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domenica 30 aprile 2017

La solitudine dei primi della Klasse

Il governo tedesco continua a difendere con ogni mezzo gli avanzi commerciali con l'estero e su questo tema non intende mollare, ma è sempre piu' isolato, in Europa e nel mondo. Un'analisi molto interessante basata sui dati arriva da Querschusse.de


Anche nel 2017 è riemersa una discussione assurda: gli avanzi tedeschi con l'estero sono buoni oppure cattivi, e lo stato può' intervenire per gestirli e guidarli? Secondo il Ministro Schäuble, come al solito, è tutto molto chiaro: "Non ci sono misure ragionevoli che possano ridurre il surplus delle partite correnti tedesco e non abbiamo bisogno di adottare misure di politica economica per raggiungere questo obiettivo". I difensori degli avanzi commerciali esteri tedeschi che sulla scena internazionale continuano a difendere questa posizione sono alquanto isolati. Perché la realtà delle logiche economiche e i dati mostrano chiaramente il contrario!


Sviluppo del saldo delle partite correnti tedesche dal 1950. Nel 2016 il saldo ha raggiunto 261.309 miliardi di Euro, vale a dire l'8.3% del PIL nominale 

Il saldo delle partite correnti, insieme al conto capitale, è una parte fondamentale della bilancia dei pagamenti. La bilancia delle partite correnti riflette il saldo commerciale, la bilancia dei servizi, il conto dei redditi e i trasferimenti correnti con l'estero.


Lo sviluppo del saldo cumulativo su base mensile delle partite correnti tedesche dal gennaio 1956. Fino a febbraio 2017 si è accumulato un avanzo di conto corrente cumulativo di 2.451 miliardi di Euro! La tabella mostra chiaramente come questo squilibrio sia rapidamente cresciuto dopo il 2002 (+ 2.336 miliardi di Euro).

L'aggeggiamento di Schäuble e del governo federale, dei loro consulenti e dei partiti di governo è sempre lo stesso: i prodotti tedeschi sono molto richiesti, è questa la causa dell'avanzo commerciale tedesco. Sicuramente non è del tutto sbagliato ma è troppo sbrigativo. Un aumento dei salari causerebbe infatti anche un innalzamento dei prezzi dei prodotti tedeschi e in questo modo finirebbe per ridurne la competitività.

Per lo sviluppo della domanda interna i salari sono naturalmente importanti e su questo tema, attraverso una riforma fiscale ed una riduzione della pressione fiscale, lo stato potrebbe dare un contributo alla crescita dei salari netti reali. Da tempo ormai non sono piu' collegati alla crescita del PIL reale:


Lo sviluppo del PIL reale (blu) e dei salari netti reali (aggiustati per i prezzi)

In questo caso è evidente che la politica, i sindacati e la contrattazione collettiva hanno agito nell'interesse degli esportatori e dei grandi gruppi industriali. La partecipazione dei lavoratori è troppo bassa, cio' indebolisce la domanda interna e quindi l'import, a causa di cio' il costo del lavoro per unità di prodotto e i conseguenti prezzi all'esportazione restano relativamente bassi. Il risultato: grazie ad un Euro che per la Germania resta estremamente sottovalutato, metà del mondo viene invaso dalle esportazioni tedesche.

Comunque si voglia approcciare il tema, il quadro resta invariato:


Sviluppo della produttività del lavoro (rosso) e dell'indice dei salari reali (blu).

Lo stesso vale per gli investimenti, che sicuramente crescono, ma se consideriamo le condizioni di migliaia di ponti, di molti chilometri di rotaie e strade, delle scuole pubbliche e degli edifici pubblici è evidente che gli ammortamenti sono superiori agli investimenti lordi. Per questo il contributo alla riduzione degli avanzi con l'estero è sempre troppo basso ed insufficiente per favorire una maggiore domanda interna.


Lo sviluppo degli investimenti netti dello stato in miliardi di Euro dal 1960 al 2016.

Situazione simile se si guarda agli investimenti netti totali (pubblico piu' privato), aggiustati per i fattori di prezzo:


Sviluppo degli investimenti netti nell'intera economia dal 1960 al 2016 in miliardi di Euro.

