venerdì 31 agosto 2018

Disoccupazione made in Germany: perché la Germania esporta disoccupazione in tutta Europa

A scriverlo non è una cellula di sovversivi dell'est ma il programma di informazione della ARD "Kontraste", la tv pubblica tedesca, andato in onda giovedì scorso. La Germania con la sua moderazione salariale esporta disoccupazione in tutta Europa: mentre in Francia e in Italia si chiudono le fabbriche, i metalmeccanici tedeschi lavorano per 12 euro lordi l'ora con un contratto interinale. Olaf Scholz non ha dubbi: un ministro delle finanze tedesco, anche se della SPD, resta un ministro delle finanze tedesco! Da Kontraste


La Germania, non a torto, viene considerata il "professorone". Ci piace molto ricordare al resto del mondo che gli accordi devono essere rispettati. Eppure la Germania è il "campione del mondo" nella violazione delle regole. Invece di assicurare una crescita salariale stabile e in linea con gli sviluppi della produttività, come concordato al momento dell'introduzione dell'euro, la Germania risparmia e lesina laddove è possibile. Il risultato: i prodotti tedeschi sono buoni - e soprattutto a buon mercato. I produttori stranieri, come i fornitori automobilistici francesi, sono sempre piu' sotto pressione. Un salario minimo troppo basso e investimenti statali molto contenuti nel nostro paese, hanno causato in Francia una perdita di posti di lavoro. A pagarne le conseguenze sono stati i lavoratori tedeschi a basso stipendio e un esercito crescente di disoccupati negli altri paesi dell'UE.

"I tedeschi sono molto cattivi". Il presidente americano Trump da mesi continua ad arrabbiarsi perché la Germania esporta negli Stati Uniti molte piu' merci di quante non ne importi. La sua rabbia questa settimana potrebbe crescere ancora visto che si è appena saputo che la Germania nel 2018 sarà un'altra volta di gran lunga il campione mondiale dell'export.

Secondo le previsioni la Germania raggiungerà quest'anno un enorme surplus di 264 miliardi di euro, di gran lunga davanti al Giappone. Le partite correnti degli Stati Uniti al contrario mostreranno un enorme deficit di circa 371 miliardi di euro.

Non c'è solo Trump ad essere irritato, anche fra i nostri vicini di casa in Europa c'è molta rabbia. Ma le vittime della nostra politica dell'export sono anche nel nostro paese.

Daniel Grüneke, dalla Germania del Nord, meccanico industriale e lavoratore interinale. Per il suo lavoro riceve un basso stipendio - come accade ad un quinto di tutti i lavoratori dipendenti del nostro paese.

Grüneke: "io non voglio diventare ricco, voglio solo vivere bene e in maniera ragionevole, con un po' di sicurezza e una prospettiva per i miei figli".

Patrice Bertuzzi, invece è francese, anche lui è un meccanico industriale e senza lavoro. Come 2.5 milioni di francesi. Lui e i suoi colleghi  hanno suscitato scalpore quando un anno fa hanno minacciato di far saltare in aria la loro fabbrica - se questa fosse stata chiusa.

Patrice Bertuzzi davanti alla sua ex-fabbrica: "la battaglia ci ha uniti. Tornare qui dopo essere stato licenziato è molto difficile. Non succede quasi piu' nulla qui, prima i camion uscivano ed entravano uno dietro l'altro".

Il disoccupato francese Patrice Bertuzzi e il tedesco Daniel Grüneke con il suo basso salario sono entrambi vittime della politica economica tedesca: i bassi salari tedeschi hanno reso i nostri prodotti economici - anche per questo si vendono molto bene in tutto il mondo. E cosi' anno dopo anno siamo noi ad essere i campioni del mondo dell'export.

Il Tagesschau titola: "le merci tedesche all'estero richieste come non era mai accaduto prima", "eccedenza nella bilancia commerciale", oppure "la Germania da molti anni esporta piu' di quanto non importi".

Con i suoi giganteschi avanzi commerciali la Germania mette a repentaglio la stabilità dell'intera economia globale, critica duramente il direttore del FMI.

Il Prof. Horn, economista e direttore dell'Institut für Makroökonomie und Konjunkturforschung va oltre e aggiunge: la Germania sta distruggendo l'industria dei nostri vicini europei.

Per il prof. Horn "il vero prezzo dell'export tedesco, date le sue dimensioni, è stato il fallimento di molte industrie negli altri paesi oppure una produzione al di sotto della loro capacità. E in questo modo è cresciuta anche la disoccupazione. La strategia complessiva tedesca è stata realizzata a spese degli altri paesi".

Lo mostrano le cifre: dall'inizio del 2000 la Germania ha aumentato enormemente la sua produzione industriale - perché si esporta sempre di piu'.

Patrice Bertuzzi ha dovuto sperimentare questo processo doloroso in prima persona

Nonostante le proteste spettacolari, anche la sua fabbrica, un fornitore dell'industria automobilistica, è stata in gran parte chiusa. Lo stabilimento c'è ancora, ma due terzi degli occupati sono stati licenziati oppure cercano un nuovo lavoro.

Un altro operaio: "noi non siamo l'unica fabbrica ad aver chiuso. Ci sono molte chiusure di fabbriche. E lo stato sta a guardare".

"Sto ancora cercando lavoro, ma vedo nero per il futuro"

"In Germania le persone lavorano per niente. Credo che sia per questo motivo che la Germania sta espandendo la propria industria".

E la Francia resta a bocca asciutta: anche nei prodotti tradizionalmente francesi, come le scarpe o il formaggio, la Germania esporta ormai piu' dei francesi - perché i campioni mondiali dell'export, i tedeschi, da molti  anni  ormai giocano in maniera fallosa.

Ad iniziare il gioco scorretto è stato Gerhard Schröder con l'introduzione di Hartz IV, del lavoro interinale e dei contratti a tempo determinato.

Da allora per quasi la metà degli occupati i salari reali sono scesi. E il settore dei bassi salari è cresciuto piu' che in qualsiasi altro paese della zona euro raggiungendo circa il 20% di tutti i dipendenti.

In tal modo la Germania sta violando una regola che i paesi dell'eurozona si sono impegnati a rispettare al momento dell'introduzione dell'euro: ogni paese deve fare in modo che i salari aumentino in linea con la crescita della produttività. Ma la Germania ha ottenuto un vantaggio ingiusto: l'andamento salariale è rimasto al di sotto degli obiettivi dell'UE.

La Francia al contrario si è sempre attenuta alle regole della moneta unica e ha aumentato i salari in maniera corrispondente.

Una differenza salariale evidente fino ad oggi. E cio' rende le merci francesi piu' costose - e quelle tedesche relativamente piu' economiche. Cosi' da noi con l'aumento dell'export è cresciuta l'occupazione - in Francia è aumentata la disoccupazione. 

La stessa cosa è accaduta ad un altro nostro vicino europeo: l'Italia, il secondo paese manifatturiero d'Europa, anch'esso dalla parte dei perdenti.

Prof. Horn: "con lo sviluppo salariale che abbiamo avuto, la macchina tedesca era molto piu' economica rispetto a quella italiana o anche francese. Il risultato: gli americani ad esempio hanno acquistato macchine tedesche e non italiane. E questo naturalmente ha delle conseguenze su quello che viene prodotto nei singoli paesi. In Germania si producono le macchine, in Italia no".

