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domenica 17 settembre 2023

Nord contro sud, ricchi contro poveri - riemergono le fratture dell'eurocrisi?

 I negoziati sulla riforma del Patto di Stabilità e Crescita sono bloccati a causa del muro contro muro fra i soliti rigoristi del nord, Germania in testa, e i paesi che invece preferiscono un approccio piu' politico e meno ragionieristico, guidati dalla Francia. Ne scrive Welt da Santiago de Compostela


lindner patto di stabilità


Gli Stati dell'Unione Europea stanno attualmente discutendo le nuove regole sull'indebitamento. La Germania sostiene condizioni più severe, mentre Francia, Italia e Spagna cercano di ottenere un maggiore spazio per gli investimenti. Questa controversia sta provocando nuove divisioni all'interno dell'UE, e i segnali suggeriscono una possibile situazione di stallo.

I leader europei hanno scelto di riunirsi in un luogo che simboleggia, in qualche modo, il fallimento: la Cidade da Cultura. Questo complesso, situato alla periferia di Santiago de Compostela, Spagna, sembra emergere dal terreno con tetti curvi a che sembrano colline e facciate in pietra naturale. Sebbene impressionante nella sua architettura, molti spagnoli considerano questa "Città della Cultura", inaugurata nel 2011, un disastro, essendo costata quattro volte in più del previsto e non essendo mai stata completata, mancando addirittura il previsto teatro dell'opera.

A Santiago de Compostela, un luogo antico di pellegrinaggio, i ministri europei dell'Economia e delle Finanze si sono riuniti durante il fine settimana per discutere del futuro. La questione principale era: quali regole guideranno la spesa e il debito dei governi nei prossimi anni?

Questo tema rappresenta uno dei dibattiti cruciali all'interno dell'UE, un tema ricco di emozioni e in grado di riaprire vecchie ferite che risalgono alla crisi dell'euro: divisi tra Stati ricchi e poveri, Nord e Sud, coloro che abbracciano il risparmio e coloro che vedono l'austerità come pericolosa.

Cidade da cultura

In particolare, la Spagna avanza una significativa riforma del Patto di Stabilità e Crescita, che attualmente richiede che gli Stati dell'UE mantengano il loro deficit entro il 3% del PIL e il debito entro il 60%. Il patto è stato sospeso dalla Commissione europea a causa della pandemia, ma sarà reintegrato in una forma modificata a partire dal 2024. Alcuni membri, tra cui Francia, Italia, Spagna e Grecia, desiderano rendere le regole più flessibili, mentre altri, come Germania, Austria e Paesi Bassi, insistono su norme severe.

Tutti questi dibattiti hanno avuto luogo nella Cidade da Cultura, dove Paolo Gentiloni, commissario economico dell'UE, ha sottolineato l'urgenza di definire nuove regole, citando gli shock subiti dall'Europa, dalla pandemia all'attacco della Russia in Ucraina e agli alti costi dell'energia. In una situazione del genere, ha sostenuto che gli Stati abbiano il bisogno di spazio per gli investimenti.

Anche Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, ha espresso opinioni simili, enfatizzando l'importanza degli investimenti nelle tecnologie verdi e digitali. D'altra parte, il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha sottolineato l'importanza della salute delle finanze pubbliche, ma ha insistito sulla necessità per l'Europa di investire per rimanere competitiva a livello internazionale, un punto di vista che non è stato ben accolto dal ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner.

In definitiva, la riforma del Patto di Stabilità e Crescita, benché possa sembrare un argomento tecnico, è cruciale per determinare come gli Stati europei affronteranno le sfide finanziarie legate al futuro, come la transizione climatica, la ricerca sull'intelligenza artificiale e la modernizzazione delle forze armate, specialmente dopo l'attacco russo in Ucraina. Pertanto, il tono dei colloqui a Santiago de Compostela sembra essere meno rigido rispetto a quelli che seguirono la crisi dell'euro nel 2010.

Bruno Le Maire


Qual è la distanza tra i due schieramenti guidati rispettivamente dalla Germania e dalla Francia? Uno che sottolinea l'austerità e l'altro che cerca di aumentare le spese? Quando a Santiago de Compostela, chiedono a Lindner, lui sorride e risponde in modo scherzoso: "Alcuni lo vedono in un modo, altri in un altro". Poi, in modo vago, aggiunge: "C'è ancora molto da discutere tra i governi".

In discussioni riservate, funzionari di altri Stati dell'Unione Europea - sia del Nord che del Sud - sono più chiari quando parlano con WELT. Dicono che i negoziati sono completamente bloccati e sembra probabile che quest'anno non si arrivi a un accordo sulle nuove regole relative al debito. Le vecchie divisioni tra Nord e Sud sembrano persistere pressoché immutate.

Nessuno auspica il fallimento delle trattative, poiché ciò comporterebbe il ripristino delle vecchie regole a partire dal 2024. Tuttavia, queste regole non hanno mai funzionato davvero, dato che molti Stati le hanno sistematicamente ignorate e l'Unione Europea non le ha mai applicate neppure una volta. Dal momento dell'introduzione del Patto di Stabilità e Crescita oltre 25 anni fa, la Commissione ha avviato 37 procedure contro i Paesi che avevano accumulato un eccessivo debito, e in tutte e 37 le occasioni la questione si è risolta senza conseguenze.

Ecco uno dei motivi per cui Bruxelles sta ora cercando una nuova serie di regole. I valori noti, ovvero il limite del tre per cento per il deficit e il 60 per cento per il debito, rimangono invariati. Tuttavia, la Commissione desidera essere più flessibile riguardo al modo in cui si dovranno ridurre i debiti.

L'obiettivo non è più stabilire regole uniformi per l'intera Europa, ma preferisce trattare con ciascun Paese in modo individuale, creando cosiddetti "percorsi individuali" di riduzione del debito, decidendo caso per caso. Questo approccio differenziato tiene conto delle diverse situazioni di Germania, Italia, Francia e Grecia, fornendo all'autorità una maggiore flessibilità politica.

La Germania, invece, non è convinta di questa proposta e vuole limitare il potere della Commissione e imporre regole vincolanti per tutti gli Stati dell'UE. Secondo i piani di Berlino, i governi dovrebbero garantire, ad esempio, che la crescita della spesa rimanga al di sotto della crescita economica in condizioni normali, con una differenza del 1% tra i due tassi.

La Francia, però, teme che un'azione troppo rigorosa possa avere un impatto negativo sulla crescita economica. Lindner e Le Maire spesso mostrano unità franco-tedesca in pubblico, ma a Santiago de Compostela, non è stato il caso, soprattutto quando si è parlato della questione debitoria.