Considerando la produttività dell'economia tedesca, il livello dei salari e delle pensioni è in media ancora troppo basso, fatto che implicitamente comprime il patrimonio netto mediano delle famiglie, rispetto agli altri paesi. Considerando un livello di investimenti dello stato troppo basso (pareggio di bilancio) e i pochi investimenti privati, aggiungendo l'elevata produttività dell'industria ed un Euro troppo debole per l'economica tedesca, è chiaro che per la Germania si vengono a creare giganteschi avanzi commerciali. La Germania vince e mette in grande difficoltà i partner della zona Euro, perché gli squilibri pesano e insieme all'export netto si esportano anche la disoccupazione e la mancanza di futuro per milioni di sud-europei nell'Eurozona. 

Esemplare il confronto fra lo sviluppo delle attività manifatturiere in Germania e in Italia:


I giganteschi avanzi commerciali tedeschi con l'estero e gli squilibri nel commercio estero mondiale non solo sono un pericolo per l'Eurozona, ma contribuiscono ad un crescente indebitamento di altre economie (prima di tutto UK e USA), e alla fine il flusso continuo di capitali genera gravi crisi finanziarie in cui una parte delle attività tedesche sull'estero, causate dalle eccedenze croniche, finiranno per essere bruciate. Si tratta di una politica economica e finanziaria sbagliata da cui in pochi (esportatori, gruppi industriali, banche, detentori di patrimoni) traggono vantaggi di breve periodo


I dati sul valore del patrimonio netto mediano delle famiglie tedesche nel 2014, dati BCE.


Importo delle pensioni, considerando i percettori di piu' pensioni, e il numero di percettori in milioni.


Confronto fra la quota di lavoratori che percepiscono un basso salario in alcuni paesi dell'Europa occidentale e dell'Eurozona nel 2014.

Saldo cumulativo delle partite correnti (blu), delle attività estere (rosso) e della differenza (verde).

Mentre gli avanzi delle partite correnti cumulativi nel quarto trimestre del 2016 raggiungevano i 2.410 miliardi di Euro, l'ammontare delle attività nette sull'estero di tutti i settori dell'economia tedesca ammontava a 1.705 miliardi. Si è quindi manifestato un gap di 705 miliardi di Euro, miliardi che probabilmente sono andati perduti nel casino' dei mercati finanziari. Il gap è in parte ancora nascosto, perché una parte significativa delle attività verso l'estero è composto dai crediti netti Target2, che probabilmente non saranno mai recuperati né recuperabili. Nel marzo 2017 si trattava di 829,7 miliardi di euro di credit Target 2.


Sviluppo dei saldi Target2 di Germania, Italia, e Spagna

Solo il massiccio ricorso al denaro della banca centrale tiene in vita l'Eurozona e nasconde tutti gli squilibri e le distorsioni.


Sviluppo della somma del bilancio della BCE in miliardi di Euro 

lunedì 24 ottobre 2016

La manovra di Schäuble

Il Ministro Schäuble vorrebbe trasferire al fondo ESM il controllo sui bilanci pubblici nazionali. Il principio di fondo secondo Schäuble sarebbe sempre lo stesso: chi mette i soldi, i tedeschi, ha il diritto di bocciare o approvare i bilanci nazionali. Tomasz Konicz su Telepolis.de
Il Ministro delle Finanze Schäuble sta lavorando per dare a Berlino il controllo sulle politiche di bilancio degli stati europei.

Ancora una volta il governo federale prova ad allargare l'egemonia tedesca in Europa ampliando le sue possibilità di intervento politico. Per dirla con le parole usate dal Wall Street Journal, Il Ministro delle Finanze tedesco Schäuble vorrebbe avere un "cane da guardia con i denti". 