Quanti posti di lavoro sono stati colpiti? Per la Francia, il direttore dell'istituto statale francese per la ricerca sul ciclo economico ha calcolato per la prima volta questo dato: solo in Francia circa 400.000 posti di lavoro!

Xavier Ragot, dell'Istituto francese per la ricerca sul ciclo economico: "prendiamo questa divergenza dei salari, si puo' calcolare che la moderazione salariale tedesca è costata alla Francia delle quote di mercato, nell'ordine di 400.000 posti di lavoro. Un tale surplus a lungo andare non è accettabile".

Ma le critiche da molti anni rimbalzano addosso alla Cancelliera: il presidente americano Obama piu' volte ha cercato di farglielo capire, anche l'italiano Renzi, il capo del FMI Lagarde - ora è Trump a minacciare la Germania - con i dazi, anche sulle auto tedesche.

Trump: "non è possibile avere un deficit della bilancia commerciale di 151 miliardi di dollari. Lo ridurremo, faremo in modo che la situazione torni ad essere giusta".

Perfino il presidente francese Macron, a ragione, ha puntato il dito verso Angela Merkel. Macron: "in Germania non puo' esserci un costante feticismo per il bilancio pubblico e le eccedenze commerciali - che sono realizzati sempre a scapito degli altri".

Il conto lo hanno già pagato Patrice Bertuzzi e i suoi colleghi. Ora stanno facendo un training su come scrivere le candidature per posti di lavoro che purtroppo non esistono piu'.

E il conto lo pagano anche i lavoratori tedeschi, come il meccanico industriale Daniel Grüneke - con i suoi 12.5 euro lordi all'ora per un contratto interinale.

Daniel Grüneke: "è davvero cinico che uno partecipi a questo boom delle esportazioni e poi non possa averne niente. Questa è la follia dell'intera storia".

La Commissione europea sta cercando delle soluzioni che garantiscano posti di lavoro in Germania e maggiore prosperità per tutti. Al Prof. Horn hanno commissionato uno studio sul tema.

Gustav Horn: "il risultato di fondo è che i nostri enormi avanzi commerciali possono essere ridotti solo con una strategia combinata. Si tratta di combinare insieme un deciso aumento dei salari e maggiori investimenti statali, che insieme faranno in modo che alla fine ci siano molte piu' importazioni e quindi un surplus commerciale notevolmente inferiore".

Perchè gli investimenti pubblici creano nuovi posti di lavoro e l'economia interna ne esce rafforzata. Tutti ne avrebbero vantaggi: le ferrovie sono obsolete, le città soffocano nel traffico, le scuole cadono a pezzi, mancano posti nelle scuole materne, insegnanti, educatori, etc.

Per anni il ministro delle finanze della CDU Schäuble è stato il maestro del risparmio nazionale e si è distinto per lo "Schwarze Null". Chi aveva fatto affidamento sul nuovo ministro delle finanze della SPD Olaf Scholz è rimasto deluso, anche lui infatti ha annunciato: lo Schwarze Null resta Schwarze Null.

Olaf Scholz (SPD), il Ministro delle Finanze, il 22 marzo di quest'anno ha detto: "l'ho detto ovunque in Europa: un ministro delle finanze tedesco resta un ministro delle finanze tedesco, non importa quale sia la sua tessera di partito e io credo che il messaggio sia arrivato correttamente".

E cosi' ogni giorno la Germania mette a rischio la coesione dell'UE.

Il video completo della trasmissione:

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mercoledì 29 agosto 2018

Cosa è successo veramente a Chemnitz?

Un lettore risponde a Vera Lengsfeld offrendo una testimonianza diretta sui fatti di Chemnitz dello scorso fine settimana. Un racconto molto diverso rispetto al frame trasmesso a reti unificate dai cosiddetti media di qualità. Ne parla The European


Gentile signora Lengsfeld,

per molto tempo l'ho risparmiata, ma ora come Chemnitzer adottivo di vecchia data, vivo qui dal 1991, le devo scrivere. Già lo scorso anno la festa cittadina era stata pesantemente oscurata dalla violenza dei migranti e l'evento presso la MDR (emittente radio) del 2017 nella notte fra il sabato e la domenica era stato interrotto. Nel 2018 la situazione sembrava ancora peggiore. La tensione era nell'aria e la presenza di stranieri tra le persone in strada era molto forte, fatto che di per sé non è negativo. Le tre vittime, nella notte fra sabato e domenica, si stavano dirigendo verso un bancomat, quando 3 stranieri gli hanno ordinato di consegnare la tessera bancomat, richiesta che hanno rifiutato. Pochi minuti dopo sono arrivati altri 10 stranieri e i tre giovani sono stati accoltellati.

Il risultato: un uomo morto, massacrato con 25 coltellate. Altri 2 gravemente feriti, uno dei quali con una coltellata alla testa. Provate ad affettare qualsiasi oggetto per almeno 25 volte. Se questo non è un omicidio, non lo so nemmeno io cos'è. Finora sono stati arrestati 2 assassini, là fuori però in giro ci sono altri accoltellatori notturni.

Il giorno successivo la festa cittadina è stata cancellata per ragioni di sicurezza. Domenica pomeriggio a Chemnitz alla manifestazione spontanea c'erano circa 1.000 persone. In una piazza della città diversi stranieri sono stati accerchiati dagli Hooligans ed è stata fatta una perquisizione. Tutti gli stranieri erano armati di coltelli, coltelli che sono stati raccolti e consegnati alla polizia.

Gli stranieri che domenica dopo l'omicidio e il ferimento grave dei 3 tedeschi hanno assistito da vicino alla manifestazione, dovevano essere o molto coraggiosi o molto stupidi. Se poi ti metti anche a filmare i partecipanti e mostri il dito medio, non ti devi meravigliare se poi ti tocca scappare di corsa. Per la statistica: domenica sera dopo la terribile caccia all'uomo nessun straniero è finito in ospedale. Evidentemente si è trattato di una caccia vegana.

Trovo che i nostri media siano disgustosi e viscidi.

Cordiali saluti

(Invece dei dati ufficiali sulla criminalità un articolo con qualche numero sulla violenza a Chemnitz: Quasi ogni giorno una aggressione sessuale a Chemnitz)



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Chemnitz e l'odio verso il popolo

Vera Lengsfeld è una giornalista con un lungo passato nella politica tedesca, nata e cresciuta nella DDR, profondamente anti-merkel e attualmente vicina ad AfD. Dalle pagine del suo interessantissimo blog prova a fare luce sui recenti accadimenti di Chemnitz e avanza un'ipotesi sulle reali intenzioni dei cosiddetti "media di qualità": la presunta caccia allo straniero nelle strade di Chemnitz è solo un'arma di distrazione di massa. Vera Lengsfeld propone una narrazione alternativa dei recenti fatti di Chemnitz.


Gli eventi di Chemnitz sono certamente sconcertanti. Ma per ragioni diverse da quelle con le quali i politici e i media ci stanno martellando. Tre tedeschi sono stati aggrediti da "persone in cerca di protezione" e sono rimasti gravemente feriti oppure hanno perso la vita. La persona deceduta sul corpo ha oltre venti ferite da coltello. Dei circa 10 aggressori nessuno sembrerebbe essere ferito.

Due degli autori sono stati catturati. Uno era effettivamente un siriano, come ipotizzato in rete, l'altro iracheno. Questo dettaglio non era stato reso noto fino a quando non sono stati emessi i mandati di cattura nei confronti dei 2 uomini. Fino a quel momento si era parlato di una lite fra "persone di diversa nazionalità". Piu' di venti ferite da coltello sul corpo di una persona farebbero pensare piuttosto ad una violenza sfrenata.