Forse perché la Francia attualmente supera di gran lunga i limiti del Patto di Stabilità e Crescita, con un rapporto debito/PIL sopra il 110%. La Commissione rileva che dodici Stati membri dell'UE hanno superato l'obiettivo del 60%, tra cui anche la Germania. Tuttavia, a Santiago de Compostela, Lindner ha annunciato che almeno la Germania seguirà le raccomandazioni e ridurrà il proprio rapporto debito/PIL.


mercoledì 13 settembre 2023

Boom di container nei porti russi

 Secondo l'ultima analisi dei dati sull'interscambio commerciale realizzata dall'Institut für Weltwirtschaft di Kiel, i porti russi starebbero vivendo un vero e proprio boom in termini di traffico merci con il resto del mondo, nonostante le sanzioni e la debolezza del rublo. Ne scrive Welt sui dati dell'IfW di Kiel

boom commerciale nei porti russi

Il flusso di merci nei porti container russi sta tornando ai livelli pre-guerra

Una nuova analisi dell'Institut für Weltwirtschaft di Kiel (IfW Kiel) ha rilevato che il flusso di merci nei porti container russi sta tornando ai livelli pre-guerra. La ripresa è stata una sorpresa, viste le sanzioni e la debolezza del rublo.

Secondo l'Istituto, il volume delle merci movimentate nei maggiori porti container della Russia è in forte crescita. Ciò è dovuto principalmente al boom degli affari con la Cina. In agosto, le importazioni dalla Russia, infatti, sono aumentate come mai prima d'ora.

"Nei porti russi, il numero di navi portacontainer in arrivo sta aumentando a dismisura e, nonostante le sanzioni e la debolezza del rublo, è quasi al livello precedente lo scoppio della guerra", ha affermato l'Istituto di Kiel.

Lo sviluppo in Russia è sorprendente, si legge: "Per la prima volta dallo scoppio della guerra in Ucraina, il volume delle merci scaricate nei tre maggiori porti container della Russia, San Pietroburgo, Vladivostok e Novorossijsk, si sta avvicinando di nuovo ai livelli prebellici".

Nel più importante porto russo per container, San Pietroburgo, il traffico di navi portacontainer era temporaneamente crollato del 90% dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, a seguito delle sanzioni imposte da molti Paesi. Nelle ultime settimane, il volume delle merci movimentate è di nuovo aumentato.

Le dogane cinesi segnalano un aumento delle importazioni dalla Russia

"La provenienza delle merci non può essere determinata con certezza sulla base dei movimenti delle navi container", afferma Vincent Stamer, economista dell'Istituto di Kiel che ha sviluppato l'"Indicatore del commercio". "Tuttavia, la Russia sembra partecipare sempre di più al commercio mondiale. A causa delle sanzioni imposte dai Paesi occidentali e della caduta del valore del rublo, questo sviluppo è preoccupante", afferma Stamer.

I calcoli dell'Istituto si basano sul volume di merci scaricate nei tre maggiori porti container russi - San Pietroburgo, Vladivostok e Novorossiysk - compilato da "FleetMon", un servizio di dati marittimi tedesco.

Molti elementi suggeriscono che l'aumento degli scambi di merci fra Russia e Cina sia un fattore importante nella crescita del traffico dei container. Giovedì scorso, le dogane cinesi, infatti, hanno riferito che le importazioni cinesi dalla Russia sono aumentate in agosto come mai prima d'ora.

Ad agosto, la Cina ha acquistato beni russi per un valore di 11,5 miliardi di dollari, tra cui energia e materie prime. Il commercio tra i due Paesi è aumentato dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Il totale degli scambi tra Cina e Russia ha già raggiunto i 155 miliardi di dollari nei primi otto mesi dell'anno. Nell'intero 2022 è stato di 190 miliardi di dollari.

Leggi gli ultimi articoli sulla guerra in Ucraina-->>

mercoledì 19 ottobre 2022

Situazione difficile per le Tafel tedesche a causa dei troppi utenti

A causa dell'inflazione e dell'economia di guerra un numero sempre piu' elevato di persone bisognose si rivolga alle Tafel tedesche (banchi alimentari): ormai si parla di oltre 2 milioni di utenti, non ci sono solo profughi ed emarginati ma anche molte persone con un lavoro. Ne scrive Die Welt


Secondo una recende indagine, in Germania più di un milione di persone è costretta a rifornirsi di generi alimentari presso le Tafel. L'Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW) nei giorni scorsi ha indicato un numero di utenti pari a circa 1,1 milioni, facendo però riferimento a un'indagine del 2020.

I banchi alimentari stessi, tuttavia, ipotizzano numeri significativamente più alti. "La situazione è estremamente tesa in tutte le Tafel", ha dichiarato una portavoce dell'organizzazione nazionale Tafel Deutschland. L'organizzazione infatti ritiene di avere ormai ben più di due milioni di utenti, un numero mai visto prima. Sullo sfondo ci sono la guerra in Ucraina e l'aumento dei prezzi. "Arrivano anche molte persone con un lavoro".

I circa 960 banchi alimentari presenti sul territorio nazionale distribuiscono ai bisognosi alimenti che non possono più essere messi in commercio. Le associazioni locali hanno ripetutamente lanciato l'allarme: i rifornimenti stanno diventando difficili perché i negozi di alimentari sprecano meno cibo che altrimenti sarebbe andato alle Tafel. Ne sono un esempio le offerte di "cibo in scadenza" sugli scaffali dei negozi. Di recente si è discusso anche di acquisti provenienti da donazioni per sostenere i piu' bisognosi.

Il DIW ha chiesto ai partecipanti alla serie di indagini del Socio-Economic Panel 2020 se qualcuno della loro famiglia nell'anno precedente si fosse rivolto a un banco alimentare. Sono arrivati cosi' a stimare poco meno di 1,1 milioni di persone che hanno usufruito dei servizi.

"Naturalmente, l'attuale situazione di alta inflazione sta avendo un impatto anche sugli utenti dei banchi alimentari", ha spiegato Markus Grabka, ricercatore del DIW, a proposito della situazione attuale. I costi elevati per l'energia portano anche persone con un reddito non proprio basso ad accedere alle strutture. Ci sono inoltre molti rifugiati arrivati dall'Ucraina.



Il mito del disoccupato pigro

Secondo le Tafel dall'inizio dell'anno a livello nazionale il numero di visitatori è aumentato di circa la metà. A Berlino, dove sono arrivati molti rifugiati ucraini, il numero è ancora più alto. All'inizio dell'anno, circa 40.000 persone al mese si rivolgeva ad uno dei 47 banchi alimentari di Berlino, mentre ora sono ben più di 70.000, come ha dichiarato la direttrice Antje Trölsch. Molti di questi sono fuggiti dalla guerra in Ucraina. Ci sono poi molti tedeschi che non riescono più a far fronte al forte aumento dei prezzi. "Anche le persone che in qualche modo prima ce la facevano, ora vengono da noi".

Tre quarti delle persone che hanno utilizzato le Tafel nel 2019 vivevano con un'assistenza sociale di base (Hartz IV), ha rilevato il DIW. Molti erano a rischio povertà e avevano problemi di salute. Anche i genitori single e le coppie con figli ricorrono sempre piu' spesso alle Tafel. Un quarto delle persone che beneficiano dei banchi alimentari sono bambini.