Controllo tramite il Fondo ESM

A metà ottobre Schäuble ha avviato una manovra per estendere il controllo diretto su uno degli elementi centrali della sovranità statale dei membri UE: le politiche di bilancio. Secondo il Ministro tedesco in futuro dovrebbe essere il fondo di salvataggio ESM a controllare i progetti di bilancio dei paesi dell'Eurozona, come riportato anche dalla FAZ. Sempre secondo Schäuble la Commissione UE non sarebbe piu' adatta a svolgere questo compito.

Alla base della proposta ci sarebbe il rifiuto della Commissione di sottomettersi alle richieste di Schäuble. Il Ministro tedesco sarebbe infatti irritato con i burocrati di Bruxelles per la decisione di non multare Spagna e Portogallo in seguito al superamento del limite del 3% nel rapporto fra deficit e PIL.

Promemoria: dal 2013 la Commissione ha ricevuto ampi poteri in tema di controllo dei bilanci dei paesi della zona Euro e ora ha il potere di sanzionare gli stati con un deficit eccessivo. La Commissione tuttavia non è obbligata, le sanzioni rimangono a discrezione della Commissione stessa.

Ma chi era stato ad imporre queste regole non troppo tempo fà? Naturalmente questi requisiti erano stati introdotti sotto la pressione di Berlino con l'obiettivo di applicare quelle stesse misure di austerità che la Germania aveva imposto all'Eurozona. La vittoria negoziale di allora tuttavia non era stata completa. 

Le Regole per il controllo dei bilanci in vigore dal 2013 sono state introdotte in seguito a forti scontri fra i paesi Euro: la Germania voleva che la Commissione nell'ambito dei suoi poteri di controllo sui bilanci pubblici potesse sanzionare automaticamente i singoli paesi, mentre la maggioranza dei paesi della zona Euro si era schierata contro ulteriori riduzioni della sovranità. Il compromesso raggiunto prevedeva che le sanzioni fossero uno strumento a discrezione della Commissione.

Tutti devono rispettare le regole

Le politiche per la gestione delle crisi si formano attraverso una lotta di potere interna fra gli stati europei - di solito la Germania riesce ad avere il sopravvento sugli altri. Nelle burocrazie europee c'è sempre una battaglia fra i funzionari tedeschi, desiderosi di affermare le loro politiche austerità, e i sud europei di orientamento keynesiano che vorrebbero rilanciare le economie dei paesi in crisi.

Non appena le autorità tedesche hanno la sensazione di aver perso il controllo sulle istituzioni europee oppure sulle regole dell'Eurozona, pretendono la creazione di nuove istituzioni oppure di nuove regole per rafforzare il controllo sulle politiche di crisi. L'Eurozona puo' funzionare "solo se ci sono delle regole e queste possono anche essere rispettate", le parole del Ministro delle Finanze tedesco riportate dal WSJ.

Tutti devono rispettare le regole, che ovviamente Schäuble stesso ogni volta definisce sulla base degli interessi tedeschi. Anche se sbagliata, è una logica perfetta per la Germania campione mondiale dell'export, la cui congiuntura si fonda sugli avanzi con l'estero e sull'esportazione di debiti - pubblicamente poi ci si indigna per i debiti prodotti all'estero da questa stessa politica. 

La Germania sarebbe insoddisfatta per il modo in cui a Bruxelles le nuove regole sono applicate, riporta la Süddeutsche Zeitung (SZ): 

"Il Governo tedesco considera sbagliato il comportamento della Commissione Europea e la sua volontà di ampliare di fatto la libertà di cui gode nel valutare i bilanci pubblici degli stati nella zona Euro. Soprattutto per quanto concerne la valutazione dei paesi finanziati con i crediti del fondo ESM. Anche il ruolo della BCE nella valutazione dei paesi in crisi, a causa dei conflitti di interessi, è stato fatto oggetto di critiche".

In altre parole: le linee guida imposte fino ad ora da Berlino, sono diventate per lo stesso governo di Berlino insufficienti, in quanto la Commissione, secondo il governo tedesco, abusa del suo potere discrezionale e non impone in maniera scrupolosa i diktat di risparmio di Schäuble. E come sarebbero le nuove regole che Schäuble, in cooperazione con l'immancabile Jens Weidmann, vorrebbe dare all'Eurozona?

