fosse così importante da doverne accettare gli effetti collaterali. Gli altri, come Weidmann, la vedevano in maniera diversa. È stata una lotta lunga e dura. In questo contesto, sembra davvero assurdo che i giudici costituzionali sostengano seriamente che non vi sia stata un'analisi sufficiente degli effetti.

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Per Mark Schieritz su Die Zeit il vero obiettivo della sentenza sarebbe quello di segnalare l'autonomia dei giudici di Karlsruhe nei confronti della Corte Europea, ma soprattutto, per il commentatore dopo questo verdetto emerge con forza un elemento: l'integrazione europea ha raggiunto i suoi limiti naturali, senza una modifica dei trattati non si potranno fare altri passi in avanti.


La Corte costituzionale federale lascia alla BCE una porta sufficientemente aperta affinché possa continuare i suoi tanto discussi acquisti di titoli di stato. Ma questa è l'unica nota positiva di questo verdetto confuso, euroscettico ed economicamente discutibile. (...)

Non c'è internet a Karlsruhe?

Secondo i giudici di Karlsruhe, la BCE non avrebbe dimostrato in maniera sufficientemente chiara se i vantaggi delle misure superano i possibili svantaggi. Il Bundestag ora è chiamato ad intervenire affinché si verifichi un siffatto test di proporzionalità. Ci si chiede pertanto, cosa faranno, secondo la Corte, gli oltre 3000 impiegati della banca centrale nelle loro lunghe giornate? Si girano i pollici? La politica monetaria corrisponde alla costante ricerca di un equilibrio fra vantaggi e svantaggi. Basta fare un clic sul sito web della BCE, per trovare pagine e pagine di interventi, post di blog e articoli dei membri del Comitato esecutivo su questo tema. Non c'è internet a Karlsruhe?

E la sentenza prosegue con lo stesso stile. Al fine di documentare il rischio derivante dai bassi tassi di interesse per i risparmiatori, i giudici citano uno studio dell'Associazione federale delle banche pubbliche, secondo il quale la politica dei bassi tassi di interesse è un pericolo. Sarebbe come fare riferimento a una dichiarazione di Daimler sulle emissioni del diesel. Chi determina effettivamente i tassi di interesse? Certamente non è solo Christine Lagarde. I giudici avrebbero dovuto chiedersi perché il denaro costa cos' poco non solo in Europa, ma perché accade lo stesso in tutto il mondo. Ma evidentemente non lo hanno fatto in maniera sufficientemente approfondita. Né  si sono chiesti cosa accadrebbe alla previdenza integrativa se i tassi di interesse aumentassero e se l'unione monetaria dovesse frantumarsi.

(..) Una spiegazione chiarificatrice sul verdetto appena dato è che i giudici di Karlsruhe stavano cercando una leva che garantisse loro il diritto permanente di avere l'ultima parola. In definitiva, non vogliono sottomettersi alla Corte di giustizia europea. E' una posizione comprensibile in termini di teoria democratica ed è nella tradizione della corte. Ma i giudici dovrebbero essere consapevoli di quello che in questo modo stanno facendo. Se la Germania pensa di potersi sottrarre al primato del diritto europeo, cosa potremmo dire allora ai polacchi o agli ungheresi che per ragioni completamente diverse hanno dei seri problemi con i requisiti europei?

La BCE ora scriverà la sua difesa, e davanti alla corte chiarirà che il nuovo piano di aiuti per il Coronavirus differisce sostanzialmente dal programma di acquisto titoli appena messo in discussione. È probabile che in questo modo possa avere successo. Anche i giudici di Karlsruhe non dovrebbero avere alcun interesse a distruggere l'unione monetaria.

È anche chiara un'altra cosa, e cioè: con una simile Corte sullo sfondo, non si può affrontare una questione che conosciamo già dalla crisi dell'euro e che abbiamo riascoltato durante la crisi del coronavirus. E' la politica fiscale a dover salvare la moneta unica, non la banca centrale. Ma anche qui i trattati europei stabiliscono dei limiti che impediscono agli stati membri di introdurre delle misure di vasta portata come gli eurobond. E in caso di dubbio, anche gli eurobond finirebbero davanti alla corte di Karlsruhe. Questa sentenza mostra che il potenziale della politica di integrazione nel quadro dell'attuale sistema giuridico si è ampiamente esaurito. Se vogliamo piu' Europa, bisogna cambiare i trattati.


Su Die Welt invece Holger Zschäpitz saluta con entusiasmo il verdetto della Corte di Karlsruhe e con una certa soddisfazione annuncia ai suoi lettori: il „Whatever it takes“ potrebbe essere solo un ricordo del passato:



(...) Il verdetto è un colpo di gong. Nessun esperto in materia in realtà si aspetta che le autorità monetarie di Francoforte interrompano immediatamente gli acquisti di titoli di stato. La Corte costituzionale federale, tuttavia, ha voluto chiarire alla BCE che c'è un'autorità che controlla la politica delle istituzioni monetarie. Come del resto stava accadendo durante la crisi del Coronavirus, che con tutti i suoi programmi di salvataggio a molti osservatori aveva dato la sensazione che la BCE si stesse praticamente scrivendo da sola le proprie regole e stesse operando liberamente secondo il motto del "Whatever it takes". Il duro verdetto di Karlsruhe ha notevolmente ridotto gli spazi disponibili per la BCE. Finora, il potere della BCE sui mercati finanziari si basava anche sul fatto che potenzialmente poteva agire in maniera illimitata. (...)