"Ogni settimana dobbiamo mandare a casa delle persone"

Secondo il DIW, gli utenti dei banchi alimentari spendono circa 210 euro al mese pro capite per l'alimentazione - 30 euro in meno rispetto a chi non ne usufruisce. In termini di reddito netto, invece, è  quasi il doppio. I ricercatori concludono che i banchi alimentari vengono utilizzati principalmente per compensare un reddito insufficiente.

La sofferenza invisibile dei pensionati vicini alla soglia di povertà

A causa dell'aumento dei prezzi, per un numero sempre maggiore di persone il reddito disponibile è diventato insufficiente, dicono dalle Tafel. "Mandiamo a casa persone ogni settimana", ha riferito recentemente la struttura di Potsdam, considerando l'aumento delle richieste. Secondo l'organizzazione nazionale, infatti, in Germania un banco alimentare su tre entro la fine dell'estate ha smesso di accogliere persone nuove per mancanza di cibo o di personale.

Finora Berlino è riuscita a impedire il blocco delle Tafel. Sono stati aperti invece nuovi punti di distribuzione dove i bisognosi possono ritirare i sacchetti del cibo.

Servono tuttavia dei volontari. "Siamo sempre alla ricerca di persone che ci supportino: che guidino per fare le consegne, che preparino le borse e che le distribuiscano", ha detto Trölsch.

Secondo il ricercatore del DIW Jürgen Schupp, i banchi alimentari non possono sostituire la lotta dello Stato contro la povertà. "Il fatto che le famiglie in particolare debbano ricorrere ai banchi alimentari non mette in buona luce le condizioni di sicurezza sociale per i bambini", ha detto Schupp. "La Ampel Koalition dovrà far decollare in maniera rapida lo schema di base degli assegni familiari".



martedì 6 aprile 2021

Perché la stampa tedesca e la Germania ora temono l'asse franco-italiano

Con l'uscita di scena di Merkel si apre nell'UE un vuoto di leadership che lascia molto spazio all'attivismo di Macron e Draghi in favore di un bilancio comune dell'eurozona e degli eurobond, fortemente voluti da Roma e Parigi. I tedeschi temono che alla fine saranno loro a dover pagare il conto delle ambizioni revanchiste franco-italiane. Ne scrive Die Welt

Draghi è abituato a ottenere il massimo effetto con il minimo delle parole. Nel 2012, quando era presidente della Banca Centrale Europea (BCE) gli erano bastate solo tre parole per salvare l'euro: "Whatever it takes". La BCE farà qualunque cosa sia necessario, aveva detto, per sostenere la moneta europea.

Draghi da appena due mesi è il presidente del consiglio italiano. Invece delle dichiarazioni concise, ora preferisce agire con un forte riverbero internazionale in modo da rendere chiara la sua agenda. Come all'inizio di marzo, quando l'Italia  sorprendentemente ha bloccato l'esportazione di 250.000 dosi del vaccino di AstraZeneca verso  l'Australia.

Le autorità italiane si erano effettivamente coordinate in anticipo con la Commissione UE. Ma l'impressione di fondo è che Draghi con il blocco abbia voluto mandare un segnale chiaro. Un colpo di tamburo che ha suscitato preoccupazione in tutto il mondo per un possibile blocco delle esportazioni europee. Subito dopo ha inviato i carabinieri in un magazzino dell'azinda vicino Roma, dove hanno scoperto circa 29 milioni di dosi di vaccino AstraZeneca lì immagazzinate - quasi il doppio di quelle che il gruppo complessivamente in precedenza aveva fornito ai paesi dell'UE.




Draghi spinge per tornare sulla scena europea

I conoscitori di Draghi considerano il suo approccio energico come un segnale lanciato all'UE, Parigi e Berlino: l'italiano si sta facendo spazio sulla scena europea con la consapevolezza del suo potere e la volontà di modellare gli eventi. Il suo paese non deve essere più visto come un caso problematico, ma dovrà giocare un ruolo nella ridefinizione dell'UE

Il momento è quello giusto, perché la Cancelliera tedesca in autunno si dovrà dimettere. Attualmente Merkel è indiscutibilmente il politico più potente d'Europa; anche solo la sua capacità di resistere durante i summit europei, che spesso durano fino a notte fonda, è leggendaria. Crisi dell'euro, crisi dei rifugiati, Brexit, pandemia -  Merkel ha avuto un impatto decisivo sulla politica europea. Chiunque le succederà avrà bisogno di tempo per ambientarsi nel suo nuovo ruolo a livello europeo.

"Un nuovo cancelliere o una nuova cancelliera sarà lo spartiacque e cambierà anche la situazione nella struttura del potere europeo", dice Janis Emmanouilidis, direttore del centro studi del Think tank European Policy Centre di Bruxelles. "La partenza di Merkel sta creando un vuoto di potere - e Mario Draghi potrà parzialmente riempirlo".

L'ex banchiere centrale porta con sé un grande capitale politico: Draghi è estremamente ben connesso a livello europeo e sin dagli anni alla guida della BCE, molti attori in Europa hanno iniziato a fidarsi di lui. Il suo ruolo nella crisi dell'euro gli ha fatto fare un enorme salto di qualità. "Draghi è troppo importante per andare semplicemente a fare un giretto all'UE. Vuole fare dell'Italia il terzo protagonista piu' importante accanto a Francia e Germania", dice il politologo italiano Lucio Caracciolo.

Che l'Italia, come terza economia, abbia la rilevanza per farlo è fuori discussione. A differenza dei suoi predecessori, Draghi però potrebbe anche aspirare a usare il suo peso. Il suo obiettivo è trasformare l'Unione a beneficio del suo paese, si specula in Italia.

Draghi non fa mistero del fatto che sta lavorando per ottenere gli eurobond per il periodo post-pandemico. L'obiettivo finale è quello di avere un'UE con un bilancio comune che aiuti gli stati più deboli durante i periodi di recessione. E punta a una riforma delle regole sul debito: "Vuole trasformare il Patto di Stabilità in senso neo-keynesiano, in modo che si possa fare piu' debito per fare gli investimenti", dice Caracciolo.




Macron vuole essere il primo a incontrare Draghi

E Draghi a Parigi su questo tema ha un compagno d'armi: il presidente francese Emmanuel Macron sin da quando è entrato in carica, infatti, spinge per una riforma dell'UE e per ottenere un bilancio più ampio per Bruxelles. Parigi ha lavorato a lungo in favore di un'unione fiscale e per un prestito comune permanente tramite gli eurobond.

Al vertice del Consiglio UE di marzo, per la prima volta è diventato chiaro a quale livello Draghi e Macron si stiano già scambiando opinioni su questi temi. Durante la videoconferenza, infatti, sembrava che i due si fossero coordinati in anticipo. E infatti: poche ore prima del vertice i due capi di stato hanno parlato al telefono per accordarsi su un possibile divieto di esportazione dei vaccini, rivela un consigliere di Macron.