Il pubblico ministero ha reso noto che dopo uno scontro verbale, il 35enne tedesco "senza una ragione" è stato ripetutamente accoltellato. Mi chiedo: puo' esistere una "ragione che giustifica" un atto del genere?

Distrazione di massa sui manifestanti "di destra".

La politica e i media parlano solo marginalmente dell'atto violento. Pochi giorni dopo l'accoltellamento mortale di un medico da parte di una "persona in cerca di protezione" del quale il Tagesschau (telegiornale della tv pubblica) non voleva parlare, si ha come l'impressione che sia stato dato l'ordine di distrarre le masse dall'assassinio di Chemnitz.

Tutto è iniziato con un articolo della Bild-Zeitung che viola tutte le regole del giornalismo professionale. "Le destre sfilano attraversando Chemnitz" titolava il quotidiano, il quale poi sfoderava le sue armi: 1.000 persone, fra le quali molte di destra, si sono radunate domenica pomeriggio. Hanno scandito in coro: "Wir sind das Volk". Il motto piu' famoso della rivoluzione pacifica del 1989, en passant, è stato dichiarato uno slogan di "destra".

Fra questi anche il tweet di un video di un certo „Zeckenbiss“ il cui nome fa pensare ad un attivista antifascista, piu' che a una fonte seria, e che dovrebbe mostrare le fasi in cui i fascisti danno la caccia ai migranti. Nel video si vede uno scontro a mani nude fra giovani, preceduto probabilmente da uno scambio di offese verbali, che pero' nel video non viene mostrato. La "caccia" pero' termina dopo dieci metri.

Non sembrano esserci altre prove dei presunti attacchi contro i migranti. Sotto c'è un'altra foto il cui titolo sensazionale è: "circa 1000 persone hanno preso d'assalto la Chemnitzer Wall". Anche con tutto lo sforzo possibile non si vedono "aggressori", ma al massimo dei passeggiatori.

Poi è arrivata la dichiarazione del governo federale: "non possiamo accettare tali assembramenti, o la caccia all'uomo di diverso colore o diversa origine oppure il tentativo di seminare l'odio nelle strade. Nelle nostre città non hanno alcuno posto, e posso dirlo a nome del governo federale, li condanniamo con fermezza".

Il portavoce di Merkel, Steffen Seibert, riprende pari pari il linguaggio della sinistra radicale, peraltro senza aver preso atto della conferenza stampa del sindaco e della polizia di Chemnitz. Li' la portavoce della polizia ha detto che durante i "tumulti" del pomeriggio non ci sono stati né arresti né denunce. Ha parlato, senza scendere nei dettagli, di un lancio di bottiglie verso la polizia. Ma questo è un tratto distintivo anche degli antifascisti, i quali erano presenti sul luogo per la "contro-manifestazione", come menzionato dalla FAZ.

Caccia all'uomo? Pogrom?

Durante la conferenza stampa una giornalista ha chiesto se c'è stata una escalation da parte di uno degli "ambienti". I colleghi avevano parlato di un "pogrom", c'è stata una caccia allo straniero?

A questa domanda non ha risposto la polizia ma lo ha fatto in maniera alquanto confusa il sindaco Ludwig. Lo sviluppo delle ultime ore c'è andato vicino, ha detto, è "molto negativo che vi sia stato un omicidio". Senza nemmeno esprimere il suo dolore per la morte di un cittadino di Chemnitz, si è rivolta ai social media che apparentemente stanno gettando la città nel panico: "ne ho preso atto anche io", è necessario "proteggere la popolazione". Dai social media, beninteso, non dai coltelli. E poi è arrivata la frase citata ovunque:

"Quando penso a quello che è successo qui domenica, sono inorridita. Il fatto che la gente possa incontrarsi, radunarsi e interrompere una festa cittadina, correre attraverso la città e minacciare le persone - è davvero terribile".

Ad essere terribile non sarebbe stato l'accoltellamento mortale, che di fatto non era stato considerato un motivo sufficiente per fermare la festa in città. Il festival è stato interrotto solo quando gli abitanti di Chemnitz sono scesi in piazza in reazione a questo atto crudele, con una giustificazione palesemente falsa: la decisione sarebbe stata presa per "pietà" nei confronti del defunto e della sua famiglia.

La famiglia ora non solo deve soffrire il dolore per la scomparsa del proprio caro, ma deve sopportare anche il fatto che l'omicidio sia stato strumentalizzato dagli organizzatori. Il nome della persona uccisa doveva essere già noto al sindaco. Durante la conferenza stampa tuttavia non è stato nominato. E' stata l'azienda in cui lavorava a dare un nome e un volto al falegname e padre di famiglia. Si tratta di Daniel, un cubano-tedesco. La totale mancanza di empatia nei confronti della vittima non poteva risultare piu' cinica.

Antifa: "noi siamo il muro, il popolo se ne deve andare"

Dopo la Bild quasi tutti i "media di qualità" hanno poi continuato ad alimentare l'odio. Nel frattempo viene definito "nazi" chi si dichiara contro il crimine e il terrore. Le normali aspettative della popolazione nei confronti dello stato di diritto, e cioè il ricorso al monopolio della violenza per la sua difesa, vengono ormai considerate "di destra". Gli antifa sono già un passo avanti. Il 27 agosto hanno dimostrato a Chemnitz sotto lo slogan: "Noi siamo il muro, il popolo se ne deve andare". Se vogliamo considerare gli antifascisti come gli ispiratori della politica, allora sta per iniziare la guerra civile (nella prima fase almeno solo spirituale).

Quanto l'escalation sia stata rapida lo si puo' osservare nelle strade di Chemnitz. Altri 2 esempi: Spiegel Online ieri ha pubblicato un video dal titolo marziale "le destre marciano su Chemnitz", che in teoria avrebbe dovuto documentare le scorribande degli estremisti di destra. Dopo la morte di un uomo di 35 anni, centinaia di estremisti di destra avrebbero sfilato per le strade di Chemnitz, ci sarebbero state anche delle aggressioni nei confronti dei migranti.

Se guardi il video, però, le prove sono piu' che esili: invece dei presunti estremisti di destra si vedono soprattutto poliziotti che intervengono dopo gli incidenti, peraltro non mostrati, e che agiscono energicamente contro dei giovani. Se fossero stati degli antifascisti allora i media e la politica si sarebbero lamentati di quanto sproporzionata era stata la condotta della polizia o avrebbero addirittura parlato di un'orgia di violenza. Il tutto è stato filmato da un agente di polizia.

A un certo punto nel video arriva il messaggio secondo il quale gli attivisti di sinistra avrebbero riferito di attacchi ai migranti. Le prove tuttavia non ci sono. Alla fine viene mostrata un'allegra scena di danza popolare e viene riportata la morte di un tedesco durante una rissa. Si vuole probabilmente produrre nel pubblico l'associazione fra danza popolare e omicidio, altrimenti è difficile spiegare questa scena che in quanto a cattivo gusto è imbattibile. Infine apprendiamo che per questo video è stato utilizzato il materiale di un certo Johannes Grunert.