Proposta della Bundesbank: l'ESM come il FMI

Mentre Schäuble criticava la Commissione Europea, la Bundesbank anticipava le modifiche che vorrebbe apportare alle regole dell'Eurozona: l'ESM dovrà essere ulteriormente rafforzato mediante il trasferimento delle competenze della Commissione e della BCE, con le quali Berlino si trova in costante disaccordo.

Le proposte di Schäuble e della Bundesbank indebolirebbero le istituzioni europee e trasformerebbero di fatto l'ESM in un fondo monetario europeo, cosi' riporta la SZ. Si tratta di una vecchia idea di Schäuble che risale al 2010 e che egli allora non era riuscito ad imporre.

Fino ad ora la Troika composta da FMI, BCE e Commissione si è fatta carico del lavoro sporco, ora il Ministro delle Finanze tedesco vorrebbe istituzionalizzare in maniera duratura questi compiti nell'ESM e portarli sotto il suo controllo. Bundesbank e Ministero delle Finanze tedesco vogliono formalmente togliere potere alle istituzioni dell'UE, che già durante la crisi si erano trasformate in mere facciate europee dietro le quali si sono scatenati difficili conflitti nazionali. 

Secondo la SZ, Schäuble e Weidmann motivano le loro proposte sostenendo che i "finanziatori dell'ESM", gli stati europei, con i loro crediti finanziano i paesi in crisi. In altre parole: chi paga ha diritto di parola. 

domenica 25 agosto 2013

La verità in piccole dosi

La campagna elettorale tedesca si accende dopo la recente dichiarazione di Schäuble: la Grecia avrà bisogno di un nuovo piano di aiuti. La verità è troppo amara e difficile da digerire per il contribuente tedesco, meglio nasconderla oppure somministrarla in piccole dosi. Passo falso oppure mossa tattica? Da Süddeutsche Zeitung
Il governo federale ha mentito sull'Eurocrisi? I pochi miliardi ipotizzati all'inizio sono diventati sempre di piu'? L'opposizione con i suoi attacchi arriva al punto: la comunicazione della coalizione nero-gialla sulla crisi greca è incoerente e titubante. Le cause sono diverse, e il ministro delle finanze Schäuble le conosce molto bene.

In un martedi di agosto anche Wolfgang Schäuble ad Ahrensburg si è deciso a fare  campagna elettorale. Tema: le sfide per la Germania e per l'Europa. All'inizio suona come il discorso abituale di un uomo di stato, ma il ministro delle finanze ha deciso di utilizzare l'incontro con gli elettori nella Germania del nord per annunciare con disinvolutra una verità sgradevole: "Per la Grecia ci sarà un ulteriore programma di aiuti", dice Schäuble, e aggiunge: "Non lo abbiamo mai nascosto davanti all'opinione pubblica".

Cosi' almeno l'interpretazione delle sue dichiarazioni. La SPD, che vorrebbe fare degli aiuti alla Grecia un tema da campagna elettorale, parla invece di menzogne. Schäuble è il primo politico tedesco ad ammettere quello che per molti esperti è già una certezza: per la Grecia sono già stati stanziati 240 miliardi di Euro di fondi, ma ci sarà bisogno dell'aiuto dei partner finanziari anche dopo il 2014.

Ritorno graduale sul mercato dei capitali

Dagli ambienti governativi di Berlino, fino ad ora si era ipotizzato che un eventuale terzo pacchetto di aiuti sarebbe stato di portata decisamente inferiore rispetto ai primi due. Si tratterebbe soltanto di rendere piu' dolce il ritorno sul mercato dei capitali. Inoltre, Atene avrebbe già avviato una parte significativa delle riforme necessarie.

Non è la prima volta che Schäuble si corregge sulla questione greca. Nel dicembre 2009, quando l'opionione pubblica per la prima volta è venuta a sapere che i problemi debitori greci si sarebbero ripercossi sugli altri paesi europei, si era pronunciato contro un piano di aiuti per il paese. "Sarebbe una solidarietà sbagliata, se decidessimo di sostenere i greci con degli aiuti finanziari", disse il Ministro delle finanze in quell'occasione.