I negoziatori di Macron stanno lavorando senza sosta per organizzare una visita di stato di Draghi a Parigi. Potrebbe anche essere possibile un viaggio di Macron a Roma. L'importante è che nessuno arrivi prima di Macron e che il francese sia il primo a incontrare "Super Mario". I consiglieri del presidente francese si affrettano a sottolineare che la "fiducia è grande" e "l'alleanza è eccellente".

La speranza a Parigi è che Draghi si dimostri come il "garante della stabilità italiana e quindi della stabilità europea", come dice un assistente di Macron. Soprattutto, i due sono d'accordo sul fatto che l'UE dovrebbe aumentare i fondi per la ricostruzione post-Corona. "Entrambi sono convinti di questa necessità", dice l'Eliseo.

Per Macron, il ritorno dell'Italia nelle file dei paesi europeisti ha un valore inestimabile. Non appena la pandemia lo permetterà, Macron e Draghi vogliono firmare un Trattato del Quirinale - l'equivalente italo-francese del Trattato dell'Eliseo, con il quale nel 1963 gli ex arci-nemici Germania e Francia suggellarono la loro amicizia e la futura cooperazione e al quale si è aggiunto due anni fa il Trattato di Aquisgrana. Per mesi i francesi hanno fatto pressione su Roma affinché l'Italia partecipasse a cantieri tecnologici congiunti franco-tedeschi, come la tecnologia dell'idrogeno e il progetto di produzione congiunta di batterie.

Non è chiaro, tuttavia, fino a che punto questi progetti daranno frutti. Questa non è la prima volta che Italia e Francia speculano su una più stretta cooperazione a livello europeo, e nessuno sa per quanto tempo ancora Draghi riuscirà a mantenere il potere considerando la volatilità della politica italiana.

Daniel Gros, al vertice del think tank con sede a Bruxelles Centre for European Policy Studies (CEPS), ritiene che tali riflessioni siano principalmente un pio desiderio. "Un asse Parigi-Roma negli ultimi decenni è stato ipotizzato decine di volte, ma non se ne è mai fatto nulla", dice il politologo. "L'intesa franco-tedesca è così importante perché entrambi i paesi arrivano da punti di vista diversi e dietro di loro ci sono molti altri paesi membri che hanno punti di vista simili". Una stretta collaborazione tra Parigi e Roma, invece, è molto meno interessante per l'Europa, ha detto. Ciononostante, nei prossimi mesi potrebbe causare uno scompiglio nell'UE.




sabato 6 marzo 2021

Quella barriera insormontabile che divide Italia e Germania e che minaccia l'euro

A dividere Italia e Germania non ci sono solo le Alpi, ma c'è anche una enorme barriera in termini di politiche sociali, economiche e salariali. Data la lentezza degli aggiustamenti reciproci, secondo l'economista tedesco Thomas Meyer, è lecito avere dei forti dubbi sulla sopravvivenza dell'euro. Ne scrive Thomas Mayer su Die Welt


Il futuro dell'euro dipenderà dalla capacità delle parti sociali, dei politici e dei cittadini dei paesi dell'eurozona di adattarsi alle politiche salariali e sociali necessarie all'interno di un'unione monetaria. Ma Italia e Germania sono ancora lontane dal riuscire a farlo.

Si dice che i tedeschi amino gli italiani ma che non li rispettino. Al contrario, si dice gli italiani rispettano i tedeschi, ma che non li amano.

Quando si parla di come gestire il denaro, si ha come l'impressione che gli italiani rispettino così tanto i tedeschi che non vogliano altro che la corresponsabilità tedesca sul debito pubblico italiano. E i tedeschi amino così tanto gli italiani che vorrebbero far uscire l'Italia dall'unione monetaria.

Non c'è dubbio che la relazione è difficile, e la barriera tra i due paesi a volte sembra alta come le Alpi.

Gli esperti descrivono le differenze e le somiglianze

Quanto siano effettivamente alte queste barriere nell'ambito delle politiche monetarie e finanziarie viene esaminato nella raccolta antologica "The Value of Money – Controversial Economic Cultures", pubblicata dal Centro italo-tedesco di "Villa Vigoni".

22 contributi da parte di economisti, giornalisti e politici tedeschi e italiani esplorano le differenze e le somiglianze in termini di sviluppo economico e di visione dell'Unione economica e monetaria europea, a nord e a sud delle Alpi.

Tra gli autori ci sono nomi noti come l'ex Ministro italiano delle finanze Giulio Tremonti e Pier Carlo Padoan, così come gli ex membri del comitato esecutivo della Banca centrale europea Gertrude Tumpel-Gugerell e Otmar Issing. Anche l'ex presidente della BCE Jean-Claude Trichet ha contribuito scrivendone la prefazione.

Il trauma tedesco dell'iperinflazione

Il quadro che emerge dai contributi sulla visione tedesca e italiana dell'unione monetaria è certamente complesso. Ma è possibile discernere i contorni delle differenze e delle somiglianze italo-tedesche.


In Germania, la visione dell'ordine monetario è ancora fortemente influenzata dal trauma dell'iperinflazione dopo la prima guerra mondiale e dalla riforma monetaria dopo la seconda guerra mondiale. La risposta a questi traumi fu un orientamento ordoliberale della politica economica in cui erano le regole, invece della discrezionalità, a determinare le decisioni.

La banca centrale, indipendente e non influenzabile della politica, doveva garantire all'economia una moneta stabile come base per lo sviluppo economico. L'economia tedesca era orientata verso i mercati mondiali, e per molto tempo l'opinione pubblica tedesca si era potuta immaginare un'unione monetaria europea solo come il "culmine" di un aggiustamento strutturale e di una integrazione fra gli stati nazionali nell'ambito di un mercato comune europeo.

Politica monetaria e fiscale in stretta collaborazione

L'Italia al contrario, solo nella sfera politica ha compiuto una chiara rottura con la sua eredità fascista, ma ha invece mantenuto alcune delle istituzioni di base create durante il ventennio fascista. La struttura corporativa della società e dell'economia, ad esempio, continuano ad esistere, con attori economici orientati più verso il mercato interno che verso quello mondiale.

La politica economica italiana viene determinata da decisioni discrezionali degli attori politici, invece che da regole. La politica monetaria e la politica fiscale hanno agito di concerto e Banca d'Italia, grazie al suo ruolo di supervisore, ha sempre avuto una forte influenza sulle banche commerciali.

L'opinione pubblica italiana si augurava che le istituzioni europee potessero avere un'influenza stabilizzatrice sulle politiche nazionali. Ci si aspettava quindi che il necessario aggiustamento economico e l'integrazione europea sarebbero state forzati attraverso l'introduzione di una moneta comune.