Questo Grunert si auto-definisce giornalista freelance specializzato nell'osservare la scena dell'estremismo di destra. E' l'unica fonte identificabile per poter affermare che ci sarebbe stata una "caccia al migrante". Mancano tuttavia prove consistenti. Nella visione complessiva dei resoconti dei media, sembra proprio che siano state le accuse velenose e non provate di quest'uomo a scatenare la spaventosa caccia all'odio dei media e dei politici.

Il presidente della regione Michael Kretschmer, ha poi parlato di quanto è "disgustoso" il modo in cui gli estremisti di destra in rete fanno propaganda facendo appello alla violenza. Gli appelli alla violenza degli antifascisti, amici e aiutanti, oppure scudo e spada della politica e dei media non sono stati però menzionati. Se c'è stato un messaggio di condoglianze da parte di Kretschmer per la famiglia del defunto, devo essermelo perso.

Sawson Chebli: "non siamo abbastanza radicali"

La famigerata Sawsan Chebli da Berlino ha twittato: "le destre sono sempre piu' forti, sempre piu' rumorose, piu' aggressive, piu' sicure di sé, sono sempre di piu'. Noi siamo (ancora) piu' numerosi, ma troppo tranquilli, troppo comodi, troppo divisi, troppo disorganizzati, troppo timidi. Non siamo abbastanza radicali".

Si tratta di un vero e proprio appello alla violenza che non corre il rischio di scandalizzare, come ha fatto invece il tweet del deputato di AfD che apparentemente avrebbe chiesto di ricorrere alla giustizia fai da te. Chebli tuttavia non è un semplice deputato, ma il plenipotenziario della città di Berlino presso il governo, nonché segretaria di stato per la cittadinanza e gli affari internazionali.

Last but not least, vorrei citare la FAZ, un tempo un giornale borghese di solida tradizione, che ora invece sembra stia facendo ogni sforzo per colmare il vuoto lasciato dalla fine dell'edizione stampata dalla TAZ. La FAZ titola: "la rabbia della massa di destra" e non offre altro che rumor o "segnalazioni non confermate da parte di testimoni oculari" che domenica pomeriggio avrebbero visto Chemnitz trasformarsi in un "campo di battaglia". La polizia al contrario durante la conferenza stampa ha parlato di una manifestazione spontanea, "isolata" dopo un'ora e che durante la quale, fino alla conferenza stampa, non vi erano state denunce. Si fa riferimento a presunti "attacchi ai migranti", le prove tuttavia mancano, anche su questo giornale di qualità.

Cio' a cui abbiamo assistito nei media e nella politica in merito al caso Chemnitz è una campagna di odio non basata sui fatti, ma su presunte testimonianze oculari provenienti dagli ambienti della sinistra estrema. Gli estremisti di sinistra vogliono la guerra civile per poter rovesciare finalmente il tanto odiato sistema.


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martedì 28 agosto 2018

"Perché i tedeschi non possono avere un presidente della BCE?"

Se lo chiede Holger Steltzner sulla FAZ, uno dei direttori del quotidiano, il quale critica la decisione di sacrificare la candidatura del fido Jens Weidmann e propone una spiegazione per inquadrare la scelta della Cancelliera: Merkel vuole la presidenza della commissione per poter imporre a livello europeo la redistribuzione dei migranti. Dalla FAZ.net


La Cancelliera Angela Merkel ridicolizza un altro presidente della Bundesbank. In passato aveva già negato ad Axel Weber il suo sostegno politico per il passaggio al vertice della BCE, aprendo in questo modo la strada a Mario Draghi, il quale poi con i tassi di interesse negativi ha svalutato i risparmi e ha pompato i prezzi delle attività sul mercato immobiliare.

Ciononostante, molti continuano a celebrare il presidente italiano della BCE come il "salvatore" dell'euro, sebbene abbia messo la BCE al servizio della politica, oppure proprio per questa ragione. A Draghi non interessava che alla banca centrale fosse vietato finanziare gli stati. Con i giganteschi acquisti di titoli di stato ha trasformato la BCE nel piu' grande creditore dei paesi dell'eurozona.

La Germania ora aveva di nuovo la possibilità di esprimere il presidente della BCE. Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, in quanto eccellente politico monetario, sarebbe stato un ottimo candidato per la successione a Draghi. Weidmann se avesse scelto di mettere la BCE sulla strada della normalizzazione della politica monetaria avrebbe potuto riconciliare i tedeschi con l'euro. La Cancelliera nonostante il rifiuto proveniente dall'Italia avrebbe comunque potuto imporre Weidmann - ma Merkel ancora una volta non vuole avere un tedesco al vertice della BCE. Il fatto che un tedesco non sia candidabile per questa posizione ci dice molto sullo stato di salute dell'unione monetaria. L'Italia ha di fatto un diritto di veto sulla nomina del presidente della BCE? Puo' diventare presidente della BCE solo chi è disposto ad acquistare obbligazioni governative?

Merkel non ha alcun interesse ad avviare un diverso corso della BCE

E a dimostrare l'incapacità del governo federale c'è il fatto che anche Berlino preferisce avere a Francoforte qualcuno che fa politica per i debitori e che non si preoccupa delle conseguenze per i risparmiatori e per le pensioni. Nelle interviste domenicali i politici tedeschi ci dicono che si riconoscono nei valori della Bundesbank. In realtà il governo federale si è schierato sul fronte opposto. Davanti alla Corte Costituzionale tedesca, quando si discuteva dei tanto contestati acquisti dei titoli di stato, i rappresentanti di Berlino erano palesemente seduti a fianco della BCE. Ovviamente per Merkel le preoccupazioni dei risparmiatori sono totalmente irrilevanti, esattamente quanto lo è il divieto di finanziamento monetario degli stati per Draghi.

Nel nostro paese sono in molti a pensare che la Germania per poter esprimere un presidente della BCE dovrebbe pagare un prezzo elevato. In politica è normale che ci si batta duramente per poter occupare le posizioni di vertice. Vengono creati dei pacchetti da scambiare e nuove posizioni da mettere sul piatto della bilancia: come ad esempio la presidenza della commissione o la presidenza del consiglio o i 3 nuovi posti da direttore alla BCE. E' anche vero che nulla è veramente deciso fino a quando l'intero pacchetto non è pronto.

Ma che la Germania debba pagare un prezzo aggiuntivo per Weidmann, al di là del solito mercanteggiamento, è una tipica considerazione tedesca, una forma di obbedienza anticipata che esiste solo in questo paese. Gli olandesi, i francesi o gli italiani non avrebbero mai avuto l'idea di dover pagare un "prezzo" politico per il loro presidente della BCE.

Altmaier mette sul piatto della bilancia un peso politico all'altezza?

Merkel, invece di un presidente della BCE, sarà soprattutto in grado di mettere alla presidenza della prossima commissione europea una persona fidata? Chi ritiene che un presidente di commissione sia piu' importante del presidente della BCE ha dimenticato quale è stato l'attore piu' capace durante la crisi dell'euro. Draghi ha mostrato che un presidente BCE consapevole del proprio potere in 8 anni ottiene molto di piu' di un presidente della commissione in cinque.

Gli ultimi presidenti di commissione erano tutti ex capi di governo. Il ministro della difesa o dell'economia del nostro paese avranno un peso politico sufficiente in quanto potenziali candidati? Qual'è la forza trainante di un parlamentare europeo poco conosciuto fuori da Bruxelles nel ruolo di candidato principale di Merkel per il Partito Popolare Europeo?