I giudici di Karlsruhe in questo modo hanno fatto capire che ci sono dei chiari limiti ai programmi di salvataggio e che in futuro si dovrà rispettare anche la regola del capital-key. Gli acquisti illimitati a piacimento sembrano contrastare con il principio della proporzionalità. Sebbene la sentenza si riferisca solo al programma di acquisto dalla ingombrante sigla PSPP, è naturale che tali condizioni si applichino anche al nuovo programma di salvataggio dalla sigla PEPP (Programma di acquisto per l'emergenza Pandemica), per il quale la BCE finora ha avuto tutta la flessibilità possibile. Fino a quando il Bundestag non emetterà un assegno in bianco alla BCE, il margine di manovra si restringerà considerevolmente.

"Mi aspetto che la BCE nelle prossime settimane modifichi le caratteristiche del PEPP", afferma Bernd Lucke, professore di economia ad Amburgo e uno dei ricorrenti. I giudici di Karlsruhe avrebbero definito dei criteri chiari per evitare di arrivare al finanziamento monetario degli stati, e il programma di salvataggio PEPP li avrebbe chiaramente violati. Se la BCE non dovesse agire, a Karlsruhe potrebbero esserci nuove cause, ed è ipotizzabile che i ricorrenti possano cercare di ottenere un pronunciamento immediato.

Sembra quasi che il  „Whatever it takes“ ormai sia solo un ricordo del passato.

sabato 2 maggio 2020

Liberi professionisti e freelance verso Hartz IV

Anche in Germania i fondi per gli aiuti immediati ai Freelance e ai lavoratori autonomi messi a disposizione dal governo federale e dai Laender non bastano, e allora per molti autonomi l'unica strada percorribile è quella di richiedere un sussidio Hartz IV. Ne scrive Die Zeit


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Karen Huber da metà marzo la notte non riesce piu' a dormire. Anche se allo stesso tempo sa bene come si gestice lo sconforto interiore: la giovane laureata in economia, infatti, lavora nella formazione per adulti ad Amburgo, dove tiene dei corsi sul tema della consapevolezza e la gestione dello stress e offre consulenza psicologica e coaching. "Lavoro con gruppi, ci scambiamo idee e facciamo esercizi insieme", dice. In tempi di coronavirus, durante i quali le persone devono mantenere le distanze, gli incontri di gruppo tuttavia non sono piu' richiesti.

Dallo scoppio del coronavirus in Germania, infatti, tutti i suoi corsi sono stati cancellati. Huber è una lavoratorice autonoma, ed improvvisamente si è trovata da un giorno all'altro senza nulla. I corsi digitali non possono sostituire questo tipo di scambio di gruppo, dice, perché il lavoro è troppo personale per essere svolto in questo modo. "In giro si legge molto sui lavoratori autonomi della cultura che ora sono costretti a chiedere aiuto, ma anche per quelli degli altri settori le cose si mettono male".

Insegnanti di yoga, tuttofare, grafici, interpreti, agricoltori e insegnanti di musica - ci sono circa quattro milioni di lavoratori autonomi in Germania, circa la metà dei quali sono "Solo-Selbstständige", vale a dire non hanno dipendenti. Il governo federale ha erogato a piccoli e microimprenditori aiuti per un totale di 50 miliardi di euro, che possono essere richiesti per coprire un periodo di 3 mesi. I lavoratori autonomi con un massimo di cinque dipendenti ricevono un contributo una tantum di 9.000 euro, mentre chi ha un massimo di dieci dipendenti 15.000 euro. Esistono anche opzioni per il differimento fiscale e i prestiti di emergenza, ad esempio da parte della banca KfW. Gli stati federali pagano anche degli aiuti di emergenza, ma quanto si può ottenere varia da regione a regione. La situazione si fa chiaramente difficile per chi era già indebitato prima della crisi. Perché in quel caso i creditori chiederanno di utilizzare immediatamente quegli aiuti di emergenza per rimborsare i loro debiti.

Karen Huber ad Amburgo ha richiesto e ottenuto un pagamento una tantum di 2.500 euro. "Ma i soldi mi bastano solo per due mesi, non coprono nemmeno i costi di gestione", afferma. Prima di allora, incassava circa 2.000 euro al mese provenienti dal suo lavoro: "Non ci facevo certo i salti, ma ci vivevo decentemente".

Voleva richiedere anche l'aiuto federale - ma la domanda è stata respinta. Quei soldi arrivano solo a chi deve coprire dei costi operativi mensili, come ad esempio l'affitto di un ufficio o un contratto di leasing per attrezzature tecniche. Il suo commercialista per questa ragione vorrebbe presentare un ricorso. "Il pagamento una tantum dei Laender è previsto per tre mesi, ma cosa succede dopo?"