Il tasso di cambio della lira è rimasto stabile

Ma nella storia economica dei due paesi ci sono anche notevoli somiglianze. Se si guarda allo sviluppo dell'inflazione, dei tassi d'interesse, dei tassi di cambio e del debito pubblico sin dalla fondazione dei due stati nazionali, è sorprendente che l'Italia fino agli anni '70 abbia avuto uno sviluppo dei tassi d'interesse e del tasso di cambio della moneta, paragonabile o migliore, rispetto a quello della Germania.



A differenza della Germania, l'Italia non ha mai sperimentato l'iperinflazione, la riforma monetaria o un default sul debito sovrano. Durante il periodo del gold standard (fino alla prima guerra mondiale) e del sistema monetario di Bretton Woods (fino ai primi anni '70), il tasso di cambio della lira è rimasto stabile.

A differenza della Germania, dopo entrambe le guerre mondiali, lo Stato italiano ha ripagato tutti i debiti accumulati durante il periodo bellico. E' stato solo negli anni '70 che in Italia l'inflazione ha iniziato a salire più rapidamente, la moneta si è svalutata e lo stato ha continuato ad accumulare un elevato debito pubblico.

L'economia italiana deve adattarsi

A differenza delle istituzioni in materia di politica economica e monetaria, tra i responsabili della politica estera e i capi di stato di entrambi i paesi, c'è da sempre un ampio accordo in merito ai benefici di una più profonda integrazione europea. E dal 1990 anche la Germania sperimenta una divisione regionale del potere economico tra Est e Ovest, simile alla divisione tra Nord e Sud presente in Italia sin dalla fondazione dello stato unitario.

Fra gli autori dei testi c'è un ampio accordo in merito alla necessità di realizzare grandi aggiustamenti strutturali sul lato dell'economia italiana per quanto riguarda i requisiti di una moneta comune. Gli autori tedeschi tuttavia hanno una visione più modesta delle prospettive di un tale successo e sono decisamente più scettici sul futuro dell'unione monetaria.

Dal punto di vista italiano, sarebbe auspicabile una maggiore integrazione europea in materia di politica fiscale, nel settore bancario e finanziario e nella politica estera.

Nella parte finale della sua prefazione, Jean-Claude Trichet mette il dito nella piaga: il futuro dell'euro dipenderà soprattutto dalla capacità delle parti sociali nei paesi dell'eurozona, sostenute dai rispettivi cittadini, di adattarsi alla politica salariale (e si potrebbe aggiungere "politica sociale") necessaria all'interno di un'unione monetaria. Oggi, tuttavia, entrambi i paesi sono ancora abbastanza lontani da questo obiettivo.





mercoledì 3 marzo 2021

Quanto hanno guadagnato i tedeschi in media nel 2020?

Quanto hanno guadagnato in media i tedeschi nel 2020? Prova a rispondere Die Welt analizzando i dati forniti da Stepstone.de e quelli ufficiali raccolti dall'Ufficio nazionale di statistica, ne scrive Die Welt

stipendio medio Germania 2020

1. Lo stipendio medio in Germania nel 2020

Un dipendente a tempo pieno in Germania, secondo i dati dell'Ufficio federale di statistica, nel 2020 guadagnava in media 3.994 euro lordi al mese. Nel 2018 erano 3.880 euro lordi al mese, mentre nel 2008 erano stati 3.103 euro lordi. Nei dati gli statistici non hanno incluso i pagamenti straordinari come i bonus per le vacanze o il Natale (Urlaubs-Weihnachtsgeld).

Circa due terzi dei tedeschi, tuttavia, ricevono dei salari mensili lordi al di sotto della media dei 3.994 euro lordi. Appena un terzo di essi riceve un valore lordo superiore alla media. Questo gruppo di dipendenti, infatti, ha dei guadagni lordi così alti che "sposta verso l'alto" il valore medio di tutti i lavoratori dipendenti.

Il portale del lavoro Stepstone ha analizzato nel dettaglio gli stipendi degli specialisti e dei manager. Secondo questi dati, infatti, un lavoratore specializzato in Germania guadagna in media 58.800 euro lordi all'anno. La base dei dati analizzati è costituita da 128.000 stipendi, rilevati fra ottobre 2018 e ottobre 2019. In questo caso i pagamenti straordinari come i bonus e le commissioni erano incluse nel calcolo.



2. Il confronto fra gli stipendi: queste sono le professioni che guadagnano di più

Secondo l'analisi di Stepstone, fra i laureati i medici sono quelli che in media guadagnano di più. In media incassano uno stipendio lordo di 92.300 euro all'anno. Anche se tra le singole professioni mediche ci sono notevoli differenze è comunque vero che nessun altro gruppo di laureati raggiunge un reddito simile.

I consulenti finanziari, i controller e gli altri esperti finanziari guadagnano in media 76.400 euro lordi all'anno. E questo li rende il secondo gruppo di laureati meglio pagati del paese. Al terzo posto ci sono gli avvocati. Una laurea in legge garantisce loro uno stipendio medio di 70.000 euro lordi annui.2018

Leggi anche: Quanto guadagnano i tedeschi in media nel 2018



3. Occupazioni legate all'apprendistato: redditi bassi ma anche alti

Trovare la professione giusta? Spesso è tutt'altro che facile per i giovani. Si tratta di sondare le preferenze e le inclinazioni. Ma anche il guadagno gioca un ruolo importante. Molti credono sia possibile raggiungere un reddito buono o molto buono solo con una laurea.

È sicuramente vero che in una tale analisi una laurea è abbastanza profittevole: secondo l'Ufficio federale di statistica, infatti, nel 2014 i laureati guadagnavano un salario orario di oltre 27 euro lordi, mentre i dipendenti con una formazione professionale guadagnavano solo circa 16 euro lordi all'ora. Stipendi più alti, tuttavia, talvolta sono possibili anche fra gli apprendisti.

I controllori del traffico aereo, ad esempio, tra i non laureati sono tra i meglio pagati: il lavoro infatti è alquanto complesso. I candidati per una posizione di apprendistato devono aver fatto l'Abitur, parlare fluentemente l'inglese e aver superato un difficile test di selezione. Secondo l'Agenzia Federale per il Lavoro (BA), i controllori di volo arrivano a guadagnare tra i 6.400 e gli 8.900 euro lordi al mese.


4. Stipendi diversi in diversi settori

Anche il settore di appartenenza influenza il livello dello stipendio. Secondo l'Ufficio Federale di Statistica, infatti, gli impiegati a tempo pieno nel settore della fornitura di energia sono quelli che guadagnano di più, con un guadagno mensile lordo di 5.137 euro, esclusi i pagamenti straordinari. I guadagni minori, invece, vengono registrati nel settore dell'ospitalità con 2.451 euro.

La società Compensation Partner affiliata di Stepstone ha utilizzato i dati disponibili su 132.218 stipendi per confrontare fra loro gli stessi gruppi occupazionali in settori diversi, come ad esempio gli specialisti delle risorse umane o gli amministratori di rete.