Merkel ha deciso contro Weidmann. E' sicuramente un suo diritto, ed è politicamente persino comprensibile. Perché al centro della sua politica non ci sono i risparmiatori o i contribuenti, ma i rifugiati. Vorrebbe continuare la sua politica sui rifugiati a livello europeo e in futuro redistribuire i migranti all'interno dell'UE. Per questo progetto, contro il quale c'è una forte resistenza non solo nell'Europa centro-orientale e in Scandinavia, le sarebbe utile avere un presidente della commissione di fiducia. Naturalmente è lecito che la Cancelliera prenda tali decisioni relative alle posizioni da occupare. Con un "candidato" tedesco alla presidenza della commissione puo' anche sperare di portare piu' voti alla CDU alle prossime elezioni europee.

Ma per fare cio' deve per forza rinnegare il suo compagno di viaggio di lunga data Weidmann? Invece di preparare in segreto l'intero pacchetto, l'Unione prima con dei commenti saccenti ha candidato Weidmann alla successione di Draghi, per poi bruciarlo rendendo pubblica una conversazione privata con Merkel. Cio' che resta è un altro presidente della Bundesbank danneggiato.


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venerdì 17 agosto 2018

Marcel Fratzscher: "potrebbe accadere anche in Germania"

Marcel Fratzscher è il presidente del prestigioso Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung e conosce molto bene la situazione delle infrastrutture tedesche. In un commento su Die Zeit ci spiega perché dopo anni di austerità un crollo simile a quello di Genova potrebbe accadere anche in Germania e perché non fare gli investimenti pubblici necessari per ammodernare il paese è un crimine a danni delle generazioni future: è necessario fermare la follia del pareggio di bilancio. Un ottimo Marcel Fratzscher su Die Zeit

infrastrutture tedesche necessitano di interventi

La tragedia di Genova ha scioccato molti. La triste verità è che non solo in Italia, ma anche in Germania, l'infrastruttura pubblica si trova in condizioni sempre peggiori. In nessun'altro paese industrializzato occidentale lo stato investe cosi' poco come in Germania. Per questo il crollo del ponte di Genova dovrebbe essere un campanello d'allarme affinché la politica tedesca possa finalmente prendere sul serio la questione della mancanza di investimenti pubblici e avviare una svolta politica. La debolezza degli investimenti pubblici polarizza il paese e la società ed è in definitiva responsabile per il divario crescente fra il sud e il nord e per le condizioni di vita sempre piu' disuguali. Si tratta inoltre di una minaccia per l'attrattività economica e produttiva della Germania e quindi per il lavoro, il reddito e il benessere nel nostro paese.

I fatti parlano da soli: gli investimenti pubblici netti in Germania sono negativi, pertanto i costi di ammortamento dei ponti, delle strade e di ogni altra infrastruttura sono superiori rispetto agli investimenti pubblici effettuati ogni anno. Solo per le infrastrutture di trasporto in Germania ogni anno mancano tra i 7 e i 10 miliardi di euro. E' soprattutto il 30% dei comuni finanziariamente piu' deboli a non poter fare abbastanza investimenti. Cosi' secondo i calcoli del panel comunale della KfW (Kreditanstalt für Wiederaufbau) nei comuni si è formato un collo di bottiglia di investimenti pari a 159 miliardi di euro, di cui 47 miliardi di euro per le scuole e 38 miliardi di euro per le infrastrutture di trasporto comunali.

La preoccupazione tuttavia non è solo per l'infrastruttura pubblica che in molte zone è in piena decadenza, ma anche per la ulteriore crescita del divario fra la Germania del nord e quella del sud. Cosi' i comuni della Germania meridionale, ad esempio, hanno notevoli avanzi di bilancio e in alcuni casi i loro investimenti pro-capite sono piu' di cinque volte superiori rispetto ai comuni del nord. Non si tratta di una divisione est-ovest - anche i comuni della Nordrhein-Westfalen e della Bassa Sassonia hanno problemi crescenti.

Le ragioni di questa situazione spesso non risiedono nel potere decisionale dei comuni, ma nel fatto che questi spesso devono far fronte a delle spese sociali elevate per le quali non vengono adeguatamente compensati. Perciò' questi comuni diventano sempre meno attraenti per le imprese e per i giovani altamente qualificati e disposti a spostarsi che spesso preferiscono migrare verso sud, mettendo in moto un circolo vizioso, con comunità deboli che diventano sempre piu' deboli e comunità forti che diventano economicamente sempre piu' forti.

In questo modo lo stato fallisce in uno dei suoi compiti centrali, e cioè garantire condizioni di vita uguali per tutti in Germania. Il risultato sarà una ulteriore polarizzazione politica, economica e sociale.

La politica dovrebbe affrontare la mancanza di investimenti pubblici attraverso 3 misure. Da un lato dovrebbe avviare una nuova riforma della perequazione finanziaria fra governo centrale e regioni (Bund-Länder-Finanzausgleich), in modo che i comuni finanziariamente più' deboli possano essere meglio equipaggiati e assumersi maggiori responsabilità. Se vogliamo che il federalismo tedesco funzioni è necessaria una maggiore solidarietà fra le regioni e i comuni.

Lo Schuldenbremse (pareggio di bilancio) ha una parte importante della colpa nella difficile situazione di mancanza di investimenti in cui si sono trovati molti comuni e molte regioni. Perché nei momenti difficili molti enti hanno dovuto fare dei tagli finanziari cosi' forti che ora negli uffici di costruzione e pianificazione manca il personale per poter colmare le lacune. Per questo lo Schuldenbremse deve essere integrato da una norma sugli investimenti che garantisca a ciascun comune e regione almeno la possibilità di pareggiare il calo del valore dell'infrastruttura.

I comuni sovra-indebitati devono essere alleggeriti

Come terzo punto il governo centrale e le regioni dovrebbero alleggerire le condizioni dei comuni sovra-indebitati con un taglio del debito, affinché questi possano di nuovo avere la possibilità di investire nelle loro infrastrutture e tornare ad essere attrattivi per le persone e le imprese. Recentemente alla Grecia è stato accordato un taglio del debito. Perché non farlo anche con i comuni tedeschi affinché questi possano rimettersi in piedi e tornare ad agire sotto la propria responsabilità?

Lo stato tedesco vive della sua sostanza. Il deterioramento delle infrastrutture pubbliche è soprattutto un crimine ai danni delle generazioni future. Perché un'infrastruttura forte ed efficiente è essenziale per l'attrattività del territorio tedesco come luogo di insediamento economico e in definitiva per la competitività e la prosperità del nostro paese. Cio' richiede tuttavia un ripensamento fondamentale della dotazione finanziaria dei comuni, della legge sul pareggio di bilancio (Schuldenbremse) e della perequazione finanziaria fra stato e regioni. E' il momento di invertire la rotta nella politica di investimento del governo federale.

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Se ne era parlato anche qui:

L'incubo dello Schwarze Null

Lo Schwarze Null e il fallimento della democrazia

Tutti i danni fatti dallo Schuldenbremse

Sahra Wagenknecht: "le autostrade tedesche saranno la mucca da mungere per i profitti dei privati"

Qual'è il legame fra la crisi dell'euro e la futura privatizzazione delle autostrade tedesche? A causa dei bassi tassi di interesse le assicurazioni sulla vita tedesche sono alla ricerca di un business semplice e pulito con il quale garantirsi una certa redditività per far fronte agli impegni nei confronti degli assicurati. Le autostrade in Germania sono ancora pubbliche e la loro privatizzazione al momento non è politicamente sostenibile, tuttavia con la riforma costituzionale del giugno 2017 di fatto il governo della Große Koalition è andato in soccorso del settore finanziario dando avvio al processo di privatizzazione delle autostrade. Ad opporsi al progetto di riforma costituzionale al Bundestag nel giugno 2017 c'era una battagliera Sahra Wagenknecht, con un discorso di grande impatto. Ne parlava RT Deutsch


Il Bundestag ha dato luce verde alla riforma costituzionale che secondo i critici darà avvio alla privatizzazione delle autostrade. Fra gli oppositori della riforma c'è anche Sarah Wagenknecht della Linke che nel suo discorso al Bundestag non le manda a dire.