Nell'estate 2010 - quando un primo pacchetto di aiuti da 110 miliardi di Euro per la Grecia è già stato approvato - Schäuble rilascia un'altra dichiarazione. Questa volta il tema è il fondo temporaneo EFSF: "I fondi di salvataggio sono temporanei, dovranno terminare. E' cio' che abbiamo concordato", dice il portavoce della CDU.

Dopo pochi mesi è chiaro a tutti che anche in questo caso Schäuble si è sbagliato. Nel febbraio 2011 i ministri delle finanze europei trovano un accordo sul nuovo fondo di salvataggio ESM. Sostituisce il precedente EFSF, prevede un massimo di 500 miliardi - ed è a tempo indeterminato.

Le recenti esternazioni di Schäuble, osservate piu' da vicino, sono solo una precisazione rispetto alle precedenti dichiarazioni. Nel febbraio 2012, quando è stato concordato il secondo pacchetto di aiuti, ebbe a dire: "Probabilmente non è l'ultima volta che il Bundestag dovrà pronunciarsi sugli aiuti finanziari per la Grecia". In seguito, tuttavia, ha piu' volte ripetuto che la decisione era solo rimandata ad un momento successivo, e le parole "piano di salvataggio" non si erano piu' sentite. Fino a martedi scorso.

Non si puo' certo accusare Schäuble di essersi mosso secondo una tattica da campagna elettorale, altrimenti non avrebbe messo in campo, ad un mese dalle elezioni, un terzo pacchetto di aiuti. L'opposizione pero' con i suoi attacchi arriva diretta al punto: perché sulla Grecia la comunicazione del governo federale è cosi' incoerente e titubante? Perché si fanno dichiarazioni che poco tempo dopo devono essere riviste? Perché nessun politico ha il coraggio di dire tutta la verità, invece di raccontare solo una piccola parte della storia?

E' solo un'istantanea, ma forse puo' aiutare uno sguardo al 2010. "I greci vogliono i nostri soldi", titolava la Bild-Zeitung il 24 aprile 2010. In seconda pagina un giovane disoccupato di nome Kosta era fotografato mentre si stava rilassando al sole. E cosi' si è andati avanti: martedi 27 aprile: "Perché paghiamo ai greci le loro pensioni d'oro?". Giovedi 29 aprile: "25 miliardi - i greci vogliono ancora piu' denaro da noi", lunedi 3 maggio: "110 miliardi di Euro - i greci in bancarotta ottengono l'assegno piu' grande della storia!".

La Bild-Zeitung è stata aspramente criticata per questo tipo di campagna. Ma che cosa succede se invece essa riflette l'opinione pubblica? Cosa accade se almeno una parte dei cittadini la pensano in questo modo?

Ed è questa paura a guidare il governo nelle esternazioni sulla Grecia: il ministro delle finanze Schäuble e la cancelliera Angela Merkel  preferiscono non raccontare troppe verità spiacevoli ai tedeschi. Un atteggiamento che è tanto piu' sorprendente se si considera che fino ad ora il bilancio federale non ha sofferto per gli aiuti alla Grecia. Tutti gli aiuti concessi si basano su crediti che il paese del sud-Europa prima o poi dovrà rimborsare.

Ma non è stato solo il governo federale a doversi correggere: anche il FMI ha recentemente ammesso di aver commesso degli errori nella valutazione della crisi. All'inizio, nel 2009 e 2010, si ipotizzava che la crisi sarebbe durata non piu' di 2 anni. Una ipotesi che presto si è rivelata  essere solo un pio desiderio. La previsione originaria del FMI fino al 2012 prevedeva un - 5.5%, di fatto è stato un -17 %. La realtà è sempre peggiore delle previsioni.

Nel complesso, la dichiarazione coraggiosa di Schäuble potrebbe essere considerata come un tentativo di portare un po' di onestà nel dibattito. Non tutti pero' sembrano esserne entusiasti: "Schäuble ci minaccia con nuovi aiuti", titolava il giornale di sinistra "Efimarida ton Syntakton".




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