Il risultato: nelle biotecnologie i datori di lavoro pagano salari fino al 39% più alti rispetto alla media delle aziende del resto dell'economia. Anche i dipendenti dell'industria dei semiconduttori guadagnano bene (30 % sopra la media).

Il settore peggiore è quello dei call center. I datori di lavoro in questi settori pagano salari fino al 31% più bassi rispetto alla media delle aziende del resto dell'economia. A confronto, anche i lavoratori delle agenzie interinali prendono meno (20 % sotto la media).



5. stipendi medi dei dirigenti

Essere un manager non significa necessariamente guadagnare molto. Chi lavora nel settore alberghiero o nella ristorazione, ad esempio, non dovrebbe avere aspettative finanziariamente troppo ambiziose in merito ad un salto di carriera. I manager di questo settore, infatti, in media guadagnano 56.600 euro lordi, come mostrano i dati di Stepstone.

Secondo l'Ufficio Federale di Statistica, per fare parte del 10% degli stipendi piu' alti bisogna invece riuscire a guadagnare almeno 66.000 euro lordi all'anno. I manager dei settori classici delle PMI tedesche come l'ingegneria meccanica e l'impiantistica, l'industria metallurgica o l'elettrotecnica, guadagnano già ben oltre i 90.000 euro lordi all'anno. E nei settori della tecnologia medica, farmaceutica, della consulenza gestionale, della revisione contabile e del diritto, la cifra supera addirittura i 100.000 euro l'anno.

6. Il gap retributivo di genere

La differenza di stipendio tra uomini e donne in Germania continua a ridursi. L'anno scorso, il salario orario lordo medio delle donne era di 17,72 euro lordi l'ora e restava inferiore del 20 % rispetto a quello degli uomini che invece ammonta a 22,61 euro lordi. Lo dimostrano le cifre dell'Ufficio federale di statistica. Un anno fa, la differenza era stata del 21% e nel 2014 del 22%. E questo mette la Germania al penultimo posto in Europa, davanti all'Estonia.

Il divario salariale è ancora significativamente più basso nell'est del paese, pari al 7 %, rispetto all'Ovest, dove raggiunge il 21 %. E questo dipende più che altro dal fatto che le donne nell'ex DDR avevano anche maggiore accesso alle professioni tecniche meglio pagate e lavoravano più frequentemente in posizioni a tempo pieno.

Secondo l'Ufficio federale di statistica, tre quarti del divario salariale - noto anche come gender pay gap - sono da attribuire a ragioni strutturali. Ad esempio, nelle occupazioni tipicamente femminili vengono pagati salari orari di solito piu' bassi e le donne lavorano più spesso a tempo parziale e con minore frequenza in posizioni manageriali qualificate.


Leggi gli ultimi articoli sullo stipendio medio in Germania

mercoledì 6 maggio 2020

"Quella strana prova di forza dei giudici di Karlsruhe"

Prime impressioni dalla stampa tedesca dopo la importante sentenza della Corte Costituzionale di Karlsruhe. Per Stefan Kaiser su Der Spiegel si tratterebbe di una inspiegabile prova di forza dei giudici costituzionali tedeschi che intervengono in una disputa di natura politica:


La strana prova di forza dei giudici costituzionali

(...) Perché, ci si potrebbe chiedere, la Corte costituzionale federale proprio ora ha deciso di iniziare a silurare le fondamentali misure di sostegno delle banche centrali?

Ma questa accusa da sola non basta. È compito dei giudici esaminare i ricorsi costituzionali - e il fatto che il verdetto sia  stato pronunciato proprio in questo momento, al culmine di una nuova crisi, potrebbe essere solo un puro caso.

Eppure a prima vista la sentenza non solo è irritante, come dice il giudice Voßkuhle, ma lo è anche ad un secondo sguardo. Soprattutto il ragionamento utilizzato dai giudici per argomentare sembra strano. Accusano i banchieri centrali di aver trascurato gli effetti collaterali del loro programma di acquisto di obbligazioni e di non aver fatto suffcienti previsioni sul loro "impatto economico" - e cioè cosa significano i tassi di interesse a zero per gli azionisti, i proprietari di immobili, i risparmiatori e le aziende.

I giudici intervengono in una disputa politica

Come se questi effetti collaterali non venissero discussi pubblicamente da anni - e anche dai membri del Consiglio direttivo della BCE. In ogni occasione, l'ex presidente della BCE Mario Draghi, ma soprattutto i governatori delle banche centrali nazionali, come il tedesco Jens Weidmann, ne sottolinevano le conseguenze - e su questa base hanno discusso anche violentemente.

Alcuni, tra i quali anche Draghi, ritenevano che l'obiettivo di una politica monetaria funzionante fosse così importante da doverne accettare gli effetti collaterali. Gli altri, come Weidmann, la vedevano in maniera diversa. È stata una lotta lunga e dura. In questo contesto, sembra davvero assurdo che i giudici costituzionali sostengano seriamente che non vi sia stata un'analisi sufficiente degli effetti.

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Per Mark Schieritz su Die Zeit il vero obiettivo della sentenza sarebbe quello di segnalare l'autonomia dei giudici di Karlsruhe nei confronti della Corte Europea, ma soprattutto, per il commentatore dopo questo verdetto emerge con forza un elemento: l'integrazione europea ha raggiunto i suoi limiti naturali, senza una modifica dei trattati non si potranno fare altri passi in avanti.


La Corte costituzionale federale lascia alla BCE una porta sufficientemente aperta affinché possa continuare i suoi tanto discussi acquisti di titoli di stato. Ma questa è l'unica nota positiva di questo verdetto confuso, euroscettico ed economicamente discutibile. (...)

Non c'è internet a Karlsruhe?

Secondo i giudici di Karlsruhe, la BCE non avrebbe dimostrato in maniera sufficientemente chiara se i vantaggi delle misure superano i possibili svantaggi. Il Bundestag ora è chiamato ad intervenire affinché si verifichi un siffatto test di proporzionalità. Ci si chiede pertanto, cosa faranno, secondo la Corte, gli oltre 3000 impiegati della banca centrale nelle loro lunghe giornate? Si girano i pollici? La politica monetaria corrisponde alla costante ricerca di un equilibrio fra vantaggi e svantaggi. Basta fare un clic sul sito web della BCE, per trovare pagine e pagine di interventi, post di blog e articoli dei membri del Comitato esecutivo su questo tema. Non c'è internet a Karlsruhe?

E la sentenza prosegue con lo stesso stile. Al fine di documentare il rischio derivante dai bassi tassi di interesse per i risparmiatori, i giudici citano uno studio dell'Associazione federale delle banche pubbliche, secondo il quale la politica dei bassi tassi di interesse è un pericolo. Sarebbe come fare riferimento a una dichiarazione di Daimler sulle emissioni del diesel. Chi determina effettivamente i tassi di interesse? Certamente non è solo Christine Lagarde. I giudici avrebbero dovuto chiedersi perché il denaro costa cos' poco non solo in Europa, ma perché accade lo stesso in tutto il mondo. Ma evidentemente non lo hanno fatto in maniera sufficientemente approfondita. Né  si sono chiesti cosa accadrebbe alla previdenza integrativa se i tassi di interesse aumentassero e se l'unione monetaria dovesse frantumarsi.