Giovedi' il Bundestag ha approvato 13 emendamenti costituzionali con la necessaria maggioranza dei due terzi. Fra gli emendamenti approvati c'è anche la riforma delle autostrade con la quale si trasferiscono le competenze dalle regioni al governo federale e che di fatto apre la strada alla privatizzazione delle autostrade. Su un totale di 603 deputati, 455 hanno votato a favore del pacchetto di leggi, ne servivano almeno 420. Mentre 61 parlamentari si sono astenuti, 87 hanno votato contro. Nei partiti di governo 47 deputati non hanno votato a favore dell'iniziativa di legge della Grosse Koalition. 

Il dibattito che ha preceduto il voto si è fatto vivace quando Sarah Wagenknecht della Linke si è presentata davanti al leggio. Invano il suo partito aveva chiesto con un emendamento di escludere la privatizzazione delle autostrade dalla modifica della legge costituzionale. Con il pacchetto dei 13 emendamenti costituzionali, secondo la Linke, il federalismo sarà minato alla base e si aprirà la strada a una "nuova privatizzazione su larga scala delle funzioni pubbliche". Wagenknecht ha definito il pacchetto legislativo come un "regalo d'addio avvelenato" della Grosse Koalition. Ha anche espresso l'augurio che quanti piu' elettori possibili "possano almeno assistere a questo gioco falsato".

Il discorso del capogruppo della Linke è stato accompagnato da interruzioni, commenti per niente qualificati e risate di derisione dalle fila dei partiti di governo - sembrava come se alcuni parlamentari avessero confuso il Parlamento con un tavolo da osteria. Queste le parole a loro indirizzate:

"Il fatto che l'aula sia cosi' rumorosa mostra quanto siete toccati dall'argomento. Lo sapete bene, state ingannando l'opinione pubblica"

Con la riforma costituzionale, la rete autostradale in futuro diventerà "la mucca da mungere per i profitti dei privati". Con l'inserimento in Costituzione dei partenariati pubblico-privati (ÖPP) le banche e le assicurazioni otterranno delle opportunità di investimento "lucrose e prive di rischio".

Con i sostenitori di questa legge di privatizzazione mascherata, la leader dell'opposizione è stata molto dura:

"Ovviamente i desideri di redditività di Allianz e degli altri gruppi finanziari sono molto piu' importanti degli interessi dei cittadini - non si puo' trarre altra conclusione. Cio' accade in un quadro in cui queste imprese nel nostro paese hanno un potere enorme. Imprese che vi fanno avere con regolarità delle generose somme di denaro a titolo di donazione e che da molto tempo fanno pressione affinché lo stato possa sovvenzionare i loro profitti".

Per questo sempre piu' cittadini ritengono che la politica sia "una manifestazione sempre piu' corrotta". Wagenknecht ha parlato di "contratti vessatori per saccheggiare i contribuenti" e di un "pantano fatto di lobby, facili truffe e inganni senza freni nei confronti dell'opinione pubblica". Ha anche accusato la SPD di volersi dedicare all'inganno con una "particolare intensità". 

Per il trasferimento delle competenze al governo federale i Laender avrebbero ricevuto "tangenti" per un valore complessivo di 9 miliardi di euro. Il gruppo parlamentare della Linke non intende partecipare "all'aggressione nei confronti del portafoglio degli automobilisti e dei contribuenti", cosi' Wagenkneckt verso la fine del suo discorso. "Per questo votiamo no alla legge".

Il Discorso completo:

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lunedì 13 agosto 2018

Fabio De Masi: "dobbiamo aiutarli a casa loro!"

Fabio De Masi è una personalità di spicco della Linke tedesca nonché uno dei promotori, insieme a Oskar Lafontaine e Sahra Wagenknecht, del nuovo raggruppamento politico "Austehen!" il cui obiettivo è contrastare l'ascesa di AfD cercando di recuperare terreno sui temi sociali cari agli ex-elettori di sinistra passati ad AfD. In una recentissima intervista a Deutschlandfunk non ha paura di dire quello che anche nella sinistra tedesca sono in molti a pensare: "aiutiamoli a casa loro!". Da deutschlandfunk.de


DLF: Sahra Wagenknecht ha scritto che dopo le elezioni politiche si è ampliata la crisi di fiducia fra i politici e il loro elettorato e addirittura le elezioni sarebbero diventate una farsa e i diritti democratici inconsistenti. Herr De Masi, la Linke prende parte al tentativo di screditare la democrazia e lo stato di diritto? Non è puro populismo?

Fabio de Masi: no, piuttosto è vero che una larga maggioranza della popolazione vuole affitti abbordabili, cure ad un prezzo accessibile, è contro la povertà in vecchiaia, a favore di una tassazione equa, contro le missioni estere della Bundeswehr ma che questa maggioranza di persone non ha una maggioranza in Parlamento. E questo la sinistra da sola non puo' cambiarlo.

DLF: se gli elettori scelgono diversamente e non danno il loro voto alla Linke, non è forse questa la democrazia?

De Masi: il problema  è che molte persone si stanno allontanando dalla democrazia perché non si aspettano piu' nulla dai partiti. Cioè non vanno piu' nemmeno a votare oppure vengono raggiunte dai demagoghi di AfD. E noi lo possiamo capire dal fatto che ad esempio subito dopo l'arrivo di Martin Schulz, nei sondaggi della SPD c'è stato un rapido picco ma poi tutti questi elettori sono di nuovo scomparsi. Anche loro non sono andati a sinistra. E cioè, sono state evidentemente risvegliate aspettative che poi subito dopo sono andate deluse quando si sono accorti che davanti a loro non c'era alcun cambiamento.

DLF: lei mette in discussione il risultato delle elezioni democratiche quindi...

De Masi: no, non metto in discussione il risultato delle elezioni democratiche, piuttosto, lo abbiamo sperimentato in America con il movimento intorno a Bernie Sanders, lo abbiamo vissuto con gli sviluppi del Labour party in Gran Bretagna e Jeremy Corbin: se fai un'offerta convincente, ci sono ancora migliaia di persone pronte ad entusiasmarsi per la politica. Nel complesso stiamo dando un grande contributo alla democrazia. Quello che Frau Baerbock (Verdi) afferma non è importante, e non è nemmeno decisivo quello che dice Herr Stegner (SPD) su Aufstehen! Cio' che importa è cosa ne pensano i tassisti, gli infermieri o i lavoratori interinali che incontriamo ogni giorno e che ci parlano di questo movimento. In 3 giorni abbiamo avuto piu' ingressi in questo nuovo movimento di quanti sono tutti gli iscritti ad AfD. Questo è un buon segnale per la democrazia.