Huber ritiene di essere stata lasciata sola dalla politica. "La crisi in Germania ha colpito tutti, ma non per tutti è stata di natura esistenziale, come invece lo è per noi lavoratori autonomi". Perché per lei non c'è alcuna azienda che continua a pagarle un salario, anche se solo per un breve periodo. "Credo che in Germania ci sia una grande ingiustizia". Huber ha preso in considerazione la possibilità di richiedere Hartz IV. "Ho chiesto una consulenza, ma probabilmente non ne ho diritto a causa dei miei risparmi, che includono i fondi versati nella previdenza integrativa", afferma.

La stagione sarebbe iniziata proprio ora

Martin Orgler invece ha già presentato la domanda per ottenere un sussidio Hartz IV. Anche lui ha avuto problemi a compilare la sua domanda e ora spera di non aver commesso errori che gli impediscano il pagamento rapido del sussidio. Orgler, che preferirebbe non dare il suo vero nome, a Berlino fa la guida turistica. Anche lui a marzo si è trovato improvvisamente disoccupato. Si guadagnava da vivere con i turisti stranieri, in particolare dagli Stati Uniti, ai quali offre un tour giornaliero nella Berlino storica.

A causa del Coronavirus, l'industria del turismo di Berlino, tuttavia, è completamente in ginocchio. Alcune agenzie di viaggio più piccole potrebbero non riprendersi mai a causa degli introiti persi. "La stagione sarebbe iniziata proprio in questi giorni, ma il mio programma degli appuntamenti è completamente vuoto", afferma Martin Orgler. A causa del rigido divieto di viaggio, non si riesce a vederne la fine. "Questo mese ho avuto esattamente zero euro di reddito e questa situazione probabilmente continuerà per tutta l'estate." Quello della guida turistica non è certo un lavoro che può essere svolto nell'ufficio di casa. Oltre a ciò Orgler recensiva concerti per un quotidiano di Berlino, ma anche questo lavoro si è fermato a causa della cancellazione degli eventi fino a ottobre. 

Si sentiva fortunato, era riuscito ad ottenere 5.000 euro di aiuti d'urgenza dal Senato di Berlino; questi soldi a Berlino erano stati messi a disposizione per alcuni giorni a titolo di risarcimento per la perdita del reddito, ma i 250 milioni di euro garantiti sotto forma di aiuto di si sono subito esauriti. E i soldi non dureranno a lungo neanche per lui. Orgler è stato in grado di richiedere Hartz IV solo perché qui temporaneamente si applicano regole meno rigide: fino al 30 giugno 2020, infatti, vengono accettate le domande anche con costi abitativi più elevati del solito, Orgler quindi non dovrà trasferirsi con sua moglie e suo figlio a causa del suo affitto troppo alto. I risparmi, inoltre, non saranno presi in considerazione per un periodo di sei mesi, e questo vale anche per la previdenza integrativa, così importante per i lavoratori autonomi. Chi ha messo da parte più di 60.000 euro, tuttavia, dovrà prima usare questi soldi altrimenti non riceverà gli aiuti dallo stato. "Se la crisi continua ancora a lungo, dovrò pensare di iniziare a fare qualcosa di completamente diverso", afferma il laureato in storia. Che adora il suo lavoro.

Attualmente online ci sono numerosi webinar e offerte gratuite per fare della formazione su Internet. "I lavoratori autonomi potrebbero utilizzare il tempo libero per acquisire nuove competenze", consiglia Angela Broer, amministratore delegato di HalloFreelancer, una start-up che fa parte del social network XING. La sua azienda ha appena avviato un nuovo progetto per supportare i lavoratori autonomi. I liberi professionisti potranno rilasciare alle aziende una sorta di buono per i lavori di cui avranno bisogno in futuro, il che significa: il lavoro sarà pagato in anticipo ed eseguito solo quando sarà tornata la necessità. Il prerequisito è che la società appaltatrice possa permetterselo finanziariamente, e inoltre c'è la volontà di tenere occupati i liberi professionisti. Legalmente è possibile pagare le fatture anche prima che il servizio venga prestato, afferma Broer.

Anche Karen Huber e Martin Orgler amano lavorare in proprio, se non fosse per il problema dell'incertezza finanziaria. Perché la crisi mostra che quando gli ordini spariscono, che sia a causa delle restrizioni della pandemia o a causa di un periodo troppo lungo di malattia, i lavoratori autonomi sono da soli. Karen Huber afferma di essere sfinita a causa della paura per il futuro della sua esistenza e di essere anche dimagrita senza riuscire a trovare un equilibrio, perché anche i concerti e i viaggi con gli amici sono stati eliminati.

Martin Orgler la vede in maniera un po' piu' pragmatica. "Sono abituato a vivere con pochi soldi e pochi consumi, non è un problema per me. Forse è perché sono cresciuto nella DDR". Per lui è molto peggio non poter tornare al lavoro. "Mi manca molto il mio lavoro. Non sapere se e quando potrò tornare a farlo mi sta uccidendo".

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