(..) Una spiegazione chiarificatrice sul verdetto appena dato è che i giudici di Karlsruhe stavano cercando una leva che garantisse loro il diritto permanente di avere l'ultima parola. In definitiva, non vogliono sottomettersi alla Corte di giustizia europea. E' una posizione comprensibile in termini di teoria democratica ed è nella tradizione della corte. Ma i giudici dovrebbero essere consapevoli di quello che in questo modo stanno facendo. Se la Germania pensa di potersi sottrarre al primato del diritto europeo, cosa potremmo dire allora ai polacchi o agli ungheresi che per ragioni completamente diverse hanno dei seri problemi con i requisiti europei?

La BCE ora scriverà la sua difesa, e davanti alla corte chiarirà che il nuovo piano di aiuti per il Coronavirus differisce sostanzialmente dal programma di acquisto titoli appena messo in discussione. È probabile che in questo modo possa avere successo. Anche i giudici di Karlsruhe non dovrebbero avere alcun interesse a distruggere l'unione monetaria.

È anche chiara un'altra cosa, e cioè: con una simile Corte sullo sfondo, non si può affrontare una questione che conosciamo già dalla crisi dell'euro e che abbiamo riascoltato durante la crisi del coronavirus. E' la politica fiscale a dover salvare la moneta unica, non la banca centrale. Ma anche qui i trattati europei stabiliscono dei limiti che impediscono agli stati membri di introdurre delle misure di vasta portata come gli eurobond. E in caso di dubbio, anche gli eurobond finirebbero davanti alla corte di Karlsruhe. Questa sentenza mostra che il potenziale della politica di integrazione nel quadro dell'attuale sistema giuridico si è ampiamente esaurito. Se vogliamo piu' Europa, bisogna cambiare i trattati.


Su Die Welt invece Holger Zschäpitz saluta con entusiasmo il verdetto della Corte di Karlsruhe e con una certa soddisfazione annuncia ai suoi lettori: il „Whatever it takes“ potrebbe essere solo un ricordo del passato:



(...) Il verdetto è un colpo di gong. Nessun esperto in materia in realtà si aspetta che le autorità monetarie di Francoforte interrompano immediatamente gli acquisti di titoli di stato. La Corte costituzionale federale, tuttavia, ha voluto chiarire alla BCE che c'è un'autorità che controlla la politica delle istituzioni monetarie. Come del resto stava accadendo durante la crisi del Coronavirus, che con tutti i suoi programmi di salvataggio a molti osservatori aveva dato la sensazione che la BCE si stesse praticamente scrivendo da sola le proprie regole e stesse operando liberamente secondo il motto del "Whatever it takes". Il duro verdetto di Karlsruhe ha notevolmente ridotto gli spazi disponibili per la BCE. Finora, il potere della BCE sui mercati finanziari si basava anche sul fatto che potenzialmente poteva agire in maniera illimitata. (...)

I giudici di Karlsruhe in questo modo hanno fatto capire che ci sono dei chiari limiti ai programmi di salvataggio e che in futuro si dovrà rispettare anche la regola del capital-key. Gli acquisti illimitati a piacimento sembrano contrastare con il principio della proporzionalità. Sebbene la sentenza si riferisca solo al programma di acquisto dalla ingombrante sigla PSPP, è naturale che tali condizioni si applichino anche al nuovo programma di salvataggio dalla sigla PEPP (Programma di acquisto per l'emergenza Pandemica), per il quale la BCE finora ha avuto tutta la flessibilità possibile. Fino a quando il Bundestag non emetterà un assegno in bianco alla BCE, il margine di manovra si restringerà considerevolmente.

"Mi aspetto che la BCE nelle prossime settimane modifichi le caratteristiche del PEPP", afferma Bernd Lucke, professore di economia ad Amburgo e uno dei ricorrenti. I giudici di Karlsruhe avrebbero definito dei criteri chiari per evitare di arrivare al finanziamento monetario degli stati, e il programma di salvataggio PEPP li avrebbe chiaramente violati. Se la BCE non dovesse agire, a Karlsruhe potrebbero esserci nuove cause, ed è ipotizzabile che i ricorrenti possano cercare di ottenere un pronunciamento immediato.

Sembra quasi che il  „Whatever it takes“ ormai sia solo un ricordo del passato.

martedì 5 maggio 2020

Preoccupazione a Berlino per la sentenza della corte di Karlsruhe

Nei palazzi del potere politico di Berlino c'è una certa preoccupazione per gli effetti che la sentenza della Corte Costituzionale federale di Karlsruhe potrebbe avere sulla stabilità finanziaria dell'eurozona. Anche se in molti sono convinti che alla fine a prevalere sarà la ragione di stato e la corte non farà un assist ad AfD. Ne scrivono Welt, Handelsblatt e la Süddeutsche Zeitung.


Da Die Welt:

Alla vigilia della sentenza della Corte costituzionale tedesca sui controversi acquisti di titoli di Stato della Banca centrale europea (BCE), il promotore del ricorso costituzionale Peter Gauweiler si auspica un rafforzamento del ruolo del Bundestag

"I programmi di acquisto da trilioni di euro che gravano sul bilancio dello stato tedesco tramite la BCE non sono mai stati discussi nemmeno per un'ora dal parlamento tedesco", ha dichiarato alla Deutsche Presse-Agentur di Karlsruhe l'ex vicepresidente della CSU e membro di lunga data del Bundestag. Gli organi della BCE si sono sottratti a qualsiasi controllo democratico. E questo non sarebbe giusto. "Le decisioni che definiscono le linee di politica economica dovrebbero essere prese da persone elette che possono anche essere sfiduciate". (...)

Il verdetto sarà annunciato questo martedì (5 maggio). L'accusa in discussione: la BCE tramite gli acquisti di titoli di stato sta praticando il finanziamento agli stati e in questo modo implementa misure di politica economica. I ricorsi costituzionali di Gauweiler e di altri attori (Az. 2 BvR 859/15 e altri) sono diretti contro l'ampio programma PSPP per l'acquisto di titoli del settore pubblico.

(...) Nel peggiore dei casi, la corte costituzionale potrebbe vietare alla  Bundesbank di partecipare agli acquisti di obbligazioni. Ciò avrebbe un impatto notevole perché la Bundesbank è il maggiore azionista della BCE - e se dovesse venire meno, in un colpo solo verrebbe a mancare circa un quarto del volume degli acquisti. Lo scenario più realistico potrebbe essere quello nel quale i giudici formulano delle condizioni che in futuro dovranno essere soddisfatte per la partecipazione tedesca agli acquisti.