DLF: ora lei sostiene che non è importante quello che Annalena Baerbock dice. Tuttavia mi piacerebbe citarla. Ha detto che la Linke dovrebbe prima chiarire se intende rinunciare ai suoi toni nazionalisti. La Linke lo vuole?

De Masi: non so cosa intenda esattamente Frau Baerbock con cio'. Io vedo invece che abbiamo una politica europea, ad esempio, che con il taglio dei salari e delle pensioni in tutta Europa ha distrutto la coesione sociale e che la politica economica tedesca nei confronti dei greci ad esempio è stata un disastro. Questo è ciò che io chiamo una forma di nazionalismo. Anche i leader dei Verdi per inciso hanno preso parte a queste decisioni sulle politiche europee. Quando però diciamo che non vogliamo pensioni da fame in Germania, o che vogliamo ad esempio che ci sia un determinato numero di infermieri negli ospedali, come accade negli altri paesi europei, questo non è nazionalismo, ma si tratta solo di difendere lo stato sociale e la democrazia. E con questa terminologia da combattimento non riesco proprio a fare nulla, e mi sembra anche un po' ridicola. Ad esempio chi conosce la storia della mia famiglia, come nipote di un combattente della resistenza italiana, saprà che non devo nessuna giustificazione a Frau Baerbock (...)

DLF: ci sono alcune dichiarazioni, ad esempio di Sahra Wagenknecht, in cui l'attentato di Ansbach viene messo in collegamento con la politica dei rifugiati della Cancelliera, dichiarazioni che hanno suscitato anche le critiche del suo stesso partito. Non si tratta di qualcosa campato in aria...

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De Masi: Frau Wagenknecht ritiene, come anche i socialdemocratici e i Verdi che attualmente si stanno unendo al nostro movimento che al centro della nostra politica dobbiamo mettere le vere cause che spingono le persone a fuggire e cioè le armi tedesche che vengono esportate in tutte le aree di tensione del mondo oppure le politiche commerciali inique. Non è certo una buona cosa quando le persone sono costrette ad abbandonare i loro rapporti sociali e la loro patria. E non è affatto giusto che alle persone che si trovano qui da noi dobbiamo garantire una buona integrazione. Bisogna anche dire che quando le persone arrivano da noi dobbiamo mettere mano al portafoglio per investire nelle scuole e negli ospedali, e questo Frau Merkel non l'ha fatto. Il risultato è che sono rimaste senza prospettive e che sono sorti dei ghetti in quanto non è stato possibile finanziare l'integrazione e fare tutti gli investimenti di cui avevamo bisogno in Germania. Tutto questo non è giusto.

DLF: e lei in questo modo non sta mettendo gli interessi dei rifugiati contro quelli della popolazione tedesca nativa?

De Masi: no al contrario, perché sia i rifugiati sia le persone che già vivono qui sono interessate ad avere buone scuole, buone università e buoni ospedali. E coloro che fanno in modo che da noi ad esempio i rifugiati vengano sfruttati per un basso salario e li usano mettendoli contro gli altri dipendenti, si stanno servendo dei rifugiati. Questo è il motivo per cui ad esempio la Confederazione delle industrie tedesche (BDI) ha chiesto che certi livelli di salario minimo non si applichino ai rifugiati. Queste sono le persone che avvelenano il clima politico, non sono i profughi o chi si preoccupa per il loro salario.


DLF: Herr de Masi, Sara Wagenknecht afferma di voler unire il campo della sinistra. Nei fatti però sta facendo il contrario, da quanto si puo' osservare o almeno interpretare, poiché come pre-condizione pretende che la SPD modifichi il suo corso politico, ad esempio rimetta in discussione l'Agenda 2010. Non si tratta proprio dell'opposto di una guida congiunta?

De Masi: la questione è: cos'è il campo della sinistra? Se fai una politica come l'Agenda 2010 che ci ha portato al lavoro interinale, ai contratti a tempo determinato senza causale, ad Hartz IV, alla distruzione della riforma delle pensioni, allora non fai piu' parte della sinistra. Altrimenti concetti come "sinistra" o "destra" sono completamente privi di senso. Ed è per questo che molte migliaia di socialdemocratici che non sono d'accordo con il corso di Olaf Scholz o Andrea Nahles ora hanno la possibilità di impegnarsi in un nuovo movimento insieme ai militanti della Linke e dei Verdi dove non si tratta di eleggere un segretario nel retro di una Kneipe, ma di un movimento in cui ci si impegna su dei temi. Perché i partiti non sono fini a se stessi. E noi vogliano convincere tutte le persone che ritengono di avere qualcosa in comune. Questo tuttavia non esclude che sull'Europa o sulla politica dei rifugiati nel dettaglio ci possano anche essere delle opinioni diverse. C'è bisogno di un elevato livello di tolleranza interna. Ma siamo d'accordo sul fatto che questi temi sociali dovranno essere rimessi al centro della politica, percio' non mi interessa se il progetto si adatta alle aspettative del signor Scholz. Fintanto che va bene all'artigiano, all'infermiera, al tassista, e questi mostrano le reazioni che abbiamo visto, io sono molto felice.

domenica 12 agosto 2018

Fermate il "Deutschland-bashing" ovvero la controffensiva tedesca in difesa dell'export

Dopo l'atto di accusa del FMI e i tweet di Trump, Die Welt schiera l'economista Thomas Straubhaar per lanciare la controffensiva tedesca in difesa dei surplus commerciali. Per il professore di Amburgo il FMI utilizza dei modelli superati mentre la contabilità nazionale non avrebbe piu' alcuna importanza perché ormai è stata superata dalla globalizzazione. Secondo Straubhaar è necessario fermare il "Deutschland-bashing" perché i tedeschi in fondo sono gli unici ad aver capito la globalizzazione. Da Die Welt


I fatti parlano da soli. La Germania detiene il record mondiale: gli avanzi delle partite correnti sono considerevolmente superiori rispetto a qualsiasi altra economia. Secondo le ultime statistiche pubblicate dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) a giugno l'avanzo tedesco ammonterebbe a oltre 300 miliardi di dollari.

Anno dopo anno circa l'8% del PIL tedesco non va a vantaggio dell'economia nazionale, ma dell'estero. In cambio anno dopo anno i crediti tedeschi nei confronti dei debitori esteri aumentano dell'8% annuo.

Nella classifica dei paesi in surplus segue il Giappone con 200 miliardi di dollari, al terzo posto c'è la Cina con 165 miliardi di dollari. Tutte le altre economie hanno un surplus ben al di sotto dei 100 miliardi di dollari.

Ci sono poi altri paesi come gli Stati Uniti che con un deficit di 466 miliardi di dollari annui registrano il piu' grande deficit del mondo, oppure il Regno Unito con poco meno di 100 miliardi di dollari di deficit estero.

E' un fatto e non una fake-news che la Germania e la sua popolazione da anni vivono al di sotto del livello che sarebbe possibile in base alla performance economica. L'8% del PIL annuo viene risparmiato sotto forma di crediti verso l'estero, denaro che non viene speso per consumi e investimenti in Germania.

I tedeschi scambiano i loro beni con dei titoli di debito

I tedeschi, invece di godersi la vita oggi, preferiscono scambiare le loro merci sui mercati mondiali con dei titoli di debito con i quali in un futuro piu' o meno lontano potranno essere acquistati e pagati dei beni. Proprio come fanno i privati quando risparmiano per potersi permettere un giorno una casa, un auto o un viaggio con quei soldi risparmiati.

I posti di lavoro tedeschi, finanziati dai clienti americani, non possono pertanto essere considerati una conseguenza giusta ed equa del libero mercato, almeno secondo il verdetto di Donald Trump. Se il contenimento della spesa - sia per il consumo che per gli investimenti - è la vera causa dello squilibrio delle partite correnti, allora la soluzione è ovvia: Germania in futuro concediti qualcosa in piu' di quanto tu non abbia fatto fino ad ora. Risparmia di meno, consuma di piu' e fai piu' investimenti.

La Germania può investire di più e aumentare i salari

Spendi piu' denaro, aumenta i salari e la spesa pubblica, stendi cavi di fibra ottica, migliora le reti digitali e modernizza l'infrastruttura statale. Con piu' investimenti anche in futuro potrai garantirti una migliore performance economica e assicurare un futuro migliore al figlio dei tuoi figli.

Senza dubbio i costi di produzione in Germania stanno aumentando, il che riduce la competitività internazionale. Sta quindi migliorando la posizione competitiva del paesi esteri!

E se i tedeschi guadagnano un po' di piu' e possono permettersi anche qualcosa in piu' allora cresceranno le importazioni - anche se dovessero solo concedersi una vacanza in qualche luogo remoto del mondo. Tutto bene nella misura in cui gli squilibri di conto corrente possono essere ridotti.

La logica semplice e conclusiva di eliminare gli avanzi delle partite correnti attraverso l'aumento dei consumi, degli investimenti, dei salari e delle spese governative viene applicata nei consigli forniti dal FMI e dal suo capo-economista Maurice Obstfeld.

La Germania dopo tutto dovrebbe sfruttare il suo attuale spazio fiscale per far crescere la domanda interna attraverso un sensibile aumento della spesa pubblica, ad esempio investendo di piu' in infrastrutture.

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Le riforme strutturali fondamentali dovrebbero fare in modo che le imprese investano a casa propria senza dover spostare il denaro all'estero. Altrettanto coerente è il riferimento a un cambiamento della durata della vita lavorativa al fine di ridurre il tasso di risparmio. Incrementi salariali piu' elevati nel quadro di un mercato del lavoro in tensione aumenterebbero anche la domanda interna.

La visione meccanicistica del FMI è superata

Cio' che sconcerta nell'intero ragionamento è la visione alquanto meccanicistica degli esperti del FMI che trascura in particolare alcuni importanti cambiamenti che negli ultimi anni hanno messo in questione la vecchia visione dell'economia e in particolare l'approccio della teoria del commercio estero. La realtà del 21° secolo è molto piu' complessa di quanto i modelli del FMI vorrebbero ammettere.

Primo: è semplicemente sbagliato dire che la Germania e la "Germania spa" sono identici - e che forniscono beni e servizi all'estero. Chi critica la Germania per i suoi surplus di conto corrente ipotizza che la Germania segua un modello di economia pianificata alla DDR in cui il governo federale puo' dettare in maniera dittatoriale la quantità delle esportazioni, delle importazioni, dei risparmi e degli investimenti e che puo' intervenire direttamente nella formazione dei salari - come se non esistesse la contrattazione collettiva.

Oppure non ha capito che in un'economia di mercato il costrutto "Germania" come entità auto-operante non esiste. Le "economie" non sono "aziende". Sono sempre e solo le singole imprese oppure le persone e non i paesi a produrre e commerciare, comprare o vendere, investire oppure risparmiare, ad essere competitivi, ad avere successo oppure fallire.

Secondo: è necessario spiegare perché la Germania ha un enorme surplus commerciale in termini di merci (hardware), ma nei servizi (software) registra un significativo deficit commerciale. Tutto quello che vale per il commercio dei prodotti industriali, vale a dire macchinari, veicoli, attrezzature e prodotti trasformati, viene completamente capovolto da cio' che accade nel settore dei servizi.

Perché in questo ambito i campioni del mondo sono gli Stati Uniti. Nei servizi generano un avanzo annuale di quasi 250 miliardi di dollari, la Germania al contrario ha un deficit di 22 miliardi di euro, la Cina un deficit di 238 miliardi di dollari.

In Germania allora le banche e le assicurazioni, le società di consulenza, quelle nell'informazione e nella comunicazione e nel management non dovrebbero forse tirare la corda, tagliare gli stipendi e aumentare i tassi di risparmio per poter stare al passo con gli Stati Uniti? Una politica macro-economica giusta per alcuni, potrebbe essere fuorviante per qualcun'altro.

Terzo: si pone la questione se i dati registrati nei saldi delle partite correnti possono rendere giustizia a un mondo globalizzato e digitalizzato. Nell'era della divisione globale del lavoro le statistiche nazionali difficilmente possono dirci chi commercia con chi. Ad esempio, cio' accade quando le multinazionali valutano le loro transazioni interne o i pagamenti intermedi dal paese A al paese B a dei prezzi convenzionali, che spesso pero' per ragioni fiscali sono lontane dai prezzi di mercato.

Questo vale in particolar modo quando invece delle merci sono i dati a dover fare dei lunghi viaggi. Il valore aggiunto e le statistiche commerciali sono messe sotto pressione quando ad essere spostate non sono le merci ma le informazioni elettroniche scambiate nelle stanze virtuali, quando ad esempio invece di spedire container pieni di motori o pezzi di ricambio, ad essere inviati via internet dalla Germania verso il sud-est asiatico sono dei piani di costruzione per fabbricare un prodotto finale su misura e preciso con la stampante 3D sul posto. Gli spazi virtuali non conoscono confini nazionali.

Quarto: con i tassi di cambio flessibili gli squilibri delle partite correnti scomparirebbero da soli. I paesi in surplus dovrebbero solo rivalutare la loro moneta. I loro prodotti diverrebbero piu' costosi sui mercati mondiali, fatto che ridurrebbe le esportazioni e aumenterebbe le importazioni. Se i mercati funzionassero senza intoppi, i prezzi e i salari reagirebbero in maniera flessibile e si arriverebbe automaticamente ad una bilancia dei pagamenti in equilibrio.

Il fatto che la Germania abbia un problema fondamentale, anche se scritto con caratteri molto piccoli, lo si puo' leggere anche nell'analisi del FMI, che dal punto di vista tedesco considera "l'euro sottovalutato fra il 10 e il 20%" e che in un calcolo piu' raffinato parla "di una sottovalutazione del 19%".

Cosa accadrebbe quindi all'avanzo delle partite correnti tedesco se l'euro si rivalutasse nei confronti del dollaro? Il tema si risolverebbe in gran parte autonomamente. E' tuttavia corretto dire che all'interno dell'area dell'euro - dove non sono possibili dei tassi di cambio flessibili - un apprezzamento per la Germania di fatto sarebbe possibile solo con prezzi e salari piu' alti. 

Una disputa dal passato

La disputa sugli squilibri delle partite correnti - tutto sommato - deriva dal vecchio pensiero economico contrassegnato dagli stati nazionali, dalle società industriali e da una macropolitica globale guidata dagli stati. La globalizzazione e la digitalizzazione sottraggono a questa discussione le fondamenta pratiche.

Le sfide del 21° secolo non possono essere affrontate con dei punti di vista sempre piu' obsoleti. E' quindi necessario cercare nuove risposte per affrontare la dinamica di economie aperte e internazionalmente altamente connesse e società collegate in rete attraverso spazi virtuali. 

Il "Deutschland-bashing" non porta all'obiettivo, ma è solo fuorviante.