Per Gauweiler questa non sarebbe neanche della preoccupazione principale. "Da 20 anni mi preoccupo per la facilità con cui si può scavalcare un parlamento", ha detto. «Nessuno ha scelto la signora Lagarde, nessuno ha scelto il signor Draghi. Tuttavia, si sono assegnati un mandato che determina la direzione politica» La francese Christine Lagarde da novembre dirige la BCE .

Fra i ricorrenti di Karlsruhe ci sono anche gli ex politici di Afd Bernd Lucke e Hans-Olaf Henkel. Il professore di finanza di Berlino Markus Kerber, in rappresentanza di un altro gruppo di querelanti, ha criticato il fatto che la controversia legale ormai è in corso da più di cinque anni e che la BCE in questo periodo ha continuato a comprare obbligazioni senza freni. Ciò significa che un terzo del debito sovrano dell'area dell'euro ormai è nei bilanci delle banche centrali, ha sottolineato in una nota.

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Cosa ne pensa il governo federale della decisione della Corte costituzionale federale?

Al Ministero delle finanze sono alquanto preoccupati per la sentenza in arrivo. "Nonostante il Coronavirus, da giorni il verdetto della corta è uno dei problemi principali", dice un funzionario. Se la Corte costituzionale federale dovesse stabilire dei limiti restrittivi per la BCE, potrebbero esserci delle gravi conseguenze, questa almeno sembra essere la  preoccupazione principale al ministero

Da diversi giorni i funzionari del ministero, infatti, stanno preparando tutte le possibili interpretazioni per i vari scenari del giudizio. Non è un compito facile. Dopotutto la politica deve esprimere una propria opinione su di una "doppia indipendenza politica": la Corte costituzionale federale indipendente giudica una Banca centrale europea anch'essa indipendente. In caso di un giudizio severo, tuttavia, la banca centrale si aspetta un sostegno da parte della politica. C'è troppa preoccupazione per il fatto che la sentenza della corte costituzionale possa provocare nuovi disordini sui mercati finanziari.

Quali sarebbero le conseguenze?

Se i giudici della corte di Karlsruhe dovessero stabilire dei limiti per la partecipazione della Bundesbank ai programmi di acquisto, ciò avrebbe delle gravi conseguenze economiche, politiche e legali. Dal punto di vista giuridico ci sarebbe un conflitto tra Germania ed Europa. Dopo che la Corte di giustizia europea si era già espressa sul programma di acquisto valutandolo come legale, ora ci sarebbe la Corte suprema del più grande stato membro dell'UE  che si pronuncia con una sentenza diversa.

Dal punto di vista economico ciò probabilmente causerebbe una grande incertezza sui mercati. In termini pratici, per la BCE o altre banche centrali nazionali sarebbe possibile compensare gli acquisti della Bundesbank, ad esempio la banca centrale italiana potrebbe acquistare una quantità maggiore dei propri titoli di Stato.

Tuttavia, gli investitori potrebbero considerare una tale sentenza della Corte costituzionale tedesca come un segnale che il campo d'azione della BCE è limitato. Finora, la capacità di intervento della BCE nella crisi ha fatto affidamento sul fatto che potenzialmente può agire in maniera illimitata.

Se la sentenza dovesse suscitare dei dubbi, molti economisti temono delle forti distorsioni sui mercati. In un tal caso, sarebbe necessario un intervento della politica per impedire il collasso dell'unione monetaria.

Cosa si aspettano a Berlino?

A Berlino, nessuno crede davvero che la Corte costituzionale semplicemente intenda strizzare l'occhio al programma di acquisto della BCE. Ci saranno delle condizioni, si dice. L'unica domanda è quali. Per Berlino e per la Bundesbank sarebbe auspicabile il seguente scenario: la Corte costituzionale alza il dito indice, chiede che sia indicato un buon motivo per gli acquisti, ma si astiene dal dettare alla Bundesbank delle rigide condizioni per tali acquisti. La corte invierebbe il segnale di voler monitorare attentamente che la banca centrale non sta violando il suo mandato. Tuttavia, la sentenza non avrebbe degli effetti concreti sulla politica monetaria della BCE.

A Berlino una delle preoccupazioni principali è la seguente: in passato la Corte costituzionale federale nelle decisioni in materia di politica monetaria della BCE aveva sempre posto una particolare enfasi sulla Capital-key. In modo da evitare un trasferimento del rischio tra i paesi. Nel nuovo programma anti-crisi che la BCE ha lanciato per fronteggiare gli effetti del corona-virus, intende utilizzare questa regola "in maniera flessibile", se necessario.

Ciò potrebbe essere interpretata come una provocazione da parte dei giudici costituzionali, quiesta è la paura a Berlino. Dopotutto, finora per loro la conformità era sempre stata importante. Se i giudici di Karlsruhe dovessero sottolineare che la capital-key deve essere rispettata in ogni caso, vi sarebbe un certo nervosismo. In definitiva, ciò metterebbe in discussione il programma di acquisti di emergenza (PEPP), che attualmente sta calmando i mercati.


Lunedì a Berlino si percepiva un certo nervosismo. Il governo federale è abbottonato, non vuole "anticipare il verdetto", dice un portavoce del ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz (SPD). L'esperto di politica europea dei Verdi, Franziska Brantner, ha criticato il fatto che il governo federale ha messo l'Europa in una situazione pericolosa attraverso una politica della lingua biforcuta. "Gli occhi spaventati rivolti a Karlsruhe mostrano quanto sia pericoloso aver esternalizzato la gestione della crisi alla BCE". Dato che Berlino ha paura di imporre un'equa ripartizione degli oneri in Europa, "coloro che hanno sempre messo in guardia da un ruolo troppo forte della BCE, ora stanno mettendo sotto pressione la banca centrale".

In particolare CDU e CSU da anni chiedono di fermare la politica monetaria espansiva della BCE in modo che i tassi di interesse tornino a  crescere. Ora, tuttavia, sono in molti proprio nell'Unione a sperare che la BCE possa continuare ad acquistare obbligazioni senza limiti in modo da poter evitare gli Eurobond, ovvero le obbligazioni comuni con responsabilità condivisa. Ed è proprio la FDP che lunedì cercava di calmare le acque. La Corte costituzionale federale "non è esattamente conosciuta per fare delle rivoluzioni", afferma Otto Fricke, egli stesso avvocato e responsabile della politica di bilancio del partito. "La Corte costituzionale federale non si è mai prestata a delle sentenze che portano a una rapida inversione di marcia". (...)

In ogni caso, la politica di Berlino si è preparata anche per l'evento piu' improbabile. Il piano di emergenza prevede che venga immediatamente inviato un segnale congiunto subito dopo la sentenza di Karlsruhe in modo da garantire la stabilità dell'euro. Anche a Francoforte, ci hanno lavorato per tutto il fine settimana. E oltre al piano europeo, la sentenza ha anche un significato politico interno: AfD è stata fondata per aiutare a buttare giù l'euro.
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